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1 Domiciliarità, prossimità, approccio integrato ieri e oggi: dai documenti prodotti alla riflessione attuale Marisa Anconelli, Iress.

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Presentazione sul tema: "1 Domiciliarità, prossimità, approccio integrato ieri e oggi: dai documenti prodotti alla riflessione attuale Marisa Anconelli, Iress."— Transcript della presentazione:

1 1 Domiciliarità, prossimità, approccio integrato ieri e oggi: dai documenti prodotti alla riflessione attuale Marisa Anconelli, Iress

2 2 Struttura dell’intervento: declinazione 1.‘Prevenzione’: una proposta di declinazione (domiciliarità, prossimità, approccio integrato per l’individuazione precoce dei fattori di rischio) saperi 2.Quali i ‘saperi’ maturati in Regione in questi ultimi anni su questi temi? (analisi di alcuni documenti- chiave) indicazioni 3.Quali indicazioni oggi per il nostro lavoro

3 3 declinazione 1.‘Prevenzione’: una proposta di declinazione (domiciliarità, prossimità, approccio integrato per l’individuazione precoce dei fattori di rischio)

4 4 Qual è l’approccio proposto per le riflessioni di questa formazione- laboratoriale? tre approcci alla lettura e all’azione preventiva in tema di sostegno alla genitorialità (a rischio)prossimità, domiciliarità, approccio integrato sono prposti come tre approcci alla lettura e all’azione preventiva in tema di sostegno alla genitorialità (a rischio)

5 5 domiciliarità, prossimità, approccio integrato: Declinare la prevenzione in domiciliarità, prossimità, approccio integrato: perché? –Dal punto di vista regionale, in questi ultimi anni si rintraccia una ‘coerenza’ nell’orientare le politiche e gli interventi locali di prevenzione in area minori su questi temi. Ci riconosciamo in questo orientamento?Ci riconosciamo in questo orientamento? Quali attualità e praticabilità?Quali attualità e praticabilità? –Cosa sono queste ‘parole’? Possono tradursi in interventi, in metodi, in politichePossono tradursi in interventi, in metodi, in politiche

6 6 Domiciliarità, prossimità, approccio integrato possono tradursi in ‘interventi’/servizi: Domiciliarità: –Servizi di educativa domiciliare; –attività extra-scuola; –[…] Prossimità: –affido part-time/leggero/supporto; –educativa di strada –[…] Approccio integrato per la individuazione precoce dei fattori di rischio: –accompagnamento scolastico, –post-adozione, –Interventi per famiglie ‘fragili’ o ‘a rischio’ (disabili, immigrati) –[…]

7 7 Domiciliarità, prossimità, approccio integrato possono tradursi in ‘politiche’: sono (o implicano) indicazioni programmatiche ai vari livelli istituzionali: –Norme, Regolamenti –piano socio-sanitario regionale, –piani di zona locali, –accordi di servizi

8 8 Domiciliarità, prossimità, approccio integrato possono implicare metodi di lavoro: Implicano strumenti specifici: –lavoro di rete, –lavoro di comunità, –lavoro integrato, approccio multidisciplinare –[…]

9 9 oggi parliamo di ‘prevenzione’: i confini della prevenzione sono labili:Pensando ai servizi che abbiamo individuato esemplificativamente nelle tre aree (domiciliarità, prossimità, approccio integrato) i confini della prevenzione sono labili: ogni intervento può avere più di una dimensione (ciò è soprattutto vero in momenti di crisi come quello attuale) Ma in momenti di crisi, paradossalmente, si rischia di dimenticare che la prevenzione fa risparmiare (come ci insegna il dibattito più che trentennale in area sanitaria): in area sociale raramente si è riusciti a quantificare questo dato...

