Lo sviluppo: la gerarchia funzionale della mente parte quinta Lo sviluppo: la gerarchia funzionale della mente
13 - 18 10 - 13 6 - 10 3 - 6 0 - 3 rettiliano neocorticale limbico
cervello ambiente sé non sè stimoli categorizzazione reti correl. sé-non sè oggetti funzione memoria
Sviluppo strutturale delle funzioni cervello ambiente sé non sè stimoli (selezione1) (variazione1) reti correl. sé-non sè (ereditarietà1)
Sviluppo organizzativo delle funzioni cervello ambiente sé non sè stimoli (selezione1) (variazione1) (selezione2) categorizzazione reti correl. sé-non sè oggetti (ereditarietà1=variazione2) funzione (ereditarietà2) memoria
Sviluppo strutturale ed organizzativo delle funzioni “Ogni funzione, nel corso dello sviluppo del bambino, fa la sua apparizione due volte, prima sul piano sociale, poi su quello psicologico; dapprima tra le persone, come categoria interpsichica, poi all’interno del bambino, come categoria intrapsichica. Cosicchè potremmo dire che diventiamo noi stessi attraverso gli altri, e ciò si riferisce non solo alla personalità nel suo complesso ma anche alla storia di ogni singola funzione.” Lev Vygotskij
La costruzione della percezione La maturazione del sistema rettiliano è il sostegno strutturale necessario per la comparsa della prima, in termini evolutivi, funzione mentale: la percezione, associata all’espressione delle motivazioni rettiliane. Gli stimoli di varia natura fisica sono rilevati in modo specifico dai vari sistemi di decodifica sensoriale (fase della variazione dello sviluppo strutturale della percezione) e la connessione tra le varie aree sensoriali consente di rilevare la correlazione temporale tra i diversi stimoli; contemporaneamente, l’attività motoria consente di rilevarne la correlazione spaziale (fase della selezione dello sviluppo strutturale della percezione).
organismo ambiente sé non sè stimoli reti correl. sé-non sè (s. vegetativo) (s. sensomotorio) reti correl. sé-non sè
La costruzione della percezione La progressiva differenziazione delle reti sensomotorie e la progressiva stabilizzazione dell’interconnessione tra esse e gli stati vegetativi correlati ai bisogni vitali, sono fenomeni ampiamente esperienza e tempo-dipendenti (fase dell’ereditarietà dello sviluppo strutturale della percezione; fase della variazione dello sviluppo dell’organizzazione della percezione)
organismo ambiente sé non sè stimoli reti correl. sé-non sè percezione (s. vegetativo) (s. sensomotorio) reti correl. sé-non sè percezione
La costruzione della percezione sul versante sensomotorio (non sé) l’attivazione di una (un insieme di) rete tra tutte quelle formatesi in risposta ad uno (un insieme di) stimolo (fase della selezione dello sviluppo dell’organizzazione della percezione) consente la discriminazione e generalizzazione di un insieme di stimoli dallo sfondo complessivo: categorizzazione dell’oggetto (fase dell’ereditarietà dello sviluppo dell’organizzazione della percezione)
organismo ambiente sé non sè stimoli cat. percettiva (s. vegetativo) (s. sensomotorio) cat. percettiva reti correl. sé-non sè oggetto percezione
La costruzione della percezione sul versante relativo alle reti di correlazione tra le sezioni deputate alla regolazione omeostatica (sé) e le sezioni sensomotorie (non sé) l’attivazione di una (un insieme di) rete tra tutte quelle formatesi in risposta ad uno (un insieme di) stimolo consente la stabilizzazione degli schemi sensomotori idonei a soddisfare le esigenze connesse alla vita vegetativa: memoria procedurale (fase dell’ereditarietà dello sviluppo dell’organizzazione della percezione)
(schemi vegetativo-sensomotori) organismo ambiente sé non sè stimoli (s. vegetativo) (s. sensomotorio) cat. percettiva reti correl. sé-non sè oggetto percezione memoria procedurale (schemi vegetativo-sensomotori)
La costruzione della percezione La funzione percettiva, in quest’ottica, esprime l’attività dell’intero sistema considerato, attività squisitamente sensomotoria intrinsecamente carica di riferimenti edonici (lungo un continuum di “benessere-malessere”), connessi al grado di soddisfazione-insoddisfazione dei bisogni della vita vegetativa (cfr. gli “affetti vitali” di Stern; le “emozioni di fondo” di Damasio; le “emozioni primordiali” di Denton) Nella fase evolutiva prevalentemente “percettiva” (0-6 mesi) l’ “oggetto” ambientale primario è costituito dal caregiver, che media la relazione tra i bisogni del bambino e gli oggetti ambientali adattivi (connessi all’alimentazione, alla termoregolazione, al ciclo sonno-veglia): significatività della sintonizzazione bambino-caregiver
La percezione del volto Sotto le 6 settimane: occhi come unico oggetto Verso la 10a settimana: discriminazione parti dell’occhio (sclera, pupilla) e sopracciglia Verso la 12a settimana: occhi, sopracciglia, naso Verso la 20a settimana: occhi, sopracciglia, naso, bocca Verso la 24a settimana: occhi, sopracciglia, naso, bocca, capelli
Percezione e risonanza vegetativo-sensomotoria L’ “appaiamento percezione-azione” (perception-action coupling) consiste nella tendenza automatica a sincronizzare le proprie espressioni facciali e posturali, la voce, i gesti, con quelli di un’altra persona, entrando così in risonanza, in modo non consapevole, con l’altro (Preston & De Waal, 2002). Tale sintonizzazione automatica consente al soggetto percipiente di attivare in sè le risposte somatiche ed autonomiche dell’altro e fonda il processo di risonanza sensomotorio-vegetativa tra sé e l’altro. Questo meccanismo è innato, attivo già nelle prime fasi di vita (Hobson 2002, Rochat & Striano 2002). L’adulto tende automaticamente ad imitare il bambino (sintonizzazione), e tale sintonizzazione stimola nel bambino la sintonizzazione tra il suo stato interno e lo stato interno dell’adulto (risonanza).
costruzione delle funzioni mentali (direttrice bottom-up) etc. selezione rappresentazioni funzione C variazione ereditarietà nessi combinatori selezione rappresentazioni funzione B ereditarietà variazione nessi combinatori selezione rappresentazioni funzione A variazione
La costruzione dell’emozione semplice La maturazione del sistema limbico costituisce il sostegno strutturale necessario per la comparsa della seconda, in termini evolutivi, funzione mentale: l’emozione semplice, associata all’espressione delle motivazioni limbiche. Seguendo il modello di Edelman, l’emozione semplice emerge dai nessi combinatori tra le diverse rappresentazioni percettive (fase della variazione dello sviluppo strutturale dell’emozione semplice). Il tipo di nessi dipende dalla particolare processazione effettuata dal sistema limbico sull’attività delle strutture rettiliane: riverberazione al tempo t1 sulle strutture rettiliane e corticali degli stimoli inviati da queste strutture al tempo t0 al sistema limbico
La costruzione dell’emozione semplice I nessi combinatori tendono, quindi, a consolidare le rappresentazioni dotate di maggior costanza in un dato intervallo temporale (fase della selezione dello sviluppo strutturale dell’emozione semplice) L’entità relazionale che emerge dai nessi tra le rappresentazioni percettive fonda la memoria (fase dell’ereditarietà dello sviluppo strutturale dell’emozione semplice) tra l’attività viscerosensomotoria del soggetto (relazione tra rappresentazioni vegetative maggiormente costanti in un dato intervallo temporale) e il corpo della figura di accudimento (oggetto ambientale maggiormente costante in un dato intervallo temporale) in un dato contesto ambientale.
