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1 Corso di Finanza Aziendale (1° modulo) Corso di Laurea in EAI Corso di Finanza Aziendale (1° modulo) Corso di Laurea in EAI Dott. Oscar Domenichelli.

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1 1 Corso di Finanza Aziendale (1° modulo) Corso di Laurea in EAI Corso di Finanza Aziendale (1° modulo) Corso di Laurea in EAI Dott. Oscar Domenichelli Università degli Studi di L’Aquila a.a. 2007-2008

2 2 Testi e materiale consigliati  Pochetti G., Finanza aziendale. 1. Le funzioni finanziarie d’impresa, Utet, Torino, 2001, II^ edizione a cura di Alberto Manelli.  Breve dispensa di aggiornamento riguardante la riforma del diritto societario.  Materiale di esercitazione ed esemplificativo distribuito durante il corso

3 3 Introduzione alla finanza aziendale Struttura finanziaria Liquidità Fonti di finanziamento Equilibrio e variazioni della struttura finanziaria Formazione del capitale Pianificazione e programmazione finanziaria Articolazione del programma

4 4 La finanza aziendale Politica dei dividendi Decisioni di finanziamento Decisioni di investimento o di capital budgeting obiettivo L’obiettivo principale della Finanza aziendale è quello di assicurare l’equilibrio della struttura finanziaria Binomio fonti e impieghi Finanza aziendale oggetto La Finanza aziendale nell’ambito delle Scienze aziendali e l’oggetto della Finanza aziendale

5 5 Evoluzione degli studi Anni venti Primi studi USA – collocamento titoli azionari Crescita dei mercati finanziari Crisi finanziaria Necessità di nuove risposte e competenze finanziarie Infatti, nelle imprese: Mancanza di una funzione finanziaria Funzioni inglobate nell’area amministrativa Anni trenta Evoluzione delle imprese Evoluzione del contesto ambientale Evoluzione dei mercati Evoluzione della finanza Mutamento dell’obiettivo principale dell’impresa: Creazione di valore Massimizzazione del profitto

6 6 La funzione finanziaria Contenuto Gestione del fattore capitale: “Si può definire come quel complesso di atti amministrativi volti all’acquisizione di flussi finanziari esterni nella misura occorrente affinché siano assicurati l’equilibrio economico e finanziario della gestione, tenendo conto della capacità dell’impresa di autofinanziarsi ed assicurando una sufficiente liquidità” La figura del manager finanziario

7 7 Acquisizione di fonti esterne Programmazione e controllo dei pagamenti Gestione degli investimenti finanziari Gestione di tesoreria Investimenti in materie, scorte, ecc. Area produzione Investimenti in crediti Area commerciale Investimenti in beni durevoli Area tecnica o produzione Accantonamenti al TFR Area amministrativa Azioni svolte dall’area finanziaria in coordinamento con altre aree Azioni svolte in esclusiva dall’area finanziaria

8 8 Flussi integrati e simultanei di finanziamento e impiego Dall’attività d’impresa emergono flussi di capitale autogenerato (utili non distribuiti) e capitale rigenerato (ammortamenti, accantonamenti) Autofinanziamento Concetto di flussi integrati di finanziamento e impiego Insufficiente a garantire la sostenibilità finanziaria dei processi di sviluppo aziendale Ricorso a fonti esterne di finanziamento per integrare le fonti interne e permettere la crescita aziendale

9 9 Concetto di flussi simultanei di finanziamento e impiego Flussi investiti contestualmente alla loro acquisizione e che pertanto non generano movimenti monetari Esempi: acquisti di materie con pagamento differito (debiti); vendita di prodotti con pagamento differito (crediti); aumento di capitale sociale con conferimento di beni in natura; risconti; ammortamenti e accantonamenti; ecc.

10 10 La struttura finanziaria Definizione La struttura finanziaria è costituita dagli impieghi e dal complesso e coordinato insieme delle fonti di finanziamento cui il management finanziario ricorre per coprire il fabbisogno generato dagli impieghi stessi. LA GESTIONE FINANZIARIA È INDIRIZZATA ALLA SCELTA DELLA STRUTTURA FINANZIARIA OTTIMALE IN RELAZIONE ALLE CARATTERISTICHE AZIENDALI

11 11 I presupposti della Struttura Finanziaria  Fabbisogno finanziario  Dimensione aziendale  Durata del ciclo produttivo  Assetto dell’azionariato  Affidabilità del management  Settore economico di appartenenza  Ulteriori fattori di diversificazione: l’eventuale stagionalità della produzione, la produzione su commessa rispetto a quella per il magazzino e il livello di automazione della produzione

12 12 Il fabbisogno finanziario La gestione aziendale è costituita da un susseguirsi di flussi in entrata e in uscita I flussi in uscita in genere precedono i flussi in entrata Nasce il fabbisogno finanziario Il fabbisogno finanziario è costituito dall’insieme dei mezzi finanziari disponibili per un certo periodo al fine di garantire lo svolgimento economico della gestione Fabbisogno finanziario = totale impieghi

13 13 Esistono diverse configurazioni di fabbisogno finanziario: fabbisogno finanziario globale fabbisogno finanziario lordo fabbisogno finanziario netto impieghi patrimoniali + impieghi economici fabb. fin. globale – impieghi economici fabb. finanz. lordo - autofinanziamento fabbisogno finanziario globale fabbisogno finanziario lordo fabbisogno finanziario netto fonti esterne (patrimoniali) + fonti economiche fonti esterne (patrimoniali) + autofinanziamento fonti esterne (patrimoniali) Modalità di copertura del fabbisogno finanziario per tipologia:

14 14 Modalità di copertura del fabbisogno finanziario lordo in base alla sua durata Fabbisogno generato da attività a breve termine Fabbisogno generato da attività a medio- lungo termine fabbisogno corrente (elastico) fabbisogno consolidato immob. nette + CCL (parte consolidata) CCL Autofinan.to + fonti esterne consolidate Fonti esterne elastiche Fabbisogno finanziario ConsolidatoElastico copertura

15 15 FC+CP FE CCL CCL IMMOBIL. IMM.NETTE

16 16 Aspetti caratteristici del binomio fonti-impieghi Fonti interneAutofinanziamento Fonti esterne Capitale con rischio limitato Capitale di pieno rischio Finanziamenti consolidati Finanziamenti fluttuanti Capitale circolante Capitale immobilizzato Disponibilità liquide immediate e differite Disponibilità finanziarie Capitale di terzi Capitale proprio

17 17 Requisiti per l’equilibrio della struttura finanziaria a. Corretta corrispondenza temporale tra fonti e impieghi b. Adeguata liquidità c. Massima redditività Fabbisogno elastico coperto da fonti elastiche – fabbisogno consolidato coperto da fonti consolidate Capacità di fronteggiare tempestivamente ed economicamente gli impegni Capacità di remunerare congruamente gli azionisti SStrumenti per l’analisi finanziaria, patrimoniale e reddituale: I. analisi per margini o strutturale II. analisi per indici; III. analisi per flussi.

18 18 Necessità preliminare di rendere omogenei i valori di bilancio, in funzione degli scopi dell’analisi Procedimento di riclassificazione dello Stato Patrimoniale (criterio finanziario e della pertinenza gestionale) e del Conto Economico (criterio funzionale, del valore aggiunto e del margine di contribuzione) Attivo A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti, con separata indicazione della parte già richiamata B) Immobilizzazioni C) Attivo circolante D) Ratei e risconti attivi, con separata indicazione del disaggio su prestiti Passivo A) Patrimonio netto B) Fondi per rischi ed oneri C) TFR lavoro subordinato D) Debiti, con separata indicazione, per ciascuna voce, degli importi esigibili oltre l’esercizio E) Ratei e risconti passivi, con separata indicazione dell’aggio su prestiti Stato Patrimoniale riclassificazione

19 19 Criterio finanziario Attività Principio: liquidità Passività Principio: esigibilità Impieghi Fonti Impieghi Disponibilità liquide imm. Cassa, Banche c/c attivo, Titoli a reddito fisso, … Disponibilità liquide diff. Crediti v/o clienti, Effetti in portafoglio o allo sconto, attività finan.rie a breve, … Disponibilità finanziarie Rimanenze finali, risconti attivi, anticipi a fornitori, … Immobilizzazioni nette Tecniche, finanziarie e immaterialiFonti Fonti elastiche o Passivo corrente Debiti v/o banche a breve, v/o fornitori, il personale, l’erario, Effetti passivi commerciali, Quote a breve di debiti a m/l termine, Ratei e Risconti passivi, … Fonti consolidate o Passivo consolidato Mutui passivi, Prestiti obb.ri, FTFR, … Capitale proprio C. sociale, Ris. legali e statutarie, altre Ris. di utili, Riserve di capitali, utili (perdite) … Criterio finanziario

20 20 Criterio pertinenza gestionale Attività Principio: liquidità + attinenza gest. tipica Passività Principio: esigibilità + attinenza gest. tipica Impieghi Fonti Impieghi Attivo corrente tipico Cassa Disp. liq. differite tipiche Crediti v/o clienti, effetti a., … Disponibilità finanziarie Rimanenze finali, risconti attivi, anticipi a fornitori, … Attivo fisso tipico Imm. mater. tipiche nette Fabb. ind.li, impianti e macch.,… Imm. immateriali Attivo corr.te non tipico Banche c/c attivi, Titoli a redd. fisso, Crediti di finanziamento a b. termine, ratei e risconti non tipici, … Attivo fisso non tipico Imm.li civili, Partecipazioni, Crediti a m/l t., …Fonti Fonti tipiche Debiti v/o fornitori, il personale, l’erario, Effetti passivi commerciali, Ratei e Risconti passivi tipici, FTFR, … Fonti correnti non tipiche Debiti v/o banche, Ratei e Risconti non tipici, … Fonti consolidate non tipiche Mutui passivi, Prestiti obb.ri, … Capitale proprio C. sociale, Ris. legali e statutarie, altre Ris. di utili, Riserve di capitali, utili (perdite) … Criterio pertinenza gestionale

