La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Taberna di Priapo Nell'antica Roma la taberna (in latino taberna, al plurale tabernae) era un ambiente aperto su uno spazio più ampio, dotato di un'ampia.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Taberna di Priapo Nell'antica Roma la taberna (in latino taberna, al plurale tabernae) era un ambiente aperto su uno spazio più ampio, dotato di un'ampia."— Transcript della presentazione:

1 Taberna di Priapo Nell'antica Roma la taberna (in latino taberna, al plurale tabernae) era un ambiente aperto su uno spazio più ampio, dotato di un'ampia porta, in genere dedicato ad attività commerciali. Il nome della taberna deriva da Priapo, un dio della mitologia greca e romana. Priapo, proveniva dall' Ellesponto o dalla Propontide, dominava l'istinto, la forza sessuale maschile e la fertilità della natura. Ambienti di questo genere si trovano inseriti in edifici pubblici (per esempio le taberne sul fondo dei portici dei fori) o privati, in genere aperti verso la pubblica strada, come al piano terra delle insulae (caseggiati a più piani), ma anche lungo le facciate delle domus. A seconda delle attività che vi si svolgevano potevano essere dotate di vasche o banconi. Alcune (thermopolium) erano specializzate nella preparazione e nella vendita di cibi e bevande. Tra le numerose botteghe della zona questo thermopolium si segnala per due particolarità: il dolium(giara) seminterrato presso il focolare, nel quale furono rinvenute delle noci, e il piccolo ripostiglio per le derrate rivestito di cocciopesto situato davanti al bancone. Il Priapo dipinto dietro il bancone di mescita allontanava il malocchio. Dalla bottega il proprietario accedeva direttamente all'abitazione, con atrio a quattro colonne e con un piano superiore. I thermopolia erano luoghi di ristoro, in cui si servivano bevande e cibi caldi (donde il nome alla greca): era usuale pranzare (prandium=pasto di mezzogiorno) fuori casa

2

3 Affresco di Priapo Numerose poi erano le attività commerciali: tra le più importanti la teberna di Priamo così chiamata per l’affresco di Priapo sul bancone, nella quale fu rinvenuto un dolium, con all’interno delle noci, la Grande Taberna che presenta un banco rivestito in marmo ed dietro un tramezzo un affresco di una nave e diversigraffiti, la bottega ad cucumas, probabilmente una caupona, deve il suo nome a quattro brocche disegnate su un pilastro all’ingresso come insegna, con i tipi di bevande disponibili ed il prezzo del vino, oltre alla raffigurazione di Semo Sancus ed un graffito del titolo di uno spettacolo; due invece sono i pistrina ritrovati ad Ercolano, più piccoli e rispetto a quelli di Pompei, ma anche di numero inferiore, forse perché il pane veniva prodotto direttamente in casa, come testimoniato delle numerose macine ritrovate nelle abitazioni: tra i due, il più famoso è quello di Sex Patulcius Felix, caratterizzato da due falli contro il malocchio situati nei pressi dell’ingresso e venticinque teglie in bronzo usate per infornare le placentae, un tipo di focaccia. Tra le altre attività commerciali, una taberna vasaria, senza alcun bancone di vendita, che conservava numerose anfore, tra cui alcune in nero con caratteri greci e terrecotte [, una bottega di un lanarius, all’interno della quale è stata ritrovata una pressa a vite lignea, utilizzata per stirare i panni e la bottega di plumbarius, appartenente ad un fabbro, con resti di tubazioni, un candelabro e diversi lingotti in bronzo

