Curtis e signoria rurale Impero carolingio, relazioni feudo-vassallatiche Marzo 2019
Cosa abbiamo detto dell’economia tardo-antica Una vita economica complessa e sofisticata in età tardoromana Commerci internazionali, vasto e complesso sistema fiscale, facilità di movimento da un capo all’altro dell’impero.... Esempi analoghi sono assenti nell’occidente altomedievale e scarsi a Bisanzio Una società più povera
. Una popolazione meno numerosa crisi tardoantica e ripresa in età carolingia continuità sostanziale e lento indebolimento (Dopsch) rottura del VII secolo (tesi Pirenne)
Peso e ridimensionamento della città (che dipendono meno dal sostegno dello stato, e più dalla loro propria economia agraria) Il sistema fiscale tardoromano e la crisi fiscale dello stato
Elementi di continuità - il ceto contadino (consistenza, tecniche e pratiche agrarie) rapporto fra proprietari terrieri e affittuari Affittuari asserviti e affittuari liberi Pochi schiavi, ma anche una crescente limitazione dei diritti dei contadini liberi
. Nell’alto medioevo, fino al VIII secolo, l’intervento economico dei proprietari resta comunque raro (proprietario assenteista, che si limita a percepire la rendita) Altro fatto involutivo: la minore intensità dello sfruttamento agricolo, l’aumento delle terre incolte, lo sfruttamento demografico Le trasformazioni del paesaggio
Lo stanziamento dei Franchi 260 IV sec
L’espansione franca tra V e VI sec 460 480
L’espansione franca tra V e VI sec clodoveo 481-511 VI sec
486
. iberica.
526
L’età merovingia Alla morte di Clodoveo il regno, idealmente unitario, fu diviso in frazioni territoriali Neustria Austrasia Aquitania Burgundia
Il regno dei franchi in età Merovingia inizio VI – fine VIII sec (511 –754)
. Pipino il breve nel 751 si fa nominare re La vivacità delle aristocrazie regionali e l'affermazione dei pipinidi I Maestri di palazzo di Austrasia Pipino di Héristal Carlo Martello (732 battaglia di Poitiers) Pipino il breve nel 751 si fa nominare re prima consacrato da san Bonifacio poi confermato da Stefano II
.Le relazioni di vassallaggio, fenomeno sociale che il progetto politico carolingio sfrutterà Le relazioni feudo-vassallatiche nella società franca delle origini: Relazioni sociali tra uomini liberi, in assenza di un potere pubblico efficiente, che fungono da strumento di disciplinamento sociale e politico-militare. Inizialmente, contenuto prevalentemente militare: compagnonnage d’armes, solidarietà tra uomini liberi che fanno la guerra assieme
, La componente dell’onore e della fedeltà (fidelitas) La reciprocità, il tradimento dell’onore (fellonia): la nascita del diritto feudale, il giudizio dei pari (curia parium) La componente gerarchica: la dialettica senior / vassus (dal celtico gwas, «ragazzo», giovane»): l’addestramento alla guerra e ai valori delle armi. I «riti di passaggio» di una aristocrazia militare Successivamente, il rapporto vassallatico passa da una funzione prevalentemente militare a una funzione più largamente «sociale», di coordinamento. La fiducia dell’aristocratico franco nei suoi «fedeli» si trasforma in una delega politica. Dall’entourage dei vassalli di Carlo Magno usciranno i conti (comites, Graf) e i Marchesi (markgraf o conte della Marca), i funzionari dell’impero
. Il vassaticum (1) E’ un legame personale, privato, non riguardante, in sé, l’amministrazione dello stato. Ma formalizzato in modo ufficiale e pubblico, con una sorta di “contratto”. Il vassaticum, o vassallaggio, è “un’amicizia sanzionata giuridicamente” (G. Tabacco).
. Il vassaticum (2) E’ un legame stretto da persone di condizione sociale elevata. Non va confuso con altre forme di subordinazione (ad esempio il rapporto tra un proprietario terriero e i suoi coloni). Non riguarda necessariamente un re o un imperatore, ma sempre dei potentes.
. Il vassaticum (3) E’ un legame (amicitia) che non comporta uguaglianza: c’è un inferiore (vassus) che si sottomette ad un superiore (senior, dominus). Il sottomesso non è visto come un servo, ma come un “familiare” del superiore
- Il vassaticum (4) Il legame istituisce obblighi reciproci: Il vassus ha l’obbligo della fedeltà al senior e del servizio, per lo più in armi. Il senior ha l’obbligo della protezione e, in un secondo tempo, quello di compensare il vassus con l’assegnazione di un beneficio. Il beneficio è un bene fondiario concesso temporaneamente in uso (non è una proprietà); nel caso del vassallo, per tutta la durata del servizio.
- Il vassaticum (5) L’amicizia vassallatica può essere infranta solo dall’infedeltà del vassus (“fellonia”), altrimenti dura fino alla morte di uno dei due contraenti. Essendo un rapporto personale non è trasmissibile per via ereditaria Non era però infrequente che un senior ben servito accettasse come vassus l’erede di un vassallo defunto.
- Il Vassaticum (6) E’ istituito attraverso una cerimonia, detta “omaggio” che prevedeva vari gesti simbolici: l’immixitio manuum con la quale il vassus si metteva nella mani del senior; il giuramento, che chiamava Dio come testimone dell’impegno di fedeltà; la consegna del beneficio (investitura) attraverso un simbolo.
- Diffusione del vassaticum Il vassallaggio si diffonde nella prima metà del VIII secolo nel regno dei Franchi, come risposta alla crisi dell’esercito di popolo (in origine tutti i liberi dovevano accorrere alla chiamata del re, “eribanno”). I maestri di palazzo merovingi si circondano di una clientela militare, compensata con beni sottratti alla Chiesa.
