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Il Romanticismo ... e Ugo Foscolo.

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Presentazione sul tema: "Il Romanticismo ... e Ugo Foscolo."— Transcript della presentazione:

1 Il Romanticismo ... e Ugo Foscolo

2 Il Neoclassicismo  è una tendenza del gusto artistico-letterario che si rifà all’arte classica (cioè all’arte greca e latina). Tuttavia con tale termine si è soliti indicare quel particolare movimento sorto fra lo scoppio della Rivoluzione francese e la caduta di Napoleone ( ). In effetti, la passione per l’arte classica (passione che, pur fra alti e bassi, non si era comunque mai veramente spenta dall’umanesimo in poi) ricominciò ad ardere con rara intensità, soprattutto nelle arti figurative. Il Neoclassicismo Amore e Psiche di Antonio Canova

3 Buona parte del merito per questo rilancio in grande stile dell’interesse per l’antichità si deve ai nuovi ritrovamenti archeologici, specie quelli di Ercolano, Paestum, Stabia (1737) e Pompei (1748). Artisti, storici, critici e collezionisti di tutta Europa si fecero prendere dalla passione per le vestigia antiche; molti furono gli intellettuali (francesi, tedeschi, inglesi...) che giunsero in Italia per visitare le raccolte (pubbliche e private)  d’antichità romane, le rovine, gli scavi. Si deve a Johann Joachim Winckelmann ( ) il merito di aver teorizzato una dottrina autonoma e originale del Neoclassicismo in opere quali "Storia dell'arte dell'antichità", determinando una corrente pittorica, scultorea, letteraria, architettonica, musicale ed estetica in generale diffusa in tutta Europa, e sostenuta anche da Napoleone. 

4 Il Bonaparte volle infatti farne un'arte di Stato perché richiamasse alla memoria i fasti della democrazia ateniese e della repubblica romana, mitizzando una rinascita della romanità cesariana e imperiale. Il Winckelmann, convinto che gli antichi, e soprattutto i greci, avevano raggiunto la perfezione artistica, e attratto maggiormente dalla scultura, ritenne necessario un ritorno a quella grandezza, da imitare per la sua bellezza spesso priva di una connotazione realistica-naturalistica, bensì astratta, razionale, olimpica, metafisica, assoluta.

5 Comunque, benchè la teoria estetica winckelmanniana abbia certamente avuto il pregio di aver promosso una riscoperta dell'arte e della cultura classiche, spesso si è verificata una sorta di retorica neoclassica, ossia un'accademicità sterile e fine a se stessa, astorica se non anacronistica, che trasmetteva a volte un'atmosfera da museo o da cimitero piuttosto che una emozionalità ispirata. Peraltro soprattutto nella sua fase ottocentesca il neo classicismo perse gran parte della sua originale e spontanea semplicità nel citare lo stile antico dei greci, per approdare ad una meno credibile e alquanto meccanica e sterile imitazione di esso. In ambito letterario, il neoclassicismo si tradusse nel ricorso alla mitologia e, quando il riferimento non era al passato ma al presente, all’allegoria. A. Canova Venere Vincitrice (Paolina Bonaparte)

6 Il Romanticismo Il Romanticismo è un Movimento letterario affermatosi in Europa tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Nasce come reazione all’Illuminismo e al Neoclassicismo cioè alla razionalità e al culto della bellezza classica alle quali si contrappongono la spiritualità, l’emotività, la fantasia, l’immaginazione, e soprattutto l’affermazione dei caratteri individuali d’ogni artista. Caspar David Friedrich: Abbazia in una foresta di querce (Funerale di un monaco  in una foresta di querce) 1810 Schloss Charlottenburg, Berlin

7 “Innanzitutto nel Romanticismo bisogna sottolineare il rapporto speciale tra l’uomo e la natura: la natura diventa l'espressione del divino in terra, di cui l'uomo non è che un’effimera manifestazione. Essa, con la sua perfezione, stimola nell'uomo sentimenti talmente intensi da devastarlo, a volte spaventandolo, a volte calmandolo, ma sempre tenendolo in pugno, determinando i suoi umori e le sue vicende, facendolo vivere in modo totale, panico. Quando l'uomo, tuttavia, arriva a vedere nel tutto dell’universo la bellezza, quando ne sente la forza sovrannaturale, è allora che si realizza il concetto di sublime (teorizzato da Edmund Burke)”. (Laura Panarese) Caspar David Friedrich: Il viandante sul mare di nebbia 1817 Kunsthalle, Hamburg

