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Corso di formazione «PROBLEMATICHE LEGATE ALL’USO DI ALCOL E DROGHE» Milano, 30 settembre 2015 Tiziana Fanucchi Centro Alcologico Regionale Toscano - SOD.

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1 Corso di formazione «PROBLEMATICHE LEGATE ALL’USO DI ALCOL E DROGHE» Milano, 30 settembre 2015 Tiziana Fanucchi Centro Alcologico Regionale Toscano - SOD Alcologia Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi (Fi)

2 PROGRESSI DELLE AZIENDE SANITARIE PER LA SALUTE IN ITALIA  Ancora troppo bassa risulta l’attenzione posta dagli operatori sanitari sul consumo di alcol: nel periodo 2010-2013, solo il 15% degli intervistati riferisce che un operatore sanitario si è informato sul consumo di alcol e solo il 6% di coloro che sono considerati a maggior rischio riferiscono di aver ricevuto il consiglio di ridurne il consumo.  Nel periodo 2008-2013 si è ridotta in modo significativo la quota di persone che ha riferito di aver ricevuto attenzione da parte di un operatore sanitario su questo tema, specialmente fra i più giovani (18-34enni).  Tra i fattori di rischio comportamentali il consumo di alcol risulta l’abitudine a cui gli operatori sanitari prestano meno attenzione.

3 V.Patussi et al. 2000 IMPORTANZA ATTRIBUITA ALLA PREVENZIONE DA UN CAMPIONE DI MEDICI DI MEDICINA GENERALE (PROGETTO DRINKLESS STUDIO COLLABORATIVO OMS)

4 MMG E ALCOL Nel 2012 un’indagine conoscitiva svolta dall’ISS (Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS) in collaborazione con la SNAMID-Società Nazionale di Aggiornamento per il Medico di Medicina Generale nell’ambito del progetto europeo AMPHORA - Alcohol Measures for Public Health research Alliance ha evidenziato che:  In Italia, rispetto al resto dei Paesi europei, è bassa la sensibilità e la capacità dei MMG di identificare precocemente i PPAC ed intervenire.  Nel confronto tra i Paesi Europei emerge evidente il gap di conoscenze sull’alcol da parte dei nostri MMG.

5 PERCHÉ? 1. scarsa conoscenza degli strumenti 2. mancanza di una formazione specifica 3. mancanza di tempo 4. mancanza di servizi specialistici di supporto 5. rischio di far risentire i pazienti 6. assenza di rimborsi

6 «Non esiste un limite minimo sotto il quale l’alcol può essere consumato senza rischi. L'alcol è causa di alcuni dei più gravi problemi di salute di tutto il mondo. Meno si beve, meglio è» ALCOL: LE VERITA’ SCOMODE Hans Emblad - O.M.S. (Craft N., BMJ, 1994)

7 L’alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute e il benessere degli individui. L’alcol è una sostanza tossica e una droga capace di indurre dipendenza superiore rispetto alle sostanze o droghe illegali più conosciute. ALCOL: definizione dell’OMS

8 ALCOL: sostanza psicotropa Anche se non rientra tra le sostanze stupefacenti e psicotrope previste nelle tabelle ministeriali (tabella I, ex D.P.R. 309/90 e succ.), l’alcol è a tutti gli effetti, una sostanza psicotropa. http://www.who.int/substance_abuse/terminology/ICD10ClinicalDiagnosis.pdf

9 L’ ALCOL  Pur apportando circa 7 Kcalorie per grammo non è un nutriente per il nostro organismo come lo sono le proteine, i carboidrati o i grassi alimentari, né svolge finalità funzionali e/o metaboliche utili.  L’alcol etilico è classificato tra i cancerogeni di classe 1 dall’International Agency for Research on Cancer (IARC), quindi responsabile della formazione di tumori (14 tipi), categoria che accomuna, in maniera similare, fumo di sigaretta e amianto sia per l'effetto diretto dell'etanolo che per l'effetto indiretto del suo primo metabolita, l'acetaldeide.