21 21 riclassificazione A) Valore della produzione Totale valore della produzione B) Costi della produzione Totale costi della produzione Differenza tra valore e costi della produzione C) Proventi e oneri finanziari Totale proventi e oneri finanziari D) Rettifiche di valore di attività finanziarie Totale rettifiche di valore di attività finanziarie S) Proventi e oneri straordinari Totale delle partite straordinarie Risultato prima delle imposte Imposte sul reddito dell’esercizio, correnti, diff.te e antic. Utile (perdita) dell’esercizio Conto economico

22 22 Gestione Operativa Extra-operativa: finanziaria straordinaria fiscale funzionale  La riclassificazione del conto economico in base al criterio funzionale, evidenzia il contributo, positivo o negativo al reddito netto, di ciascuna area funzionale in cui si articola la gestione aziendale In effetti la gestione dell’impresa si suddivide nelle seguenti aree: Tipica: industriale commerciale amministrativa Non tipica: accessoria

23 23 Conto economico in base al criterio funzionale A. Ricavi netti di vendita B. Consumi (rimanenze i. + acquisti – rimanenze f.) C. Costi industriali D. Costruzioni interne capitalizzate E. Costo del venduto (B+C-D) F. Risultato lordo industriale (A-E) G. Spese di vendita H. Spese di amministrazione I. Reddito operativo tipico (F-G-H) L. Proventi accessori M. Oneri accessori N. Risultato della gestione non tipica o acc.ria (L-M) O. Reddito operativo globale ≈ EBIT (I+N) P. Oneri finanziari Q. Reddito di competenza (O-P) R. Proventi straordinari S. Oneri straordinari T. Reddito prima delle imposte (Q+R-S) U. Imposte V. Reddito netto di esercizio (T-U)

24 24 valore aggiunto  Obiettivo della riclassificazione del conto economico in base al criterio del valore aggiunto, è quello di determinare la maggior ricchezza prodotta dall’impresa rispetto a quella acquisita da terze economie (valore aggiunto) e che viene attribuita ai diversi fattori produttivi  Inoltre si possono evidenziare alcuni dei risultati intermedi prodotti dalle diverse aree gestionali

25 25 Conto economico a valore aggiunto A. Valore della produzione B. Consumi netti C. Valore aggiunto (A-B) D. Costo del lavoro E. Margine operativo lordo ≈ EBITDA (C-D) F. Ammortamenti G. Accantonamenti H. M.O.N. o Reddito operativo tipico (E-F-G) I. Proventi accessori L. Oneri accessori M. Risultato della gestione non tipica o acc.ria (I-L) N. Reddito operativo globale ≈ EBIT (H+M) O. Oneri finanziari P. Reddito di competenza (N-O) Q. Proventi straordinari R. Oneri straordinari S. Reddito prima delle imposte (P+Q-R) T. Imposte U. Reddito netto di esercizio (S-T)

26 26 margine di contribuzione  Obiettivo della riclassificazione del conto economico in base al criterio del margine di contribuzione, è di calcolare il margine di contribuzione che esprime il contributo della gestione tipica alla copertura dei costi fissi (nonché al conseguimento di un profitto)  Inoltre si possono evidenziare alcuni dei risultati intermedi prodotti dalle diverse aree gestionali

27 27 Conto economico a margine di contribuzione A. Ricavi netti di vendita B. Consumi (rimanenze i. + acquisti – rimanenze f.) C. Costi variabili industriali D. Costi variabili commerciali E. Costi variabili amministrativi F. Costi variabili (B+C+D+E) G. Margine di contribuzione (A-F) H. Costi fissi industriali I. Costi fissi commerciali L. Costi fissi amministrativi M. Costi fissi (H+I+L) N. M.O.N. o Reddito operativo tipico (G-M) O. Proventi accessori P. Oneri accessori Q. Risultato della gestione non tipica o acc.ria (O-P) R. Reddito operativo globale ≈ EBIT (N+Q) S. Oneri finanziari T. Reddito di competenza (R-S) U. Proventi straordinari V. Oneri straordinari W. Reddito prima delle imposte (T+U-V) X. Imposte Y. Reddito netto di esercizio (W-X)

28 28 I.Analisi per margini I margini si ottengono dal confronto delle voci presenti nella struttura finanziaria: DLI = disponibilità liquide immediate DLD = disponibilità liquide differite DF = disponibilità finanziarie CCL = capitale circolante lordo IMMN = immobilizzazioni nette FE = fonti elastiche FC = fonti consolidate N = patrimonio netto 1. Il capitale circolante netto (CCN) CCN = CCL – FE = DLI + DLD + DF – FE CCN = (N + FC) – IMMN In equilibrio: CCN > 0

29 29 In equilibrio: MT  0 In equilibrio: MS > 0 2. Il margine di tesoreria (MT) MT = CCN – DF = DLI + DLD – FE 3. Il margine di struttura (MS) MS = N – IMMN È possibile che la SF sia in equilibrio anche con un MS < 0 a condizione che le immobilizzazioni non coperte dal patrimonio netto siano coperte da fonti consolidate.

30 30 Matrice dei rapporti tra MT e MS

31 31 Matrice dei rapporti tra CCN e MS

32 32 Matrice dei rapporti tra CCN e MT

33 33 II. Analisi per indici Si basa sulla costruzione di rapporti, tra le grandezze che compongono lo stato patrimoniale ed il conto economico riclassificati, aventi un determinato valore segnaletico. Gli indici sono tra loro interdipendenti così come le diverse aree della gestione che essi studiano Si possono distinguere i seguenti gruppi di indici o ratios: a)indici per l’analisi della redditività netta; b)indici per l’analisi della redditività operativa; c)indici per l’analisi della solidità patrimoniale; d)indici per l’analisi della situazione di liquidità; e)indici di sviluppo; f)indici di efficienza.

34 34 a) Indici per l’analisi della redditività netta Questa equazione esprime l’influenza, sulla redditività netta dell’impresa, di tre componenti principali, riferibili: a)al processo di acquisizione dei fattori della produzione e di vendita dei prodotti/servizi, ed alla redditività degli investimenti accessori (RO/K); b)alle scelte sulla composizione della struttura finanziaria (K/N); c)al complessivo assorbimento/contributo della gestione finanziaria, straordinaria e fiscale rispetto all’utile netto (UN/RO) UN/N = ROE = return on equity K = totale impieghi = totale fonti RO/K = ROI = return on investment K/N = grado o rapporto di indebitamento UN/RO = incidenza della gestione extra operativa sull’utile netto

35 35 b) Indici per l’analisi della redditività operativa Questa equazione esprime l’influenza, sulla redditività operativa tipica dell’impresa, di due fattori principali, relativi: a)sia alla politica commerciale (prezzi dei prodotti/servizi venduti), sia all’efficienza della gestione caratteristica, in termini di costo degli input utilizzati nel processo produttivo (RO’/V); b)alla velocità di rotazione del capitale investito nella gestione caratteristica che indica la capacità dell’impresa di collocare i propri prodotti/servizi sul mercato e quindi di recuperare gli investimenti tipici effettuati (V/K’) RO’/K’ = ROI caratteristico o tipico RO’/V = redditività delle vendite V/K’= indice di rotazione del capitale investito caratteristico o tipico La redditività operativa può essere approfondita sotto il profilo della componente caratteristica o tipica

36 36 c) Indici per l’analisi della solidità patrimoniale 1) quozienti di struttura degli impieghi e delle fonti: evidenziano il grado di rigidità/elasticità degli impieghi e delle fonti Impieghi: Fonti: 2) quozienti di autonomia finanziaria: evidenziano il grado di indipendenza dell’impresa da fonti di debito (D) oppure 3) quozienti di copertura: evidenziano la corretta corrispondenza temporale tra impieghi e fonti Quoziente di copertura delle immobilizzazioni: Quoziente di copertura del magazzino: M = valore delle rimanenze di beni

37 37 d) Indici per l’analisi della liquidità 1) quozienti di liquidità: evidenziano principalmente l’attitudine dell’impresa a rimborsare regolarmente i propri debiti a breve termine Indice di disponibilità o current ratio: Indice di liquidità secca o acid test: 2) quozienti di durata: esprimono il grado di liquidabilità/esigibilità degli impieghi/fonti Periodo medio di copertura del magazzino: Durata media dei debiti commerciali: CV = costo della produzione venduta o del venduto Durata media dei crediti commerciali: C = valore medio crediti verso clienti e effetti comm.li V’ = vendite nette a credito F = valore medio debiti verso fornitori e cambiali passive comm.li A’ = acquisti netti a credito

38 38 f) Indici di efficienza produttività del lavoro = VPO CL produttività delle materie = VPO CM VPO = valore della produzione ottenuta CL = costo del lavoro CM = costo delle materie e) Indici di sviluppo ΔIMMOB. AMMORTAM.TI indice di rinnovo dell’attivo fisso= AUTOFINANZ: ΔIMMOB. indice di autofinanziamento =

39 39 III. Analisi per flussi Analisi delle variazioni intervenute nelle voci di bilancio di due esercizi consecutivi Fondo:Elemento o insieme di elementi del capitale di funzionamento dell’azienda in un dato momento Rendiconto finanziario di CCN o working capital statement Rendiconto finanziario di cassa o cash flow statement Rendiconto finanziario di tesoreria o net cash flow Rendiconto finanziario dei flussi totali o funds flow statement

40 40 ImpieghiFonti + Δ DLI + Δ DLD + Δ DF + Δ IMMN - Δ FE - Δ FC - Δ N - Distrib. dividendi + Δ FE + Δ FC + Δ N - Δ DLI - Δ DLD - Δ DF - Δ IMMN Schema di rendiconto finanziario dei flussi totali