. La «CURTIS»
Frammentazione dei poderi (conseguenza del sistema successorio romano) le origini del sistema bipartito in Gallia (VII secolo) pars dominica e pars massaricia Solo dopo la metà dell’VIII secolo si constata la prassi di coltivare il dominico sfruttando il lavoro forzato degli affittuari del massaricio (sistema curtense, régime domaniale classique, manorial system) Loira / Reno, Inghilterra, Italia del Nord
. curtis e sua realtà bipartita analizzata nella sua concretezza Storici dell’economia curtis e sua realtà bipartita analizzata nella sua concretezza - natura bipartita (pars dominica e pars massaricia) -legame essenziale fra la riserva dominica e i mansi (corvées: non c’è sistema curtense senza corvée) Grande successo della teoria curtense che risponde all’esigenza della storia economica tedesca che inserisce i modelli economici in una visione d’insieme dello sviluppo, caratterizzato da una serie di ben definiti sistemi economici La curtis corrisponde alla fase dell’economia naturale / economia domestica chiusa
, Interpretazioni ideologiche e contrapposte nell’Ottocento (specialmente da parte degli storici del diritto) Germanisti - villa franca come risultato della sovrapposizione dei dominatori germanici ai latini (sottomissione del mondo romanizzato ai barbari) - villa come risultato di una evoluzione interna che parte dalla Genossenschaft originaria, dal potente senso associativo che caratterizzava alle origini la società germanica Romanisti - collegamento e continuità fra i grandi latifondi del II-III secolo e le grandi aziende carolingie e altomedievali in genere (curtis bipartita altomedievale come erede diretta del latifundium romano) Dopsch e la riaffermazione della presenza della piccola proprietà allodiale; sottolinea le differenze regionali, (è nelle terre fra Loira e Reno che si incontra l’effettivo predominio di grandi proprietà fondiarie conformi allo schema bipartito classico)
curtis
CAPITULARE DE VILLIS fonti capitulare de villis capitulare de villis polittici (documento di gestione patrimoniale di un grande proprietario ecclesiastico, che riporta in genere 1. indicazione della consistenza fondiaria delle riserve e dei mansi 2. indicazione del numero e del nome dei dipendenti di qualunque condizione abitanti nel masserizio 3. inventario degli affitti in denaro o in natura e delle prestazioni lavorative [angarie, operae] alle quali sono tenuti i concessionari dei mansi. grande dispersione dei patrimoni estrema variabilità delle unità fondiarie che compongono (curticelle o villule, con poche decine di mansi, contrapposte a altre che hanno 3300 mansi [si arriva a estensioni di 20.000 ettari] natura cangiante: processi contrapposti di accumulazione (donazioni, ecc,) e di creazione di corti, e di frazionamenti terra dominicata, mansus dominicatus, terra salica, dominicalia, manualia, domus cultile Il
Curtis 1. Vogliamo che le nostre ville, che abbiamo istituito per il nostro profitto, siano sfruttate integralmente a nostro vantaggio e non all'altrui. 5. Quando i nostri giudici devono occuparsi dei lavori agresti sulle nostre terre: seminare, arare e raccogliere le messi, falciare il fieno o vendemmiare, ciascuno di loro in ogni località, al momento di eseguire questi lavori, provveda e regoli le cose in modo che tutto si svolga nel modo migliore. 7. Che ciascuno dei giudici adempia pienamente al suo compito, come gli è stato prescritto; e se fosse necessario lavorare di più, faccia calcolare se si debba aumentare il carico di lavoro o le giornate lavorative. 8. Che i nostri giudici curino le nostre vigne che sono di loro competenza e le coltivino bene; sistemino il vino in recipienti adatti in modo che non possa andare a male. Il resto del vino se lo procurino, acquistandolo, in quantità sufficiente all'approvvigionamento della tenuta signorile. Nel caso se ne sia acquistato in quantità superiore al fabbisogno dei nostri possedimenti, ci sia reso noto, onde possiamo far sapere quale sia la nostra volontà in proposito. 10. Che i nostri fattori, forestali, cavallanti, dispensieri, decani, esattori e gli altri inservienti arino ciascuno una quantità di terra determinata, consegnino dei maiali dai loro mansi e, per le prestazioni manuali, provvedano diligentemente ai loro compiti. E ogni fattore che abbia un beneficio, invii in sua vece un subalterno che adempia per lui alle prestazioni manuali e agli altri servizi. 15. Che i nostri puledri siano comunque consegnati a palazzo il giorno della festa invernale di san Martino. 18. Che presso i nostri mulini ci siano polli ed oche in proporzione all'importanza del mulino e quanto meglio potranno.
Curtis 19. Nei nostri fienili delle più importanti ville ci siano non meno di cento polli e di trenta oche; nei mansi non ci siano meno di cinquanta polli e dodici oche. 20. Ogni giudice faccia sempre arrivare ogni anno alla corte prodotti in abbondanza. 21. Ogni giudice conservi i vivai nelle nostre corti là dove già c'erano e se possono essere ingranditi, li ingrandisca; là dove non c'erano e vi è la possibilità di costituirli, siano fatti ex novo. 22. Chi possiede vigne conservi non meno di tre o quattro corone di grappoli. 23. In ognuna delle nostre ville i giudici abbiano stalle per le mucche, i porci, le pecore, le capre e i montoni, quante più sarà possibile; e per nessuna ragione debbono esserne prive. 26. I fattori non devono avere sotto la loro tutela più terra di quanta possono percorrere e sorvegliare in un giorno. 27. Le nostre case siano sempre provviste di fuoco e di guardiani, in modo che non possano essere danneggiate. E quando i nostri inviati e le ambascerie vengono a palazzo o ne ripartono, per nessun motivo prendano alloggio nelle dimore signorili, se non vi sarà stato un ordine particolare nostro o della regina. I conti, come è loro dovere, e gli uomini che fin dall'antico ebbero per consuetudine questo compito, li ospitino come sempre, e per quel che riguarda i cavalli se ne curino secondo l'usanza e li provvedano di tutto il necessario, onde possano venire a palazzo o ritornarsene nelle loro terre senza difficoltà e decorosamente. 28. Vogliamo che ogni anno nel periodo di Quaresima, il giorno della domenica delle Palme, detta Osanna, procurino di consegnare secondo i nostri ordini, l'argento proveniente dalla nostra industria, dopo che saremo stati informati dell'entità della produzione dell'anno.
curtis 30. Vogliamo che i giudici, durante il loro servizio, facciano mettere da parte una certa quantità di ogni prodotto che deve servire a nostro uso; allo stesso modo facciano mettere da parte ciò che deve essere caricato sui convogli destinati alle spedizioni militari, ricavato sia dalle fattorie che dai pastori, e sappiano quanto mandano a questo scopo. 31. Allo stesso modo facciano riporre ogni anno ciò che devono dare ai prebendari e ai ginecei, e a tempo opportuno lo distribuiscano integralmente, e sappiano riferirci cosa ne fanno e donde l'hanno tratto. 32. Ogni intendente provveda a rifornirsi delle sementi migliori, acquistandole o in altro modo. 33. Effettuati i suddetti approvvigionamenti, e terminata la semina, tutto ciò che sarà restato di ogni prodotto sia conservato fino a nostro ordine, finché non sia messo in vendita o tenuto di riserva le nostre disposizioni. 39. Vogliamo che si incarichino di ricevere i polli e le uova che i servi e i possessori dei mansi consegnano ogni anno; e nel caso che non si usino, li facciano mettere in vendita. 43. Facciano consegnare ai nostri ginecei a tempo opportuno, come è stato stabilito, i materiali necessari, cioè il lino, la lana, l'isatide, la tintura rossa, la robbia, i pettini per la lana, il necessario per la cardatura, sapone, grasso, bacili, e tutte le altre piccole cose che sono necessarie nei ginecei. 55. Vogliamo che i nostri giudici facciano annotare in un inventario tutto ciò che hanno consegnato, messo da parte o impiegato a nostro uso, e in un altro quello che avranno speso; e ci informino con un inventario delle rimanenze. 65. Che i pesci dei nostri vivai siano venduti e sostituiti da altri, modo che ve ne siano sempre; tuttavia quando non veniamo nelle nostre ville, allora siano venduti e gli stessi giudici raccolgano il denaro a nostro profitto. 67. Se mancano dei tenutari per i mansi disponibili o se non sanno dove collocare gli schiavi acquistati di recente, ce ne diano avviso. 70. Vogliamo che nell'orto siano coltivate tutte le piante: [...]