10 10 oggi parliamo di ‘prevenzione’: “La prevenzione viene raramente inserita nei programmi dei servizi universalistici e nei pochi programmi in essere si registra un approccio asistematico, non basato su epidemiologie e misurazione dei risultati e degli impatti, con obiettivi spesso slegati dal fenomeno che si vuole prevenire” “La sfida maggiore da parte nostra è come trasformare e sviluppare i servizi esistenti, che si attivano dopo che il maltrattamento è accaduto, in sistemi coordinati che eroghino servizi a tutte le famiglie prima che il maltrattamento si verifichi. Non è un compito da poco. È un compito impegnativo ma che ci dà anche una prospettiva di lavoro e ci invita ad elaborare nuove strategie di coordinamento a livello sia nazionale sia regionale. Avvertiamo la necessità di un riconoscimento pubblico della prevenzione che vada al di là delle mere attestazioni di principio e si estrinsechi in programmi mirati…” A. Bollini, Presidente Cismai Il sistema di prevenzione italiano: criticità e punti di forza, in “La prevenzione del maltrattamento all’infanzia”, Atti del Convegno (Bologna, maggio 2009), pag. 49

11 11 saperi 2.Quali i ‘saperi’ maturati in Regione Emilia-Romagna in questi ultimi anni su questi temi? (analisi di alcuni documenti- chiave) In tema di domiciliarità, prossimità, approccio integrato…

12 12 La legge regionale 14/2008 “Norme in materia di politiche per le giovani generazioni” Capo IV – Prevenzione e tutela –Art. 23 (Prevenzione in ambito sociale) Individua nell’armonizzazione e nel coordinamento di tutte le politiche ed attività di prevenzione (…) la condizione essenziale per la loro efficacia, efficienza, economicità…

13 13 domiciliarità, prossimità, approccio integrato: domiciliarità, prossimità, approccio integrato: quanto sono ‘strategia di prevenzione’? documenti/interventi/convegni ‘chiave –Prendiamo in considerazioni alcuni documenti/interventi/convegni ‘chiave’ degli ultimi anni, promossi a livello regionale: i documenti programmatori (il piano socio-sanitario regionale 2008-2010, piano della prevenzione 2010-2012, ecc.) le analisi della programmazione locale (piani di zona triennali 2009-2011 ed attuativi 2010) Alcuni esiti dei laboratori a supporto del programma straordinario minori del 2010 (laboratorio su comunità, integrazione interprofessionale, domicialirità) Atti di convegni in tema di sostegno nel post-adozione e affido

14 14 Piano della prevenzione Sul versante sanitario…il Piano della prevenzione 2010-2012 della Regione Emilia- Romagna….e gli adolescenti l’azione: 2.4.d La promozione del benessere e la prevenzione del disagio negli adolescenti e nei giovani Il piano si focalizza sulle seconde generazioni di adolescenti immigrati e sui Disturbi del Comportamento alimentare (DCA): –All’anno, sono 4-8 i nuovi casi su 100.000 abitanti di anoressia per donne tra i 12 e i 25 anni e di Bulimia per ragazzi fra i 9 e i 12 anni. Quindi si propongono 5 progetti [struttura: risultati attesi, sistema di valutazione]: –1 integrazione dei sistemi informativi su infanzia e adolescenza (SINPIAER) [integriamo i sistemi informativi…a che punto siamo?] –2. promozione del benessere in adolescenza: le azioni riguardano iniziative per genitori delle scuole secondarie, spazi di incontro e riflessione unitamente anche con esperti –3. prevenzione dei disturbi DCA –4. prevenzione del malessere psicologico-sociale negli adolescenti adottati e prevenzione dei fallimenti adottivi (in realtà l’azione principale è quali - quantitativa Vedere quanti sono, i minori adottati che accedono ai servizi –5. la prevenzione di comportamenti sessuali a rischio negli adolescenti stranieri…

15 15 prima “I pdz distrettuali per la salute sociale 2009-2011 una prima analisi dell’integrazione della programmazione nei documenti, nei processi” febbraio 2010, prima del piano straordinario minori Analisi del 2009 sui piani di zona triennali 2009- 2011 su bisogni ed obiettivi della programmazione locale. In area adolescenza e infanzia: lo ‘stare bene a scuola’ diritto bisogno –si rintracciano obiettivi che hanno a che fare, genericamente, con percorsi educativi e formativi a scuola e ‘fuori dalla scuola’, con particolare riferimento al sostegno all’apprendimento, all’integrazione scolastica di bambini e ragazzi in situazioni penalizzanti. In generale poi, lo ‘stare bene a scuola’ è richiamato come un diritto e insieme un bisogno. Le ‘analisi’ della programmazione locale

