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Osservatorio CERMES sulle liberalizzazioni in Italia

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Presentazione sul tema: "Osservatorio CERMES sulle liberalizzazioni in Italia"— Transcript della presentazione:

0 OSSERVATORIO SULLE LIBERALIZZAZIONI IN ITALIA
CERMES UNIVERSITÀ BOCCONI OSSERVATORIO SULLE LIBERALIZZAZIONI IN ITALIA Sintesi del Rapporto di Ricerca Milano, 6 ottobre 2008

1 Osservatorio CERMES sulle liberalizzazioni in Italia
AGENDA GRUPPO DI RICERCA L’attuazione della Riforma Bersani (L. 248/2006) e dei nuovi provvedimenti in materia (L. 133/2008) nelle regioni italiane La distribuzione grocery Il commercio al dettaglio non alimentare La distribuzione dei farmaci La distribuzione di carburanti Il sistema delle banche Il sistema delle assicurazioni Roberto Ravazzoni - Coordinatore Maria Grazia Cardinali Francesco Daveri Mario Menegatti Gianluca Morelli Paolo Defonte Michele Deodati Francesco Mastromatteo Annamaria Panciroli Onorio Zappi

2 1991-2007: com’è cambiata la Spesa delle Famiglie in Italia
429 916 900 € mdi Consumi commercializzabili Non Alimentari Alimentari 12,4% 12,2% 19,7% 19,7% 24,3% 39% 39% 12,4% 12,1% 19,2% Altri consumi Affitti, Gas Luce, Acqua Manutenzione abitazione Salute / Istruzione Servizi di Trasporto e Comunicazione Servizi Assicurativi e Finanziari 19,2% 22,3% 22,2% 42,7% 18,9% 18.9% 33% 4,1% 4,1% 11,7% 12,5% 3,3% 3,3% 9,5% 9,5% 4,7% 3,9% 1,8% 1,8% 12,9% Alberghi, Ristoranti e Viaggi Altri consumi: Cura della persona Auto, Tessuti, Sport, Spettacoli, Giochi e lotterie, Professionisti, ecc 12,9% 11,0% 11,0% 33,0% 28% 16,6% 19,5% 16,6% 20,1% 1991 2007 Consumi commercializzabili escluso: auto-produzione, tessuti, sartoria, canali “professional” dell’elettronica, prodotti farmaceutici, carburanti, veicoli.

3 SERVIZI: PIÙ CONCORRENZA = PIÙ CRESCITA
Fonte: elaborazioni CSC su dati Commissione europea e OCSE

4 1. Commercio al dettaglio alimentari
I settori esaminati I sei settori prescelti per gli approfondimenti sullo stato di attuazione e di diffusione delle liberalizzazioni sono i seguenti: 1. Commercio al dettaglio alimentari 2. Commercio al dettaglio non alimentare 3. Distribuzione di carburanti 4. Distribuzione di farmaci 5. Assicurazioni 6. Servizi finanziari L'osservatorio si propone di stimare quanto costa alla collettività ( Famiglie e Imprese) il ritardo strutturale accumulato nei settori investigati e quanto incidono le inefficienze generate dalle protezioni degli offerenti attuali a scapito di quelli potenziali Per ciascun settore considerato si è cercato non solo di quantificare i costi per la collettività legati alle protezioni e alle inefficienze ma anche di qualificare la direzione, la diffusione e i tempi di realizzo delle auspicate liberalizzazioni

5 I tempi e i modi di produrre le liberalizzazioni in Italia
Una tassonomia dei settori di attività di fronte alle liberalizzazioni Settori in cui necessitano nuovi impianti di erogazione con vincoli strutturali  tempi più lunghi per i benefici Settori in cui è sufficiente facilitare una ricanalizzazione delle merci / servizi e delle vendite senza vincoli strutturali  modifica regole e riduzione prezzi più rapide e facili Pubblico: proprietà delle Reti Settori di pubblica utilità che transitano su Rete (elettricità, gas, telecomunicazioni, trasporti, …)  vs. nuovi modelli di governance Privato: gestione ed erogazione dei Servizi

6 Ricercare il cambiamento sotto controllo ...
Un modello “ideale” di intervento per cercare di sostenere la domanda con un piano di liberalizzazioni ... Ricercare il cambiamento sotto controllo ... PIÙ LIBERALIZZAZIONE nei mercati e nel sistema dei prezzi PIÙ COORDINAMENTO PIÙ COMPETIZIONE Nel nuovo contesto “federale” Per tutelare le specificità del nostro sistema d’offerta PIÙ EFFICIENZA ECONOMICA, DI SISTEMA (E SOCIALE) RIPRESA DEI CONSUMI ( miglior utilizzo delle risorse destinate a questo scopo …)

7 Liberalizzazioni: prima comunicarle o prima attuarle?
Percezione delle liberalizzazioni: Usa e Italia a confronto Negli Usa, secondo alcuni economisti, i benefici delle liberalizzazioni di diversi settori effettuate a cavallo tra gli anni settanta e ottanta sono quantificabili nell’ordine del % del PIL ad essi riferito. Ebbene, nonostante i principali soggetti a beneficiarne siano stati i consumatori, dopo 7-8 anni dalle riforme introdotte, più del 50% degli intervistati sosteneva di non averne tratto vantaggio … Il 90% degli italiani ha dichiarato di conoscere le liberalizzazioni. Tra essi il 66% ritiene positivo l’impatto delle liberalizzazioni sull’economia; il 58% ha percepito positivamente tale impatto sulle condizioni della propria famiglia. Il 74% dei manager ritiene positivo l’impatto delle liberalizzazioni sull’economia; il 54% ha percepito positivamente tale impatto sulle condizioni della propria azienda. (fonte: Ispo per Consumers’ Forum, 2007)

8 Distribuzione alimentare 5.633 mio €
Gli effetti complessivi delle liberalizzazioni per le famiglie e per le imprese nei settori di attività considerati Distribuzione alimentare mio € Distribuzione non alimentare mio € Distribuzione carburanti mio € Distribuzione farmaci mio € Banche mio € Assicurazioni mio € mio € pari al ,3% del Pil 2,2% dei consumi delle famiglie

9 La distribuzione grocery in Italia
CERMES UNIVERSITÀ BOCCONI La distribuzione grocery in Italia Il processo di liberalizzazione: quali sviluppi?

