Tratti caratteristici del parlato- l‘italiano parlato

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Tratti caratteristici del parlato- l‘italiano parlato Universität zu Köln Romanisches Seminar HS: Text-, Gesprächs-und Kommunikationsanalyse anhand von Fallstudien aus dem Italienischem WS 09/10 Dozent: Dr. Andreas Michel Referentin: Claudia Garofalo Tratti caratteristici del parlato- l‘italiano parlato

1. La priorità della lingua parlata sulla lingua scritta di Bazzanella dal punto di vista filogenetico: storicamente la lingua parlata precede quella scritta dal punto di vista ontogenetico: l‘acquisizione dell‘orale da parte del bambino si realizza prima di quella dello scritto dal punto di vista della prassi: la comunicazione si effettua principalmente per mezzo dell‘articolazione fonica dal punto di vista socioculturale: l‘orale, più dello scritto, evidenzia l‘organizzazione e l‘interazione sociale e culturale

dal punto di vista interno: la lingua parlata dispone di mezzi paralinguistici solo parzialmente trasferibili nella lingua scritta Secondo Lyons (1977) la “situazione canonica” della comunicazione è proprio l’interazione faccia-a-faccia caratterizzata dal rapporto uno-a-uno, uno-a-molti, dal canale vocale-uditivo, dalla compresenza dei partecipanti alla stessa situazione e dall’alternanza dei turni di parlante.

“Il parlato come varietà di lingua, caratterizzata dal canale fonico - uditivo e dal contesto sociale essenzialmente dialogico” (Bazzanella: 1994, 11-12)

2. Tratti caratteristici del parlato 2.1. Tratti situazionali Parlato e scritto si differenziano per via dei loro tratti situazionali il testo parlato é generalmente più lungo riformulazioni , ripetizioni, pause, segnali discorsivi, intervento esterno (interruzioni) l’immediatezza del parlato motiva e giustifica che quello che si dice non sia ben organizzato autocorrezioni, cambiamenti di discorso, imprecisioni di lessico, ecc.

Tre macro-tratti situazionali che caratterizzano il parlato canonico lo scritto possibile la cancellazione e il tempo di formulazione non é limitato Tre macro-tratti situazionali che caratterizzano il parlato canonico Il mezzo fonico -acustico Un contesto extralinguistico comune La compresenza di parlante ed interlocutore/i

2.1.1 Il mezzo fonico-acustico dipendenti dal tipo di mezzo sono la linearità o “continuità“ e l‘immediatezza nella produzione e nella ricezione la comunicazione orale si sviluppa in uno spazio lineare (ad un suono ne segue un‘altro) l‘immediatezza richiede la compresenza di parlante ed interlocutore/i e comporta la bassa tollerabilità di silenzi e pause Micro-tratti del mezzo: la minima possibilità di pianificazione l’impossibilità di cancellazione la non permanenza

l‘incidenza dei tratti prosodici (ad e l‘incidenza dei tratti prosodici (ad e. l’intonazione) e il ricorso frequente a mezzi paralinguistici (ad e. variazione di energia) 2.1.2. Contesto d’enunciazione comune in un’interazione linguistica faccia-a-faccia parlante ed interlocutore/i si trovano nello stesso posto e nello stesso tempo Alcuni micro tratti: il ricorso frequente a mezzi non linguistici ad e. gesti la possibilità d’uso di deittici (questo, adesso,ecc.)

Tratti interessati da questo elemento 2.1.3. La compresenza di parlante ed interlocutore/i la compresenza comporta di conseguenza un’interazionalità “diretta” parlante ed interlocutore/i si scambiano regolarmente i ruoli funzione “fàtica” della lingua strumento per creare, consolidare e sottolineare la coesione interna di un gruppo Tratti interessati da questo elemento La possibilità di riferimento alle conoscenze condivise L‘importanza della funzione fàtica La possibilità di feed-back

