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I.T.C.S “P. CALAMANDREI” a.s. 2008/09 Docente referente: Prof.ssa M. C. Losorelli In collaborazione con Maria Panza, responsabile regionale del WWF Classi.

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1 I.T.C.S “P. CALAMANDREI” a.s. 2008/09 Docente referente: Prof.ssa M. C. Losorelli In collaborazione con Maria Panza, responsabile regionale del WWF Classi partecipanti: I A Igea e I B Igea

2 Nel corso di quest’ultimo anno scolastico 2008/09, noi ragazzi della I A e della I B dell’ITCS “P. Calamandrei” di Bari, siamo stati coinvolti, dalla nostra insegnante di Scienze, Prof.ssa M.C. Losorelli, in varie attività sperimentali, che ci hanno permesso di comprendere meglio e di approfondire alcuni concetti curricolari dell’insegnamento delle Scienze, quali il concetto di ecosistema, la classificazione dei viventi, la biodiversità e la sua importanza. In particolare, questo progetto ci ha permesso di osservare attentamente il giardino della nostra scuola e di imparare a leggerne tutte le sue componenti, biotiche e abiotiche, anche grazie all’intervento della responsabile regionale del WWF –Puglia, la sig. Maria Panza.

3 Ci siamo soffermati su vari aspetti del nostro giardino ed in particolare: Abbiamo osservato tutte le piante presenti (sono tantissime!!) di cui non ci eravamo mai accorti: di ciascuna abbiamo prelevato un campione e abbiamo, in laboratorio osservato attentamente le differenze, suddividendole in spontanee ed inserite e annotando su dei fogli bianchi, se si trattava di piante erbacee o di arbusti o di alberi per ottenere un erbario rudimentale. Dopo aver conosciuto il nome volgare di ciascuna pianta, abbiamo cercato sui manuali e su internet il nome scientifico di ciascuna di esse e la famiglia di appartenenza, e abbiamo preparato dei cartellini che una volta plastificati, saranno messi sotto ogni pianta del nostro giardino, per trasformarlo in un piccolo “Orto Botanico”.

4 NOME VOLGARENOME SCIENTIFICO FAMIGLIATIPO BOSSOBuscus semprevirens BUXACEAEarbusto MYOPORUMCodiaeum variegatum MYOPORACEAEarbusto PITTOSPOROViburnum lantana PITTOSPORACEAEarbusto LANTANAPyracanta coccinea CAPRIFOLIACEAEarbusto PIRACANTALigustrum vulgare ROSACEAEarbusto LIGUSTRONerium oleander OLEACEAEarbusto BOUGANVILLEABouganvillea spectabilis APOCINACEAEarbusto ROSARosa caninaROSACEAEarbusto CIPRESSO ARIZONICO Cupressus arizonica BOUGANVILLEAEarbusto

5 NOME VOLGARE NOME SCIENTIFICO FAMIGLIATIPO EDERA RAMPICANTE Hedera helixARALIACEAE arbusto GELSOMorus albaMORACEAE albero IBISCOHibiscus rosasinesis MALVACEAE albero ARAUCARIAAraucaria scopulorum ARACUCARIA CEAE albero ULIVOOlea europeaOLEACEAE albero PALMAChamarops humilis ARECACEAE albero

6 NOME VOLGARENOME SCIENTIFICO FAMIGLIA CRISANTEMO Chrysanthemun segetum COMPSITE CARDO Carduus deflorantus ASTERACEAE FUMARIA Fumaria capriolataPAPAVERACEAE AILANTO Ailanthus altissimaSIMAROUBACEA E MERCURIALIS Mercurialis perennis EUPHARBIACEE DENTE DI LEONE Urospermum dalechampii COMPOSITE GERANIO Giranio comuneGERANIACEAE RUMEX Rumex sanguineum POLYGONACEAE MALVA Malva sylvestrisMALVACEAE BARBA DI BECCO Tragopogon parrifolius COMPOSITE

7 NOME VOLGARE NOME SCIENTIFICO FAMIGLIA AVENAAvena fatuaGRAMINACEAE VILUCCHIOConvolarilus arvenisis CONVOLVULACE AE PAPAVEROPapaver roheasPAPAVERACEAE PARIETARIAParietaria officinalis URTICACEAE RUBIARubia peregrinaRUBIACEAE SONCHUSSonchus oleraceusASTERACEAE VITE AMERICANA Parthenocissu quinquefolia VITACEAE ROVORubus frutticosusROSACEAE BARTIABartia trixagoSCROPHULARIAC EAE FINOCCHIO INULA Foeniculum vulgare Inula helenium UMBELLIFERAE ASTERACEAE

