art.1 Trattamento e rieducazione Dalla legge 354/75 “Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà” art.1 Trattamento e rieducazione Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona (...) .Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l’ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi. Il trattamento è attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti. Art. 13 Individualizzazione del trattamento Il trattamento penitenziario deve rispondere ai particolari bisogni della personalità di ciascun soggetto. Nei confronti dei condannati e degli internati predisposta l’osservazione scientifica della personalità per rilevare le carenze fisiopsichiche e le altre cause del disadattamento sociale. L’osservazione è compiuta all’inizio dell’esecuzione e proseguita nel corso di essa. Per ciascun condannato e internato, in base ai risultati dell’osservazione, sono formulate indicazioni in merito al trattamento rieducativo da effettuare ed è compilato il relativo programma, che è integrato o modificato secondo le esigenze che si prospettano nel corso dell’esecuzione (...). Deve essere favorita la collaborazione dei condannati e degli internati alle attività di osservazione e trattamento.
Trattamento criminologico Il momento applicativo fondamentale della criminologia è quello che si realizza nella esecuzione della pena (e non nella fase processuale in cui non dovrebbero sussistere interventi di natura soggettiva di tipo clinico-criminologico, almeno nel senso che stato ribadito il divieto di eseguire perizie sulla personalità dell’imputato, la valutazione della quale è demandata esclusivamente al giudice) Tutto il sistema dell’esecuzione è incentrato sulla osservazione del condannato e sulle varie misure alternative e premiali, che vengono disposte secondo criteri di massima individualizzazione e quello della osservazione per fini istituzionali eseguita per un obbligo di legge osservazione scientifica della personalità che ha come scopo quello di fornire un profilo di personalità in una prospettiva criminologica: profilo non tanto psicologico, quanto criminogenetico, criminodinamico e predittivo
non si tratta perciò solo di descrivere la psicologia del condannato, ma anche di indagare sulle caratteristiche individuali e sociali che hanno avuto rilievo nella scelta delittuosa, sui meccanismi interiori che hanno portato al delitto e sulle prospettive future e sempre nel corso dell’esecuzione della pena per effettuare un trattamento risocializzativo, impiegato secondo un criterio di massima individualizzazione (che non si può imporre né per far mutare vita né per il reinserimento sociale, bensì solo proporlo e favorirlo). è un’OFFERTA DI SERVIZIO affinché, se vi è motivazione ad avvalersene, sia facilitato il cambiamento, è un mezzo che consente di ampliare il ventaglio delle opportunità e delle possibilità per scegliere di vivere in modo non conflittuale con le norme legali
Osservazione criminologica L’osservazione criminologica si sostanzia in una attività preliminare che suole denominarsi FASE DIAGNOSTICA che mira a conoscere i tratti della personalità e le caratteristiche sociali, per il significato che psiche e ambiente hanno avuto nei confronti del comportamento delittuoso del singolo individuo in esame. Non è pertanto un semplice esame psicologico, bensì una osservazione effettuata per mettere in luce i fattori psico-ambientali che consentono di ricostruire criminogenesi e criminodinamica L’osservazione per fini istituzionali viene eseguita da più persone con diverse competenze: l’Educatore, l’Assistente Sociale, gli esperti ex art. 80. Le indagini si concretizzano in un giudizio di equipe, cui partecipa anche il Direttore dell’Istituto.