correlazione sé-non sè organismo ambiente sé non sè oggetto (s. veget.sensomot.) (oggetti) correlazione sé-non sè
La costruzione dell’emozione semplice La tendenza innata all’azione (motivazione) propria del livello limbico, è la vitale necessità, soprattutto nei primi tre anni di vita, della vicinanza del bambino alla figura di accudimento (Bowlby). All’interno della dinamica relazionale madre-bambino la componente edonica connessa allo stato vegetativo del precedente livello funzionale si differenzia in elementi discreti, espressione dell’attivazione viscerale associata alle tendenze motorie relative all’avvicinamento (gioia) o all’allontanamento (rabbia, seguita dalla paura e poi dalla tristezza) della madre. Con il progressivo accumulo di stati visceromotori differenziati (fase della variazione dello sviluppo dell’organizzazione dell’emozione semplice) si costituisce un repertorio dalla cui selezione, grazie all’interazione attuale, emergerà l’emozione semplice associata al riconoscimento dell’altro nell’interazione sostenuta dall’attaccamento (ereditarietà dello sviluppo organizzazione)
correlazione sé-non sè organismo ambiente sé non sè oggetto (s. veget.sensomot.) (oggetti) correlazione sé-non sè emozione semplice
La costruzione dell’emozione semplice Nel nuovo processo categorizzante, le sezioni relative alle aree sensomotorie discrimineranno e generalizzeranno l’oggetto ambientale dotato di maggiore costanza spaziotemporale rispetto ai bisogni di attaccamento: percezione degli individui e del contesto (soprattutto percezione attività mimico-motoria figura di accudimento).
correlazione sé-non sè individui emozione semplice organismo ambiente sé non sè oggetto (s. veget.sensomot.) (oggetti) cat. emoz. semplice correlazione sé-non sè individui emozione semplice
La costruzione dell’emozione semplice le sezioni relative alle reti di correlazione discrimineranno e generalizzeranno gli schemi di attivazione vegetativa e sensomotoria connessi alla sintonizzazione, o meno, tra sè e la figura di accudimento. per effetto della sintesi rappresentativa, si costituiscono gli schemi viscero-motori propri della memoria episodica.
(schemi viscero-motori) organismo ambiente sé non sè oggetto (s. veget.sensomot.) (oggetti) cat. emoz. semplice correlazione sé-non sè individui emozione semplice memoria episodica (schemi viscero-motori)
Emozione semplice e risonanza visceromotoria Studi di neuroimaging funzionale (Carr, Iacoboni, Dubeau, Mazziotta, Lenzi, 2003) rilevano che durante i compiti di osservazione o di imitazione di immagini di diverse emozioni, si registra, analogamente all’espressione in prima persona delle stesse emozioni, un’attivazione simultanea nelle aree di MNS, dell’insula (area corticale primaria della rappresentazione viscerale, che ha connessioni con i neuroni specchio e con il sistema limbico) e dell’amigdala (area del sistema limbico responsabile dell’attivazione vegetativo-viscerale propria delle emozioni). Questi meccanismi giocano probabilmente un ruolo basilare nel “contagio emozionale” (Hartfield, Cacioppo, Rapson, 1994), cioè nell’attivazione automatica in sé stessi dello stato emotivo dell’altro.
Emozione semplice e risonanza visceromotoria Nell’interazione madre-bambino i dati di neuroimaging (Lenzi et al. 2008) indicano che nelle madri l’osservazione di fotografie di volti di bambini esprimenti emozioni attiva le regioni suddette, un’attivazione la cui intensità è massima se il volto è quello del proprio bambino. In caso di volti con espressioni ambigue si rileva l’attivazione anche delle aree corticali motorie, probabile espressione di uno sforzo interpretativo associato alla preparazione di un’azione.
Emozione semplice e risonanza visceromotoria La risonanza nella madre dello stato viscerale del bambino sarà associato all’attivazione motoria della madre nei confronti del bambino (allontamento-avvicinamento) -es. pianto-allontanamento-; Il bambino associerà il proprio stato viscerale con lo stato motorio della madre costruendo il tal modo la risonanza emotiva con la madre -es. pianto-allontanamento madre; inibizione pianto-vicinanza madre-
Risonanza percettivo-emotiva e condivisione dell’intenzionalità Grazie alla risonanza propria dei fenomeni percettivi ed emotivi si costituiscono rappresentazioni (del rapporto con l’oggetto e del rapporto tra sé e l’altro) condivise tra adulto e bambino. All’interno di tale condivisione rappresentazionale, la condivisione da parte dell’adulto dell’attenzione posta dal bambino ad oggetti e situazioni sosterrà la progressiva costruzione della richiesta, da parte del bambino, della condivisione dell’attenzione rispetto all’oggetto (percezione) e alla relazione con l’altro (emozione semplice), fondamento per l’intenzionalità condivisa tra sé e l’altro.
L’attenzione congiunta e l’indicare fino a 9-12 mesi il bambino ha un’interazione diadica con l’ “oggetto” (cose o persone) tra i 9 e i 12 mesi compare la capacità di attuare interazioni triadiche (sé-altro-oggetto) sostenute dall’attenzione congiunta sé-altro nello stesso periodo compare il gesto dell’ indicare (gesto ritualizzato per convenzionalizzazione tramite imitazione adulto?) sia come atto imperativo che dichiarativo l’indicare è gesto proprio della specie umana (assente nell’autismo)
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor.
