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Emanuela Iacchia Psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva

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Presentazione sul tema: "Emanuela Iacchia Psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva"— Transcript della presentazione:

1 Sassari, 14 Marzo 2016 CONOSCERE il MUTISMO SELETTIVO: IL DISTURBO D’ANSIA CHE BLOCCA LA PAROLA
Emanuela Iacchia Psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva Comitato Scientifico A.I.Mu.Se. Responsabile Clinico Medici in Famiglia, Milano

2 Introduzione Ansia e paura non costituiscono di per sé una patologia, sono meccanismi naturali, fisiologici, che si attivano nell’organismo in risposta a sollecitazioni ambientali di PERICOLO. L’attivazione delle risposte fisiologiche di ansia e paura (dilatazione delle pupille, incremento frequenza cardiaca e respiratoria…) è la risposta normale di un organismo che si prepara a mettere in atto comportamenti di difesa e protezione. La paura può essere così intensa da impedire ogni reazione e lasciare tracce significative, influendo sui processi di pensiero.

3 Dunque… Sotto un profilo evolutivo-biologico la paura ha una funzione positiva indispensabile alla sopravvivenza (aumenta lo stato di vigilanza, spinge ad agire con prudenza). Molte paure infantili sono “fisiologiche” ed universali e sono indipendenti da “reali” esperienze di pericolo (es. paura dell’estraneo, terrori notturni, animali domestici…).

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5 Si distingue l’ansia patologica dalle normali paure basandosi su:
criteri CRONOLOGICO-STATISTICI (il persistere di una normale paura oltre la sua età “fisiologica”) + Criteri di tipo COMPORTAMENTALE, considerando disfunzionale un’attivazione emotiva eccessiva nella frequenza con cui si verifica, nell’intensità con cui si manifesta e nella sua durata.

6 Comportamenti genitoriali tipici
IPERPROTETTIVI, che mascherano una difficoltà a tollerare la solitudine; viene impedita/limitata l’esplorazione del piccolo, connotando lui come FRAGILE e la realtà esterna come PERICOLOSA, densa di insidie e minacce. Organizzazione familiare tipo “cittadella assediata” (Viaro, 1995) DISAGIO, INSODDISFAZIONE della fdA si rendono evidenti Attraverso manifestazioni di indefiniti malesseri quotidiani, Sintomi fisici, continue recriminazioni lamentose verso tutti i Familiari o attribuzione al figlio del proprio stato di malessere Organizzazione familiare tipo: “bicchiere mezzo vuoto” (“Tu mi farai morire…”).

7 I DISTURBI DELLA SFERA EMOZIONALE
IL DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE DISTURBO DI PANICO E AGORAFOBIA FOBIA SPECIFICA E FOBIA SOCIALE MUTISMO SELETTIVO

8 Il mutismo selettivo: definizione e storia
Il termine inizialmente usato per descrivere questa situazione clinica è stato Afasia Volontaria (Kussmaul, 1877) sottolineando la volontarietà della decisione di non parlare. Il termine Mutismo Elettivo fu coniato nel 1934 da Tramer, “Persistente rifiuto di parlare” (ICD 10,1992 e DSM III-R, 1980) sostituito poi con "Mutismo Selettivo", per descrivere un preciso aspetto di alcuni bambini che utilizzano il linguaggio esclusivamente nello stretto ambito familiare, disturbo caratterizzato dall' "incapacità" del bambino di parlare in varie situazioni sociali. Non sono “muti” a causa di deficit di apprendimento, di autismo, di gravi disturbi dell'età evolutiva o del comportamento, non parlano perché hanno paura, vergogna e tanta ansia. (DSM IV TR, 2000)

9 Ridefinizione eziologica:
“INCAPACITA’ DI PARLARE” Nella definizione precedente era “PERSISTENTE RIFIUTO DI PARLARE” Si è abbandonata l’idea che il sintomo abbia una valenza CONSAPEVOLE e DETERMINATA

10 Attribuire intenzionalità nel mantenere il silenzio non fa altro che creare un clima di pressione e colpevolizzazione sul bambino che ostacola la costruzione di un ambiente emotivamente favorevole all’emergere della comunicazione verbale. Il bambino vorrebbe parlare, ma non riesce!!

