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Ingiuria L'ingiuria alle donne, una storia che viene da lontano Aversa, 22 aprile 2016 Liceo Fermi.

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Presentazione sul tema: "Ingiuria L'ingiuria alle donne, una storia che viene da lontano Aversa, 22 aprile 2016 Liceo Fermi."— Transcript della presentazione:

1 ingiuria L'ingiuria alle donne, una storia che viene da lontano Aversa, 22 aprile 2016 Liceo Fermi

2 Alphonse Karr L’ingiuria, cos’è?

3 L’INGIURIA L’ingiuria contro le donne è figlia della misoginia

4 La misoginia è una caratteristica di molte società strutturalmente androcratiche. L‘androcrazia o fallocrazia è un termine che indica il potere e\o il governo del genere maschile su quello femminile. È presente sia nelle società storiche del passato sia in quelle attuali, ed è comparso subito dopo l'avvento del patriarcato che sostituì le più tolleranti ed egualitarie società gilaniche. gilania La storica e archeologa Riane Eisler ha indicato con il neologismo gilania quella fase storica plurimillenaria fondata sull’uguaglianza dei sessi e sulla sostanziale assenza di gerarchia e autorità, di cui si conservano tracce sia nelle comunità umane del Paleolitico superiore sia in quelle agricole del Neolitico. Gilania GILANIA - per significare il femminile e il maschile insieme: “gi” e “an” dalle parole greche gyné e anér, cioè "donna" e "uomo" (la lettera L tra i due termini sta per «unione», dal verbo inglese to link, «unire») -

5 La poliandria La discendenza matrilineare poligamiamonogamia Nelle società gilaniche vi era Nelle società androcratiche vi era e vi è Discendenza patrilineare

6 …senza vie di fuga Letterati e filosofi nei secoli costruiscono l’ingiuria contro le donne

7 ESIODO

8 Esiodo è conosciuto come il più antico poeta greco, visse tra l’VIII e il VII secolo a.C. Sia nella Teogonia sia ne Le Opere e i Giorni, qualifica la donna come colei che, creata dopo l’uomo per volere divino, segna, con la sua venuta, l’inizio del male nel mondo. Pandora è la prima donna, creata per ordine di Zeus, per punire l'umanità. Zeus, infuriato per il furto del fuoco divino commesso da Prometeo, per punire gli uomini, ordinò ad Efesto di creare una bellissima fanciulla, Pandora, alla quale gli dei offrirono grazia e ogni sorta di virtù. Pandora fu «donata» ad Epimeteo, fratello di Prometeo, come sposa. Ella recava con sé un vaso regalatole da Zeus, che però le aveva ordinato di lasciare sempre chiuso. Ma, spinta dalla curiosità, Pandora disobbedì: aprì il vaso e da esso uscirono degli spiriti maligni che erano i mali del mondo: la vecchiaia, la gelosia, la malattia, la pazzia ed il vizio, che si abbatterono sull'umanità. Sul fondo del vaso rimase solo la speranza che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso venisse chiuso di nuovo. Prima di questo momento l'umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche o preoccupazioni di sorta, e gli uomini erano, così come gli dei, immortali. Dopo l'apertura del vaso il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale, simile ad un deserto, finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire anche la speranza, l'ultima a morire, ed il mondo riprese a vivere.