Lo studio dell’attaccamento: la Strange Situation madre si allontana madre ritorna A bambino indifferente bambino indifferente bambino piange B bambino contento bambino piange C bambino piange bambino disorganizzato D bambino disorganizzato
Stili di attaccamento e stili di accudimento Sé vulnerabile Altro accudente A accudimento indisponibile attaccamento evitante attaccamento sicuro B accudimento disponibile attaccamento resistente C accudimento imprevedibile attaccamento disorganizzato D accudimento disorganizzato
Rappresentazione della relazione di attaccamento Sé vulnerabile Altro accudente A Sé inaccettabile - con - l’Altro - indisponibile Sé amabile - con - l’Altro - disponibile B C Sé incontrollabile - con - l’Altro - imprevedibile D Sé spaventato/spaventante - con - l’Altro spaventato/spaventante
Disorganizzazione dell’attaccamento e strategie controlling nei bambini con disorganizzazione dell’attaccamento si rilevano stili di relazione tesi a “controllare” la figura di accudimento gli stili di relazione sono costituiti da un atteggiamento accudente o agonistico o seduttivo verso la figura di aacudimento tali stili possono essere considerati espressione dell’attivazione dei sistemi motivazionali dell’accudimento o agonistico o sessuale, la cui attivazione precoce è l’espressione sia del fallimento dell’attaccamento sia dell’attivazione di tali sistemi da parte del caregiver
Attaccamento, risonanza e “altruismo” nel bambino L’assimilazione, tramite imitazione per risonanza, di schemi di relazione fondati sull’accudimento della madre nei confronti del bambino è la matrice del comportamento altruistico rilevabile nei primi tre anni di vita del bambino (Tomasello 2009), comportamento prevalentemente espresso tramite l’accudimento verso gli adulti (“inversione di ruolo”).
Risonanza e imitazione Due modalità qualitativamente diverse dell’ imitazione (cfr. Rizzolatti 2006) Imitazione rispecchiante: capacità di replicare un atto osservato, atto che già appartiene al repertorio motorio esperito dal soggetto Imitazione mimica: capacità di apprendere un atto osservato, atto che non appartiene al repertorio motorio esperito dal soggetto
Imitazione rispecchiante Il soggetto imita riproponendo l’atto osservato come un’immagine allo specchio (braccio dx-braccio sx) Prevale l’operazione di assimilazione al proprio comportamento del comportamento osservato È prevalente l’attenzione all’obiettivo dell’azione osservata piuttosto che al comportamento dell’altro (favorita da interazione faccia a faccia – come in uno specchio) L’attivazione dei neuroni specchio è elevata in questo tipo di imitazione Prevale nella prima infanzia
Imitazione mimica Il soggetto imita riproponendo l’atto osservato nella stessa prospettiva spaziale del soggetto osservato (braccio dx-braccio dx) Prevale l’operazione di accomodamento al comportamento dell’altro del proprio comportamento E’ prevalente l’attenzione al comportamento dell’altro piuttosto che all’obiettivo (favorita dall’essere spazialmente accanto all’altro) L’attivazione dei neuroni specchio è bassa (elevata nella pre-SMA che ri-combina atti motori in nuove sequenze) Prevale nella seconda infanzia
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor. protezione
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 3-6 agonismo 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor. protezione
La costruzione dell’emozione semplice Intorno ai 3 anni, preceduto e stimolato dal comportamento dell’adulto teso ad inibire e/o orientare l’aumentato comportamento esplorativo del bambino, inizia la maturazione del sistema agonistico (la “terribile età del ‘no’”) L’obiettivo proprio del sistema agonistico è la definizione dell’ordine di accesso ad un bene, che successivamente, in particolare nella fase di socializzazione con i coetanei, acquisisce lo statuto di sistema teso a definire la dominanza-sottomissione nelle relazioni interpersonali.
La costruzione dell’emozione semplice All’interno della medesima processualità esaminata per l’attaccamento, si costruiscono le emozioni semplici associate all’agonismo: la rabbia (espressione dei tentativi di rimozione dell’ostacolo al raggiungimento dell’oggetto e/o alla definizione della dominanza); la gioia (raggiungimento oggetto e/o definizione dominanza); la tristezza (mancato raggiungimento oggetto e/o definizione della sottomissione)
Stili agonistici: risonanza e attaccamento Come per la determinazione dello stile di attaccamento, anche per la determinazione dello stile agonistico del bambino un ruolo centrale è svolto dai meccanismi di risonanza, che sostengono l’imitazione, sviluppati nel rapporto con i genitori, nonché dall’osservazione delle dinamiche agonistiche intrafamiliari Altra variabile significativa è la gestione della vulnerabilità connessa alla sconfitta, le cui radici attengono al sistema dell’attaccamento (nei bambini ‘sicuri’ prevale l’attenzione all’oggetto della contesa; nei bambini ‘insicuri’ prevale l’attenzione alla definizione della dominanza/sottomissione nella contesa)
Tipologie descrittive dell’agonismo dominante sensibile al contesto gregario persecutore/vittima
Agonismo e comportamento “egoistico” Intorno ai tre anni si assiste alla drastica riduzione del comportamento “altruistico” del bambino (Tomasello 2009) che sarà limitato alle persone e/o situazioni in cui il bambino ha sperimentato l’altruismo rivolto verso sé stesso Tale modificazione del comportamento altruistico è conseguenza della maturazione del sistema agonistico
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 3-6 agonismo orientamento 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor. protezione
Costruzione delle funzioni mentali (direttrice top-down) etc. rappresentazioni funzione C nessi combinatori (disgiuntivi) coscienza (di B) rappresentazioni funzione B nessi combinatori (disgiuntivi) coscienza (di A) rappresentazioni funzione A
Emozione semplice, mente episodica e coscienza primaria con l’emozione semplice compare il primo livello riflessivo del sistema, connesso alla categorizzazione della funzione percettiva, che consente la discriminazione del rapporto tra sé e l’oggetto, fenomenicamente espresso dalla capacità di modulare il comportamento con l’oggetto (gioco). la consapevolezza di sé consentita dalla coscienza primaria (Edelman) o nucleare (Damasio) si limita all’episodico e fugace riferire a sé le percezioni prodotte nell’interazione con l’oggetto. E’ un tipo di consapevolezza che continuamente si produce e continuamente si dissolve. centrale nella formazione di questo processo è la capacità, da parte dell’adulto, di attuare l’attenzione congiunta con il bambino
funzione rappresentazione ri-rappresentazione coscienza emozione semplice séconl’altro sé-con-l’oggetto c. primaria percezione séconl’oggetto
costruzione delle funzioni mentali (direttrice bottom-up) etc. selezione rappresentazioni funzione C variazione ereditarietà nessi combinatori selezione rappresentazioni funzione B ereditarietà variazione nessi combinatori selezione rappresentazioni funzione A variazione
correlazione sé-non sè organismo ambiente sé non sè individui (s. visc.mot.) (individui) correlazione sé-non sè emozione complessa
La costruzione dell’emozione complessa La maturazione del lobo frontale ventromediale costituisce il sostegno necessario per la comparsa della terza, in termini evolutivi, funzione mentale: l’emozione complessa, associata alla maturazione della motivazione affiliativa gruppale Secondo il modello di Edelman, l’emozione complessa deve emergere dai nessi combinatori tra le diverse rappresentazioni dell’emozione semplice (fase della variazione dello sviluppo strutturale dell’e.c.) Il tipo di nessi dipende dalla particolare processazione svolta dal lobo frontale ventromediale rispetto alle attività proprie del sistema limbico. E’ plausibile immaginare che lo sviluppo di tali nessi sia costituito da tappe susseguentesi lungo lo sviluppo dell’e.c., i cui primordi insorgono intorno ai due anni di età per poi maturare lungo tutta la seconda infanzia.
