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Il sacramento della Nuova Alleanza

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Presentazione sul tema: "Il sacramento della Nuova Alleanza"— Transcript della presentazione:

1 Il sacramento della Nuova Alleanza
Eucaristia Questo laboratorio si centra sul sacramento dell’eucaristia (nb. nell’italiano corrente si può usare anche ‘eucarestia’) affrontandolo nella prospettiva delle azioni simboliche che vengono compiute nella liturgia piuttosto che in quella più propriamente teologica. Perciò non faremo particolare riferimento alle questioni bibliche (i racconti dell’ultima cena, le parole di Gesù, il valore sacrificale, ecc.) o a quelle dogmatiche (cosa significa che il pane e il vino divengono vero corpo e sangue di Gesù; il valore redento; il valore ecclesiale; ecc.). Il sacramento della Nuova Alleanza

2 OBIETTIVI OBIETTIVI GENERALI una visione dei sacramenti che:
Sia in sintonia con il pensiero del Vaticano II Sia più vivibile per noi Sia più utilizzabile nella catechesi OBIETTIVO SPECIFICO Lo spessore umano e simbolico della celebrazione eucaristica

3 RACCOGLIAMO IDEE Sacrosantum Concilium n.10: La liturgia è il culmine e la fonte della vita della chiesa 10. Nondimeno la liturgia è il CULMINE verso cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, LA FONTE da cui promana tutta la sua virtù. Infatti le fatiche apostoliche sono ordinate a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella chiesa, partecipino al sacrificio e mangino la cena del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei "sacramenti pasquali", a vivere "in perfetta unione", domanda che "esprimano nella vita quanto hanno ricevuto con la fede". La rinnovazione poi dell'alleanza del Signore con gli uomini nell'eucaristia conduce e accende i fedeli nella pressante carità di Cristo. Dalla liturgia dunque, particolarmente dall'eucaristia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e glorificazione di Dio in Cristo, verso la quale convergono, come a loro fine, tutte le altre attività della chiesa. Ecco il testo del Concilio cui abbiamo fatto riferimento nel precedente laboratorio. In questa circostanza prendiamo spunto dall’ultima frase per entrare nella prospettiva delle azioni, del valore simbolico e comunicativo e della loro capacità di creare comunione tra coloro che le praticano. I sacramenti, infatti, sono in funzione dei credenti, della loro vita di fede così come nasce e si sviluppa attraverso l’esperienza dell’esser chiesa.

4 RACCOGLIAMO IDEE CENA DEL SIGNORE FRAZIONE DEL PANE MESSA EUCARISTIA
Anche se non facciamo un laboratorio biblico, non si può però prescindere dalla Bibbia. Una rapida scorsa al modo con cui si parla di questo sacramento nel Nuovo Testamento ci introduce nella prospettiva giusta con cui avvicinarci ad una comprensione migliore dell’eucaristia. Infatti, nel Nuovo Testamento i termini più usati sono: “cena del Signore” (lettere palline) e “frazione del pane” (Vangelo di Luca e Atti degli Apostoli”); si trova anche il verbo eucharistein (rendere grazie) in un senso più generico per indicare ogni forma di preghiera, personale o comunitaria, di ringraziamento, ma non specificamente ed esclusivamente la cena del Signore. Successivamente nel mondo latino è utilizzato il termine “messa” da “missio” (missione, invio). Questo vocabolario ci aiuta a percepire che l’accento cade sull’AGIRE, da un lato, e dall’altro su un COMPLESSO di situazioni che rendono speciale un evento. Anche per noi parlare di “cena” non è solo riferirsi alle pietanze che si mangiano (si potrebbe mangiarle al self service sull’autostrada, in un ristorante, ecc.) ma anche al contesto umano e relazionale in cui certi cibi si mangiano, al valore di costruzione e di rafforzamento di legami umani; “cena” dice atmosfera, ambiente, modo di porgere le cose in modo diverso da come avviene al self service. Lo stesso si applica alla liturgia e ai sacramenti. CENA DEL SIGNORE FRAZIONE DEL PANE MESSA EUCARISTIA