8 Abbiamo quindi in laboratorio cercato di saperne di più su tali piante, conducendo semplici esperienze su qualche foglia che ci hanno permesso di verificare sia la produzione di ossigeno, che la produzione di zuccheri, ovvero il loro importantissimo ruolo fotosintetico che rende tali organismi i produttori di cibo per se e per gli altri organismi presenti Siamo passati quindi a osservare la fauna presente nel suolo formata da organismi di varie dimensioni che non sanno prodursi il cibo e quindi sono costretti a mangiare dell’altro e pertanto vengono definiti consumatori: non ci siamo soffermati ad osservare con i nostri occhi solo gli animali macroscopici presenti (la macrofauna) ma abbiamo sperimentalmente messo in evidenza anche la presenza di una mesofauna e di una microfauna Abbiamo quindi allestito delle altre esperienze per verificare la presenza dei decompositori del suolo Partendo dai risultati delle nostre ricerche, abbiamo approfondito tutti gli elementi studiati, in particolare la classificazione degli essere viventi

9 Abbiamo infine ripulito le aiuole antistanti l’ingresso del nostro Istituto togliendo le piante erbacee infestanti, aiutati da alunni delle altre classi. Abbiamo zappato tali aiuole e vi abbiamo piantato tante piantine fiorite, componendo la scritta ITCS P CALAMANDREI, in modo da personalizzare tale lavoro: il giardino della scuola, che oramai guardiamo con occhi diversi rispetto a prima, è diventato ora il nostro giardino!

10 Nel giardino della nostra scuola abbiamo osservato una moltitudine di piante diverse, alcune spontanee, altre inserite dall’uomo. Esse rappresentano i produttori dell’ecosistema giardino,in quanto effettuano la fotosintesi clorofilliana e quindi producono cibo per se e per gli altri organismi viventi. Lo scopo della nostra esperienza è stato quello di verificare tale ruolo e di studiare meglio le loro caratteristiche.

11 Materiali varie foglie prelevate dal giardino, un fornello, un microscopio ottico, un becher, un termometro, una pinzetta, acqua, un vetrino porta oggetti e copri oggetti, reattivo di Lugol. Esecuzione Dopo aver preso alcune foglie dal giardino le abbiamo osservate attentamente e abbiamo notato che pur essendo diversa la loro forma avevano una caratteristica comune: la pagina superiore di tutte le foglie è di color verde intenso mentre la pagina inferiore è sempre verde ma molto più chiaro; inoltre sono presenti delle nervature che, partendo dal picciolo, si diramano in tutta la foglia. In laboratorio abbiamo riscaldato un po’ di acqua all’interno di un becher posto sul fornello acceso. Abbiamo riscaldato l’acqua ad una temperatura di 70 gradi controllata grazie al termometro. Abbiamo quindi spostato il becher sul balcone e abbiamo inserito al suo interno una foglia e abbiamo osservato ciò che succedeva sia sulla pagina superiore che sulla pagina inferiore.

12 Pagina inferiorePagina superiore Color Verde chiaroColor verde intenso Sono presenti Bollicine Bollicine assenti sulla pagina inferiore Elaborazione Quando abbiamo messo la foglia nell’acqua calda abbiamo osservato che, sulla pagina inferiore, sono comparse delle bollicine, in quanto il calore ha fatto dilatare il gas prodotto dalla foglia, l’ossigeno, che è uscito all’esterno attraverso delle piccole aperture chiamate stomi.

13 Abbiamo voluto, quindi, verificare la presenza di tali stomi sulla pagina inferiore della foglia: abbiamo preso un’altra foglia l’abbiamo piegata a metà e con la pinzetta abbiamo tolto una pellicola sottile dalla sua pagina inferiore. Dopo averla messa su un vetrino portaoggetti e coperta con un vetrino coprioggetto, l’abbiamo osservato al microscopio ottico, prima a 40 ingrandimenti, poi a 100 e quindi poi a 400 ingrandimenti.