9 satira contro le donne Nella satira contro le donne, il testo più ampio che ci sia giunto di Semonide, si traccia una tipologia dei difetti attribuiti al sesso femminile, facendo derivare dieci tipi di donne da altrettanti animali. donna sudicia e pigra, astuta e cinica curiosa e intrigante inerte incostante disubbidiente odiosa e ladra preoccupa esclusivamente della propria persona C‘è così la donna sudicia e pigra, che deriva dalla scrofa (vv. 1-6), quella astuta e cinica che deriva dalla volpe (vv. 7-11), quella curiosa e intrigante che deriva dalla cagna (vv. 12-20), quella inerte che deriva dalla terra (vv. 21-26), quella incostante che deriva dal mare (vv. 27- 42), quella disubbidiente come l'asina (vv. 43-49), quella odiosa e ladra come la donnola (vv. 50-56), quella che si preoccupa esclusivamente della propria persona, nata maligna e orribile dalla cavalla, e infine quella maligna e orribile che nasce dalla scimmia. Un tipo solo di donna è augurabile per un uomo, quella che Zeus ha creato dall'ape: lavoratrice e assennata, è una benedizione per il patrimonio e per la casa di chi ha la fortuna di trovarla e farla sua. Nonostante questa rara eccezione, Semonide conclude il suo componimento (giunto a noi quasi la donna è il peggiore tra tutti i mali che Zeus ha imposto al genere umano Integro), proclamando che la donna è il peggiore tra tutti i mali che Zeus ha imposto al genere umano. Semonide è stato un poeta giambico greco della seconda metà del VII secolo a.C.

10 Euripide nacque ad Atene nel 485 a.C. e morì a Pella nel 407 o 406 a.C. Fu un drammaturgo. È considerato, insieme ad Eschilo e Sofocle, uno dei maggiori poeti tragici greci. Ippolito Nella tragedia Ippolito Euripide fa dire al protagonista: « O Zeus, perché hai messo alla luce e imposto agli uomini la donna, questo grande malanno? Se era nel tuo intento propagare il genere umano, non era necessario farlo attraverso le donne. Gli uomini avrebbero dovuto semplicemente comprare la generazione dei propri figli» Ippolito Nella tragedia Ippolito Euripide fa dire al protagonista: « O Zeus, perché hai messo alla luce e imposto agli uomini la donna, questo grande malanno? Se era nel tuo intento propagare il genere umano, non era necessario farlo attraverso le donne. Gli uomini avrebbero dovuto semplicemente comprare la generazione dei propri figli»

11 (Genesi 1:27-28) L’antico testamento

12 Nella narrazione della Genesi e nella mitologia greca le prime due donne, Eva e Pandora, furono create dalle divinità (Dio e Zeus), anche se con motivazioni differenti, per gli uomini. La prima fu plasmata dalla costola di Adamo per “fargli compagnia” ed essere sua moglie. La seconda, invece, creata con la terra per punire gli uomini troppo audaci. Entrambe, però, sono state identificate come la causa dei mali umani.

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14 Con questa condanna, riportata nei suoi Sermones, senza alcun appello, lo scrittore medievale Goffredo di Vendôme descriveva l'intero genere femminile, definendolo come il peggior nemico dell'uomo ed il principale responsabile di ogni sua caduta passata, presente e futura. Goffrédo di Vendôme Goffrédo di Vendôme fu teologo benedettino, nacque ad Angers (capitale storica degli Angiò) nel 1070 e qui morì nel 1132); abate e cardinale prese viva parte alla lotta delle investiture, in difesa della riforma ecclesiastica

15 Oddone da Cluny santo Oddone da Cluny (Le Mans, ca. 878 – Tours, 18 novembre 942), venerato come santo dalla Chiesa cattolica, fu il secondo abate dell'Abbazia di Cluny e fu tra gli artefici della riforma cluniacense. «La bellezza del corpo sta solo nella pelle. In realtà se gli uomini potessero vedere ciò che è sotto la pelle, la vita delle donne darebbe loro la nausea […] Mentre non sopportiamo di toccare uno sputo o un escremento nemmeno con la punta delle dita, come possiamo desiderare di abbracciare questo sacco di escrementi?»

16 Marbodo di Rennes Marbodo di Rennes (1035-1123), coltissimo prelato e poeta medievale, è autore di un poemetto De lapidibus e di altri tre testi di argomento litologico

17 Si tratta del primo testo misogino in lingua volgare arrivato a noi. Datato intorno alla metà del XIII secolo è in lingua veneta

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19 Filippo da Novara Filippo da Novara nacque verso il 1190 nell'Italia settentrionale, forse a Novara, come indica il suo nome. Fu storico, musicista, poeta, diplomatico, legislatore.

