Teacher In-Service Training for Roma Inclusion Comenius Project 134018-LLP-1-2007-1-CY-COMENIUS-CMP Il progetto INSETRom a Torino: risultati e riflessioni.

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Teacher In-Service Training for Roma Inclusion Comenius Project LLP CY-COMENIUS-CMP Il progetto INSETRom a Torino: risultati e riflessioni Francesca Gobbo, Università di Torino

Il Progetto Europeo INSETRom si è rivolto agli insegnanti nelle cui classi, ormai multiculturali, sono iscritti/e alunni/e rom e sinti/e. L’obiettivo era elaborare e proporre alle/agli insegnanti una iniziativa che avesse un impatto positivo sul percorso di apprendimento di alunni/e rom e sinti/e, sulla partecipazione ancora limitata delle loro famiglie alla vita scolastica, ed inoltre interagisse con l’esperienza e le competenze pedagogiche delle/degli insegnanti.

Il Rapporto MIUR presentato al convegno OSCE a Varsavia (ottobre 2009) indica che nell’anno scolastico sono stati 12,838 gli alunni rom e sinti iscritti nei diversi gradi scolastici, che rappresentano lo 0.14% del totale della popolazione scolastica di loro sono iscritti alla scuola dell’infanzia, 7005 alla scuola primaria, 3467 alla scuola secondaria inferiore e 195 alla scuola secondaria superiore. In Piemonte gli iscritti alla scuola dell’infanzia sono 204, alla scuola primaria 668, 358 alla scuola secondaria inferiore e 5 alla scuola secondaria superiore.

Frequenza e percorsi di apprendimento di alunni/e rom e sinti/e sono ancora insoddisfacenti e considerati con preoccupazione nei documenti europei. Sono interpretati come risultato di: discriminazione e/o marginalità sociale, svantaggio socio-culturale, differenza culturale

Tuttavia, recenti ricerche antropologiche, antropologico-educative e storiche hanno sottolineato La diversità di approccio alla scolarizzazione nei gruppi rom e sinti, L’eterogeneità delle situazioni di vita e di cultura dei diversi gruppi rom e sinti, La discontinuità tra modello educativo rom e modello educativo scolastico, Il mancato riconoscimento dei modelli educativi rom.

INSETRom è stato un percorso di formazione per le/gli insegnanti in servizio che intendeva valorizzare tali indicazioni e intervenire nella scuola, consapevoli dell’importanza, spesso determinante, dell’ambiente scolastico. Nella prospettiva di INSETRom, quest’ultimo è teorizzato come “ambiente culturale” e organizzativo, caratterizzato da regole, linguaggi ed aspettative specifiche ma non sempre condivise da coloro che hanno un orientamento culturale in parte differente.

E’ sembrato prioritario individuare quali conoscenze e competenze le insegnanti già possedessero, e quali ritenessero urgente apprendere attraverso il corso di formazione. Ma volevamo anche capire che cosa le famiglie si aspettassero dalle scuole, e come i loro figli vivessero l’esperienza scolastica. A tal fine abbiamo condotto interviste qualitative con le insegnanti, le famiglie e bambini/e rom e sinti/e.

INSETRom in Italia è stato realizzato in due aree socio-culturali diverse (Torino e Firenze) perché consapevoli dell’incidenza delle politiche locali (per esempio attraverso progetti educativi elaborati da scuole e amministrazioni locali, e spesso realizzati con la collaborazione delle organizzazioni del terzo settore e del volontariato). Ciò ha suggerito di condurre l’indagine iniziale e il successivo percorso di formazione in parallelo, tenendo conto della specificità territoriale.

Il doppio approccio sul territorio teneva conto del lavoro di ricercatori di storia, antropologia culturale e di antropologia dell'educazione svolto sia tra le minoranze rom e sinte sia nelle classi multiculturali, come pure degli interventi interculturali intesi a valorizzare le lingue materne e il confronto con progetti e stili di vita diversi, e realizzati in scuole e regioni differenti.