14 Al microscopio abbiamo osservato com’è fatta la pagina inferiore di una foglia. Le cellule di forma regolare Formano una barriera protettiva e ogni tanto sono intervallate da cellule con forma a fagiolo, dette cellule di guardia, che per tale forma creano un’apertura che permette l’entrata dell’anidride carbonica, necessaria per la fotosintesi clorofilliana, e l’uscita dell’ossigeno e dell’acqua.

15 A questo punto abbiamo voluto dimostrare che nella foglia viene prodotto oltre all’ossigeno, lo zucchero glucosio, che viene subito trasformato in amido, uno zucchero complesso. Precedentemente, quando abbiamo staccato le foglie dalle piante, avevamo già notato che dal picciolo fuoriesce una sostanza appiccicosa zuccherina. Abbiamo quindi messo a riscaldare un becher con dell’alcool, sulla piastra scaldante, inserendo al suo interno un’altra foglia. Abbiamo osservato che la foglia piano piano si è scolorita e l’alcool è diventato sempre più verde in quanto ha estratto dalla foglia la clorofilla presente. Sulla foglia ormai bianca, con il conta gocce abbiamo inserito delle gocce di reattivo di Lugol e abbiamo osservato al microscopio dei grossi granuli blu: si tratta dell’amido che si colora di blu con il reattivo di Lugol. Come controllo abbiamo preparato un vetrino con un sottile strato di banana, un frutto molto dolce che contiene quindi molto zucchero, vi abbiamo messo sopra delle gocce del reattivo di Lugol e anche in questo caso, al microscopio abbiamo osservato dei grossi granuli blu.

16 Conclusione Grazie a queste esperienze abbiamo verificato l’importanza della foglia in una pianta: essa è infatti l’organo fotosintetico della pianta e la sua sottile lamina è formata da 4 strati di cellule che nell’ordine sono:  epitelio superiore, caratterizzato da cellule regolari che formano una pellicola compatta protettiva  tessuto a palizzata, caratterizzato da cellule molto alte e ricche di cloroplasti contenenti la clorofilla, che rende particolarmente verde il colore della pagina superiore della foglia, deputata balla cattura dell’energia solare.  tessuto lacunoso caratterizzato da ampi spazi tra le cellule di forma irregolare, che si riempie di gas.  epitelio inferiore caratterizzato da cellule regolari tra le quali sono presenti le cellule di guardia di forma a fagiolo che creano delle aperture dette stomi, che permettono all’anidride carbonica di entrare e all’ossigeno e all’acqua di uscire.

17 Infine le nervature altro non sono che l’insieme di vasi conduttori, alcuni dei quali (Xilema) trasportano la linfa grezza, acqua e sali minerali, dalle radici alle foglie mentre altri (Floema) trasportano la linfa elaborata, soluzioni zuccherine, a tutte le cellule della pianta. Grazie a questa struttura, nella foglia avviene la fotosintesi clorofilliana che permette alle piante di procurarsi il cibo da sé utilizzando sostanze semplici, quali l’anidride carbonica e l’acqua, che grazie all’energia solare, catturata dalla clorofilla, vengono trasformate in zuccheri liberando l’ossigeno come prodotto di scarto. en. solare 6CO 2 + 6H 2 O C 6 H 12 O 6 + 6O 2 Grazie a questa capacità le piante, insieme alle alghe unicellulari e ai batteri fotosintetici (cianobatteri) rappresentano i produttori di ciascun ecosistema e pertanto sono alla base di tutte le catene alimentari.

18 Sempre in laboratorio, abbiamo continuato ad osservare la porzione di terra prelevata dal giardino, concentrando, questa volta, la nostra attenzione sulla fauna presente. Ad occhio nudo abbiamo osservato la presenza di animali quali lumache, insetti e millepiedi che,insieme ad altri animali da noi non osservati, costituiscono la MACROFAUNA del suolo.

19 Abbiamo quindi per prima cosa voluto vedere se fra i sedimenti del terreno ci fossero altri animali più piccoli, che si confondono tra le particelle di terra, per cui abbiamo allestito un apparecchio, detto imbuto di Berlese costituito da un imbuto di plastica, del diametro poco più di 10 cm, all’interno del quale abbiamo inserito una reticella di plastica a 4-5 cm dall’imboccatura dell’imbuto.Sotto l’imbuto abbiamo sistemato un becher contenente dell’alcool.Sulla reticella abbiamo messo un cilindro di terreno di 4-5cm di spessore e su di esso abbiamo diretto la luce di una lampada posta a 20cm di distanza, lasciandola accesa di continuo per un giorno intero.