10 Tabella 1 Sostanze cancerogene 100% per l’uomo fumo alcol amianto radiazioni benzene aflatossine I.A.R.C. - AGENZIA INTERNAZIONALE PER LA RICERCA SUL CANCRO

11 Il consumo di alcol non è MAI privo di rischi Relazione tra i livelli di consumo di alcol e il rischio per 14 tipi di cancr o Fonte: Bagnardi et al. 2001 ALCOL E TUMORI

12 CONSUMO DI ALCOL & SALUTE  Il consumo di alcol incide seriamente sulla salute pubblica ed è causa di alti tassi di morbilità e mortalità: si parla di circa 200 diverse malattie e del 7,4% di tutte le disabilità e delle morti premature.  Il consumo di alcol è la terza causa di malattia e morte prematura a livello mondiale, dopo il basso peso alla nascita e il sesso non sicuro, e prima del tabacco.  Non danneggia solo chi lo consuma ma anche coloro che stanno accanto in particolare i familiari, i figli e anche i feti.  E’ responsabile di diffusi danni e costi sociali, mentali, emotivi, compresi criminalità, violenza in ambito familiare, incidenti stradali e lavorativi.

13 ALCOL: SOCIALMENTE PIÙ DANNOSO DELLE DROGHE…ILLEGALI

14 IMPATTO DELL’ALCOL RISPETTO ALLE DROGHE ILLEGALI

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20 APPROCCIO DI POPOLAZIONE Organizzazione Mondiale della Sanità Per la costruzione di programmi di tutela e promozione della salute in ambito alcologico è necessario spostare l’attenzione dall’”alcolismo/alcoldipendenza” su cui sempre è andato il tradizionale interesse sanitario, ai consumi di alcol di tutta la popolazione. Bere è sempre un comportamento a rischio

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22 25% astemi e astinenti 5-10% persone e famiglie con tanti PAC 65-80% consumatori «moderati» Poche persone con alto rischio personale e familiare Tante persone con basso rischio personale e familiare Persone che possono essere messe a rischio da altri Meno problemi per la comunità Maggior numero di problemi per la comunità CONSUMATORI DI BEVANDE ALCOLICHE E PROBLEMI ALCOLCORRELATI

23 R ELAZIONE AL P ARLAMENTO M INISTRO DELLA S ALUTE 2013 In Italia oltre 8.600.000 persone di età superiore a 11 anni - il 23,4% degli uomini e l’8,8% delle donne - consumano bevande alcoliche senza rispettare le indicazioni di consumo delle agenzie di sanità pubblica, esponendosi a rischi alcolcorrelati.

24 RISCHIO ALCOL COME CONTINUUM ASTEMI ASTINENTI CONSUMATORI A BASSO RISCHIO CONSUMATORI A RISCHIO - Hazardous CONSUMATORI DANNOSI - Harmful ALCOLDIPENDENTI P ROBLEMI E P ATOLOGIE A LCOLCORRELATE

25 P ROBLEMI E P ATOLOGIE A LCOL C ORRELATE Espressione con cui ci si riferisce a tutte le conseguenze e le complicazioni, di vario ordine e natura, causate e legate all'assunzione episodica o protratta di bevande alcoliche. Concetto più ampio rispetto a quello tradizionale di alcoldipendenza che rappresenta solo uno di questi problemi. Le PPAC sono condizioni estremamente più diffuse nella popolazione rispetto all’alcoldipendenza e richiedono una gestione autonoma, differenziata per professionalità e competenze impiegate e quasi mai connessa alla dipendenza da alcol.