La costruzione dell’emozione complessa Una prima tappa consiste probabilmente semplicemente in un aumento della capacità della memoria episodica, per cui una serie di episodi può essere ordinata in una sequenza temporale (evento), processo forse attribuibile al giro del cingolo (Damasio 1999). Dall’età di tre anni i bambini sono promotori del rispetto delle regole dei giochi (Tomasello 2009), indipendentemente dal riferimento ad un’autorità o all’aspettativa di reciprocità (presente anche nel gioco solitario), comportamento che segnala la tendenza ad organizzare il comportamento secondo sequenze temporalmente ordinate di azioni. Della stessa natura la tendenza ad ascoltare ripetutamente racconti senza omissioni o aggiunte, la visione ripetuta stesso cartone animato, etc.
La costruzione dell’emozione complessa Nella rappresentazione di eventi la rappresentazione della relazione tra sé e l’oggetto acquisisce particolari caratteristiche rispetto alla rappresentazione permessa dalla rappresentazione di episodi propria dell’e.s. In primo luogo, nell’evento lo stesso oggetto è inserito in contesti diversi, il che sul piano sensomotorio è correlato alla percezione dello stesso oggetto da prospettive spaziali diverse, di cui solo una, necessariamente, è frutto dell’attualità e le altre sono frutto dell’attivazione della memoria (riconoscimento allo specchio -2 anni-; superamento “test della falsa credenza”/”teoria della mente” -3-4 anni)
La costruzione dell’emozione complessa In secondo luogo, l’evento è una rappresentazione dinamica (“filmica” rispetto alla “fotografia” dell’episodio), in cui elementi posti in primo piano al tempo t1 possono fungere da elementi di sfondo nel tempo t2 e viceversa. Tale dinamica richiede che la percezione dell’oggetto al tempo t1 subisca un’inibizione per volgersi ad elementi di sfondo al tempo t2 e viceversa. L’inibizione dell’attività sensomotoria è ciò che caratterizza in modo specifico l’attività del lobo frontale ventromediale (“soppressione della risposta” e “sensibilità al contesto”; prima manifestazione evolutiva è controllo sfinterico -2-3 anni)
La costruzione dell’emozione complessa La maturazione di questi processi comporta la progressiva capacità di regolare il proprio comportamento avendo come riferimento il contesto nel quale è inserito l’oggetto La sensibilità al contesto da parte del bambino è fortemente sollecita, e preceduta, dalla comparsa della dimensione “normativa” nel comportamento genitoriale (l’età delle regole) che sollecita l’attenzione del bambino sulle conseguenze contestuali delle azioni sull’oggetto (osservanza/trasgressione regole sociali) Altro elemento attivante la sensibilità al contesto, nonché l’esercizio di una serie di azioni prolungate nel tempo all’interno di regole socialmente condivise, è l’inizio dell’attività scolastica.
La costruzione dell’emozione complessa in tal modo il bambino apprende ad associare il comportamento sostenuto dalle dinamiche interindividuali diadiche connesse all’attaccamento, all’accudimento e all’agonismo, agli effetti di accoglienza/rifiuto del contesto gruppale in cui quel comportamento è espresso (fase della selezione dello sviluppo strutturale dell’e.c.) Si formano le reti di correlazione (fase dell’ereditarietà dello sviluppo strutturale dell’e.c.) tra lo schema corporeo (l’entità rappresentativa che emerge dai nessi tra i diversi schemi visceromotori che si susseguono nell’evento) e il gruppo di appartenenza -il “noi”- (l’entità rappresentativa che emerge dai nessi tra i diversi individui che i susseguono nell’evento)
La costruzione dell’emozione complessa Nella memoria di eventi sono implicitamente inscritte le regole dell’interazione tra sé e gli altri che caratterizzano il tipo di organizzazione del gruppo di appartenenza (variabilità culturale dell’e.c.) L’accumulo progressivo della memoria di eventi è un processo lento (fase della variazione dello sviluppo organizzativo dell’e.c.) dipendente dalla ricchezza dell’articolazione sociale del gruppo di appartenenza, dalla cui selezione, connessa all’attualità dell’esperienza interattiva gruppale, emergerà il riconoscimento dell’organizzazione del gruppo di appartenenza (fase dell’ereditarietà dello sviluppo organizzativo dell’e.c.)
correlazione sé-non sè gruppo emozione complessa organismo ambiente sé non sè individui (s. visc.mot.) (individui) cat. emoz. complessa correlazione sé-non sè gruppo emozione complessa
La costruzione dell’emozione complessa Sul versante relativo al “sé” si costituisce la rappresentazione dello schema corporeo, inscindibilmente connessa alla memoria di eventi. Con la costituzione dello schema corporeo la rappresentazione tipicamente modulare e parallela propria degli schemi viscerosensomotori si arricchisce della rappresentazione unitaria, e dinamica, propria dello schema corporeo (che si costituisce nella contemporanea convergenza di dati multisensoriali interni)
correlazione sé-non sè gruppo emozione complessa organismo ambiente sé non sè individui (s. visc.mot.) (individui) cat. emoz. complessa correlazione sé-non sè gruppo emozione complessa memoria di eventi (schema corporeo)
La costruzione dell’emozione complessa La rappresentazione di sé propria delle e.c., costituita dallo schema corporeo, è associata alla percezione di sé “dall’esterno” (autosservazione esterna di sè; percezione di sé in III persona) –cfr. rappresentazione di sé nella memoria di e.c.- Fenomeni correlati all’autoosservazione esterna di sé: emancipazione del comportamento dal vincolo della risposta diretta agli stimoli: comparsa dell’attività mimica (ripetizione gesti e posture per attivazione endogena del comportamento, sostenuta dall’attivazione endogena della memoria); capacità di porsi dal punto di vista dell’altro: piena maturazione imitazione mimica; fondamento empatia (verso appartenenti gruppo); capacità di produrre menzogne,
La costruzione dell’emozione complessa capacità di autoregolare l’attività visceromotoria: “esercizio” autoregolazione viscerale; capacità di modulare il comportamento nei rapporti diadici: emancipazione (relativa) dal “contagio emotivo”; condivisione dell’intenzionalità gruppale: apprendimento modelli condivisi di azione volti verso un fine comune (giochi di squadra); riverberazione cooperazione nelle dinamiche interindividuali diadiche
Emozione complessa e risonanza Il fenomeno della risonanza pone il quesito della differenziazione tra l’attività neuronale espressione dell’azione del soggetto e attività neuronale espressione della percezione da parte del soggetto dell’azione altrui. In generale, l’attività dei neuroni specchio è di intensità doppia nell’azione effettuta rispetto all’osservazione dell’azione altrui; inoltre nell’azione effettuata sono attive altre aree cerebrali sostanzialmente silenti nell’azione osservata. Tali elementi fondano la distinzione neurobiologica tra azioni proprie e azioni altrui nell’attività percettiva ed emotiva. Con la comparsa dell’emozione complessa il processo di differenziazione sé-altro all’interno della risonanza propria del sistema nervoso si articola ulteriormente
Emozione complessa e risonanza Gli studi di imaging indicano un coinvolgimento della giunzione temporoparietale (TPJ), nella differenziazione sé-altro (Blakemore, Frith, 2003; Jackson, Decety, 2004). Tale area associativa riceve informazioni dal talamo, dalle aree visive, somatiche, uditive e dal sistema limbico; inoltre possiede connessioni reciproche con la corteccia prefrontale e i lobi temporali. Queste connessioni fanno sì che questa regione abbia un ruolo primario nei processi relativi all’elaborazione delle informazioni multisensoriali dell’immagine del corpo (Blanke, Arzy, 2005; Benton, Sillvan, 1993). Numerosi dati empirici sostengono che TPJ svolga un ruolo specifico nell’agency per la distinzione fra azioni self-producted e azioni others-producted (Farrer, Frith, 2002; Chaminade, Decety, 2002; Decety, Chaminade, Grezès, Meltzoff, 2002; Ruby, Decety, 2001)
Emozione complessa, mente mimica e coscienza estesa con l’emozione complessa compare il secondo livello riflessivo del sistema, connesso alla categorizzazione della funzione emozionale semplice, che consente la discriminazione del rapporto tra sé e l’altro. la consapevolezza di sé consentita dalla coscienza estesa (Damasio) è fortemente vincolata alla concreta interazione con il contesto gruppale di appartenenza.