20 Dopo circa un giorno abbiamo osservato nell’alcool contenuto nel becher piccoli animali di dimensioni dell’ordine di qualche millimetro, che abbiamo prelevato con un contagocce e osservato al microscopio ottico. Tali animali vengono definiti MESOFAUNA e hanno dimensioni comprese tra 0,20 e 10 mm e comprendono soprattutto insetti come acari e collemboli e vermi come i nematodi: essi, per allontanarsi dal calore della lampada,vanno sempre più in basso alla ricerca dell’umidità e passando attraverso le maglie della reticella sono caduti nel bicchiere dove sono morti per la presenza dell’alcool.

21 Tali organismi, insieme a batteri e funghi,la cui presenza l’abbiamo dimostra successivamente, costituiscono la MICROFAUNA del terreno. A questo punto abbiamo voluto vedere se nel terreno ci fossero organismi ancora più piccoli, non visibili ad occhio nudo e quindi abbiamo messo un po’ di terra nell’acqua e dopo un giorno, abbiamo prelevato una goccia di acqua sporca e l’abbiamo osservata al microscopio ottico prima a 40 ingrandimenti, poi a 100 e poi a 400.Abbiamo potuto così constatare la presenza nella goccia d’acqua di tantissimi microrganismi formati da una sola cellula(unicellulari) con il nucleo(eucarioti).

22 Essi si muovevano vertiginosamente agitando le tantissime ciglia presenti sulla loro membrana cellulare: si tratta infatti di Parameci, dei Ciliati appartenenti al regno dei PROTISTI. Alcuni di essi si nutrivano di particelle presenti nell’acqua e pertanto abbiamo potuto constatare che si tratta di protisti eterotrofi,detti protozoi perché da essi è partita l’evoluzione del regno animale.La professoressa ci ha detto a questo punto che esistono anche i protisti autotrofi, le alghe unicellulari,chiamati protofite, che erano assenti nella goccia d’acqua osservata. E da esse è partita l’evoluzione delle Piante.

23 Se nel suolo sono presenti produttori e consumatori, devono necessariamente essere presenti anche i decompositori, che decompongono gli organismi morti, trasformando la loro sostanza organica in sostanza inorganica (acqua e anidride carbonica), che viene restituita all’ambiente.

24 Per verificare la presenza di tali decompositori, costituiti da batteri e muffe, difficili da osservare sia ad occhio nudo che al microscopio ottico, abbiamo condotto, in laboratorio, la seguente esperienza:

25 MATERIALI UTILIZZATI: latte, terreno, pentola a pressione, 2 beute, cotone idrofilo, fornello. ESECUZIONE: abbiamo riempito con una certa quantità di latte due becker, siglandoli con la lettera A e B, e, dopo averne chiuso le imboccature con il cotone idrofilo,le abbiamo inserite in una pentola a pressione sul fondo della quale abbiamo messo due dita di acqua. Abbiamo sterilizzato per 10 minuti, sul fornello, e dopo averli lasciati raffreddare, abbiamo tolto i becker, rimosso il cotone e introdotto un cucchiaio di suolo, in A suolo sterile, precedentemente riscaldato per uccidere tutti i microrganismi contenuti e in B suolo normale, Abbiamo tappato le due beute con altro cotone idrofilo, che lascia passare l’aria ma ne trattiene i batteri e dopo qualche giorno abbiamo osservato cosa era successo

26 ELABORAZIONE Nella beuta B il latte si è modificato in quanto il terreno contiene funghi e batteri che demoliscono le sostanze del latte (zuccheri, grassi, proteine, ecc.) facendolo “andare a male”: il latte era stato precedentemente sterilizzato per eliminare tutti i batteri eventualmente presenti, in modo che sul latte sterile agissero solo quelli del suolo. Abbiamo prelevato un po’ di muffa cresciuta nella beuta B e l’abbiamo osservata al microscopio ottico: essa è formata da un intreccio di filamenti detti ife che assumono le sostanze per assorbimento. Con la professoressa di scienze abbiamo quindi approfondito le caratteristiche specifiche dei decompositori: le muffe appartengono al regno dei funghi, comprendente sia organismi unicellulari (lieviti) e sia pluricellulari, tutti organismi eucarioti ed eterotrofi. I batteri decompositori, invece, appartengono al regno degli eubatteri e sono organismi unicellulari, formati da una cellula semplicissima senza nucleo detta procariote e sono così piccoli che possono essere osservati solo con microscopi ad altissimo ingrandimento.

