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GLI ALBERI DA FRUTTO ACTINIDIA ALBICOCCO CILIEGIO MANDORLO MELO OLIVO

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Presentazione sul tema: "GLI ALBERI DA FRUTTO ACTINIDIA ALBICOCCO CILIEGIO MANDORLO MELO OLIVO"— Transcript della presentazione:

1 GLI ALBERI DA FRUTTO ACTINIDIA ALBICOCCO CILIEGIO MANDORLO MELO OLIVO
PERO PESCO SUSINO VITE

2 L’ ACTINIDIA L'Actinidia è una pianta originaria di una vallata della Cina dove vive spontanea; appartiene alla Famiglia delle Actinidiaceae, genere Actinidia, suddiviso in due sezioni: l'Actinidia arguta e l’ Actinidia chinensis . L' Actinidia chinensis è una specie più da mercato, mentre Actinidia arguta è ornamentale. L'apparato radicale è superficiale, il fusto presenta tralci anche molto lunghi che portano gemme miste e a legno. Le foglie sono semplici , decidue, cuoriformi con picciolo molto lungo. Il frutto è una bacca ricoperta da peluria, la polpa è di un verde caratteristico, punteggiata di minuscoli semi, violacei o neri, disposti intorno a un cuore biancastro (columella).L'impollinazione è entomofila anche se i fiori non sono molto attrattivi per le api e perciò si aumenta il numero delle arnie; in misura minore anche anemofila.

3 L’ ALBICOCCO L'origine dell'albicocco è triplice: cinese, centro-asiatica, iranocaucasica, tutte zone dove la specie è diffusa. In Italia si trova principalmente nelle regioni meridionali. Ha una fioritura precoce e perciò è più soggetto a danni da ritorni di gelate, nel periodo primaverile. Le cv usate sono auto compatibili (comunque quasi mai se ne usa una sola), mentre cv di origine USA sono autoincompatibili; l'impollinazione è entomofila anche se sembra esserci anche cleistogamia nelle auto compatibili, tuttavia non è possibile produrre senza impollinatori. Limiti pedoclimatici: necessita di UF, fabbisogno in freddo che, se non soddisfatto comporta anomalie fiorali ed elevata cascola delle gemme; principale fattore limite è l'eccesso di umidità nel terreno e nell'aria, inoltre è sensibile all'asfissia radicale. Teme le gelate di ritorno e perciò si è spostato nel sud Italia.

4 IL CILIEGIO Del ciliegio fanno parte due specie: l'avium, cioè il dolce, molto diffuso in Italia, con portamento assurgente, e il cerasus (amarena) , l'acido, più cespuglioso e pollonifero, diffuso più nel nord Europa. Altra specie è il Prunus mahaleb, noto come magaleppo o ciliegio di S. Lucia, albero piuttosto piccolo, con foglie di forma variabile rotondo-ovata, di colore verde chiaro e fiori piccoli, bianchi, e frutti piccoli, non eduli, gialli o rossi, talvolta molto scuri. L’'origine è collocata tra il Mar Nero e il Mar Caspio; il dolce è prodotto più che altro in Europa, ed USA anche, mentre l'acido è della zona ad est, (anche qui gli Stati Uniti tra i maggiori produttori). In Italia si trova un po' ovunque, ma principalmente in Campania, Puglia, Veneto, Emilia-Romagna. Appartiene alle Rosaceae, sottofamiglia Pruno ideae, pertanto l'albero presenta rami a legno e rami a frutto e il frutto è una drupa; la corteccia si presenta come costituita da una serie di anelli. Del ciliegio dolce si distinguono la varietà juliana che fornisce le tenerine e la varietà duracina che produce i duroni. Del ciliegio acido vi sono: la varietà caproniana, con amarene o morasconi, la austera, con le viscole, la marasca, con le marasche. Limiti pedoclimatici: ha un elevato fabbisogno in freddo, la sensibilità a ristagni idrici si ha con Prunus avium e mahaleb; il grosso problema del ciliegio dolce, non l'acido, è la pioggia che porta a spaccature del frutto oltre ad essere vettore di Monilia. Oltre a ciò una siccità prolungata danneggia la formazione dei fiori.

