La crisi del III secolo 1
Massimino il Trace (III sec.) L’anarchia militare Il breve regno di Massimino segnò il trionfo dell’esercito e fu speso soprattutto in estenuanti campagne militari a difesa dei confini settentrionali. Massimino fu deposto e ucciso nel 238 in seguito a una congiura del Senato Tra il 238 e il 285 il potere imperiale passò tra le mani di ventuno imperatori, quasi tutti assassinati: questo cinquantennio di gravissima crisi è stato chiamato “anarchia militare” perché i vari reparti dell’esercito proclamavano imperatore il proprio comandante In questa fase storica i due poteri fondamentali dello Stato, il Senato e l’esercito, non riuscirono a trovare un equilibrio Massimino il Trace (III sec.)
La pressione sui confini orientali Nel 224 il Regno dei Parti subì un profondo rivolgimento interno che portò al potere la dinastia dei Sasanidi, i quali si dichiaravano discendenti degli antichi sovrani persiani e miravano a ripristinarne l’Impero I Parti costituirono da allora una minaccia continua per la stabilità delle province orientali Disponevano di un tipo di cavalleria che li rendeva particolarmente temibili, i catafratti (cavalieri corazzati) Un trattato di pace con i Parti venne siglato da Filippo l’Arabo (244-249), acclamato in seguito imperatore dalle truppe stanziate a difesa dei confini orientali A sud, le province africane subivano le scorrerie continue delle popolazioni berbere
La minaccia dei Germani Oltre all’instabilità interna, gli imperatori del III secolo dovettero affrontare la crescente pressione militare sui confini settentrionali e orientali Alle frontiere del Reno e del Danubio premevano grandi masse di Germani, in primo luogo di Goti, a loro volta spinte dalle migrazioni di altre popolazioni dell’Europa centrale Battaglia tra Romani e Goti raffigurata sul sarcofago Ludovisi (III sec.) Mancando uomini in numero sufficiente a difendere i confini, l’Impero fu costretto a ricorrere a soldati mercenari, soprattutto germanici, e all’arruolamento forzato Per difendere Roma dalle invasioni che la minacciavano, nel 271 Aureliano fece costruire una nuova cinta muraria, le cosiddette mura aureliane
La crisi dell’unità dell’Impero Durante i regni di Valeriano e Gallieno, alcune regioni dell’Impero si resero indipendenti, talora con il beneplacito dello stesso governo centrale In occidente (nelle Gallie, in Spagna e in Britannia) si costituì l’Impero delle Gallie, dove le legioni proclamarono imperatore Postumo (260-269), che riuscì a fermare la penetrazione dei Germani In oriente il principe siriaco Odenato organizzò la resistenza contro i Sasanidi intorno alla città di Palmira (265) Alla sua morte, il potere passò alla moglie Zenobia, che estese il Regno di Palmira dall’Egitto all’Eufrate
La crisi agricola del III secolo Le distruzioni provocate da incursioni straniere, guerre civili e brigantaggio ebbero come conseguenza una notevole diminuzione della produzione agricola e un aumento della pressione fiscale Le ragioni della crisi erano anche sociali e culturali, e riguardavano la divisione sempre più profonda tra spazio urbano e spazio rurale La coltivazione dei campi, mosaico a Cesarea Marittima (III sec.) Le campagne sostenevano il peso economico e sociale delle città con la tassazione e la leva militare, ma non ne condividevano i benefici La situazione era aggravata dal sistema del colonato, che vincolava i contadini-servi al fondo su cui lavoravano 6
La svalutazione della moneta La crisi fu aggravata da una pesante e progressiva svalutazione della moneta: l’inflazione che ne seguì colpì soprattutto i beni alimentari Monete romane ritrovate in Inghilterra (253-293) Nel III secolo vennero coniate soprattutto monete di rame o con ridottissime quantità di argento Chi possedeva monete con alte percentuali di metalli preziosi preferiva tenerle nascoste Molte aree dell’Impero tornarono al baratto, ossia a un’economia premonetaria fondata sullo scambio In queste condizioni, anche l’artigianato e il commercio subirono una forte contrazione 7
La ricostituzione dell’Impero L’Impero ritrovò l’unità e un nuovo vigore grazie a due comandanti di origine illirica: Claudio II (268-270) e Aureliano (270-275) Claudio II o Aureliano (III sec.) Sconfisse i Goti presso Naisso, nell’odierna Serbia Pose fine ai regni autonomi delle Gallie e di Palmira L’Impero venne riunificato e la frontiera settentrionale fu riportata sul Reno e sul Danubio Aureliano cadde vittima di una congiura nel 275: dopo una serie di figure minori, il potere giunse nel 284 a Diocleziano, artefice di una profonda riorganizzazione politico-amministrativa dell’Impero