16 16 prima “I pdz distrettuali per la salute sociale 2009-2011 una prima analisi dell’integrazione della programmazione nei documenti, nei processi” febbraio 2010, prima del piano straordinario minori l’affido azioni di supporto alle famiglie ‘affido’ da potenziareAnalogamente, l’affido è più volte richiamato come un servizio da potenziare per il quale continuare una sensibilizzazione e attivare azioni di supporto alle famiglie attraverso gruppi di auto mutuo aiuto. Spesso viene richiamata la necessità di una progettualità comune sull’affidamento famigliare che coinvolga sia in fase di ideazione che di attuazione tutte le figure. Anche in questo caso, almeno nella lettura regionale, si parla tanto di ‘affido’ da potenziare, da promuovere ma meno di affido part-time. l’approccio integratoil bisogno e l’obiettivo più volte ritornante riguarda l’approccio integrato, in generale: ancora una volta ritorna l’integrazione letta appunto come necessità fondamentale per agire in modo efficace sul caso, primariamente. Poi anche come ‘arma preventiva’. Le ‘analisi’ della programmazione locale

17 17 la ‘domiciliarità’, in questi termini esplicitata, non si ritrova nell’analisi degli obiettivi: se ne trova traccia con il primo piano straordinario minori del 2010 Prima… …e dopo il piano straordinario La promozione della domiciliarità è una delle azioni chiave promosse dal piano straordinario minori del 2010: le analisi svolte della programmazione locale che recepiscono il piano mostrano dei cambiamenti, ovviamente… Le ‘analisi’ della programmazione locale

18 18 piani attuativi 2010 Uno stralcio dai dati di analisi dei piani attuativi 2010 tratto da: La programmazione territoriale: famiglie, infanzia e adolescenza Mariateresa Paladino Servizio politiche familiari, infanzia e adolescenza Bologna, 6-12-2010 Le ‘analisi’ della programmazione locale

19 19 finanziati con FSL:475 progetti con altre risorse: 147 progetti Totale: 622 progetti In continuità:401 progetti Innovativi: 221 progetti Totale: 622 progetti

20 20 Le ‘analisi’ della programmazione locale

21 21 Le ‘analisi’ della programmazione locale

22 22 Le ‘analisi’ della programmazione locale

23 23 Ora: cosa ci ‘restituice’ la riflessione fatta negli ultimi anni su ‘quanto’ domiciliarità, prossimità, approccio integrato nelle accezioni proposte sono strategie di prevenzione? Fino a questo punto abbiamo parlato di quanto emerge dall’analisi della programmazione socio-sanitaria…

24 24 gli esiti del laboratorio regionale, novembre 2010 Caratteristiche ed elementi da presidiare per modelli di sostegno educativo domiciliare efficaci: linee comuni e orientamenti a livello regionale” gli esiti del laboratorio regionale, novembre 2010 come accompagnamento preventivo,“Il sed è indicato come “ponte” tra il minore a rischio di emarginazione, la sua famiglia ed il territorio, come accompagnamento preventivo, sostegno e tutela del percorso di crescita. prossimità prevenzioneIl sed è affiancamento al nucleo, prossimità, vicinanza, valorizzazione delle risorse, inserimento sul territorio, prevenzione, mediazione territoriale, riduzione del danno, integrazione alle funzioni genitoriale (da slide di presentazione) Rapporto “prevenzione-domiciliarità”

25 25 gli esiti del laboratorio regionale, novembre 2010 Caratteristiche ed elementi da presidiare per modelli di sostegno educativo domiciliare efficaci: linee comuni e orientamenti a livello regionale” gli esiti del laboratorio regionale, novembre 2010 “Il sed si caratterizza per interventi (socio-) educativi domiciliari sostegno al nucleo minore e adulti –azioni di supporto alla genitorialità; azioni di supporto alle autonomie (o incentivazione allo sviluppo di autonomie); sostegno alla resilienza; sostegno alle relazioni; sostegno scolastico (sul versante minore) e sostegno lavorativo (sul versante famigliare); –azioni mirate alla scoperta/creazione di reti e alla fruizione per far conoscere le risorse del territorio (le opportunità formali e informali), ma anche creare occasioni di incontro tra pari in situazione gruppale” Rapporto “prevenzione-domiciliarità”