funzione rappresentazione ri-rappresentazione coscienza emozione complessa sénelgruppo c. estesa sé-con-l’altro emozione semplice séconl’altro sé-con-l’oggetto c. primaria percezione séconl’oggetto
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 6-12 affiliazione concreta (cooperazione) 3-6 agonismo orientamento 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor. protezione
Tipologie descrittive dell’affiliazione (concreta) leader di potere - affiliazione subordinata al potere leader di consenso - affiliazione flessibile gregario - affiliazione subordinata all’accoglienza emarginato - affiliazione instabile
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 6-12 affiliazione concreta (cooperazione) rispecchiamento 3-6 agonismo orientamento 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor. protezione
costruzione delle funzioni mentali (direttrice bottom-up) etc. selezione rappresentazioni funzione C variazione ereditarietà nessi combinatori selezione rappresentazioni funzione B ereditarietà variazione nessi combinatori selezione rappresentazioni funzione A variazione
La costruzione del linguaggio La maturazione del lobo frontale dorsolaterale è il sostegno strutturale necessario per la comparsa della quarta, in termini evolutivi, funzione mentale: il linguaggio, associato all’espressione della motivazione affiliativa sociale in accordo con lo schema edelmaniano, la costruzione del linguaggio si fonda sul rilievo di nessi combinatori tra le rappresentazioni dell’emozione complessa in questa processazione il ruolo del lobo frontale dorsolaterale è correlato all’ordinare in sequenze prolungate l’attività sensomotoria
La costruzione del linguaggio ma la produzione linguistica accompagna, sin quasi dal loro emergere, tanto la funzione percettiva che quella emozionale semplice evolutivamente, l’attività vocale accompagna l’attività sensomotoria connessa alla categorizzazione percettiva (lallazione); poi, in concomitanza con la maturazione del sistema sensomotorio (deambulazione, controllo sfinterico) la produzione vocale inizia, grazie alla sintonizzazione interindividuale con soggetti dotati di linguaggio, a strutturarsi nella produzione delle parole
Lo sviluppo del linguaggio Intorno ai 12 mesi comparsa prime parole Primo stadio (18 mesi): frasi composte da 1-2 parole Secondo stadio (2 anni e mezzo): ipergeneralizzazione regole (“aprito” invece di “aperto”) Terzo stadio (3 anni e mezzo): domande e negative Quarto stadio (4-5 anni): nuove frasi (combinazione di parti relative a frasi già note) e accostamento frasi tramite congiunzione
La costruzione del linguaggio Secondo la “teoria motoria del linguaggio”, l’apprendimento del linguaggio si fonda sull’imitazione dei “gesti sonori” con i quali sono prodotti i fonemi In questo apprendimento, un ruolo significativo è svolto dalla modellazione, da parte dell’adulto, della vocalizzazione del bambino, facilitata dall’uso da parte dell’adulto dello stile comunicativo del bambino (“motherese”: cadenza lenta, toni acuti, iperarticolazione vocali, semantica e sintattica semplici)
La costruzione del linguaggio quindi, per la produzione delle parole e l’accumulo di un lessico è sufficiente ipotizzare un aumento, proprio della specie umana, delle capacità della corteccia frontale verso i sistemi visceromotori della vocalizzazione (Deacon): la comunicazione linguistica si produrrebbe inizialmente come semplice effetto collaterale, di tipo associativo, della funzione percettiva ed emozionale semplice del bambino immerso in una comunità linguistica. ciò significa che la semantica si svilupperebbe come elemento primario e implicito della comunicazione linguistica (Edelman), come se fosse una caratteristica ‘percettiva’ dell’oggetto (Vygotskji).
La costruzione del linguaggio In questo semplice incapsulamento simbolico-linguistico dell’attività percettiva ed emotiva si realizza un implicito apprendimento dei concetti, cioè di entità rappresentative astratte fondate sul rilievo dei nessi combinatori tra gli elementi relativamente costanti e unitari della variabile e multiforme realtà fenomenica
La costruzione del linguaggio con la maturazione dell’emozione complessa la produzione linguistica può essere declinata nella percezione degli eventi e, in tal modo, i nomi (oggetti) e i verbi (azioni) si articolano in sequenze che rinviano all’ordine delle regole che sostengono il rapporto tra oggetti e azioni, regole che rimandano alla successione temporale degli episodi. la sintassi, in tal modo, si svilupperebbe inizialmente in modo implicito, come effetto collaterale della funzione dell’emozione complessa. Con la declinazione della produzione linguistica nell’attività propria dell’e.c. inizia il vero e prorio processo di costruzione del linguaggio, inteso come capacità di ordinare sintatticamente la produzione simbolico-linguistica.