A Torino, le 15 insegnanti intervistate (13 delle quali con una lunga carriera lavorativa alle spalle, spesso trascorsa tra gli alunni rom) dicevano di sentirsi poco preparate per insegnare con risultati soddisfacenti a questi alunni, o per presentare aspetti della loro storia e dei loro stili di vita. In realtà, questa “poca preparazione” dichiarata dalle insegnanti sembrava legata a percorsi di approfondimento personali (letture di libri e articoli) che miravano a capire la storia e le culture rom e sinte. Ma come saranno state presentate tali culture nei libri e nelle riviste pedagogiche o sociologiche? Caratterizzate da una radicale diversità culturale? Da una diversità culturale che non favorisce la scolarizzazione? Da una storia dei rom e sinti distinta da quella degli stati- nazione di cui i rom sono cittadini, o in cui sono migrati?

Le 7 famiglie rom intervistate (2 delle quali romene) hanno spiegato che non partecipavano attivamente alla vita della scuola, non ritenendo di essere possibili interlocutori delle insegnanti. Tuttavia esprimevano chiaramente il desiderio che i loro figli fossero trattati a scuola non diversamente dagli altri alunni, per esempio assegnando loro i compiti a casa, e affermavano di considerare la scolarizzazione importante per il loro futuro, pur sapendo che la saltuaria frequenza scolastica rappresenta un problema per le insegnanti.

I 13 bambini intervistati (di cui 5 rom romeni) mostravano di distinguere tra i diversi insegnanti e compagni, rilevando i pregiudizi e i comportamenti offensivi di alcuni e sottolineando quelli positivi, amichevoli e rassicuranti di altri, con cui erano diventati amici. I bambini rom romeni, nonostante la precarietà della loro condizione, esprimevano interesse per l’esperienza di apprendimento, e fiducia nelle insegnanti, anche se rilevavano di non svolgere le medesime attività dei loro compagni e sapevano che di loro molti avevano un’immagine negativa.

Il corso di formazione INSETRom è stato articolato su un numero di moduli (per un totale di 8) così che le/gli insegnanti avessero l’opportunità di: conoscere i risultati delle ricerche sulle culture e la storia rom, riflettere sui processi culturali e di inculturazione, riflettere sui risultati delle ricerche e su quelli costruire iniziative rivolte alle difficoltà in classe (sia di alunni/e sia delle/degli insegnanti) costruire e sperimentare in classe alcune “buone pratiche”

MODULI 1.Il concetto di cultura e il processo di inculturazione 2.Stereotipi e pregiudizi 3.Storia dei rom 4.Cultura/culture rom 5.Cultura/culture della scuola 6.Pedagogia ed educazione interculturale 7.Metodologia della gestione della classe 8.Relazione genitori-insegnanti

I/le partecipanti erano invitati/e a: 1.A considerare e discutere se, e come, l’organizzazione e la cultura della scuola potesse rappresentare un ostacolo per l’apprendimento dei bambini rom. 2.A vedersi come soggetti e agenti storicamente e culturalmente situati. 3.A riflettere e discutere le narrazioni sul passato interconnesso tra rom e non rom, 4.A riflettere sulla cultura come la dimensione umana condivisa.

La finalità di INSETRom è stata di 1.produrre un impatto sulla pedagogia delle insegnanti, 2.influenzare positivamente l’esperienza di apprendimento di rom e non rom, 3.incoraggiare il coinvolgimento delle famiglie rom nelle questioni di studio

Il corso è durato 32 ore, e 20, dei 30 insegnanti iscritti, hanno frequentato tutti i moduli tra ottobre-dicembre 2008 e gennaio-marzo incontro durante il corso per valutare la prima parte dei moduli e discutere come mettere in pratica ciò che le/gli insegnanti avevano appreso.

16 insegnanti e 8 scuole primarie e secondarie di primo grado hanno sviluppato una sperimentazione nelle loro classi; 12 attività sperimentali sono state sviluppate tra marzo e giugno 2009; è stato costruito un sito web ( in cui inserire i risultati della sperimentazione.

Vari sono stati i modi di insegnare durante INSETRom: per esempio Lezione frontale, presentazione in power point, lavoro di gruppo, giochi sperimentali, giochi di ruolo, giochi educativi, gruppi o gruppi di discussione, drammatizzazione.

E’ stato determinante che le insegnanti mettessero alla prova quel che avevano ascoltato durante il corso INSETRom attraverso le sperimentazioni nelle loro classi, così da poter verificare se, e fino a che punto, le prospettive teoriche e i risultati di ricerca presentati e discussi negli incontri avessero favorito trasformazioni nelle relazioni educative e nell’apprendimento