Soggetto trascendentale incondizionato, Il principio da cui deriva la filosofia di Kant, la condizione delle condizioni è secondo Fichte il Soggetto trascendentale incondizionato, unica soluzione logica possibile al problema del noumeno e dell'io penso Questo principio garantisce ciò che si richiede ad ogni filosofia, cioè che essa sia sistema, ovvero appunto deducibile da un principio unico Come dunque si articola questo principio?
Il principio si esprime così: Io = Io Che si legge in questa maniera: “l'Io pone se stesso” Da questo si deduce analiticamente il secondo, che si esprime così: Io = non Io Che si legge in questa maniera: “l'Io oppone a sé un non Io” Da cui si deduce analiticamente il terzo, che si esprime e si legge così: L'Io oppone nell'Io, ad un io divisibile un non io altrettanto divisibile
Spiegazione del primo principio: Già i razionalisti (Leibniz), avevano cercato il principio logico assoluto muovendo dal quale si deduce l'intera realtà. Per essi era il principio di identità: A = A (cioè ogni cosa è se stessa) Tuttavia questo principio non è assoluto, perché sottosta ad una condizione: che A, appunto, esista. Ora chi o che cosa fa in modo che A esista? Per la ricerca trascendentale solo l'io. In altre parole, ogni cosa (A) esiste se è posta da un soggetto (l'Io) altrimenti non esisterebbe. Quindi A = A è vero a condizione che Io = Io. Ma non basta intenderlo come semplice identità (l'Io è se stesso), perché esso è un'attività che consiste appunto nel far essere se stesso
Spiegazione del secondo principio: Un soggetto (l'Io) è veramente tale in quanto pone ciò che è altro da sé, cioè l'oggetto (il non Io) Del resto questa è appunto l'essenza dell'oggetto, quella di opporsi al soggetto (dal latino ob – jectum, gettato contro ) In altre parole l'io, per porre (= far essere) se stesso, deve opporre a sé ciò che è altro da sé, ossia l'oggetto. Quindi il secondo principio è implicito nel primo
Spiegazione del terzo principio: Un Io assoluto, contrapposto ad un non Io altrettanto assoluto, avrebbe come esito il nulla. Perciò i due opposti, per coincidere, devono essere limitati. Questo è il significato di “divisibile” ed è perciò che nella terza proposizione è espresso con il minuscolo. A questo punto, si possono intendere la Critica della Ragion Pura, ovvero un io limitato che si sforza di conoscere oggetti limitati, e la Critica della Ragion Pratica, ovvero un io limitato che in un mondo di oggetti limitati si sforza di raggiungere l'incondizionato. Fichte li chiama rispettivamente io teoretico ed io pratico