 Il paradosso dell’epoca di Nehru  contraddizione tra la finalità che il Congresso si era teoricamente dato sin dal 1947, ovvero la trasformazione sociale.

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Transcript della presentazione:

 Il paradosso dell’epoca di Nehru  contraddizione tra la finalità che il Congresso si era teoricamente dato sin dal 1947, ovvero la trasformazione sociale dell’India - in particolare la riforma del mondo rurale - e il fatto di basarsi su di un sistema di potere che si caratterizzava proprio per una sostanziale conservazione dell’esistente, cioè delle strutture sociali e di autorità quali esistevano nelle province

 Queste finalità di riforma erano state annunciate pubblicamente poco dopo la creazione dello Stato indipendente  L’art. 38 della Costituzione afferma che lo Stato avrebbe dovuto lavorare al fine di realizzare “un ordine sociale dove la giustizia sociale economica e politica sia iscritta in tutte le istituzioni della vita del paese”

 Nella famosa sessione del Congresso di Avadi del 1955, il Congresso si era dato lo scopo della creazione di una società basata su un modello “socialistico”, caratterizzato da un aumento dell’intervento statale in economia e una socializzazione dell’agricoltura  una politica che nel 1954 venne fatta propria anche dalla Lok Sabha

 Dunque Nehru non rinunzia a portare avanti le due riforme, sia quella agraria sia la statalizzazione dell’economia  però sia l’una che l’altra verranno realizzate in maniera tale che la loro portata “rivoluzionaria” sarà largamente ridimensionata  Per comprendere ciò è necessario tenere a mente il contesto storico

 È importante ricordare che l’alleanza tra ambienti mercantili e intelligentsia politica è stata un elemento importante della scena civile e democratica indiana prima dell’indipendenza  il Congresso deve la propria stessa nascita all’appoggio degli ambienti mercantili (che si basava sull’alleanza tradizionale tra brahmani e vaishiya)

 L’impostazione economica voluta da Nehru dopo l’indipendenza rafforza questo legame  Nel 1951, l’Industries Development and Regulation Act obbliga le imprese private a farsi registrare presso l’amministrazione, la quale poteva chiedere alle imprese di modificare la produzione in funzione delle priorità dello stato, e modificare i prezzi di vendita

 le imprese dovevano sottoporre i progetti di investimento all’approvazione dell’amministrazione, che doveva emettere una licenza  Questo processo di ottenimento della licenza si trasformava però in un processo lungo e faticoso per le imprese

 La contropartita era che lo Stato si assumeva il compito di intervenire in alcuni settori particolarmente onerosi dell’economia, come l’industria pesante, assumendosene gli oneri, e intervenendo sui dazi doganali e sulle riserve valutarie per proteggere i prodotti industriali indiani da quelli esteri  Si trattava di misure benvenute dai grandi imprenditori indiani, ma che tuttavia ponevano l’industria indiana sotto controllo statale  Si formava ciò che fu definito il «Licence raj», il «governo delle licenze», ovvero il controllo assoluto della burocrazia statale sulle attività economiche, sistema destinato e essere il modello dello sviluppo economico indiano fino alla liberalizzazione dell’economia dei primi anni Novanta

 Per questa via nel corso degli anni ‘50 si sviluppò un rapporto stretto tra amministrazione pubblica e mondo imprenditoriale  la pratica della presentazione delle richieste di licenza allo Stato aveva due effetti negativi:  in primo luogo, quelli che beneficiavano di più dal sistema erano i grandi gruppi industriali, che avevano le risorse per superare il processo difficile di concessione della licenza  Vista la complessità e la lentezza della procedura amministrativa, il sistema tendeva a incoraggiare le «donazioni sotto banco» all’amministrazione per accelerare le procedure  Visto il rapporto simbiotico esistente tra partito e burocrazia, queste «donazioni» beneficiavano anche i livelli politici

 Questa tendenza si rafforzerà ancora di più negli anni Sessanta, a partire dalla prima crisi del Congresso, quando le elezioni inizieranno a essere più incerte, e dunque le spese elettorali aumenteranno  In questa situazione il Congresso ha avuto sempre più bisogno di risorse fornite dal mondo economico  Ciò creò ampi spazi per la corruzione e il clientelismo

 Dunque due sono i fattori alla base della corruzione del sistema pubblico in India negli anni ‘50-’60  la staticità del sistema politico, con l’assenza di alternanza al potere (e la conseguente simbiosi tra burocrazia e partito dominante)  il modello di economia statalizzata che incoraggia lo stretto rapporto tra burocrazia e mondo economico