26 RISCHIO ALCOL COME CONTINUUM ASTEMI ASTINENTI CONSUMO A BASSO RISCHIO CONSUMO A RISCHIO - Hazardous CONSUMO DANNOSO - Harmful ALCOLDIPENDENZA P ROBLEMI E P ATOLOGIE A LCOLCORRELATE

27 Le quantità quotidiane considerate oggi a BASSO RISCHIO per la salute, mai a digiuno, devono essere pari o inferiori a: 1 U NITÀ A LCOLICA per:  donne adulte  ultra 65enni  giovani tra 18 e 21 anni 2 U NITÀ A LCOLICHE per:  uomini adulti UNITA’ ALCOLICA In base alle conoscenze scientifiche attuali non è possibile raccomandare una quantità di alcol sicura per la salute!

28  CONSUMO A BASSO RISCHIO: livello di consumo inferiore a 10 grammi di alcol (1 U.A.) al giorno per le donne adulte, a 20 grammi (2 U.A.) al giorno per gli uomini adulti.  CONSUMO A RISCHIO (Hazardous): livello di consumo o una modalità del bere che possono determinare un rischio nel caso di persistenza di tali abitudini (Babor et al. 1994).  CONSUMO DANNOSO (Harmful): modalità di consumo alcolico che causa danno alla salute, a livello fisico o mentale. A differenza del consumo a rischio, la diagnosi può essere posta solo in presenza di un danno alla salute del soggetto (WHO, 1992).  ALCOLDIPENDENZA: insieme di fenomeni fisiologici, cognitivi e comportamentali in cui l'uso di alcol riveste una priorità crescente rispetto ad abitudini in precedenza importanti. OMS: CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO LEGATO AL CONSUMO DI ALCOL

29 DSM – 5 (2013) Recepisce il concetto di continuum portando dei cambiamenti sostanziali:  viene meno la distinzione fra abuso e dipendenza, categorie che scompaiono totalmente. In particolare viene specificato che la parola dipendenza è omessa “per l’incerta definizione e la connotazione potenzialmente negativa” (DSM5, p.568 Di Mattei et al.)  introduce un unico Disturbo da Uso di Alcol (AUDs) misurato su un continuum di severità, sulla base del numero dei criteri presenti tra 11: Lieve (2-3), Moderato (4-5), Severo (6 o più)  scompare il criterio riguardante i problemi legali ricorrenti, a causa della difficile applicazione a livello internazionale e viene aggiunto il craving (forte desiderio).

30 RISCHIO ALCOL COME CONTINUUM ASTEMI ASTINENTI CONSUMO A BASSO RISCHIO CONSUMO A RISCHIO CONSUMO DANNOSO/ DISTURBO DA USO DI ALCOL LIEVE/MODERATO/GRAVE PROBLEMI E PATOLOGIE ALCOLCORRELATE

31 IDENTIFICAZIONE PRECOCE DEL RISCHIO  Agire prima dell’insorgenza della patologia: prevenire è meglio che curare  Intercettare precocemente le PPAC nella loro più ampia accezione ed intervenire in maniera specifica su milioni di individui che non sono dipendenti ma che, con il loro comportamento, mettono a rischio la loro salute e possono andare incontro a danni. Chiedere il CONSUMO di alcol

32 Consumare bevande alcoliche è sempre un rischio! Chiedere il CONSUMO di alcol! Disturbo da Uso di Alcol grave

33 ALCOL, GIOVANI, FAMIGLIA, SOCIETÀ E OPERATORI SANITARI

34 Per lavorare sulla popolazione è necessario sviluppare strategie efficaci, a basso costo e facilmente realizzabili e fruibili. Identificare precocemente il rischio e intervenire con metodologie semplici APPROCCIO DI POPOLAZIONE Organizzazione Mondiale della Sanità

35 Approccio di prevenzione promosso a livello internazionale: IDENTIFICAZIONE PRECOCE E INTERVENTO BREVE - OMS  FASE I (1983-1989) Creazione dello strumento di screening AUDIT  FASE II (1985-1992) Studi randomizzati sull’efficacia degli Interventi Brevi.  FASE III (1992-1998) Marketing, formazione e supporto per l’applicazione degli interventi di prevenzione nell’assistenza sanitaria primaria.  FASE IV (1998 - 2004) Diffusione nell’assistenza sanitaria primaria attraverso:  PROGETTO EIBI Early Identification and Brief Intervention  PROGETTO PHEPA Primary Health Care European Project on Alcohol  INEBRIA International Network on Brief Interventions for Alcohol Problems