41 41 La liquidità aziendale Definizione La liquidità è la capacità aziendale di fronteggiare in ogni momento ed economicamente gli impegni derivanti dallo svolgersi della gestione. Strumenti di analisi Ex anteEx post Rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità Budget di cassa

42 42 Il Rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità si compone di due parti fondamentali: 1.il calcolo delle variazioni di liquidità correnti tipiche 2.il calcolo delle variazioni di liquidità extra-correnti tipiche La somma algebrica delle variazioni di liquidità correnti tipiche e delle variazioni di liquidità extra-correnti tipiche determina la variazione di liquidità complessiva 1. La variazione totale di liquidità corrente tipica si può calcolare a partire dal reddito netto (grandezza economica) che però è normalmente diverso dalla variazione di liquidità corrente tipica (grandezza monetaria) PERCHE’? Per tre motivi principali

43 43 a)Il reddito netto comprende costi e ricavi tipici che non determinano (es. ammortamenti) o che non hanno ancora determinato (es. acquisti e vendite a credito) variazioni di cassa negative o positive: si tratta dei costi e ricavi non monetari b)Il reddito netto non considera quelle variazioni di cassa negative e positive correnti tipiche che non hanno misurato costi e ricavi tipici: si tratta del pagamento dei debiti e dell’incasso dei crediti sorti nel periodo precedente a quello considerato c)Il reddito netto è determinato anche da costi e ricavi extra-tipici che, indipendentemente dalla loro natura monetaria o meno, non rientrano nel calcolo del cash flow tipico c. e vanno comunque neutralizzati Conseguentemente

44 44 a)I costi (ricavi) tipici non monetari vanno sommati (sottratti) al (dal) reddito netto, perché si tratta di costi (ricavi) che hanno ridotto (aumentato) il reddito netto, senza però costituire minore (maggiore) flusso di cassa (es. di costi non monetari: ammortamenti; riduzione delle rimanenze finali di beni; aumento dei risconti passivi; aumento dei debiti che misura quella parte di acquisti di periodo non pagati; es. di ricavi non monetari: aumenti delle rimanenze finali di beni; aumento dei risconti attivi; aumento dei crediti che misura quella parte delle vendite di periodo non ancora riscosse) b)la riduzione dei debiti (crediti) correnti tipici va sottratta (sommata) dal (al) reddito netto, perché si tratta di pagamenti (incassi) di debiti (crediti) sorti nel periodo precedente e perciò non hanno inciso negativamente (positivamente) sul reddito netto, tuttavia costituiscono variazioni di cassa c)i costi (ricavi) extra-tipici vanno sommati (sottratti) al (dal) reddito netto per neutralizzarne gli effetti (costi/ricavi extra- tipici: oneri/proventi accessori, oneri finanziari minusvalenze/plusvalenze)

45 45 2.Per il calcolo del cash flow extra- corrente tipico si tiene conto delle variazioni di cassa negative e positive non legate alla gestione corrente tipica dell’impresa (es. + vendita di macchinari; - acquisto di macchinari; + incasso di cedole di interessi; - pagamento di dividendi; - rimborso di rata di mutuo passivo) Nella stesura del Budget di cassa vanno considerate le seguenti fasi: 1.individuazione del momento di stesura 2.determinazione dei crediti e debiti iniziali 3.individuazione delle entrate derivanti dalle vendite 4.individuazione delle uscite collegate alla gestione

46 46 Riserva di liquidità Elementi costitutivi: investimenti durevoli investimenti in attività correnti rimborso di debiti diminuzione del capitale Elementi deduttivi: ricavi di vendite dismissione di attività autofinanziamento generato da utili risparmiati acquisizione di nuovi finanziamenti Obiettivi della riserva di liquidità: far fronte ai nuovi investimenti previsti; coprire il rischio di scostamenti tra andamenti degli investimenti e disinvestimenti; coprire la riduzione prevista e imprevista dei debiti Riserva di liquidità e riserva di elasticità

47 47 La riserva di elasticità Strumento atto a fronteggiare esigenze di liquidità repentine, contingenti e imprevedibili, tali da non essere compatibili con i tempi di acquisizione monetaria previsti dal management finanziario. Solo per la copertura di eventi imprevisti Diversa rispetto alla riserva di liquidità di Guatri Dimensione della riserva di elasticità Risorse utilizzabili per la sua copertura

48 48 L’autofinanziamento Definizione L’autofinanziamento esprime la capacità dell’impresa di provvedere in maniera autonoma alla copertura di una parte del fabbisogno generato dalla gestione Fonte interna di finanziamento Profilo patrimoniale Accrescimento netto di risorse Profilo finanziario Attitudine a soddisfare il fabbisogno, riducendo la dipendenza da terzi Riduzione degli oneri finanziari e del rischio

49 49 Autofinanziamento netto residuale Utili non distribuiti e risparmiati Capitale autogenerato Autofinanziamento netto residuale allargato Utili non distribuiti e risparmiati + Ammortamento + Accantonamenti Autofinanziamento in senso stretto + Capitale rigenerato

50 50 Determinazione dell’autofinanziamento AF = Unr 1. Metodo analitico Autofinanziamento in senso stretto Autofinanziamento allargato AF = Unr + AM + AC Limite : determinazione possibile solo dopo la chiusura dell’esercizio e l’assegnazione dell’utile 2. Metodo globale AF = ΔINV – ΔIND – CC + RC CC = conferimenti di capitale RC = rimborsi di capitale

51 51 Autofinanziamento e sviluppo d’impresa * Tasso di sviluppo globalmente sostenibile g = tasso di sviluppo globalmente sostenibile K = attivo netto AF = autofinanziamento N i = capitale netto iniziale N f = capitale netto finale ri = rapporto di indebitamento (K/N) 132 3 2 1Contributo dell’autofinanziamento allo sviluppo Contributo dell’indebitamento allo sviluppo Contributo del capitale proprio allo sviluppo

52 52 * Tasso di sviluppo internamente sostenibile Considerando il solo autofinanziamento in senso stretto:

53 53 Considerando la crescita in termini di fatturato, lo sviluppo internamente sostenibile può essere determinato nel modo seguente: K = capitale investito V = vendite (fatturato) TSV = tasso di sviluppo delle vendite (ΔV/V) AF/V = incidenza dell’autofinanziamento sul fatturato (TAV). Effetto Lohmann-Ruchti Ammortamento = costo non monetario Autofinanziamento Capacità dell’impresa di svilupparsi solo con le quote di ammortamento, evitando o limitando il ricorso a fonti esterne di finanziamento Ammortamento e autofinanziamento

54 54 Condizioni: - impianti acquisiti in blocco in un’unica data; - stabilità dei prezzi nell’intero periodo considerato; - politica di ammortamento a quote costanti; - conseguimento di utili e di ricavi sufficienti a garantire la copertura delle quote di ammortamento; -possibilità di espansione della capacità produttiva Critiche: la capacità dell’ammortamento di contribuire allo sviluppo dipende dall’applicazione di aliquote di ammortamento elevate

55 55 Il cash flow Definizione Il cash flow è costituito dai flussi monetari generati o assorbiti dalla gestione, pertanto esso è la variazione subita dalla liquidità nel periodo di riferimento. Nell’analisi per flussi, il cash flow si rintraccia nel rendiconto finanziario ed in particolare nel rendiconto finanziario delle variazioni di liquidità di cui si è vista in precedenza una possibile configurazione Valutazione della gestione finanziaria

56 56 Cash flow Corrente tipico Extra-corrente tipico + Cash flow globale ≡ Variazione delle disponibilità liquide immediate DLIM = CCN – DF – DLDF + FE Oltre che partendo dall’utile netto, come si può calcolare il cash flow?

57 57 CALCOLO DEL CASH FLOW CORRENTE TIPICO A PARTIRE DALL’AUTOFINANZIAMENTO Tuttavia, solo una parte dell’AF è riconducibile a variazioni di liquidità corrente tipica Al tempo stesso non tutte le variazioni di liquidità corrente tipica hanno inciso sull’AF Si procede così ricchezza prodotta o assorbita dall’impresa per effetto della gestione tipica Si procede così: l’AF, in condizioni di equilibrio e prescindendo dalle gestioni diverse da quella tipica, è pari al Flusso di CCN tipico o Flusso di NWC di esercizio (ricchezza prodotta o assorbita dall’impresa per effetto della gestione tipica), cioè: AF = Flusso di NWC = (VE – CE) + ΔRE Flusso di NWC = Flusso di net working capital AF = Autofinanziamento VE = Ricavi per vendite di esercizio CE = Costi per acquisti e altri costi di esercizio RE = Rimanenze di esercizio Neutralizzando le componenti non monetarie dell’AF e considerando quelle monetarie non comprese nell’AF, si determina il cash flow (CHF) corrente tipico : CHF = (VE – CE) + ΔRE – ΔRE +/- ΔCR +/- ΔDE CHF = VE – CE +/– ΔCR +/- ΔDE

58 58 Differenza tra autofinanziamento e cash flow: NWC = AF = (VE – CE) + ΔRE L’autofinanziamento è pari a: Il cash flow è pari a: CHF = VE – CE +/– ΔCR +/- ΔDE Pertanto la differenza tra autofinanziamento e cash flow è: (VE – CE + ΔRE) – (VE – CE +/- ΔCR +/- ΔDE) = = ΔRE +/- ΔCR +/- ΔDE = variazione di CCN tipico (escluse le DLIM) = variazione patrimoniale prodotta dalla gestione tipica corrente

59 59 Le fonti esterne di finanziamento Generalità sui mercati finanziari Il capitale di pieno rischio Il capitale con rischio limitato

60 60 I mercati finanziari Il sistema finanziario: Unità in surplus Unità in deficit Rapporto diretto - Mercato Intermediario  trasferimento di risorse da soggetti/settori in surplus a soggetti/settori in deficit  trasformazione e redistribuzione del rischio d’investimento  efficiente allocazione delle risorse Le funzioni del mercato finanziario:

61 61 Classificazioni Mercato monetario Mercato dei capitali Mercati con ricerca diretta della controparte Mercati di broker Mercati di dealer Mercati ad asta Mercati regolamentati Mercati “over the counter” Mercato primario Mercato secondario  garantire la liquidità dell’impiego nei titoli trattati  riduzione dei costi di transazione  promozione dell’investimento in valori mobiliari

62 62 Efficienza dei mercati Efficienza informativa Efficienza operativa Efficienza allocativa Disponibilità gratuita per tutti delle stesse informazioni. Tutti traggono le stesse conclusioni sul livello dei prezzi dei titoli. Pertanto, non esistono titoli sopravvalutati o sottovalutati. Capacità di indirizzare i capitali verso gli impieghi più produttivi Capacità di operare minimizzando i costi In forma semi-forteEfficienza informativa In forma forte In forma debole

63 63 Classificazioni delle fonti esterne di finanziamento Fonti interne di finanziamento Autofinanziamento Integrazione delle fonti Fonti esterne di finanziamento Fonti di finanziamento dirette Fonti di finanziamento indirette Capitale proprio Debiti di finanziamento Debiti di funzionamento

64 64 Rischio illimitato (rispetto al debito) Rendimento Conservazione del capitale Capitale di pieno rischio Autofinanziamento Capitale conferito dai soci contabilmente Patrimonio netto = Capitale sociale + Riserve Il capitale di pieno rischio

65 65 I titoli azionari Distinguere tra: Valore nominale Valore contabile Valore di mercato Diritti connessi PatrimonialiAmministrativi

66 66 Diritti patrimoniali: diritto al dividendo diritto ad una quota di capitale in caso di liquidazione diritto di opzione Diritti amministrativi: diritto di partecipare all’assemblea diritto di voto diritto di impugnazione delle delibere assembleari il diritto di richiedere la convocazione dell’assemblea

67 67 (Da integrare con la dispensa: pagg. 2-6) La riforma del diritto societario (decreto legislativo n. 6/2003) ha in generale inciso profondamente sulle modalità di impiego e finanziamento delle società di capitali nel quadro dei principali obiettivi della riforma medesima: » Rivedere compiutamente la disciplina delle società di capitali » Promuoverne lo sviluppo e la competitività » Ampliarne l’autonomia statutaria, organizzativa e le forme di finanziamento » Accentuare le differenze tra i modelli di società per azioni e a responsabilità limitata » Attribuire centralità al carattere personalistico delle società a responsabilità limitata

68 68 In relazione alle Spa, in particolare la riforma: a)consente l’acquisizione di ogni elemento utile per lo svolgimento dell’attività sociale. Non solo quindi di danaro, crediti e beni in natura imputabili a capitale sociale, ma anche di opere e servizi che però non possono essere portati – a differenza di quanto accade per le Srl, pur con determinate garanzie - ad incremento del capitale sociale. A fronte di tali apporti nelle Spa, il codice civile prevede la possibilità di: emettere titoli partecipativi a beneficio di soci o terzi di opera o di servizi; emettere strumenti partecipativi a favore dei dipendenti della società o di società controllate; regolare l’incidenza delle partecipazioni sociali in modo non proporzionale alla quota di capitale sociale conferito.

69 69 b) attribuisce la possibilità di costituire patrimoni dedicati ad uno specifico affare nell’ambito di una disciplina del tutto nuova per le società per azioni. Le opportunità aperte da questo istituto sono sostanzialmente due: ◊la possibilità di costituire, nel rispetto di specifici limiti, uno o più patrimoni, destinati in via esclusiva ad uno specifico affare; ◊la facoltà di convenire che nel contratto relativo al finanziamento di uno specifico affare, al rimborso totale o parziale del finanziamento stesso siano destinati i proventi dell’affare stesso o parte di essi. c) introduce fondamentali modifiche all’istituto delle obbligazioni (rinvio).

70 70 d) rivede profondamente le caratteristiche dei titoli azionari Principali tipologie di titoli azionari previsti dal codice civile prima della riforma:  azioni ordinarie;  azioni privilegiate;  azioni di risparmio: previste solo per le società per azioni con titoli quotati in Borsa;  azioni di godimento o postergate;  azioni a favore dei lavoratori dipendenti.

71 71 Principali tipologie di titoli azionari previsti dal codice civile dopo l’introduzione della riforma :  azioni “ideali” (possibilità di escludere l’emissione delle azioni);  azioni senza valore nominale;  azioni a partecipazione non proporzionale rispetto al capitale conferito;  azioni ordinarie: nella logica della riforma costituiscono la specie residuale;  azioni speciali (rispetto al loro contenuto: esse conferiscono al suo possessore diritti diversi rispetto alle azioni ordinarie), ad esempio: titoli con diversa partecipazione alle perdite; titoli privilegiati nella distribuzione degli utili o nel rimborso del capitale sociale; titoli creati dall’autonomia statutaria.

72 72  azioni di risparmio: previste, come in precedenza, solo per le società per azioni con titoli quotati in Borsa;  azioni di godimento o postergate;  azioni a favore dei lavoratori dipendenti;  azioni con diritto di voto limitato: prive di diritto di voto; con diritto di voto limitato a particolari argomenti; con diritto di voto limitato al verificarsi di particolari condizioni non meramente potestative; con diritto di voto limitato a una misura massima o disponendo scaglionamenti;  azioni emesse a seguito della costituzione di patrimoni dedicati;  azioni correlate, i cui diritti patrimoniali sono associati ai risultati dell’attività societaria in un determinato settore.

73 73 Remunerazioni ordinarie Utili distribuiti (dividendi) Utili conseguiti ≠ Politica dei dividendi Remunerazioni integrative 1. Capital gain prezzo di vendita – prezzo di acquisto 2. Diritto d’opzione Diritto patrimoniale di sottoscrivere un certo numero di nuove azioni in ragione di quelle possedute, in occasione di un aumento di capitale reale Remunerazioni ordinarie e integrative al capitale di pieno rischio

74 74 Remunerazione integrativa Diritto negoziabile Determinazione del valore teorico del diritto d’opzione D = valore teorico del diritto di opzione V(ante) = valore delle azioni prima dell’aumento di capitale = prezzo di mercato Pm; V(post) = valore delle azioni dopo l’aumento di capitale v = numero di azioni vecchie necessarie per sottoscrivere n azioni nuove

75 75 Con Pm > Pe

76 76 3. Stock dividend Distribuzione di utili in forma di azioni, mediante un aumento di capitale gratuito e l’utilizzo di riserve Aumento del numero di azioni Aumento dei dividendi Riduzione del valore contabile delle azioni Patrimonio netto rimane invariato Capitale sociale aumenta 4. Conguaglio dividendi Esigenza di stabilizzazione dei dividendi Ricorso a riserve per conguaglio dividendi

77 77 Remunerazioni ordinarie + remunerazioni integrative = remunerazione globale La politica dei dividendi Definizione Insieme delle decisioni adottate dal management in relazione alla misura dei dividendi da assegnare agli azionisti

78 78 Due esigenze Soddisfare gli azionisti Autofinanziamento WalterReinvestimento degli utili in azienda fino a quando la redditività degli investimenti è superiore al saggio di capitalizzazione del mercato Modigliani e Miller La politica dei dividendi è indifferente ai fini del valore dell’impresa per gli azionisti

79 79 Le variabili nella gestione del capitale di rischio Fattori qualitativi: anzianità della società settore economico espansione e penetrazione commerciale appartenenza ad un gruppo ricorrenza ad operazioni di financial promotion Fattori quantitativi: Consistenza patrimoniale Entità e stabilità dei dividendi Indice di quotazione delle azioni Earning per share Rapporto tra cash earning e numero delle azioni Rapporto tra MOL e numero delle azioni Tasso di rotazione delle azioni

80 80 In particolare: * Entità e stabilità dei dividendi Pay out ratio = utili/dividendi * Indice di quotazione delle azioni Pmc = prezzo di mercato dell’azione Pmo = prezzo dell’azione alla data base di riferimento * Earning per share Utile / numero delle azioni

81 81 * Indice di rotazione delle azioni nTaz = numero delle azioni trattate nel periodo Σaz = totalità delle azioni costituenti il capitale sociale

82 82 Il capitale con rischio limitato Acquisizione di capitale di debito A breve termine A medio/lungo termine Aperture di credito Anticipazioni garantite Riporto Sconto commerciale Factoring Credito mercantile Strumenti finanziari derivati Prestito obbligazionario Mutuo Leasing finanziario TFR

83 83 Il prestito obbligazionario Obbligazioni Definizione Titoli di credito rappresentativi di quote di indebitamento che attribuiscono al possessore la qualifica di creditore della società emittente ed il diritto di ricevere una remunerazione periodica ed il rimborso del capitale a scadenza (Da integrare con la dispensa: pagg. 6-10) Con la riforma del diritto societario si sono introdotte delle fondamentali modifiche all’istituto delle obbligazioni Scopo oAttenuare i limiti all’emissione di prestiti obbligazionari oAttribuire la competenza all’emissione, in linea principale, agli amministratori e non più, come accadeva precedentemente, all’assemblea straordinaria

84 84 oI nuovi limiti all’emissione delle obbligazioni sono pari alla somma non eccedente il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili, risultanti dall’ultimo bilancio approvato oQuindi, i nuovi limiti ampliano notevolmente la possibilità di contrarre prestiti consolidati  Si può, quindi, rilevare un aggravamento del rischio per i creditori sociali, poiché aumenta la massa di debito che l’impresa può acquisire.  Infatti, nella precedente formulazione la società non poteva emettere prestiti che superassero il valore del capitale versato ed esistente, secondo l’ultimo bilancio approvato conseguentemente

85 85 Ipotesi in cui era possibile superare i limiti prima della riforma: obbligazioni garantite da ipoteca su immobili di proprietà sociale, fino a due terzi del loro valore; eccedenza del valore del prestito obbligazionario garantita da titoli nominativi emessi o garantiti dallo Stato, ovvero da equivalente credito di annualità o sovvenzioni a carico dello Stato o di enti pubblici; il ricorrere di particolari ragioni che interessano l’economia nazionale. Cambiano anche i casi in cui è possibile superare i limiti all’emissione di prestiti obbligazionari

86 86 Ipotesi in cui è possibile superare i limiti dopo la riforma:  obbligazioni garantite da ipoteca di primo grado su immobili di proprietà della società fino a due terzi del loro valore;  il ricorrere di particolari ragioni che interessano l’economia nazionale (come nella precedente formulazione);  eccedenza sottoscritta da investitori professionali (per es.: intermediari autorizzati, società di gestione del risparmio, Sicav, fondi pensione, compagnie di assicurazione, banche), con l’obbligo a loro carico di rispondere della solvenza della società nei confronti di acquirenti che non siano investitori professionali;  illimitata l’emissione di obbligazioni da parte di società quotate in mercati regolamentati, per le obbligazioni quotate negli stessi o in altri mercati regolamentati.