5 3 ASSI DI COMPRENSIONE Gesù la Persona la Chiesa
Ripropongo la considerazioni sui 3 assi: Gesù Cristo, la Chiesa e la Persona umana che devono essere sempre presenti nell’agire e nella spiegazione/comprensione dei sacramenti: 1. Gesù perché è la situazione che realizza e manifesta pienamente il disegno di salvezza che il Padre dispiega nella storia degli uomini; 2. La Chiesa perché è la forma che questo assume dopo la morte e risurrezione di Gesù che rivela una salvezza non individualistica, ma comunitaria (né somma di individui, né collettività massificata) e la offre agli altri; 3. La Persona perché la salvezza si attua nel concreto di un’esistenza che accoglie, interiorizza, vive attivamente e responsabilmente del dono ricevuto la Chiesa la Persona

6 Raccogliamo IDEE ed ESPERIENZA
Proviamo ad applicare il passaggio da una visione “classica” dell’eucaristia ad una più aderente al pensiero e alla vita delle comunità cristiane dei primi secoli, recuperata e attualizzata nel dopo concilio. In questo laboratorio ci concentriamo particolarmente sui primi due elementi: azioni simboliche e la relazione tra parole e gesti. Intanto ricordiamoci che: 1) Parlare di “Azione simbolica” ci richiama al fatto che il simbolo è molto più di un segno, perché il secondo dice solo rimando a qualcosa di diverso, è un mezzo per indicare qualcos’altro; il simbolo, invece, dice azione che fa entrare in una relazione di comunione, che la significa, la genera, la approfondisce: un abbraccio fra due persone non è solo segno di amicizia e affetto, ma gesto che esprime e genera affetto. 2) Riferirci alla relazione tra Parole e Gesti significa cogliere che i sacramenti, in generale, e l’eucaristia, in particolare, assumono la stessa struttura di fondo della Storia della Salvezza trasmessaci nella Scrittura: Parole ed Eventi intimamente connessi come ricorda il testo conciliare sulla Rivelazione Dei Verbum 2. AZIONE SIMBOLICA PAROLE E GESTI IL RISORTO E LO SPIRITO LA COMUNITÀ CRISTIANA LA VITA CRISTIANA

7 IDEE ed ESPERIENZA Quale domanda?
PRIMO LABORATORIO Pensare e vivere l’Eucaristia come OGGETTO significa concentrarsi sulle cose: l’ostia consacrata, il calice con il vino, l’acqua, l’altare, la croce, il luogo fisico in cui avviene la liturgia, ecc. L’attenzione si sposta così verso la materialità di ciò che facciamo (il prodotto) rispetto ai soggetti che agiscono. Pensare e vivere l’Eucaristia come AZIONE significa piuttosto concentrare l’attenzione su CHI fa alcune azioni, su COME le fa, sul CONTESTO in cui le fa, sul PERCHÉ li fa in quel modo, sul VALORE umano e comunicativo che assumono. Rispetto al sacramento dell’Eucaristia possiamo dire che le azioni fondamentali da considerare sono: mangiare, bere, ascoltare, rispondere. Ad esse si collegano tutte le altre. EUCARISTIA OGGETTO AZIONE