. mondo signorile cerca di trattenere all’interno di un quadro di produzione abbastanza semplice, vincolante ed efficiente, un mondo rurale in incremento demografico Funzione economica del sistema: assicurare la sussistenza dei proprietari e dei loro contadini, ed eventualmente produrre una eccedenza di beni destinata al mercato - garantire all’aristocrazia fondiaria il suo livello di vita, procurandole i viveri che essa consumava, la manodopera necessaria, e i materiali dei quali essa ha bisogno. Le eccedenze esistono,m ma non alimentano il mercato bensì quei pochi consumi di lusso che il grande commercio fa giungere (Aristocrazia terriero/militare come parassitaria) Ma: -oggi si pensa che la stasi demografica dei secoli VIII-X non è così assoluta, e che il dissodamento continua anche nei secoli IX e X. Per l’olivicoltura, la metallurgia, il sale le grandi abbazie benedettine acquistano terre anche in contesti diversi dal centro del complesso patrimoniale. proliferazione dei mercati locali integrazione dei ceti commerciali sistema curtense e svilupp urbano Varietà di aziende curtensi nei secoli XI-XIII Esiste questa eccedenza? - l’andamento demografico è stagnante -pochi dissodamenti - una parte delle rendite deve essere immagazzinata per riprodurre la risorsa (semina, ecc.)
Dalla curtis alla signoria
Lo scambio Dai sudditi al signore: soggezione personale, surplus del prodotto Dal signore ai sudditi: protezione dai nemici esterni e dai pericoli naturali Pace interna assicurata dalla giustizia (giustizia signorile che nasce dall’immunità): dalla giustizia «popolare» alla giustizia signorile
, Complessità del sistema Sovrapposizioni, interferenze: rispetto a un signore ecclesiastico, l’ «advocatus» laico può interferire La chiesa privata (Eigenkirche) La donazione di terre con riserva di potestà giurisdizionale -- possono sopravvivere possedimenti liberi (allodi) e comunità libere
l’incastellamento La proliferazione di centri fortificati era in atto sin dal III sec. Nei secc. X e XI però si registra un fatto nuovo: i signori, ecclesiastici e laici, agiscono autonomamente dal potere centrale (che è in forte crisi). Il castello privato è costruito “per ripararsi dai nemici, trionfare degli uguali, opprimere gli inferiori”.
A partire dalla seconda metà del IX secolo prese piede in tutta Europa un fenomeno nuovo e con grandi conseguenze: l’“incastellamento”, la creazione, cioè, di castelli sul territorio. Le cause di questo fenomeno sociale furono molteplici: da una parte c’era senz’altro la necessità di protezione dagli attacchi e dalle scorrerie degli Arabi (i cosiddetti “Saraceni”), Normanni, Ungari; ma dall’altro anche una risposta all’insicurezza interna dovuta alla frammentazione politica e alla mancanza di un potere centrale forte. A questo si possono aggiungere anche motivazioni economiche di non poco conto perchè i grandi proprietari offrivano protezione ai coltivatori delle loro aziende evitandone la fuga in caso di pericolo. A
Quando parliamo di creazione di un castello ci riferiamo essenzialmente a tre situazioni possibili: a) la costruzione dal nulla di un complesso fortificato in una determinata posizione scelta per motivi di sicurezza; b) la realizzazione di una struttura difensiva (mura, torri) intorno a un nucleo già abitato (un’abbazia, una chiesa, un villaggio, oppure un’azienda agraria); c) la costruzione di opere di difesa non intorno, ma accanto a un abitato preesistente che, magari a causa della sua dimensione, era antieconomico o difficoltoso recingere interamente
A prescindere dalle diverse modalità della sua creazione, nell’Italia dei secoli X e XI, il castello (in latino castrum o castellum) indicava generalmente un villaggio fortificato in cui abitava stabilmente una popolazione civile, e non una fortezza esclusivamente militare, né un recinto per il rifugio temporaneo di una popolazione che viveva normalmente fuori di esso (quest’ultima soluzione era prevalente in Inghilterra e nell’Europa continentale, non a caso luoghi dove sono maggiormente diffuse le fortezze difese da torri e ponti levatoi che nell’immaginario contemporaneo costituiscono lo stereotipo del castello medievale).
Con il trascorrere del tempo, tuttavia, il termine cominciò a essere usato anche per designare edifici che rispondevano a necessità diverse: a partire dal XIV secolo, soprattutto nell’Italia settentrionale, che risentiva maggiormente dell’influsso culturale dell’Europa continentale, cominciò ad affermarsi il significato di castello come dimora signorile fortificata. La conformazione dei castelli era molto varia a seconda del luogo in cui sorgevano, delle soluzioni difensive e degli elementi costruttivi. Anche le dimensioni erano diverse (la maggior parte dei castelli avevano comunque un’estensione compresa fra il mezzo ettaro e l’ettaro e mezzo).
Grazie alla costruzione dei castelli, tra i secoli XI-XIII, la signoria fondiaria subì profonde trasformazioni. I proprietari si appropriarono di fatto del potere lasciato vacante dalle autorità centrali, assumendo via via, dopo i compiti di protezione delle popolazioni rurali, anche quelli politici e amministrativi. Tali poteri, detti “di banno” (ovvero di comandare, costringere e punire), venivano esercitati non soltanto sui servi e i coloni che mantenevano rapporti di dipendenza, ma anche sull’intera popolazione che risiedeva sul territorio sul quale operava la giurisdizione del signore. La signoria fondiaria si trasformò, dunque, in “signoria territoriale”, mantenendo nel territorio circostante al castello una vera e propria giurisdizione che conferiva al signore pieni poteri su tutti gli abitanti.
Forme caratteristiche di questa dipendenza erano il pagamento al signore di un contributo in denaro (la “taglia”) che, almeno teoricamente, ripagava la protezione da questi accordata loro, e l’obbligo di utilizzare il mulino, il frantoio e il forno signorile pagando con una parte del prodotto. Ovviamente il processo non fu uniforme ma si differenziò a seconda dell’area culturale e politica: in Italia e nella Francia del Sud, ad esempio, i signori rinunciarono a mantenere le terre in gestione diretta per praticare quasi esclusivamente l’affitto.