26 26 gli esiti del laboratorio regionale, novembre 2010 Caratteristiche ed elementi da presidiare per modelli di sostegno educativo domiciliare efficaci: linee comuni e orientamenti a livello regionale” gli esiti del laboratorio regionale, novembre 2010 6. Ulteriori innovazioni nel sostegno domiciliare: dal SED al SEC! analizzare l’intervento e promuoverlo in nuove forme di servizio, rispetto alla sua potenziale funzione ‘preventiva’, ‘promozionale’.Parlare di appropriatezza del sostegno domiciliare significa anche ipotizzare, analizzare l’intervento e promuoverlo in nuove forme di servizio, rispetto alla sua potenziale funzione ‘preventiva’, ‘promozionale’. –A tal fine il gruppo ha individuato proposte per una attivazione dell’intervento prima della manifestazione eclatante di disagio e quindi per collocarlo entro l’area della prevenzione e della promozione. –Innanzitutto il SED, così come è stato definito, non si colloca nella ‘prevenzione primaria’ o nella promozione: il SED necessita infatti di un aggancio in termini di fragilità e primi segnali di disagio, caratterizzandosi per un intervento che si attiva su bisogni specifici rispetto ai quali è già presente una manifestazione del disagio; realisticamente il SED si colloca nella prevenzione secondaria e terziaria. Il gruppo quindi ha prodotto tre ipotesi di sviluppo di interventi innovativi in area sostegno domiciliare, sottolineando comunque che, in questi casi, non si tratta di un servizio di SED così come è stato strutturato in fasi e definito nell’ambito degli incontri del gruppo di lavoro. Rapporto “prevenzione-domiciliarità”

27 27 Sui temi relativi alla ‘prossimità’: le riflessioni sull’affido Convegno regionale maggio 2010, I volti dell’affidamento famigliare in Emilia-Romagna i volti, quindi più di un volto, dell’affido.L’approccio promosso dalla regione sull’affido famigliare è già evidente da questo titolo, una delle ultime azioni svolte: i volti, quindi più di un volto, dell’affido. dell’Affidamento diurnoUna delle idee di affido su cui si è riflettuto negli ultimi anni è proprio quello dell’Affidamento diurno, come sostegno ed aiuto, ad opera di famiglie e singoli volontari al minore e al suo nucleo famigliare per sopperire alle carenze dello stesso Il progetto “Dare una famiglia a una famiglia”…. Rapporto “prevenzione-prossimità”

28 28 Sui temi relativi alla ‘prossimità’: le riflessioni sull’affido Convegno regionale maggio 2010, I volti dell’affidamento famigliare in Emilia-Romagna Dalla relazione sull’esperienza degli affidi part time a Reggio Emilia… Rapporto “prevenzione-prossimità”

29 29 Dalla relazione sull’esperienza degli affidi part time a Reggio Emilia…

30 30

31 31 Dare una famiglia a una famiglia… lavoro di comunità empowermentOrganizzazioni e famiglie solidali si propongono per attività di tregua, di respiro rispetto alle famiglie in difficoltà, consolidando sui territori questa rete solidale organizzata strutturata e permanente nel tempo, non lasciata ad eventi. Per questo è necessario il lavoro di comunità che va indirizzato verso percorsi di cambiamento dove amministratori servizi organizzazioni e cittadini entrano in relazione favorendo processi di empowerment pedonale e sociale creando in tal modo ‘comunità in sviluppo e sistemi di ‘alleanze educative’. Il lavoro di comunità deve procedere e farsi carico a livello collettivo di un territorio attraverso la ricerca di nuove forme di solidarietà come ad esempio la cura di condominio e di buon vicinato (i condomini solidali) che costituisce una strafeci adi sviluppo che naturalmente va raccordata con le altre iniziative predisposte ed attuate in città. Rapporto “prevenzione-prossimità” Ritorna un ‘lessico comune’, fatto di principi, Metodi, esperienze condivise…

32 32  Spazi aggregativi,  Centri educativi,  Gruppi educativi, educativa di strada/lavoro di strada, Counselling scolastico per il miglioramento della vita scolastica  Spazi aggregativi,  Centri educativi,  Gruppi educativi, educativa di strada/lavoro di strada,  Counselling scolastico per il miglioramento della vita scolastica Continua la riflessione: sono in fase di costruzione le linee guida regionali su questi interventi (…a proposito di politiche….) Rapporto “prevenzione-prossimità”

