Il mercato nel pensiero economico Lezione 3 Concetti di base (2) Paolo Paesani DEF Tor Vergata
Economia classica Seconda metà del XVIII secolo – prima metà del XIX secolo Dalla rivoluzione agraria agli albori della rivoluzione industriale Dalle scoperte scientifiche alla loro applicazione nel campo della produzione in agricoltura e industriale Dalla produzione artigianale, al sistema della produzione domestica per arrivare alle prime manifatture e alla nascita del capitalismo (capitale e lavoro salariato) Nuovi mondi, nuove idee L’età delle rivoluzioni (USA, Francia, Restaurazione e rivolta Europa 1848) Consolidamento dell’economia mondo (anche grazie ai progressi nel trasporto) e rottura definitiva dell’ordine pre-esistente (la crescita economica accelera) L’individuo e la libertà di scelta entrano in scena per non uscirne più L’economia come political economy
La visione classica dell’economia (1) Visione circolare e visione dinamica (riproduzione, le grandi domande) La società come insieme di classi collegate tra loro, definite sulla base delle funzioni economiche che svolgono (lavoratori, capitalisti, proprietari terrieri), remunerate sulla base di principi diversi (salario, profitto, rendita) senza dimenticare l’elemento conflittuale più forte in alcuni meno in altri (in un contesto di economia crescente il problema è meno forte). La produzione come momento centrale del ragionamento economico Mercati come luogo di sbocco delle merci, meccanismo di coordinamento tra le scelte, strumento al servizio dell’accumulazione del capitale (circolante e fisso) e della formazione di sovrappiù (concetto chiave formulato in epoca pre-classica)
La visione classica dell’economia (2) Il lavoro come base del valore (creazione e rapporti di scambio tra le merci) La concorrenza tra le imprese come ricerca del massimo profitto Equilibrio come livellamento del saggio di profitto tra le diverse industrie risultato del processo competitivo tra imprenditori. Tasso di profitto come guida nelle decisioni di accumulazione. Prezzi normali (funzione del costo di produzione e oggetto della teoria economica) diversi dai prezzi di mercato che vengono determinati da fattori accidentali sui quali la teoria economica poco ha da dire (gravitazione)
Economia classica I grandi economisti classici di cui parleremo (non sono gli unici) A. Smith D. Ricardo R. Malthus K. Marx
Economia marginalista Seconda metà del XIX secolo – prima metà del XX secolo Rivoluzione industriale e commerciale Il mondo si globalizza (rivoluzione dei trasporti e della comunicazione) Dalla piccola impresa ai trust mondiali La quiete (molto relativa) prima della tempesta L’età del colonialismo e degli imperi nazionali Gli USA (Nord – Sud) si preparano a prendere il posto del Regno Unito L’età del mercato e del laissez faire L’economia come Economics
La visione marginalista dell’economia (1) Visione lineare e statica del processo economico (le grandi domande?) Il consumo (e in generale la scelta razionale) come momento centrale del ragionamento economico (definizione di Robbins 193??) Il principio marginale come base dell’analisi mutuato dalla meccanica e dal calcolo differenziale. Variazione al margine come strumento analitico fondamentale per capire le decisioni umane tenendo conto dei costi e benefici che quelle decisioni comportano La società come insieme di agenti economici (individui e imprese) remunerati sulla base del medesimo «principio marginale» (remunerazione = produttività marginale); la dimensione di «classe» diventa meno importante e la distribuzione da fatto «politico» diventa fatto «tecnico» I mercati (concorrenziali) come strumento di coordinamento delle decisioni di produzione, scambio e consumo, il mercato al servizio dell’allocazione
La visione marginalista dell’economia (2) L’utilità come base del valore e dei prezzi (il problema della misura) La concorrenza come risultato del «negoziato» tra domanda e offerta Equilibrio come punto d’incontro tra una funzione di domanda e una funzione di offerta Prezzi di mercato (funzione delle preferenze e dei costi di produzione, oggetto della teoria economica) come elemento centrale nella determinazione delle scelte e dell’equilibrio, prezzo normale di lungo periodo (costo medio minimo)
Economia marginalista I grandi economisti marginalisti di cui parleremo A. Cournot, S. Jevons, C. Menger A. Marshall (Equilibri Parziali) L. Walras e V. Pareto (Equilibrio Economico Generale) I grandi economisti non marginalisti di cui parleremo P. Sraffa J. Schumpeter J.M. Keynes
Economia post-marginalista Seconda metà del XVIII secolo - oggi L’età delle rivoluzioni industriali e del mondo post-industriale basato sui servizi (produzione immateriale) Il mondo moderno Ordine e disordine La rivoluzione dello Stato sociale Sviluppo senza fine? La questione ecologica e tecnologica Dall’Economics alla situazione attuale (validità della visione marginalista con alcune correzioni) La rivoluzione keynesiana e il suo riassorbimento (vecchia e nuova sintesi) Ortodossia ed eterodossia (un problema) Le forze oscure del tempo e dell’incertezza e i dubbi sulla validità generale della concorrenza e del mercato.
Economia post-marginalista Dal mercato competitivo a nuovi modelli interpretativi della realtà La concorrenza monopolista (J. Robinson, E. Chamberlain) L’oligopolio (Cournot, Bertrand, Stackleberg, Sylos Labini) La teoria dei giochi (cenni) La critica al mercato come istituzione I fallimenti del mercato Asimmetrie informative Il problema dell’interazione strategica tra gli agenti economici
Struttura del corso (1) Evoluzione dell’idea di mercato Adam Smith (e Ricardo) Marx Cournot, Jevons, Menger Marshall Walras e Pareto Sraffa (critica a Marshall) Keynes (la fine del laissez-faire Concorrenza monopolistica Oligopolio
Struttura del corso (2) Mercato e distribuzione del reddito (Kaldor 1956) Ricardo Marx Marginalisti Keynes e i post-keynesiani Interpretazioni rivali della società di mercato (Hirschman 1982) Dal «dolce commercio» al mercato come strumento di sfruttamento e alienazione