5 IL MANDORLO Il Mandorlo è una pianta originaria dell'Asia centro occidentale e, marginalmente, della Cina. Venne introdotto in Sicilia dai Fenici, proveniente dalla Grecia, tanto che i Romani lo chiamavano "noce greca". Appartiene alla Famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pruno ideae. L'apparato radicale è molto espanso. Il mandorlo è caratterizzato da una fecondazione entomofila, per cui nel mandorleto si rende necessaria la presenza di un certo numero di arnie durante la fioritura. La maggior parte delle cultivar è autosterile, ed inoltre sussistono casi di etero incompatibilità; ciò risulta estremamente importante ai fini della scelta delle cultivar. L'epoca di fioritura, pur variando fra i diversi ambienti (da gennaio a marzo) è alquanto precoce. Negli ultimi decenni la mandorlicoltura è complessivamente mutata sia per quanto riguarda il comparto produttivo che quello commerciale. Pur essendo molto diffuso nel bacino del Mediterraneo, il mandorlo ha avuto in questo ambiente periodi di stasi, se non di regressione, a causa dell’inadeguatezza degli impianti, spesso obsoleti e con tecniche di coltivazione tradizionali. Viceversa negli USA si è verificato un deciso sviluppo grazie alle nuove piantagioni specializzate eseguite con portinnesti capaci di adattarsi alle condizioni pedologiche e con buona affinità d’innesto e all'introduzione di moderni sistemi di raccolta meccanizzata.

6 IL MELO Originario di una zona sud caucasica, il melo è oggi coltivato intensivamente in Cina, Stati Uniti, Russia, Europa (soprattutto in Italia e Francia). In Italia la produzione è concentrata nel settentrione: l'80% del raccolto nazionale, infatti, proviene da tre regioni del Nord. Appartiene alla grande famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia Pomo ideae, genere Malus. Il melo è una pianta di dimensioni medio-elevate che può raggiungere un'altezza anche di 8-10 metri. Il melo presenta gemme a legno e miste portate da diversi rami fruttiferi, cioè da dardi, lamburde, brindilli e rami misti. Il frutto è un pomo o melonide (falso frutto); la corteccia è tipicamente liscia rispetto altre specie e la foglia si distingue per il margine seghettato. Esiste auto incompatibilità gametofitica nel gruppo della cultivar (cv), ma i gruppi pomologici sono tra loro intercompatibili, perciò sono necessarie più cv per un impianto. Limiti pedoclimatici: è resistente al freddo (fino a -25°C, con qualche eccezione), per la sensibilità alle gelate tardive dipende dall’epoca di fioritura, e sopporta bene il calcare se il terreno è ben drenato, si adatta a vari terreni.

7 L’ OLIVO La zona di origine sebbene molti la considerino una pianta prettamente mediterranea. Questa, infatti, si è ambientata molto bene nel bacino mediterraneo soprattutto nella fascia dell'arancio dove appunto la coltura principe è quella degli agrumi associata in ogni modo a quella dell'olivo: in questa fascia sono compresi paesi come l'Italia, il sud della Spagna e della Francia, la Grecia e alcuni Paesi mediorientali che si affacciano sul Mediterraneo orientale. L'olivo coltivato appartiene alla vasta famiglia delle oleaceae che comprende ben 30 generi; la specie è suddivisa in due sottospecie, l'olivo coltivato e l'oleastro.