10 - Mq per 1.000 abitanti - Densità Germania (2006) 268
Superficie di vendita di Super e Iper: il gap temporale dell’Italia nei confronti dei paesi benchmark - Mq per abitanti - Densità Germania (2006) Ipotesi: per i Paesi europei di benchmark nel tempo si è tenuto stabile il rapporto mq. per abitanti del 2006 268 270 250 Media (2006) F - D - UK - E 230 215 Mq. per ab. 210 190 168 170 8 anni 16,5 anni 150 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 Trend di crescita mq per ab. Italia Mq per 1000 ab. media Paesi benchmark Mq per ab. Germania

11 Le regioni italiane a maggior dotazione di superfici moderne
Mq. Super+Iper x abit. 223 216 212 196 194 189 187 185 180 174 172 Fonte: ns. elaborazioni su Nielsen - GNLC (2006)

12 Le regioni italiane a minor dotazione di superfici moderne
Mq. Super+Iper x abit. 162 162 159 146 133 131 128 111 92 Fonte: ns. elaborazioni su Nielsen - GNLC (2006)

13 (numeri indice - Media Italia = 100) Consumi Grocery pro-capite
Consumi Grocery pro-capite e dotazione di servizi commerciali moderni nel 2006 115 LIGURIA 110 LAZIO LOMBARDIA VdA 105 TOSCANA EMILIA -R. FRIULI - V.G. Media Italia (numeri indice - Media Italia = 100) Consumi Grocery pro-capite SICILIA PIEMONTE 100 UMBRIA MARCHE VENETO PUGLIA 95 CALABRIA SARDEGNA TRENTINO -A.A. 90 ABRUZZO MOLISE CAMPANIA BASILICATA 85 70 90 110 130 150 170 190 210 230 250 Dotazione Commerciale - Super + Iper: mq x abitanti Fonte: ns. elaborazioni su Nielsen - GNLC (2006)

14 Graduale liberalizzazione Medie-Grandi Strutture
Il modello di riferimento: il circolo virtuoso della modernizzazione commerciale Graduale liberalizzazione Medie-Grandi Strutture Efficienza settoriale e di sistema Competizione Intra-Type Costi Distributivi PIL (%) Risorse per consumi aggiuntivi

15 La canalizzazione delle vendite grocery in alcuni paesi europei
Valori % sul totale vendite grocery Fonte: ns. elab. su ACNielsen European Universe (2007)

16 Quota del discount in Europa nel grocery nei paesi benchmark
41,1 11,6 10,1 7,7 5,7 Fonte: ACNielsen European Universe (2007)

17 Quota della marca privata nei paesi benchmark
45 41,1 Regno Unito 40 38,0 38,0 37,8 37,9 35 Spagna 30,3 28,7 30 27,4 28,7 Germania 26,2 27,3 25,0 26,8 Francia 25,5 27,2 25 26,3 23,8 25,3 24,8 23,7 20 15 13,4 12,4 12,7 12,2 Italia 11,0 10 2003 2004 2005 2006 2007 Fonte: ACNielsen Europe 2007 (Modern Trade according to local market definitions)

18 QM delle Marche Commerciali
Il posizionamento di prezzo e la quota delle marche commerciali in alcuni paesi europei 45 UK 40 35 Spagna 30 QM delle Marche Commerciali Germania Francia 25 20 15 Italia 10 70 75 80 85 90 95 100 N. indice prezzo Marche Commerciali (prezzo medio totale categorie = 100) Fonte: ns. elab. su AC Nielsen Europe e dati aziendali (2007)

19 Le componenti dell’inefficienza / inefficacia della distribuzione grocery italiana: una stima prudenziale al 2007 milioni di Euro 911,1 5.633,2 Percentuale dell’incidenza dei consumi commercializzati grocery 0,82% 656,7 0,59% 661,4 0,60% 5,07% 3.404 Incidenza sui consumi finali 0,61% Peso macroeconomico dell’Inefficienza Distributiva 4,00% Incidenza sul Pil 0,37% 3,07% Gap struttura trade italiano grocery Sviluppo contenuto formule discount e la loro  prezzo Bassa penetrazione delle marche commerciali e loro  di prezzo Vincoli esterni, dimensioni e performance della GDO relativo impatto sul sistema “costi operativi-margini commerciali” Impatto totale dell’inefficienza del sistema di distribuzione grocery Fonte: CERMES - Bocconi (2008)

20 Il valore della concorrenza
CERMES UNIVERSITÀ BOCCONI Il valore della concorrenza nel commercio al dettaglio non alimentare

21 Evoluzione del peso dei canali non alimentari (Quote di Mercato in %)
Fonte: Federdistribuzione, 2007 21

22 Abbigliamento e calzature Elettronica di consumo Mobili e arredamento
La metodologia di stima dell’inefficienza del sistema distributivo non alimentare italiano Al fine di stimare i costi generati dall’inefficienza del sistema distributivo non alimentare si è proceduto a suddividere il mercato totale nei seguenti macro- comparti: Abbigliamento e calzature Elettronica di consumo Mobili e arredamento Bricolage Articoli per lo sport Casalinghi Prodotti di profumeria Farmaci da banco Edutainment Prodotti di ottica Tessile Cancelleria Giocattoli 22

23 Beni banalizzati La piramide della banalizzazione
NTAS: Negozi Tradizionali Altamente Specializzati GSS: Grandi Superfici Specializzate GSA: Grandi Superfici Alimentari Despecializzate 23