87 87 Notevole ampliamento dei casi di superamento dei limiti all’emissione dei prestiti obbligazionari favorisce il finanziamento delle società per azioni aumenta il rischio per gli obbligazionisti Tuttavia, il rischio per gli obbligazionisti è in qualche modo compensato dalla presenza di investitori professionali responsabili dell’insolvenza societaria o dalla maggiore liquidità dei titoli obbligazionari trattati in mercati regolamentati.

88 88 La riforma del diritto societario consente anche alle Srl - oltre che, come in precedenza, alle Spa e alle Sapa - di emettere titoli di debito e quindi prestiti obbligazionari. Si tratta di un’importante innovazione assoluta che amplia le possibilità di finanziamento a medio e lungo termine di questa tipologia societaria. Le norme da rispettare in sede di sottoscrizione e circolazione dei titoli di debito prevedono che: essi devono essere sottoscritti solo dagli investitori professionali previsti dalle leggi speciali; in caso di loro successiva circolazione tali investitori rispondono della solvenza della società nei confronti di soggetti acquirenti che non siano investitori professionali o soci della stessa società.

89 89 Motivazioni alla base dell’emissione di prestiti obbligazionari: attuare una raccolta finanziaria diretta; pianificare le uscite monetarie; assenza di garanzie reali; riequilibrio della struttura finanziaria sbilanciata verso l’indebitamento a breve; incrementare in taluni casi la raccolta di capitale a rischio pieno (obbligazioni convertibili e con warrant). Modalità di collocamento: diretto; tramite banche (credito mobiliare); tramite merchant banks. Rendimento Variabile Fisso

90 90 Tipologie di obbligazioni * deep discount bonds Rendimenti bassi o nulli Rimborso elevato a scadenza Differenze tra prestito obbligazionario e mutuo

91 91 * coupon stripping Separazione tra cedole e mantello Zero coupon * obbligazioni bull and bear Suddivisione del rendimento del prestito obb.rio Rendimento fisso Rendimento variabile (in relazione al capitale) * obbligazioni drop lock Titolo a reddito variabile con rendimento minimo assicurato. Se il tasso scende sotto il minimo Reddito fisso

92 92 * obbligazioni indicizzate * obbligazioni convertibili Convertibili in azioni a determinate scadenze Divieto di emissione sotto la pari Possibilità di consolidamento del finanziamento * obbligazioni con warrant Facoltà di sottoscrivere nuove azioni o obbligazioni * obbligazioni a rata costante e durata variabile Pagamento di una rata costante (capitale + interessi) Durata variabile in funzione dell’andamento dei tassi di interesse

93 93 * obbligazioni di partecipazione Rendimento in parte fisso e in parte variabile ( talvolta, utili in pre- deduzione dai dividendi) * obbligazioni postergate Postergate nel rimborso in caso di liquidazione Rimborso prioritario rispetto al capitale di rischio

94 94 Onerosità del P.O. Disaggio di emissione Rendimento offerto Costi di collocamento  Spese per certificati e attestazioni  Spese di stampa e bollatura  Spese di pubblicazione  Costi di marketing  Costi relativi all’OPV e/o OPS  Commissioni  Imposte di registro per assemblee straordinarie  Costi organizzativi

95 95 Il mutuo a m/l termine * Mutui fondiari e edilizi a lungo termine (10 – 20 anni) Finanziare il fabbisogno corrente di aziende con cicli produttivi molto lunghi per l’ottenimento di unità immobiliari * Mutui a medio termine (18 mesi – 10 anni) Finanziarie l’acquisizione di beni strumentali

96 96 Istruttoria Verifica condizioni economiche, finanziarie e patrimoniali Garanzie Reali (ipoteca, privilegio, ecc.) + eventuali garanzie di terzi (reali o personali) Sovvenzione cambiaria Rilascio di cambiali con scadenze scaglionate a seconda del piano di ammortamento Scadenza tra 5 e 10 anni Obbligatoria per la concessione di alcuni prestiti agevolati

97 97 Il leasing Definizione Contratto mediante il quale un’azienda o un intermediario finanziario (locatore) acquista un determinato bene mettendolo a disposizione dell’utilizzatore (locatario) in cambio del pagamento di un canone periodico. Possibilità di riscatto al termine del contratto LEASING operativofinanziario Assimilabile al noleggio Leasing “a caldo”

98 98 Leasing finanziario Società finanziaria Produttore del bene Locatario Acquista il bene Cede in leasing il bene Paga i canoni periodici Al termine del contratto può riscattare il bene

99 99 Vantaggi: non “appesantisce” la struttura finanziaria consente di fronteggiare il rischio di obsolescenza istruttoria semplificata (rispetto al mutuo) deducibilità fiscale dei canoni (non ai fini IRAP) Svantaggi: elevata onerosità dei canoni costi di manutenzione e assicurazione a carico del locatario

100 100 Aspetti contabili del leasing conto economicoCanoni periodici tra i costi d’esercizio stato patrimonialeInserimento del contratto nei conti d’ordine Il bene non figura tra le attività Dopo il riscatto Iscrizione del bene nell’attivo dello SP

101 101 varie configurazioni di leasing * lease purchase aziendasocietà di leasing Vende il bene Cede il bene in leasing * leveraged leasing Il locatore ricorre a terzi finanziatori per l’acquisto del bene Percepisce i canoni Restituisce interessi e capitale * lease back Come il precedente ma con l’intervento di un intermediario (trustee)

102 102 * dummy corporation La funzione del trustee è svolta da una società di comodo che emette obbligazioni o certificati sottoscritti dagli investitori * blanket-lease Accordo tra le parti per la conclusione di contratti successivi per l’acquisizione e la locazione di un complesso di beni * leasing azionario Come il lease back ma con oggetto un pacchetto azionario

103 103 * leasing adossè aziendasocietà di leasing Vende il bene Cede il bene in leasing azienda sublocatrice Cede il bene in sub-locazione

104 104 Il trattamento di fine rapporto Acquisizione di capitale indiretta Finanziamento a medio-lungo termine Accantonamenti periodici sulle retribuzioni Riforma del sistema pensionistico d.lgs. 124/93 Introduzione FONDI PENSIONE Progressiva riduzione del TFR

105 105 Le forme di finanziamento a breve termine, in particolare bancarie Scadenza non superiore ai 18 mesi Ricorso alle banche Istruttoria di fido Dipende da:  forma giuridica dell’azienda  localizzazione  settore di appartenenza  dimensioni  numero di dipendenti  finanziamento richiesto  ecc. Principi:  limitazione dei fidi  frazionamento dei rischi quantitativoqualitativo

106 106 Fasi dell’istruttoria: esame dei dati e dei documenti presentati analisi del settore di appartenenza analisi di bilancio sintesi delle analisi determinazione della linea di fido

107 107 Le aperture di credito Definizione (art. 1842 c.c.) Contratto mediante il quale la banca si obbliga a tenere a disposizione dell’altra parte una somma di denaro per un dato periodo di tempo o a tempo indeterminato. Aperture di credito Per firmaPer cassa

108 108 A seconda della durata Stagionali o di campagna A scadenza determinata A scadenza indeterminata Le aperture di credito per cassa Le aperture di credito per firma * accettazioni bancarie Il cliente spicca tratta sulla banca Carta “eccellente” Facilità di negoziazione

109 109 * credito documentato Banca ordinanteBanca emittente ImportatoreEsportatore Ordina l’apertura di credito Apre il credito Utilizzo Clausola D/A Clausola D/P I crediti documentati possono essere:  revocabili o irrevocabili;  confermati o non confermati.