8 “Figlio di questo aspetto della sensibilità dell’uomo romantico è un'altra novità dell’epoca, l’aspirazione all'infinito, che in filosofia coincide con l’idealismo. L'uomo vive in funzione di un infinito processo di automiglioramento dello spirito che immane, cioè sopravvive, alla realtà, una perenne tensione verso la perfezione”. (Laura Panarese) Caspar David Friedrich: Signora alla luce del tramonto (Tramonto, alba, Signora alla luce dell'alba) 1818 Museum Folkwang, Essen

9 Tra i più grandi pittori romantici europei, Caspar David Friedrich (Greifswald, 5 settembre Dresda, 7 maggio 1840), "L'unica vera sorgente dell'arte è il nostro cuore, il linguaggio di un animo infallibilmente puro. Un'opera che non sia sgorgata da questa sorgente può essere soltanto artificio. Ogni autentica opera d'arte viene concepita in un'ora santa e partorita in un'ora felice, spesso senza che lo stesso artista ne sia consapevole, per l'impulso interiore del cuore". Quanta distanza dalla perfezione neoclassica La freddezza, la scelta razionale degli elementi più belli, la perfezione del prodotto d’arte lasciano il posto ad una disposizione tutta creativa, emozionale, pura, quasi mistica e spirituale nella sincerità dell’animo del pittore mentre crea l’opera d’arte. (Laura Panarese) Nella pagina successiva: Sera con nuvole (Abend mit Wolken) Caspar David Friedrich, 1824

10 Alla sera La suggestione della notte ha sempre esercitato un grande fascino sui poeti lirici. Nel celebre sonetto Alla sera, pubblicato nel 1803 insieme ad altre poesie, Foscolo descrive il momento in cui scendono le prime tenebre e il mondo trascolora dalla luminosa vitalità del giorno alla malinconia dell'oscurità, che richiama l'idea della morte. La sera porta con sé un'atmosfera di quiete e di sospensione degli affanni, in cui anche un animo tormentato può temporaneamente risollevarsi.

11 Romanticismo e rivoluzione:
I princìpi romantici Romanticismo e rivoluzione: Il romanticismo si fece sostenitore anche di ideali civili, primo fra tutti la libertà dei popoli dall’oppressione politica, in nome del diritto di ogni individuo al riconoscimento della propria dignità. Nel Guglielmo Tell (1804) di Friedrich Schiller, cui si ispirò l’omonima opera (1829) di Gioacchino Rossini, il leggendario eroe svizzero incarna il simbolo della rivolta contro il tiranno e la dominazione straniera. Poeti come George Byron (nell’immagine) e Percy Bysshe Shelley sostennero gli ideali romantici della lotta per la libertà sia con la loro opera sia nella vita, combattendo in Italia e in Grecia. Il russo Aleksandr Puškin, che scrisse poesie di aperta intonazione rivoluzionaria, come l’ode Alla libertà (1817), fu per questo perseguitato dal regime zarista.

12 Negazione della ragione:
Francisco Goya Negazione della ragione: gli autori romantici rifiutano l'idea illuministica della ragione, in quanto questa non si è rivelata in grado di spiegare la totalità delle cose che sono. Per questo nell'era romantica c'è un grande progresso nell'esplorazione dell'irrazionale: la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria importanza.

13 Soggettivismo e individualismo:
Esotismo: è una fuga dalla realtà, che può essere temporale o spaziale, e che può andare verso un luogo esotico o comunque lontano da quello di appartenenza, oppure in un'epoca diversa da quella reale, come il medioevo o l'età classica. Il tema della fuga sarà fortemente sentito e ripreso da molti autori novecenteschi, tra i quali spicca James Joyce (con Gente di Dublino). Lord Byron  ritratto nel costume nazionale albanese Soggettivismo e individualismo: con la mancanza della ragione illuministica, tutto ciò che circonda l'uomo, la natura, non ha più una sola e razionale chiave di lettura, ed è così che si arriva al concetto per cui ogni uomo riflette i propri problemi, o comunque il proprio io, nella natura, che ne diventa così il prodotto soggettivo.

