Disturbi mentali.

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Disturbi mentali

Classificazione dei disturbi mentali Classificazione categoriale Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorder (APA) International Classification of Disease (OMS) Aspetti di base Utilità e limitazioni Classificazione categoriale La necessità di una classificazione dei disturbi mentali si è resa evidente in tutta la storia della medicina. Le numerose classificazioni che sono state approntate negli ultimi due millenni si sono differenziate per l’enfasi relativa data alla fenomenologia, all’eziologia e al decorso come caratteristiche determinanti e a seconda che l’obiettivo principale della loro utilizzazione fosse clinico, di ricerca o statistico. Negli Stati Uniti la prima classificazione venne introdotta nel 1869 alla riunione annuale dell’American Medico-Psychological Association, nome con cui era nota allora l’ American Psychiatric Association (APA). Nel 1952 l’APA pubblicò la prima edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (DSM-I), a cui seguirono 5 edizioni successive fino alla V del 2013, attualmente in uso. La classificazione ICD (dall‘inglese International Classification of Diseases) è la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO). L'ICD è uno standard di classificazione per gli studi statistici ed epidemiologici, nonché valido strumento di gestione di salute ed igiene pubblica. È oggi alla decima edizione (ICD-10, 1992), modificata nel 2010 in ICD-10 CM (clinical-modification), ultima di una serie di tentativi di classificazione ragionata, iniziata circa nel 1850. Per quanto riguarda i disturbi mentali, tutte le categorie del ICD-10 CM hanno una corrispondenza nel DSM V, mentre non tutte le categorie del DSM V hanno una corrispondenza nell’ICD-10-CM; in ogni caso le discrepanze tra le due classificazioni sono state ridotte, in quanto tali manuali sono stati sviluppati con un interscambio reciproco al fine di superare le differenze presenti nei manuali precedenti. Aspetti di base del DSM V Il DSM è una classificazione categorica che suddivide i disturbi mentali in tipi basati su una serie di criteri con caratteri clinici definiti. Approccio descrittivo: vengono descritte le manifestazioni dei disturbi mentali mentre non vengono fornite né le teorie eziopatogenetiche né i principi di trattamento. Le definizioni dei disturbi sono di solito costituite dalla descrizione delle loro caratteristiche cliniche. Criteri diagnostici: Per ciascun disturbo vengono forniti specifici criteri diagnostici, costituiti da un elenco di caratteristiche cliniche che devono essere presenti per poter porre una determinata diagnosi. Utilità e limitazioni Un approccio categorico alla classificazione dà migliori risultati quando tutti i disturbi appartenenti a una classe diagnostica sono omogenei, quando i confini tra le classi sono chiari e quando le diverse classi si escludono a vicenda. Occorre tuttavia riconoscere i limiti di tale approccio. Innanzitutto nel DSM non si presuppone che ciascuna categoria di disturbi mentali sia un’entità del tutto distinta dagli altri disturbi e non si presuppone che tutti i soggetti che hanno lo stesso disturbo mentale siano simili per tutti gli aspetti importanti. Pertanto è da tenere in conto il fatto che i soggetti, pur avendo la stessa diagnosi, possono essere eterogenei per quanto riguarda i criteri che definiscono la diagnosi e che i casi limite saranno difficili da diagnosticare. Pertanto anche altre informazioni cliniche che non si limitino ai meri criteri diagnostici devono essere raccolte, allo scopo di usare tale strumento con flessibilità.

Disturbi presenti nel DSM V Disturbi del Neurosviluppo Spettro schizofrenico e altri disturbi psicotici Disturbi Bipolari e disturbi correlati Disturbi Depressivi Disturbi d’ansia Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati Disturbi correlati a trauma e stressors Disturbi dissociativi Sintomi somatici e disturbi correlati Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione Disturbi dell’eliminazione Disturbi del ritmo sonno-veglia Disfunzioni sessuali Disforia di genere Disturbi distruttivi, del controllo degli impulsi e della condotta Disturbi correlati alle sostanze e alle dipendenze Disturbi neurocognitivi Disturbi di personalità Parafilie Altri disturbi mentali Disturbi del movimento indotti da farmaci e altri effetti avversi ai farmaci Altre condizioni che possono meritare attenzione clinica