11 Al concetto di rifiuto si sostituisce quello di incapacità

12 Il mutismo selettivo viene inserito fra i disturbi d’ansia

13 Criteri diagnostici secondo il DSM – 5 312. 23 (F94
Criteri diagnostici secondo il DSM – (F94.23) Mutismo Selettivo Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (a scuola), nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni La condizione interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione sociale La durata della condizione è di almeno un mese (non limitato al primo mese di scuola) L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce la lingua, o non si è a proprio agio con, il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale La condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione (es dist. fluenza con esordio in infanzia) e non si manifesta esclusivamente durante il decorso dei disturbi dello spettro dell’autismo, della schizofrenia o altri disturbi psicotici

14 Dinamica dello scompenso nel MS
Attaccamento insicuro C Situazioni sociali: percezione di pericolo (lo stato emotivo ansiogeno genitoriale induce nel bambino la paura per la realtà sociale esterna non familiare e al contempo la necessità del caregiver per affrontare qualsiasi situazione) Attivazione sistema neurovegetativo (disagio interno, ansia, paura) Reazione comportamentale di evitamento: il “congelamento” della comunicazione verbale, quindi, non è un comportamento manipolatorio e controllante, quanto una strategia di difesa di fronte all’incapacità percepita di fronteggiare le richieste ambientali.

15 Diagnosi differenziale
Disturbi della comunicazione Disturbo fonetico-fonologico Disturbo della fluenza (Balbuzie) Disturbo pragmatico di linguaggio In queste situazioni il disturbo, infatti, non riguarda una situazione sociale specifica

16 Diagnosi differenziale
Disturbi del neurosviluppo, schizofrenia e altri disturbi psicotici Disturbo dello spettro autistico, schizofrenia, altri disturbi psicotici Grave disabilità intellettiva con ansia sociale in comorbilità Disturbo d’ansia sociale: l’ansia sociale e la fobia sociale possono tuttavia essere presenti in comorbilità.

17 . Scarso riconoscimento del disturbo in ambito pediatrico
… “E’ solo timidezza”

18 Caratteristiche del mutismo selettivo
Fattori biologici-temperamentali Indicatori della prima infanzia (0-3 anni): Difficoltà di addormentamento Disturbi del sonno Difficoltà nell’alimentazione Disturbi di evitamento Irrequietezza Ansia da separazione Timidezza eccessiva Episodi di enuresi e/o encopresi

19 Fattori cognitivi e affettivi
Stile cognitivo del MS (tratti di similarità con i disturbi d’ansia, Bissoli 2003a, Bissoli 2007b) Fattori cognitivi e affettivi Vulnerabilità: il bambino nelle situazioni sociali esterne alla famiglia vive un’attivazione costante di disagio, sentendosi minacciato. Inadeguatezza: il bambino si vive come incompetente. Paura del giudizio altrui. Vergogna e metavergogna: timore di mostrare la propria vergogna.(nei più grandi)

20 Il contatto visivo può essere molto limitato.
Il loro linguaggio corporeo è "impacciato" quando l'attenzione è rivolta verso di loro. Molti girano la testa altrove, si toccano i capelli, guardano a terra, abbassano la testa, si nascondono in un angolo, si succhiano il dito, o in genere trovano qualcosa con cui giocherellare. Altri ancora assumono uno sguardo "assente", mostrano un volto "inespressivo" e si comportano come se ignorassero l'altro, mentre in realtà sono così ansiosi e impauriti che letteralmente non riescono a rispondere. Il contatto visivo può essere molto limitato.

21 Invece di comunicare con una normale verbalizzazione, i bambini affetti da questo disturbo possono comunicare con gesti, annuendo o scuotendo il capo in segno di diniego, o spingendo o tirando l’interlocutore o, in alcuni casi, con emissioni di suoni monosillabici, corti, o monotoni, o con una voce alterata.

22 Il bambino con MS, quindi, sembra essere particolarmente sensibile ai segnali, agli sguardi e alle attenzione che possono inviare le persone estranee. Nello specifico potrebbero avere un’ipersensibilità alla critica e sentirsi a disagio nell’essere osservati o in generale quando sono al centro dell’attenzione, avendo paura di essere giudicati negativamente, derisi dagli altri proprio perché si autosvalutano, si percepiscono incapaci.

