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I percorsi triennali di istruzione e formazione: un primo bilancio Dario Nicoli.

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Presentazione sul tema: "I percorsi triennali di istruzione e formazione: un primo bilancio Dario Nicoli."— Transcript della presentazione:

1 I percorsi triennali di istruzione e formazione: un primo bilancio Dario Nicoli

2 Oggetto 1 Si propongono alcune sintesi circa i principali elementi riscontrati (risultati di metodo e di merito) durante le visite svolte presso i Cfp operanti nella Regione Liguria, nel periodo maggio-giugno 2004, nell’ambito dei percorsi formativi inseriti nel Protocollo d’intesa tra la Regione, il MIUR, il MLPS, per la realizzazione dall’anno scolastico 2003-2004 di un’offerta formativa sperimentale di istruzione e formazione professionale.

3 Oggetto 2 Si tratta delle iniziative regionali poste in essere a seguito dell’Accordo Stato/Regioni/Enti locali del giugno 2003, resosi necessario 1. per sanare il vuoto legislativo prodotto dall’abrogazione della legge 9/99 sull’innalzamento dell’obbligo scolastico 2. e dalla contemporanea introduzione della legge 53/2003 – per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale – che tuttavia non ha ancora emanato i propri decreti attuativi.

4 Natura dei percorsi I percorsi triennali rappresentano l’impegno più rilevante di natura sperimentale in tema di riforma del sistema educativo con riferimento al secondo ciclo. Essi evidenziano un impegno straordinario di tipo metodologico, organizzativo ma anche strategico. Tale impegno è già un elemento di positività che si ritiene possa essere confermato ogni volta sia possibile sviluppare innovazioni mediante un approccio sperimentale concordato che valorizzi l’apporto degli organismi formativi.

5 Portatori di handicap 1 La struttura della legge 53/03 e del nuovo diritto- dovere tiene conto delle caratteristiche dei portatori di handicap cui possono essere rivolte opportunità formative diverse, a condizione che si riferiscano alle mete indicate nel Pecup. Ciò significa che ogni percorso ha carattere promozionale circa il potenziale (capacità) di ogni singola persona, e che le acquisizioni registrate debbono essere definite in riferimento alle mete di coscienza di sé, dotazione culturale, cittadinanza attiva, competenze professionali.

6 Portatori di handicap 2 Sono quindi possibili tre tipologie di intervento: 1. Inserimenti nei corsi ordinari con supporto mirato a favorire i processi di apprendimento. 2. Corsi ad hoc per soggetti che abbiano caratteristiche di handicap che richiedano una modalità formativa ad hoc a forte personalizzazione. 3. Interventi destrutturati che procedano per passi successivi ed “a vista” per soggetti che richiedano una forte individualizzazione.

7 Portatori di handicap: il nodo della certificazione Per evitare pratiche discriminatorie nei confronti di utenti portatori di handicap, è necessario evitare di rilasciare certificazioni cui non corrispondono le reali competenze dei soggetti. Occorre pensare ad una ulteriore certificazione polivalente (“operatore industriale”; “operatore di processo”) che sia comune a più aree professionali e che consenta di esplicitare in modo formale la preparazione tipica di persone con situazioni di handicap di media entità, consentendo però una capitalizzazione delle acquisizioni ed uno sviluppo professionale e formativo.

8 Obiettivi del monitoraggio Garantire la fondatezza culturale e metodologica della propria azione in materia di sistema di IFP Sostenere l’intesa metodologica con gli organismi gestori in merito alla peculiarità del sistema regionale e ai suoi elementi caratterizzanti Svolgere un’opera di osservazione e monitoraggio del sistema nella sua costruzione ed evoluzione, secondo una prospettiva collaborativa, in modo da fornire alla Regione informazioni ed i criteri che consentano una corretta valutazione in itinere del lavoro in atto Consentire un’attenta azione di assistenza tecnica in riferimento alle attività che qualificano il sistema e ai punti di maggiore criticità dello stesso.