24 Al consumatore è stato chiesto di stimare, per ciascun macro-comparto:
La metodologia di stima dell’inefficienza del sistema distributivo non alimentare italiano Al fine di comprendere come ripartire i beni venduti nelle GSS in banalizzati e in via di banalizzazione e quelli venduti nei negozi tradizionali in problematici, in via di banalizzazione e banalizzati è stata condotta un’indagine campionaria su 100 unità. Si ritiene che la classificazione proposta (banalizzati, in via di banalizzazione, problematici) coincida con la ripartizione del mercato per fascia prezzo (bassa, media, alta). Al consumatore è stato chiesto di stimare, per ciascun macro-comparto: dove acquista prevalentemente i beni di fascia BASSA, presenti in tutti i canali e quanto pesano i tre format (GSA, GSS, NTAS); dove acquista prevalentemente i beni di fascia MEDIA che vengono distribuiti sia nelle GSS che nei NTAS e quanto pesano i due canali. 24

25 SETTORE ELETTRONICA DI CONSUMO
La piramide della MODERNIZZAZIONE OGGI SETTORE ELETTRONICA DI CONSUMO ESEMPIO 25

26 il valore unitario del bene; il grado di complessità del bene;
La metodologia di stima dell’inefficienza del sistema distributivo non alimentare italiano Al fine di costruire la piramide della modernizzazione domani, si è proceduto ad identificare le determinanti in grado di spiegare il diverso processo di riconversione distributiva che subiscono molti settori dei beni non alimentari. Le principali determinanti che riteniamo essere alla base del processo di modernizzazione di molti settori dei beni non food sono le seguenti: il grado di diffusione ed il peso (espresso in quota di mercato) detenuto dalle marche industriali; il valore unitario del bene; il grado di complessità del bene; la valenza emozionale dello shopping; il posizionamento strategico del brand. 26

27 COEFF. DI BANALIZZAZIONE
Stima del grado di banalizzazione raggiunto dal sistema distributivo italiano per settore merceologico COMPARTI COEFF. DI BANALIZZAZIONE Edutainment 0,77 Elettronica di consumo 0,54 Cancelleria Tessile 0,53 Bricolage 0,51 Giocattoli 0,45 Casalinghi Articoli per lo sport 0,44 Prodotti di ottica 0,43 Prodotti di profumeria 0,33 Mobili e arredamento 0,32 Abbigliamento e calzature 27

28 ESEMPIO SETTORE EDUTAINMENT OGGI DOMANI
Una stima di ricanalizzazione delle vendite dei beni banalizzati e in via di banalizzazione a 5 anni SETTORE EDUTAINMENT ESEMPIO OGGI DOMANI 28

29 SETTORE ABBIGLIAMENTO E CALZATURE
Una stima di ricanalizzazione delle vendita dei beni banalizzati e in via di banalizzazione a 5 anni SETTORE ABBIGLIAMENTO E CALZATURE ESEMPIO OGGI DOMANI 29

30 Una stima del risparmio per la collettività nel settore della distribuzione non food
Partendo del calcolo dei differenziali di prezzo per format e applicando il coefficiente di banalizzazione per ciascun settore merceologico è stato possibile stimare un risparmio complessivo per la collettività nel pari a milioni di Euro. In conclusione, un sistema più moderno ed efficiente, in linea con il crescente processo di banalizzazione di molti beni, può generare benefici per i consumatori pari al 2,24% sul totale dei consumi commercializzati non food. 30

31 La distribuzione dei farmaci in Italia
CERMES UNIVERSITÀ BOCCONI La distribuzione dei farmaci in Italia Il processo di liberalizzazione: quali sviluppi?

32 VOLUME: 92,3 MIO CONFEZIONI
Il mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione nel primo trimestre 2008: i canali di vendita VALORE: 587,9 MIO EURO (I trim. 2008) VOLUME: 92,3 MIO CONFEZIONI (I trim. 2008) Fonte: elab. ANIFA su dati IRI e IMS Health (2008) 32

33 L’evoluzione del numero di corner GDO e parafarmacie aperti nell’ultimo anno
L’apertura dei nuovi punti vendita per i farmaci senza obbligo di prescrizione ha interessato soprattutto, a livello numerico, gli esercizi di vicinato Fonte: ns. elaborazioni su dati IMS Heath e Ministero della Salute

34 RISPARMIO COMPLESSIVO
Il calcolo dei risparmi garantiti alle famiglie italiane dalle liberalizzazioni del mercato farmaceutico GDO PARAFARMACIE VALORE DELLE VENDITE di farmaci da autocura 2007: Euro (QM = 1,6%) VALORE DELLE VENDITE di farmaci da autocura 2007: Euro (QM = 1,4%) SCONTO MEDIO PRATICATO DAL CANALE: 20% SCONTO MEDIO PRATICATO DAL CANALE: 3% VALORE CHE LE VENDITE AVREBBERO REGISTRATO SE FOSSERO AVVENUTE IN FARMACIA: VALORE CHE LE VENDITE AVREBBERO REGISTRATO SE FOSSERO AVVENUTE IN FARMACIA: RISPARMIO garantito dall’acquisto presso la GDO: RISPARMIO garantito dall’acquisto presso le Parafarmacie: € RISPARMIO COMPLESSIVO da Fuori Canale (2007) Euro

35 I profili di sviluppo delle liberalizzazioni del mercato dell’autocura
Le proiezioni al 2012 dei possibili risparmi per le famiglie italiane legati alla liberalizzazione distributiva dei farmaci da autocura Ipotesi SOFT Ipotesi HARD 1. Permanenza dell’attuale status normativo 2. Modificazione dell’attuale status normativo crescita autonoma del mercato dell’autocura Sviluppo del mercato dell’autocura Fascia C – OP Fuori canale Abolizione dell’obbligo di presenza del farmacista Ipotesi base: si tratta dell’ipotesi più prudenziale Ipotesi che prospetta l’aggancio dell’Italia alle dinamiche europee