23 Hanno una “Inibizione comportamentale” Quando un bambino deve affrontare situazioni sociali nuove o insolite, può sperimentare un arousal neurovegetetivo, un’attivazione molto intensa. Questa situazione innesca un processo emotivo-cognitivo che lo porta a sentire un intenso disagio. Reazione comportamentale = ritiro fisico e verbale. L’inibizione aiuta il bambino a difendersi dalle sue paure.

24 . “Congelamento” della produzione verbale come comportamento istintivo di reazione di fronte ad un pericolo percepito (Lesser e Katz, 1988).

25 La selezione degli interlocutori può essere più o meno ampia, da
una limitazione solo in alcuni ambienti fino a giungere ad un silenzio anche in casa.

26 I bambini con MS desiderano comunicare.
In questo caso Marta mi racconta come vuole organizzare il suo pigiama party

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28 I bambini con MS raccontano le barzellette e giocano a “Indovina chi?”

29 “Com’è andata la gita Rebecca?”

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31 Etiologia: condizioni di rischio e vulnerabilità
Le cause specifiche alla base dello sviluppo del MS sono attualmente oscure (Sloan, 2007). L’ipotesi post-traumatica o come esito di un conflitto intrapsichico irrisolto, è stata completamente abbandonata (Gordon, 2001). Studi più recenti concordano su un’ipotesi multifattoriale (Sharon et al 2006, Freeman et al 2004)

32 Mutismo selettivo e comorbilità:
Disturbo d’ansia da separazione; Disturbo d’ansia generalizzato; Fobia semplice; Tricotillomania; Disturbo ossessivo Fobia sociale Depressione

33 Il Mutismo Selettivo è la punta di un iceberg che nasconde:
VERGOGNA PAURA IMPOTENZA MEMEORIA SELETTIVA PER ERRORI INAIUTABILITA’ ANSIA BASSA AUTOSTIMA BASSA AUTOEFFICACIA TRISTEZZA INSICUREZZA INADEGUATEZZA

34 L’ESORDIO ed epidemiologia
L’esordio del MS avviene solitamente all’inserimento della scuola dell’infanzia o nel primo periodo della scolarizzazione, momento in cui le aspettative e la pressione a parlare in situazioni non familiari aumentano. Si tratta di un disturbo raro. Prevalenza di circa 7 per 1000 bambini in età scolare (Schwartz, et al., 2006). Prevalenza variabile da 0.03 a 1%

35 Decorso In alcuni casi il disturbo può durare solo pochi mesi, vi sono casi in cui permane per molti anni lasciando anche importanti conseguenze: spesso adulti che sono stati bambini con un problema di mutismo selettivo, mantengono un elevato livello di ansia sociale, problemi nella comunicazione interpersonale e altri problemi di adattamento relazionale (Remschmidt, Poller, Herpertz-Dahlmann, et al. 2001). Si può osservare un miglioramento nella sintomatologia in concomitanza di passaggi significativi nella vita del bambino ( per es passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria), in quanto l’interazione con persone nuove che non sono a conoscenza del problema può favorire il cambiamento (Capozzi et al

36 LA TERAPIA multimodale al mutismo selettivo

37 Affrontare il MS Terapia cognitivo-comportamentale In famiglia
nel mondo , dove il bambino vive, gioca, cresce A scuola

38 Intervento Terapia cognitivo comportamentale
Si focalizza primariamente sulla riduzione dei sintomi ansiosi, sull’eliminazione dei rinforzi negativi che mantengono il mutismo, sul miglioramento dell’autostima, si lavora con le emozioni; E’ importante che sia PRECOCE: tanto più a lungo il bambino usa strategie alternative tanto più è difficile modificare il suo comportamento

39 Cosa succede all’interno dello studio
Tutti gli interventi tecnici sono essere fatti in modo attento alla qualità della relazione che si crea tra terapeuta e bambino, tra terapeuta e famiglia, tra terapeuta a scuola La terapia cognitivo comportamentale lavora su due piani: quello comportamentale, aiutando il bambino a cambiare i suoi comportamenti, e la parte cognitiva, che lo aiuta invece a cambiare le proprie e credenze: affrontare il problema, concentrarsi anzitutto sulle tecniche di riduzione dell'ansia e sul miglioramento dell'autostima nel bambino. Per farlo sentire un bravo parlatore!

40 Aprire le porte verso l’esterno
Il Mutismo Selettivo è un disturbo d’ansia, in studio si aprono le porte verso la relazione, ma la strada deve essere percorsa insieme al di fuori del setting strutturato. Poco serve se l’intervento si conclude nello studio del terapeuta.