9 Punti di forza 1 Équipe didattiche allargate e pluridisciplinari, con attenzione alla dimensione globale dell’allievo/a Rete sociale consolidata con particolare riferimento al rapporto con il sistema produttivo locale e all’attivazione di sinergie positive con alcuni servizi sociali territoriali per la gestione dei casi più problematici Attenzione costante alla gestione del rapporto con le famiglie Dispositivi interni di monitoraggio del progetto sperimentale, rivolto sia ai corsisti sia alle famiglie, con riferimento a tutti gli ambiti dell’attività presso il centro.

10 Punti di forza 2 Valutazione di gradimento molto alta da parte del campione di allievi/e incontrati, con particolare riferimento all’autovalutazione degli apprendimenti, ai docenti e alla soddisfazione complessiva Gestione dell’accoglienza e attenzione all’orientamento in itinere Implementazione di alcune strategie di personalizzazione (e individualizzazione) del percorso formativo sia attraverso i Larsa sia nell’attività didattica ordinaria.

11 Miglioramento 1 Sviluppare la metodologia di progettazione per UA, partendo dall’identificazione di compiti reali e attraverso un’integrazione tra le attività d’aula e di laboratorio Stabilizzare e consolidare il rapporto con i docenti esterni, favorendo un maggior coinvolgimento nella fase di progettazione delle UA, anche attraverso un potenziamento dei momenti di raccordo/coordinamento didattico extra aula Programmare momenti di formazione congiunta e di condivisione dell’impianto della sperimentazione e della riforma, soprattutto con i docenti provenienti dalla scuola.

12 Miglioramento 2 Migliorare, per alcuni casi, la collocazione logistica e organizzativa delle attività formative Ridefinire, là dove esiste, il rapporto con la scuola, in modo da favorire una reale condivisione della progettazione e realizzazione del percorso formativo, e più in generale un maggior coordinamento delle attività Consolidare, là dove ancora non sia stato fatto, uno strumento interno di monitoraggio della crescita dell’allievo/a sviluppare il tema della “valutazione autentica”, con particolare riferimento all’adozione di un portfolio/libretto formativo.

13 Necessità di consolidare il modello sperimentale regionale Indicazioni più precise in merito ai criteri logistico- organizzativi (aule, laboratori, risorse dedicate..) e didattici, in particolare all’articolazione delle ore da attribuire alle diverse aree disciplinari, in modo da evitare soluzioni troppo differenziate Sviluppo e consolidamento dei rapporti con i referenti della scuola, per favorire momenti congiunti (tavoli tecnici) di confronto e condivisione delle strategie di programmazione e progettazione delle attività didattiche a livello regionale e provinciale Ricerca di un maggior coordinamento con le province su criteri e modalità di presentazione dei progetti e gestione dei percorsi non triennali, ma comunque rivolti a soggetti in diritto dovere.

14 Riflessioni Quadro valutativo sostanzialmente positivo, anche se in presenza di alcune difficoltà, in parte dovute ad aspetti problematici propri di una situazione sperimentale – e quindi comuni a tutti i progetti analizzati – e in parte riconducibili a specifiche situazioni. Per una corretta lettura del quadro valutativo occorre inoltre contestualizzarne i risultati, considerandoli sempre parziali rispetto ad una situazione in continua evoluzione. Ciò significa che alcuni elementi considerati in questa relazione potrebbero già aver subito dei cambiamenti rispetto al momento in cui sono stati riscontrati.

15 Progettualità mancante Apertura di percorsi sperimentali degli Istituti tecnici e professionali Aree formative non ancora affrontate (sociale, sanitaria, educativa, turistica, comunicazione e immagine, nautica…) Nodo Quadriennio/Triennio Consolidamento dell’apprendistato Soggetti portatori di handicap Istruzione e formazione superiore e alta formazione Percorsi destrutturati e Larsa territoriali anche per i passaggi Campus o rete formativa territoriale.

16 Fattori di sviluppo Indicazioni regionali per dare solidità al sistema regionale e Realizzazione di un “super-accreditamento” selettivo degli organismi aventi i requisiti (vedi criteri della bozza di decreto sul secondo ciclo) Superamento della logica dei bandi per una stabilità del sistema Modello di governo territoriale del sistema al fine di valorizzare le risorse per il successo formativo Modello di valutazione Modello di gestione del budget.


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