36 Modello formativo standard inizialmente pensato per gli operatori dell’assistenza sanitaria di base e poi diffuso in altri contesti per: 1. Sensibilizzare gli operatori ai rischi legati al consumo di alcol 2. Fornire strumenti utili nella pratica professionale per individuare precocemente i PPAC ed intervenire sul consumo di alcol rischioso e dannoso. FORMAZIONE IPIB

37 AUDIT Alcohol Use Disorders Identification Test  Valido strumento di screening che permette di valutare il consumo di alcol nell’ultimo anno e identificare precocemente il consumo rischioso e dannoso di alcol e l’alcoldipendenza.  10 domande, modalità di risposta su scala a 5 punti: ad ogni risposta corrisponde un valore da 0 a 4. Per ottenere il punteggio totale è sufficiente sommare i valori assegnati alle singole domande: più alti sono i punteggi dell’AUDIT, maggiore è il livello di rischio identificato.  Veloce somministrazione, standard o insieme ad altre domande sullo stile di vita (fumo, alimentazione, esercizio fisico).  E’ possibile anche l’auto-somministrazione

38 STRUTTURA AUDIT  Domanda n. 1  Domanda n. 2  Domanda n. 3  Domanda n. 4  Domanda n. 5  Domanda n. 6  Domanda n. 7  Domanda n. 8  Domanda n. 9  Domanda n. 10 CONSUMO A RISCHIO ALCOLDIPENDENZA/ DIST. USO DI ALCOL MODERATO/ GRAVE CONSUMO DANNOSO/ DIST. USO DI ALCOL LIEVE, MODERATO

39 AUDIT TEST – AUDIT C 1. Con quale frequenza consuma bevande alcoliche? (0) Mai (3) da 2 a 3 volte alla settimana (1) Una volta al mese o meno (4) 4 o più volte alla settimana (2) da 2 a 4 volte al mese 2. Nel giorno in cui beve, in media, quante bevande alcoliche consuma? Fare riferimento all’Unità Alcolica (12 g di alcol): 1 lattina di birra (330 ml) o 1 bicchiere di vino (125 ml) o 1 aperitivo (80 ml) o 1 superalcolico (40 ml). (0) 1 – 2 (3) 7 – 9 (1) 3 – 4 (4) 10 o più (2) 5 – 6 3. Con quale frequenza consuma sei o più bevande alcoliche in un’unica occasione? (0) Mai(3) Una volta alla settimana (1) Meno di una volta al mese(4) Quotidianamente o quasi (2) Una volta al mese

40 Validazione Italiana AUDIT-C “… possiamo considerare l’AUDIT in forma ridotta valido ai fini della discriminazione dei bevitori a rischio rispetto a quelli non a rischio ma non dei bevitori a rischio con danno organico o con dipendenza alcolica”.

41 AUDIT TEST 4. Con quale frequenza durante l’ultimo anno si è accorto di non riuscire a smettere di bere una volta che aveva iniziato? (0) Mai(3) Una volta alla settimana (1) Meno di una volta al mese(4) Quotidianamente o quasi (2) Una volta al mese 5. Con quale frequenza durante l’ultimo anno non è riuscito a fare ciò che normalmente fa e ci si aspetta da lei a causa del bere? (0) Mai(3) Una volta alla settimana (1) Meno di una volta al mese(4) Quotidianamente o quasi (2) Una volta al mese 6. Con quale frequenza durante l’ultimo anno ha avuto bisogno di bere al mattino per tirarsi su dopo una bevuta pesante? (0) Mai(3) Una volta alla settimana (1) Meno di una volta al mese(4) Quotidianamente o quasi (2) Una volta al mese