3. L‘italiano parlato di Paolo D‘Achille 3.1 Le principali caratteristiche fonetiche alla comunicazione verbale si accompagna una comunicazione non verbale linguaggio dei gesti il parlato può servirsi di elementi non articolati, ad esempio risate, colpi di tosse ecc. l’utilizzazione della voce permette di veicolare il significato complessivo del messaggio tono, intonazione, ritmo nel parlato più spontaneo e informale: fenomeni di “allegro”:

l’aferesi caduta di vocale ad inizio di parola, specialmente prima di un nesso nasale + consonante (‘nsomma, ‘nvece) o anche di una sillaba (‘sto per questo) lo iato tende a trasformarsi in dittongo: non solo la /i/ e la /u/ ma anche la /e/ e la /o/, prima di un’altra vocale, tendono a perdere il loro statuto di vocali: ad esempio geografia [dʒogra‘fia] con assorbimento della /e/ tendenza di elidere la vocale finale prima di un’altra vocale (l’informazione, un’iniziativa, c’interessa ecc.)

l’apocope vocalica la caduta della vocale posta alla fine della parola, soprattutto in area settentrionale e in Toscana (andiam via) le apocopi sillabiche, molto diffuse a Roma e al Sud (viè qua!) anche gli infiniti verbali o gli allocutivi (mà, dottò) dialettali riduzioni della parola (‘giorno, ‘sera) metatesi per evitare nessi vocalici o consonantici difficili da pronunciare secondo il sistema sillabico italiano (interpetrare invece di interpretare, o areoplano e aeroporto per aeroplano e aeroporto)

3.2 Aspetti di morfologia fenomeni di maggior rilievo: settore pronominale e verbale maggiore frequenza dei pronomi personali le forme soggetto sono frequenti per il loro valore deittico: il pronome di 1ª persona (io) compare molto più spesso che nello scritto l’opposizione tra forma soggetto e forma complemento é del tutto neutralizzata alla 3ª persona (lui e lei sostituiscono sistematicamente egli e ella e esso ed essa)

dimostrativi spesso usati con valore vicino a quello degli articoli verbi regolarizzazioni analogiche di paradigmi irregolari (intervenì invece di intervenne, scuotuto per scosso) caratteristica principale: riduzione nell‘uso dei modi e dei tempi il presente indicativo sostituisce non solo il passato (presente storico) ma spesso anche il futuro (vengo domani) passato prossimo invece del passato remoto (in Spagna ci sono già stato tre anni fa)

l’imperfetto sostituisce il congiuntivo e il condizionale nel periodo ipotetico della irrealtà nel passato (se venivi, vedevi) il congiuntivo, presente e imperfetto, tende a cedere il campo all’indicativo, presente o futuro o imperfetto, nelle dipendenti completive e nelle interrogative indirette (penso che viene o verrà piuttosto che penso che venga; non sapevo chi era invece di non sapevo chi fosse) alcune incertezze nella scelta degli ausiliari (ho scivolato ma anche sono scivolato; è nevicato ma anche ha nevicato)

3.3 La sintassi del parlato struttura informativa dell‘italiano: ad apertura di enunciato gli elementi già dati dal contesto (tema) e alla fine quelli portatori di informazioni nuove (rema) nel parlato dislocazioni a sinistra e temi sospesi anche per motivi d’ordine pragmalinguistico dislocazioni a sinistra per intervenire attivamente nel discorso e per cambiare argomento preferenza per queste costruzioni dovuta alla difficoltà di pianificare il discorso

dislocazione a sinistra: un’alternativa alla costruzione passiva (i biglietti per il concerto ormai è difficile trovarli) dislocazione a destra ad esempio per stabilire un rapporto di particolare confidenza con l’interlocutore (lo prendi un caffè?) le frasi interrogative assumono spesso un valore fraseologico ( hai capito? ‘ma guarda’; che sarà mai? ‘è una cosa di poca importanza’) frequenti anche i mancati accordi di genere (sono arrivati tante proposte)

sintassi del periodo: interruzioni, frasi sospese, »false partenze«, autocorrezioni andamento prevalentemente paratattico frasi brevi (soprattutto per la conversazione informale) le congiunzioni subordinanti sono qualitativamente diverse da quelle dello scritto : per le causali siccome invece di poiché e giacché e locuzioni formate con che (dato che, visto che ecc.) 3.4 La testualità del parlato il testo parlato precede in modo epicicloidale, riavvolgendosi sempre su se stesso

frammentarietà formale o tematica la coesione è più allentata, sia sul piano macrotestuale,sia su quello microtestuale la coesione testuale è assicurata dai segnali discorsivi (appartenenti a categorie morfologiche diverse: verbi, congiunzioni, interiezioni,ecc.) varie funzioni un’importante funzione: demarcativi indicano l’inizio e la fine del discorso un’altra funzione: segnali fàtici assicurano il contatto con l’interlocutore (guarda, senti, vedi, sai ecc.)