4

5 La taberna La taberna era il caratteristico luogo di ristoro dell’antichità dove si servivano cibi freddi e caldi conservati nei dolia (grandi contenitori in terracotta). Procediamo con la Bottega ad Cucumas (brocche) in cui si vendevano bevande tra cui l’ottimo vino del territorio vesuviano. Cosa meglio del motto, “Benvenuto guadagno”, che gli archeologi hanno trovato sui muri della città antica, o il Priapo che pesa l’enorme fallo, (simbolo di fecondità e ricchezza), della casa dei Vetti, può rappresentare l’identità di Ercolano? Il commercio rivestiva un ruolo fondamentale nell’economia locale come testimoniato dall’abbondanza di botteghe e taverne. Si commerciavano principalmente prodotti agricoli, anche se si erano sviluppate delle attività artigianali o “industriali” legate alla trasformazione dei prodotti dei campi, come ad esempio i profumi o la lana, che dalle pecore allevate in tutta la regione veniva fatta convogliare in città per essere lavata, filata, intessuta e tinta. I fullones (potremmo tradurre con lavandai) non conoscevano il sapone, che era sostituito da un liquido sgrassante composto da acqua, soda ed orina. Per ottenere l’orina necessaria le lavanderie dell’epoca invitavano i viandanti a orinare nei loro contenitori. I dintorni di Pompei fornivano grandi quantità di olio, vino, cereali, frutta e verdura e in città sono stati trovati frantoi sofisticati per l’epoca e molte macine per la produzione della farina da cui ricavare il pane. Dalle altre regioni dell’impero arrivavano prodotti rari o raffinati per i ricchi. La vicinanza del mare, che all’epoca lambiva la città, permise lo sviluppo della pesca, (come dimostrato dal ritrovamento di reti, ami ed attrezzi per la pesca). Il fiume Sarno, allora molto pulito e navigabile, come dimostrano alcuni dipinti pompeiani, oltre a dare fertilità al territorio offriva riparo ad una ricca fauna ittica, specie alla sua foce. La grande produzione di pesce serviva a preparare il garum, un “prelibato” condimento che i romani usavano su moltissimi alimenti. La presenza di molti commercianti provenienti da fuori Pompei ha sviluppato il cosiddetto indottodell’ospitalità.

6

7 Priapus’ tavern Priapus’ tavern In ancient Rome, the tavern was an open large space, with a large door, usually dedicated to commercial activities. The name of the taberna comes from Priapus, a god of Greek and Roman mythology. Priapus came from 'Hellespont and dominated instinct, male sexual power and fertility of nature. Depending on the activities that took place there could be equipped with tanks or counters. Some thermopolium were specialized in the preparation and sale of food and drink. The thermopolium were eating places, where they served drinks and hot food (hence the name of the Greek): it was usual lunch (prandium = midday meal) outside the home. Priapus’ paint behind the counter of pouring removed the evil eye. He accessed directly from the shop owner’s house, with an atrium with four columns and an upper floor.

8 La taberna de Priapo En la antigua Roma, la taberna era un entorno abierto sobre un espacio más grande, con una grande puerta, generalmente dedicado a actividades comerciales. El nombre de la taberna proviene de Príapo, un dio de la mitología griega y romana. Príapo, proviene de 'Helesponto, dominaba el instinto sexual, era sinonimo de fertilidad de la naturaleza y de grandeza. En función de las actividades que se hacian, se podrían equiparar con tanques o contadores. Algunos thermopolium se especializaban en la preparación y venta de comida y bebida. El thermopolium tambien era un lugar de comida caliente (de ahí el nombre del griego)y (prandium = comida de medio día) fuera del hogar. Príapo pintado detrás del mostrador sirve para luchar contro el mal ojo.

9 Mappa Scavi Ercolano

10 Mercato di Resina Il Mercato di Resina. è forse il più famoso dei mercati di abiti di seconda mano e surplus militare del sud. Tutte le mattine anche la domenica, ci si possono trovare autentici pezzi di vintage e pelletteria nuova e usata. Molti i negozi di abbigliamento di seconda mano che fanno concorrenza alle migliori boutique della città. Nasce durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, quando si smerciavano oggetti e vestiti trafugati ai convogli americani di passaggio ed è cresciuto negli anni successivi fino a diventare un'istituzione. Dopo un momento di crisi con il terremoto degli anni Ottanta, quando gli edifici di via Pugliano subirono ingenti danni strutturali. Il mercato rinasce dopo il 1996 grazie a un intenso programma di ristrutturazione. Il mercato di Pugliano è il vero paradiso dell'abbigliamento vintage e ci si può trovare tutto quello che si è sempre desiderato, dalle pellicce ai vestitini di Chanel, dai jeans anni Settanta alle scarpe di Dolce e Gabbana. Oltre ai venditori di ciò che un tempo si chiamavano "pezze" cioè stracci e che adesso sono ricercatissimi capi di abbigliamento, trovando anche merci nuove a basso costo.Molto frequentato dai giovani di tutta Napoli e dai costumisti di Cinecittà tanto per citare alcuni, gli abiti di scena di film come "I cento passi", "La meglio gioventù", "Prima dammi un bacio", ecc.