20 Giovan Matteo Di Meglio Giovan Matteo Di Meglio (1384-1448) Attivo in Firenze nel XV secolo è stato autore di un’abbondante produzione encomiastica, rivolta in gran parte al nobile amico e protettore Michele del Gigante, e di componimenti misogini.

21 …oltre le ingiurie, le persecuzioni

22 Nella società e nella cultura giuridica europea, dopo la pubblicazione, nel 1486, del celeberrimo Malleus maleficarum, vi fu, nei riguardi della stregoneria, una svolta decisiva dalle notevoli ripercussioni. La crescita d’importanza del tema nelle opere dei giuristi del XVI secolo è ben rappresentata dalla raccolta dei Tractatus universi iuris che, nella sua prima edizione lionese del 1548-49, comprendeva solo due scritti sull’argomento, mentre nelle successive edizioni veneziane del 1548-50 e soprattutto del 1584 riservava maggior spazio a questo ambito che giungeva ad occupare quasi tutta la seconda parte dell’XI volume. In Italia, il primo a porsi lungo il solco tracciato dal Malleus fu il domenicano Bernardo Rategno, predicatore nella diocesi di Como alla fine del XV secolo e in seguito inquisitore dal 1505 fino alla sua morte nel 1510, il quale, all’incirca vent’anni dopo l’uscita del lavoro di Krämer Institor, pur senza mai citarlo, ne faceva perfettamente suo lo spirito all’interno del trattato De strigibus, collocato in appendice al manuale cui l’autore deve la sua fama, la Lucerna inquisitorum haereticae pravitatis.

23 Bernardo Rategno Bernardo Rategno, detto anche Bernardo da Como, frate domenicano e "grande inquisitore" morto nel 1510, nel suo libro De strigiis, spiega dettagliatamente il suo odio contro le donne "streghe": all'epoca la Chiesa Cattolica non riconosceva alle donne... un'anima, perché le considerava "strumento del demonio" per la dannazione degli uomini, che, nel solo vederle, subivano... la tentazione del desiderio!

24 Lodovico Adimari contro i vizi delle donne, in particolare delle cantanti, ed in genere contro i costumi femminili. Letterato (Napoli 1644 - Firenze 1708), al servizio dei Medici, in seguito a un processo per uxoricidio, dovette lasciare Firenze, dove poté ritornare nel 1692. Successe al Redi come lettore di lingua toscana nello Studio fiorentino (1697). Tra il 1690 e il 1700 compose i versi delle Satire rivolte contro l'adulazione, e, con maggior efficacia di discorso, contro i vizi delle donne, in particolare delle cantanti, ed in genere contro i costumi femminili. Lodovico Adimari contro i vizi delle donne, in particolare delle cantanti, ed in genere contro i costumi femminili. Letterato (Napoli 1644 - Firenze 1708), al servizio dei Medici, in seguito a un processo per uxoricidio, dovette lasciare Firenze, dove poté ritornare nel 1692. Successe al Redi come lettore di lingua toscana nello Studio fiorentino (1697). Tra il 1690 e il 1700 compose i versi delle Satire rivolte contro l'adulazione, e, con maggior efficacia di discorso, contro i vizi delle donne, in particolare delle cantanti, ed in genere contro i costumi femminili. Satira II

25 Niccolò Forteguerri Niccolò Forteguerri (Pistoia 1674 – 1735) è stato un accademico e presbitero italiano. Nel 1716 scrisse un poema cavalleresco Ricciardetto. in 30 canti in ottave, che intitolò Ricciardetto.