funzione dei connettivi indicano il tipo di relazione tra le varie parti del testo (fatto sta che, a proposito ecc.) funzione importante dei segnali discorsivi riempire le pause, rallentare il ritmo della produzione per pianificare almeno una parte del discorso funzione pragmatica di molti segnali discorsivi: segnali di sfumatura attenuano le affermazioni (praticamente, mi sembra, diciamo, tra virgolette ecc.) consentono al parlante di prendere le distanze dal proprio discorso

alcune particelle modali servono a enfatizzare le proprie affermazioni (veramente, davvero ecc.) il parlato è più avanti dello scritto in certi processi di grammaticalizzazione: elementi assumono valori o funzioni nuove ( tipo ‘come’) 3.5 Il lessico l’uso di un lessico abbastanza ridotto non si sente la necessità di usare sinonimi parole di significato ampio e generico parole di più alta frequenza: cosa, roba, tipo, fatto e tra i verbi fare

l’uso di perifrasi invece di termini specifici (quello dell’acqua ‘l’idraulico’) l’alterazione è molto diffusa: valori affettivi, attenuativi o rafforzativi (cosine, attimino, maschietti ecc.); valore espressivo superlativi (hai ragionissima) o altre espressioni lessicali con valore elativo (un casino di gente) crescita progressiva negli ultimi anni di termini disfemici o comunque riferiti alla sfera sessuale: in certe espressioni addirittura grammaticalizzati (che ca…. vuole? ‘che vuole’)

4. Gli stili del parlato di Alberto A. Sobrero importanti le manifestazioni paralinguistiche e le manifestazioni dei linguaggi non verbali le cadenze dialettali diminuiscono incremento della scolarità, esposizione alla radio, alla televisione il linguaggio dei gesti si va rapidamente perdendo l’incremento di aggettivi di qualità e di valutazione

la situazione comunicativa è soggetta a trasformazioni molto profonde rapporti interpersonali: più articolati, più sciolti e flessibili in questa generazione situazioni: il polo della formalità (rapporti asimmetrici) e quello dell’informalità (rapporti alla pari) confini sempre meno netti distribuzione su tutta la linea che congiunge questi poli semiformalità, pseudoasimmetria, informalità ipocrita

cambiato il modo in cui ci si rivolge a un’altra persona si dà del tu anche a persone completamente estranee (purché si sia accomunati da un problema, un lavoro, un interesse o anche solo la fila al supermercato) cambia il sistema dei saluti il cerimoniale prima era legato alle diverse ore della giornata o ai diversi appellativi («buongiorno ragioniere») ora l’arco della giornata in cui si usa il buongiorno è sempre più lungo il ciao in dinamicissima espansione oggi i posti di lavoro e di ritrovo sono il luogo delle interazioni »calde«, nei locali pubblici interazioni »fredde«.

diffusione di stili del parlato intermedi introducono vivacità e scioltezza nel registro formale informalità standard l’elemento fondamentale: «lo stile brillante» semischerzoso, ironico paradossale, diffusissimo versione colta dello stile brillante sollecita la scelta di terminologie variate, specialistiche, testi stilisticamente e retoricamente molto agguerriti; attinge a residui dialettali, al linguaggio speciale processo di avvicinamento del parlato allo scritto e vice versa

5. Bibliografia Bazzanella, Carla. 1994. Le facce del parlare. Un approccio grammatico all‘italiano parlato. Firenze: La Nuova Italia Editrice. D’Achille, Paolo. 2003. L’italiano contemporaneo. Bologna: società editrice il Mulino Sobrero, Alberto A. in: De Mauro, Tullio. 1994. Come parlano gli italiani. Firenze: La Nuova Italia