14 Concetto di popolo e nazione:
una fonte di ispirazione dei poeti romantici è l'opera di Omero, che si prefigura come risultato della tradizione orale e folcloristica di un intero popolo: in questo periodo infatti, l'individualismo diventa, su grandi dimensioni (quindi a livello statale) una forma di nazionalismo, che sfocia per esempio nella ricerca di origini antiche delle moderne nazioni (da qui anche l'interesse per il medioevo, che viene rivalutato).

15 Ritorno alla religiosità:
mancando il supporto della ragione illuminista, l'uomo romantico cerca stabili supporti nella fede e nella conseguente tensione verso l'infinito. Si determina così un ritorno all'utilizzo di pratiche magiche e occulte, spesso accidentale motivo di importanti scoperte scientifiche. Caspar David Friedrich: Croce e cattedrale fra le montagne Kunstmuseum, Düsseldorf

16 Studio della storia: mentre nel Settecento illuminista l'uomo veniva considerato quale essere razionale e quindi di pari dignità nel corso della storia, in età romantica si recupera una visione dell'uomo in fieri, cioè in costante cambiamento. Si sviluppano così nuove discipline come la numismatica, l'epigrafia, l'archeologia, la glottologia. Parallelamente si sviluppa una forte critica allo spregiudicato uso del lume della ragione che nel Settecento portò molti pensatori illuministi a stigmatizzare il popolo del Medioevo, oppresso dal peso di una religione oscurantista: i romantici, invece, predicando un ritorno alla religiosità e invitando al tuffo nella fede, riabilitano i tempi bui del Medioevo, apprezzando quei caratteri che l‘Illuminismo criticava.

17 L’eroe romantico I romantici aspiravano a una felicità assoluta ed eccezionale; nel contempo, consideravano il dolore come un segno distintivo, una prova che tempra lo spirito. Eternamente inquieti, in perenne conflitto con la società del tempo, coltivarono il mito del “genio”: l’eroe solitario e ribelle, travolto da passioni, sempre in bilico fra titanismo (sfida al destino e alla società), esotismo (fuga verso terre lontane e ansia di evasione) vittimismo (senso di avversità del destino e della società). George Byron e Percy Bysshe Shelley

18 Ugo Foscolo «Cos'è l'uomo se tu lo abbandoni alla sola ragione fredda, calcolatrice? scellerato, e scellerato bassamente». [Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis]

19 La vita e le opere Ugo Foscolo nacque nel 1778 a Zante, isola delle lonie. Nel 1792 si trasferì a Venezia, dove strinse amicizia con Ippolito Pindemonte. Nel 1797 si arruolò nell'esercito della Repubblica Cispadana e compose l'ode A Bonaparte liberatore. Dopo la delusione per la cessione del Veneto all'Austria si trasferì a Milano, dove nel 1799 compose il romanzo epistolare Le ultime lettere di Jacopo Ortis; seguirono diversi sonetti (tra cui Alla sera, In morte del fratello Giovanni, A Zacinto), pubblicati nel 1803 sotto il titolo Poesie, e le odi (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, All'amica risanata). Tra il 1804 e 1806 prestò servizio in Francia come ufficiale; si legò a una donna inglese da cui ebbe una figlia, Floriana; «sperimentò» una traduzione dell'lIiade e tradusse il Viaggio sentimentale di Lawrence Sterne, cui aggiunse in premessa l’autobiografica Notizia intorno a Didimo Chierico. Nel1806 a Milano compose Dei Sepolcri; nel 1812 a Firenze lavorò al carme Le Grazie. Dopo il crollo del Regno d'Italia (1813) il poeta, tornato a Milano, rifiutò di prestare il suo giuramento all'Austria della Restaurazione ed emigrò a Londra. Morì nel 1827 con accanto la sola Floriana. Nel 1871 i suoi resti furono trasportati nella chiesa di Santa Croce a Firenze.