36 I profili di sviluppo delle liberalizzazioni del mercato dell’autocura
Per ciascuna ipotesi vengono declinate 4 possibilità, in base alla diverse combinazioni di stima max/min delle quote di mercato che si suppone verranno raggiunte da GDO e Parafarmacia: minimo GDO; minimo Parafarmacie minimo GDO; massimo Parafarmacie massimo GDO; minimo Parafarmacie massimo GDO; massimo Parafarmacie Ipotesi SOFT 1.1 – permanenza dell’attuale apparato normativo & crescita autonoma del mercato dell’autocura A livello complessivo il fuori canale consentirebbe un risparmio che dal 2008 al 2012 potrebbe arrivare nell’ipotesi più ottimistica fino a 48,5 mio € Ipotesi SOFT 1.2 – permanenza dell’attuale apparato normativo & crescita autonoma del mercato dell’autocura per allineamento alla media europea A livello complessivo i due canali extra - farmacia consentirebbero un risparmio che dal 2008 al 2012 potrebbe arrivare nell’ipotesi più ottimistica a 67,2 mio €

37 Ipotesi HARD 2.1 – Fascia C-OP fuori canale
I profili di sviluppo delle liberalizzazioni del mercato dell’autocura Ipotesi HARD 2.1 – Fascia C-OP fuori canale L’ipotesi di allargare il fuori canale ai farmaci etici ma a carico del cittadino consentirebbe un risparmio complessivo che dal 2008 al 2012 potrebbe arrivare nell’ipotesi più ottimistica fino a 75,5 mio € Ipotesi HARD Ipotesi SOFT 1.1 e 1.2 Se consideriamo contemporaneamente le dinamiche e i risparmi potenziali della distribuzione fuori farmacia della fascia C-OP e dell’autocura, è ovvio che l’ipotesi 2.1 si combinerà necessariamente con l’ipotesi 1.1 (crescita autonoma del mercato dell’autocura) o con quella 1.2 (allineamento del mercato dell’autocura italiano ai livelli europei). Ipotesi Ipotesi 1.2 In questo caso, il risparmio complessivo dal 2008 al 2012 potrebbe arrivare nell’ipotesi più ottimistica a 142,7 mio €

38 La redditività della vendita di farmaci da banco per la GDO
Osservando l’incidenza dei punti vendita che ospitano corner, per ciascuna classe di superficie degli esercizi della GDO, è evidente che sono pochissimi i super (superficie fino a mq) dotati di corner, mentre la stragrande maggioranza degli esercizi più grandi si è attrezzata per la vendita di farmaci. Bassa è anche la presenza nel formato superstore ( mq). distribuzione dei corner per classi di superficie degli esercizi della GDO

39 Per recuperare marginalità, si potrebbe perciò ipotizzare:
Ipotesi HARD 2.2 – Eliminazione dell’obbligo di presenza del farmacista L’obbligatorietà della presenza del farmacista se da un lato garantisce quegli elementi di professionalità e fiducia che tanto sono rilevanti nella vendita di prodotti legati al wellness dall’altro rappresenta una significativa voce di costo, rendendo il business meno redditizio. La gestione del farmaco risulta pertanto in molti casi non conveniente e come tale non giustifica un impegno economicamente forte. In sostanza, OTC e SP vengono referenziati dalla GDO non in base a scelte strategiche, ma secondo logiche di completamento, in quanto possono rappresentare il volano per l’offerta di un assortimento più esteso, riferito all’universo benessere nel suo complesso. Per recuperare marginalità, si potrebbe perciò ipotizzare: di mantenere l’obbligatorietà della presenza del farmacista nel caso di vendita della gamma complessiva dei farmaci da autocura: OTC (pubblicizzabili) + SP (non pubblicizzabili), di renderla invece facoltativa nel caso l’esercizio extra-farmacia decida di vendere i soli farmaci OTC. Questo permetterebbe di allestire un proprio corner farmaceutico anche agli esercizi della GDO di dimensioni più contenute, per cui, allo stato attuale, il business in oggetto è economicamente precluso. Ne deriverebbero importanti benefici per la collettività non solo e non tanto in termini di risparmio garantito dai minori prezzi praticati dal fuori canale, ma anche e soprattutto come estensione del servizio di prossimità.

40 La distribuzione di carburanti in Italia
CERMES UNIVERSITÀ BOCCONI La distribuzione di carburanti in Italia Il processo di liberalizzazione: quali sviluppi?

41 La struttura distributiva dei carburanti in Italia
Il settore distributivo dei carburanti appare tuttora estremamente polverizzato se confrontato con quello dei principali paesi europei benchmark. L’Italia presenta infatti il più elevato numero di distributori di carburanti. La Germania con il 50% di automobili in più ha solo i 2/3 dei distributori carburanti dell’Italia. Francia e UK, a parità di numero di autovetture in circolazione, hanno rispettivamente il 60% e il 43% del numero dei distributori presenti sul territorio italiano. È opinione comune che il fenomeno del “caro carburanti” in Italia abbia un’origine legata principalmente all’inefficienza della rete di distribuzione al dettaglio ...

42 Percentuale punti vendita self-service Erogato medio complessivo
Le caratteristiche delle reti distributive nei principali Paesi europei Rete punti vendita Vendita di benzina (migliaia m. cubi) Vendita gasolio auto (migliaia m. cubi) Percentuale punti vendita self-service Erogato medio complessivo (000/m. cubi) 13.504 Francia 13.710 28.450 93 3.104 Germania 15.187 28.650 17.500 99 2.961 Italia 22.450 16.850 19.480 28 1.655 UK 9.764 23.570 13.800 97 3.804 Spagna 8.368 9.040 21.500 24 3.408 Fonte: elaborazione dati UP, 2006 In Italia, gli impianti della GDO detengono tuttora una quota del tutto marginale del mercato (solo lo 0,2% delle strutture sono riconducibili alla Distribuzione Moderna e queste strutture controllano una quota di vendita inferiore all’1%).

