La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Il disastro del Gleno Per non dimenticare Istituto comprensivo G.Bonafini di Cividate Camuno Scuola Secondaria di I° grado classe I B.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Il disastro del Gleno Per non dimenticare Istituto comprensivo G.Bonafini di Cividate Camuno Scuola Secondaria di I° grado classe I B."— Transcript della presentazione:

1 Il disastro del Gleno Per non dimenticare Istituto comprensivo G.Bonafini di Cividate Camuno Scuola Secondaria di I° grado classe I B

2 Le risorse della Valle Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, la valle Camonica si avviava ad un grande sviluppo industriale. Erano sorte, infatti, industrie metallurgiche importanti. Una soc. di Milano decise di creare una centrale idroelettrica in una valle laterale alla valle Camonica. Si trovò un sito adatto alla costruzione di una diga a quota 1500 mt., ai piedi del monte Gleno. Con un’altezza di 2852 mt.,la montagna disponeva di nevai e di flussi d’acqua tali da giustificare, la progettazione e la successiva costruzione di una diga nella valle a monte di Bueggio e Vilminore di Scalve, per l’utilizzo a fini industriali,delle acque del Dezzo e di altri corsi d’acqua. La valle del Gleno come appariva prima della costruzione della diga

3 Le fasi della costruzione 31/1/1917 Il Ministero dei Lavori Pubblici, fissa le norme secondo le quali la ditta Viganò può sfruttare il bacino del Gleno. 5/7/1917 Inizio dei lavori. LUGLIO 1919 iniziano gli scavi della roccia per l’appoggio della diga. Giugno 1920 costruzione delle fondamenta della diga. 26/11/1921 Il Genio Civile informa il Ministero della variazione del tipo costruttivo della diga, da gravità ad archi multipli. 22/10/1923 il bacino si riempie per la prima volta interamente a causa delle forti piogge. Circa 12 metri cubi di acqua al minuto secondo si scaricano dagli sfioratori,battono con violenza contro lo spigolo dei piloni di fondo valle asportando il materiale ivi accumulato. La parte centrale della diga in fase di costruzione.

4 Il sistema a gravità continua col sistema ad archi multipli

5 La costruzione ultimata

6 Il giorni del disastro Erano giorni piovosi, con vento di scirocco e disgelo. Il guardiano Morzenti testimonierà: “Alle 7,30 dell’1/12/23, la diga sovrastante la Valle di Scalve si squarciò sul lato sinistro del torrente Povo, di cui era destinata a trattenere le acque. La diga si svuotò dell’acqua e della melma depositata sul fondo in un quarto d’ora. La massa d’acqua raggiunse in un baleno Bueggio poi la Centrale di Povo, Valbona,, ed infine il ponte del Dezzo.” Bueggio dopo il disastro Centrale di Valbona Dezzo

7 Testimonianze Luigi Minini di Dezzo Mi trovavo nella cucina di parenti in attesa di andare a scuola. Avevo 9 anni. Un’onda travolse Dezzo. Morirono due cugine che abitavano al di là del ponte. Caterina di Dezzo. Ero appena tornata dalla chiesa e stavo preparando la colazione. Sentii un forte rumore. Corsi fuori spaventata e vidi il parroco che faceva fuggire le donne sulla montagna. Scappai anch’io e dall’alto vidi un’enorme ondata d’acqua che raggiunto il forno fusorio dove era appena stata fatta una colata di ferro, provocare un denso fumo nero che impediva di vedere. Dezzo fu travolto da due ondate: la prima procurò pochi danni, arrivata però al ponte che porta a Dosso dove la valle si restringe formando una gola, l’acqua piena di detriti e tronchi si arrestò, tornò indietro e travolse di nuovo il paese. Nina di Dezzo. Mi trovavo a casa e stavo preparando il caffè. Ad un tratto udii un forte rumore e vidi che la casa si stava allagando. Uscii in fretta con mio padre, ma l’acqua ci raggiunse. Per fortuna vedemmo davanti a noi un carretto che galleggiava sull’acqua, ci aggrappammo e così riuscimmo a raggiungere la terra ferma.

