Il mercato nel pensiero economico Lezione 16 Oligopolio Paolo Paesani (DEF Tor Vergata)
Il contesto Tra gli anni ‘30 e i ‘40 del ‘900, riprendendo un filone di ricerca nato nel XIX secolo (Cournot, Bertrand, Edgeworth), si rafforza l’esigenza di elaborare nuovi modelli interpretativi, capaci di spiegare il funzionamento di mercati popolati da imprese di grandi e piccole dimensioni, dotate di maggior o minor potere di determinare i prezzi e le quantità scambiate. Evoluzione tecnologica (concentrazione, produzione di massa, innovazione) e finanziaria (grandi società per azioni, impresa pubblica e privata). Stato, mercato, impresa: rapporti complessi anche alla luce della sfida socialista.
Duopolio di Bertrand (1883) Sul mercato vi sono due imprese identiche e concorrenti (A e B) che producono beni perfettamente omogenei. I costi marginali di produzione sono pari a c (uguale per entrambe). Se le due imprese praticano lo stesso prezzo, la domanda si divide a metà, mentre se pA < (>) pB, l’impresa A (B) si aggiudica tutta la domanda che può soddisfare. Entrambe le imprese puntano a massimizzare il profitto (R’ = C’) fissando il prezzo sulla base di una strategia competitiva (undercutting) Ogni impresa è in grado di soddisfare l’intero mercato. In equilibrio, anche se ci sono solamente due imprese il prezzo coincide con il costo marginale (uguale al costo medio), i profitti sono nulli e si replicano le condizioni di concorrenza perfetta (paradosso di Bertrand).
Duopolio di Edgeworth (1897) Sul mercato vi sono due imprese identiche e concorrenti (A e B) che producono beni perfettamente omogenei. I costi marginali di produzione sono pari a c (uguale per entrambe). Se le due imprese praticano lo stesso prezzo, la domanda si divide a metà, mentre se pA < (>) pB, l’impresa A (B) si aggiudica tutta la domanda che può soddisfare. Entrambe le imprese puntano a massimizzare il profitto (R’ = C’) La capacità produttiva di ogni impresa è limitata rispetto alle dimensioni del mercato, una sola impresa non riuscirebbe a soddisfare tutta la domanda di mercato ad essa rivolta (rielaborazione di Bertrand). In queste condizioni il prezzo oscilla tra un minimo (che permette di realizzare il massimo livello produttivo) e il prezzo di monopolio (che permette di realizzare il massimo profitto)
Modello di Sweezy (1939) Punto di partenza: «in un mercato oligopolistico esiste un prezzo minimo P accettabile al quale ogni venditore può vendere la propria merce senza correre il rischio di ritorsione da parte dei concorrenti» Se un’impresa decide di aumentare il prezzo, rispetto a P, le altre imprese non la seguiranno, e l’impresa perderà rapidamente clienti a favore delle imprese concorrenti (curva di domanda elastica tratto PA, slide successiva). Se la stessa impresa decide di abbassare il prezzo, rispetto a P, le altre imprese la seguiranno, e l’impresa on guadagnerà molti clienti a favore delle imprese concorrenti (curva di domanda rigida tratto PB, slide successiva. In corrispondenza del punto d’angolo la curva del ricavo marginale presenta un tratto discontinuo, all’interno del quale si posiziona la curva del costo marginale MM. Spostamenti della curva del costo marginale potranno non avere nessun effetto sui prezzi ma solamente sulle quantità (contrariamente a quanto previsto dalla teoria del valore di Marshall)
Modello di Sweezy (1939)
Mercati flex price e fix price (1) I concetti di flex price e fix price vennero elaborati da Hicks nel 1956 in Methods of dinamic analysis e si riferiscono a due modi di determinazione dei prezzi. In mercati dove le imprese sono prevalentemente price takers, e quindi l’aggiustamento verso l’equilibrio avviene sostanzialmente attraverso la flessibilità dei prezzi secondo il modello concorrenziale walrasiano, le condizioni di determinazione dei prezzi risultano essere di tipo flex price. L’aggiustamento verso l’equilibrio avviene grazie alla flessibilità dei prezzi. I mercati in cui prevalgono questi meccanismi sono solitamente quelli dei prodotti agricoli e quelli delle materie prime, dove le quantità non possono essere modificate se non in tempi medio-lunghi e con costi crescenti. Nel caso di settori caratterizzati da concorrenza imperfetta e da imprese che sono price makers, l’equilibrio si raggiunge attraverso variazioni delle quantità e non dei prezzi, che sono sostanzialmente stabili poiché si è nel tratto orizzontale delle curve dei costi marginali e medi. Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/prezzi_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/
Mercati flex price e fix price (2) In caso di eccesso di domanda le imprese riducono le scorte accumulate in precedenza, in caso di eccesso di offerta esse aumentano le scorte invendute e riducono il grado di capacità produttiva utilizzata. Si ritiene che i mercati dei prodotti della manifattura siano prevalentemente di tipo fix price, e quindi con prezzi tendenzialmente stabili. IN questo tipo di mercati prevale sovente la regola del mark-up o «principio del costo pieno», secondo cui il prezzo viene determinato aggiungendo al costo variabile unitario un margine di profitto (mark-up) che serve a coprire il costo fisso e a ottenere un profitto. ln questo modo, il prezzo non è più determinato nel punto d’incontro tra ricavo marginale e costo marginale ma attraverso una regola pratica. Mark-up costanti e variabili, imprese leader e follower.