8 IL PERO Il pero appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sottofamiglia delle Pomoideae, genere Pyrus. Origine discussa: si distinguono specie occidentali, Pyrus Communis principale, e specie orientali in cui si riscontrano maggiori resistenze, anche al colpo di fuoco batterico; in Cina si usa il Pyrus pyrifolia appartenente a queste ultime. Circa la biologia nel pero si riscontra spesso l'auto-incompatibilità, causata da sterilità sia fattoriale che morfologica e citologica; come nel melo esistono cv triploidi che possono dare anomalie. Peculiarità del pero è la produzione via partenocarpica presente in numerose cv, tuttavia è sempre preferibile ricorrere a buone cv impollinatrici. L'impollinazione è ovviamente entomofila tuttavia il fiore è poco attrattivo e si preferisce mettere più arnie. Limiti pedoclimatici: principale è la resistenza al calcare, soprattutto con il portinnesto di cotogno; altri limiti sono costituiti dalla resistenza al freddo principalmente ed alla siccità (sempre col cotogno che ha apparato radicale superficiale), qualche problema sorge in casi di carenze nutrizionali. Il pero è un albero vigoroso, di forma piramidale nei primi anni e tendenzialmente globosa a maturità, che può raggiungere un'altezza anche di m. Il pero presenta gemme a legno e miste portate da diversi rami fruttiferi, cioè da dardi, lamburde, brindilli e rami misti. Il frutto è un falso frutto detto pomo.

9 IL PESCO Il pesco è probabilmente originario della Cina, dove lo si può ancora rinvenire allo stato selvatico. L'introduzione del pesco in Europa viene da alcuni attribuita ad Alessandro Magno a seguito delle sue spedizioni contro i Persiani, secondo altri i Greci lo avrebbero introdotto dall'Egitto. Viene coltivato in molti Stati nelle zone con clima temperato mite genere Persica comprende varie specie, tra cui diverse ornamentali. Il pesco è, in genere, una specie autoincompatibile. Gli ovuli, generalmente due, non giungono tutti a maturazione, ma solo uno di essi viene fecondato e giunge a maturità. Il nocciolo di pesco contiene perciò un solo seme (o mandorla) solcato profondamente, che è di sapore amaro per l'elevato contenuto di amigdalina, un glucoside cianogenetico caratteristico di alcune drupacee. I frutti (le pesche) sono drupe carnose, tondeggianti, solcate longitudinalmente da un lato, coperte da una buccia tomentosa (pesche propriamente dette) o glabra (pesche-noci o nettarine) di vario colore. La polpa è succulenta, di sapore zuccherino più o meno acidulo, di color bianco, giallo o verdastro. La pesca ha una tipica consistenza polposa e succosa che è dovuta all'elevato contenuto in acqua ed alla presenza di pectina. La maturazione dei frutti avviene tra la prima e la seconda decade di maggio nelle zone meridionali, fino alla fine di settembre per le cultivar più tardive. In linea di massima le condizioni climatiche italiane e degli altri Paesi mediterranei sono ideali per la coltivazione del pesco.

10 IL SUSINO Il susino (Famiglia delle Rosaceae, tribù delle Pruno ideae, genere Prunus), rappresentato da numerose specie botaniche, è originario per alcune dell'Asia, per altre dell'Europa e per altre ancora dell'America. Pianta coltivata in tutto il mondo e in particolare in Europa. In Italia lo si ritrova principalmente in Emilia Romagna e Campania; interessante anche la produzione in Trentino. Le varie specie di Prunus sono raggruppate in tre categorie, ognuna delle quali e' suddivisa in più gruppi. Le categorie sono: 1) Specie asiatico-europee, con i seguenti gruppi: - susini europei - susini siriaci - mirabolani 2) Susini cino-giapponesi, con i seguenti gruppi: - giapponese puro - cino- giapponesi di minor interesse 3) Susini americani: susini di scarso interesse con diversi gruppi tra i quali: -americane pure