43 L’evoluzione della numerica dei distributori di carburanti nei principali paesi europei
- dati in migliaia - Fonte: UFIP

44 Rete Tradizionale e Pompe Bianche: evoluzione dal 2000 al 2006 in Italia
Fonte: nostre elaborazioni su dati diversi

45 Rete ed Extra-rete: confronto tra i prezzi finali
Delta rete/extrarete BENZINA 2003 (euro/litro) 2004 (euro/litro) 2005 (euro/litro) 2006 (euro/litro) 2007 (euro/litro) Servito +0,155 +0,147 +0,135 +0,142 +0,152 Delta rete/extrarete GASOLIO 2003 (euro/litro) 2004 (euro/litro) 2005 (euro/litro) 2006 (euro/litro) 2007 (euro/litro) Servito +0,143 +0,138 +0,151 +0,165 +0,163 Fonte: Figisc Nella prospettiva del benzinaio, chi si approvvigiona mediante il mercato dell’extra-rete riesce ad ottenere margini più alti e allo stesso tempo a vendere ad un prezzo più basso.

46 I riflessi della struttura esistente in Italia
Esaminando la struttura del settore e la composizione del prezzo finale delle benzine è sbagliato pensare che il problema nella distribuzione domestica di carburanti sia principalmente rappresentato da un eccessivo carico fiscale, in generale e delle accise in particolare. Al contrario, è bene sottolineare invece come i benzinai siano l’anello debole della filiera e che i margini di guadagno importanti e “rigidi” stanno nella parte più alta della medesima, laddove operano i petrolieri. In questo caso specifico, parlare di liberalizzazione non significa quindi soltanto assicurare maggior libertà di azione in una prospettiva orizzontale, ma anche e soprattutto garantire un maggior controllo sulle condotte che avvengono a monte tra i players della raffinazione e della distribuzione all’ingrosso.

47 Sulla dinamica del prezzo al consumo ...
Come noto, la composizione del prezzo finale dipende solo per 1/3 da fattori internazionali (prezzo greggio e dinamica del cambio €/$), mentre la restante parte è riconducibile a variabili esclusivamente nazionali. Quando aumenta il prezzo del greggio aumenta altrettanto rapidamente il prezzo del carburante. Per contro, gli eventuali cali di prezzo della materia prima non vengono invece immediatamente tradotti in diminuzioni del prezzo finale. In sostanza, in questo caso specifico, esiste un chiaro fenomeno di isteresi dei prezzi che ci riporta alla necessità di un approccio e di una visione verticale e alla qualificazione del potere di mercato di cui godono i diversi soggetti che a vario titolo operano nella filiera italiana dei carburanti.

48 Come migliorare l’efficienza nel settore dei carburanti
Per produrre gli auspicabili welfare effects occorrono nuovi soggetti “non allineati” e nuove formule distributive. Si deve stimolare il pluralismo dell’offerta al minuto legata ad un’offerta all’ingrosso più “libera”. Per eliminare questo doppio mercato e ridurre di conseguenza il potere delle compagnie petrolifere, che operano in un regime di oligopolio molto concentrato ed omogeneo, occorrerebbe innanzitutto abolire l’esclusiva di vendita di cui esse godono nei confronti dei gestori tradizionali. Inoltre, sarebbe opportuno favorire l’extra-rete anche mediante la creazione di Gruppi d’Acquisto e/o Centrali d’Acquisto per fornire un supporto ai gestori tradizionali, ai retisti e alla GDO in modo da favorire l’intensificazione del processo competitivo e, per questa via, l’evoluzione e l’efficienza del settore.

49 L’evoluzione del numero di impianti di distribuzione in Francia
Fonte: UFIP

50 FRANCIA ITALIA RETE TRADIZIONALE
Italia e Francia a confronto RETE TRADIZIONALE FRANCIA ITALIA Anno Punti vendita Erogato medio (mc) Var. % erogato medio periodo per periodo Anno Punti vendita Erogato medio (mc) Var. % erogato medio periodo per periodo 1980 40000 655 - 1980 34946 614 - 1985 29750 852 30,08% 1985 31642 717 16,78% 1990 20750 1131 32,75% 1990 29078 966 34,73% 1995 14496 1475 30,42% 1995 26785 1205 24,74% 2006 8498 2119 8,50% 2006 21267 1618 -1,52% Fonte: nostre elaborazioni su dati UFIP e UP Naturalmente, il maggiore erogato medio della Francia deriva principalmente da un effetto positivo portato dalla graduale ma progressiva liberalizzazione del settore.

51 Sconto= 7,7% sul prezzo al pubblico Sconto= 10% sul prezzo al pubblico
Sviluppo della GDO: una stima del recupero di efficienza nella distribuzione dei carburanti in Italia Ipotesi di base = erogato medio della GDO > 5 volte all’erogato medio della rete tradizionale Scenario SOFT Scenario HARD 200 pdv trattanti 500 pdv trattanti Sconto= 7,7% sul prezzo al pubblico Sconto= 10% sul prezzo al pubblico Quota di mercato potenziale = 4,1% Quota di mercato potenziale = 9,5% Risparmio per la collettività = 139 milioni di Euro (0,31% del valore di mercato 2007) Risparmio per la collettività = 744 milioni di Euro (1,67% del valore di mercato 2007)

52 La distribuzione dei carburanti in Italia: una riflessione finale ...
L’essenza del problema è rappresentata dall’assetto strutturale assunto del mercato in questione nella fase più critica ( a monte: oligopolio molto concentrato e indifferenziato) e dal coordinamento implicito che ne deriva e che dipende proprio dall’esiguo numero degli offerenti e dalla loro “somiglianza”: due circostanze strutturali che facilitano il riconoscimento e l’osservazione incrociata. I livelli dei prezzi versus dei margini industriali rilevati in Italia in questi ultimi anni (sistematicamente superiori alla media europea, secondo i dati Eurostat) e la frequente isteresi dei prezzi, riscontrata sempre in questi ultimi anni, tra la variazione dei prezzi del greggio e quella dei prezzi intermedi e al consumo rappresentano una conferma inequivocabile dell’origine dei “problemi competitivi” di questo settore. Allo stesso tempo quanto testé illustrato indica anche, in maniera molto chiara e precisa, la direzione da intraprendere per modernizzare e rendere più competitiva e, per questa via, più efficiente la distribuzione dei carburanti nel nostro paese … E dimostra anche, semmai ve ne fosse ancora bisogno, che il problema non sono i benzinai e che un piano di liberalizzazioni serio e robusto in questo mercato debba per forza avere un approccio di filiera e una declinazione verticale ...