26 Arthur Schopenhauer Arthur Schopenhauer (Danzica, 1788 – Francoforte sul Meno 1860) è stato un filosofo tedesco, uno dei maggiori pensatori del XIX secolo. La sua filosofia recupera elementi dell'illuminismo, di Platone, del romanticismo e del kantismo, fondendoli con la suggestione esercitata dalle dottrine orientali, specialmente quella buddhista e induista, creando una sua originale concezione basata su un radicale pessimismo L'arte di trattare le donne (o Discorso sulle donne) è un'opera del 1851 IL FONDAMENTO IDEOLOGICO E FILOSOFICO DEL SAGGIO Schopenhauer a proposito dell'atteggiamento dell'uomo nei confronti della donna scrive: «..soltanto l'intelletto maschile annebbiato dall'istinto sessuale ha potuto chiamar bel sesso quello dalla piccola statura, dalle spalle strette, dai fianchi larghi e le gambe corte: sicché tutta la bellezza femminile deriva da cotesto stimolo» Schopenhauer parte nel suo saggio proprio da questo presupposto: l'uomo è annebbiato dalla visione dei genitali femminili che sono la parte del corpo che più ama, non esiste quindi amore ma solo attrazione sessuale, l'amore è solo una giustificazione ad un istinto primordiale che nella donna si completa con la maternità. IL FONDAMENTO IDEOLOGICO E FILOSOFICO DEL SAGGIO Schopenhauer a proposito dell'atteggiamento dell'uomo nei confronti della donna scrive: «..soltanto l'intelletto maschile annebbiato dall'istinto sessuale ha potuto chiamar bel sesso quello dalla piccola statura, dalle spalle strette, dai fianchi larghi e le gambe corte: sicché tutta la bellezza femminile deriva da cotesto stimolo» Schopenhauer parte nel suo saggio proprio da questo presupposto: l'uomo è annebbiato dalla visione dei genitali femminili che sono la parte del corpo che più ama, non esiste quindi amore ma solo attrazione sessuale, l'amore è solo una giustificazione ad un istinto primordiale che nella donna si completa con la maternità.

27 L'uomo e la donna sono fisiologicamente diversi, mentre l'uomo si volge verso l'universale e rimane nel tempo prestante, la donna invece sfiorisce molto presto. L'uomo è rivolto verso l'universale, la donna è invece interessata a tutto ciò che è leggero, futile, le donne in genere rispondono solo ad una natura interna istintiva. Qual è la qualità naturale della donna per Schopenhauer? L'essere madre nel senso che deve attendere alla gravidanza, questo è il suo compito più importante e deve vivere questo periodo con grande calma sopportando tutti i dolori con umiltà, se questo non avviene si manifesta una sorta di castigo igienico che degenera nell'isteria. La natura della donna è quindi quella di obbedire all'uomo sempre e comunque, se questo non avviene vi è un conflitto tra vita e verità, l'uomo è sempre l'educatore che ama la verità mentre la donna ama la vita perché ama l'istinto. L'amore nei confronti dei figli è solo istintivo, non meditato, una donna difende un figlio anche se ha torto, l'uomo, no, perché ama la verità e il suo amor filiale è razionale.

28 L'uomo che sceglie una donna deve essere molto accorto, la sua coscienza e la sua saggezza lo devono portare a scartare a priori donne mature e ultraventenni, solo una donna che non ha superato i venti anni è sessualmente sana e non crea alcun problema dal punto di vista riproduttivo, è una donna giovane che si deve sacrificare a un uomo maturo ed assecondarlo e non viceversa. Un uomo si deve sposare solo per necessità e per garantire la riproduzione della sua discendenza. Chi è costretto a stare per tutta la vita con una sola donna subisce una violenza perché non è naturale che ciò avvenga, l'uomo a causa di questa assurda pratica perde buona parte dei suoi diritti e si indebolisce. Ma deve anche stare attento ad avere molte donne perché in questo caso si moltiplicherebbero i problemi e i conflitti. La donna non ha diritti, non ha capacità alcuna di rivolgersi all'universale, è una civetta che vuole essere solo notata per attirare gli uomini e soddisfare i suoi propri istinti di maternità. Per avere diritti le donne avrebbero dovuto avere intelligenza. E non è così. Le donne sono egoiste. Sono inferiori all’uomo nella società, nella giustizia, nella coscienziosità, nell’onestà, nei giuramenti giudiziari e in tutti i princìpi fondamentali. La donna è la rovina della società infatti «sono loro che hanno contribuito maggiormente a inoculare nel mondo moderno la lebbra che lo rode». E si associa ad Aristotele quando spiega nella “Politica” che la decadenza di Sparta fu dovuta alle concessioni che gli spartani diedero alle donne.

