Legge 10 dicembre 2014 n. 183 Gazzetta Ufficiale 15/12/2014 n. 290

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Legge 10 dicembre 2014 n. 183 Gazzetta Ufficiale 15/12/2014 n. 290 JOBS ACT Legge 10 dicembre 2014 n. 183 Gazzetta Ufficiale 15/12/2014 n. 290 a cura del dott. CANTISANO GIUSEPPE Direttore della Direzione Territoriale del lavoro di Napoli e ad interim della Direzione Territoriale del lavoro di Cosenza

LA RIFORMA DEL LAVORO CHE NON LASCIA INDIETRO NESSUNO JOBS ACT LA RIFORMA DEL LAVORO CHE NON LASCIA INDIETRO NESSUNO

JOBS ACT AGGIORNA IL DIRITTO DEL LAVORO SECONDO DUE ASSI STRATEGICI DIRITTI E TUTELE UGUALI PER TUTTI L’ATTIVITA’ DI IMPRESA AVVIENE IN UN SISTEMA DI REGOLE CERTE CHI INVESTE PUO’ PUNTARE SU PRODUTTIVITA’ E MOBILITA’ SENZA SCARICARE I COSTI SOCIALI SUI LAVORATORI

STOP ALLA PRECARIETA’ scomparirà il caso italiano dei contratti a progetto (cocopro) ed i veri contratti di collaborazione saranno dettati dalle esigenze dei lavoratori (studenti o pensionati ) o dalla natura di specifica attività professionale

MENO TASSE PER LE ASSUNZIONI STABILI Il contratto a tempo indeterminato diventa il primo strumento di assunzione (come da normativa europea) Sono previsti sgravi contributivi per le imprese e per i lavoratori.

SUSSIDIO DI DISOCCUPAZIONE UGUALE PER TUTTI Saranno tutelati tutti i lavoratori dipendenti soggetti a licenziamento o mancato rinnovo contrattuale, con una garanzia proporzionale alla loro anzianità contributiva. 1 miliardo e mezzo di risorse aggiuntive in più per gli ammortizzatori sociali già a partire dal 2015.

MATERNITÀ PER TUTTE LE LAVORATRICI Il congedo di maternità sarà garantito a tutte le lavoratrici, a prescindere dal tipo di contratto.

NUOVA AGENZIA NAZIONALE PER L’OCCUPAZIONE Lo Stato si occuperà di accogliere e inquadrare le persone in cerca di impiego. Le agenzie private o no-profit potranno aiutare i lavoratori a trovare un impiego e riceverne in cambio una remunerazione, a condizione che l’assunzione del lavoratore sia stabile.

SALARIO MINIMO GARANTITO Un salario minimo valido per tutti e aggiornato periodicamente da una commissione indipendente.

MENO DISCREZIONALITÀ DEI GIUDICI, MAGGIORE CERTEZZA Nuova disciplina per i licenziamenti di natura economica con compensazioni monetarie certe e crescenti in proporzione all’anzianità aziendale del lavoratore.

DELEGA LAVORO I CONTENUTI IN SINTESI

La delega delinea un nuovo sistema di promozione e tutela del lavoro LA STESSA INCIDE: sulle politiche attive e passive; sulla disciplina dei rapporti di lavoro; sulla conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro.

QUANTO ALLE POLITICHE ATTIVE promozione dell’occupazione, ausilio e tutela del soggetto in cerca di lavoro la razionalizzazione degli incentivi all’occupazione e degli incentivi per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità; il potenziamento del sistema che presidia l’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro, attraverso la costituzione dell’Agenzia nazionale dell’occupazione; il massimo impiego delle potenzialità offerte dai sistemi informativi; la valorizzazione delle sinergie tra i servizi pubblici e privati, il terzo settore e gli istituti di istruzione secondaria, professionale e universitaria;   l’attivazione del soggetto in cerca di occupazione, anche mediante percorsi di ricerca dell’occupazione «personalizzati».

QUANTO ALLE POLITICHE PASSIVE gli strumenti di tutela nel corso del rapporto di lavoro l’ampliamento del novero dei lavoratori e delle imprese beneficiari degli strumenti di tutela del reddito e del compendio aziendale nel caso di crisi transitorie e superabili, controbilanciato dalla promozione di un uso di tali strumenti : limitato ai casi in cui l’impresa ha esaurito le possibilità di fronteggiare il calo dell’attività con corrispondente riduzione dell’impiego dei lavoratori; proporzionato alle effettive esigenze di utilizzo e finanziato dalle imprese che vi fanno ricorso anche in proporzione all’effettivo utilizzo.