 Dunque possiamo dire che storicamente la collaborazione tra imprenditori, burocrazia e classe politica in India è stata benefica per il successo della lotta anticoloniale e anche nei primi anni di indipendenza in quanto ha favorito il consolidamento della democrazia  Tuttavia esso tende a divenire negativo negli anni Cinquanta e Sessanta

 Se, come si è detto, il movimento nazionalista si era basato soprattutto sul rapporto tra la classe politica e il ceto medio imprenditoriale  è pur vero che il Congresso aveva sviluppato anche dei legami con parte dei notabili rurali, già prima dell’indipendenza

 Il mondo rurale al momento dell’indipendenza era grosso modo stutturato su tre livelli:  Era in primo luogo caratterizzato dalla presenza di grandi proprietari assenteisti (ancora noti con i titoli tradizionali dell’epoca Moghul: zamindar, taluqdar, jagirdar), i quali percepivano notevoli rendite, pur essendo in altre attività  Tali rendite il più delle volte erano improduttive, non essendo cioè reinvestite nell’agricoltura  Al di sotto di questa classe sociale vi erano le persone che materialmente gestivano la terra, controllavano la produzione agricola, ovvero le «caste dominanti» a livello di villaggio o di agglomerati di villaggi

 Queste caste erano formalmente semplici fittavoli  in realtà erano una classe di piccoli e medi proprietari terrieri, subordinati ai latifondisti, con i quali dividevano il surplus della terra  Questa classe di proprietari era a sua volta sovraordinata alla popolazione contadina

 La politica di riforma agraria portata avanti da Nehru fu finalizzata a raggiungere quattro finalità:  stabilire un tetto sull’estensione della proprietà terriera con la redistribuzione delle terre in eccesso  fondare delle cooperative agricole formate da piccoli e medi proprietari  creare un organismo tecnico per migliorare la produzione agricola, detto Community Development Program  infine creare dei Panchayat, cioè dei governi di villaggio, eletti a suffragio universale, con lo scopo di gestire a livello micro la raccolta, mediante propri strumenti fiscali, e l’utilizzo delle risorse per opere pubbliche e altri progetti comuni  Lo stato avrebbe dovuto intervenire finanziariamente per assistere i Panchayat, fornendo la metà della somma raccolta autonomamente

 Il problema principale dell’attuazione delle riforme stava nel fatto che queste potevano essere realizzate solo a livello degli Stati, non dal governo centrale  ma come abbiamo detto a livello degli stati erano molto forti i boss locali, con i quali il Congresso doveva confrontarsi e questi, per la maggior parte, fecero resistenza contro le riforme

 Dunque le riforme riuscirono a essere realizzate solo in quelle (poche) regioni in cui i grandi proprietari erano meno influenti, ovvero laddove le caste dominanti, quelle che costituivano i proprietari intermedi, erano sfuggite al controllo dei latifondisti  Le conseguenze concrete quali furono? Nel corso degli anni cinquanta vengono aboliti gradualmente i diritti detenuti a vario titolo dai proprietari assenti (jagirdar, taluqdar, zamindar),  questi però poterono mantenere la terra che avevano acquisito a titolo di proprietà privata e che, in teoria, gestivano in prima persona prima dell’applicazione della legge, non sulla base di un diritto consuetudinario

 Tuttavia, grazie alla propria influenza, molti grandi proprietari riuscirono di fatto a mantenere anche il diritto di proprietà su parte delle altre terre, per un’estensione pari al tetto massimo fissato dalla legge,  cioè in pratica a convertire il precedente jagirdari o zamindari o taluqdari, in diritto di proprietà puro e semplice  L’unica differenza era che adesso, il proprietario doveva gestire direttamente la terra

 Di fatto molti latifondisti, facendo ricorso a corruzione o espedienti legali, riuscirono persino a superare i tetti legali dell’estensione di terra, mantenendo notevoli estensioni di terra.  Le terre eccedenti andarono invece a beneficio delle caste dominanti, gli ex fittavoli, che riuscirono dunque spesso a diventare nuovi proprietari, anch’essi riuscendo a superare spesso i limiti imposti dalla legge

 L’effetto finale della legge fu dunque un livellamento generale dei diritti sulla terra, abolendo il grande latifondo dei proprietari assenteisti e creando una classe di proprietari omogenea  Possiamo dire che in generale l’effetto complessivo andò almeno in parte rendere più efficiente il panorama dei diritti sulla terra  Tuttavia raramente questo cambiamento andò a migliorare le condizioni dei coltivatori

 In definitiva, si può dire che la coalizione che si crea nell’epoca di Nehru, pur non costituendo un ostacolo al sorgere della democrazia, anzi favorendola, ha limitato fortemente l’azione del Congresso nell’implementazione delle riforme