110 110 Le anticipazioni garantite Definizione Operazioni di finanziamento assistite da garanzie reali costituite da pegno su titoli (anticipazioni su titoli) o su merci (anticipazioni su merci) di proprietà dell’azienda richiedente. Modalità di erogazione A scadenza fissa In conto corrente

111 111 Le anticipazioni su titoli AZIENDABANCA Cede i titoli in pegno Anticipa il valore dei titoli meno lo scarto Titoli facilmente negoziabili Scarto applicato in funzione dei titoli (maggiore per azioni)

112 112 Le anticipazioni su merci Requisiti delle merci: negoziabilità liquidabilità facilità di immagazzinamento non deperibilità prezzi stabili Magazzini Generali Titoli rappresentativi delle merci Fede di depositoNota di pegno Proprietà delle merciDiritto di concedere pegno

113 113 Il riporto Definizione (art. 1548 c.c.) Contratto con il quale una parte (riportatore – banca) acquista la proprietà dei titoli trasferiti dal riportato (azienda) contro versamento di una cifra; il riportato si impegna a riacquistare ad una certa scadenza titoli della stessa specie contro restituzione di un prezzo stabilito. AZIENDA / RIPORTATO BANCA / RIPORTATORE 1.Vende titoli al prezzo a pronti 2. Concede finanziamento 3.Riacquista titoli al prezzo a termine

114 114 prezzo a pronti = prezzo a termine riporto alla pari prezzo a pronti < prezzo a termine riporto in senso stretto prezzo a pronti > prezzo a termine riporto con deporto Caratteri dell’operazione: garanzia strumentale la banca può disporre dei titoli restituzione di titoli della stessa specie durata max: 135 giorni documento: fissato bollato

115 115 diritti connessi ai titoli diritti patrimoniali diritti amministrativi Spettano al riportato / azienda Spettano al riportatore / banca

116 116 Lo sconto commerciale Definizione (art. 1558 c.c.) Contratto con il quale una parte (azienda) cede uno o più crediti commerciali (cambiali) alla banca, la quale anticipa il valore del titolo applicando un tasso di interesse. AZIENDA BANCA 1.Cessione del credito S.B.F. 2.Accredito del netto ricavo Netto ricavo = valore della cambiale – commissioni e interessi

117 117 requisiti di bancabilità formalisostanziali Presenza di due firme Compilazione completa degli effetti Scadenza inferiore a 4 mesi Regolarità del bollo Bontà delle firme Natura commerciale degli effetti Effetti sulla struttura finanziaria Permutazione di voci Aumento di cash flow Capitale circolante invariato

118 118 Il factoring Definizione Contratto con il quale una azienda cede tutti i suoi crediti o una parte di essi ad una società specializzata (factor), la quale anticipa il valore del titolo e provvede a gestire e ad incassare i crediti stessi. non solo anticipazione, ma gestione dei crediti non solo cambiali commerciali, ma tutti i crediti

119 119 cessione del credito pro-solutopro-solvendo Rischio a carico del factor Rischio a carico dell’impresa cedente Cashing receivables financing Maturity factoring New style factoring Undisclosed factoring Confidential factoring

120 120

121 121 Gli strumenti finanziari derivati Definizione Lo strumento finanziario derivato è un’attività reale o finanziaria e giuridicamente è un contratto il cui valore/rendimento è strettamente correlato ad un’altra attività, definita principale o sottostante Obiettivo Copertura dai rischi (hedging) Attuazione di strategie speculative

122 122 a)l’obiettivo della copertura dai rischi è quello di compensare le perdite probabili conseguibili sull’attività sottostante, costituita da altri strumenti finanziari, beni, valute o tassi di interesse b)l’obiettivo della speculazione è quello di ottenere un guadagno, se si realizzano i desiderati movimenti dell’attività sottostante, costituita da altri strumenti finanziari, beni, valute o tassi di interesse Principali tipologie di strumenti finanziari derivati (art. 1 decreto legislativo 58/98): futures forward (o contratti a termine) options swaps

123 123 I futures Definizione Il futures è un contratto fra due parti, aventi per oggetto la compravendita di beni (commodities) o attività finanziarie con scambio ad una data futura e ad un prezzo stabiliti alla data di stipulazione del contratto Principali caratteristiche generali dei futures Contratto standardizzato (data di consegna, tipologia di attività, prezzo e quantità trattate sono tutti stabiliti nell’ambito di un mercato regolamentato) Stipulati nei mercati regolamentati Presenza della Clearing House o Cassa di compensazione e Garanzia Initial margin Marking to market La posizione di chi acquista e vende futures

124 124 Differenze tra forward (contratti a termine) e futures In relazione all’attività sottostante si possono distinguere i seguenti contratti futures: 1.futures su indici azionari (stock index futures) 2.futures su titoli azionari (stock futures) 3.futures su tassi di interesse (interest rate futures) 4.futures su valute (currency futures)

125 125 Modalità di conclusione dei contratti futures a)prima della scadenza: la chiusura della posizione aperta avviene stipulando un contratto futures di segno opposto, cioè vendendo futures se si era acquistato e acquistando futures se si era venduto (si evitano i costi addizionali, rispetto alla semplice chiusura della posizione, che sono connessi alla consegna o al ritiro dell’attività sottostante oppure lo scambio è impossibile per la natura dell’attività sottostante, per esempio può trattarsi di indici azionari) b)alla scadenza mediante consegna dell’attività sottostante (liquidazione in effettivo) futures su indici di borsa c)alla scadenza con cash settlement (liquidazione per contante): non si scambia l’attività sottostante, ma si liquida il differenziale in contanti fra il prezzo del futures alla stipulazione del contratto e quello alla scadenza del contratto. Per esempio, nel caso di futures su indici di borsa il compratore e il venditore si impegnano a liquidarsi reciprocamente una somma di denaro pari alla differenza tra il valore del contratto al momento della stipulazione e quello alla scadenza

126 126 Presso il mercato regolamentato di Borsa Italiana Spa vengono trattati: due contratti futures sull’indice S&P/MIB (futures e minifutures) con liquidazione per contante diversi contratti futures su azioni con liquidazione in effettivo possono essere utilizzati per coprirsi contro deprezzamenti delle azioni o a scopo speculativo Esempio di funzionamento di un futures su indici di borsa (stock index futures):  contratto futures: S&P/MIB con scadenza a due giorni  dimensione o valore del contratto ad una certa data: prodotto tra il prezzo del futures alla medesima data, espresso in punti indice, e il valore del moltiplicatore del contratto o coefficiente di valutazione costante (€ 5)  un soggetto acquista un futures in data odierna dal valore di 35.000 punti e gli viene richiesto di versare un margine di garanzia alla Clearing House pari al 7,5% del valore del futures, cioè il 7,5% di € 5 x 35.000 (175.000) = 175.000 x 7,5% = € 13.125. Alla data di stipula del contratto, il conto intestato all’acquirente presso la Clearing House sarà pertanto di pari a € 13.125

127 127  analogamente, il venditore dovrà versare alla Clearing House l’importo di € 13.125 che è pari al valore del suo conto  se il giorno successivo il prezzo del futures sale a 36.000 punti, l’acquirente otterrà un guadagno di € 1.000 x 5 = 5.000 e un corrispondente accredito sul suo conto che pertanto salirà a € 18.125, mentre il conto del venditore scenderà a € 8.125; se per esempio, il margine di garanzia minimo è pari a € 10.000, il venditore dovrà integrare il suo conto di € 1.875.  se, poi, il secondo giorno il valore del futures scende a 35.700 punti, l’acquirente avrà un perdita di € 300 x 5 = 1.500 cui corrisponde un utile di € 1.500 per il venditore.  essendo scaduto il contratto l’acquirente ritirerà € 18.125 – 1.500 = 16.625, realizzando un guadagno netto di € 3.500 (16.625 – 13.125), mentre il venditore ritirerà € 10.000 + 1.500 = 11.500 conseguendo una perdita netta di € 3.500 (11.500 – 13.125 – 1.875)  si noti che il guadagno/perdita = (35.700 - 35.000) x 5 = 3.500 = differenza tra il valore del futures al momento della stipulazione e quello alla scadenza.

128 128 * Interest rate futures Impegno ad acquistare o vendere a termine titoli a reddito fisso con determinate caratteristiche e ad un prezzo stabilito Per scopi di hedging, può essere utilizzato per coprirsi da aumenti dei tassi di interesse * Currency futures Impegno ad acquistare o vendere a termine valuta estera ad un cambio stabilito Per scopi di hedging, può essere utilizzato per coprirsi da variazioni dei tassi di cambio

129 129 Le options Definizione Contratto che conferisce all’acquirente, dietro il pagamento di un premio, il diritto di acquistare o vendere a scadenza attività finanziarie o reali ad un prezzo prefissato (strike price). OPTION CALL OPTION PUT Diritto di vendere Diritto di acquisto A fronte del diritto dell’acquirente dell’option di acquistare o vendere l’attività sottostante, vi è l’obbligo per la controparte, che incassa il premio, di vendere il sottostante (option call) o di acquistare il sottostante (option put) La posizione di chi acquista e vende options è simile a quella di chi acquista e vende futures

130 130 Tipologie di contratti di opzione in relazione all’attività sottostante: 1.options su indici azionari (stock index options) 2.futures su titoli azionari (stock options) 3.futures su tassi di interesse (interest rate options) 4.futures su valute (currency options) Le modalità di conclusione dei contratti options sono le medesime dei contratti futures, ma possono essere negoziati sia sui mercati regolamentati sia over the counter Presso il mercato regolamentato di Borsa Italiana Spa vengono trattati: un contratto di opzione sull’indice S&P/MIB con liquidazione per contante diversi contratti di opzione su azioni con liquidazione in effettivo possono essere utilizzati per coprirsi contro deprezzamenti delle azioni o a scopi speculativi

131 131 Esempio di funzionamento di un’opzione su azioni (stock option), distinguendo la call dalla put:  modalità di esercizio: possibilità di esercitare l’opzione di acquisto o vendita di un certo titolo dopo un determinato periodo dalla stipula del contratto  Vm = valore di mercato dell’azione sottostante  Sp = strike price o prezzo di esercizio, cioè il prezzo al quale si può acquistare o vendere l’azione sottostante  p = premio, cioè il costo sostenuto dall’acquirente dell’option per acquisire il diritto di esercitare l’opzione di acquisto (option call) o di vendita (option put)  il risultato dell’operazione: pari al risultato ottenuto su un’azione (P) per il numero di azioni che rientrano nel contratto  dimensione o valore del contratto ad una certa data: prodotto tra lo strike price alla medesima data ed il numero di azioni che rientrano nel contratto

132 132 OPTION CALL 1)Per l’acquirente, che ha la facoltà di acquistare l’azione al valore Sp, l’option call si dice: a)“in the money” se Vm > Sp: conviene esercitare l’opzione, perché il risultato P = Vm – (Sp + p) può essere positivo se Vm – Sp > p; oppure negativo o nullo se Vm – Sp ≤ p, tuttavia, in questo caso, si è compensato almeno parzialmente il costo di p b)“at the money” se Vm = Sp: è indifferente esercitare o meno l’opzione, perché la perdita P = Vm – (Sp + p) = p se si esercita, mentre se non si esercita si è comunque sostenuto il costo p c)“out of the money” se Vm < Sp: non conviene esercitare l’opzione, perché il risultato P = Vm – (Sp + p) sarebbe < 0 e peggiorerebbe al ridursi di Vm. Anche in questo caso quindi la perdita sostenuta è pari a p