42 AUDIT TEST 7. Con quale frequenza durante l’ultimo anno ha provato senso di colpa o rimorso dopo aver bevuto? (0) Mai(3) Una volta alla settimana (1) Meno di una volta al mese(4) Quotidianamente o quasi (2) Una volta al mese 8. Con quale frequenza durante l’ultimo anno non è riuscito a ricordare cosa era successo la sera prima, perché aveva bevuto? (0) Mai(3) Una volta alla settimana (1) Meno di una volta al mese(4) Quotidianamente o quasi (2) Una volta al mese 9. Si è mai fatto male o ha mai fatto male a qualcuno come risultato del bere? (0) No (2) Sì, ma non durante l’ultimo anno (4) Sì, durante l’ultimo anno 10. Un parente, un amico o un medico o un altro operatore sanitario, si sono mai interessati del suo bere o le hanno suggerito di ridurre o smettere? (0) No (2) Sì, ma non durante l’ultimo anno (4) Sì, durante l’ultimo anno

43 LIVELLO DI RISCHIOPUNTEGGI AUDIT BASSO AUDIT < 7 AUDIT-C < 5 (uomo) AUDIT-C < 4 (donna) A RISCHIO 8 < AUDIT < 15 AUDIT-C > 5 (uomo) AUDIT-C > 4 (donna) DANNOSO DIST. USO DI ALCOL LIEVE/MODERATO 16 < AUDIT < 19 ALCOLDIPENDENZA/ DIST. USO DI ALCOL MODERATO/GRAVE AUDIT > 20

44 INTERVENTO BREVE  L’intervento breve è una modalità di colloquio rivolta a persone con consumo di alcol a rischio e dannoso.  Prevede l’utilizzo di strumenti di identificazione precoce dei PPAC, validati e standardizzati, e strumenti motivazionali rivolti all’aumento di consapevolezza dei rischi legati al consumo di alcol.  Durata: da 5 a 30 minuti

45 TIPO DI INTERVENTI 1. Occasionali 2. Basati su consigli 3. Con o senza follow-up formale 4. Fino a 10 minuti 5. Con materiale informativo 1. Spesso programmati 2. Basati sulla motivazione 3. Con follow-up formale 4. Fino a 30 minuti 5. Con materiale informativo MINIMIBREVI

46 FASI DELL’INTERVENTO BREVE 1. ASK/ASSESS: Chiedere/Valutare se la persona consuma bevande alcoliche attraverso l’AUDIT. 2. ADVISE : Fornire avvertenze sui rischi legati al consumo di alcol e dei suggerimenti chiari, specifici e personalizzati per il cambiamento di comportamento. 3. AGREE: Concordare obiettivi di cambiamento 4. ASSIST: Assistere la persona nel raggiungimento degli obiettivi prefissati, stimolando la sua motivazione al cambiamento e supportandolo nella sviluppo o nel potenziamento del senso di auto- efficacia. 5. ARRANGE: Organizzare contatti di follow-up programmati al fine di fornire sostegno.

47 MODELLI TEORICI DI RIFERIMENTO DELL’INTERVENTO BREVE L’Intervento Breve si ispira a:  Modello degli Stadi di Cambiamento (Prochaska & Di Clemente, 1986)  Colloquio motivazionale (Miller e Rollnick, 1991)

48 IL MODELLO TRANSTEORICO Prochaska e Di Clemente, 1986  Il cambiamento non è un fenomeno “tutto o niente” ma un processo graduale che attraversa specifici stadi, seguendo un percorso ciclico e progressivo.  La disponibilità al cambiamento non è immutabile nel tempo, ne è un tratto di personalità, ma al contrario si modifica secondo fasi o stadi riconoscibili e modificabili nella loro evoluzione. Questo modello è applicabile ai comportamenti umani in generale.