Nel tempo si assiste ad una sempre maggiore contrattazione delle prestazioni d’opera fra contadini e proprietari, spesso convertite in canoni in denaro. Nacquero anche nuovi tipi di corvées, principalmente rivolte alla costruzione e al mantenimento del castello e delle sue mura. La creazione di signorie territoriali non fu certo un processo indolore, né tanto meno stabile. Quasi ovunque, infatti, si verificarono fenomeni di sovrapposizione e contrasti, spesso violenti, fra i detentori del potere “di banno”.
A essere in conflitto erano soprattutto i proprietari dei castelli e i semplici signori fondiari. Forti del controllo delle loro strutture difensive, i primi tentavano di sottrarre terre ai secondi richiedendo ai loro contadini canoni e corvées, limitando anche la loro capacità di controllare i beni e le persone che si trovavano nel territorio sottoposto alla giurisdizione del castello. Le controversie esistevano, naturalmente, anche tra i signori territoriali più ricchi per imporre la loro supremazia, con la conseguenza che spesso gli stessi diritti bannali risultavano spartiti fra più detentori.
CONCLUSIONE PROVVISORIA La parabola di trasformazione della grande proprietà fondiaria in signoria rurale, e poi signoria territoriale di banno, è un fenomeno strutturale, una trasformazione di fondo che parte dall’epoca tardo-antica e interessa tutto il medioevo E’ una trasformazione tipica di una società a economia agraria e a debole presenza dello stato
CONCLUSIONE PROVVISORIA E’ una trasformazione che accompagna l’impero carolingio, ma che si manifesta in modo acuto proprio con la crisi dell’impero carolingio, quando il tentativo di Carlo Magno e dei suoi successori di ridar sostanza allo stato e ai poteri pubblici fallisce, e le esigenze di DIFESA // GIUSTIZIA // vengono soddisfatte per i contadini non dal potere imperiale lontano, debole, intermittente, vago, ma dal potere dei proprietari fondiari che stanno diventando signori (un potere forte e vicino)
. L’IMPERO CAROLINGIO
Un colpo di stato “benedetto” nasce il mito della “figlia primogenita della chiesa di Roma”: il papa promette di erigere una chiesa presso san Pietro a Santa Petronilla.
La svolta sul piano dei fatti: Roma papale chiede aiuto ai Franchi 754 Chiamato dal papa Stefano II (753) scende in Italia il re dei franchi Pipino il Breve, che, battuto Astolfo, lo costringe con la pace di Pavia a “restituire” al papa le terre tolte ai bizantini. 756 Astolfo riprende le ostilità contro il papa e assedia Roma. Pipino il Breve scende nuovamente in Italia, sconfigge Astolfo e con il secondo trattato di Pavia lo obbliga a rinunciare all'esarcato e alla Pentapoli, che cede a sua volta al papa (donazione di Pipino).
Pretesa esclusiva dei vescovi di Reims di procedere all'unzione sacra , Tutto questo farà parte strutturalmente della «tradizione» regia francese, anche quando dall’impero si passerà al regno di Francia. Esempio: l’incoronazione di Ludovico il Pio (a Reims , che resterà tradizionalmente la sede della «sacre du roi», l’incoronazione regia) nell’anno 816: unzione liturgica e incoronazione con corona d'oro L'olio usato da san Remigio per battezzare Clodoveo è identificato con l'olio usato per ungere Ludovico Pretesa esclusiva dei vescovi di Reims di procedere all'unzione sacra
Carlo (Magno) Alla morte di Pipino, nel 768, il regno viene diviso tra: - Carlomanno (Alemannia, Alsazia, Burgundia, Settimania e Provenza) - Carlo (Austrasia, Neustria, Aquitania) 771 muore Carlomanno, Carlo riunisce nelle sue mani tutto il regno
Divisioni del regno dei Franchi Merovingi Divisioni del regno dei Franchi
Dante così lo ricorda … E quando il dente longobardo morse la Santa Chiesa, sotto le sue ali Carlo Magno, vincendo, la soccorse. Paradiso VI, 94-96
Le guerre di Carlo 772 guerra contro i Sassoni dura circa 30 anni. Widukindo deve sottomettersi ed accettare il battesimo guerra contro i Bavari (il duca Tassilone riconosce la sovranità di Carlo) 791-805 guerra contro gli Avari guerra contro gli “arabi” di Spagna (810 accordo con l’emiro di Cordoba: a nord del fiume Ebro si costituisce la Marca di Spagna) Nel corso di una spedizione, sulla via del ritorno vi è la scaramuccia di Roncisvalle nella quale, ad opera di bande Basche, muore Rolando 774 si completa la conquista del Regno dei Longobardi.
La notte di Natale dell’anno 800 A Roma le diverse famiglie dell’aristocrazia esercitano pressioni sul papa Leone III chiama l’imperatore in sua difesa e, in pubblico giudizio, Carlo gli da ragione La notte di Natale il papa incorona imperatore a San Pietro il re Franco
Come reagì Carlo? Il racconto di Eginardo mostra che Carlo non dovette essere molto soddisfatto: «In questo periodo prese il titolo di imperatore e di Augusto. Il che dapprima lo contrariò a tal punto che giunse a dichiarare che il quel giorno, anche se era una delle più grandi festività, mai sarebbe entrato in chiesa se avesse potuto supporre quale era il progetto del pntefice. In seguito però sopportò con grand etolleranza l’odio suscitato dall’aver egli assunto quel titolo, sdegnandosi soprattutto di ciò gli imperatori romani. Vinse la loro arrogante fierezza con la sua magnanimità, nella quale indubbiamente li superava di gran lunga, e ottenne ciò mandando loro frequenti ambascerie e chiamandoli fratelli nelle sue lettere»
Con quale autorità il papa consacra un imperatore? La cosiddetta “donazione di Costantino” Il ciclo di affreschi dei Santi Quattro Coronati
Carlo e Roma «Fra tutti gli altri sacri e venerabili luoghi portava particolare devozione alla chiesa del beato Pietro apostolo a Roma, sui cui altari votivi ammassò un valore tanto in oro che in argento e gemme, e molti e innumerevoli fuorno I doni inviati ai pontefici. E per tutto il tempo del suo regno la cosa che ebbe sempre più a cuore fu questa: che la città di Roma tornasse all’antico prestigio grazie all’opera e all’impegno suoi e che la chiesa di S. Pietro risultasse non solo sicura e difesa dal suo intervento, ma anche adornata e arricchita dalle sue ricchezze al di sopra di tutte le altre chiese. Ma, pur tenendo questa chiesa in così grande considerazione, nei suoi 47 anni di regno partì alla sua volta per scuoglier voti e rivolgere preghiere solo quattro volte.» Eginardo, Vita Karoli, n. 27
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. L’USO DELLE RELAZIONI FEUDO VASSALLATICHE PER IL RAFFORZAMENTO DEL POTERE IMPERIALE Carlo utilizzò il vassallaggio ad integrazione dell’apparato pubblico. Con il tempo, però, si creò una confusione tra ambito privato e pubblico: il vassallo-conte finì con il confondere l’ufficium con il servitium e i vantaggi economici legati alla sua funzione pubblica (a volte si trattava di benefici) con il beneficio goduto in quanto vassallo. Equivoci da evitare Non tutti i vassalli erano conti (= funzionari pubblici) I legami vassallatici non riguardavano tutti i rapporti sociali. La “piramide feudale” non è mai esistita
Relazioni feudo vassallatiche – testi (A) Che nessuno abbandoni il suo signore dopo che abbia ricevuto da lui il valore di un soldo, salvo se [il signore] lo vuole uccidere o colpire col bastone o violare sua moglie e sua figlia o togliergli l'eredità. Capitolare di Aquisgrana, KK 1, c, 16 (802-803). (B) Se qualcuno vorrà abbandonare il suo signore e potrà comprovare uno dei seguenti crimini: cioè, in primo luogo che il signore abbia voluto ingiustamente ridurlo in servitù; in secondo luogo, che abbia tramato contro la sua vita; in terzo luogo, che il signore abbia commesso adulterio con la moglie del suo vassallo; in quarto luogo, che il signore si sia scagliato con la spada sguainata contro di lui con la volontà di ucciderlo; in quinto luogo, che il signore non abbia prestato aiuto al suo vassallo dopo che questo si era accomandato nelle sue mani, allora sia lecito al vassallo abbandonarlo. Capitolari franchi, KK 1, c. 8 (801-813?). .