41 Affrontare il MS A SCUOLA A CASA IN COMUNITA’, nel mondo

42 A scuola E' importante non far mai sentire al bambino come se si aspettasse che parli, ciò provoca ansia. I bambini non vogliono sentirsi come se stessero deludendo l'insegnante. E' importante, inoltre, non mostrare "eccessivo entusiasmo"per qualunque verbalizzazione dovesse verificarsi. A SCUOLA

43 A scuola il bambino deve sentirsi rilassato e a suo agio.
L'insegnante deve lavorare con il terapeuta e i genitori per aiutare ad alleviare quanto più possibile l'ansia del bambino Deve inoltre cercare di conoscere il bambino in modo assolutamente discreto e con disponibilità.

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45 A scuola… Accettare che il bambino indichi (per es. i cibi in mensa);
Nella attività di circle-time evitare di fare domande a tutti ma chiedere piuttosto chi vuole intervenire; Se il bambino non comunica durante le attività in cerchio, è bene fargli fare qualcosa: distribuire fogli/materiale, mostra ciò che lui ha portato da casa…); Accettare durante l’appello l’alzata di mano o lo sguardo del bambino che non parla. Valutare elaborati scritti in mancanza di interrogazioni orali;

46 ESEMPIO DI ATTIVITA' IN CLASSE
far rumore con uno strumento far rumore con il proprio corpo far rumore con la bocca (soffiare, schioccare la lingua, ridere….) riprodurre versi di animali riprodurre suoni di oggetti riprodurre una lettera es “A” impiegando le labbra ma non la voce, poi la voce ma non le labbra riprodurre una lettera con voce e labbra pronunciare le vocali, le sillabe,.. rispondere "si/no" contare insieme contare alternato a turno una cifra ciascuno leggere insieme una parola, oppure pronunciarla insieme rispondere a domande facilissime (es.: "quanti anni hai?", oppure nomi di oggetti o operazioni 1+1=2)

47 Ricapitolando: Da fare
Coinvolgere il bambino in tutte le attività della classe Permettere al bambino di fare ricorso a gesti per far conoscere i propri bisogni Attorniarlo di compagni che lui ama particolarmente, possibilmente non troppo vicino alla cattedra o alla porta Far lavorare il bambino il più sovente possibile in piccoli gruppi di lavoro Permettere una forma alternativa di valutazione dei compiti e interrogazioni, ad esempio attraverso una registrazione audio o video portata da casa Porre molta attenzione al benessere del bambino, spiegando chiaramente ai compagni come devono reagire nel caso in cui il bambino inizi a parlare (far finta di niente!)

48 Da non fare Non forzare il bambino a parlare, non sgridarlo, non punirlo o abbassargli i voti a causa del suo silenzio Non ignorarlo Non pensare che il bambino sia oppositivo, provocatorio oppure che si mostri indifferente o irrispettoso Non cercare un contatto visivo con lui Non reagire con entusiasmo se dovesse accadere che il bambino pronunci - anche inavvertitamente qualche parola!

49 Grande importanza ha la collaborazione con la scuola che dovrà stimolare la relazione con i compagni senza forzare il bambino a parlare

50 Bisogni Educativi Speciali del 27/12/2012).
Il mutismo selettivo rientra pienamente nella definizione dei bisogni educativi speciali (“Qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute, secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di educazione speciale individualizzata”).

51 A casa Alcune volte i familiari non riescono a riconoscere che si tratta di un problema che richiede un intervento clinico, visto che il bambino di solito parla normalmente nell’ambiente familiare. Ci sono alcuni bambini che anche a casa smettono di parlare. A CASA

52 Altre volte, la forte preoccupazione dei genitori fa aumentare l’ansia del bambino che proprio non ce la potrà fare a parlare.