29 Che uno stereotipo sia invenzione o specchio della realtà ha poca importanza, esso è soprattutto un modo condiviso di vedere e valutare la realtà; ciò che lo rende funzionale è che esso venga considerato vero da tutti. La tradizione orale Si definisce tradizione orale il sistema di trasmissione del patrimonio culturale in un gruppo umano esercitato attraverso l'oralità, senza l'utilizzo della scrittura. Dalle epoche remote, durante le quali l'umanità cominciò a comunicare attraverso il linguaggio, l'oralità è stata sempre il sistema privilegiato di trasmissione del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più diffuso, rapido ed immediato da usare. La tradizione orale comprende narrazioni, miti, canti, proverbi, favole e leggende Si definisce tradizione orale il sistema di trasmissione del patrimonio culturale in un gruppo umano esercitato attraverso l'oralità, senza l'utilizzo della scrittura. Dalle epoche remote, durante le quali l'umanità cominciò a comunicare attraverso il linguaggio, l'oralità è stata sempre il sistema privilegiato di trasmissione del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più diffuso, rapido ed immediato da usare. La tradizione orale comprende narrazioni, miti, canti, proverbi, favole e leggende

30 La letteratura orale costituisce, dunque, un patrimonio di informazioni ma soprattutto un archivio di testimonianze per una, nessuna, centomila voci dal passato. Partendo da tale considerazione, dall’analisi di proverbi e fiabe di tradizione orale e popolare della Campania si è giunti a rintracciare un atteggiamento culturale codificato, quello fortemente connotato dalla diffidenza verso il genere femminile.

31 Se lo dice il proverbio… Considerati già anticamente il “libro d’oro dei popoli”, “oggetti inalienabili di cui nessuno si può disfare”, i proverbi hanno un carattere universale che gli conferisce validità indiscutibile, in cui si racchiude la summa dell’esperienza di una collettività. È comprensibile dunque come donne ed uomini, anziani e giovani abbiano regolato la propria vita, affidandosi ad essi Nei proverbi della sfera domestica la misoginia domina. Alla domanda: ”Cosa è la donna?”, i proverbi greci rispondono: "Un male necessario”, ”Il peggiore dei mali”, ”Una tempesta in casa”, ”Un precipizio coperto di fiori”, ”Nettare e veleno”. Il ”topos” della mutabilità femminile, ambiguità, volubilità e falsità, appare di frequente nei proverbi: ”A una donna credere neanche se muore”, ”Vento e donna non si chiudono a chiave”, ”Tre cose sono incostanti: donna, vento e ricchezza”.

32 Femmena nulla bona est e si bona est pigliala e menala pe la fenesta La donna non è buona a nulla e se buona è prendila e buttala dalla finestra Il proverbio è piuttosto categorico, non sembra rispettare la dignità né il prestigio della donna. L’estrema sentenza napoletana esclude anche la donna considerabile buona. Ma secondo Alberto Consiglio, autore di Dizionario Filosofico Napoletano, nel proverbio è possibile intuire la schiettezza del napoletano che nasconde dietro il velo del disprezzo verso la donna oppressa, serva e schiava, il timore del suo potere, del suo fascino, della sua astuzia e dei suoi “malefici”

33 In passato le discriminazioni avevano nel loro sessismo lo scopo di piegare la donna alla volontà di una società maschilista, che riduceva l’essere “femmena” alla sola funzione della procreazione. Si fa passare per ancestrale la passività indotta nella donna, che sottostà al “dovere coniugale” senza provare emozioni, che supporta (e sopporta) il rigido schema matrimoniale, sottinteso da un determinato funzionamento della famiglia. Da notare che nei vari dialetti campani presi in esame, la donna è indicata con il termine “femmena”, l’uomo invece non è definito “masculo” ma “ommo”. Questo uso di termini di genere differenti sembra avvalorare l’insegnamento culturale, che attraverso il proverbio si vuole tramandare, sulla differenza di status sociale e soprattutto morale tra l’uomo e la donna.

