LE FUNZIONI D’IMPRESA E LE TEORIE SULLE FINALITÀ IMPRENDITORIALI

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LE FUNZIONI D’IMPRESA E LE TEORIE SULLE FINALITÀ IMPRENDITORIALI LEZIONE PRELIMINARE 3 LE FUNZIONI D’IMPRESA E LE TEORIE SULLE FINALITÀ IMPRENDITORIALI

Qual è la differenza tra funzioni e finalità? RAGIONATE INSIEME continua…

Le funzioni dell’impresa e le teorie sulle finalità imprenditoriali Le funzioni dell’impresa tra loro complementari (Def. di funzione: attività derivante da una mansione o ruolo): Funzione economica Funzione sociale Funzione patrimoniale B) Le teorie sulle finalità imprenditoriali: La teoria della massimizzazione del profitto La teoria della sopravvivenza aziendale La teoria manageriale dello sviluppo dimensionale La teoria della creazione e diffusione del valore La teoria comportamentista La teoria del successo sociale continua…

1. Funzione economica dell’impresa L’impresa è un’organizzazione economica in quanto il suo scopo è il soddisfacimento dei bisogni umani mediante l’utilizzo di risorse rinvenibili in natura in misura limitata Mediante l’organizzazione del lavoro, in virtù del principio di divisione e di specializzazione del lavoro che rende possibile un più razionale uso delle risorse, si generano maggiori utilità per il sistema Qui il fine è quello di soddisfare l’interesse della collettività

2. Funzione sociale dell’impresa L’impresa è un sistema sociale poiché, mediante gli sforzi di un insieme di gruppi sociali operanti al suo interno, essa diventa distributrice della ricchezza creata e rappresenta uno strumento per il soddisfacimento delle necessità di chi vi opera Per il suo funzionamento ha bisogno di forza lavoro, macchinari, servizi e, cioè, deve rivolgersi a lavoratori, finanziatori, fornitori etc. Qui il fine è quello di soddisfare l’interesse dei partecipanti all’organizzazione

3. Funzione patrimoniale dell’impresa L’impresa è una struttura patrimoniale, ossia un insieme di beni organizzato per lo svolgimento di processi produttivi Questa funzione è possibile attraverso l’impiego di due fattori: il capitale la capacità imprenditoriale Essa richiede, dunque, un investimento a un determinato coefficiente di rischio per la produzione di reddito Qui il fine è quello di soddisfare l’interesse dell’imprenditore

Le teorie sulle finalità imprenditoriali Massimizzazione del profitto Sopravvivenza dell’impresa Creazione e diffusione del valore economico Sviluppo dimensionale dell’impresa Massimizzazione “sociale” del profitto (teoria comportamentista) Conseguimento del successo sociale continua…

1. La teoria della massimizzazione del profitto Secondo la teoria economica classica, il profitto* è “il compenso che spetta all’imprenditore per l’organizzazione dei fattori produttivi” Secondo la teoria (classica) della massimizzazione del profitto, i comportamenti imprenditoriali sono orientati al conseguimento del più ampio divario positivo tra i ricavi e i costi di gestione Importanza del fattore tempo e del fattore rischio: - max profitto per quale esercizio? - max profitto per quale livello di rischio? È con il concetto di lungo periodo che si possono capire certe politiche di vendita sottocosto (dumping) (Honda in U.S.A.) o di controllo sulle materie prime condotte da certi paesi (guerre a scopo economico per il controllo di fattori produttivi scarsi)