QUANTO ALLE POLITICHE PASSIVE strumenti di tutela in caso di disoccupazione involontaria l’ampliamento dei lavoratori beneficiari dell’ASpI, con l’obiettivo di includere, fino al loro superamento, anche i rapporti di collaborazione e di commisurare l’entità e la durata della tutela alla storia contributiva del lavoratore; la possibile introduzione, per il tempo successivo al godimento dell’ASpI, di uno strumento di tutela del reddito per i lavoratori in condizioni di particolare difficoltà, condizionato alla partecipazione alle iniziative di attivazione proposte dai servizi competenti.

QUANTO ALLE POLITICHE PASSIVE con riguardo ad entrambi gli strumenti di tutela il coinvolgimento del soggetto beneficiario degli strumenti di tutela nella ricerca attiva di una nuova occupazione e in attività a beneficio delle comunità locali.

QUANTO AI RAPPORTI DI LAVORO la razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva, eventualmente anche attraverso la costituzione di un’Agenzia unica per le ispezioni del lavoro che integri in un’unica struttura i servizi ispettivi del Ministero del lavoro dell’INPS e dell’INAIL ed operi in coordinamento con le ASL e l’ARPA; la promozione del contratto a tempo indeterminato come forma comune di contratto di lavoro, con riduzione degli oneri diretti ed indiretti e l’introduzione, per le nuove assunzioni, di un contratto a tempo indeterminato «a tutele crescenti», mantenendo la reintegrazione nel posto di lavoro per i licenziamenti discriminatori e nulli e per specifiche ipotesi di licenziamento disciplinare ingiustificato ed escludendola per i licenziamenti economici, per i quali si prevede un indennizzo economico certo, parametrato all’anzianità di servizio del lavoratore;

CONTINUA - QUANTO AI RAPPORTI DI LAVORO la ricognizione, il riordino e la razionalizzazione della disciplina sostanziale dei diversi tipi di rapporti di lavoro; la riduzione e la semplificazione degli oneri di gestione del rapporto di lavoro; la revisione della disciplina delle mansioni, consentendo modifiche dell’inquadramento del lavoratore per garantirne il proficuo impiego nel caso di oggettivo mutamento delle esigenze aziendali; la revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro, garantendo la dignità e la riservatezza del lavoratore; la sperimentazione del compenso orario minimo garantito nei rapporti di lavoro subordinato e, fino al loro superamento, anche per i rapporti di collaborazione; l’estensione dell’ambito di utilizzabilità delle prestazioni di lavoro accessorio.

QUANTO ALLA CONCILIAZIONE DELLE ESIGENZE DI VITA E DI LAVORO una graduale estensione dell’indennità di maternità a tutte le lavoratrici, a prescindere dall’effettivo versamento della contribuzione; agevolazioni fiscali per favorire l’occupazione delle lavoratrici in condizioni economiche difficili e con figli non autosufficienti; l’incentivazione di accordi collettivi di flessibilizzazione dell’orario di lavoro volti a favorire le esigenze di cura dei figli minori e delle persone non autosufficienti; la possibilità dei lavoratori di cedere parte delle ferie e dei riposi ai colleghi per assistere i figli in gravi condizioni di salute; la valorizzazione dei servizi per l’infanzia forniti dalle aziende, i fondi o gli enti bilaterali; l’introduzione di congedi per le donne inserite in percorsi di protezione contro la violenza di genere.

Decreto legislativo contenente disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge n. 183 del 2014.

Contratto a tutele crescenti Si applica ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato dopo l’entrata in vigore del decreto, per i quali stabilisce una nuova disciplina dei licenziamenti individuali e collettivi (per i lavoratori assunti prima dell’entrata in vigore del decreto restano valide le norme precedenti). Per i licenziamenti discriminatori e nulli intimati in forma orale resta la reintegrazione nel posto di lavoro così come previsto per tutti i lavoratori. Per i licenziamenti disciplinari la reintegrazione resta solo per quella in cui sia accertata “l’insussistenza del fatto materiale contestato”.

Negli altri casi in cui si accerti che non ricorrano gli estremi del licenziamento per giusta causa o giustificato motivo, ovvero i cosiddetti “licenziamenti ingiustificati”, viene introdotta una tutela risarcitoria certa, commisurata all'anzianità di servizio e, quindi, sottratta alla discrezionalità del giudice. La regola applicabile ai nuovi licenziamenti è quella del risarcimento in misura pari a due mensilità per ogni anno di anzianità di servizio, con un minimo di 4 ed un massimo di 24 mesi. Per evitare di andare in giudizio si potrà fare ricorso alla nuova conciliazione facoltativa incentivata. In questo caso il datore di lavoro offre una somma esente da imposizione fiscale e contributiva pari ad un mese per ogni anno di servizio, non inferiore a due e sino ad un massimo di diciotto mensilità. Con l’accettazione il lavoratore rinuncia alla causa.