Le teorie degli anni Cinquanta (1) Negli anni cinquanta Bain, Stigler e Sylos Labini elaborarono analisi del comportamento delle imprese fondate su strategie che si preoccupano soprattutto di impedire l'ingresso nel settore di altri produttori. Il prezzo diventa perciò un elemento nell'ambito di una strategia che vuole porre 'barriere all'entrata'. Vengono quindi definiti i concetti di 'prezzo limite' e di 'prezzo di esclusione', il cui livello specifico dipende dalle condizioni di mercato e dalle caratteristiche tecnologiche delle imprese e del settore, ma hanno come obiettivo di consentire profitti, e soprattutto di conservare all'impresa la propria quota di mercato. È importante sottolineare che questi approcci differiscono dall'analisi neoclassica tradizionale non solo per le diverse ipotesi circa la forma di mercato, ma soprattutto perché studiano il fenomeno del prezzo in un contesto dinamico. La tecnologia propone continuamente nuove possibilità di contenimento dei costi e/o di nuove produzioni, e quindi in definitiva di nuovi profitti. Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/prezzi_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/
Le teorie degli anni Cinquanta (2) È comunque attraverso le politiche di prezzo che le imprese cercano di ottenere i profitti stessi (v. Sylos Labini, 1967, parte I, cap. 2). Del resto l'ottica delle imprese oligopolistiche non può limitarsi al breve periodo, ma deve badare soprattutto al mantenimento della possibilità di ottenere profitti nel medio e lungo periodo. Di qui il doppio vincolo alla politica dei prezzi; da un lato, deve garantire profittabilità nell'immediato, dall'altro deve fare in modo di mantenere ed aumentare le quote di mercato dell'impresa. Queste analisi avvicinano la teoria dei prezzi alle problematiche pratiche e hanno il grande merito di mettere in luce le relazioni fra prezzi, forme di mercato, tecnologia e strategie delle imprese. È lo stesso processo concorrenziale che crea le condizioni per l'insorgere di ostacoli (barriere) di natura più stabile che caratterizzano l'oligopolio. Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/prezzi_%28Enciclopedia-delle-scienze-sociali%29/
Le teorie degli anni Cinquanta (3) Nel processo concorrenziale le imprese che per prime attuano con successo una certa strategia (in primo luogo, ma non solo, l'introduzione di nuove tecnologie più efficienti) assumono una posizione di privilegio (maggiore profittabilità e/o maggiori quote di mercato) rispetto alle altre. Questa situazione permane fintanto che altre imprese − già esistenti o nuove − non riescono a imitare le strategie adottate dalle imprese in posizione di vantaggio. Quando prevale un regime di concorrenza non esistono significative barriere che impediscano l'imitazione e la diffusione delle strategie più efficienti, pertanto le posizioni di vantaggio godute da alcune imprese sono necessariamente di durata relativamente breve. Fonte:http://www.treccani.it/enciclopedia/oligopolio_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Le teorie degli anni Cinquanta (5) Il processo di concentrazione, da un lato, porta alla formazione di imprese di grandi dimensioni le quali, in quanto tali, possono adottare tecniche produttive che non possono essere impiegate da imprese di minore dimensione. Dall'altro lato, il processo di differenziazione dei beni e dei servizi rende più difficile la competizione fra un'impresa e l'altra in quanto esse non producono più beni e servizi immediatamente sostituibili fra loro. La natura delle barriere è, quindi, diversa a seconda del tipo di mercato oligopolistico. In particolare esistono barriere di tipo diverso nell'o. concentrato e nell'o. differenziato. L'o. concentrato, in cui si producono beni essenzialmente omogenei, è prevalente nei settori industriali che producono mezzi di produzione in cui si ha un elevato grado di concentrazione industriale: poche grandi imprese svolgono una funzione di leader e fissano il prezzo