53 Cosa fare Dare supporto ai genitori
- Per dare informazioni e conoscenze rispetto A.I.Mu.Se - Per togliere i sensi di colpa Per imparare strategie nuove Gruppi di muto-aiuto per genitori

54 Consigliare ai genitori di aprire la famiglia invitando i compagni a casa
Invogliare i figli a chiacchierare in giro per strada Invogliare i figli ad ordinare una pizza o scegliere un gelato…comperare qualcosa in un negozio Portarli in situazioni sociali, dal parco al cinema allo stadio…

55 L’aiuto degli strumenti informatici…e i giochi con la voce
NINTENDO DS Messaggi vocali con whatsapp Registrazioni della voce e riascolto in seduta

56 Nella comunità esterna
Tutte le occasioni di incontro con altri bambini non vanno perse, ma anzi invogliate ed incentivate. Sport, teatro, attività artistiche… feste di compleanno, pigiama party….merende, inviti tra coetanei… Musicoterapia (dal suono alla parola) IN COMUNITA’, nel mondo

57 Una riflessione…. …Un’idea
Quando il bambino entra in studio, per un attimo è intimorito e poi inizia ad aprirsi, il mio pensiero è spesso…ci vorrebbe altro tempo….per stare insieme …Un’idea Provare ad organizzare dei momenti intensivi di attività guidata per bambini con MS insieme ad altri bambini parlatori, oppure anche un piccolo gruppo solo e unico per loro

58 Un sogno…e poi una realtà
A fine estate con i colleghi del Centro Medici in Famiglia e l’Associazione AIMUSE abbiamo realizzato 3 giorni di TERAPIA RESIDENZIALE (dal 27 al 30 agosto 2016) sul lago d’Orta con i bambini con Mutismo Selettivo e le loro famiglie.

59 Terapia Residenziale“la vacanzina” perché?
Il solo lavoro di psicoterapia svolto all’interno dello studio dello psicologo è riduttivo perché la difficoltà sta proprio “nell’esportare” il linguaggio verbale del bambino all’esterno del setting dello specialista. Per tale motivo, l’idea di portare in “vacanzina “i bambini con le loro famiglie può aiutare ed invogliare questa apertura.

60 Perché ? Per sperimentare un ambiente non giudicante per vincere la paura e la vergogna

61 Sperimentare e divertirsi
All’interno della famiglia solitamente i bambini parlano e i genitori fanno da tramite alla relazione tra il figlio e il mondo esterno sostituendosi sempre a lui, anche nelle richieste più facili (es: chiedere un gelato) I bambini con MS per tale motivo poco vanno in gita, poco vanno alle feste di compleanno e nemmeno da soli in oratorio, ma spesso in vacanza con la famiglia.

62 Emozioni, comunicazione e linguaggio verbale

63 Le emozioni sono una risposta adattiva ad una situazione nuova che ha delle concomitanti fisiologiche e psicologiche. I segnali inviati dagli organi di senso al cervello, attraverso il talamo giungono all’amigdala. Quest’area del cervello è considerata l’archivio della memoria emozionale, essa svolge anche una funzione di grilletto per l’attivazione delle altre aree cerebrali.

64 Emozione percepita ed emozione vissuta
Gli studi mostrano chiaramente che: l’osservare negli altri una manifestazione emotiva: di dolore o di disgusto, di gioia o di paura…, attiva lo stesso substrato neurale sotteso alla percezione in prima persona dello stesso tipo di emozione.

65 emozioni condivise ES: Siamo al cinema, e stanno proiettando un horror di quelli fatti bene. I protagonisti terrorizzati scappano dal mostro di turno, e con sapienti inquadrature ed effetti sonori il regista riesce a far provare la stessa emozione anche a noi. Il nostro cuore batte più forte, come se il nostro destino fosse legato in qualche modo a quello dei personaggi sullo schermo.

66 Questo fenomeno è ormai noto con il nome di empatia, ovvero la capacità delle persone di capire e provare le emozioni altrui.

67 L’empatia è generata da alcune cellule neuronali chiamate neuroni specchio, ed il loro compito è appunto quello di interpretare le emozioni altrui e non solo: ci fanno provare automaticamente quelle stesse emozioni o sensazioni La capacità di risuonare le emozioni dell’altro, ci permette di esperire l’altro come avente esperienze emozionali simili alle nostre

68 Sequenze della terapia
Il bambino ha un determinato stato mentale (paura, rabbia tristezza…) Il terapeuta accoglie il bambino. Il bambino osserva e reagisce alla reazione del terapeuta nei suoi confronti, a quello che il terapeuta gli rimanda (tranquillità, sicurezza, accoglienza…) L’osservazione da parte del bambino della reazione del terapeuta, fa attivare, anche in lui, uno stato mentale, emotivo, simile al terapeuta.

