Il fiore dell’oblio Che c’entra la chimica? A cura di Silvio Scortegagna
“Nel vino che essi bevevano gettò rapida un farmaco che fuga il dolore e l’ira, il ricordo di tutti i mali. Chi l’ingoiava, una volta mischiato nel cratere, non avrebbe quel giorno versato lacrime dalle guance, neanche se gli fossero morti padre e madre, neppure se davanti ai suoi occhi il fratello o il figlio col bronzo avessero ucciso. Tali efficaci rimedi possedeva la figlia di Zeus, benigni, che a lei Polidamna diede, la sposa di Tone, l’Egizia. (…)” Omero, Odissea, IV: 220-229.
Probabilmente, il farmaco (pharmakón) somministrato da Elena a Menelao e Telemaco per sedare il dolore causato dal ricordo di Ulisse altro non era che oppio, un latice estratto da un papavero coltivato già dagli Egizi nel 1500 a.C. Erodoto (Storie) lo chiama nepenthés (ne privativo + pénthos = pena).
Il genere Papaver comprende parecchie decine di specie, diffuse soprattutto nelle regioni temperate e subtropicali. Soprattutto su due di queste specie concentreremo l’attenzione: Il papavero comune dei campi (Papaver rhoeas) Il papavero da oppio (Papaver somniferum)
Il papavero comune, o dei campi, o rosolaccio (Papaver rhoeas), è la specie più comune in Italia. Cresce nei coltivi ed è talvolta utilizzato nella medicina popolare come blando sonnifero e sedativo (soprattutto pediatrico), mentre i germogli sono consumati come verdura.
I fiori sono piuttosto ricchi di alcaloidi (0,11-0,12%), tra cui readina, allocriptopina, berberina, coptisina, isoreadina, papaverina, protopina, roemerina, sinactina ecc. Sono tutti ad azione psicotropa piuttosto blanda. Sono praticamente assenti gli alcaloidi di tipo morfinico. papaverina
Il papavero comune cresce spontaneamente nei campi di cereali vernini (frumento e orzo). Frumento e papaveri sono piante adattate allo stesso ambiente con siccità estiva, entrambe a ciclo annuale e originarie delle stesse regioni del Mediterraneo e dell’Asia centrale.
I papaveri sono naturalmente associati a Demetra, dea delle messi. Secondo Ovidio, Persefone, la bellissima figlia di Demetra, quando fu rapita da Ade stava raccogliendo papaveri. Essi assumono quindi il doppio significato di fiori della morte (la dea diventa regina degli inferi) e di fiori delle messi (per l’origine materna).
Raffaello: Madonna del Prato Il suo colore rosso è alla base del suo significato simbolico riguardo la passione di Cristo. Il papavero si trova spesso anche nelle rappresentazioni infantili di Gesù, a prefigurare il suo destino di sangue. Raffaello: Madonna del Prato
Il colore rosso del papavero è piuttosto raro tra i fiori, soprattutto nelle forme spontanee. Molti insetti pronubi non vedono il rosso, soprattutto gli imenotteri (api). Il papavero viene visto solo nell’ultravioletto.
Il colore rosso del papavero è dato dalla cianidina, un pigmento flavonoide presente anche nelle bucce colorate di ribes, lamponi, fragole, mele e ciliegie, nel rabarbaro e nel cavolo rosso.
Una piccola magia. Il colore della cianidina dipende dal pH della soluzione: è rosso in ambiente acido, ma vira al blu in ambiente basico (si provi ad aggiungere bicarbonato al succo del cavolo rosso). Un lieve cambiamento nell’acidità del succo cellulare, ed il rosso del papavero...
… diventa il blu del fiordaliso! I due fiori simbolo dei campi sono colorati dalla stessa sostanza, ma lo spostamento di un singolo atomo di idrogeno provoca questo incredibile cambiamento di colore!
I petali sono rapidamente caduchi. Si tratta di un adattamento per ridurre la traspirazione nelle aride località di crescita.
Natura morta con fiori e insetti Per questo, come simbolo di caducità e morte viene spesso rappresentato nelle vanitas, nature morte allegoriche che simboleggiano la brevità della vita. J. Van Walscapelle: Natura morta con fiori e insetti
Il papavero da oppio (Papaver somniferum) è spontaneo nel Mediterraneo orientale e nell’Asia centro-occidentale, ma viene coltivato in molte parti del mondo.
Da esso, oltre al latice (oppio), si ricavano medicinali, olio alimentare (soprattutto per uso farmaceutico) o industriale (vernici, colori per artisti), semi per aromatizzare il pane (uso già attestato nell’antica Grecia) e alcuni dolci tradizionali, estratti omeopatici, fiori e capsule ornamentali.
Il papavero da oppio, a causa delle sue proprietà sonnifere viene spesso associato a Hypnos (il Morfeo dei Romani), dio del sonno. J.W. Waterhouse: In the arms of Morpheus
Per estensione, da Hypnos si passa alla madre Nyx (la Notte) e al fratello Thanatos (la Morte). “...morire… dormire… sognare, forse!” E. De Morgan: Nyx e Hypnos
I greci ne appresero l’uso dagli egizi, e i romani dai greci. L’uso del papavero da oppio è documentato fin dalle civiltà sumera, egizia e cinese, a partire da circa il 3000 a.C.; esistono tracce di un suo uso anche nel Neolitico delle Alpi. Una vedova addolorata si cosparge il capo con cenere, mentre si accovaccia di fronte a un "albero" di fiori di ninfea e capsule di papavero da oppio. Tomba di Nebanum e Ipuky, Tebe, 1350-1300 a.C. (da Emboden, 1989) I greci ne appresero l’uso dagli egizi, e i romani dai greci.