Licenziamenti collettivi Per i licenziamenti collettivi il decreto stabilisce che, in caso di violazione delle procedure (art. 4, comma 12, legge 223/1991) o dei criteri di scelta (art. 5, comma 1), si applica sempre il regime dell’indennizzo monetario che vale per gli individuali (da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mensilità). In caso di licenziamento collettivo intimato senza l’osservanza della forma scritta la sanzione resta quella della reintegrazione, così come previsto per i licenziamenti individuali.

Piccole imprese Per le piccole imprese la reintegra resta solo per i casi di licenziamenti nulli e discriminatori e intimati in forma orale. Negli altri casi di licenziamenti ingiustificati è prevista un’indennità crescente di una mensilità per anno di servizio con un minimo di 2 e un massimo di 6 mensilità.

Sindacati e partiti politici La nuova disciplina si applica anche ai sindacati ed ai partiti politici.

Decreto legislativo che contiene disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di occupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati, a norma dell’articolo 1, comma 2, lettera b), della legge n. 183 del 2014

NASPI Il decreto introduce la Naspi, nuova assicurazione sociale per l’impiego. Vale per gli eventi di disoccupazione che si verificano a decorrere dal 1° maggio 2015 e per tutti i lavoratori dipendenti che abbiano perso l’impiego e che hanno cumulato almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni di lavoro ed almeno 18 giornate effettive di lavoro negli ultimi 12 mesi. La base retributiva della Naspi sono gli ultimi 4 anni di impiego (anche non continuativo) rapportati alle settimane contributive e moltiplicati per il coefficiente 4.33.

La durata della prestazione è pari ad un numero di settimane corrispondente alla metà delle settimane contributive degli ultimi 4 anni di lavoro. L’ammontare dell’indennità è commisurato alla retribuzione e non può eccedere i 1.300 euro. Dopo i primi 4 mesi di pagamento, la Naspi viene ridotta del 3% al mese e la durata prevista è di un numero di settimane pari alla metà di quelle contributive degli ultimi 4 anni di lavoro. L’erogazione della Naspi è condizionata alla partecipazione del disoccupato ad iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale.

ASDI Viene introdotto in via sperimentale, per l’anno 2015, l’Asdi, assegno di disoccupazione che verrà riconosciuto a chi, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego e si trovi in condizioni di particolare necessità. La durata dell’assegno, che sarà pari al 75% dell’indennità Naspi, è di 6 mesi e verrà erogato fino ad esaurimento dei 300 milioni del fondo specificamente costituito.

Dis-Col Per i co.co.co (iscritti alla Gestione separata INPS) che perdono il lavoro c’è l’indennità di disoccupazione Dis-Col (Disoccupazione per i collaboratori). Presuppone tre mesi di contribuzione nel periodo che va dal primo gennaio dell’anno precedente l’evento di disoccupazione alla data del predetto evento. Il suo importo e’ rapportato al reddito e diminuisce del 3% a partire dal quarto mese di erogazione. La durata della prestazione è pari alla metà delle mensilità contributive versate e non può eccedere i 6 mesi. Anche questa indennità è condizionata alla partecipazione ad iniziative di politiche attive.

Decreto legislativo che contiene il testo organico semplificato delle tipologie contrattuali e la revisione della disciplina delle mansioni.

Riordino delle tipologie contrattuali Contratti di collaborazione a progetto (Co. Co. Pro.) A partire dall’entrata in vigore del decreto non potranno essere attivati nuovi contratti di collaborazione a progetto (quelli già in essere potranno proseguire fino alla loro scadenza). Comunque, a partire dal 1° gennaio 2016 ai rapporti di collaborazione personali con contenuto ripetitivo ed etero-organizzati dal datore di lavoro saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Restano salve le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni.

Riordino delle tipologie contrattuali VENGONO SUPERATI: i contratti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro ; il job sharing.

Riordino delle tipologie contrattuali VENGONO CONFERMATE LE SEGUENTI TIPOLOGIE: Contratto a tempo determinato cui non sono apportate modifiche sostanziali; Contratto di somministrazione. Per il contratto di somministrazione a tempo indeterminato (staff leasing) si prevede un’estensione del campo di applicazione, eliminando le causali e fissando al contempo un limite percentuale all’utilizzo calcolato sul totale dei dipendenti a tempo indeterminato dell’impresa che vi fa ricorso (10%). Contratto a chiamata. Viene confermata anche l’attuale modalità tecnologica, sms, di tracciabilità dell’attivazione del contratto.