8 Infine fu spazzato via dall’acqua il ponte del Dezzo, e il Santuario della Madonna di Colere e la Centrale di Mazzunno. L’enorme massa che scendeva dal Povo si schiantò contro la montagna sottostante Azzone e rigettò indietro le acque del Dezzo provenienti da Schilpario, prima di formare un bacino mortale nella plaga di Dezzo. Testimonianza Giacomo Morelli Vidi da Azzone sul monte della frazione di Dezzo, una grande fiumana che si estendeva su tutta la valle e compresi la gravità del disastro. Era impossibile che qualunque cosa anche voluminosa o pesante, potesse resistere all’immensa precipitazione delle acque. L’immensa ondata delle acque era enorme,così alta, che portò via case intere travolgendo a valle ogni cosa. Colere Azzone

9 Nella valle tra Dezzo e Angolo, si conosce solamente ciò che avvenne dalle orme. Ad Angolo molti assistettero terrorizzati allo spettacolo della fiumana che avanzava. Un serpente giallognolo, un boato da terremoto. Testimonianza Bendotti Francesco Colere 1/1/23 ore 7,10.”Mi trovavo sulla porta di casa, vidi una montagna di acqua e fuoco:era il forno che nell’entrare l’acqua, era scoppiato. Con la mia famiglia scappammo lungo una stradina che porta in campagna, ma l’acqua ci raggiunse portando via la casa, mia moglie e la bambina. Solo 4 giorni più tardi ad Angolo fu trovata la madre che stringeva ancora tra le braccia la sua creatura. Furono sepolte ad Angolo. Angolo

10 Mentre l’abitato di Angolo rimase praticamente intatto e non subì danni, a Mazzunno furono spazzate via la Centrale idroelettrica e il cimitero. La fiumana discese a Gorzone, il Dezzo ingombrato da tronchi e massi, formò uno sbarramento..I gorzonesi videro il livello dell’acqua alzarsi rapidamente. Il timore fu breve. L’acqua acquistò ancora violenza nella stretta del Dezzo a monte delle Ferriere, a pochi passi dal ponte di Corna di Darfo e irruppe su Darfino. Centrale di Mazzunno prima del disastro Centrale di Mazzunno dopo il disastro Immagini di Corna

11 Le ferriere di Voltri furono danneggiate: la centrale invasa, le acque invasero lo stabilimento Baslini che occupava 900 operai e venne inghiottito. Darfino scomparve. Testimonianze Benedetti Attilio Sacca di Esine “Lavoravo presso le Ferriere di Voltri. Mi trovavo nella parte alta dello stabilimento, quando vidi il mio reparto invaso dall’acqua. Fuggii verso la montagna retrostante lo stabilimento.Uno sguardo verso il basso: una quantità enorme di fusti di carburo galleggiava sulle acque.Fu davvero un terribile spavento e una grande tragedia. Concetta Reali ostetrica Darfo Mi trovavo nella mia casa dove attualmente sorge la caserma dei Carabinieri a Darfo.Mancava un quarto alle 8. Piovigginava: una pioggia lieve lieve, filiforme. Vidi dalla finestra una signora fuggire. Le chiesi gridando il motivo della fuga e lei mi fece segno che stava accadendo qualcosa lassù, verso il Dezzo.Scappai con mia suocera. Corremmo verso l’attuale Posta, ma incontrammo mio cognato che ci convinse a tornare sui nostri passi e rifugiarci sul solaio della nostra casa. Mia suocera recitava il rosario inginocchiata. Un urto violento,una scossa tremenda e tutti cademmo nell’acqua. Mi legai stretta ad un tronco. Poi svenni e quel che avvenne dopo, non lo seppi mai. Corna di Darfo

12 Il Dezzo si ricreò un nuovo ramo che scorreva non lontano dall’edificio scolastico e municipale.L’acqua giunse al livello delle due strade provinciali, la bresciana- bergamasca e ricoprì di detriti e fango la ferrovia Brescia-Edolo fino all’altezza del torrente Re di Gianico. L’acqua poi, finalmente placata, andò nel lago d’Iseo che così si riempì di legname, imposte, mobili,botti e attrezzi di ogni genere. Qui nel lago alzatosi di livello, si troveranno poi molte salme. Lago d’Iseo

13 Le responsabilità del disastro

14 Corti Vincenzo di Pietro “La diga del Gleno sul lato destro e alla base perdeva circa 10 lt. d’ acqua al minuto secondo. L’acqua di perdita veniva convogliata nel bacino di carico. Non mi sono impressionato per tale perdita di acque, visto che l’Ing.Santangelo e il Viganò non vi davano importanza.” Caterina 1983 “La diga perdeva acqua, perciò sospettavamo che non fosse sicura. Tutti pensavano che la diga sarebbe crollata, sapevamo anche che i materiali usati per la costruzione erano stati scarsi.” Tagliaferri Bortolo fu Giovanni “Io lavoravo per dieci ore al giorno, mentre gli altri operai principalmente milanesi, facevano 3-4 ore di straordinario al giorno, senza che noi della Valle di Scalve potessimo vedere il lavoro fatto da costoro perché se venivi scoperto… saresti stato licenziato”. La diga dopo il disastro

