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LEZIONE 3 (13.10.2014) ROBINSON CRUSOE. L’ERA DEL ROMANZO, L’ERA DELL’IMPERO Robinson Crusoe: inaugurazione dell’era del romanzo come forma letteraria.

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1 LEZIONE 3 (13.10.2014) ROBINSON CRUSOE

2 L’ERA DEL ROMANZO, L’ERA DELL’IMPERO Robinson Crusoe: inaugurazione dell’era del romanzo come forma letteraria dominante e dell’era dell’imperialismo Said: molti storici speak of the “age of empire” as formally beginning around 1878, with “the scramble for Africa”. A closer look at the cultural actuality reveals a much earlier, more deeply and stubbornly held view about overseas European hegemony; we can locate a coherent, fully mobilized system of ideas near the end of the eighteenth century, and there follows the set of integral developments such as the first great systematic conquests under Napoleon, the rise of nationalism and the European nation-state, the advent of large- scale industrialization, and the consolidation of power in the bourgeoisie. This is also the period in which the novel form and the new historical narrative become pre-eminent, and in which the importance of subjectivity to historical time takes firm hold.

3 L’IMPERIALISMO DEL ROMANZO Said: senza l’imperialismo there is no European novel as we know it, and indeed if we study the impulses giving rise to it, we shall see the far from accidental convergence between the patterns of narrative authority constitutive of the novel on the one hand, and, on the other, a complex ideological configuration underlying the tendency to imperialism. […] No less significantly, the novel is inaugurated in England by Robinson Crusoe, a work whose protagonist is the founder of a new world, which he rules and reclaims for Christianity and England. […] The novel is an incorporative, quasi-encyclopedic cultural form. Packed into it are both a highly regulated plot mechanism and an entire system of social reference that depends on the existing institutions of bourgeois society, their authority and power. The novelistic hero and heroine exhibit the restlessness and energy characteristic of the enterprising bourgeoisie, and they are permitted adventures in which their experiences reveal to them the limits of what they can aspire to, where they can go, what they can become. Novels therefore end either with the death of a hero or heroine (Julien Sorel, Emma Bovary, Bazarov, Jude the Obscure) who by virtue of overflowing energy does not fit into the orderly scheme of things, or with the protagonists’ accession to stability (usually in the form of marriage or confirmed identity, as is the case with novels of Austen, Dickens, Thackeray, and George Eliot).

4 LA RAPPRESENTAZIONE DELL’“ALTRO” Romanzo borghese: non c’è rappresentazione del rapporto con l’“altro”, il non-europeo vs. racconto di viaggio, fondato sulla rappresentazione di chi abita lo spazio-ES  Robinson Crusoe, romanzo borghese e travelogue “Altro” = ipostatizzazione della sua “alterità”, di ciò che “non è” (bianco, cristiano, “civile”, acculturato, ecc.)  non c’è studio della sua cultura “autonoma”  mito del Bon Sauvage, in cui l’“indigeno” è una maschera sulla quale le cultura europea proietta le sue aspirazioni o delusioni

5 LO SGUARDO IMPERIALE Basil Davidson, The African Past (1964): i resoconti ottocenteschi dei viaggiatori europei in Africa are built uniquely to a single domination attitude: they are the journals of men who look at Africa resolutely from the outside. […] the quality of their observation was circumscribed within a cramping limit, and they must be read today with this in mind. If they tried to understand the minds and actions of Africans they knew, it was by the way, and it was rare. Nearly all of them were convinced they were faced by “primeval man”, by humanity as it had been before history began, by societies which lingered in the dawn of time. This point of view marched in step with Europe’s overwhelming expansion of power and wealth, with its political strength and resilience and sophistication, with its belief in somehow being the elected continent of God.