Schizofrenia

FATTORI GENETICI RISCHI AMBIENTALI EZIOLOGIA 60-84% gemelli mono-zigoti condivide la diagnosi in confronto a 15% dei di-zigoti 50% rischio nel figlio se entrambi i genitori sono schizofrenici Multipli geni di suscettibilità RISCHI AMBIENTALI Fattori biologici: eventi prenatali e perinatali Fattori psicosocali: povertà e bassa classe sociale I tassi di schizofrenia sono più alti tra i parenti di soggetti affetti piuttosto che nella popolazione generale. Studi su bambini adottati e su gemelli hanno dimostrato che l’aumento del rischio è su base genetica, con il rischio di sviluppare la malattia che aumenta di 10 volte se è presente un parente di primo grado affetto. Se entrambi i genitori sono affetti il rischio di sviluppare la malattia per il figlio è del 50%, mentre il 60-84% dei gemelli monozigoti condivide la diagnosi, rispetto al 15% dei gemelli dizigoti. Implicati nella trasmissione genetica sono probabilmente multipli geni di suscettibilità, ciascuno con un piccolo effetto e agendo in concerto con fattori epigenetici e ambientali. Almeno sette geni sono stati dimostrati essere associati con la schizofrenia. Rischi ambientali per la schizofrenia includono fattori biologici e psicosociali. Il rischio di sviluppo di schizofrenia è aumentato da eventi prenatali e perinatali—incluso l’influenza materna, rosolia, malnutrizione, diabete mellito, e fumo durante la gravidanza — e complicazioni ostetriche, soprattutto quelle associate ad ipossia. Poiché nella maggior parte dei casi di complicazioni ostetriche non portano in realtà a schizofrenia, probabilmente tali complicazioni interagiscono con la vulnerabilità genetica nell’aumentare il rischio di malattia. Diversi fattori socio-demografici sono associati con un aumento del rischio di schizofrenia tra cui povertà e bassa classe sociale. Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72 5

DSM V criteri diagnostici per la schizofrenia CLINICA DSM V criteri diagnostici per la schizofrenia Due o più sintomi caratteristici positivi e negativi disabilità sociale/occupazionale durata > 6 mesi non attribuibile a dist. umore non attribuibile ad abuso di sostanze o condizione internistica Se presente disturbo del neurosviluppo, devono esserci sintomi positivi rilevanti

Psicopatologia Sintomi POSITIVI Descrizione generale Sensopercezione CLINICA Psicopatologia Sintomi POSITIVI Descrizione generale Umore ed affettività Linguaggio Sensopercezione Pensiero Coscienza e capacità cognitive Capacità di giudizio e insight COMPORTAMENTO BIZZARRO ALLUCINAZIONI Per quanto riguarda i sintomi POSITIVI , essi comprendono alterazioni del comportamento, della senso-percezione e del pensiero (sia della forma che del contenuto). Descrizione generale L’aspetto generale di uno schizofrenico può variare molto da paziente a paziente. Da una parte si può presentare un comportamento agitato o violento in cui la persona si presenta urlante, apparentemente senza essere provocato; spesso questo si verifica in risposta ad allucinazioni. Si può anche presentare uno stupor catatonico, durante il quale il soggetto si presenta immobile, mutacico e può manifestare negativismo, obbedienza automatica, rigidità cerea. I pazienti catatonici possono rimanere seduti immobili e silenziosi, rispondere alle domande solo con brevi risposte e muoversi solo su precisa indicazione. Senso-percezione Nei pazienti schizofrenici ciascuno dei 5 sensi può essere colpito da esperienze allucinatorie, tuttavia le più comuni sono quelle uditive. Le voci udite sono spesso minacciose, oscene, accusatorie o insultanti. Due o più voci possono dialogare tra di loro, oppure una voce può commentare la vita o il comportamento del paziente. Possono presentarsi anche allucinazioni visive, mentre più rare sono quelle tattili, olfattive e gustative. Pensiero I disturbi della forma del pensiero sono osservabili nel linguaggio scritto e parlato del paziente. Essi sono molto variabili, ma possono comprendere perdita dei nessi associativi, incoerenza, neologismi, ecolalia, eccessiva produzione verbale, insalata di parole e mutismo. Per quanto riguarda i disturbi del contenuto del pensiero, nella schizofrenia si possono manifestare diversi tipi di delirio: di persecuzione, di grandezza, mistici, di gelosia, di riferimento, di influenzamento e somatici. DISTURBI FORMA PENSIERO DELIRI

Psicopatologia Sintomi NEGATIVI Umore ed affettività Linguaggio CLINICA Psicopatologia Sintomi NEGATIVI Descrizione generale Umore ed affettività Linguaggio Sensopercezione Pensiero Coscienza e capacità cognitive Capacità di giudizio e insight APPIATTIMENTO AFFETTIVITA’, ANEDONIA, APATIA ALOGIA I sintomi negativi riguardano per lo più l’affettività, che si presenta appiattita con fissità dell’espressione facciale, riduzione dei movimenti spontanei, povertà delle gestualità espressive, scarso contatto con gli occhi, assenza di corresponsione affettiva e mancanza di espressività della voce. La riduzione della risposta emozionale, con disinteresse nelle attività ricreative e nei rapporti e nelle relazioni interpersonali viene definita anedonia. Si presentano inoltre apatici, insensibili di fronte ai sentimenti e alla vita. L’alogia si manifesta con povertà di linguaggio, blocco e aumentata latenza nella risposte.

