DOTTORI Una delle figure che più di altre emerge per originalità di ispirazione e di proposte nel vasto e variegato orizzonte che si viene a creare con.

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Transcript della presentazione:

DOTTORI Una delle figure che più di altre emerge per originalità di ispirazione e di proposte nel vasto e variegato orizzonte che si viene a creare con la diffusione del Futurismo su tutto il territorio nazionale, è quella del pittore umbro Gerardo Dottori. Nato a Perugia l'I 1 novembre 1884, morto nella stessa città il 13 giugno 1977, Dottori frequenta per un breve periodo l'Accademia di Belle Arti di Perugia. Nel 1910 inizia a collaborare al periodico «La Difesa dell'Arte» di Firenze e realizza il suo primo dipinto in chiave astratta, di netta rottura con la tradizione accademica. Dall'anno seguente presenta le proprie opere in varie mostre collettive. Nel 1912, infine, aderisce ufficialmente al movimento futurista. Nel 1920 fonda a Perugia il periodico «Griffa!», con il quale contribuisce all'affermazione del Futurismo e dell'arte moderna conducendo la propria personale battaglia con il provincialismo culturale.

Dal 1926 Dottori si stabilisce a Roma dove rimane fino al 1939. Nella capitale ha modo di lavorare come redattore di alcuni importanti periodici futuristi e di sviluppare con dipinti e decorazioni la propria particolare e suggestiva forma di Aeropittura di paesaggio (vale a dire la pittura di immagini reali o fantastiche viste da un ipotetico osservatore posto su un aereo in volo). Nel 1929 l’artista perugino è fra i firmatari del Manifesto dell 'Aeropittura. Un suo ulteriore contributo originale al Futurismo è costituito da una serie di dipinti a tema religioso, tanto che nel Manifesto dell'Arte Sacra futurista, firmato da Marinetti si fa riferimento a Dottori come al primo pittore futurista che ha saputo veramente rinnovare i canoni estetici dell'arte sacra. Dal 1940 al 1947 l'artista assume la direzione dell'Accademia di Belle Arti di Perugia che nel 1942 gli dedica un volume monografico nel quale Dottori pubblica il manifesto La mia pittura futurista umbra. Con questo scritto egli riconferma la peculiarità della propria poetica che presenta, come elemento essenziale, anche se non esclusivo, il paesaggio dell’'Umbria.

Ne è un esempio il dipinto Primavera umbra, realizzato nel 1923, esposto alla Biennale di Venezia 1924. Il paesaggio umbro è visto «dall'alto di una montagna per immettere nel quadro più spazio possibile e per superare così il tradizionale orizzonte limitato da una linea orizzontale». Il paesaggio diviene così sconfinato e vi sono riconoscibili la geometria colorata dei campi e delle case, in primo piano e, sullo sfondo, l'ondulato profilo delle dolci colline che vanno perdendosi avvolte dal blu della distanza. Al centro dell'immagine campeggia la rotonda superficie azzurra di un lago (evidentemente un riferimento al Trasimeno). Nel quadro manca quasi completamente il cielo, diversamente da ogni tradizionale visione paesaggistica, cielo che appare solo in quanto riflesso nell'acqua lago. In questo modo l'osservatore ha la netta impressione di trovarsi egli stesso catapultato in cielo, lassù in alto, da dove si può ammirare a perdita d'occhio lo sconfinato fluire dei colli e la placida acqua del lago percorsa da due pallide nubi.

Benché si tratti di una visione prevalentemente statica cui manca ancora quel movimento e quel dinamismo che caratterizzeranno le opere successive, gli elementi costitutivi della Aeropittura futurista sul piano del linguaggio sono tutti ben presenti e delineati, in modo da costituire un consapevole e decisivo passo verso la definitiva formulazione di questo particolare tipo di pittura. Dove invece il dinamismo futurista è presente con tutta la sua forza dirompente è, ad esempio, nel Trittico della velocità, una serie di tre opere dai colori sgargianti realizzate il 1925 e il 1927 e significativamente sottotitolate II via, La corsa e L'arrivo.

Nel primo dipinto II via il soggetto appare semplice e immediato: un paese in festa, con i tricolori alle finestre, assiste stupito alla partenza della macchina (forse in una gara di automobili). Tutta l'attenzione è calamitata dalla macchina, che si trova significativamente al centro del quadro. Al fascino della sua forma, dei suoi colori, della sua potenza sembrano rimandare i frammenti di immagine che, simili a tanti riflessi di luce, si compenetrano e si riverberano come in una vibrazione sonora, rendendone inafferrabili i contorni.

[a] Il paese è in festa, con la gente e i tricolori alle finestre.

[b] Altri spettatori assiepati ai margini della strada si riparano dal sole con ombrelli colorati.

[c] Un concorrente di una gara di automobili è alla partenza su un veicolo rosso, che si trova al centro del quadro e assume forma di freccia, quasi si trattasse di un missile.

[d] Lo scappamento rombante diffonde una nuvola di fumo in primo piano.

[e] Più lontano le logge provvisorie o le ultime case del paese.

[f] Dietro l’orizzonte le lontane rotondità del paesaggio e le frazioni più distanti verso cui la macchina è lanciata.

La visione della scena ricorda una prospettiva a volo d'uccello, colta cioè da un punto di vista innaturalmente alto e resa quasi irreale dalla totalità dell'inquadratura a occhio di pesce, vale a dire con un angolo di 360 gradi. Ancora una volta l'osservatore è violentemente catapultato al centro del dipinto, in modo da poter vedere contemporaneamente l'intera scena. Egli potrà così concedersi una visione globale, comprendente ciò che sta di fronte così come ciò che sta dietro l'orizzonte del suo sguardo, fino alle lontane rotondità del paesaggio, verso cui la macchina è lanciata.

II naturalismo che in qualche maniera sarebbe pur presente nel dipinto viene del tutto assorbito dalla geometricità degli elementi nei quali ogni forma e ogni colore vengono scomposti e frantumati, fino ad acquisire le caratteristiche di un linguaggio astratto. La corsa

L’arrivo

L'Aeropittura, dopo la pubblicazione del manifesto del 1929, riscuote enorme successo sia tra gli artisti futuristi sia tra il grande pubblico. Oltre all'interpretazione datane da Dottori, ne nascono molte altre versioni. Alcune di queste prediligono una visione fantastica, altre invece sono più inclini a sottolineare lo spirito di conquista tecnologico e l'atto eroico del volo, giungendo spesso a diventare - in modo più o meno consapevole - uno strumento di propaganda politica nell'esaltazione del presunto eroismo nelle gesta della dittatura fascista. L'Aeropittura, comunque, costituisce l'ultimo e più significativo atto inventivo del Futurismo italiano.