11 LA VITE La Vitis vinifera è nota anche come vite europea, anche se più propriamente dovrebbe essere definita euroasiatica; l'areale di origine non è ben definito (un tempo si pensava proveniente dalla Trancaucasia). Compare in Europa verso la fine del Terziario, ma la sua utilizzazione risale al Neolitico (nell'Europa mediterranea veniva coltivata per produrre uve da vino mentre nell'Europa caucasica per la produzione di uva da tavola). Scritture sumeriche risalenti alla prima metà del III millennio a.C. testimoniano che la vite veniva già allora coltivata per produrre vino. Non è certo quando sia iniziata in Italia la viticoltura: le prime testimonianze nell'Italia del Nord risalgono al X secolo a.C. (in Emilia). Diffusa in più di 40 Paesi al mondo, anche se più della metà della produzione mondiale si ha in Europa (soprattutto Spagna, Italia e Francia. Le molte specie di vite appartengono alla Famiglia delle Vitaceae o Ampelideae, genere Vitis, suddiviso in due sottogeneri: - Muscadinia; - Euvitis: le varie specie sono riunite in tre gruppi in base all'areale di origine: viti americane, viti asiatiche orientali e viti euroasiatiche (comprendenti un'unica specie, la Vitis vinifera).  La Vitis vinifera comprende due sottospecie, la V. vinifera silvestris (che comprende le viti selvatiche dell'Europa centrale e meridionale, dell'Asia occidentale e dell'Africa settentrionale) e la V. vinifera sativa (che comprende le viti coltivate). Le viti coltivate si possono suddividere in viti orientali (viti caspiche e antasiatiche) e viti mediterranee (viti pontiche e occidentali).

12 I CEREALI RISO AVENA MAIS FARINA E SEMOLA ORZO FRUMENTO
GRANO DURO E GRANO TENERO SEGALE

13 AVENA L'avena è una fonte di carboidrati a lenta digestione, ricca di fibre e per questo in grado di fornire energia a lungo termine senza causare picchi insulinici. Nel nostro Paese le applicazioni dietetiche dell'avena sono relativamente recenti, nonostante questo cereale abbia alle spalle antichissime tradizioni. Le ottime caratteristiche nutrizionali dell'avena si possono intuire già dalla semplice osservazione delle tabelle alimentari. Tra tutti i cereali, detiene il primato di alimento più ricco in proteine e di sostanze grasse. Non è quindi un caso che la medicina popolare descriva la farina di avena come alimento nutritivo e rinforzante, adatto soprattutto per bambini. Il seme dell’avena utilizzato nell’industria alimentare deve essere prima decorticato, attraverso particolari procedure, per renderlo maggiormente digeribile. È un cereale particolarmente ricco di nutrienti quali proteine, fibra, calcio, fosforo, potassio ma è meno digeribile di altri cereali e contiene fitati che limitano l’assorbimento di calcio ed altri nutrienti. Apporta inoltre una buona quantità di lipidi ed è privo di glutine. L’avena si utilizza in grani per la preparazione di zuppe e minestre, la farina insieme ad altri cereali viene usata per la preparazione di vari prodotti da forno, i fiocchi sono diffusi come alimenti per la colazione.

14 FARINA E SEMOLA Dopo la raccolta, le cariossidi di frumento vengono trasportate ai mulini, in genere specializzati per la produzione di farina di grano tenero o di semola cioè di grano duro. La fase iniziale, ovviamente, consiste in una pulitura delle cariossidi dalle impurità accumulate durante il raccolto; avremmo quindi appositi impianti dotati di setacci con maglie più o meno fitte, getti d'aria che allontanano foglioline e residui di spighe, calamite per attrarre eventuali pezzettini di metallo ed un lavaggio finale per togliere la parte polverosa. Dopo la pulitura, le cariossidi - ora idonee alla macinazione - sono avviate alla successiva fase di condizionamento, in cui viene generalmente operata un'umidificazione superficiale ed uno stazionamento a bassa temperatura per facilitare la rottura del chicco. Fatto ciò si passa appunto alla macinazione, in cui la cariosside viene ridotta in farina, quindi all'abburattamento o setacciatura (buratto è sinonimo di setaccio).

