Misurare l’intelligenza Marco Giannini
La misura globale dell'efficienza mentale La nascita della misura dell'intelligenza è legata al nome dello psicologo francese Alfred Binet che, nel 1905, insieme a Théodore Simon pubblicò una prima versione della scala d'intelligenza: la Échelle métrique de l'intelligence (cfr. Binet e Simon, 1905, 1906, 1908, 1911, 1931).
La psicologia scientifica Era l'inizio del secolo e la psicologia scientifica stava movendo i primi passi. I nomi di Wilhelm Wundt (1832-1920), James McKeen Cattell(1860-1944), Francis Galton (1822-1911) sono associati ai primi tentativi di misurare le differenze individuali sulla scia delle teorie darwiniane.
Erano anni in cui si assisteva ad un rapido cambiamento socio-culturale, un'epoca in cui era forte il bisogno di diffondere l'informazione e allo stesso tempo di valutare, a scopo di selezione, le prestazioni di popolazioni impreparate allo sconvolgimento prodotto dall'industrializzazione.
Binet e Simon Binet e Simon ebbero il merito, sulla spinta di una domanda sociale relativa alla diagnosi del ritardo mentale, di intuire che alcuni item, che discriminavano fra bambini normali e ritardati, potevano essere considerati caratteristici di una data età in cui lo sviluppo avveniva normalmente.
Il QI Era nato il concetto di quoziente intellettivo, formalizzato dallo psicologo tedesco William Louis Stern come rapporto tra età mentale ed età cronologica, che ebbe un successo immediato. L'adattamento statunitense della scala (Terman, 1916), più volte rivista (Terman e Merrill, 1937, 1960, 1972; Thorndike, Hagen e Sattler, 1986a, 1986b), è tutt'ora in uso mentre la scala metrica di Binet-Simon, la cui seconda versione risale al 1908, ha visto la revisione nel 1966 come Nouvelle échelle métrique de l'intelligence o NEMI (Zazzo, Gilly e Verba Rad, 1966).
Il QI di deviazione Da rilevare che il quoziente intellettivo, calcolato come rapporto tra età mentale ed età cronologica, venne sostituito dal quoziente intellettivo riferito alla deviazione standard, o Q.I. di deviazione, solo nel 1960, nella scala Terman-Merrill (forma L-M) (Terman e Merril, 1960).
Test collettivi Al nome di Otis, allievo di Terman, è invece legata la storia dei test di intelligenza collettivi e l'uso dei quesiti a scelta multipla. Otis, che fece parte del gruppo di psicologi che idearono i noti test Army Alpha e Army Beta utilizzati durante la prima guerra mondiale, costruì gli Otis Self Administering Test of Mental Ability (Otis e Barrows, 1922) tutt'ora usati in versioni rivedute per applicazioni in campo scolastico. Lo scopo di Otis, come quello di Binet e Simon, era quello di misurare l'abilità generale del soggetto attraverso un insieme di compiti.
Reattivi di disegno Altri psicologi seguirono un approccio diverso, focalizzando i propri studi su unico indicatore di abilità generale, come ad esempio il disegno infantile (Fay, 1923, 1934; Goodenough, 1926).
David Wechsler Spettò a David Wechsler il merito di aver creato uno strumento rivolto specificatamente al singolo adulto, la Scala Wechsler-Bellevue (Wechsler, 1939, 1955, 1981, 1997), e di aver sintetizzato nel proprio costrutto di intelligenza i lavori dei fattorialisti che parallelamente avevano dato vita alle teorie psicometriche dell'intelligenza.
Teorie psicometriche dell'intelligenza Negli stessi anni in cui in Francia dominava l'approccio evolutivo, lo psicologo inglese Charles Spearman aveva pubblicato un articolo nel quale, utilizzando procedimenti matematici, postulava l'esistenza di un fattore generale di intelligenza, il fattore "g", ed indicava come era possibile misurarlo (Spearman, 1904).
AFE Si trattava del primo metodo di analisi fattoriale e l'inizio di uno scontro, che avrebbe contrapposto per decenni ricercatori inglesi e americani sulla unidimensionalità o multidimensionalità dell'intelligenza. L'americano Thurstone, con le sue abilità primarie, fu il principale antagonista di Spearman, dimostrando più volte che con il metodo dell'analisi fattoriale si giungeva ad un modello multidimensionale.(cfr. ad es. Thurstone 1931).
La polemica non si è esaurita ed è proseguita con la contrapposizione tra Eysenck e Guilford (che nel 1982 ha individuato ben 150 fattori) fino a quando non è stato evidente che gli stessi dati potevano essere utilizzati in modo diverso (scelta dei test, campionamento, analisi statistiche).
Teorie gerarchiche A partire dagli anni '60 hanno cominciato ad affermarsi due teorie: la teoria gerarchica di Vernon (1961) e la teoria di Cattell e Horn (cfr. ad es. Cattell e Horn, 1978). La teoria gerarchica postula un fattore generale articolato in abilità specifiche e tale modello ha ottenuto un largo consenso, perché riconcilia il fattore generale g dei primi studi di Spearman con l'approccio multifattoriale.
Intelligenza Fluida e Cristallizzata A Cattell va invece il merito di aver introdotto i concetti di intelligenza fluida (comprensione di relazione fra stimoli non verbali) e di intelligenza cristallizzata (connessa con l'apprendimento scolastico e culturale).
I ricercatori, nonostante una certa convergenza di idee, sono tuttavia ancora lontani dall'accordo. Più recentemente Sternberg (1985) ha proposto una struttura a tre fattori, Analitica Creativa e Pratica mentre Gardner (1987, 1995), le Intelligenze multiple 7+1. Permane comunque una tendenza a ricercare un quadro generale e coerente che possa unificare i differenti modelli come è evidente nell'opera recente di John Carroll (Carroll, 1993).
Il modello di Carroll Nel 1993 John Carroll pubblica Human Cognitive Abilities (Carroll, 1993), una voluminosa opera in cui presenta un quadro coerente dell'intelligenza, a partire dalle ricerche dei primi fattorialisti. In questo lavoro Carroll, attraverso l'analisi fattoriale, schematizza le abilità cognitive organizzandole in un ordine gerarchico, composto da tre strati sui quali agirebbe, in maniera differenziata, il patrimonio genetico: i Fattori Specifici, i Fattori di Gruppo, il Fattore Generale.
Verso l’intelligenza non cognitiva….