Relazioni feudo-vassallatiche - testi Tassilone duca di Baviera vassallo di Carlo Magno (774) Ancora più dettagliato è il racconto della seconda redazione degli Annales regni Francorum, scritta probabilmente dopo l'incoronazione imperiale di Carlo Magno (800), secondo la quale 31 Allora venne anche Tassilone, duca di Baviera, con i grandi del suo popolo e secondo l’uso franco si accomandò in vassallaggio con le sue mani nelle mani del re e promise fedeltà sia a re Pipino, sia ai suoi figli Carlo e Carlomanno giurando sul corpo di san Dionigi; promise anche sul corpo di san Martino e di san Germano di prestare fede a questo giuramento ai suoi signori per tutta la sua vita. Allo stesso modo tutti i grandi di Baviera, che erano venuti con lui innanzi al re, promisero su quei luoghi venerabili di mantenere la fedeltà al re e aì suoi fedeli. Come s'è detto, sulla base di questa testimonianza si è dato spesso per scontato che a metà secolo il vassallaggio avesse assunto delle caratteristiche già ben delineate, a partire dalla cerimonia con cui un uomo diveniva vassallo. Oggi si ritiene per lo più che la descrizione della cerimonia del giuramento di Tassilone ritragga un rituale che si consolidò solo negli ultimi decenni di quel secolo. Prima di analizzare il perché di questa postdatazione è necessario soffermarsi brevemente sui gesti compiuti da Tassilone di fronte a Pipino, poiché con essi abbiamo una delle rarissime descrizioni dei riti vassallatici di età carolingia.
Relazioni feudo-vassallatiche, testi (C) 1. Giuramento dei fedeli. Io vi servirò fedelmente per quanto io saprò e potrò, con l'aiuto di Dio, senza inganno o frode e con il consiglio e l'aiuto secondo il mio ufficio e la mia persona affinché quel potere che Dio vi concesse, voi possiate conservarlo ed esercitarlo secondo la sua volontà e per la salvezza vostra e dei vostri fedeli. 2. Giuramento del re. Anche io per quanto saprò e potrò ragionevolmente fare, con l'aiuto di Dio, onorerò ciascuno di voi secondo la sua condizione e persona; e veglierò che egli sia onorato ed aiutato; gli conserverò la sua propria legge e il suo diritto; e userò verso lui quella giusta misericordia di cui egli avrà bisogno e di cui farà ragionevole richiesta, come un re fedele deve onorare e salvare secondo giustizia i suoi fedeli. E per quanto lo consente l’umana debolezza e per quanto Dio mi darà intelligenza e potere, non abbandonerò questa decisione a favore di nessuna persona nè per consiglio malevolo nè per alcuna altra indebita esortazione; e se io sarò deviato a causa della mia debolezza, quando avrò capito ciò, cercherò volontariamente di porvi riparo Giuramenti di Quierzy, KK 2, cc. 1-2 (858).
Relazioni feudovassallatiche, testi F) Comportamento da mantenere verso il tuo signore. Dio, come credo, e tuo padre Bernardo, nel fiorente vigore dell'inizio della tua gioventù hanno scelto il signore che tu hai ora [un Carolingio]; ricordati ancora che è nato da una grande stirpe ed è di origine nobile da entrambi i lati, e non lo servire in modo tale che piaccia solo all'apparenza, ma anche che coinvolga i tuoi sensi, e tieni il corpo e l'anima pura e preserva la fedeltà a lui in tutte le cose [...]. Perciò, figlio, ti esorto perché tu mantenga finché vivi la fedeltà con il corpo e con la mente [...]. Mai esca da te un improperio a causa dell'insania dell'infedeltà; il male non nasca neppure nel tuo cuore, al punto da farti essere infedele in qualcosa al tuo signore [...], cosa che non credo che, avverrà né in te né nei tuoi compagni d’arme [...]. Tu, pertanto, Guglielmo, figlio mio [...], come ti ho detto sii sincero, vigile, utile e eccellente; e sforzati di esibire, in ogni affare che sia di utilità del potere regio, per quanto Dio ti darà le forze, la massima prudenza dentro e fuori. Dhuoda, Manuale per mio figlio, III, 4 (843).
, In un suo articolo pionieristico pubblicato ormai più di venticinque anni fa, Jacques Le Goff mise in evidenza come i rituali vassallatici mettessero in gioco le tre categorie degli elementi simbolici per eccellenza: la parola, il gesto e l'oggetto, che ritroviamo nell'episodio che ebbe come protagonista Tassilone, il quale si accomandò in vassallaggio mettendo le mani nelle mani del re (gesto) e giurò la sua fedeltà (parola) toccando le reliquie di alcuni santi (gesto/oggetto). Il "contratto vassallatico", infatti, era essenzialmente orale e non comportava alcuna registrazione scritta.