L’osservazione è una attività svolta: l’Educatore, in funzione dell’osservazione comportamentale e della comprensione degli atteggiamenti umani fondamentali che orientano la vita di ciascun soggetto, nonché della sua disponibilità nei confronti della vita in Istituto e dei possibili programmi alternativi; l’Assistente Sociale, per la comprensione dei collegamenti esistenti e di quelli realizzabili in futuro tra la condizione personale attuale del soggetto e i suoi problemi familiari e sociali; lo Psicologo per l’accertamento degli aspetti salienti attinenti alla struttura e al funzionamento psichico del soggetto, sotto il profilo intellettuale, affettivo, caratterologico e attitudinale Il COLLOQUIO CRIMINOLOGICO deve fornire informazioni sulla personalità del reo in relazione alla genesi ed alla dinamica del reato, alle indicazioni per il suo trattamento ed alla previsione del comportamento futuro finalità non terapeutiche, bensì relative a problemi diagnostici, prognostici ed indicazioni di trattamento criminologico
Relazione di sintesi aspetti comportamentali del caso : capacità di socializzazione dell’individuo atteggiamenti verso operatori e condetenuti impegno e motivazione verso il lavoro e gli studi atteggiamenti nei confronti dell'osservazione storia personale del soggetto atto deviante del soggetto prognosi delinquenziale dati ambientali e condizioni esterne per il reinserimento IPOTESI TRATTAMENTALI che mirino a potenziare gli aspetti positivi già esistenti nella personalità e, mediante opportune iniziative, cerchino di colmare le lacune e le carenze che possono essere pregiudizievoli per un concreto processo maturativo della persona
del Colloquio Criminologico L’osservazione criminologica ha come fine specifico quello di comprendere i fattori che, in quel dato soggetto, hanno giocato un ruolo nella genesi del singolo reato, ovvero nell’articolarsi di una carriera criminale Il colloquio quindi ha come scopo il mettere in evidenza la CRIMONOGENESI, cioè di fornire una spiegazione di come abbiano interagito le caratteristiche psicologiche del soggetto con le sue particolari esperienze di vita, con i fattori sociali ed ambientali, con le circostanze situazionali, così da derivarne la scelta criminosa (non le cause, ma il “perché“ del delitto) e ad illustrarne la CRIMINODINAMICA, che ha cone obiettivo la comprensione del “come” è stato compiuto il delitto o si è sviluppato tutto un progetto di vita indirizzato al crimine (non le modalità materiali, ma l’intrecciarsi delle dinamiche psicologiche ed il loro interagire nelle motivazioni)
da Merzagora “Il colloquio criminologico” “Il colloquio criminologico è una tecnica di comunicazione, che si svolge in una situazione istituzionale, che ha come antecedente il fatto che l’intervistato abbia commesso un reato, e che ha come scopo quello di fornire, ad altri che hanno su di lui autorità, informazioni sulla sua personalità in relazione alla genesi ed alla dinamica del reato” Essenziale sarà la ricostruzione della storia di vita: precedenti delinquenziali tra i familiari processi di socializzazione e tipo di educazione ricevuta eventuale disgregazione familiare figure di identificazione curriculum lavorativo e carriera criminale integrazione sociale e non aspirazione e progetti
L’osservazione può avvalersi, oltre che di colloqui, anche dell’impiego di REATTIVI MENTALI. Essi consistono in prove standardizzate che servono a mettere in evidenza alcuni caratteri psichici dell’individuo I reattivi mentali più frequentemente usati si distinguono in: reattivi di efficienza intellettiva, che servono a valutare l’intelligenza fornendone anche una stima quantitativa, e reattivi di personalità che consentono di evidenziare le varie funzioni, le qualità e le caratteristiche psichiche Tra i test di personalità più usati vi sono quelli che sfruttano il meccanismo della “proiezione”, cd. test proiettivi: essi infatti valutano il modo in cui il soggetto proietta su di uno stimolo proposto (una immagine, un disegno) talune caratteristiche della sua personalità, che si esplicitano nel modo secondo il quale e gli interpreta e sente lo stimolo stesso Tra i più utilizzati in criminologia vi il ben noto test di Ronschach (macchie prive di preciso significato e senza chiara forma)
Predizione del comportamento delittuoso La FASE PROGNOSTICA o predittiva comporta un giudizio sulla eventualità del reiterarsi, in futuro, di comportamenti delittuosi; si tratta della possibilità di prevedere la recidiva, ovvero di valutare la pericolosità sociale, ovvero la probabilità della futura condotta criminosa del reo Il problema della predizione viene considerato in vista delle indicazioni di trattamento su richiesta della Magistratura di Sorveglianza