27 OSSERVAZIONI: nella beuta A il latte è rimasto liquido senza modificarsi mentre nella beuta B si è modificato diventando una poltiglia gialla più densa. CONCLUSIONI: con questa semplice esperienza, indirettamente, abbiamo evidenziato la presenza nel terreno di decompositori, quali batteri e muffe, osservando le trasformazioni che essi provocano in sostanze organiche di vario tipo come il latte, che vengono trasformate in piccole molecole inorganiche. Il ruolo di tali decompositori è molto importante in qualsiasi ecosistema in quanto non solo fanno spazio per i nuovi organismi che nascono ma assicurano il riciclaggio delle sostanze chiudendo i cicli della materia.

28 Abbiamo prelevato una porzione di terra dal giardino della nostra scuola e in laboratorio l’abbiamo osservata attentamente, annotando tutto ciò che si vedeva:

29  Pietre di varie dimensioni  Particelle di terra  Radici  Foglie  Animali come lumache, millepiedi, insetti

30 Poiché il terreno ci è apparso un miscuglio eterogeneo formato dalle suddette componenti, la tecnica necessaria per separarli è la filtrazione, che sfrutta semplici strumenti, con delle maglie più o meno grandi, che fanno passare solo alcune componenti trattenendone altre. Abbiamo quindi utilizzato un semplice scolapasta, dalle maglie larghe, per separare i componenti più grossolani (pietre, foglie e radici) dal resto, ottenendo un terriccio su cui abbiamo condotto una serie di esperienze. Per prima cosa ci siamo chiesti quali altri componenti dovessero essere presenti nel terreno: molti di noi hanno osservato che sicuramente c’è aria, che permette la vita di tanti organismi e acqua, anche se il terreno si presentava asciutto.

31 Per verificare la presenza di aria nel terreno abbiamo messo in un cilindro graduato da 500 ml, 250ml di terreno e 250ml di acqua : abbiamo subito notato che il volume totale era inferiore ai 500ml e che man mano che il livello dell’acqua scendeva, salivano in superficie tante bolle di aria.

32 Abbiamo lasciato riposare il tutto per qualche giorno dopodiché abbiamo osservato attentamente il contenuto del cilindro graduato: le varie componenti del terreno sono sedimentate spontaneamente formando diversi strati di sedimenti di diversa dimensione, più grandi sul fondo (sabbia) e via via più piccoli andando verso l’alto (argilla e limo). Al di sopra di questi strati di sedimenti, nel cilindro graduato, c’era una porzione di acqua sporca, contenente sedimenti ancora più piccoli in sospensione ed infine, in superficie abbiamo osservato uno strato schiumoso e abbiamo dedotto che si tratta dell’humus, cioè sostanza organica morta in decomposizione, più leggera rispetto alle altre componenti.

33 Mediante setacci a maglie ancora più sottili, abbiamo separato le componenti più fini del terreno, le cui dimensioni sono inferiori a quelle della sabbia: più componenti fini sono presenti, più il terreno è antico, in quanto ci vuole molto tempo perché la disgregazione delle rocce porti a sedimenti di tali dimensioni: infatti la nostra zona è molto antica, come è d'altronde testimoniato dalla presenza degli scavi archeologici, risalenti al IV sec a.C.

34 A questo punto abbiamo indagato sulla natura chimica dei sedimenti. Abbiamo aggiunto ad una porzione di terreno, in un beaker, alcune gocce di acido cloridrico e abbiamo osservato una caratteristica effervescenza, la stessa che si ottiene aggiungendo acido cloridrico ad un pezzetto di calcare: l’ HCl ha reagito con i sedimenti del nostro terreno confermando la presenza del carbonato di calcio. Infatti solo il carbonato di calcio è in grado di reagire chimicamente con un acido e la reazione che è avvenuta è la seguente: Ca CO 3 + 2 H Cl Ca Cl 2 + H 2 CO 3 Carbonato di calcio+Ac.Cloridrico cloruro di calcio + Ac.carbonico L’acido carbonico non appena si forma si decompone in acqua e anidride carbonica che è la responsabile dell’effervescenza di questa reazione.