49 STADI DEL CAMBIAMENTO Mantenimento Azione Recidiva Contemplazione Preparazione Pre - contemplazione Cambiamento stabile Adattata da: Prochaska & DiClemente, 1986 DISPONIBILITA’ AL CAMBIAMENTO

50 PRECONTEMPLAZIONE La persona non sospetta di avere un problema e non contempla l’idea di cambiare il proprio comportamento. “Che esagero col bere lo dice lei. Io l’alcol lo reggo benissimo” COMPITO DELL’ OPERATORE  Facilitare l’instaurarsi della relazione  Informare sui rischi legati all’alcol comunicando i dati dello screening  Accrescere la percezione della persona sui rischi e i problemi legati al suo comportamento.  Promuovere il riconoscimento del legame fra il consumo di alcol e i problemi che questo comporta.

51 CONTEMPLAZIONE Fase di ambivalenza di fronte al cambiamento: la persona inizia a prendere in considerazione la necessità di cambiare ma ancora non ha preso una decisione definitiva “So bene che devo smettere ma sento che non ce la posso fare” COMPITO DELL’OPERATORE  Esaminare i vantaggi e gli svantaggi del consumo di alcol: Bilancia decisionale  Analizzare le preoccupazioni della persona in merito al cambiamento.  Ampliare il conflitto interiore e l’ambivalenza.  Riflettere le affermazioni del soggetto nella direzione del cambiamento.

52 PREPARAZIONE o DETERMINAZIONE Raggiungimento della consapevolezza e ricerca attiva di una soluzione al problema COMPITO DELL’OPERATORE  Esaminare un piano d’azione possibile a partire dai suoi bisogni  Facilitare la scelta degli obiettivi  Concordare le azioni e identificare le diverse strategie per cambiare  Accrescere la fiducia della persona nella sua capacità di cambiare

53 AZIONE La persona si impegna in azioni concrete volte a cambiare il comportamento COMPITO DELL’OPERATORE  Monitorare la persona nella azioni messe in atto  Analizzare e rinforzare i cambiamenti  Sostenere il senso di autoefficacia: fiducia nelle proprie capacità di attuare il cambiamento.

54 MANTENIMENTO Consolidamento del cambiamento: il nuovo comportamento diventa parte dello stile di vita. COMPITO DELL’OPERATORE  Valorizzare il percorso fatto  Valutare le situazioni a rischio e le alternative all’uso di alcol  Rafforzare l’impegno

55 RICADUTA In qualsiasi momento del percorso può verificarsi una ricaduta COMPITO DELL’OPERATORE  Normalizzare la ricaduta come parte del processo  Occasione per un ulteriore cambiamento

56 STADI DI CAMBIAMENTO E OBIETTIVI. StadiCaratteristicheObiettivo dell’operatore Pre- contemplazione Mancanza di consapevolezza Aumentare la consapevolezza. Insinuare il dubbio. ContemplazioneAmbivalenzaStudiare le preoccupazioni. Stimolare il dubbio interiore. PreparazioneAmbivalenzaOffrire informazioni e suggerimenti neutri. Presentare alternative. Facilitare la definizione di una strategia di cambiamento. AzioneAssunzione di impegno Indurre l’assunzione di impegno. Aumentare il senso di autoefficacia. MantenimentoStabilitàFornire sostegno. Identificazione di strategie che impediscono la ricaduta. RecidivaDisperazioneEvitare critiche, aumentare l’auto- stima ed il senso di autoefficacia, rinnovare l’impegno.

57 COLLOQUIO MOTIVAZIONALE “Un metodo direttivo centrato sulla persona, per aumentare la motivazione intrinseca al cambiamento attraverso l’esplorazione o la risoluzione dell’ambivalenza” Miller & Rollnick, 1991

58 COLLOQUIO Un metodo di comunicazione, piuttosto che un insieme di tecniche. Non è qualcosa che si fa alle persone ma è un modo di essere con le persone. Un approccio che facilita una comunicazione capace di suscitare il cambiamento.