Psicopatologia Sintomi psicotici/positivi CLINICA Psicopatologia Sintomi psicotici/positivi Descrizione generale Umore ed affettività Linguaggio Sensopercezione Pensiero Coscienza e capacità cognitive Capacità di giudizio e insight La compromissione cognitiva che si manifesta nella schizofrenia comprende problemi nell’attenzione e concentrazione, nella velocità psicomotoria, nell’apprendimento e memoria e nelle funzioni esecutive (pensiero astratto, risoluzione di problemi). COMPROMISSIONE COGNITIVA

La schizofrenia è una sindrome con due componenti CLINICA La schizofrenia è una sindrome con due componenti sintomi psicotici acuti deficit cognitivi e funzionali stabili Sintomi positivi Sintomi positivi Sintomi positivi Sintomi negativi I sintomi psicotici tendono a essere episodici nel tempo, con il loro esordio o peggioramento associato ad un potenziale rischio per se stesso e per gli altri, spesso richiedendo una temporanea ospedalizzazione I sintomi negativi ed i problemi cognitivi hanno la tendenza a restare più stabili nel tempo, e contribuiscono significantemente alla compromissione funzionale

Un caso di schizofrenia lieve CLINICA Un caso di schizofrenia lieve Alessandra è una ragazza carina, timida e un po’ remissiva che oggi ha 30 anni. E’ molto legata alla giovane madre, ma non vuole che questa la ‘invada’. Ha poche amiche. Ha un ragazzo fin da quando aveva 16 anni, ma con lui ‘non si diverte.’ Nel ’97 si diploma logopedista ed inizia delle sostituzioni. Viaggiare e cambiare ambienti la stanca molto, ma è determinata a progredire nel lavoro. A Natale ‘98 va a Parigi con il ragazzo ‘per capire se lo amava’ ma dopo pochi giorni la riportano a casa delirante, allucinata, confusa e terrorizzata. Non sa spiegare cosa sia accaduto. Sottoposta ad un programma intenso di cure ambulatoriali guarisce presto dai sintomi psicotici. Non ha ‘soft signs’. Rimane una difficoltà nei rapporti sociali ancora maggiori che in passato. E’ spaventata dagli ambienti che non conosce ed ha difficoltà ad inserirsi nei gruppi. Ha ripreso il lavoro adattandosi ad una mansione poco gratificante ma poco faticosa, è rimasta con il suo ragazzo ma vive ancora dalla madre. Periodicamente momenti di crisi in cui si sente perseguitata e in difficoltà nelle relazioni interpersonali, in parte critica verso queste fasi

Un caso di schizofrenia grave CLINICA Un caso di schizofrenia grave Marco studia ingegneria. Si è trasferito da sud in una grande città del nord. E’ un ragazzo che non ha mai avuto problemi, di buon carattere. E’ figlio unico ed ha buoni rapporti con i genitori. Nel corso degli studi inizia a ridurre la frequenza alle lezioni e i rapporti con gli amici. Inizia anche ad avere difficoltà a concentrarsi. Passa la maggior parte del suo tempo in camera, trascorre sveglio la maggior parte della notte e dorme durante il giorno. Dopo qualche mese ha la sensazione che gli insegnanti ed i compagni ‘ce l’hanno con lui’, litiga spesso e finisce per avere comportamenti inadeguati. Compare un franco delirio di persecuzione: prima è convinto che la mafia lo tenga sotto controllo e voglia ucciderlo, poi il delirio muta ed è la polizia a sorvegliarlo in quanto pensano abbia rapporti con la mafia. Con il trattamento le idee deliranti migliorano ma senza scomparire del tutto. Inizia ad avere strane idee sulla anatomia umana e sulla propria malattia. Trascorre molto tempo chiuso nella sua stanza ed ha pochissimi rapporti con gli altri (nel frattempo si è trasferito a Bologna e vive con la sorella).