35 Infine per verificare la presenza dell’acqua nel terreno ne abbiamo preso una certa quantità e, dopo averla messa in un becher, l’abbiamo messa a riscaldare su una piastra scaldante: dopo un po’ di tempo le pareti del becher si sono appannate in quanto l’acqua presente nel terreno, riscaldandosi è evaporata e i vapori si sono condensati sulle pareti fredde del becher.

36 Mediante setacci a maglie ancora più sottili, abbiamo separato le componenti più fini del terreno, le cui dimensioni sono inferiori a quelle della sabbia: più componenti fini sono presenti, più il terreno è antico, in quanto ci vuole molto tempo perché la disgregazione delle rocce porti a sedimenti di tali dimensioni: infatti la nostra zona è molto antica, come è d'altronde testimoniato dalla presenza degli scavi archeologici, risalenti al IV sec a.C.

37 IL SUOLO è la parte più superficiale della crosta terrestre, detto anche terreno, spesso da pochi cm a qualche m in cui si sviluppano le radici delle piante. origina attraverso un lento e lungo processo di alterazione chimica disgregazione fisica delle rocce sia da parte dell’atmosfera che degli organismi vegetali ed animali. L’insieme dei fattori che porta alla formazione di un suolo è la PEDOGENESI e la scienza che studia i suoli è la PEDOLOGIA. I fattori che influenzano la genesi dei suoli sono: CLIMA NATURA DELLE ROCCE GIACITURA DEL SUOLO ORGANISMI TEMPO

38 Il clima è il principale fattore che determina le caratteristiche di un suolo: temperatura, umidità, precipitazioni, infatti, incidono sulla velocità di degradazione delle rocce. Per quanto riguarda la natura delle rocce,dalla composizione chimica delle rocce dipende la natura chimica di un suolo: in particolare il nostro suolo è ricco di carbonato di calcio, cioè è un suolo calcareo, dal momento che le rocce del nostro territorio sono di tipo carbonatico. Il maggiore o minore grado di compattezza delle rocce, inoltre, influenza la velocità di alterazione delle rocce e quindi di formazione dei suoli. Un terzo fattore è la giacitura del suolo. In presenza di forti pendenze, i materiali provenienti dall’alterazione delle rocce non si accumulano in posto ma vengono allontanati (vento, acqua ecc..) per poi accumularsi alla base del pendio.In questo caso non potranno formarsi suoli di notevoli spessori.In zone pianeggianti, invece, ritroveremo suoli di notevole spessore poiché i materiali di alterazione delle rocce rimangono in posto e subiscono un’ulteriore alterazione a opera degli organismi viventi

39 Gli organismi invece: Forniscono materia organica al suolo Innescano reazioni chimiche Determinano l’azione di rimescolamento Incidono sulla porosità e sull’aggregazione condizionando la presenza di acqua e di soluzioni. L’ultimo fattore è il tempo Il processo di formazione di un suolo è lento e senza fine. Il tempo necessario alla formazione di uno strato di suolo di 30 cm su sedimenti sciolti è di circa 50 anni nei casi più rapidi, altrimenti, nel caso di un substrato roccioso ci vogliono dai 100 ai 1000 anni per formare 1 cm di suolo.

40 Nei suoli è possibile distinguere diversi componenti: LIQUIDA, costituita sostanzialmente da acqua (igroscopica, capillare, gravifica) GASSOSA (aria), che riempie gli spazi vuoti presenti tra le particelle: maggiore è la dimensione delle particelle del suolo, maggiori sono gli spazi e quindi la quantità di aria presente. La sua presenza è indispensabile per lo sviluppo del suolo e quindi anche della vegetazione e degli organismi animali che vivono al suo interno SOLIDA : Se osserviamo il profilo di un suolo, sono evidenti i seguenti orizzonti, dall’alto verso il basso: L’orizzonte O è costituito da residui organici, e viene chiamato lettiera. L’orizzonte A è ricco di sostanze organiche decomposte è un orizzonte che acquista e perde costantemente acqua, sostanza organica L’orizzonte B è più povero di humus ed è quello in cui si concentrano i materiali asportati da A (sedimenti inorganici trasportati dall’acqua o dalla gravità) L’orizzonte C è composto da roccia in via di alterazione L’orizzonte R è la roccia madre.