59 UN METODO DIRETTIVO Intenzionalmente orientato al cambiamento

60 CENTRATO SULLA PERSONA Non si tratta di insegnare nuove competenze, di convincere, di scavare nel passato. Il CM si occupa soprattutto degli interessi e delle preoccupazioni attuali della persona

61 MOTIVAZIONE INTRINSECA Motivazione interna a quella persona. Non cerca di imporre il cambiamento attraverso strategie motivazionali esterne come le sanzioni, le punizioni, la pressione sociale, i compensi economici.

62 ESPLORAZIONE e RISOLUZIONE DELL’ AMBIVALENZA Ambivalenza come dilemma naturale del cambiamento. Buon posto da visitare ma non per viverci.

63 IL COLLOQUIO MOTIVAZIONALE  E’ una forma di collaborazione che rispetta l’autonomia della persona.  Deve tendere a far emergere, esplorare, risolvere l’ambivalenza legata ai comportamenti problematici attraverso l’analisi dei costi e dei benefici.  Consiste nell’identificare e nell’attivare le risorse e gli obiettivi interni della persona al fine di stimolare cambiamenti comportamentali.

64 LO SPIRITO DEL CM Collaborazione  Esplorare piuttosto che esortare;  Sostenere piuttosto che persuadere o discutere;  Costante attenzione alle aspirazioni della persona Maieutica  Elicitare piuttosto che impiantare o infondere;  Ricercare e far emergere la motivazione dalla persona stessa Autonomia  La persona è libera di accettare o rifiutare le indicazioni che le vengono suggerite;  Il cambiamento nasce dalla persona non viene imposto dall’esterno

65 PRINCIPI DEL COLLOQUIO MOTIVAZIONALE 1. Esprimere empatia 2. Evitare dispute e discussioni 3. Ampliare le fratture interiori 4. Sostenere l’autoefficacia 5. Aggirare le resistenze

66 ALCUNE RESISTENZE  Discutere: l’utente contesta l’accuratezza, la capacità o l’integrità dell’operatore  Interrompere: l’utente disturba e interrompe l’operatore in maniera difensiva  Negare: l’utente esprime la sua indisponibilità a riconoscere i problemi, cooperare, assumersi le proprie responsabilità o ricevere consigli  Ignorare: l’utente mostra di non seguire i ignorare l’operatore

67 ABILITA’ DEL CM 1. Praticare l’ascolto riflessivo 2. Formulare domande aperte 3. Riassumere 4. Sostenere e confermare

68 ASCOLTO RIFLESSIVO L’ascolto riflessivo è la comunicazione di una ragionevole supposizione sul significato delle parole dell’utente, restituita dall’operatore, sotto forma di una affermazione. Esistono varie modalità di ascolto riflessivo: 1. Ripetizione semplice 2. Parafrasi 3. Riformulazione 4. Riflessione dello stato d’animo

69 FARE DOMANDE APERTE  Non consentono risposte brevi o del tipo sì/no  Non predeterminano la risposta  Centrano sul cliente l’attenzione dell’operatore e il focus dell’intervento  Facilitano il coinvolgimento e incoraggiano il cliente a parlare  Allargano il campo della discussione E’ compito dell’operatore offrire all’utente, la possibilità di esplorare il più liberamente possibile la sua situazione problematica

70 MODELLO DI COMUNICAZIONE da Thomas Gordon Ciò che il paziente dice Ciò che il paziente voleva comunicare Ciò che il medico pensa che il paziente volesse comunicare Ciò che il medico ascolta * Adattamento da: http://www.gordontraining.com/aboutdtg.asp

71 LE PRINCIPALI BARRIERE DELLA COMUNICAZIONE:  Dare ordini, comandare, dirigere  Minacciare, ammonire, mettere in guardia  Moralizzare, far prediche  Offrire soluzioni, consigli, avvertimenti  Argomentare, persuadere con la logica  Giudicare, criticare, biasimare  Fare apprezzamenti, manifestare compiacimento  Ridicolizzare, etichettare, usare frasi fatte  Interpretare, analizzare, diagnosticare  Rassicurare, consolare  Indagare, investigare  Cambiare argomento, minimizzare, ironizzare