11 Il Miglio D’oro e prodotti tipici Il Miglio d'Oro è il tratto di costa nella zona oriente di Napoli relativa al percorso che da San Giovanni a Teduccio porta a Torre Annunziata. Il percorso rappresenta il principale elemento di restauro della stessa linea di mare fino alle zone stabiesi. Collega in maniera adeguata il palazzo Reale col fronte principale del palazzo Reale di Portici. Anche detto "Strada regia delle Calabrie", è strutturato lungo la costa. E' composto da 120 ville su 200 finite sotto la protezione dell'Ente per le Ville vesuviane, quasi tutte di fabbricazione settecentesca. Fu voluto dalla regina Maria Cristina, figlia di Augusto II di Sassonia, andata in sposa a Carlo di Borbone, quattro anni dopo l'ascesa al trono. La leggenda sembra narri di una giovane Maria Amalia che, presso la villa paterna a Dresda, ebbe modo di ammirare due splendide statue indicate come “Ercolanesi”, acquistate dal padre e provenienti da Ercolano, città sotterrata dalla lava del 79 d.C. Da lì la maturazione di un’innata passione per l’archeologia e successivamente, il matrimonio con Carlo III di Borbone e la proposta di far costruire per lei un “palazzo di delizia”, ove trascorrere i periodi estivi. La scelta di Portici, poi, non fu un caso. Il percorso presenta viali, che condurranno a delle esedre a loro volta movimentate da vasche e giochi d'acqua in un gorgoglìo continuo, ornati dal barocco di Domenico Antonio Vaccaro ed il rococò europeo introdotto nel meridione italiano da Luigi Vanvitelli. Il declino del Miglio d'Oro si ebbe con la costruzione della prima linea ferroviaria d'Italia: la Napoli-Portici nel 1839. Sale e condimenti: Lardo, Olio, salsa Garum, Sampsa, Moretum Primi piatti: polenta di farro, polenta di frumento, minestra di sedano, minestra di cipolle, brodetto di cavolo, crema di piselli e porri, lagana, tortino di piselli, farinata di ghianda, puls, zuppa digeribile, antipasto di verdure. Sale e condimenti: Lardo, Olio, salsa Garum, Sampsa, Moretum. Pane e pizza: Cibarius, secondarius, autopyrus, siligeneus, parthicus, furfureus, pane d’Alessandria, piceno, adipatus, bucellatus, ostearus, piadine o focaccie. Verdure: cavoli, asparagi, olive, spinaci, indivia, carciofi, lattuga, borragine, bietola, finocchio, barbabietola, funghi, tartufi, cardo, cicoria, porro, valerianella, carote, olive, erbe di campo. Formaggi e legumi :veniva essiccato o salato,ceci, lenticchie, lupini, piselli. Piante aromatiche: aglio, porri, capperi, nepitella, bacche di mirto, pinoli, nocciole, mandorle, anice, coriandolo, mostarda, cipolla, alloro, pepe, ginepro, origano, maggiorana, lavanda, menta, rosmarino, rucola, salvia, sedano, timo, zenzero, tartufi. Dolci: pasticci fatti in casa, biscotti, datteri farciti, paste di semolino, bocconcini di segale. Carni: suino, capretto, montone, capra, pollo, agnello, piccione, ghiro, asino, cinghiale, lepre, oca, anatra, cervo, capriolo, daino, maiale, gru, manzo. Pesci: orata, luccio, sogliola, triglia, scampi, gamberi, seppie, polpi, astici, murene, storioni, aragoste, ostriche, naselli. Uova: gallina, anatra, piccione, pernice. datteri, uva, giuggiole, ciliegia, cedro, more, corniolo. Bevande: latte, aceto. Vini: faleno di capua, massicum, calenum.

12

13 Terremoto 80’ Il terremoto dell'Irpinia del 1980 fu un sisma che si verificò il 23 novembre 1980 e che colpì la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale. Caratterizzato da una magnitudo del momento sismico di circa 6,9 gradi Richter e del X grado della scala Mercalli con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. Il terremoto colpì alle 19:34 di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa della durata di circa 90 secondi con un ipocentro di circa 30 km di profondità colpì un'area di 17.000 km² che si estendeva dall'Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti (decimo grado della scala Mercalli) furono quelli di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant'Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna. Gli effetti, tuttavia, si estesero a una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l'area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino, come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa. I resoconti dell'Ufficio del Commissario Straordinario hanno quantificato i danni al patrimonio edilizio. È risultato che dei 679 comuni che costituiscono le otto aree interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati. Le tre province maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni dellafasciepicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve. L'entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una «scossa di terremoto in Campania» dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l'altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.