53 Quali implicazioni per il futuro?
È ormai opinione diffusa che per garantire una reale trasparenza del mercato e un’effettiva competizione nel settore dei carburanti occorrerebbe separare la gestione delle tre fasi critiche che caratterizzano questo tipo di attività: la raffinazione, la logistica e la gestione della rete distributiva. Non solo, ma sarebbe di fondamentale importanza facilitare l’entrata di nuovi players ( su tutti la GDO) e di società non integrate sul piano verticale (ad es. i gestori di “pompe bianche”), ai fini di ottenere una maggior trasparenza e rinnovata competizione e, per questa via, anche significativi guadagni di efficienza e/o un apprezzabile contenimento dei prezzi al consumo. È appena il caso di sottolineare che, stante l’attuale contesto normativo, le ipotesi di ingresso della GDO non solo sono ostacolate dal quadro legislativo ma risultano altresì poco efficaci a causa della oggettiva scarsa autonomia di azione di cui possono godere nella definizione delle loro politiche di offerta e di prezzi. In definitiva, si conferma una situazione ormai ben nota: fin quando il controllo della filiera italiana dei carburanti rimarrà nelle mani delle poche società petrolifere verticalmente integrate sarà ben difficile anche solo pensare di raggiungere dei consistenti e duraturi effetti di benessere per le famiglie e le imprese mediante un efficace funzionamento del meccanismo competitivo.

54 La parola adesso passa alle Regioni ...
Qualcosa sta cambiando nella normativa sulla distribuzione dei carburanti? Nell’ambito della L. 133/2008 ( manovra d'estate) il Governo ha ripreso la questione delle liberalizzazioni del mercato dei carburanti Con questo nuovo provvedimento si pone fine ai limiti di distanza tra impianti e al sistema della pianificazione per contingenti numerici ( art. 83-bis, comma 17) Purtroppo, il grado di recepimento regionale di questa legge, che dovrebbe garantire il pieno rispetto delle disposizioni dell’ordinamento comunitario ( cfr. il diktat della Comunità Europea del giugno 2007 …) è ancora molto basso: solo 2 regioni si sono già adeguate al nuovo piano nazionale di riforma del mercato, mentre le altre realtà territoriali sono ancora in fase di riflessione. In sostanza, per una corretta liberalizzazione del mercato distributivo dei carburanti bisognerà attendere ancora molto, perché le disposizioni della L. 133/08 rappresentano solo dei principi generali in materia di tutela della concorrenza e livelli essenziali delle prestazioni La parola adesso passa alle Regioni ... In questo caso, vi è però una circostanza che dovrebbe comunque far ben sperare: su molti aspetti qualificanti del settore, in particolare sull’eliminazione delle barriere all’entrata, la competenza legislativa sarà dello Stato, anche laddove riguardi problematiche del commercio al dettaglio ...

55 Banche e assicurazioni
CERMES UNIVERSITÀ BOCCONI Banche e assicurazioni A che punto è la liberalizzazione e le opzioni per il futuro Francesco Daveri e Mario Menegatti

56 Quanta concorrenza c’è davvero nel settore bancario in Italia?
Gli indici più rilevanti per misurare la concorrenza nel settore bancario sono il turnover e il peso del retail banking. Turnover clienti: se alto, indica elevata concorrenza potenziale. Febbraio 2007 – maggio 2008: l’otto per cento circa delle famiglie ha cambiato banca (circa un milione e centomila conti; fonte: Patti Chiari). Il numero sale a 3,6 milioni se si considerano gli ultimi quattro anni (fonte ABI) A queste cifre si aggiunge il turnover all’interno della stessa banca (circa il 2% annuo). La quota del retail banking sul PIL misura lo sviluppo del settore bancario. La quota non è più elevata in Italia che negli altri paesi Italia: circa 2% del PIL UK: 4,2%; Spagna: 3,3%; Francia: 2,5%; Germania: 1,7% Perché una bassa quota del retail banking? Le banche fanno pochi affari e quindi pochi profitti? Oppure: i clienti acquistano pochi servizi bancari perché i prezzi sono troppo alti? 56

57 I dati su banche, famiglie e imprese
I dati dicono che: Gli interessi passivi italiani sono i più elevati nell’area euro, soprattutto nel credito al consumo ma anche nei mutui I costi di gestione dei c/c sono i più elevati dell’area euro (182 € contro 160 in Germania, 100 in Francia e 35 in UK e Olanda) Le imprese italiane pagano gli interessi passivi più elevati dell’area euro (+0,5 p.p.). Soprattutto al Sud. In calo dal 2005, tuttavia. 57

58 Inefficienze di costo fra il 13% ed il 20%
L’opinione degli studiosi I prezzi dei servizi bancari sono alti perché le banche italiane sono relativamente inefficienti. IMF (2007) – Confronto fra banche Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti  “Secondo le nostre stime, le banche italiane sono meno efficienti rispetto alle altre banche incluse nel campione nel gestire i costi e nel generare ricavi ”. Varie analisi statistiche (Resti, 2000; Focarelli et al, 1999; Fontani, Vitali, 2007) stimano le inefficienze nel settore. Inefficienze di costo fra il 13% ed il 20% 58