15 FRUMENTO È chiamato comunemente grano, comprende diverse specie ascrivibili a due varietà principali: il frumento o grano duro e il frumento o grano tenero. Dalla macinatura del tipo tenero si ottiene la farina che poi viene utilizzata per la panificazione, mentre dal tipo duro si ricava la semola la quale viene impiegata per la produzione di pasta alimentare. È una fonte di carboidrati, ha un alto contenuto di amido, apporta vitamine del gruppo B e sali minerali. La farina che si ottiene dal chicco intero ha delle caratteristiche nutrizionali superiori per via del patrimonio vitaminico e minerale. Oltre che per gli scopi descritti in precedenza il frumento viene utilizzato sia per la produzione di cereali per la colazione che per la preparazione di bevande alcoliche, attraverso un processo di fermentazione e distillazione.

16 GRANO DURO E GRANO TENERO
In natura esistono diversi tipi di frumento; quelli maggiormente utilizzati sono due: il Triticum durum (o grano duro) ed il Triticum vulgare (o grano tenero). Anche se le due piante sono molto simili a livello strutturale, non si tratta semplicemente di due diverse varietà, bensì di due specie distinte.. Il grano duro viene utilizzato per ottenere la semola, con cui si preparano la pasta secca industriale ed alcuni tipi di pane. Per legge, il termine farina dev'essere applicato esclusivamente al prodotto ottenuto dalla macinazione del grano tenero; con semola, invece, si intende il prodotto di macinazione del grano duro. Per altre farine, come quella di mais, è necessario specificare l'origine in etichetta. Il frutto del frumento, chiamato cariosside, è interamente ricoperto da un pericarpo fibroso; si tratta di un involucro esterno, costituito da più strati di cellule ricche in  cellulosa e sali minerali; questa parte, dopo il processo molitorio, va a costituire la crusca.

17 RISO Il riso è un cereale costituito dalla cariosside. Nel nostro Paese rappresenta un importante, ma spesso sottovalutata, alternativa al frumento, mentre in Giappone ed in Cina fornisce mediamente circa la metà delle calorie quotidiane. Vediamo allora di riassumere le principali differenze nutrizionali che intercorrono tra i due alimenti: Il valore biologico dei protidi del riso è leggermente superiore rispetto a quello delle proteine del grano. Si registra, in particolare, un più alto tenore in lisina, che rappresenta l'amminoacido essenziale limitante nei cereali. -Il riso è più digeribile rispetto alla pasta. - Tra tutti i cereali, il riso è quello dotato del minor potenziale allergenico. - Se integrale, può essere utilizzato, - Per il suo modesto contenuto proteico, è un alimento antiurico La lavorazione del riso comprende una prima fase di pulitura, in cui si ha l'eliminazione di tutte le sostanze estranee tramite diversi passaggi in setacci, calamite, getti di aria ecc. Segue una fase di sbramatura (in cui si vanno a distaccare le glumelle, una sorta di foglioline che avvolgono il chicco e che negli altri cereali si staccano spontaneamente al momento della raccolta). Dopo queste operazioni preliminari si ottiene un riso integrale, commestibile ma che necessità di lunghi tempi di cottura, e uno "scarto", chiamato lolla o pula di riso. Quest'ultimo prodotto, un tempo utilizzato nella preparazione dei mangimi o impiegato in agricoltura come fertilizzante, è stato poi ampiamente rivalutato, tanto che oggi assume un'importanza elevata per l'elevato contenuto lipidico, che per estrazione può dare l'olio di riso.

18 MAIS Comunemente chiamato anche granoturco o granturco si presenta in diverse varietà utilizzate per scopi differenti. Il tipo dentato è destinato all’alimentazione degli animali, il vitreo si macina per la produzione di farina, il perlino si utilizza per ottenere il pop-corn, il dolce è quello che si trova comunemente in commercio, il tenero si usa per l’estrazione dell’amido (maizena) e il vestito che invece si usa come pianta ornamentale. La farina di mais rispetto a quella di frumento ha un maggior contenuto di grassi, di carboidrati, ma ha proteine con valore biologico inferiore; ha un buon contenuto di fosforo e potassio e non contiene glutine. Il mais, oltre che fresco e macinato, viene utilizzato per la produzione dei cosiddetti corn-flakes e per l’estrazione dell’olio.

