Pier Cesare Rivoltella, CREMIT, UCSC Il valore dell’esperienza e l’esperienza come valore Mente-corpo-emozione in dialogo Lo schema dell’intervento: La centralità dell’esperienza nell’apprendimento e nella conoscenza La presenza dell’esperienza nella storia dell’educazione e la sua efficacia in funzione dell’apprendimento Esperienza e previsione Il ciclo dell’apprendimento e l’importanza del debriefing Pier Cesare Rivoltella, CREMIT, UCSC
Una delle tre basi dell’apprendimento (insieme a ripetizione e imitazione)
L’esperienza è connessione, articolazione, rete
Nel 1957 su “Il Giornale scolastico” dice che “il bambino racconta e scrive liberamente quel che prova; egli sente il bisogno di esprimersi, di esternare, di comunicare ai suoi amici o ai suoi corrispondenti. L’espressione libera del bambino si trova automaticamente socializzata grazie alla motivazione che offrono il giornale scolastico e la corrispondenza. Ormai il bambino non scrive più solo ciò che interessa a lui, egli scrive ciò che è suscettibile di attirare l’attenzione degli altri”. Inoltre, continua, “le classi tradizionali, basate su regole uniformi e su una tradizione scolastica, si somigliano tutte, nella disposizione dei banchi, nella presenza della cattedra, nel modo con il quale i bambini tengono i quaderni, nella pratica e nel contenuto dei compiti e delle lezioni”. “(…) Una scuola deve essere vivente, naturale continuazione della vita della famiglia, del villaggio, dell’ambiente, quindi ricerca di un metodo integrato alla vita”.
Racconta Edoardo Martinelli: “Chi non ricorda di noi allievi, con forte emozione, l’automobile d’Adele smontata completamente e rimontata solo perché qualcuno aveva espresso il desiderio di conoscerei il motore?"[13]. L’allievo di allora oggi commenta: “Lo sfondo integratore, su cui i progetti di Barbiana prendevano forma, era la realtà, gli avvenimenti letti sul giornale oppure narrati da innumerevoli visitatori che salivano a trovarci. Il complesso delle cose concrete, la cronaca di tutti i giorni, diventavano anche il luogo di costruzione del significato. Le nostre ricerche erano sempre monotematiche. Un metodo attivo, quello del saper fare, capace di formare il pensiero autonomo e che ci consentiva di studiare anche da soli o a piccoli gruppi. Imparando e insegnando. ‘Sempre, ci diceva, tutta la vita’ "[14]. E continua la testimonianza: “Per don Lorenzo il luogo dove Dio parla è la realtà, la storia con la “s” minuscola. (…) Lorenzo esprimeva forte un’utopia profonda: il desiderio di trasformare il mondo a quei tempi egemonizzato da modelli autoritari, religiosi e politici. La Storia con la “S” maiuscola che fagocita le storie individuali"[15]. Termina con lui la scuola nozionistica e trasmissiva. L’allievo non è più un passivo recettore di stimoli esterni, ma attivo selettore dell’esperienza"[16] Martinelli E., Pedagogia dell’aderenza, Vicchio di Mugello, 2002, Polaris, p. 15. Edoardo Martinelli giunse a Barbiana nel 1964 e, dopo alcune visite saltuarie, decise di rimanere nella comunità, attratto dal maestro. Frequenterà la scuola nel periodo più fecondo