59 Dati di scenario (differenziali tra Italia e area euro)
L’effetto aggregato di una riduzione dei costi diretti dei servizi bancari Dati di scenario (differenziali tra Italia e area euro) Famiglie Differenziale interessi bancari: + 0,7 p.p. Differenziale costi di gestione: + 65 euro annui. Imprese Differenziale interessi bancari: + 0,5 p.p. Ipotesi 1: azzerare il differenziale con l’area euro Ipotesi 2: dimezzare il differenziale con l’area euro Risultati Nell’ipotesi 1, il risparmio per le famiglie sarebbe di 3,1 miliardi di euro (circa lo 0,2% del PIL e lo 0,35% della spesa delle famiglie). Il risparmio per le imprese potrebbe arrivare a 4 miliardi di euro (circa lo 0,3% del Pil). In tutto il risparmio ammonterebbe circa allo 0,5% del PIL. Nell’ipotesi 2, il risparmio per le famiglie sarebbe di 1,5 miliardi di euro (circa lo 0,1% del PIL e lo 0,17% della spesa delle famiglie) e per le imprese di 2 miliardi di euro (circa lo 0,15% del Pil). In tutto, lo 0,25% del PIL.

60 L’effetto di una riduzione delle tariffe sui costi delle imprese
L’effetto aggregato di una riduzione dei costi diretti dei servizi bancari Una stima basata sulle tavole input-output Distinguiamo Effetti di impatto Effetti di lungo periodo (a regime; 5 + anni). Calcolo degli effetti di impatto, in tre passaggi 1. Calcolo dei coefficienti input-output (I-O) dalla matrice delle transazioni intersettoriali per l’anno 2004 (l’ultima pubblicata dall’Istat; i coefficienti sono molto stabili nel tempo) 2. Estrazione del vettore dei coefficienti I-O relativi al settore bancario. I coefficienti misurano la quota dei costi di ciascun settore attribuibile ai servizi bancari 3. Riduzione di costo per il settore utilizzatore = (Riduzione costo servizi bancari) x coefficiente I-O del settore

61 Effetti a regime (“di lungo periodo”)
Riduzione dell’8% del costo dei servizi bancari: riassunto dei risultati Effetti a regime (“di lungo periodo”) 0,1 p.p. (un decimo di punto percentuale) per la maggior parte dei produttori manifatturieri (beni di largo consumo e autoveicoli). 0,15 p.p. per abbigliamento, elettronica e altri high-tech. Tra i servizi: commercio al dettaglio. 0,2 - 0,3 p.p. per la meccanica e prodotti in metallo; servizi informatici e professionali. 0,3 - 0,4 p.p. per il commercio all’ingrosso, poste e servizi TLC, servizi immobiliari e pubblica amministrazione. 0,6 p.p. sul settore bancario stesso. 61

62 2) Individuazione di contratti standard confrontabili
Opzioni per il futuro Altri interventi attuabili per ridurre i prezzi dei servizi bancari sono: 1) Favorire l’ingresso delle banche straniere 2) Individuazione di contratti standard confrontabili Entrambi sono utili sia per aumentare la concorrenza che per aumentare l’efficienza 62

63 Effetti positivi dall’ingresso di banche straniere
La presenza delle banche straniere in Italia è in forte aumento negli ultimi anni secondo i dati Banca d’Italia e UE. Dati i differenziali di tassi e di altre condizioni, l’entrata delle banche straniere dovrebbe produrre effetti positivi sulla qualità dei servizi bancari in Italia: aumento della concorrenza ingresso di operatori potenzialmente più efficienti (tranne inefficienze di sistema). L’ingresso già avvenuto ha prodotto una riduzione dei tassi medi di circa 18 punti base (secondo Banca d’Italia) effetto ancora ridotto ma esiste “effetto soglia”: solo un numero elevato di operatori stranieri garantisce presenza dei più competitivi e dei più efficienti. Più rilevante ingresso diretto anziché acquisizione di banche nazionali  acquisizione può non eliminare eventuali inefficienze interne e/o aumentare la concorrenza. 63

64 Contratti standard Problema: complessità contratti (intreccio di condizioni di c/c -- apertura, chiusura, operazioni, costi gestione, costi scoperto) informazione incompleta su condizioni; scarsa comparabilità fra offerte di banche diverse Soluzione: contratti standard, di tre tipi contratti con caratteristiche predeterminate e imposte (in termini qualitativi); obbligo di offrire tali tipologie contrattuali; facoltà di offrirne altre. a) contratto standard a canone Soggetti interessati: coloro che effettuano molte operazioni nel corso dell’anno. Caratteristiche: costo fisso annuo (+ tasse); elevato numero di operazioni gratuite; indicazione costi operazioni in eccedenza. b) contratto standard a consumo Soggetti interessati: coloro che effettuano poche operazioni nel corso dell’anno. Caratteristiche: costo predeterminato per ciascuna operazione. c) Contratto standard per c/c accessorio a rapporto principale c/c accessorio a rapporto principale (mutuo o apertura di portafoglio titoli). Caratteristiche: costo fisso annuo molto ridotto e standardizzato; operazioni connesse al rapporto principale gratuite; costo a consumo per eventuali altre operazioni. Scopo: riduzione dei costi dovuti al tying (obbligo di acquisto di contratto accessorio. Esempio: concessione di mutuo o apertura di portafoglio titoli subordinate all’apertura di un conto). 64

65 Cos’è successo nel settore assicurativo
IL SETTORE RIMANE CONCENTRATO Modesta riduzione del numero di imprese complessivo ( :-3%). Forte riduzione del numero di imprese nazionali (-20%). Imprese straniere: poche ma in forte aumento (+50%). Cinque imprese rappresentano il 60% circa del mercato. Vantaggi per i consumatori grandi imprese assicurative possono gestire i rischi in modo più efficiente Svantaggi potere di mercato  collusione ed extra-profitti a spese dei consumatori … e il numero di assicurati che ogni anno cambia compagnia rimane basso Solo il 3,5% circa degli assicurati cambia compagnia ogni anno Turnover ridotto da contratti di lunga durata con vincoli a recedere (ora parzialmente rimossi) Problema scarsa informazione degli assicurati complica confronto tra prodotti di compagnie diverse.