15 Tagliaferri Giovanni Oltrepovo “Gli operai milanesi dicevano che gli scalvini non erano capaci di lavorare con sveltezza come loro. Per questo il Viganò preferiva gli operai milanesi, perché diceva che facevano più lavoro di noi, innalzando con grande impegno la costruzione dei pilastri fatta per metà quasi a secco.” Tagliaferri Pietro di Bortolo Oltrepovo “L’assistente Sperandio un giorno minacciò di licenziarmi se ogni giorno io non gli avessi fatto 8 metri di muratura. Questo era impossibile perchè al massimo si poteva erigerne 3 metri.” Merli Antonio Vilmaggiore “. Nella parte interna venivano lanciati sassi e malta alla rifusa. Mentre io facevo notare queste irregolarità, fui licenziato subito sotto l’accusa di essere un rivoluzionario.” La diga dopo il crollo

16 Augusto Villa, ingegnere direttore della Soc.Ferro Beton, Milano Mi sono formato il convincimento che la parte che ha ceduto sia stata appunto la platea di fondazione e che il crollo si sia verificato per lo slittamento della roccia….Anzichè trattarsi di ferro tondo ed uniforme, era di tipi assortiti e risultava, ciò è gravissimo, non avere avuta alcuna adesione al cemento. Mi sono convinto che il disastro fu cagionato nell’insieme dall’incoscienza del costruttore, più che dall’idea di economizzare.

17 Sanna Emilio Bergamo tecnico “Dal taglio che presentava la costruzione in corrispondenza dello squarcio,rilevai che la diga ad archi multipli era stata sovrapposta alla diga a gravità, senza che vi fosse apparentemente alcuna opera di ancoraggio dei piloni.” Tagliaferri Giovanni Pezzolo “La sabbia per gli impianti era sporca d’argilla, la malta era mal lavorata. A volte si presentava troppo bagnata, a volte era solo ghiaia e cemento, e di quello scadente.” La diga oggi

18 Il Tribunale di Bergamo il 4/7/1927 condannò la Ditta Viganò per le seguenti motivazioni: La costruzione della diga fu eseguita con negligenza ed imperizia non curando che nel passaggio dal sistema a gravità a quello ad archi multipli, si provvedesse a quanto occorreva per evitare fughe d’acqua. Si costruì in modo affrettato usando materiali inadatti per se stessi o per ragioni economiche. Inoltre si mise in esercizio l’opera senza prima aver ottenuto il collaudo del lavoro, come prescritto dalla legge,cagionando così il disastro della rottura della diga che provocò la morte di circa 500 persone e travolse e seppellì intere borgate. Dezzo

19 I resti della diga del Gleno simboleggiano la superficialità umana, perché avrebbero dovuto dare un insegnamento che probabilmente avrebbe potuto evitare il disastro, ancor più grave, del Vajont accaduto esattamente 40 anni dopo. Anche qui sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato al disastro: l’aver costruito una diga non idonea sotto il profilo geologico; l’aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza, un disboscamento eccessivo e le numerose costruzioni stradali. Anche se le motivazioni sono diverse, il disastro del Gleno, così come quello del Vajont, sono state catastrofi provocate dalla leggerezza dell’uomo nell’affrontare simili opere senza le opportune ricerche geologiche e cercando soprattutto il facile guadagno. La diga del VajontLa diga del Gleno

20 L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2008 l’Anno Internazionale del Pianeta Terra. Lo scopo è far conoscere all’opinione pubblica il possibile utilizzo del sapere umano per rendere la Terra un luogo più sicuro, sano e ricco quindi, la necessità di far conoscere il grande patrimonio di conoscenze ottenute dalle geoscienze, per costruire le basi sulle quali realizzare uno sviluppo realmente sostenibile.

21


Scaricare ppt "Il disastro del Gleno Per non dimenticare Istituto comprensivo G.Bonafini di Cividate Camuno Scuola Secondaria di I° grado classe I B."

Presentazioni simili


Annunci Google