 Appare difficile dunque applicare all’India i modelli teorici basati sull’interazione e sulla negoziazione degli interessi organizzati (le «poliarchie» di Dahl) perché questo modello presume che tutti i gruppi sociali siano ben rappresentati  In India invece non tutti i gruppi sociali hanno la stessa capacità di organizzarsi e con la stessa efficacia  alcuni, come il mondo contadino, sono marcatamente più deboli

 Dunque torniamo al paradosso: la convivenza tra il centro e i notabili regionali era vitale per la sopravvivenza del Congresso quale partito dominante  al tempo stesso ne limitava la portata riformista, con ciò contribuendo a diffondere il malcontento in certi settori della società, particolarmente la sinistra  con ciò ponendo le premesse per la crisi stessa del partito

 Dunque i due esempi delle riforme economiche sottolineano la contraddizione del sistema Congresso  Pur certamente creando le condizioni per la democrazia, il Congresso ha basato la sua forza su una coalizione di grandi imprenditori, proprietari terrieri, e l'apparato statale

 Questa coalizione non era necessariamente incompatibile con la democrazia  Come ha scritto Bardhan, quando la diversità e la varietà dei gruppi dominanti creano le condizioni per la negoziazione e la contrattazione, la democrazia politica è più probabile che sia stabilita  Questa è una visione ripresa sostanzialmente dalla famosa teoria della "poliarchia" di Dahl

 Tuttavia, il problema con l'India è che negli anni 1950 e 1960 l'élite dominante era troppo piccola  Alcuni settori sociali non erano ben organizzati e quindi scarsamente rappresentati rispetto ad altri

 E 'per questo motivo che alcuni autori hanno definito la democrazia indiana come una "democrazia conservatrice" (Jalal) o hanno scritto che l'India durante la dominazione del Congresso è stata caratterizzata da un "autoritarismo strutturale" (Jaffrelot)

 Vediamo ora come il "sistema del Congresso" ha lavorato in epoca di Nehru, cioè negli anni del dominio Congresso, tra il 1947 e la metà del 1960  Il termine "sistema del Congresso" è stato coniato dal politologo Rajni Kothari in un saggio pubblicato alla fine del 1950, che è considerato una classica interpretazione della politica indiana ancora oggi

 Come il termine stesso suggerisce immediatamente Kothari ha descritto il Congresso non solo come un partito politico, ma come un sistema politico in sé, con la sua stessa maggioranza / minoranza, a sinistra ea destra le sue ali, e il suo equilibrio di potere interno

 Nella sua analisi Kothari spiega le analogie e le differenze con le democrazie occidentali  Prima di tutto, scrive che a differenza dei sistemi occidentali, l'India è un sistema a "partito dominante  Nonostante questo è anche un sistema partitico competitivo, così come le democrazie occidentali

 Tuttavia, mentre nei sistemi democratici occidentali l'alternanza dei partiti al governo gioca un ruolo fondamentale, in India questo elemento, almeno negli anni considerati, era totalmente assente  Il puzzle consiste quindi nello spiegare la resilienza delle democrazia senza alternanza al potere

 Se è vero che in India ci sono stati molti partiti politici, questi partiti hanno giocato ruoli diversi rispetto ai sistemi politici occidentali  In particolare vi erano due diversi tipi di soggetti: a) Un "partito di consenso" (il Congresso) b) Un certo numero di "partiti di pressione"

 Questi ultimi partiti tendevano a essere principalmente un fenomeno regionale e a rappresentare delle comunità specifiche (lingue, caste, tribù) o ideologie specifiche (ad esempio i comunisti)

 Alcuni erano ex correnti del Congresso (ala sinistra in particolare), che avevano lasciato il partito in disaccordo con la politica «elitista» seguita dal Congresso  Ad esempio, il Congress Socialist Party, che si è separato dal partito nel 1948 e formerà un'alleanza con altri partiti socialisti negli anni successivi

 Altre forze rappresentavano identità regionali e/o di casta, come il DMK (Dravida Munnetra Kazhagam) che ha rappresentato l'aspirazione di una parte della comunità etno-linguistica dravidica in India del Sud, in particolare in Tamil Nadu

 Anche il movimento comunista è stato principalmente un fenomeno regionale, essendo forte soprattutto nel Bengala Occidentale, il Kerala e in altre regioni in India del sud  Alla destra del panorama politico c'era il partito nazionalista indù Bharatiya Jana Sangh, fondato nel 1951 (che diventerà Bhratiya Janata Party nel 1980)  L'opposizione era quindi frammentata e scarsamente rappresentata nel parlamento nazionale