Parametri di rischio relativamente alla persona: bassa intelligenza, anomalie reattive. disturbi di personalità, tossicodipendenza e alcolismo, irregolarità nella carriera scolastica, sfavorevoli condizioni socio-economiche, ideali antisociali di vita, precocità del disadattamento, inserimento in sottoculture delinquenziali, ambiente frequentato, certa tipologia di reati, assenza di possibilità di inserimento lavorativo relativamente alla famiglia d’origine: famiglie disgregate, affettivamente carenti e inadeguate a svolgere funzioni di educazione e di socializzazione, per indifferenza o incapacità ad assolvere questi compiti relativamente alla carriera criminosa: la precoce attività delittuosa, la frequenza ed il numero delle recidive, la brevità dell’intervallo di libertà tra successive condanne, l’omogeneità dell’indole dei precedenti reati
Trattamenti risocializzativi Cambiare una persona, nei suoi progetti e in taluni tratti del suo modo di essere, non è cosa impossibile (anche senza il suo consenso); il problema non è “tecnico” ma piuttosto di ordine etico, relativo alla liceità dei mezzi che si vogliono impiegare. In tempi non lontani sono stati usati mezzi di persuasione più o meno violenti, che oggi la nostra morale non accetta, ad es.: lavaggio del cervello (per dissidenti politici) castrazione o farmaci (per delinquenti sessuali o aggressivi) lobotomia tecniche di condizionamento (shock elettici, farmacologici o psicolog.) ipnosi Quel che oggi riteniamo lecito e fattibile sono quegli interventi che agiscono con meccanismo psicologico, più rispettosi della dignità della persona
Tecniche di trattamento Colloquio di sostegno: atto a risolvere tutte le eventuali difficoltà che possono nascere all'interno del carcere, quali l’adattamento alla regole comunitarie, di comportamento, la ridefinizione di identità in relazione all’abbandono dei ruoli agiti nell’ambito sociale; la persona è sottoposta ad un processo di cambiamento la cui specificità risulta fortemente minacciosa per l’integrità del Sé contenere conseguenze negative per l’identità del soggetto funzioni di guida, suggerimenti, soluzioni pre-dimissioni per studiare nuove e più socializzate strategie di vita, relativamente alle alternative e possibilità di reinserimento Psicoterapia (scarsamente possibile e valida solo per soggetti nevrotici); più spesso trattasi di psicoterapia di appoggio che non implica l’attivazione di meccanismi profondi piuttosto orientata al riesame critico del passato, all’estrinsecazione dei fattori ambientali e motivazionali della devianza
Psicoterapia di gruppo: nel gruppo l’elemento motivazione e di spinta essenziale è rappresentato dalla funzione catartica che esso svolge a livello emozionale, rendendo possibile uno scarico della tensione interna in presenza di altri membri del gruppo Group Counseling: libere discussioni in piccolo gruppo sotto la guida di un esperto (portatore dei valori di integrazione sociale); favorisce l’espressione delle esperienze di vita di ciascuno, sviluppa la responsabilità individuale e la maturazione psico-emotiva attraverso la presa di coscienza degli errori, delle difficoltà che emergono nella discussioni di gruppo è una consultazione di gruppo, quindi dinamiche di gruppo attraverso il racconto delle vicende di ognuno e/o argomento della vita penitenziaria; si articola sul piano della consapevolezza e del ragionamento, non sull’inconscio Lavoro, come educazione alla disciplina lavorativa e di adattamento e formazione per il rientro nella società Attività ricreative (spesso con finalità solo di distensione ed equilibrio), attività scolastiche e culturali
Addestramento alle capacità sociali (social skills training) poiché molti criminali hanno carenza di competenze sociali ovvero di adeguate risposte comportamentali, cognitive ed emotive viene favorito il problem solving, cioè viene stimolato lo sviluppo di schemi mentali attr. cui ricercare la soluzione più efficace ai propri problemi di tipo cognitivo: valutazione dei problemi, pensiero alternativo, pensiero consequenziale, mezzo-fine, causa-effetto di tipo comportamentale: condurre in modo appropriato una conversazione finalizzata, capacità di esprimere gli stati emotivi, dominare i propri impulsi Comunità terapeutica: sollecitazione sentimenti comunitari, rapporto tra sé e gli altri, gestione collettiva delle attività. socializzazione e presa di coscienza dei problemi, crisi della visione individualistica Tratt. di intervento sociale (per i dimessi o in affidamento), case-work, supervisione e assistenza