33 33  Spazi aggregativi,  Centri educativi,  Gruppi educativi, educativa di strada/lavoro di strada, Counselling scolastico per il miglioramento della vita scolastica  Spazi aggregativi,  Centri educativi,  Gruppi educativi, educativa di strada/lavoro di strada,  Counselling scolastico per il miglioramento della vita scolastica centrispaziIl luoghi di aggregazione: da ‘centri’….a ‘spazi’ in cui si condivide un progetto che riguarda la comunità di appartenenza (dalle linee guida in fieri) Rapporto “prevenzione-prossimità” Si sottolinea, inoltre, che, a monte di un modello organizzativo legato al contesto di riferimento, è necessaria una forte condivisione politica e comunitaria dell’esperienza aggregativa extrascolastica. Un contesto di aggregazione può essere considerato una “zona di frontiera” in quanto sistema esposto forse più di altri servizi ai mutamenti socio-culturali. La dimensione di centro di aggregazione nel corso degli ultimi anni si è ampliata al punto che risulta maggiormente condivisibile la dimensione di spazio: il centro si allarga e si modella con il territorio, seguendo un approccio di prossimità e di sviluppo di comunità. Il lavoro sociale con gli adolescenti ha una forte valenza politica nel senso che contribuisce a definire fenomeni sociali e a delineare soluzioni. Tutto ciò sottolinea l’importanza di non chiudere la propria azione educativa tra le mura del centro in una sorta di isola felice, significa provocare continuamente al confronto con la realtà politica – sociale – culturale – storica in si vive. In questa ottica, provocazione significa comunicare il gusto di approfondire gli aspetti della vita, e la voglia di prenderne parte.

34 34 Sui temi relativi all‘approccio integrato per la prevenzione dei fattori di rischio’, un esempio: alcune riflessioni in tema di post- adozione Le politiche regionali sono ‘presenti’: dalle linee guida del 2003, ai corsi di formazione specifici per il sostegno al post-adozione, alle indicazioni procedurali per seguire il post-adozione Costanti attenzioni: –Azione professionale integrata (incontri con i nuclei tempestivi ed appropriati…) – stimolo ad attivare la rete ‘prossima’ al nucleo, istituzionale e non…. Rapporto “prevenzione-approccio integrato”

35 35 Rapporto “prevenzione-approccio integrato”

36 36 Rapporto “prevenzione-approccio integrato” Relazione di Monica Malaguti, Regione Emilia-Romagna

37 37 Rapporto “prevenzione-approccio integrato”

38 38 sul post-adozione: http://sociale.regione.emilia- romagna.it/adozioni/documenti/post-adozione/il- post-adozione/intervento-della-regione-emilia- romagna/view corso di formazione regionale sul post-adozione "orizzonti di postadozione" (2010-2011): http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/atti-di- convegni/il-programma-completo-del-corso-orizzonti-di-post-adozione atti del seminario bambini e famiglie nel post-adozione (2007): http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/atti-di- convegni/bambini-e-famiglie-nel-post-adozione/atti-del-seminario Pubblicazione regionale: sui difficoltà adottive (sulla base della consultazione di fascicoli di casi di "fallimento adottivo" presso il tribunale pre i minorenni" http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/atti-di- convegni/bambini-e-famiglie-nel-post-adozione/adozioni-internazionali-un- nucleo-interculturale-di-affetti-ma-non-sempre.-storie-di-adozioni-impossibili- o-fortemente-problematiche http://sociale.regione.emilia- romagna.it/adozioni/documenti/post-adozione/il- post-adozione/intervento-della-regione-emilia- romagna/view http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/atti-di- convegni/il-programma-completo-del-corso-orizzonti-di-post-adozione http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/atti-di- convegni/bambini-e-famiglie-nel-post-adozione/atti-del-seminario http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/atti-di- convegni/bambini-e-famiglie-nel-post-adozione/adozioni-internazionali-un- nucleo-interculturale-di-affetti-ma-non-sempre.-storie-di-adozioni-impossibili- o-fortemente-problematiche Rapporto “prevenzione-approccio integrato”

39 39 3.I contenuti e gli obiettivi dei gruppi di lavoro

40 40 3.I contenuti dei gruppi di lavoro Definizione di Rischio: fattori predittivi, protettive, strategie di risposta Prevenzione e comunicazione: quali strategie efficace La valutazione dell’intervento di prevenzione finalitàLa finalità dei gruppi di lavoro è di approfondire il tema da tre osservatori diversi (sanità, sociale, educativo), e arrivare a definire qualche elemento comune, in termini di lettura e di azioni

41 41 La parola a tutti voi!


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