Riordino delle tipologie contrattuali Lavoro accessorio (voucher). Verrà elevato il tetto dell’importo per il lavoratore fino a 7.000 euro, restando comunque nei limiti della no-tax area, e verrà introdotta la tracciabilità con tecnologia sms come per il lavoro a chiamata; Apprendistato. Si punta a semplificare l’apprendistato di primo livello (per il diploma e la qualifica professionale) e di terzo livello (alta formazione e ricerca) riducendone anche i costi per le imprese che vi fanno ricorso, nell’ottica di favorirne l’utilizzo in coerenza con le norme sull’alternanza scuola-lavoro.

Riordino delle tipologie contrattuali Part-time. Vengono definiti i limiti e le modalità con cui, in assenza di previsioni al proposito del contratto collettivo, il datore di lavoro può chiedere al lavoratore lo svolgimento di lavoro supplementare e le parti possono pattuire clausole elastiche (le clausole che consentono lo spostamento della collocazione dell’orario di lavoro) o flessibili (le clausole che consentono la variazione in aumento dell’orario di lavoro nel part- time verticale o misto). Viene inoltre prevista la possibilità, per il lavoratore, di richiedere il passaggio al part-time in caso di necessità di cura connesse a malattie gravi o in alternativa alla fruizione del congedo parentale.

Riordino delle tipologie contrattuali MANSIONI. In presenza di processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale e negli altri casi individuati dai contratti collettivi l’impresa potrà modificare le mansioni di un lavoratore fino ad un livello, senza modificare il suo trattamento economico (salvo trattamenti accessori legati alla specifica modalità di svolgimento del lavoro). Viene altresì prevista la possibilità di accordi individuali, “in sede protetta”, tra datore di lavoro e lavoratore che possano prevedere la modifica anche del livello di inquadramento e della retribuzione al fine della conservazione dell’occupazione, dell’acquisizione di una diversa professionalità o del miglioramento delle condizioni di vita.

Decreto legislativo contenente disposizioni in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, a norma dell’articolo 1, commi 8 e 9 della legge n. 183 del 2014

Conciliazione dei tempi di vita e di lavoro Si tratta di un provvedimento che interviene, prevalentemente, sul testo unico a tutela della maternità (n. 151/2001) e reca misure volte a sostenere le cure parentali, a tutelare la maternità delle lavoratrici intervenendo, in alcuni casi, anche in settori che già erano stati oggetto di intervento da parte della Corte Costituzionale e non ancora recepiti in norma.

Congedo obbligatorio di maternità Il decreto interviene, innanzitutto, sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro o di ricovero del neonato. Nel primo caso, infatti, i giorni di astensione obbligatoria non goduti prima del parto sono aggiunti al periodo di congedo di maternità post partum anche quando la somma dei due periodi superi il limite complessivo dei 5 mesi; nel secondo caso si prevede la possibilità di usufruire di una sospensione del congedo di maternità, a fronte di idonea certificazione medica che attesti il buono stato di salute della madre. Entrambe le soluzioni sono dirette a favorire il rapporto madre-figlio senza rinunciare alle tutele della salute della madre.

Il decreto prevede un'estensione massima dell'arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito (30%) viene portato dai 3 anni di età del bambino a 6 anni; quello non retribuito dai 6 anni di vita del bambino ai 12 anni. Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento, per i quali la possibilità di fruire del congedo parentale inizia a decorrere dall'ingresso del minore in famiglia. In ogni caso, resta invariata la durata complessiva del congedo.

Congedo di paternità In materia di congedi di paternità, viene estesa a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo per i lavoratori dipendenti come attualmente previsto, la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti. Sono inoltre state introdotte norme volte a tutelare la genitorialità in caso di adozioni e affidamenti prevedendo estensioni di tutele già previste per i genitori naturali.

Disposizioni in materia di telelavoro e di donne vittime di violenza di genere La norma sul telelavoro prevede benefici per i datori di lavoro privato che vi facciano ricorso per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti. In particolare, per il riconoscimento dei benefici si esclude dal computo dei limiti numerici previsti dalle leggi e dai contratti i telelavoratori che rientrino nella fattispecie individuata dal decreto. La seconda norma introduce il congedo per le donne vittime di violenza di genere ed inserite in percorsi di protezione debitamente certificati e, quindi, si prevede la possibilità per queste lavoratrici dipendenti di imprese private di astenersi dal lavoro, per un massimo di tre mesi, per motivi legati a tali percorsi, garantendo l'intera retribuzione, la maturazione delle ferie e degli altri istituti connessi. Viene introdotto il diritto di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale a richiesta della lavoratrice. Le collaboratrici a progetto hanno diritto alla sospensione del rapporto contrattuale per analoghi motivi sempre per un massimo di tre mesi.

ARRIVEDERCI AL PROSSIMO INCONTRO Le considerazioni appena espresse sono frutto esclusivo del libero pensiero dell’autore e, ai sensi della circolare 18 marzo 2004, non impegnano in alcun modo l’Amministrazione di appartenenza.