14 Eruzione Vesuvio 79 L'eruzione del 79 d.C è senza dubbio la più nota eruzione del Vesuvio e forse la più nota eruzione vulcanica della storia. Questa è stata descritta da Plinio il Giovane in due famose lettere a Tacito, che costituiscono dei preziosi documenti per la vulcanologia (vedi le "Testimonianze storiche"). Nelle lettere egli racconta della morte dello zio, Plinio il Vecchio, partito da Miseno con una nave per portare soccorso ad alcuni amici. Da qui la denominazione di eruzione pliniana per questo tipo di fenomeno particolarmente violento e distruttivo. In epoca romana, all'inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un vulcano attivo e alle sue pendici sorgevano alcune fiorenti città, che si erano sviluppate grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi. Nel 62 d.C. l'area vesuviana fu colpita da un forte terremoto, che provocò il crollo di molti edifici e produsse danni anche a Nocera e a Napoli. All'epoca non fu ipotizzata alcuna relazione tra il terremoto e la natura vulcanica dell'area. Il 24 agosto dell'anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km3 di magma sotto forma di pomici e cenere. L'eruzione ebbe inizio intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto con l'apertura del condotto a seguito di una serie di esplosioni derivanti dall'immediata volatizzazione dell'acqua della falda superficiale venuta a contatto con il magma in risalita. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano. Questa fase dell'eruzione si protrasse fino all'incirca alle otto del mattino successivo, e fu accompagnata da frequenti terremoti. Approfittando nella notte di una apparente pausa nell'attività eruttiva, molte persone fecero ritorno alle case che erano state lasciate incustodite. Ma furono sorprese nella mattinata dalla ripresa dell'attività durante la quale si verificò il collasso completo della colonna eruttiva, che determinò la formazione di flussi piroclastici che causarono la distruzione totale dell'area di Ercolano, Pompei e Stabia. Nella parte terminale dell'eruzione, avvenuta probabilmente nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi seppellirono definitivamente le città circostanti, mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell'atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.

15 Localizzazione Ercolano

16 Terremoto 80’

17 Eruzione Vesuvio 79

18 Strutture ricettive ieri e oggi IERI Sin dalle prime forme di turismo, i viaggiatori erano considerati soggetti portatori di interessi e culture diverse. Fu proprio nell’ epoca romana che fu instituito il “diritto di ospitalità”, che serviva a regolare con apposite norme i rapporti fra ospitante e ospitato. Da qui in poi nacquero le prime forme di strutture ricettive che offrivano ospitalità ai turisti: -l’hospitium publico (ospizio pubblico), era un accordo che regolamentava l’ospitalità prestata da parte delle famiglie ad ambasciatori, senatori, magistrati o consoli che viaggiassero per motivi politici o d’affari. I consoli dovevano portare con però con sé dei documenti o un sigillo imperiale per farsi riconoscere. -Il patronotus (patronato) garantiva, in particolare ai funzionari dello Stato mandati in missione, una sicura ospitalità presso le case dei nobili o dei residenti nelle città conquistate dei Romani. La tessera hospitalis assicurava al suo possessore, in ogni città e tappa convenzionata, il pasto, l’alloggio, l’assistenza sanitaria e legale. Lungo le importanti arterie di comunicazione era possibile trovare le seguenti struttre: -stationes: generalmente gestite dallo Stato, erano in pratica, le prime strutture ricettive per la sosta; -mansiones: erano strutture distanti circa 30 km l’una dall’altra e garantivano ai viaggiatori il pasto serale e il riposo notturno. Disponevano inoltre di officine per eventuali riparazioni del mezzo di trasporto e di stalle per accudire o cambiare i cavalli. -mutationes: erano strutture distanti circa 5 km l’una dall’altra, utilizzate per la sosta e il ristoro dei viaggiatori

19 Strutture ricettive ieri e oggi OGGI Tale servizio può consistere nella fornitura del solo servizio di alloggio o può comprendere altri servizi complementari, tipicamente: servizio di prima colazione, servizio d ristorazione, sale per congressi, centri benessere, impianti sportivi. L'offerta del servizio di alloggio o anche degli altri servizi può dipendere dall'ubicazione dell'impresa: montagna, mare, centro città, periferia; dalla tipologia di clientela (affari, vacanza salute), dagli spazi a disposizione necessari a svolgere queste attività le imprese ricettive si dividono in esercizi alberghieri ed esercizi complementari. Fanno parte del primo gruppo gli alberghi, i motel i villaggi-albergo e le residenze turistico alberghiere. Fanno parte del secondo gruppo: i campeggi, i villaggi turistici gli alloggi, gli esercizi di affittacamere, le case per vacanze, gli ostelli per la gioventù e i rifugi alpini.


Scaricare ppt "Taberna di Priapo Nell'antica Roma la taberna (in latino taberna, al plurale tabernae) era un ambiente aperto su uno spazio più ampio, dotato di un'ampia."

Presentazioni simili


Annunci Google