8 3 ATTIVITÀ LABORATORIALI
Quando il DIRE è un FARE? ovvero: quando le nostre parole divengono azioni? Quando il FARE è un DIRE? ovvero: quando i nostri gesti sono un linguaggio? SECONDO LABORATORIO La relazione tra PAROLE e AZIONI va indagata approfondendo il modo con cui sia le parole che le azioni si integrano. Primo gruppo di lavoro Quando il DIRE è un FARE ricerca nella vita quotidiana le situazioni in cui dicendo, parlando in un certo modo, usando alcune espressioni si compiono delle azioni. Di solito, infatti, pensiero che il linguaggio serva per comunicare informazioni, ma non è sempre così. Viene alla luce, quindi, che vi sono molte espressioni che utilizziamo per realizzare cose, per esempio: “promettere”, “giurare”, “dare un comando”, “benedire” o “maledire”, ecc. Dire «Io accolgo te…» fa un matrimonio! Cantare insieme una canzone crea comunione; cantare insieme un inno nazionale ci rende partecipi di una storia, di una identità. Secondo gruppo di lavoro Quando il FARE è un DIRE ricerca quei gesti e azioni che invece di produrre qualche cosa, qualche manufatto, sono una forma di linguaggio. È facile accorgerci, così, che molti gesti possono essere utilizzati per comunicare sentimenti, idee, valori, apprezzamento o disapprovazione o insulti (i “gestacci”); talvolta il gesto può anche essere indiretto: far trovare un fiore sulla scrivania dice «benvenuto!» e così via. Il laboratorio però evidenzia un problema che riguarda entrambe le situazioni (quando il dire è un fare e quando il fare è un dire): la possibile ambiguità cui sono sottoposte. Infatti le parole possono essere usate per ingannare, sviare, falsificare e altrettanto può dirsi dei gesti. Ecco perché occorre che gesti e parole convergano per mezzo di una intenzione, solo così essi divengono realmente espressivi e capaci di esprimere e produrre relazioni positive. 2 GRUPPI CHI fa COSA? ovvero: come parole e azioni ci aiutano a cogliere meglio l’essere soggetti attivi INSIEME

9 E LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA?
Il Passaggio successivo è l’applicazione di queste due dinamiche (quando il dire è un fare e quando il fare è un dire) alla celebrazione eucaristica. O meglio è imparare a riconoscere dove divengono fondamentali per poter entrare più in sintonia con la liturgia e, contemporaneamente, poter fare della forma liturgica un nostro modo di espressione. Da questo tentativo sono emerse alcune osservazioni: Contrariamente a quanto possiamo pensare se ci soffermiamo sulle cose, comprendere i gesti e le parole della liturgia come azioni simboliche vuol dire accorgersi che TUTTA LA CELEBRAZIONE, dall’inizio alla fine è Eucaristia, è consacrazione, e non solo la preghiera specifica che si fa sul pane e sul calice. Questo dice anche un modo diverso di porsi davanti al valore della liturgia nel suo complesso ed elimina domande del tipo: «da quale momento della liturgia la messa non è più valida?» perché diventiamo consapevoli che ogni momento che perdiamo diminuisce il valore simbolico, di unione con ciò che ha fatto Gesù per noi, e che ci dona salvezza. Cogliere tutta la liturgia della celebrazione eucaristica come un’unica grande azione simbolica aiuta ad entrare meglio dentro la celebrazione stessa. Non si tratta di ricordare le parole e i gesti di Gesù con i discepoli, ma accorgerci che partecipare con le proprie parole e i propri gesti, attraverso la fede, ci fa essere presenti realmente (anche se misteriosamente, cioè, appunto, nella fede) alla Cena del Signore, a quella stessa cena in cui Gesù offre se stesso ai discepoli attraverso la sua parola, attraverso il pane e il vino. Celebrare insieme l’Eucaristia ci fa vivere insieme a Gesù gli eventi fondamentali della nostra salvezza, ci rende partecipi della sua vita fino alla passione, morte e risurrezione; ci fa attendere nella speranza e nella carità il suo ritorno e l’avvento del Regno. “Azione simbolica” significa anche credere e sperimentare e, di conseguenza, impegnarsi nella comunione come membri della Chiesa, partecipi gli uni della vita degli altri nella fraternità. Le azioni simboliche uniscono coloro che le praticano: insieme rendiamo grazie per la misericordia di Dio e preghiamo gli uni per gli altri (confessione dei peccati); insieme rendiamo gloria a Dio e, con il Credo (detto non a caso simbolo apostolico) ci riconosciamo nella stessa fede; cantando insieme cerchiamo di unire mente e cuore; ascoltando e meditando la stessa Parola di Dio riconosciamo di essere tutti (compreso il prete che celebra) discepoli di Cristo, unico Maestro; mangiando lo stesso pane consacrato lasciamo che Cristo ci unisca e ci renda sempre più membra del suo corpo (cfr. Prima lettera ai Corinzi, cap. 12); e così via. AZIONE SIMBOLICA PAROLE E GESTI


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