In tempi moderni, l’oppio divenne una piaga sociale e un colossale affare commerciale. Il commercio dell’oppio causò guerre, da quelle dette appunto “dell’oppio” (in cui la Compagnia delle Indie impose alla Cina la ripresa delle importazioni, proibite dall’Imperatore), fino ai recenti conflitti afgani. Le guerre dell’oppio segnarono la fine del millenario Impero cinese e la conquista inglese di Hong Kong.
Nell’Ottocento l’oppio venne persino idolatrato in alcuni ambienti artistici: “O giusto e potente oppio! Tu che al cuore del povero come del ricco, per le ferite che non si cicatrizzeranno mai e per le angosce che inducono lo spirito alla ribellione, porti un balsamo calmante, oh, eloquente oppio! (…) Tu solo doni all’uomo questi tesori, tu possiedi le chiavi del paradiso, oh, giusto, sublime, potente oppio!” Th. De Quincey, Confessions of an English Opium-eater
Alcaloidi morfinici (morfina, codeina, tebaina) Il latice estratto dalle capsule immature del Papaver somniferum contiene circa 40 sostanze ad azione psicoattiva, tra cui: Alcaloidi morfinici (morfina, codeina, tebaina) Alcaloidi benzilisochinolinici (papaverina, noscapina, narceina, reticulina) Papaverina
Tra i secondi, piuttosto usata è la papaverina, che trova impiego in farmacologia come antispasmodico e narcotico.
Un curioso effetto della papaverina, iniettata in muscolo, e di un altro derivato del papavero, l’apomorfina (assumibile per via orale) è quello di provocare una duratura erezione del pene. Per questo queste sostanze vengono spesso impiegate nei film “di genere”.
L’apomorfina agisce a livello cerebrale, sui centri cerebrali produttori di dopamina dell’area mediale pre-ottica ipotalamica, coinvolti con il desiderio sessuale.
La morfina è il componente più conosciuto dell’oppio. Potente antidolorifico, agisce sul sistema nervoso centrale causando tossicodipendenza.
L’azione della morfina consiste nel legarsi a un recettore delle cellule nervose, bloccandolo. La sua azione mima quella di sostanze naturali prodotte dal corpo come antidolorifico, le encefaline e le endorfine. Endorfina, con evidenziati gli amminoacidi del sito di legame del recettore
E’ evidente la somiglianza dei ligandi (nei riquadri) Molecola di endorfina Molecola di morfina E’ evidente la somiglianza dei ligandi (nei riquadri)
Le molecole sono simili: la morfina mima l’azione dell’endorfina Molecola di endorfina Molecola di morfina Le molecole sono simili: la morfina mima l’azione dell’endorfina
Le molecole sono diverse: gli enzimi idrolitici non agiscono. Molecola di endorfina Molecola di morfina Le molecole sono diverse: gli enzimi idrolitici non agiscono. Effetto più intenso e duraturo.
I meccanismi di produzione di endorfine sono inibiti per feedback Molecola di endorfina Molecola di morfina I meccanismi di produzione di endorfine sono inibiti per feedback Dipendenza
I recettori vengono desensibilizzati dall’eccesso di stimolazione Molecola di endorfina Molecola di morfina I recettori vengono desensibilizzati dall’eccesso di stimolazione Assuefazione Bisogno di maggiori quantità di sostanza
I recettori della morfina sono addensati in alcune regioni: la substantia gelatinosa, una regione midollare in cui avviene la prima elaborazione dei segnali del dolore; la regione mediale del talamo, in cui entrano i segnali dolorifici; il sistema limbico, strettamente correlato agli stimoli emotivi.
Questa è la forma più probabile del recettore morfinico. Il gruppo benzenico della morfina aderisce alla parte piatta del recettore, mentre il vicino gruppo di atomi di C ha la forma e l’orientamento corretto per adattarsi alla scanalatura. Infine, il focolaio di carica negativa attrae la carica positiva dell’azoto.
dopamine dopamine receptor Sinapsi nel nucleus accumbens: la morfina agisce su un neurone (dx) che a sua volta stimola un secondo neurone dopaminergico (sx). Il risultato è una maggior produzione di dopamina.
La codeina è un altro importante componente dell’oppio. La codeina è morfina metilata: al posto di un gruppo -OH della morfina si inserisce un gruppo -O-CH3. Nell’organismo il gruppo metilico viene rimosso, per cui la codeina si trasforma in morfina.
Nell’eroina, derivato di sintesi assente nell’oppio naturale, il gruppo -OH viene due volte acetilato, diventando -O-CO-CH3. Due gruppi idrofili diventano idrofobi, diminuendo la solubilità in acqua, ma aumentandola nei grassi di membrana. L’eroina supera così più facilmente la barriera ematoencefalica e viene convertita in morfina nel cervello, con effetti devastanti.
Mortalità per overdose da eroina per biennio in provincia di Torino e in Italia, uomini e donne (età 15-44 anni), periodo 1982-1996 - Tassi standardizzati per 100.000.
Mortalità per overdose da stupefacenti in Italia, distinta per sostanza. Dati 2000
J. W. Waterhouse: Hypnos and Thanatos L’associazione classica tra il rosso papavero e il nero Thanatos, la morte, non poteva essere più profetica. J. W. Waterhouse: Hypnos and Thanatos