20 Il Neoclassicismo e la sensibilità romantica
di Ugo Foscolo Foscolo attribuisce alla poesia lirica due caratteri fondamentali: il «passionato» in cui prevalgono le passioni e i sentimenti, e il «mirabile» in cui prevale la bellezza classica. Ne deriva che nella sua produzione letteraria coesistono: - il personaggio passionale e solitario, tipico dell'eroe romantico, bello di fama e di sventura, nobilitato e reso famoso dall'esilio (A Zacinto); - il poeta civile che affida alla poesia il compito di testimoniare la storia, la morale e la politica, nel carme Dei Sepolcri; - il poeta neoclassico che si richiama ai miti della bellezza, dell'armonia, intimamente legati anche al ricordo della terra natìa e della madre greca (A Zacinto), e che affida a figure mitologiche il rimedio contro le passioni e le sofferenze della vita, come nel poema allegorico Le Grazie.

21 I motivi delle opere di Foscolo - l'amore, la patria, il sepolcro, la bellezza, la poesia, il mito - ruotano intorno a pessimismo e illusione, tematiche comuni alla generazione uscita dalla Rivoluzione francese e in cerca di soluzioni nuove. Il poeta trovò nuovi spazi ideali nelle «illusioni», che esprimono una profonda esigenza di armonia e di ordine, celebrata attraverso: - la bellezza rasserenatrice; - la poesia che eterna; - la sopravvivenza ideale garantita dai sepolcri che vincono il «nulla» della morte con la «corrispondenza d'amorosi sensi» tra l'estinto e i vivi. In Foscolo l’ideale di bellezza e di armonia, che il teorico del Neoclassicismo Winckelmann definisce «sublime», si fonde con l'inquietudine, il dolore, l'impeto e le passioni della sensibilità romantica.

22 Alla sera Forse perché della fatal quiete
tu sei l' immago a me sì cara vieni, o sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, e quando dal nevoso aere inquïete tenebre e lunghe all' universo meni sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno, e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

23 Le note fatal quiete: la morte, che fatalmente attende tutti gli uomini. immago: immagine ti corteggian: ti accompagnano zeffiri sereni: venti primaverili che portano bel tempo. aere: cielo. inquïete: tempestose. all’universo meni: porti sulla terra. invocata: desiderata (da me). le secrete vie: I sentimenti più riposti. tieni: occupi. sull’orme: sulle tracce. al Nulla eterno: verso la morte, l’annullamento di tutto. reo tempo: età malvagia, causa di dolori e tormenti. le torme delle cure: gli innumerevoli affanni. onde … si strugge: con cui si consuma insieme a me. dorme … mi rugge: si placa lo spirito tempestoso che si agita con violenza nel mio animo.

24 Il sonetto segue lo schema metrico ABAB, ABAB, CDC, DCD e comprende due periodi sintattici, di cui il primo comprende le quartine e il secondo le terzine. I due periodi vengono a differenziarsi anche nella tematica, infatti, mentre nel primo risalta l'"immagine" della sera e della pace, nell'altro prevale la riflessione su se stesso e un alto grado di tensione. Tuttavia, se ancora viene mantenuta una divisione tra quartine e terzine, salta completamente la rigida separazione tra le strofe che caratterizza il sonetto tradizionale, aprendo la via alla distruzione del più classico schema della lirica italiana. Da notare poi come l'avvio del sonetto sia contrario ad ogni tradizione: il sonetto classico svolge una riflessione o una descrizione affidando alle quartine le premesse che nelle terzine sono portate ad una logica conclusione. Qui la situazione è invece ribaltata: l'autore sembra essersi già posto implicitamente delle domande che il lettore può forse solo immaginare dopo aver letto gli ultimi versi. Il poeta, in un difficile periodo di vita personale e della sua patria, è lacerato da uno spirito ribelle che tormenta il suo animo, ma al calar della sera questo sentimento si assopisce perché la sera è un'immagine di anticipazione della morte.