133 133 In termini grafici P p Sp Vm Caso a): parte del grafico continua inclinata positivamente, escluso il punto ad angolo Caso b): punto ad angolo Caso c): parte del grafico continua orizzontale, escluso il punto ad angolo

134 134 2) Il venditore, che ha l’obbligo di vendere l’azione a Sp se l’acquirente della call decide di esercitare il suo diritto, ha l’aspettativa che Vm sia pari o inferiore a Sp, così da conseguire il massimo profitto, pari a p che ha incassato. Infatti, il suo risultato migliora al ridursi di Vm, fino al punto in cui Vm = Sp In termini grafici P p Vm Sp

135 135 OPTION PUT 1)Per l’acquirente, che ha la facoltà di vendere l’azione al valore Sp, l’option put si dice: a)“in the money” se Sp > Vm: conviene esercitare l’opzione, perché il risultato P = Sp – (Vm + p) può essere positivo se Sp – Vm > p; oppure negativo o nullo se Sp – Vm ≤ p, tuttavia, in questo caso, si è compensato almeno parzialmente il costo di p b)“at the money” se Sp = Vm: è indifferente esercitare o meno l’opzione, perché la perdita P = Sp – (Vm + p) = p se si esercita, mentre se non si esercita si è comunque sostenuto il costo p c)“out of the money” se Sp < Vm: non conviene esercitare l’opzione, perché il risultato P = Sp – (Vm + p) sarebbe < 0 e peggiorerebbe all’aumentare di Vm. Anche in questo caso quindi la perdita sostenuta è pari a p

136 136 In termini grafici P p Sp Vm Caso a): parte del grafico continua inclinata negativamente, escluso il punto ad angolo Caso b): punto ad angolo Caso c): parte del grafico continua orizzontale, escluso il punto ad angolo

137 137 2) Il venditore, che ha l’obbligo di acquistare l’azione a Sp se l’acquirente della put decide di esercitare il suo diritto, ha l’aspettativa che Vm sia pari o superiore a Sp, così da conseguire il massimo profitto, pari a p che ha incassato. Infatti, il suo risultato migliora all’aumentare di Vm, fino al punto in cui Vm = Sp In termini grafici P p Vm Sp

138 138 * Currency options Diritto ad acquistare o vendere valuta ad un prezzo stabilito Consentono la copertura contro il rischio di cambio * Interest rate options Interest rate cap Interest rate floor Interest rate collar Attribuiscono al compratore la possibilità di coprirsi contro variazioni del tasso di interesse

139 139 Gli Swaps Definizione Contratto mediante il quale due soggetti assumono l’impegno di scambiarsi flussi monetari su interessi e/o valute ad un scadenza determinata. * Interest rate swap  Si tratta di un accordo con il quale le parti si scambiano una serie di flussi di pagamenti a date prestabilite  Per esempio, attraverso questo strumento finanziario derivato è possibile trasformare una passività a tasso fisso in una a tasso variabile e viceversa Gli swaps possono essere utilizzati per ridurre il costo di un finanziamento o aumentare il rendimento di un investimento o per coprirsi dai rischi relativi al sottostante o modificare la struttura dei propri flussi monetari Gli swaps vengono negoziati su mercati over the counter

140 140 Esempio di funzionamento di un interest rate swap:  la società alfa ha contratto un debito di 200 mila euro al tasso fisso del 5% annuo e desidera convertire questa passività in un’altra a tasso variabile;  allora, la società alfa può stipulare un contratto swap in cui incassa il 4,75% annuo fisso sullo stesso importo del capitale preso a prestito e paga un tasso variabile pari al Libor a 12 mesi;  l’effetto netto per la società alfa è quello di pagare il tasso Libor + 0,25%: infatti, paga il 5% + il Libor, mentre incassa il 4,75%;  si è pertanto trasformato un prestito a tasso fisso in uno a tasso variabile: tale operazione risulta conveniente se la società alfa prevede la discesa dei tassi di interesse;  analogamente un debito a tasso variabile può essere convertito in uno a tasso fisso nel caso in cui si preveda un aumento dei tassi di interesse

141 141 * Currency swap  Contratto mediante il quale il capitale e gli interessi espressi in una valuta sono scambiati con il capitale e gli interessi espressi in un’altra valuta  Pertanto, contrariamente all’interest rate swap, vengono scambiati non solo i pagamenti relativi ai tassi di interesse, ma si prevede anche lo scambio iniziale e finale del capitale  Consentono di eliminare il rischio di cambio

142 142 Equilibrio e variazioni della struttura finanziaria Manovra della leva operativa: variazione del rapporto costi fissi/costi variabili Manovra della leva finanziaria: variazione del rapporto di indebitamento Leva operativaLeva finanziaria Leva combinata

143 143 Definizione Per manovra della leva operativa si intende l’azione volta all’incremento degli utili di gestione (operativi) mediante l’ampliamento della produzione e degli investimenti (aumento costi fissi). Aumento dei costi fissi Aumento della rigidità della SF Aumento rischio economico-aziendale Aumento della redditività Aumento di produzione e vendita Correlazione con la brek-even analysis La manovra della leva operativa

144 144 R = ricavi totali CT = costi totali CV = costi variabili F = costi fissi Un aumento dei costi fissi F CV CTCT R Q R, F, CV, CT profitto perdita

145 145 F CV CTCT R Q R, F, CV, CT profitto perdita Il grado di leva operativa Incide su Reddito operativo

146 146 Il grado di leva finanziaria L’effetto leva totale Incide su Reddito netto

147 147 Definizione Per manovra della leva finanziaria si intende il complesso degli interventi tendenti al controllo delle variazioni del grado di indebitamento al fine di mantenerlo a livello ottimale in un quadro di massima redditività. Operativamente lo scopo della manovra della leva finanziaria è quello di massimizzare la redditività netta (ROE), agendo sul grado di indebitamento (leverage) (K/N) La manovra della leva finanziaria

148 148 Grado di indebitamento Rn = reddito netto Ro = utile operativo K = capitale medio investito ROI = return on investement ROE = return on equity Of= oneri finanziari (K – N ) i; Ot= oneri tributari N= capitale proprio i = saggio di interesse Of/(K – N) o ROD t = aliquota d’imposta Irpeg.

149 149 In assenza di componenti di reddito straordinari: Rn = (Ro – Of) – (Ro – Of) t Rn = (Ro – Of) (1 – t ) Sapendo che: Ro = K x ROI Of = (K – N) i Rn = [(K x ROI) – (K – N) i] (1 – t) Dividendo per N Rn = Ro – Of – Ot

150 150 Effetto leva semplice Effetto leva ponderato ROI – i K (ROI – i ) N

151 151 Effetto positivo della manovra ROI – i > 0 ROI > i K/N i ROI ROE ROE, ROI, i Aumento dell’indebitamento Aumento della redditività LIMITI

152 152 Effetto nullo della manovra ROI – i = 0 ROI = ROE = i K/N i=ROI=ROE ROE, ROI, i Punto critico indifferenza Capitale proprioCapitale di debito

153 153 Effetto negativo della manovra ROI – i < 0 ROI < i ROE, ROI, i K/N ROE ROI i ROE > 0 < 0 = 0 Punto ipercritico Erosione capitale

154 154 Punto ipercritico ROE = 0 Individuare ROI* minimo tale che

155 155 Effetto paratasse Dividendioneri finanziari DeducibiliNon deducibili Vantaggio fiscale Maggiore effetto leva

156 156 Investimenti in beni durevoli Investimenti in aziende Progetti di investimento in un orizzonte di m/l termine La formazione del capitale investito ed il controllo economico- finanziario Profilo economico Accrescimento dell’utilità dei beni utilizzati nella produzione Profilo finanziario Trasferimento di risorse nel tempo (flussi in entrata e flussi in uscita)

157 157 Principi e criteri di valutazione Quali sono i requisiti di un buon metodo di valutazione degli investimenti? Vanno considerati tutti i flussi di cassa del progetto I flussi di cassa vanno resi omogenei (attualizzazione) Selezione dei progetti che max il valore Principio dell’additività: Non tutti i criteri di valutazione soddisfano questi requisiti! Nel prosieguo si ipotizzerà l’eguaglianza tra reddito netto (esclusi gli ammortamenti) e i flussi di cassa di periodo

158 158 Periodo di recupero PR Tasso di rendimento medio TRM Valore attuale netto VAN Tasso interno di rendimento TIR aritmetici matematico- attuariali I criteri

159 159 Investimento iniziale PR = Flusso annuale di recupero Il periodo di recupero o Pay back period Flusso costante: condizione poco realistica Budget economico flusso di recupero reddito netto + ammortamento

160 160 Esempio Flussi di recuperoflussi cumulati anno 1 € 55.000,00 anno 2 € 40.000,00€ 95.000,00 anno 3 € 40.000,00€ 135.000,00 anno 4 € 30.000,00€ 165.000,00 Investimento (anno 0) = € 150.000,00 L’investimento è recuperato dopo tre anni e mezzo: € (15.000,00 / 30.000,00) x 365 = 182,5 giorni

161 161 Limiti del PR  trascura l’ottica economica  non considera i flussi successivi al PR  soggettività nella determinazione del PR accettabile  non considera il valore finanziario del tempo Vantaggi  facilità di calcolo

162 162 Il tasso di rendimento medio – TRM RN = reddito medio annuale netto = reddito netto + oneri finanziari K = investimento Caratteristiche del TRM:  cut-off rate  semplicità di calcolo  non considera il valore finanziario del tempo  criterio di impostazione economica