al quale il bene prodotto viene venduto. Le grandi imprese sono quelle tecnologicamente avanzate, accanto alle quali convivono imprese più piccole e meno efficienti. Fonte:http://www.treccani.it/enciclopedia/oligopolio_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Le teorie degli anni Cinquanta (6) Nell'o. concentrato esistono barriere tecnologiche le quali, da un lato, rendono impossibile adottare le stesse tecniche delle imprese leader da parte delle imprese più piccole e, dall'altro lato, impediscono l'entrata di nuove imprese. Nuove imprese che volessero entrare nel mercato potrebbero farlo in modo conveniente solo adottando tecniche e dimensioni delle imprese leader già esistenti. Ciò, tuttavia, determinerebbe un sensibile aumento della quantità globalmente offerta e, di conseguenza, una significativa riduzione del prezzo che renderebbe non più profittevole l'entrata nel mercato. Le nuove imprese, pertanto, si astengono dall'entrare nel mercato. Fonte:http://www.treccani.it/enciclopedia/oligopolio_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Le teorie degli anni Cinquanta (7) L'o. differenziato si caratterizza per il fatto che i beni offerti non sono omogenei. Nell'o. differenziato non esistono apprezzabili differenze tecnologiche e di scala fra imprese; grande importanza hanno tutte quelle spese e attività finalizzate a differenziare i prodotti e a conservare i propri clienti. Nei settori industriali che producono beni durevoli di consumo tende a prevalere un o. misto, una sorta di combinazione fra o. concentrato e differenziato. Le forme differenziate di o. assumono importanza crescente nelle moderne economie avanzate a causa di una progressiva differenziazione dei gusti dei consumatori e di innovazioni tecniche che rendono la produzione industriale più flessibile e più facilmente adattabile alla domanda. Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/oligopolio_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Le teorie degli anni Cinquanta (8) Nell'o. differenziato esistono innanzi tutto barriere interne che impediscono alle imprese già esistenti di conquistare significative quote di mercato a scapito l'una dell'altra. Ma esistono anche barriere esterne generate dal fatto che una nuova impresa, per entrare nel mercato, dovrebbe sostenere assai elevate spese di vendita (pubblicità, campagne promozionali, ecc.) per riuscire a sottrarre quote di mercato significative alle imprese già esistenti. Spese così elevate si scontrano però con la difficoltà di conquistare quote di mercato sufficientemente ampie da consentire il loro recupero. Per quanto riguarda la determinazione del prezzo nei mercati oligopolistici, l'analisi non è tanto rivolta alla determinazione delle usuali condizioni marginaliste di massimizzazione quanto all'analisi dei meccanismi attraverso i quali le imprese dominanti stabiliscono un prezzo che pone il mercato in uno ''stato di riposo'', cioè una situazione in cui nessuna nuova impresa è indotta a entrare e nessuna impresa già presente è indotta a uscire dal mercato. Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/oligopolio_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Le teorie degli anni Cinquanta (8) Tipicamente, un mercato in o. concentrato è caratterizzato da stati di riposo durante i quali le imprese leader più efficienti guadagnano extra-profitti mentre le imprese più piccole realizzano un saggio del profitto che esse reputano il minimo accettabile per restare in quel mercato. Il prezzo che garantisce una situazione del genere dipende da diversi fattori: a) l'estensione assoluta del mercato; b) l'elasticità della domanda; c) le tecnologie adottate dalle varie imprese; d) i prezzi dei fattori variabili e delle macchine (per dettagli sulla determinazione del prezzo in o., v. Sylos Labini 19674, pp. 62-90). P. Sylos Labini, Elementi di dinamica economica, Bari 1992. Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/oligopolio_%28Enciclopedia-Italiana%29/