 Il sistema ha due caratteristiche principali: a) Il pluralismo all'interno del partito dominante b) Un'opposizione attiva svolta dai partiti di pressione

The “Congress system” ( s) party of consensusparties of pressure margins of pressure

 Il pluralismo nel partito dominante è un elemento fondamentale, perché è ciò che lo rende rappresentativo  Allo stesso tempo deve essere sufficientemente flessibile per accettare idee (e gruppi) dai partiti di pressione, in modo da evitare che questi diventino troppo potenti e prevenire "frustrazioni", che potrebbero portare alla radicalizzazione

 A questo proposito Kothari sviluppa l'idea dei "margini di pressione" del partito dominante  I margini devono essere "porosi" abbastanza per lasciare che le idee e gruppi entrino al suo interno  Ma non possono essere troppo aperti, altrimenti questo metterebbe in pericolo l'equilibrio interno e la stabilità del partito

 Possiamo vedere che il ruolo dell'opposizione, che a prima vista può sembrare marginale, secondo Kothari, era essenziale per il funzionamento del sistema  Esso consisteva in "una minaccia costante" per il partito dominante  Questa minaccia era essenziale per mantenere la flessibilità della struttura interna del Congresso

 Paradossalmente il sistema dava all'opposizione un ruolo più importante della sua forza elettorale effettiva  Il suo ruolo non era quello di cercare di proiettarsi come una alternativa affidabile al Congresso, piuttosto come uno stimolo e una forza di controllo verso il partito del consenso

 Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema?  Dal punto di vista positivo il sistema richiede una contrattazione costante tra diversi gruppi sia all'interno che all'esterno del Congresso  Grazie a questa costante contrattazione il sistema tende a prevenire che un gruppo specifico acquisisca una posizione stabile di dominio  Inoltre grazie a questo il sistema tende a rimanere democratico anche senza una alternanza formale potere

 La pluralità intrinseca del sistema conferisce quel carattere «aleatorio» al sistema politico, che è una condizione necessaria per la democrazia  Pertanto era un sistema che, almeno nel breve termine, favoriva stabilità e democrazia anche senza alternanza al potere

 Tuttavia il sistema ha anche i suoi limiti  Innanzitutto, come si è visto, impedisce la formazione a livello nazionale di un'alternativa politica al partito dominante  Infatti a causa della centralità del partito del consenso, l'opposizione tende ad essere rappresentata per lo più da forze politiche regionali

 Inoltre il Congresso tende a indebolire l'opposizione selezionando le migliori idee e le persone dai suoi ranghi  Questo fatto rende difficile la crescita di una alternativa a livello nazionale, il che a lungo termine può essere dannoso per la democrazia

 In secondo luogo il ruolo del partito di consenso tendeva a rendere irrilevanti le istituzioni democratiche formali, così da ridurre l'importanza delle elezioni stesse  Il parlamento non ha alcun ruolo reale, perché è il «parlamento» del Congresso, con la sua maggioranza e opposizione, che in realtà conta

 E ' nel dibattito interno al Congresso che le discussioni reali hanno luogo e che la politica del governo è decisa  Il Parlamento approva solo quello che il Congresso ha già deciso  Vi è dunque uno «svuotamento» dei meccanismi di democrazia formale, il che rappresenta inevitabilmente un pericolo per il mantenimento a lungo termine del sistema politico

 Persino le elezioni sono almeno in parte private del loro significato  Sia il Congresso che i partiti di opposizione svolgono un ruolo che è del tutto indipendente dalle loro performance elettorali attuali

 Quindi possiamo vedere il paradosso della politica indiana nel  Gli stessi fattori che spiegano il successo della democrazia indiana, spiegano anche il motivo per cui inevitabilmente questa entra in crisi

 Lo schema di Kothari ci ha mostrato la struttura orizzontale del sistema Congresso  Il carattere flessibile ma intrinsecamente conservatore del Congress è ancora più evidente se guardiamo la cosa da un punto di vista verticale

“Congress system” (vertical structure) National leadership Influential members of the Congress Committee Vote banks (castes, ethnic, professional groups, etc.) National level State level

 Ancora una volta si nota che il sistema è molto flessibile e consente il Congresso di mantenere uno stretto collegamento con il livello locale  Tuttavia durante gli anni '60 questa struttura stessa divenne un limite per l'azione del partito, che venne posta gradualmente sotto il controllo dei notabili locali

 Paradossalmente la coesistenza del centro e dei boss locali era di vitale importanza per la sopravvivenza del Congresso come il partito di governo  Tuttavia, essa limita la sua portata riformatrice, contribuendo a diffondere il malcontento in alcuni settori della società, e ponendo le basi per la crisi stessa del partito