69 Se la reazione del terapeuta è in sintonia con i bisogni del bambino, (ESSERE RASSICURATO) allora lo stato emotivo attivato automaticamente dal bambino sarà congruente con il suo bisogno protezione. Questo migliora il senso di comunicazione tra bambino e terapeuta e influenza positivamente lo sviluppo del senso del Sé del bambino, contribuendo alla coerenza dei suoi stati mentali.

70 Comunicazione e spazio d’azione condiviso
All’interno della relazione terapeutica, il sentirsi a proprio agio, favorisce la nascita del linguaggio emotivo, in un rapporto fatto di reciprocità. Il cambiamento ed il processo di comunicazione con l’altro si generano sempre in uno “spazio di azione condiviso” che permette di vivere una “esperienza emozionale correttiva”.

71 La famiglia in vacanzina
Nei giorni di terapia residenziale i genitori , presenti per tranquillizzare i piccoli, sono stati staccati da loro durante molte ore della giornata (di notte la famiglia si è riunita) e impegnati in attività di parent training piuttosto che in sane conversazioni con gli altri genitori che vivono lo stesso problema. I fratellini dei piccoli con MS, sono stati coinvolti in tutte le attività con i fratelli e sono stati un aiuto alla buona riuscita dei giochi.

72 Passo dopo passo… I bambini, sotto la giuda di due psicoterapeuti (un maschio e una femmina) e di educatori, hanno sperimentato la possibilità di vincere la paura attraverso il coinvolgimento giocoso e divertente di attività che, in un crescendo, di giorno in giorno hanno invogliato il linguaggio verbale: dai giochi di movimento, senza bisogno della parola, si è arrivati al costruire una capanna insieme, a ridere, piuttosto che risolvere un mistero.

73 attività I bambini durante la giornata avevano dei momenti di tranquillizzante routine ad esempio il buon giorno e la favola della sera, ma molti altri imprevedibili e coinvolgenti come ad esempio la passeggiata per il paese alla scoperta di un ambiente tutto nuovo.

74 obiettivo La scelta dei giorni a ridosso dell’anno scolastico è stata strategica per lasciare in loro una “carica positiva” di autostima e desiderio di apertura verso l’esterno L’obiettivo principale della terapia residenziale era far vivere ai bambini con MS e alle loro famiglie un’esperienza divertente e unica dal punto di vista emotivo e relazionale e provare ad aprirsi attraverso il linguaggio verbale

75 Cambiamenti dei bambini nelle interazioni
Al termine di ogni giornata, tutti i 6 membri dell’equipe hanno valutato le interazioni che ogni bambino con MS ha avuto direttamente con loro Presenza/assenza di interazioni NON VERBALE con gli osservatori/professionisti Qualità dell’interazione VERBALE con gli osservatori/professionisti Commenti: Alla terza sera i bambini hanno interazioni non verbali dirette con tutti gli operatori Si assiste a un miglioramento netto delle interazioni non verbali tra il primo e il secondo giorno Si percepisce un incremento significativo anche della qualità delle interazioni non verbali. Commenti: Si riscontra un importante miglioramento delle interazioni verbali dirette con gli osservatori in tutti bambini, in particolar modo tra il primo e il secondo giorno

76 Alcuni commenti dei genitori
Ci portiamo a casa positività e la certezza che bisogna essere elastici con il mutismo. Esistono molte strategie da condividere Ho scoperto che anche io ho dei «pregiudizi» nei confronti di mio figlio Non mi aspettavo la facilità con cui mio figlio ha vissuto l’esperienza con persone del tutto estranee Il confronto e la condivisione tra genitori è stato un momento prezioso È stata bella la collaborazione tra tutti in tutti i momenti e le attività svolte Esperienza assolutamente da ripetere non facendo passare troppo tempo tra questa e quella successiva Molto interessante l’attività in cui ci siamo scambiati i figli Il mutismo è un percorso di crescita per tutta la famiglia I nostri bambini hanno solo bisogno di sentirsi a proprio agio per esprimere se stessi e le proprie potenzialità

77 CONCLUSIONE Non esiste una cura miracolosa tuttavia un lavoro cooperativo tra famiglia, scuola e terapeuta permette al bambino di emergere gradualmente dal suo stato d'ansia e di trovarsi a suo agio nei diversi contesti sociali della sua crescita Grazie per l’attenzione


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