41 Tali profili cambiamo a seconda del clima L’orizzonte O L’orizzonte A L’orizzonte B L’orizzonte C L’orizzonte R

42 Infine, il colore del suolo è una caratteristica che ci consente di:  delimitare gli orizzonti  riconoscere i diversi suoli  interpretare il drenaggio e i processi chimico- fisici avvenuti nei suoli In particolare, il suolo della nostra zona ha un colore rossiccio per la presenza, oltre al carbonato di calcio, anche di una certa quantità di ossido di ferro.

43 Ogni organismo vivente viene indicato con un nome scientifico formato da due parti: il primo nome, scritto con l’iniziale maiuscola, indica il genere di appartenenza, mentre il secondo indica la specie ed è scritto in minuscolo: per esempio il nome scientifico dell’uomo è Homo sapiens sapiens, dove Homo rappresenta il genere di appartenenza, sapiens sapiens la specie. Tale nomenclatura è detta binomia ed e’ stata introdotta da Linneo nel 1700: egli infatti fu il primo ad introdurre le categorie tassonomiche che permettevano di ordinare tutti gli esseri viventi in una serie di raggruppamenti seguendo il criterio delle affinità via via più strette. Tali categorie tassonomiche sono organizzate in diversi livelli formando un sistema di classificazione gerarchico, che oggi, dalla più grande alla più piccola sono:

44 1. Dominio degli Eubatteri, comprendente il regno degli EUBATTERI,organismi unicellulari,procarioti (senza nucleo),alcuni autotrofi (cianobatteri),altri eterotrofi (batteri patogeni, batteri decompositori,)ecc… 2. Dominio degli Archea,comprendente il regno degli ARCHEOBATTERI, batteri estremofili che vivono in condizioni estreme di temperatura, di salinità,di acidità ecc… 3. Dominio degli Eucaria,comprendente tutti gli organismi formati da cellule eucariote (con il nucleo) che si suddividono in 4 regni:  ANIMALI, organismi pluricellulari, eterotrofi per ingestione  FUNGHI,organismi pluricellulari,eterotrofi per assorbimento  PIANTE,organismi pluricellulari,autotrofi  PROTISTI, organismi unicellulari, alcuni autotrofi detti Protofite, altri eterotrofi detti Protozoi Alla base del sistema di Linneo vi è la categoria sistematica più piccola, la specie: essa comprende organismi aventi le stesse caratteristiche e quindi lo stesso numero di cromosomi e pertanto in grado di riprodursi e di generare una prole fertile. In particolare, tutti gli organismi viventi sulla Terra sono stati raggruppati in 3 domini e 6 regni:

45 Gli ecosistemi sono un insieme di organismi (componente biotica) che vivono in un certo ambiente, perché li sono presenti da particolari condizioni chimico/fisiche che ne permettono l’esistenza, quali, per es.,una certa temperatura, un certo grado di umidità, la quantità di luce presente, ecc.(componente abiotica) : in particolare, nel nostro ecosistema “giardino” il terreno, con le sue caratteristiche, rappresenta la componente abiotica, gli organismi presenti (consumatori, decompositori, produttori) e la componente biotica. La componente biotica di ciascun ecosistema, forma una comunità di organismi formata da diverse popolazioni, laddove per popolazione si intende un gruppo di individui appartenenti alla stessa specie.

46 L’insieme degli ecosistemi caratterizzati dallo stesso clima, viene detto, invece, bioma: un bioma è quindi l’insieme di tutti quegli organismi che vivono in una certa zona climatica della Terra (bioma polare, bioma temperato, bioma tropicale, ecc) Infine l’insieme dei biomi e quindi l’insieme di tutti gli organismi viventi che popolano la Terra viene detto Biosfera che rappresenta l’intersezione delle altre tre sfere che costituiscono il pianeta Terra, l’Atmosfera, l’Idrosfera e la Litosfera, l’unico pianeta del Sistema Solare, dove c’è vita,: la fortunata distanza che separa il nostro pianeta dal Sole ha permesso infatti all’acqua di esistere sulla Terra allo stato liquido e alla vita di comparire nel primitivo brodo primordiale,circa 3,8 miliardi di anni fa!.

47 Ecco alcune piante del nostro giardino!

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