Forma e informe
Ha senso parlare ancora Dov'è, qui, la forma? Ha senso parlare ancora di forma?
Senso e storia del concetto di forma “Forma” è un termine storico e risalente alla grecità classica che utilizzava due termini, morphé ed eidos, ad indicare la forma come struttura sensibile e materiale da una parte, e la forma come essenza concettuale dall’altra (il tedesco ci offre un’altra prova della complessità del concetto di forma, offrendoci due parole per indicarla, form e bildung). L’etimologia del termine forma ci rimanda alla sua funzione di limite, di cornice. Forma dal sanscrito DHAR con il senso di “tenere, contenere”. Il termine originario sarebbe quindi DHAR-I-MAN intesa come figura stabile, fissa, forma definita e definitiva. Senso della forma è quindi di costituire qualcosa di stabile, di trattenere al proprio interno qualcosa che altrimenti sfuggirebbe. La cornice della forma trattiene la vita nel suo dinamismo, al contempo portandola a espressione. La bellezza è questa espressività al contempo contenuta e resa possibile dalla forma (il latino “formusus” significa appunto “bello”).
Cosa si intendeva per “forma” ? E cosa intendiamo oggi? L’arte è o deve essere ancora forma? Quale futuro può avere invece il “concetto” di forma? C’è ancora rapporto tra forma e vita ? E quale? In che senso si parla, invece, di “informe” e “informale”? Qual è il suo rapporto con la forma? Evoluzione, contrapposizione, continuità, alternativa?
Le metamorfosi della forma nel quadro del modello mimetico
Graffito Epoca paleolitica
Prassitele Ermes IV sec. a.C.
Cimabue Crocifissione 1277/80 ca.
Leonardo La belle ferronnière 1495 ca.
V. Van Gogh Il Dr. Gachet 1890
P. Picasso Ritratto di Ambroise Vollard 1910
Kandinskij Punte nell’arco 1927
La fine del grande modello mimetico e la dissoluzione della forma
L'assottigliamento del confine Oggetto o opera? Realtà o immagine? L'assottigliamento del confine Marcel Duchamp Fontana 1917
Immagine come riflessione sul linguaggio. Arte come pensiero “dell”'arte Joseph Kosuth Red
Manzoni Fiato d’artista 1960 Christo Look 1965 Manzoni Fiato d’artista 1960
Land Art
Y. Klein Anthropometrie 1960
Jackson Pollock
F. Bacon
L'informale, ad esempio...
Dubuffet Olympia 1950
Fontana Ceramica spaziale 1949
Arman L'affaire du courrier 1961-2
Le basi teoriche della riflessione moderna sulla forma
Purovisibilismo Teoria della forma simbolica (seconda metà dell’800 con K. Fiedler e affermazione agli inizi del ‘900) Teoria della forma simbolica (E. Cassirer, “Filosofia delle forme simboliche”, 1923) 1 Costruzione di una “teoria del vedere artistico” Una “storia dell’arte senza nomi” come storia di schemi e simboli visivi, di forme diverse ma ugualmente valide di percezione estetica e di teorie del bello. Storia dei differenti schemi di lettura estetica della realtà. 2 Ricondurre le forme dell’arte alla vita e alla realtà, mostrare come scaturiscano da esigenze fondamentali dell’uomo (rifiuto dell’estetismo e dell’arte per l’arte). Per questo la storia dell’arte viene ricondotta ad un andamento naturale (alternanza tra principi opposti ma complementari)
Cassirer “Filosofia delle forme simboliche” (1923) Panofsky “La prospettiva come forma simbolica” (1927) Wolfflin “I concetti fondamentali della storia dell’arte” (1915) Riegl “Arte tardoromana” (1901) Focillon “Vita delle forme” (1934) Worringer “Astrazione ed empatia” (1907) Cosa hanno in comune? La ridefinizione del concetto di forma come forma simbolica (Kunstwollen in Riegl, senso formale in Wolfflin). Le forme artistiche sono atteggiamenti naturali dell’uomo verso il mondo, riconducibili ad un principio unitario di fondo. Questo principio unitario si articola secondo le polarità della natura. C’è una dialettica di forme interna alla storia dell’arte.
Conclusione in sintesi Idea di arte come sperimentazione Rapporto conflittuale con le forme della tradizione In reazione all’arte decadente dell’accademia, tentativo di riportare la forma alla vita, di fare nuovamente della forma un’espressione della vita Coscienza della pluralità delle forme estetiche (non riconducibili a giudizi di valore) Coscienza dell’arte come relazione visiva