correlazione sé-non sè organismo ambiente gruppo linguistico sé non sè (schema corp.) (gruppo) correlazione sé-non sè linguaggio
La costruzione del linguaggio La produzione concettuale investe la rappresentazione propria dell’e.c. (schema corporeo-gruppo), formando in tal modo l’identità corporea, entità concettuale che emerge dai nessi combinatori astratti tra i diversi schemi corporei correlati ai diversi eventi, il mondo sociale, entità concettuale che emerge dai nessi combinatori astratti tra i diversi contesti gruppali correlati ai diversi eventi la condensazione propria della simbolizzazione linguistica rispetto alla mimica consente alla memoria di combinare molteplici eventi in una sequenza temporalmente ordinata: la narrazione
correlazione sé-non sè concetti linguaggio organismo ambiente gruppo linguistico sé non sè (schema corp.) (gruppo) cat. linguistica correlazione sé-non sè concetti linguaggio società memoria narrativa (identità corporea)
La costruzione del linguaggio L’ordinamento della relazione tra sé e il mondo effettuato dal linguaggio tramite la narrazione è frutto dei processi impliciti di negoziazione sociale attinenti alle regole astratte che consentono la sintonizzazione sociale del comportamento individuale (Bruner 1986, 1990) Il comune riferimento alla narrazione costituisce, quindi, il veicolo dell’intenzionalità socialmente condivisa (il “noi” sociale). L’intenzionalità socialmente condivisa è connessa a doppio filo con il riconoscimento sociale, che consente all’individuo di categorizzare i rapporti interpersonali senza la necessità di una prolungata interazione interpersonale L’emancipazione della categorizzazione dal vincolo dell’azione è, quindi, la caratteristica propria della funzione linguistica
La costruzione del linguaggio L’emancipazione dall’azione della simbolizzazione linguistica è, comunque, relativa, come segnalato dall’attivazione delle aree cerebrali relative agli schemi motori evocati nella produzione e nell’ascolto delle frasi (“semantica incorporata”, Gallese 2005)
La costruzione del linguaggio Il riferimento costituito dalla narrazione investe l’autoosservazione esterna di sé propria dell’e.c., fondando il “dialogo interno” -che si costituisce dalla progressiva incorporazione del dialogo esterno (Vygotskij 1934, 1960)- tramite cui il sè osserva, dialogando, il sé. Grazie al linguaggio quell’iniziale processo immaginativo connesso al rilevare le associazioni tra oggetto e contesto proprio dell’e.c. (fondamento del “pensiero magico” della seconda infanzia) si arricchisce grazie alla formazione di rappresentazioni evocate semplicemente ascoltando le esperienze altrui: la rappresentazione si arricchisce di scenari possibili, pur se vincolati, in questa fase evolutiva, alla collezione di frammenti di dialogo esterno.
Linguaggio e risonanza Gli studi di neuroimaging segnalano che l’identificazione verbale delle emozioni costituisce un fattore critico per la riduzione del contagio emotivo e la costituzione dell’empatia (il linguaggio costituisce il riferimento all’elemento ‘terzo’, condiviso, della relazione diadica -> amplificazione differenziazione sè-altro all’interno della relazione sé-altro; empatia aumenta nel rapporto con soggetti con cui sono state sperimentate interazioni cooperative e si riduce con soggetti con cui sono state sperimentate interazioni agonistiche).
Linguaggio , mente mitica e coscienza secondaria con il linguaggio compare il terzo livello riflessivo del sistema, connesso alla categorizzazione della funzione emozionale complessa, che consente la discriminazione del rapporto tra sé e il gruppo, fenomenicamente espresso dalla capacità di modulare il proprio comportamento nei diversi contesti gruppali. la consapevolezza di sé consentita dalla coscienza secondaria (Edelman) è fortemente vincolata alla ricchezza delle narrazioni prodotte dalla comunità di appartenenza.
I neuroni specchio nei primati non umani i neuroni dell’area premotoria codificano schemi di azione (atti motori diversi per medesimo scopo): categorizzano il fine dell’azione nell’area premotoria F5 delle scimmie (regolazione programmi motori per la mano) -omologa all’area di Broca dell’uomo- i neuroni si attivano anche per azioni compiute con la bocca il 20% dei neuroni si attiva non solo quando il soggetto esegue un’azione verso uno scopo ma anche quando il soggetto vede un altro soggetto compiere un’azione verso il medesimo scopo o quando sente i suoni prodotti dall’azione di un altro soggetto verso il medesimo scopo: “neuroni specchio”
Corteccia frontodorsolaterale e neuroni specchio i neuroni specchio scaricano con schemi di attivazione differenziata per i differenti scopi di una medesima azione (spostare per mangiare; spostare per riporre) nella differenziazione scopi per una medesima azione è centrale la percezione del contesto (alta attivazione se azione contestualizzata; bassa se decontestualizzata) oltre che in sede frontale si rilevano neuroni specchio anche in sede parietale
Neuroni specchio ed apprendimento per emulazione la percentuale dei neuroni specchio che scaricano quando la scimmia osserva l’azione di un conspecifico è alta se l’azione rientra nel proprio repertorio comportamentale, bassa se l’azione non vi rientra: apprendimento con prevalenza dell’assimilazione a sé dell’azione dell’altro (emulazione) assenza di attivazione per azioni mimate (senza oggetto)
Neuroni specchio, uomo ed imitazione l’uomo è in grado di riprodurre un’azione che non rientra nel proprio repertorio comportamentale: nella “simulazione incarnata” rientra la capacità di accomodare il proprio comportamento a quello dell’altro (imitazione) attività neuroni specchio è alta per azioni proprie, bassa per azioni osservate, molto alta per “imitazione rispecchiante” (allo “specchio” e verso obiettivo concreto)
Neuroni specchio, uomo ed imitazione nell’ “imitazione mimica” (riproposizione gesti e senza obiettivo concreto) attivazione neuroni specchio assai bassa nell’ “imitazione mimica” probabile intervento dei “neuroni specchio super” (area premotoria supplementare: congiunge azioni semplici in sequenze complesse) l’imitazione rispecchiante (assimilazione) precede evolutivamente quella mimica (accomodamento)
Neuroni specchio, uomo e linguaggio la disattivazione transitoria area di Broca provoca deficit dell’imitazione si attivano nell’osservazione dei gesti iconici (contenuto del discorso-mimica dell’azione) e non dei gesti di pulsazione (ritmo del parlante) nell’ascolto e nella lettura si attivano i neuroni specchio relativi ai programmi motori dell’azione descritta o evocata (“cognizione e semantica incorporate”)
funzione rappresentazione ri-rappresentazione coscienza linguaggio sénellasocietà sé-nel-gruppo c. secondaria emozione complessa emozione complessa sénelgruppo sénelgruppo c. estesa sé-con-l’altro sé-con-l’altro emozione semplice emozione semplice séconl’altro séconl’altro sé-con-l’oggetto sé-con-l’oggetto c. primaria percezione percezione séconl’oggetto séconl’oggetto
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 12-18 affiliazione simbolica 6-12 affiliazione concreta (cooperazione) rispecchiamento 3-6 agonismo orientamento 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor. protezione
Tipologie descrittive dell’affiliazione (simbolica) subordinata al potere differenziata subordinata all’appartenenza instabile
Bisogni evolutivi e funzioni genitoriali età motivazioni (bisogni) funzioni genitoriali 12-18 affiliazione simbolica riconoscimento 6-12 affiliazione concreta (cooperazione) rispecchiamento 3-6 agonismo orientamento 0-3 attaccamento esplor., predaz., territor. protezione
La costruzione dell’autocoscienza La maturazione dei sistemi di connessione intrasistemica costituisce il sostegno strutturale necessario per la comparsa della quinta, in termini evolutivi, funzione mentale: l’autocoscienza, associata all’espressione della motivazione affiliativa sociale. in accordo con lo schema edelmaniano, la costruzione dell’autocoscienza si fonda sulla processazione dell’attività linguistica. In questa processazione, la specificità propria della maturazione intrasistemica sarebbe costituita dalla capacità di ricombinare gli elementi propri delle lunghe sequenze concettuali che sostengono la narrazione
correlazione sé-non sè organismo ambiente oggetto culturale sé non sè (identità corp.) (concetti) correlazione sé-non sè autocoscienza
La costruzione dell’autocoscienza è ipotizzabile che l’autocoscienza si fondi sulla revisione, sintatticamente organizzata, della narrazione (Dennett), cioè su una sorta di autoriflessività linguistica del linguaggio. quest’autoriflessività è enormemente facilitata dalla concreta esteriorizzazione della narrazione, veicolata dagli oggetti culturali e massimamente rappresentata dalla scrittura (Jaynes, Donald). Sin dalla nascita il bambino è immerso in un mondo disseminato di oggetti culturali e, come per il linguaggio, inizialmente il bambino semplicemente utilizza gli oggetti culturali come semplici oggetti del mondo.