Un caso di schizofrenia molto grave CLINICA Un caso di schizofrenia molto grave Matteo viene segnalato ai Servizi di salute mentale all’età di 17 anni da parte dei servizi sociali. A scuola presenta infatti comportamenti anomali e preoccupanti, fa molte assenze, ride senza motivo, non studia ed è evidentemente disturbato. La madre è una giovane donna recentemente immigrata dal meridione, separata dal padre di Matteo già da molti anni. Svolge lavori umili, è sostenuta dai servizi sociali ed appare fortemente provata. Matteo ha avuto difficoltà di adattamento alla scuola fin dalle medie, è buono, ma chiuso e strano ed ha serie difficoltà a concentrarsi e studiare. Inizia ad avere strane idee sulla telepatia ed a pensare che i vicini di casa leggano il suo pensiero; angosciato, assediato, si chiude in bagno con la radio ad alto volume. Anche la radio e la televisione però parlano di lui. Al culmine della psicosi scrive biglietti di autodenigrazione ed autoaccusa, per togliere ai suoi persecutori la soddisfazione di svergognarlo. Le terapia sono poco efficaci e non riescono a ridurre in maniera significativa i sintomi. E’ necessario pensare ad un inserimento in comunità.

Esordio della schizofrenia CLINICA Esordio della schizofrenia Condizioni di normalità nell’infanzia Prodromi durante la adolescenza Episodio psicotico acuto (20 – 30 anni) Decorso variabile

Esordio della schizofrenia CLINICA Esordio della schizofrenia Prodromi Ritiro e isolamento sociale. Riduzione della capacità di comportamento finalizzato. Modificazioni del pensiero. Comportamento con impulsività, stranezza e bizzarria, Ansia, perplessità, preoccupazioni somatiche, depersonalizzazione.

Psicosi acuta e schizofrenia CLINICA Psicosi acuta e schizofrenia L’episodio psicotico acuto può essere il quadro d’esordio della schizofrenia o comparire tardivamente e subdolamente dopo una lunga fase di disadattamento

Fattori protettivi CLINICA Trattamento e riabilitazione Studio internazionale OMS sui determinanti dell’esito La schizofrenia ha decorso migliore nei paesi invia di sviluppo Ruoli sociali prestabiliti, minore competitività per il lavoro e minori aspettative di performance cognitive e sociali Trattamento e riabilitazione Capacità della famiglia di risolvere i problemi Aiuto da parte dei Servizi ad affrontare crisi e conflitti Ambiente sociale tollerante

Mortalità e schizofrenia CLINICA Mortalità e schizofrenia Elevato rischio di suicidio Mortalità per malattie fisiche Scarsa possibilità di accedere alle cure ! Abitudini di vita poco sane (fumo, alcol, sostanze) Scarsa compliance alle terapie

Famiglia e schizofrenia CLINICA Famiglia e schizofrenia La schizofrenia interrompe il processo di crescita ed autonomizzazione dell’individuo, che regredisce a livelli di funzionamento precedenti Il paziente schizofrenico ha difficoltà di vita autonoma e di solito vive in famiglia Il clima e le relazioni familiari sono un fattore chiave per il decorso della schizofrenia.

Trattamento farmacologico Trattamento psicosociale Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72

Antipsicotici TRATTAMENTO chiamati anche neurolettici o tranquillanti maggiori, sono usati per il trattamento della schizofrenia, delle fasi maniacali del disturbo bipolare, e di quei disturbi in cui sono presenti sintomi psicotici. Gli antipsicotici sono: capaci di migliorare sensibilmente la sintomatologia (allucinazioni e deliri), ma provocano anche effetti collaterali di regola reversibili, eccezione: discinesia tardiva non creano dipendenza. L’uso di alcuni antipsicotici comporta controlli periodici. Aloperidolo, Clorpromazina, Risperidone, Olanzapina… Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664

Intervento psicosociale TRATTAMENTO Intervento psicosociale cerca di migliorare il management della schizofrenia (es., gestire i sintomi, prevenire le ricadute) incrementare e rafforzare il funzionamento (es. vivere in modo indipendente, le relazioni e il lavoro) trattamento assertivo nella comunità psico-educazione familiare, supporto nella ricerca di una occupazione, training delle abilità sociali, delle abilità di insegnamento di gestione della malattia, terapia cognitivo-comportamentale per le psicosi trattamento integrato per l’abuso di sostanze quale comorbidità L’intervento psicosociale cerca di migliorare il management della schizofrenia (es., gestire i sintomi, prevenire le ricadute) ed incrementare e rafforzare il funzionamento in aree come il vivere in modo indipendente, le relazioni e il lavoro Interventi specifici che hanno dimostrato di migliorare l’outcome della schizofrenia includono trattamento assertivo nella comunità, psico-educazione familiare, sopporto nella ricerca di una occupazione, training delle abilità sociali, delle abilità di insegnamento di gestione della malattia, terapia cognitivo-comportamentale per le psicosi, e trattamento integrato per l’abuso di sostanze quale comorbidità Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72