34 Della donna non ci si deve fidare … * Chi a femmena crede, parraviso nun vede Chi crede alla donna, non avrà pace * Mala ciorta ’ a chill’ommo ca ‘a femmena presta fede Povero quell’uomo che dà fiducia alla donna * Nun dicer ‘a mugliereta fatt’ e bisuogn Non raccontare mai a tua moglie i fatti e i bisogni tuoi

35 … ella è disonesta per natura ‘A femmena bona, si tentata, resta onesta, nun è stata bona tentat La buona donna, se tentata resta onesta, non è stata tentata bene De femmena onesta una ‘nce ne steve e addiventaje Madonna Di donna onesta una ce n’era e diventò Madonna Tutt’ ‘e peccati mortali so’ femmene Tutti i peccati mortali sono femminili La disonestà a cui fanno riferimento i proverbi è chiaramente a carattere sessuale. L’uomo diffida della donna e dà per scontato che non sia in grado di essere fedele perché essa è un essere debole: la carenza di forza fisica è associata alla carenza di forza morale. In quanto essere debole, la “femmena” si fa furba ed impara a servirsi dell’inganno e della menzogna per coprire la sua congenita debolezza, senza scrupoli. L’uomo sa bene che attraverso il sesso, la donna riesce a manipolarlo e teme questa sua capacità.

36 Sugli strumenti femminili a) La parola È cchiù facile che na femmena trova na scusa, ca nu sorece nu vuccolo È più facile che una donna trovi una scusa che un topo un buco I pparole ri ffémmene se ténene pe sserenate Le parole delle donne si considerano al pari di una canzone Fa cchiù ‘na femmena cu meza parola ca ‘no mascolo cu ciente fatte Ottiene di più una donna con mezza parola che un uomo con cento fatti La donna è scaltra, sa bene come destreggiarsi tra gli eventi e, soprattutto quando ne ha bisogno, riesce a trovare argomentazioni impeccabili per la sua difesa. Temendo la capacità della donna di riuscire a raggirarlo, l’uomo cerca di prendere il sopravvento imponendole con “prepotenza” il silenzio. La prepotenza è da intendersi culturale ovvero viene resa socialmente apprezzabile la donna che non parla molto, che non esprime le proprie opinioni, che esegue le direttive del marito in silenzio.

37 b) Il pianto La femmena quando chiagne prepara lu ‘ngnostro pe’ te tegne La femmina quando piange prepara l’inchiostro per tingerti Quanne ‘a vérova chiangne assaje, già penza a’ prossim ca’ addà trasì Quando la vedova piange molto, già pensa ad un altro che deve entrare ‘A puttana è comm’ a jatte: chiangne e fotte La prostituta è come il gatto: piange e sfrutta

38 c) I gesti affettuosi e la malizia ‘A mugliere è secondo pane: vène, tt’accarezze e tt’u leve ‘a mane La moglie è il secondo pane:arriva, ti accarezza e te lo toglie dalle mani ‘A femmena è comm’ ‘o mastrillo apparato La donna è come la trappola preparata a funzionare La malizia a lu munno ‘a téne ‘a fémmena, la órpa e la curnàcchja La malizia al mondo l’hanno la donna, la volpe e la cornacchia

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40 Le donne di “malaffare” e le donne per bene, c’è differenza? E possibile dalla letteratura proverbiale ricavare un piccolo bestiario delle tipologie femminili di cui il maschio deve diffidare. Le tipologie sono attribuibili attraverso caratteristiche diverse, fisiche e morali, ma in realtà sembra proprio che il risultato, qualunque sia la categoria di appartenenza, sia lo stesso: non fidarsi. * Guardate da ‘e puttane, ma nun te fidà d’ ‘a bona! Guardati dalle prostitute, ma non fidarti della donna per bene * Chelle ca nun s’è ammaritate, o è ffàveze o nun l’hann vulut Donne con caratteristiche fisiche singolari * Femmena senza culore, o frauza o traretora Donna pallida, falsa o traditrice