, Commendatio (atto attraverso il quale un uomo libero si sottometteva alla protezione e alla tutela (patrocinium / mundium) Immixtio manuum sacramentum
. Creazione di reti vassallatiche nelle terre conquistate dai franchi (l’esportazione del rapporto vassallatico in Il rapporto feudo-vassallatico dall’alto al basso della società. Diventa ‘sistema’ Feudalizzazione delle cariche pubbliche (conte, marchese, cariche di corte) Riconoscimento della ereditarietà dei feudi Resterà una struttura stabile della società occidentale : Diritto feudale Esportazione dei rapporti feudo vassallatici (XI sec.) nell’Oriente crociato
, La componente dell’onore e della fedeltà (fidelitas) La reciprocità, il tradimento dell’onore (fellonia): la nascita del diritto feudale, il giudizio dei pari (curia parium) La componente gerarchica: la dialettica senior / vassus (dal celtico gwas, «ragazzo», giovane»): l’addestramento alla guerra e ai valori delle armi. I «riti di passaggio» di una aristocrazia militare Successivamente, il rapporto vassallatico passa da una funzione prevalentemente militare a una funzione più largamente «sociale», di coordinamento. La fiducia dell’aristocratico franco nei suoi «fedeli» si trasforma in una delega politica. Dall’entourage dei vassalli di Carlo Magno usciranno i conti (comites, Graf) e i Marchesi (markgraf o conte della Marca), i funzionari dell’impero
. Le regole si definiscono, molto presto: Giuramento ‘formale’ di fedeltà Ritualità, cerimoniale Feudo e beneficio http://www.slideboom.com/presentations/10147/1.04.-Organizzazione-dell%27impero-carolingio.-Il-vassallaggio
, Commendatio (atto attraverso il quale un uomo libero si sottometteva alla protezione e alla tutela (patrocinium / mundium) Immixtio manuum sacramentum
. Creazione di reti vassallatiche nelle terre conquistate dai franchi (l’esportazione del rapporto vassallatico in Il rapporto feudo-vassallatico dall’alto al basso della società. Diventa ‘sistema’ Feudalizzazione delle cariche pubbliche (conte, marchese, cariche di corte) Riconoscimento della ereditarietà dei feudi Resterà una struttura stabile della società occidentale : Diritto feudale Esportazione dei rapporti feudo vassallatici (XI sec.) nell’Oriente crociato
LA CANCELLERIA STRUMENTO DEL POTERE Il monogramma: signum karoli gloriosissimi regis
IX. Impero carolingio e capitolari già Astolfo, pubblicando le norme edittali del marzo 750, dichiara di volerle in capitulare affigere ma già Pipino il Breve emana un capitolare nel 744 (quindi prima dell’unzione regia del 751) in seguito a un concilio convocato a Soissons atti giuridici dell’impero carolingio, di solito suddivisi in articoli (capitula), emanati dai re con la partecipazione dei grandi, tra cui i vescovi, oppure emanati dagli stessi vescovi per le proprie diocesi con lo scopo di fare conoscere misure legislative e amministrative
IX. Impero carolingio e capitolari una partizione tradizionale, basata sui contenuti, distingue tre grandi categorie di capitolari: 1. Capitularia mundana Capitularia missorum = Capitularia specialia Capitularia legibus addenda = Capitularia specialia Capitularia per se scribenda = Capitularia generalia 2. Capitularia ecclesiastica 3. Capitularia mixta una partizione basata invece sull’autorità che li emana distingue due categorie di capitolari: 1. Capitula episcoporum (disposizioni deliberate nei concilii) 2. Capitula regis (disposizioni deliberate nelle assemblee del regno) si valorizza così l’analogia tra le due serie normative, basata sui caratteri formali, e il parallelismo tra autorità civile e religiosa, impegnate entrambe nella formulazione di provvedimenti legislativi e amministrativi destinati alla societas christiana sul piano sia temporale che spirituale ambiguità delle istituzioni nell’Europa costruita dai Franchi
IX. Impero carolingio e capitolari Il verbum regis e la sua diffusione nelle assemblee i re franchi pretendono il diritto di emanare leggi senza il consenso del popolo per tutti i propri sudditi, e quindi indipendentemente dalla nazionalità di questi, con l’adesione dei grandi laici ed ecclesiastici del regno modello del diritto romano imperiale, non esistono raccolte ufficiali di capitolari e la loro tradizione è affidata a raccolte private e alla trasmissione orale collezione di Ansegiso (abate di Fontenelle): raccoglie tra 826 e 827 una serie di capitolari di Carlo Magno e Ludovico I suddivisa in 4 libri, articolati in 2 sezioni di argomento temporale ed ecclesiastico parte di essi vennero recuperati attraverso le raccolte miste di origine ecclesiastica, che spesso ne strumentalizzarono i testi
IX. Impero carolingio e capitolari 802 Dieta generale di Aquisgrana: aggiornamento e riscrittura delle leggi nazionali promossa da Carlo Magno riforma modellata su 2 pilastri: ius vetus delle antiche leggi popolari ius novum dei capitolari sancendo obbligo per i giudici di giudicare sempre secondo la legge scritta per evitare arbitrii e discrezionalità i Capitolari rappresentano un diritto territoriale generale in contrapposizione ai diritti tribali personali Agobardo, vescovo Lione († 840), fa istanza a Ludovico I perché si adotti la legge personale della stirpe dell’imperatore (e quindi salica) come legge che assuma il valore di norma generale vincolante per tutti i sudditi
IX. Impero carolingio e capitolari funzione delle assemblee sino circa alla metà del sec. IX le diete imperiali sono luoghi di semplice pubblicazione di norme di legge discendenti dal solo volere del sovrano la promulgazione orale è fase costitutiva del diritto ed è la base per la sua accettazione ufficiale e la sua diffusione nei territori dell’impero in seguito, per l’indebolimento della monarchia, la suddivisione dei regni e la crescita del potere dell’aristocrazia, le norme sono sottoposte all’approvazione e al consenso dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica riemerge un modello pattizio di formulazione delle norme
IX. Impero carolingio e capitolari La tradizione italica dei capitolari capitolari generali emanati dai re franchi sono validi e applicati anche in Italia, che dispone di una serie autonoma e specifica di capitolari 832: Lotario I raccoglie un primo nucleo di norme emanate da Carlo e Ludovico I promulgandole in occasione di una dieta generale a Pavia primo nucleo del Capitulare Italicum = norme emanate dai Carolingi a integrazione dell’Editto longobardo, che poi dopo il Mille compaiono come appendice stabile all’Editto e sono incrementate da alcune costituzioni di imperatori germanici sino alla metà del sec. XI (Liber Papiensis) alle norme dell’Editto longobardo è riconosciuto un valore territoriale dai Carolingi, e tale valore viene esteso alle aggiunte fatte da loro stessi sotto forma di capitolari validi specificamente per il Regno longobardo Valutazione complessiva Capitolari: opera legislativa intensa in ogni campo, ma mancante spesso di organicità e della capacità di perpetuare volontariamente se stessa
, Sin dall'inizio la funzione della chiesa e in particolare della gerarchia ecclesiastica oltrepassa la mera organizzazione di un culto In particolare nella Gallia dei Franchi e nella Spagna dei Visigoti, il principe o re è contemporaneamente 1) . vertice di un ordinamento pubblico parallelo a quello religioso, e anche 2) tutore dell'ortodossia e della disciplina ecclesiastica e centro di coordinamento dei vescovi perché i vescovi nelle città hanno assunto responsabilità sociali e politiche.