25 Temi Romantici: Concezione positiva della morte, spirito da guerriero, esposizione dei sentimenti Temi Neoclassici: Concezione materialistica e atea Figure Retoriche: Enjambement = V: 1,2,3,5,6,7,9,10,11,12,13 Metafore = V: 1 (fatal quiete), 14 (rugge) Perifrasi = V: 4 (nubi estive e zeffiri sereni), 5 (nevoso aere…) Intreccio romantico e neoclassico: Per quanto riguarda il tema della morte, Foscolo nega l’ esistenza di una vita ultraterrena (visione materialistica-atea) ma allo stesso tempo il poeta non risulta spaventato da ciò, anzi risulta compiaciuto nel veder calare la sera (o la morte). Concezione della Morte e della Vita: Foscolo non crede in una vita ultraterrena, ma la sera gli dà sensazioni piacevoli. La concezione della vita è tipicamente preromantica; infatti la vita è una continua lotta contro gli ostacoli (vedi V 11).

26 A Zacinto Né più mai toccherò le sacre sponde ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell'onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l'inclito verso di colui che l'acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.

27 Le note sacre sponde: spiagge di Zacinto, dette “sacre” perché sono la sua patria. giacque: riposò. mia: l’aggettivo possessivo indica il profondo legame affettivo che lega il poeta alla patria. greco mar: il mare Ionio. fea: faceva. onde: per cui. non tacque: celebrò. l’inclito: il famoso. di colui ... fatali: costruisci “di colui che cantò l’acque fatali”, cioè di Omero, che raccontò in versi i viaggi per mare, voluti dal fato, compiuti da Ulisse. diverso esiglio: l’esilio in paesi diversi. bello: celebre. a noi: a me.

28 La composizione è perfetta, a rima ABAB ABAB CDE CED, ricca di allitterazioni consonantiche come la c- l - f - e suoni vocalici come la e - i - o. La descrizione della poesia e’ circolare: si parte da Zante per passare al mare Ionio, a Venere, alle isole, ai poemi omerici, a Omero, a Ulisse e Itaca ed infine ancora a Zante. Marcello Pagnani nel suo studio approfondito ha messo in luce la centralità dell'idea di maternità, laddove Zacinto viene vista come madre, e dell'idea di acqua marina come generatrice della dea Venere ed elemento sul quale navigò Ulisse. Il tema di maternità verrà ripresa in modo diretto nel sonetto “gemello” In morte del Fratello Giovanni. Il lessico della poesia è altamente letterario, aulico, pregiato, selezionato e connotativo. La poesia ha un lungo periodo ipotattico che abbraccia le due quartine e la prima terzina. L'ultima terzina ha due periodo paratattici, ma il secondo è in effetti una subordinata causale, introdotta dal punto e virgola. Il primo periodo sintattico ha un andamento sinuoso e veloce, come le acque di un fiume che scorre tra le anse sempre più veloce, fino ad arrivare alla cascata finale, e di nuovo nel letto piatto lentamente il fiume riprende la sua corsa. Così in questo sonetto dopo l'incipit si susseguono sei relative, una dopo l'altra, in un crescendo di immagini nuove e creative fino all'ultima che descrive Ulisse nel suo drammatico viaggio. Il sonetto nella sua ultima terzina riprende il percorso, lentamente, per finire il senso drammatico espresso nei primi due versi.

29 Temi Romantici: Patriottismo, eroe romantico in esilio Temi Neoclassici: Presenza di Grecismi e Latinismi (Zacinto), figure mitologiche ( Venere), e Omero Figure Retoriche: Perifrasi = V 2 “dove…giacque” Sineddoche = V 7: “nubi” Litote = V 6: “non tacque” Antitesi = V 11: “baciò-petrosa” Intreccio Romantico e Neoclassico: Il tema romantico si intreccia con quello neoclassico quando Foscolo richiama l’ attenzione sul personaggio mitologico di Ulisse, sottolineando in particolar modo la patria ed il fatto che, anche lui come Ulisse, era in esilio. Comunque la figura mitologica (neoclassica) in questo caso, coincide con l’ eroe romantico. Identificazioni del poeta: Il poeta si rivede in parte nella figura mitologica di Ulisse, perchè Ulisse ha potuto ritornare nella sua patria Itaca, mentre Foscolo è destinato a restare lontano da Zante anche dopo la sua morte.