Neurobiologia della lettura Connessione aree visive con aree del linguaggio Organizzazione percezione visiva area visiva primaria: attivazione per stimoli definiti (tratti con inclinazioni specifiche) – campo recettoriale retinico ristretto area visiva secondaria: attivazione per combinazioni di stimoli definiti (due tratti con inclinazione specifica) – campo recettoriale più ampio corteccia temporale inferiore: attivazione per forme (contorni -> invarianza oggetto -> simmetria) – campo recettoriale retinico assai ampio
Neurobiologia della lettura “l’invenzione della scrittura si fonda sull’utilizzazione della capacità del s.n.c. di riconoscere in modo invariante le forme tramite la configurazione dei contorni dell’oggetto – riciclaggio neuronale” “nell’evoluzione della scrittura si assiste alla progressiva semplificazione delle forme” Stanislas Dehaene
Neurobiologia della lettura riconoscimento visivo della forma: regione occipito-temporale ventrale porzione ventrale: case, paesaggi (periferia campo visivo) porzione intermedia-ventrale: volti (fovea campo visivo) porzione intermedia-laterale: parole (fovea campo visivo) porzione laterale: oggetti, strumenti (periferia campo visivo)
Neurobiologia della lettura Modello gerarchico del riconoscimento scrittura (Dehaene) V1 (bilat.): barre singolarmente orientate V2 (bilat.): combinazioni barre orientate (rilevatori elementari contorni) V3 (bilat.): combinazioni di rilevatori elementari contorni (forme semplici singole) V8 (bilat): combinazioni di forme semplici singole (A->a) (identità astratta forma) solco occip-temp sx: combinazioni di forme astratte (unione 2, 3 lettere) solco occip-temp sx: combinazioni di combinazioni (morfemi)
Neurobiologia della lettura connessione tra aree del riconoscimento della forma e aree del linguaggio: fascicolo longitudinale inferiore via fonologica (indiretta): alle aree deputate analisi suoni (temp. sup.) e articolazione suoni (front. inf.) – forma<->suono (grafema<->fonema) (prevale in lingue con ortografia trasparente: lettera<->suono costante -italiano-) via lessicale (diretta): alle aree deputate analisi significato (temp. media, front. inf.) – forma<->significato (prevale in lingue con ortografia opaca: lettera-:suono dipendente altre variabili -cinese, inglese, francese-)
Contributo delle due vie alla lettura La via fonologica prevale nella lettura ad alta voce, per le parole regolari e per quelle nuove La via del significato prevale nella lettura muta, per le parole irregolari e per quelle frequenti
La costruzione dell’autocoscienza Il mondo concettuale proprio della funzione linguistica (fase della variazione dello sviluppo strutturale del linguaggio) tramite la revisione sintattica subisce una selezione fondata sul rilievo di nessi combinatori attinenti a regole relazionali di vario tipo (inclusione/esclusione, disgiunzione/congiunzione, correlazione, causalità, etc.) il cui esito è la costruzione del significato, entità rappresentativa astratta emergente dalle reti di articolazione tra i concetti. La costruzione del significato pone, quindi, sullo sfondo il riferimento concreto su cui si radica il concetto, e pone in primo piano la relazione di tipo logico (sintattico) tra i concetti, per cui l’autocoscienza emancipa la rappresentazione della relazione corpo-mondo dal vincolo della dimensione spazio-temporale.
La costruzione dell’autocoscienza Grazie all’emancipazione dalla dimensione spaziotemporale, il mondo dei significati costituisce il riferimento “immobile” che dà ordine, costanza e continuità, alla regolazione del quotidiano, multiforme e variabile, movimento di sé nel mondo. Si costruiscono in tal modo l’identità personale, entità rappresentativa stratta emergente dai nessi di articolazione logica tra i concetti attinenti all’identità corporea, e il mondo culturale, entità rappresentativa astratta emergente dai nessi di articolazione logica tra i concetti attinenti al mondo sociale (fase dell’ereditarietà dello sviluppo strutturale dell’autocoscienza)
La costruzione dell’autocoscienza Nel mondo astratto proprio dell’autocoscienza, teso a categorizzare ciò che è concretamente esperito emancipandolo dalle coordinate spaziotemporali proprie dell’esperienza, si costruisce il pensiero paradigmatico (Bruner 1986) che tende, grazie alla revisione sintattica del pensiero narrativo, a formalizzare l’articolazione della relazione tra sé e il mondo in leggi e teorie. La memoria propria del pensiero paradigmatico è concretamente depositata nei prodotti culturali per cui il locus di tale memoria è, in senso stretto, extrabiologico (Vygotskij 1934, Donald 1991), e sono i processi di istruzione formale a dotare il bambino delle operazioni necessarie per acquisire le modalità di accesso e di interpretazione dei codici simbolici dei prodotti culturali.
