Valorizziamo il nostro territorio: la nocciola dei Cimini Di: Beatrice Di Renzo III D
La coltivazione della nocciola nel territorio dei Monti Cimini risale alla fine del XIX secolo, alcuni documenti attestano addirittura la sua presenza nel viterbese dal XV secolo. Il legno del nocciolo sembra fosse molto utilizzato dai Romani che lo bruciavano durante i sacrifici al dio Giano sul colle di Carbognano.La produzione della nocciola è cresciuta notevolmente dagli anni 50’ tanto che i noccioleti, allo stato attuale, coprono una superficie di 20000 ettari e vanno a formare vere e proprie foreste che circondano i borghi medievali e rinascimentali. In queste zone il territorio è superficialmente vulcanico, ma al di sotto ha uno spesso strato tufaceo: povero di calcio e fosforo ma ricco di potassio e microelementi.Il clima , continentale, con estati abbastanza fresche e inverni miti, è molto favorevole alla pianta del nocciolo specialmente nei mesi della fioritura(gennaio/febbraio). La piovosità, intorno ai 1000 mm contribuisce a rendere l’habitat , ancora più incline alla coltivazione della nocciola Tonda Gentile Romana(specie Corylus avellana). La nocciola è materia di studio di trasformazione industriale, tuttavia molti dei suoi aspetti ancora non sono stati del tutto chiariti sufficientemente per poter capire come si modifichino tramite i fattori agronomici ed ambientali.
La lavorazione La fase di lavoro primaria è la sgusciatura dopo la quale le nocciole vengono suddivise in calibri, sottoposte a cernita , imballate in sacconi, sacchi o sacchetti e commercializzate.Parte delle nocciole dopo la sgusciatura viene trasferita al reparto trasformazione, tostate a 170° per ottenere pasta di nocciola, granella di nocciola e nocciole tostate.Gran parte delle nocciole dei Cimini arriva direttamente alle industrie dolciarie, tra le quali è presente la “Perugina”.Attualmente la coltura del nocciolo rappresenta nel viterbese una realtà agricola ed economica importantissima anche se deve essere ancora migliorata.
La “Tonda Gentile Romana” è stata inclusa tra i prodotti agroalimentari tradizionali ed è in attesa della certificazione europea di Denominazione di Origine protetta(DOP). Dalla popolare nocciola cimina vengono prodotti semilavorati per industrie dolciarie, pasta e granella di nocciola,farina di nocciole e nocciole tostate e sgusciate con cui vengono prodotti i fantastici dolci per cui la Tuscia è rinomata: i tozzetti,praline,confetti,torroni e gianduiotti, amaretti, cioccolato nocciolato e ripieni per cioccolatini. La nocciola è utilizzata anche per arricchire e ingentilire il sapore delle ricette e come ingrediente nei liquori; è inoltre utilizzata nel campo della cosmesi per creme spalmabili e il suo olio dalle eccellenti proprietà nutrienti e tonificanti per la cura del viso. Per quanto riguarda la parte non commestibile, si utilizza il guscio, essendo di natura oleosa, come combustibile per il riscaldamento.
Negli alimenti consumati in casa la presenza delle nocciole è nel muesli che usiamo a colazione ogni mattina ,nella crema di nocciola da spalmare e nocciole intere usate a fine pasto o tritate per fare i dolci. Nella mia famiglia c’è un consumo regolare di frutta secca a guscio: noci, nocciole, mandorle , pinoli e arachidi almeno tre volte a settimana.La frutta morbida come l’uva sultanina , le albicocche, i fichi, le prugne denocciolate, i datteri e le castagne viene consumata soltanto nel periodo invernale dell’anno.
CONSUMO ANNUO DI DOLCI VETRALLESI CON FRUTTA SECCA
CONSUMO DI FRUTTA SECCA OLEOSA ED ESSICCATA
3)Rucola con pinoli, funghi e bresaola 1)Gnocchi alle noci 2)Pollo alle mandorle 3)Rucola con pinoli, funghi e bresaola 4) Torta sfogliata alle mandorle Pranzo
Cena 1)Farfalle alla crema di scalogno con pistacchi e mandorle 2)Filetto ai pistacchi 3)Patate alle noci 4)Torta di nocciole e cacao
FINE