30 d. sventura / sepoltura [nota la disforia voluta dal fato avverso]
a.     sponde / onde / feconde / fronde [v. il tema dell’acqua (per sineddoche: onde) legato a quello della fecondità; è importante qui ricordare che il tema dell’acqua sarà poi, nell’interpretazione psicanalitica, legato al liquido amniotico che circonda il feto] b.    giacque / nacque / tacque / acque [v. il tema dell’acqua (acque) legato a quello della nascita; è importante qui ricordare che il tema dell’acqua sarà poi, nell’interpretazione psicanalitica, legato al liquido amniotico che circonda il feto] c.     esiglio [così nel testo] / figlio [nota il fato avverso che destina il poeta ad una sepoltura in esilio] d.    sventura / sepoltura [nota la disforia voluta dal fato avverso] e.     Ulisse / prescrisse

31 da Jacopo Ortis a Didimo Chierico

32 Un anello essenziale per comprendere il passaggio dalla passionalità incandescente del Foscolo nell'Ortis alla pacatezza di Ugo Foscolo nelle Grazie, cultore dell'armonia rasserenatrice, è costituito dalla traduzione del Viaggio sentimentale di Laurence Sterne, ma soprattutto dalla Notizia intorno a Didimo Chierico che l'accompagna. L'opera di Sterne aveva affascinato lo scrittore italiano sin dagli anni giovanili (si nota l'influsso nel progetto del romanzo giovanile "Il sesto tomo dell' Io"). Ad una traduzione lavorò tra primavera ed estate del 1805, trovandosi nella Francia del Nord al seguito della tentata spedizione napoleonica contro l'Inghilterra; la riprese nel 1812 a Firenze, nella villa di Bellosguardo, sui colli fiorentini (lo stesso periodo in cui lavora alle Grazie). La traduzione è attribuita da Foscolo ad un personaggio fittizio, Didimo Chierico, di cui nella Notizia viene tracciato il ritratto. Didimo era il nome di un grammatico dell'età ellenistica; "chierico" deriva dal fatto che il personaggio era stato avviato da fanciullo al sacerdozio, senza però assumere gli ordini sacri ed allude forse alla sacralità della figura del letterato, "sacerdote" della poesia.

33 Evidentemente Didimo non è altro che l'alter ego di Foscolo stesso: risulta così una nuova maschera dello scrittore, come lo era stato Jacopo Ortis negli anni giovanili. Ma Didimo è un anti-Ortis: quanto Jacopo è appassionato e disperato, tanto Didimo è distaccato dalle passioni, ironico e disincantato. Le passioni serbano in lui "un calore di fiamma lontana". Si esprime in questa figura un bisogno di dominare il mondo delle passioni, di filtrare una realtà troppo tumultuosa attraverso una più distaccata serenità: è una disposizione d'animo che è strettamente collegata a quella che dà vita alle Grazie, che nascono non a caso nello stesso periodo. Didimo conserva gli ideali dell’eroe giovanile: l’amor di patria, il senso fiero della proprio indipendenza e libertà, il disdegno per la vita e la bassezza d’animo. Ma tende a dominare le passioni; quel poco che ne traspare sembra “calore di fiamma lontana”. Non si può dire che sia approdato ad un’olimpica saggezza: è “più sdegnato che rinsavito”, non ha più fiducia nell’ avvenire, anche se non ne ha paura;  si adatta alla prudenza mondana, ma “senza fidarsene”. Sente ancora, come Ortis, una “dissonanza nell’armonia del mondo”, ma invece di contrapporsi ad essa con atteggiamento eroicamente agonistico, si limita a tacere. Non ha una meta sicura verso cui indirizzarsi e si limita a “non deviare” della linea che si è assunta.

34 IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, me vedrai seduto su la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de' tuoi gentil anni caduto. La Madre or sol suo dì tardo traendo parla di me col tuo cenere muto, ma io deluse a voi le palme tendo e sol da lunge i miei tetti saluto. Sento gli avversi numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta, e prego anch'io nel tuo porto quiete. Questo di tanta speme oggi mi resta! Straniere genti, almen le ossa rendete allora al petto della madre mesta.


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