La costruzione dell’autocoscienza Per lungo tempo il bambino, quindi, apprende il mondo dei significati che costituiscono l’esito dei processi di negoziazione sociale della generazione dei propri genitori. Solo dopo che la memoria ha raggiunto un’estensione tale da garantire la varietà del mondo dei significati (fase della variazione dello sviluppo organizzativo dell’autocoscienza), il dialogo interno può esercitare una selezione sintattico-logica di quei significati, dando luogo a nuovi significati, e, quindi a nuovi concetti (fase dell’ereditarietà dello sviluppo organizzativo dell’autocoscienza). Ciò si evidenzia nell’adolescenza, periodo nel quale l’immaginazione del precedente periodo evolutivo si arricchisce della creatività (inevitabilità della crisi transgenerazionale)
La costruzione dell’autocoscienza Espressioni della comparsa dell’autocoscienza: neologismi (espressione di nuovi concetti condivisi dalla comunità di adolescenti), autoregolazione dell’identità corporea in riferimento a copioni di ruolo condivisi dalla comunità di adolescenti (abbigliamento, acconciature, etc.), produzione narrativo-poetica (riflessività ricombinante sulla produzione linguistica), crisi psicotiche (perdita del senso di appartenenza a sé del proprio corpo e delle proprie attività mentali come effetto dell’oggettivazione di sé propria dell’autocoscienza)
La costruzione dell’autocoscienza I processi creativi che caratterizzano l’adolescenza sono radicati e stabilizzati dai processi di canonizzazione dipendenti dalla negoziazione socioculturale necessari per la costruzione del significato. Il primo referente di tale canonizzazione è la generazione dei propri pari, referente la cui significatività in questa fase evolutiva è sostenuta dalla maturazione sessuale e dalla matura possibilità di attuare rapporti paritetici (amicizia). Il secondo referente è la generazione dei genitori, per cui, in ultima analisi, la canonizzazione di nuovi significati attiene ad una dinamica intergenerazionale
La costruzione dell’autocoscienza E’ in questo processo intergenerazionale che l’autocoscienza alimenta l’intenzionalità culturalmente condivisa su cui si fonda il “noi” transgenerazionale.
correlazione sé-non sè significati autocoscienza organismo ambiente oggetto culturale sé non sè (identità corp.) (concetti) cat. cosciente correlazione sé-non sè significati autocoscienza cultura memoria teoretica (identità personale)
Autocoscienza, mente teoretica e coscienza con l’autocoscienza compare il quarto livello riflessivo del sistema, connesso alla categorizzazione della funzione linguistica, che consente la differenziazione del rapporto tra sé e la società, fenomenicamente espresso dalla capacità di modulare il proprio comportamento nei diversi contesti sociali.
Neuroni specchio e affiliazione socioculturale i neuroni specchio si attivano maggiormente durante l’osservazione di soggetti appartenenti al proprio gruppo socioculturale rispetto all’osservazione di soggetti appartenenti a gruppi socioculturali diversi dal proprio idem nell’ascolto di discorsi sintonici o meno con i valori relativi alla propria appartenenza socioculturale
Coscienza e risonanza empatia aumenta nei confronti di individui aventi medesima appartenenza socioculturale del soggetto: la cultura consente la percezione della similarità a sé nei confronti di individui sconosciuti.
funzione rappresentazione ri-rappresentazione coscienza sénellacultura sé-nella-società autocoscienza linguaggio sénellasocietà sé-nel-gruppo c. secondaria emozione complessa sénelgruppo c. estesa sé-con-l’altro emozione semplice séconl’altro sé-con-l’oggetto c. primaria percezione séconl’oggetto
funzione relazione identità mente-coscienza sénellacultura sé-nella-società autocoscienza persona m. teoretica linguaggio sénellasocietà sé-nel-gruppo c. secondaria m. mitica emozione complessa personaggio sénelgruppo c. estesa sé-con-l’altro individuo m. mimica emozione semplice séconl’altro sé-con-l’oggetto c. primaria percezione séconl’oggetto soggetto m. episodica
Lo sviluppo della mente struttura motivazioni comportamento relazione funzione categorizzazione memoria età proiezioni frontali sovraindividuale affiliazione culturale con la cultura coscienza significato leggi 15-20 lobo frontale dorsolaterale affiliazione sociale società linguaggio concetto storie 11-14 ventromediale gruppale con il gruppo emozione complessa eventi 4-10 cervello limbico interindividuale attaccamento; accudimento; agonismo rapporto episodico con il consimile semplice consimile episodica 1-3 rettiliano intraindividuale predazione; esplorazione; territorialità interazione ciclica con gli oggetti percezione oggetto procedurale O-1
Funzioni mentali e rappresentazioni della relazione corpo-mondo funzione rappresentazione “corpo” “mondo” coscienza identità personale significati linguaggio identità corporea concetti emozione complessa schema corporeo gruppo emozione semplice schema viscero-motorio individui percezione schema vegetativo-sensomotorio oggetti
funzione categorizzazione temporalità percezione oggetto istante emozione semplice associazione oggetto-contesto episodio emozione complessa relazione tra oggetto e contesto evento linguaggio sequenza della relazione tra oggetti e contesti storia coscienza legge della sequenza della relazione tra oggetti e contesti atemporale (teoria)
Lo sviluppo della mente le diverse funzioni mentali si costruiscono evolutivamente, emergendo dall’interazione tra il corpo e il mondo (fisico, interpersonale, socioculturale). al termine del processo evolutivo, le diverse funzioni mentali hanno tra esse un rapporto di reciproca e parziale associazione e dissociazione.
regolazione della relazione corpo-mondo complessità rappresentazione del corpo complessità rappresentazione del mondo COSCIENZA linguaggio emozione percezione regolazione della relazione corpo-mondo
regolazione della relazione corpo-mondo complessità rappresentazione del corpo complessità rappresentazione del mondo coscienza linguaggio EMOZIONE percezione regolazione della relazione corpo-mondo
regolazione della relazione corpo-mondo complessità rappresentazione del corpo complessità rappresentazione del mondo COSCIENZA linguaggio emozione percezione regolazione della relazione corpo-mondo
multisignificatività della relazione corpo-mondo il rapporto con l’oggetto-mela funzione significato percezione oggetto commestibile,di forma rotonda, color rosso-verde, consistenza media, gusto dolce emozione semplice oggetto mediatore di offerta di cura, di richiesta di cura, di contesa emozione complessa oggetto mediatore di pacificazione, di coalizione, di rapporti collaborativi (produzione, commercio) linguaggio oggetto-simbolo di sensualità, di trasgressione (peccato) coscienza oggetto di natura vegetale (frutto)
“Per comprendere il mistero della natura della mente bisognerà passare dalla filosofia all’embriologia, con un salto singolare ma necessario. A quel punto saremo in grado di ritornare, attraverso la biologia, alla filosofia”. Gerald Edelman
Livelli organizzativi del metodo scientifico paradigma: identificazione delle diverse credenze relative alla mente metateoria: identificazione delle diverse logiche articolatorie dei concetti relativi alla mente teoria: identificazione dei diversi modelli relativi alla mente
Livelli organizzativi del metodo scientifico e della mente paradigma: narrazioni socialmente condivise (linguaggio) metateoria: analisi logico-sintattica della narrazione (autocoscienza) teoria: elemento di connessione tra attività percettiva e autocoscienza
“Alla base di stati intenzionali stanno chiaramente stati neurali, ma l’attribuzione diretta di stati mentali alle operazioni del cervello stesso piuttosto che a una persona può suscitare solo confusione.” Gerald Edelman
“La mente si forma ed emerge cerebro-culturalmente, in e attraverso il linguaggio che è necessariamente sociale e, per il tramite della mente, la cultura di una società si imprime letteralmente nel cervello. In altre parole inscrive in esso le sue strade, i suoi percorsi, i suoi incroci. Possiamo dire: la cultura è nella mente che è nella cultura.” Edgar Morin