. Il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche in età carolingia Vescovi e potere in età carolingia I Carolingi intendono sottrarre i vescovi al condizionamento dell'aristocrazia militare (dalla quale provengono socialmente) e inserirli in un sistema politico-ecclesiastico in cui la collaborazione con il regno nel governo civile e religioso delle popolazioni fosse piena. - dilatazione dei compiti affidati ai vescovi ed abati (missi dominici….) Carlo Magno legifera in materia ecclesiastica e anche pastorale, si percepisce come «vescovo esterno» della Chiesa Carlo Magno incorpora, sancisce la legislazione ecclesiastica, che viene recepita nei capitolari
L’Italia carolingia 774-888 Tentativo di accentramento Introduzione dell'istituto comitale in sostituzione (non immediata) di duchi e gastaldi longobardi L'Italia centro-meridionale resta istituzionalmente longobarda e mantiene nel ducato di Benevento anche la sua indipendenza politica Si rafforza la città, centro dell'antico territorio municipale: lotta contro i distretti rurali longobardi (fines, iudiciarie...), e ripristino o introduzione dei comitatus Si arricchiscono e si 'dotano' gli episcopi Si ordina ai conti di collaborare con il vescovo nell'amministrazione della giustizia e nella gestione della cosa pubblica in genere
. Motivi del fallimento: - i franchi in Italia sono quattro gatti Carattere élitario del loro insediamento. Sino all’875 tutti i conti dei quali si abbia notizia sono franchi, o alamanni; quasi tutti i vescovi sono franchi. Si sentono assediati. Precoce tendenza dei conti alla dinastizzazione delle cariche, e alla progettazione di una politica famigliare, dinastica Orientamento degli episcopati e dei monasteri a configurare i loro possessi, grazie all’immunità, come a un’isola giurisdizionale all’interno del comitato Il regnum non ha una politica stabile, ma è solo un potente blocco itinerante, gli spostamenti del quale permettono di tenere a freno le forze centrifughe
. Il concetto di regnum in Italia è circoscritto all'antico territorio del regno longobardo (Italia settentrionale e Toscana), dove dapprima i discendenti dei Carolingi, poi principi che esprimono il particoIarismo delle grandi famiglie italiane di tradizione pubblica (specialmente marchionale) esercitano un potere di fatto . Nell’855-875 tentativi di Ludovico II, rex Langobardorum (ma comincia ad apparire la dizione rex e regnum Italie) e nominalmente imperatore, di conquistare il sud ed espellere gli arabi
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, 3 caratteri originali dell’età carolingia - predominio della grande proprietà, laica o ecclesiastica - tendenza (tendenza!!!) all’autarchia - marginalizzazione della moneta e delle attività di scambio
. Il ruolo delle istituzioni ecclesiastiche in età carolingia Vescovi e potere in età carolingia I Carolingi intendono sottrarre i vescovi al condizionamento dell'aristocrazia militare (dalla quale provengono socialmente) e inserirli in un sistema politico-ecclesiastico in cui la collaborazione con il regno nel governo civile e religioso delle popolazioni fosse piena. - dilatazione dei compiti affidati ai vescovi ed abati (missi dominici….) Carlo Magno legifera in materia ecclesiastica e anche pastorale, si percepisce come «vescovo esterno» della Chiesa Carlo Magno incorpora, sancisce la legislazione ecclesiastica, che viene recepita nei capitolari
. Secondo i Libri carolini, Carlomagno "con l'aiuto di Dio governava sulla Gallia, sulla Germania e sull'Italia, nonché sulle province ad essa finitime" Finché vive Carlomagno, la restaurazione . dell'impero in Occidente sembra in qualche momento riproporre il modello tardo antico della "Chiesa imperiale" , alla Costantino o alla Teodosio
. Anche vescovi e abati sono coinvolti nel riordinamento carolingio delle strutture militari - le chiese reclutano clientele vassallatiche proprie a difesa dei beni ecclesiastici; gli ecclesiastici sono immessi, come «seniores» dei propri vassalli, nell'esercito regio. [obbligo ufficiale per i prelati di vigilare sul buon andamento dei propri uomini e di condurli o di farli condurre ad una guerra].
Relazioni feudo-vassallatiche, testi (E) Se il conte non amministra la giustizia della sua circoscrizione, mantenga a sue spese un nostro messo finché tutti i processi siano conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto giustizia, allora si installino nella sua casa un conte e un messo e vivano a sue spese, finché non sia fatta giustizia. Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).
, Si può parlare di una globale incorporazione dell'organismo ecclesiastico nell'ordinamento pubblico, e contemporaneamente totale subordinazione dell'ordinamento pubblico alle finalità ecclesiastiche». Europa carolingia come reciproca integrazione su base territoriale fra un apparato politico-militare e un ordinamento di chierici e monaci a fini religiosi e civili
. C'è strumentalizzazione e potenziamento ad un tempo. Il re è investito di un potere militare e giurisdizionale sovrano e ammantato di sacralità religiosa, e sovrasta a tutte le istituzioni del regno. C’è o non c’è necessariamente c'è confusione sul piano dei principi? In Occidente si è aderito in modo incondizionato alla "teoria dei due poteri" in costante contrapposizione al "cesaropapismo" bizantino? Questo è un problema aperto
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. Secondo i Libri carolini, Carlomagno "con l'aiuto di Dio governava sulla Gallia, sulla Germania e sull'Italia, nonché sulle province ad essa finitime" Finché vive Carlomagno, la restaurazione . dell'impero in Occidente sembra in qualche momento riproporre il modello tardo antico della "Chiesa imperiale" , alla Costantino o alla Teodosio
. Anche vescovi e abati sono coinvolti nel riordinamento carolingio delle strutture militari - le chiese reclutano clientele vassallatiche proprie a difesa dei beni ecclesiastici; gli ecclesiastici sono immessi, come «seniores» dei propri vassalli, nell'esercito regio. [obbligo ufficiale per i prelati di vigilare sul buon andamento dei propri uomini e di condurli o di farli condurre ad una guerra].
Relazioni feudo-vassallatiche, testi (E) Se il conte non amministra la giustizia della sua circoscrizione, mantenga a sue spese un nostro messo finché tutti i processi siano conclusi; e se un nostro vassallo non avrà fatto giustizia, allora si installino nella sua casa un conte e un messo e vivano a sue spese, finché non sia fatta giustizia. Capitolare di Héristal, KK 1, c. 21 (779).