163 163 Il valore attuale netto (VAN) o Net present value (NPV) Alcune considerazioni preliminari  Il VAN considera il valore finanziario del tempo (“1 € oggi vale di più di 1 € domani” e “1 € privo di rischio vale di più di 1 € rischioso”)  Il generico investitore, il rendimento atteso ed il costo opportunità  Analogia con l’azionista: egli pretende un rendimento dal danaro offerto all’impresa, pari almeno al costo opportunità  I bravi manager finanziari quindi investono in progetti i cui flussi monetari, al netto del rendimento richiesto (= VA del progetto), sono superiori al capitale investito (I), cioè in progetti con VAN = VA – I > 0  Infatti, in questo caso i manager finanziari creano valore per l’azionista

164 164 Sequenza di determinazione del VAN 1.Previsione dei flussi di cassa futuri generati dal progetto 2.Calcolo del tasso di attualizzazione dei flussi di cassa (“i”) – rinvio 3.Attualizzazione dei flussi di cassa futuri del progetto al tasso prescelto (calcolo del valore attuale del progetto o VA) 4.Calcolo del VAN, sottraendo l’investimento da VA

165 165 VAN = valore attuale netto del progetto VA = valore attuale del progetto FIR = flussi finanziari di recupero t = periodo di realizzazione dei flussi i = tasso di attualizzazione FIU = flusso finanziario di uscita al tempo zero ovvero investimento iniziale Con flussi in uscita frazionati nel tempo: FIR reddito netto + ammortamenti + oneri finanziari La formula di calcolo del VAN

166 166 VAN i VAN = 0  redditività pari al tasso di attualizzazione; VAN > 0  redditività superiore al tasso di attualizzazione; VAN < 0  redditività inferiore al tasso di attualizzazione. relazione inversa tra VAN e tasso di attualizzazione

167 167 I pregi del VAN utilizza tutti i flussi di cassa prevede l’attualizzazione degli stessi permette la scelta del progetto che garantisce la creazione di nuovo valore per l’impresa rispetta il principio dell’additività.

168 168 VAN espresso in termini assoluti In termini relativi = Profitability Index

169 169 il calcolo del VAN: un esempio costo dell’investimento = 6.500 Euro tasso di attualizzazione i = 12% I dati relativi ai flussi di recupero connessi all’investimento si determinano a partire dal Budget FLUSSIIIIIIIIVV Reddito netto9641.0241.0301.1881.985 Ammortamenti1.300 Autofinanziamento2.2642.3242.3302.4883.285 Oneri finanziari530540555580600 Flussi da attualizzare 2.794 2.864 2.885 3.068 3.885 VAN = 2.794(1 + 0,12) -1 + 2.864(1 + 0,12) -2 + 2.885(1 + 0,12) -3 + + 3.068(1 + 0,12) -4 + 3.885(1 + 0,12) -5 – 6.500 = = 10.964 – 6.500 = 4.464

170 170 Il tasso interno di rendimento TIR Anche il TIR tiene conto del valore finanziario del tempo Incognita “X” = tasso di attualizzazione Cut-off rate

171 171 VAN TIR i Confronto tra VAN e TIR Se TIR > i Se TIR < i L’investimento rende di più rispetto al costo del finanziamento L’investimento rende meno rispetto al costo del denaro

172 172 Limiti del TIR: configurazioni dei flussi di cassa TIR multipli dimensione scalare dell’investimento problema del tempo

173 173 configurazione dei flussi di cassa I flussi positivi precedono quelli negativi (accensione di un prestito) Esempio Flusso al tempo 0 = 200 Flusso al tempo 1 = - 260 i = 15% VAN = 200 – 260(1 + 0,15) -1 = - 26 TIR = 30%

174 174 VAN i TIR = 30% -60 Se TIR > i Se TIR < i Il VAN è negativo e quindi il progetto deve essere rifiutato Il VAN è positivo e quindi il progetto deve essere accettato

175 175 VAN iTIR 1 TIR 2 I TIR multipli Flussi di cassa con segni alterni Esempio: flusso 0 = - 100 flusso 1 = 310 flusso 2 = -220 TIR 1 =10% TIR 2 = 100%

176 176 Possibile soluzione Scelta di un tasso di accettazione minimo Attualizzazione dei flussi di cassa negativi fino a quando trovano capienza nei flussi positivi

177 177 dimensione scalare dell’investimento TIR = valore relativo Non considera la dimensione dell’investimento Difficoltà nel valutare investimenti alternativi

178 178 Esempio i = 12% FC 0 FC 1 VANTIR % Inves.to A- 50020001.286300 Inves,to B- 1.2003.5001.925192 FC 0 FC 1 VANTIR % Inves.to incrementale (B – A) - 700 1.500 640 114

179 179 problema del tempo Investimenti alternativi con medesimi flussi di esborso iniziali, ma con flussi di recupero nettamente diversi Esempio: i = 5% FC 0 FC 1 FC 2 TIRVAN Investimento A- 2004022015,3537,63 Investimento B- 2002005020,735,8 Van i 60 50 Tir A Tir B A B Van A > Van B Van B > Van A VAN A = VAN B  i = 6,25%

180 180 Si fa ricorso alla logica del calcolo incrementale FC 0 FC 1 FC 2 TIRVAN Inves.to increme ntale (A – B) 0 - 160 170 6,25 1,8

181 181 La scelta del tasso di attualizzazione ma non indifferenti! Il VAN richiede la stima del tasso di attualizzazione “i”; esistono tre parametri possibili (ma non indifferenti!): il tasso o costo opportunità il costo del capitale la redditività del capitale investito (ROI) i = r f + s r f = rendimento per investimenti privi di rischio s = premio per il rischio Il tasso o costo opportunità Si assume il punto di vista dell’investitore-capitalista

182 182  = coefficiente di misurazione del rischio sistematico r m = rendimento generale medio del mercato (r m – r f ) = maggiorazione per il rischio Il tasso di attualizzazione inteso come tasso opportunità diventa pertanto: Concetto di rischio sistematico o non diversificabile e rischio non sistematico o diversificabile Questo tipo di tasso va usato nell’ipotesi in cui la proposta di investimento sia finanziata totalmente con capitale netto e si assuma che il rischio del nuovo investimento sia pari a quello medio delle azioni dell’impresa, altrimenti va rettificato

183 183 rischio rischio diversificabile rischio sistematico n. titoli Rappresentazione grafica delle due tipologie di rischio

184 184 Modello teorico finalizzato all’esame delle scelte compiute dall’investitore in condizioni di incertezza Il CAPITAL ASSET PRICING MODEL K s = costo del capitale azionario r f = rendimento delle attività prive di rischio E(r m ) = tasso di rendimento atteso dal portafoglio di mercato  = coefficiente di misurazione del rischio sistematico Si assume l’ipotesi di efficienza dei mercati finanziari e che quindi il portafoglio degli investitori sia completamente diversificato Non compare la componente di rischio eliminabile attraverso la diversificazione

185 185 Un modello alternativo per la misurazione del costo opportunità è l’ARBITRAGE PRICING THEORY Rischio sistematico funzione di molteplici fattori (inflazione, prezzo del petrolio, tassi di interesse, ecc.)

186 186 Il costo del capitale C = peso del capitale proprio D = peso del capitale di debito i’ = ROD Il ROI La giustificazione dell’uso del ROI è la seguente: non si accettano investimenti con una redditività che ridurrebbe il livello di redditività aziendale Questo tipo di tasso va usato nell’ipotesi in cui la proposta di investimento sia finanziata da capitale netto e da debito e si assuma che il rischio del nuovo investimento sia pari a quello medio di tutti i titoli dell’impresa (azioni e debito), altrimenti va rettificato

187 187 Gli investimenti in circolante lordo Scorte di magazzino Crediti Disponibilità liquide

188 188 Gli investimenti in scorte Due aspetti da contemperare Continuità del ciclo produttivo- distributivo Risvolto economico- finanziario obiettivo Individuare un quantitativo di scorte da ordinare di volta in volta, capace di minimizzare i costi di gestione delle stesse lotto minimo economico

189 189 Il lotto minimo economico Costi di gestione delle scorte costi di mantenimento costi di ordinazione + costo totale delle scorte Funzione da minimizzare

190 190 Calcolare la derivata prima della funzione e porla = 0

191 191 Graficamente: Quantità Costi Costi totali Costi di mantenimento Costi di ordinazione Q*

192 192 Gli investimenti in crediti Credit manager Programmare una politica del credito commerciale compatibile con Processo approvvigionamen to-produzione- vendita Strategie del credito dei concorrenti Economicità e liquidità della gestione

193 193 Analisi della gestione del credito Sistema di indicatori e analisi Costo e rendimento del credito Turnover crediti Tempo medio di giacenza Indice di composizione del circolante Age analysis

194 194 Costo e rendimento del credito Costi Costi di gestione Costi di adeguamento al livello di produzione- vendita Rendimento Maggior volume di vendite Valutazione della convenienza di una politica del credito Logica differenziale = risultato economico differenziale = ricavi differenziali = costi differenziali

195 195 Gli investimenti in disponibilità liquide Motivazioni per l’investimento in liquidità: transattive precauzionali speculative Obiettivo Costante riferimento al problema redditività - liquidità

196 196 Strumenti del mercato monetario: Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) Depositi interbancari Accettazioni bancarie Commercial papers Certificati di deposito Pronti contro termine Strumenti derivati Quote di fondi comuni di investimento

197 197 Pianificazione e programmazione finanziaria CONTROLLO Antecedente Concomitante Consuntivo PIANIFICARE Processo attraverso il quale si formulano le previsioni per l’azienda, individuando le scelte necessarie al conseguimento degli obiettivi PIANO FINANZIARIO PIANIFICAZIONE FINANZIARIA Valutazione delle decisioni di investimento e finanziamento

198 198 Pianificazione Programmazione 3-5 anni 1 anno Budget finanziario Fasi della programmazione e pianificazione Informativa Di elaborazione Applicativa


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