66 Nel frattempo: il differenziale tra i premi e i costi è cresciuto …
Premi del ramo danni: +54% nel decennio aumento più elevato dell’aumento dei prezzi (+18%) e della crescita del Pil nominale (+40%). Costi del ramo danni (oneri per sinistri): +28% nello stesso periodo aumento superiore all’aumento dei prezzi ma inferiore alla crescita del Pil nominale. RCAuto (circa metà del ramo danni) premi +55%, costi +22%. Memo - Peso dei premi sul Pil totale premi = 6,5% (dato 2007) danni = circa 2,5% RCA = circa l’1,2%

67 … E anche la profittabilità è cresciuta …
Aumento del ROE (per vita + danni) 1998: 4,8%; 2007: 12,4% (aumento dal ramo danni). Aumento del “combined ratio” (indice di profittabilità specifico del settore assicurativo; solo ramo danni). L’indicatore CR evidenzia un forte decremento nel periodo (da 111% a 94,7%) – vuol dire che è aumentata la profittabilità.

68 Situazione al 2007 e dinamica nel 2006 - 2007
ROE =12,4% Ramo danni positivo per 3 mld di euro Combined ratio = 94,7% Loss ratio = 70% Dinamica Secondo il Garante dei Prezzi, i dati del 2007 per RCA indicano significativa riduzione dei costi per le assicurazioni (circa del 10%). Come mai? indennizzo diretto +  virtuosità degli automobilisti. Il punto è cosa è accaduto ai prezzi: secondo Mr Prezzi (dati Istat)  tariffe RCA +2,5% secondo l’Ania (usa un differente indice di prezzo)  la spesa è diminuita. Non per riduzione delle tariffe, ma per aumento degli sconti e minori incrementi di prezzo per bonus-malus.

69 L’effetto aggregato di una riduzione delle tariffe
Dati di scenario Aumento dei premi : +26%. Riduzione del combined ratio : 7 punti (da 102 a 95%). Riduzione del loss ratio : 9 punti (da 79 a 70%). Alternative:  tariffe tale da Ipotesi 1: riportare il loss ratio al 79% (valore del 2001) Ipotesi 2: riportare il loss ratio al 75% (ipotesi intermedia) Risultato Il risparmio per gli assicurati varia fra lo 0,2% e lo 0,3% del Pil (tra 3,1 e 4,1 mld di euro).

70 L’effetto di una riduzione delle tariffe sui costi delle imprese
Ipotesi 1: tariffe giù del 12,5% Ipotesi 2: tariffe giù del 7,5% Settori più avvantaggiati Impatto Lungo periodo Trasporto aereo -0,14% 16,3 mn euro -0,21% 24,4 mn euro Noleggio macchinari -0,11% 10,5 mn euro -0,15% 14,3 mn euro Trasporto marittimo -0,10% 8,3 mn euro -0,16% 13,3 mn euro Smaltimento rifiuti 17,2 mn euro -0,17% 29,3 mn euro Istruzione -0,09% 67,8 mn euro 75,3 mn euro Commercio al dettaglio -0,03% 40,3 mn euro -0,07% 94,1 mn euro Settori più avvantaggiati Impatto Lungo periodo Trasporto aereo -0,08% 9,3 mn euro -0,13% 15,1 mn euro Noleggio macchinari -0,07% 6,7 mn euro -0,09% 8,6 mn euro Trasporto marittimo -0,06% 5,0 mn euro -0,10% 8,3 mn euro Smaltimento rifiuti 10,3 mn euro 17,2 mn euro Istruzione 44,5 mn euro 46,0 mn euro Commercio al dettaglio -0,02% 26,9 mn euro -0,04% 53,8 mn euro

71 I problemi da risolvere
L’Italia è il paese con la quota più elevata di agenzie in esclusiva nell’UE (fonte: Commissione Europea, 2007). Come evitare “eccessivo” potere di mercato delle compagnie in un mercato dove i consumatori possono cambiare compagnia ma sono vincolati all’acquisto? Analisi statistiche per gli Usa riguardano misure dei costi del servizio o di redditività (combined ratio). Non i premi. Evidenza di un vantaggio certo per le imprese, risultato per i consumatori è incerto.

72 Divieto di esclusiva : rischi per i consumatori e possibili rimedi
Rischio che (con plurimandato) Compagnie offrano condizioni più sfavorevoli agli agenti pluri-mandatari (vs. mono-mandatari). Non aumenti la concorrenza, ma sia solo trasferito il potere di mercato dalle compagnie al broker. Il plurimandatario potrebbe avere vantaggi spaziali o di rete in una data area o in un dato gruppo. Il plurimandatario potrebbe distorcere le informazioni per “indirizzare” la domanda verso prodotti con margini più alti. Soluzione Con rimozione esclusiva, obbligo di informativa sulla provvigione dell’intermediario. Commento Intervento corretto ma insufficiente  Remunerazione dell’agente dipende anche da commissioni aggiuntive per raggiungimento di risultati.

73 Opzioni future (non in conflitto)
1 – Opzione 1: broker indipendenti Plurimandato = fase transitoria prima dello sviluppo di broker indipendenti. Con brokeraggio, pagamento diretto del prezzo di intermediazione da parte del consumatore e prezzo di intermediazione unico e invariato al variare della compagnia scelta. 2 – Opzione 2: tanti broker Favorire l’aumento del numero dei broker e il passaggio da agente plurimandatario a broker. Incentivi o crediti di imposta per la trasformazione di agenzie in broker e/o associazioni di agenzie? 3 – Opzione 3: completamento preventivatore unico e broker on line Completa implementazione del preventivatore unico e creazione di broker on line. La creazione di broker on line favorirebbe il confronto fra prodotti di assicurazioni diverse. Ridurrebbe anche il potere di mercato di origine spaziale dei broker


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