, Si può parlare di una globale incorporazione dell'organismo ecclesiastico nell'ordinamento pubblico, e contemporaneamente totale subordinazione dell'ordinamento pubblico alle finalità ecclesiastiche». Europa carolingia come reciproca integrazione su base territoriale fra un apparato politico-militare e un ordinamento di chierici e monaci a fini religiosi e civili
. C'è strumentalizzazione e potenziamento ad un tempo. Il re è investito di un potere militare e giurisdizionale sovrano e ammantato di sacralità religiosa, e sovrasta a tutte le istituzioni del regno. C’è o non c’è necessariamente c'è confusione sul piano dei principi? In Occidente si è aderito in modo incondizionato alla "teoria dei due poteri" in costante contrapposizione al "cesaropapismo" bizantino? Questo è un problema aperto
. 888 Berengario marchese del Friuli eletto re contro Guido di Spoleto. Guerra e sconfitta di Berengario 888-894 Guido di Spoleto eletto re a Pavia 895 discesa in Italia di Arnolfo di Carinzia, incoronato imperatore nell'8 96 Alla sua partenza Lamberto di Spoleto e Berengario si spartiscono il regno 900 Adalberto di Toscana e Adalberto d'Ivrea invitano Lodovico di Provenza (incoronato 901) 901 reazione di Berengario: Lodovico accecato in Verona. 915 Berengario incoronato imperatore in Roma
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. 922 i marchesi di Toscana chiamano Rodolfo II di Provenza. Berengario è sconfitto e ucciso 924 926 contro Rodolfo, Berta di Toscana, Guido di Toscana e Adalberto d'Ivrea chiamano Ugo di Provenza (eletto imperatore, dal 931 col figlio Lotario come collega) 930-940 predominio di Ugo e di Lotario 940 scontro di Ugo e Lotario con Ottone di Sassonia per il controllo della Borgogna
. 950 Morte di Lotario e elezione a re di Berengario (Il) marchese d'Ivrea (col figlio Adalberto). Crea le marche Arduinica, AIeramica, Obertenga nell'ItaIÙi-nord occidentale 951 scende in Italia Ottone di Sassonia che sposa Adelaide, figlia di -Rodolfo di Borgogna e vedova di Lotario di Provenza 960 nuova discesa di Ottone, chiamato da Giovanni XII çontro Berengario II
La cavalleria La comparsa della cavalleria pesante l’esercito romano era composto principalmente da pedites (fanti), sostenuti talvolta da una cavalleria leggera ancora a Poitiers (732 d.C.), l’esercito di Carlo Martello, che resiste ad un’incursione araba, è formato da un quadrato di combattenti a piedi contro cui si infrangono gli assalti saraceni
Al termine del medioevo invece la cavalleria è composta da soldati e cavalli rivestiti di corazze: è la cosiddetta “cavalleria pesante”.
Quando è nata la cavalleria? la stessa letteratura cavalleresca medievale, disputava se le origini della cavalleria fossero da ricercarsi nelle antichità germaniche, nella militia romana o nell'Oriente arabo-persiano Georges Duby ha rinvenuto la presenza nelle fonti documentarie del termine miles usato nel senso di «combattente a cavallo» a partire con certezza dal terzo-ultimo quarto del secolo X
Quali le cause della nascita della cavalleria? trasformazioni nell’armamento cambiamenti sociali presupposti culturali approdi istituzionali
Nel regno dei Franchi, sotto i Pipinidi si verificò una trasformazione nell’impiego bellico del cavallo (utilizzazione della staffa?). Fra VIII e IX secolo i Franchi diedero ai cavalieri più importanza di quanta ne avessero in precedenza. Il cavaliere assurge allora al vertice del prestigio militare. In realtà per tutto il medioevo perdura il “disagio” del cavaliere di fronte alla fortezza, fino a quando le innovazioni dell’età moderna toglieranno ad entrambi la loro importanza.
Trasformazioni dell’armamento La staffa, secondo Lynn White jr. la sua introduzione avrebbe introdotto un nuovo metodo di combattimento (la carica e l’armatura) ponendo le basi per l’emergere di una nuova classe dominante La lancia. Vedendo l’arazzo di Bayeux (che racconta la conquista dell’Inghilterra da parte di Guglielmo di Normandia nel 1066), ci sono tre impugnature della lancia: dall’alto, dal basso, e “in resta”.
cambiamenti sociali Con il X e XI secolo davanti al disgregarsi dei poteri centrali, si afferma la “signoria di banno”. I piccoli signori si acaparrano il potere pubblico. All’antica divisione tra liberi e non liberi si sostituisce quella tra miles e inermes. I simboli dei signori di banno sono il castello e il cavallo. Miles verrà tradotto nelle lingue volgari cavaliere, chevalier, caballero
presupposti culturali I presupposti culturali della cavalleria sono anche nel legame che nella cultura del tempo si afferma tra l'uso del cavallo e il genere di vita stimato nobile tale legame è probabilmente antichissimo (bisognerebbe spingere l'indagine fino alle tombe dei cavalli vicine a quelle dei capi nella preistoria germanica e, nell'antichità classica, fino al significato sociale dell'equitazione)
due fattori culturali La nascita e l’affermazione nel XII secolo nella letteratura cortese cavalleresca La diffusione del codice culturale della cortesia I romanzi cortesi L’influenza della Chiesa che tenterà di “cristianizzare” la cavalleria La diffusione del culto di san Martino Le tregue e le paci di Dio
L’interpretazione del Perceval di Chretien de Troyes Il giovane ed ingenuo Perceval, che udendo nella profonda foresta il frastuono delle armi provocato da alcuni cavalieri in marcia, pensa prima a demoni ma poi, vistili così belli e possenti, crede di esser di-nanzi ad angeli del Signore e prostratosi a terra li adora, risponde con tutte le forze ad un oscuro ma potente appello archetipico; e altrettanto vi risponde la madre, ammaestrata sì dall'esperienza ma partecipe al tempo stesso del medesimo horror sacrale, allorché abbracciando il figlio lo compiange sgomenta: «Credo che tu abbia visto gli angeli di cui la gente dice che uccidono tutto quello che toccano » In questa pagina commossa e vibrante d'una religiosità profonda, anche se ben poco e solo superficialmente cristiana (anzi, proprio per questo), è racchiusa forse la chiave più intima della superiorità del cavaliere medievale sugli uomini del suo tempo.
approdi istituzionali Il risultato fu quella che viene definita la “cavalleria di rito” la vestizione: la consegna delle armi (derivata dai cerimoniali delle benedizioni reali: «Ricevi, con la benedizione di Dio, questo gladio che ti è trasmesso per punire i malfattori e onorare gli onesti. Che tu possa con questa spada, con la potenza dello Spirito Santo, resistere e vincere tutti i nemici e gli avversari della Santa Chiesa di Dio, preservare il regno che ti è affidato e proteggere la casa di Dio. ») L’etica cavalleresca Il prestigio sociale