2. La teoria sulla sopravvivenza dell’impresa Secondo la teoria della sopravvivenza, il fine degli imprenditori è quello di assicurare la continuità dell’organismo aziendale (la contrapposizione tra proprietà e management rende impossibile perseguire il max profitto) Ciò si traduce nel puntare al profitto come mezzo per irrobustire la struttura patrimoniale dell’impresa, rifiutando attività gestionali ad alto rischio che possano risultare pericolose per la vita dell’organizzazione Secondo Drucker la sopravvivenza dipende dalla: Posizione di mercato rispetto ai concorrenti Capacità d’innovazione Disponibilità di risorse finanziarie e personale qualificato Redditività dell’impresa (capacità di autofinanziamento che garantisce l’indipendenza da fonti esterne, indice di maggior autonomia decisionale da parte dei manager)

3. La teoria sulla creazione e diffusione del valore economico La finalità della creazione del valore risponde agli obiettivi di tutti i partecipanti all’impresa e non soltanto a quelli della proprietà o del management La teoria del valore sostiene che la finalità della gestione è quella di far crescere il valore economico dell’impresa poiché l’attenzione degli imprenditori è rivolta ad aumentare il valore di mercato (azioni, dividendi) L’impegno, quindi, è concentrato su: orientamento al futuro potenzialità di reddito trasferimento del valore al mercato

4. La teoria dello sviluppo dimensionale La teoria dello sviluppo dimensionale sostiene che i manager sono più interessati all’espansione dell’impresa (opposta a quella della sopravvivenza). L’obiettivo primario della conduzione aziendale è il fatturato, miglior indicatore (secondo Baumol) del successo d’impresa Espansione dell’impresa Irrobustimento dell’organizzazione Assunzione di maggior forza competitiva Incremento retribuzioni della direzione STABILITÀ PRESTIGIO MIGLIORAMENTO ECONOMICO Vedi Marris, Baumol, Williamson

5. La teoria comportamentista (o della massimizzazione sociale del profitto) La teoria comportamentista o dei “limiti sociali” alla massimizzazione del profitto pone in rilievo l’aspetto conflittuale e collaborazionistico dell’organizzazione sociale con gli altri operatori del sistema. La massimizzazione del profitto, cioè, incontra due serie di vincoli: quelli sociali di natura interna ed esterna (relazioni con gli altri operatori) e quelli di conoscenza (innovazione). Il reddito, quindi, è un risultato che deriva da accordi di cooperazione o dalla composizione di conflitti interni ed esterni. La sua misura non è mai liberamente determinabile dall’imprenditore. Il fine del massimo profitto diviene, così, il fine del massimo profitto condizionato (vedi slide successiva) continua…

Analisi dell’equazione aziendale del profitto in rapporto ai gruppi sociali* che vengono colpiti di volta in volta RICAVI (per aumentarli, si può agire sul prezzo o sulla quantità prodotta) COSTI Profitto Costo del lavoro Lavoratori Costi di approvvigionamento Fornitori Costi di finanziamento Finanziatori Costi di distribuzione Distributori Oneri fiscali Pubblica Amministrazione Costi organizzativi (es. progettazione e controllo) Manca il gruppo sociale Costi di R&S idem Azionisti/Proprietario *Gruppi sociali: clienti, concorrenti, lavoratori, fornitori, distributori, finanziatori, pubblica amministrazione.

6. La teoria del successo sociale La teoria del “successo sociale” (per cui il profitto è solo un mezzo) sostiene che l’imprenditore tende al successo, e che il successo è rappresentato dai risultati raggiunti dall’impresa e dal ruolo che, attraverso essi, egli riesce a conquistarsi all’interno della comunità (vedi scala di Maslow nella prossima slide) Il successo sociale è raggiungibile attraverso tre motivazioni principali ordinate in scala crescente: profitto potere (leadership competitiva) prestigio continua…

continua…

6. La teoria del successo sociale (cont.) Le gratificazioni morali si accomunano a quelle economiche e ciò comporta un’attenzione agli equilibri economici ed etici. La soluzione di dilemmi morali, che sono propri di un sistema d’interessi differenziati sulla base di principi che attingono anche all’etica aziendale, si rivela, oggi, quale fattore positivo caratteristico di una superiore interpretazione della funzione aziendale