6 LA STORIA DI UN “IO” Robinson Crusoe = soprattutto storia dell’io di un soggetto, il protagonista-narratore Romanzo = proposta di una “vita esemplare” Dimensione autobiografica: la vita di Defoe è contraddistinta, come quella di Crusoe (la rima tra i due cognomi …), dall’alternarsi di fortune diverse; il padre di Daniel Foe è un facoltoso commerciante, il che pone il figlio in un’ottima condizione “di partenza” (come Robinson); senso d’incertezza sul luogo e sulla data di nascita dello scrittore (probabilmente Londra, tra il 1659 e il 1662); esperienza di tragici disastri (tempesta e peste nera nel 1665, incendio del 1666)

7 DANIEL DEFOE Genitori: Presbiteriani Dissenzienti, perseguitati dal governo inglese Partecipazione alla Ribellione di Monmouth (1685) Agente segreto per Guglielmo di Orange Azioni finanziariamente poco felici o illegali  indebitamento  arresto (1692 ) Fine Seicento: scrittore “politico”, pro-Guglielmo III e filo-Whig  persecuzioni (1703: gogna per The Shortest-Way with the Dissenters; Or, Proposals for the Establishment of the Church, in cui propone satiricamente lo sterminio di tutti i Dissenzienti)

8 DEFOE ALLA GOGNA

9 UNA VITA “TEMPESTOSA” Una settimana dopo essere uscito di prigione, Defoe assiste alla spaventosa “Great Storm” del 26-27 novembre 1703, che uccide 8.000 persone (evidenti gli echi nelle scene di tempesta in Robinson Crusoe)  pubblica The Storm, raccolta di testimonianze di sopravvissuti alla tempesta, uno dei primi esempi di giornalismo moderno (1704) Anni successivi: trattati politici, spesso “fingendo” di essere Tory per lanciare proposte insensate che gettino cattiva luce sul partito conservatore ; appoggio alla causa dell’unificazione politica dell’Inghilterra con la Scozia (1707)

10 THE STORM

11 LA CARRIERA DI ROMANZIERE 1719 al 1724: Defoe pubblica i romanzi per cui diventa famoso Robinson Crusoe (1719) The Farther Adventures of Robinson Crusoe (1719) Captain Singleton (1720) Memoirs of a Cavalier (1720) A Journal of the Plague Year (1722) Moll Flanders (1722) Manuali di buone maniere, trattati sul soprannaturale, atlanti e libri sulle esplorazioni, denunce della decadenza della società Muore nel 1731, mentre cerca di nascondersi da un creditore

12 LE FONTI DI ROBINSON CRUSOE Moda dei resoconti di avventure per mare e naufragi su isole deserte Alexander Selkirk Havy ibn Yagdhan di Ibn Tufail Robert Knox, An Historical Account of the Island Ceylon, 1659 Connessione tra nascita del romanzo e interesse per il confronto-scontro tra “civiltà” e wilderness che è alla base dell’ideologia imperialista

13 IL RIFIUTO DELL’AUREA MEDIOCRITAS L’intreccio si avvia quando Robinson decide di non accettare il “middle State or what might be called the upper Station of Low Life, which he had found by long Experience was the best State in the World, the most suited to human Happiness, not exposed to the Miseries and Hardships, the Labour and Sufferings of the mechanick Part of Mankind, and not embarass’d with the Pride, Luxury, Ambition and Envy of the upper Part of Mankind” Robinson rifiuta un futuro di aurea mediocrità, da costruire secondo il modello narrativo del Bildungsroman, perché anela a una vita “iniziatica” di avventure

14 UNA NUOVA VITA Il 30 settembre 1659, compiuti 26 anni, Robinson inizia sull’isola una nuova vita, partendo da “quasi” zero – può utilizzare una vasta gamma di arnesi e armi, e quindi parte col vantaggio della tecnologia bianca Malattia  morte simbolica  visione  un angelo gli intima di pentirsi per gli errori passati  illuminazione religiosa  atteggiamento sempre più sicuro di  “re” dell’isola (ma i suoi “sudditi” sono solo animali)

15 L’INCONTRO CON L’“ALTRO” Robinson salva un uomo prigioniero dai cannibali, e lo rinomina “Friday” Cannibalismo = per un europeo la forma più estrema di “disumanità”, ma Robinson arriva a giudicare i cannibali con la prospettiva del relativismo culturale: i cannibali rispettano un sistema di regole e valori morali diverso da quello dei bianchi D’altro canto, i cannibali “non sanno quello che fanno” (apertura alla giustificazione della missione “civilizzatrice”, educativa, dell’imperialismo)