41 Il messaggio che attraverso i proverbi si è voluto tramandare è chiaro: della donna non c’è da fidarsi. Mente con le parole, con i gesti, con il pianto, ma non c’è da fidarsi di qualunque tipo di donna si tratti, qualunque sia la caratteristica mentale o fisica che essa abbia. L’immagine che viene fuori da tale saggezza popolare è certamente negativa. Il sessismo anima uno stereotipo femminile, reso proverbiale e quindi fruibile a tutta la comunità e nel tempo, come sapere utile alla gestione della vita. La donna in quanto tale acquista caratteristiche di menzognera e ingannatrice; così accanto al pregiudizio vive un atteggiamento di tolleranza verso la disonestà femminile, fatto che sottolinea la naturalità attribuita a queste caratteristiche. I proverbi dunque insegnano la falsità e l’opportunismo femminile come un dato di fatto, da conoscere e gestire, accettandolo. In pratica la donna mente perché è donna, tanto vale farsene una ragione.

42 Certe si fanno pagare, altre invece la danno Le prime sono puttane le altre che scusa hanno Troie da strada, troie da lap dance nei locali, troie nei club chic, troie in TV, troie presidenziali. Alcune passano attraverso tutte queste fasi Vogliono sistemarsi intorno ai 25 anni Fingono storie, fingono orgasmi Ma in fondo, fra, al mondo ognuno combatte con le armi che ha. Marracash - Troie Fabio Bartolo Rizzo, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Marracash (Nicosia, 22 maggio 1979), è un rapper italiano nato a Nicosia, in Sicilia, ma cresciuto nel quartiere di Barona, alla periferia sud di Milano.

43 L’ingiuria Dall’ all’ingiuriante

44 …il passo è breve e insopportabilmente praticato

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46 si riducono a oggetti di piacere della sessualità maschile Perché si usano insulti sessuali contro le donne ? La risposta più semplice è perché in questo modo si (ri)mettono al posto più basso della catena di potere: si riducono a oggetti di piacere della sessualità maschile, si ribadisce che, anche se la modernità talvolta si deve piegare ad annetterle in luoghi diversi dalla cucina e dalla camera da letto, sempre lì dovrebbero stare. la convinzione che le donne e il loro corpo siano un ingombro scomodo se varcano la soglia della casa. In un paese, l’Italia, dove fino al 1981 nel codice penale vigevano le attenuanti nei casi di ‘delitto d’onore’ risulta chiaro come ancora saldissima e radicata sia, nell’inconscio collettivo come in quello privato, la convinzione che le donne e il loro corpo siano un ingombro scomodo se varcano la soglia della casa.

47 Dire ad una donna che è una prostituta, che quel posto di lavoro, o quel seggio in Parlamento non è il frutto di studio e competenza, ma solo di abilità sessuale e seduttiva è dichiarare che nessun titolo universitario, nessun curriculum pur denso di attestati basteranno mai a darle valore: la donna siede sulla sua banca, del resto, è un luogo comune antico, anch’esso prodotto distillato da millenni di cultura patriarcale, senso comune sessista, misoginia.

48 Non c’è modo più efficace per annientare una donna che dare voce ad una fantasia sessuale che la vede protagonista (sempre più spesso questa fantasia si fa violenta in rete, come nell’inquietante caso dei commenti al video ‘comico’ sulla Presidente della Camera, ambientato in auto), e va detto chiaramente: rispondere per le rime in modo simmetrico, insulto per insulto e fantasia per fantasia non mette le cose a posto

49 Né lodi né offese, quello che dobbiamo imparare ad usare, e a vivere, è il rispetto. Per cambiare le cose, tocca a noi!

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