72 COMPORTAMENTI CHE FAVORISCONO L’ASCOLTO COMPORTAMENTI CHE NON FAVORISCONO L’ASCOLTO Guardare negli occhi Annuire a proposito Sorriso, mimica facciale, gestualità Posizione fisica rilassata Essere attenti e partecipi Consentire i silenzi Usare un tono di voce chiaro Ripetere le parole chiave Verificare/chiarire Riflettere su ciò che è stato detto Riassumere Fare domande aperte Non guardare la persona Muoversi e agitarsi Giocherellare con la penna, etc.. Barriere fisiche Atteggiamento annoiato Guardare l’orologio Parlare in modo complicato Non considerare aspetti importanti Trarre conclusioni Giudicare Parlare troppo Interrompere

73 ELEMENTI CARATTERIZZANTI L’INTERVENTO BREVE:  presentare i risultati dello screening (AUDIT)  identificare i rischi e discutere le conseguenze  fornire informazioni sull’impatto dell’alcol sulla salute (fornire informazioni costituisce una forma di supporto)  sollecitare l’impegno del paziente  identificare gli obiettivi (riduzione del consumo o astinenza)  rinforzare e motivare  utilizzare un tono del colloquio positivo, empatico non giudicante o accusatorio

74 EFFICACIA DELL’INTERVENTO BREVE*  Molti sono gli studi che dimostrano l’efficacia dell’Intervento Breve nel consumo rischioso e dannoso di alcol e l’ottimale rapporto costi/benefici.  È necessario intervenire su 8 persone per avere benefici su 1 persona.  L’IB è efficace anche nel ridurre la mortalità. È necessario intervenire su 282 persone per prevenire 1 morte in un anno. * L’alcol e l’assistenza sanitaria primaria. Linee guida cliniche per l’identificazione precoce e l’intervento breve (2010)

75 IPIB E PIANI SANITARI NAZIONALI L’Identificazione Precoce del consumo rischioso/dannoso di alcol e dell’alcoldipendenza e l’Intervento Breve rappresentano aree strategiche specifiche ed obiettivi da raggiungere presenti in tutti i documenti programmatici sanitari:  Piano Nazionale Alcol e Salute (PNAS) approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2007: obiettivo n. 8 “aumentare la diffusione dei metodi e rendere disponibili gli strumenti per l’identificazione precoce del consumo rischioso e dannoso di alcol nella popolazione a rischio”.  Piano Nazionale Prevenzione (PNP) 2010-2012, prevede interventi di prevenzioni su stili di vita non salutari tra cui il consumo di alcol e si prefigge la riduzione dei consumatori a rischio e il recepimento delle linee strategiche del PNAS.  Piano Sanitario Nazionale (PSN) 2011-2013, dedica all’alcol un paragrafo (B 7.1) prevedendo tra gli obiettivi quello di “promuovere l’identificazione precoce e l’intervento breve per la prevenzione delle PPAC nella medicina di base e nei contesti lavorativi”.

76 CONCLUSIONI  Lavorare sull’alcol significa superare il concetto di «dipendenza» e guardare al consumo di alcol di tutta la popolazione, in vari contesti.  Esistono da tempo strumenti efficaci, semplici, a basso costo e fruibili da tutti gli operatori sanitari, come l’AUDIT e l’Intervento Breve, che permettono di identificare precocemente i rischi alcolcorrelati.  E’ necessaria la partecipazione di tutti gli operatori socio sanitari in un processo di coscienza collettiva che preveda l’acquisizione e l’utilizzo di messaggi corretti ed omogenei.

77 Centro Alcologico Regionale Toscano Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi cart.alcologia@gmail.com www.alcolonline.it Grazie per l’attenzione Grazie per l’attenzione Tiziana Fanucchi tiziana.fanucchi@gmail.com + 39 347.7404529 + 39 055. 7946548


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