16 MONTAIGNE Michel de Montaigne, “Dei cannibali” (primo volume degli Essais, 1580): critica del colonialismo spagnolo e portoghese, quadro idealizzato delle popolazioni “selvagge” (vicine alla natura incontaminata) “Essi sono selvaggi allo stesso modo che noi chiamiamo selvatici i frutti che la natura ha introdotto da sé nel suo naturale sviluppo: laddove, in verità, sono quelli che col nostro artificio abbiamo alterati e distorti dall’ordine generale che dovremmo piuttosto chiamare selvatici. In quelli sono vive e vigorose le vere e più utili e naturali virtù e proprietà, che invece noi abbiamo imbastardite in questi, soltanto per adattarle al piacere del nostro gusto corrotto”

17 NON ANCORA UN “BUON SELVAGGIO” Montaigne non definisce il selvaggio “buono”  seconda metà del Settecento: mito illuminista del “Buon selvaggio” (Jean-Jacques Rousseau) Paragone tra antropofagia e le guerre civili o i metodi dell’Inquisizione  il cannibalismo è barbaro per gli europei, le pratiche europee sono violente e crudeli per i cannibali Montaigne: non propone l’assimilazione del diverso per renderlo il più possibile vicino all’europeo (contra Bartolomé de Las Casas) e denuncia il pregiudizio eurocentrico in nome della consapevolezza della specificità della cultura, degli usi e delle consuetudini di ciascun popolo

18 FRIDAY, IL SELVAGGIO “ADDOMESTICATO” Robinson apprezza Friday perché accetta la “colonizzazione” culturale del bianco Rapporto Robinson-Friday: non solo proiezione del desiderio del protagonista-narratore di dare una giustificazione morale al proprio “dominio”, ma anche “complicità” del subalterno : “imperialism was as much a function of its victims’ collaboration or non-collaboration – of their indigenous politics, as it was of European expansion. [...] Nor without indigenous collaboration, when the time came for it, could Europeans have conquered and ruled their non-European empires. From the outset that rule was continuously resisted; just as continuously native mediation was needed to avert resistance or hold it down” (Robinson)

19 FRIDAY, IL SELVAGGIO CHE “RISPONDE” Friday non si limita ad accettare l’autorità del suo master, e usando un “broken English” che però egli masters con efficacia, mette in discussione le basi delle sue convinzioni religiose, chiedendogli perché Dio non liberi l’uomo dal Diavolo, uccidendolo una volta per tutte. Robinson, in evidente difficoltà, risponde che per esempio Dio non uccide lui o Friday quando commettono un peccato perché intende concedere la possibilità del pentimento. Al che Friday replica: “so you, I, Devil, all wicked, all preserve, repent, God pardon all”. Robinson è “run down again by him to the last Degree”, e non può far altro che ritirarsi in buon ordine: “I therefore diverted the present Discourse between me and my Man, rising up hastily, as upon some sudden Occasion of going out”. Il Servo supera il Padrone, e lo costringe all‘“out”.

20 IL BIANCO SALVA IL SELVAGGIO I cannibali diventano “cattivi” quando catturano un europeo. Robinson e Friday uccidono tutti i cannibali e liberano i prigionieri, per scoprire che uno di loro è il padre di Friday. L’azione di salvataggio di un bianco produce quindi anche il salvataggio di un nativo: ancora una volta, la “civiltà” bianca si dimostra “generosamente” capace di produrre effetti positivi sui non-europei.

21 RITORNO A CASA “Altri” del mondo-IN, che ne minacciano l’ordine costituito: i pirati I pirati sono un “altro” interno, il frutto di una rottura dello spazio-IN, quello della civiltà europea – e per questo possono essere “recuperati” Dopo il ritorno a casa, la raggiunta agiatezza, un matrimonio felice (ma la moglie muore), Robinson torna a provare l’inquietudine esistenziale che aveva prodotto la sua prima “fuga dalla civiltà”, e riparte


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