19 ORZO L’orzo è una cereale originario dell’Asia e viene ampliamente coltivato per foraggio e per granella; in quest'ultimo caso, il cereale trova destinazione sia per l'alimentazione del bestiame che per la produzione del malto, a sua volta materia prima per la fabbricazione di birra, whisky, farina al malto e, secondariamente, surrogato del caffè. Il prodotto in grani utilizzato per il consumo alimentare è il cosiddetto orzo brillato che si ottiene attraverso una serie di processi simili a quelli a cui è sottoposto il riso. L’orzo contiene amido in buone quantità, proteine che apportano un aminoacido essenziale, la albumina, fibra, fosforo e niacina. Dalla macinatura si ottiene una farina che mischiata a quella di frumento viene utilizzata per la panificazione. L’orzo è un cereale che viene lavorato e destinato a vari usi: soffiato per ottenere fiocchi, tostato e macinato per preparare la comune bevanda. Dalla germinazione delle cariossidi dell’orzo si ottiene il malto che è largamente utilizzato per la produzione di birra, whisky e vodka.

20 SEGALE Grazie alle caratteristiche della pianta, che la rendono particolarmente resistente al clima arido e a temperature rigide, la segale viene coltivata largamente anche laddove il grano non avrebbe possibilità di crescere. In Germania e nelle regioni del nord Italia trova largo utilizzo in quanto viene impiegata la farina per ottenere il cosiddetto pane nero. La segale ha un contenuto proteico inferiore a quello del frumento, contiene amido, glutine e sali minerali; tra le vitamine le più rappresentate sono la vitamina E e quelle del gruppo B. La farina che si ricava dalla macinazione dei semi può essere bianca, semi bianca o scura in base al grado di raffinazione, si utilizza in genere mescolata ad altre farine per la preparazione di prodotti da forno.

21 GLI ORTAGGI SPINACI PEPERONI ZUCCHE CARCIOFI MELONI ZUCCHINE CETRIOLI
CICORIE MELANZANE FINOCCHI CIPOLLE LATTUGHE

22 GLI SPINACI Gli spinaci sono le foglie dell’omonima pianta della famiglia delle Chenopodiacee: di colore verde intenso, sono carnose, consistenti e croccanti, riunite a rosa, aventi radice a fittone; hanno forma e dimensioni molto diverse a seconda della varietà. Sono tra i vegetali più diffusi nel mondo, e sono famosi per il loro elevato contenuto di ferro, che in realtà è scarsamente assimilabile dal nostro organismo; la loro origine è incerta; alcuni dicono che siano originari della Persia e che furono portati in Occidente dagli Arabi durante le loro invasioni. Esistono diverse qualità di spinaci: il “Gigante d’inverno” con foglie particolarmente ampie, carnose e crespe; il “Matador”, che si coltiva in primavera; il “Merlo nero” a foglia media e arricciata; il “Riccio di Castelnuovo” che ha foglie spesse e rotonde. il “Virofly” a foglie grosse di colore verde cupo;

23 I CARCIOFI Il carciofo è una pianta della famiglia delle Asteraceae coltivata in Italia e in altri Paesi per uso alimentare e, secondariamente, medicinale. Il carciofo è una pianta erbacea perenne alta fino a 1,5 metri, provvista di un rizoma sotterraneo dalle cui gemme si sviluppano più fusti, che all'epoca della fioritura si sviluppano in altezza con una ramificazione dicotomica. Il fusto è robusto, cilindrico e carnoso, striato longitudinalmente. Le foglie presentano uno spiccato polimorfismo anche nell'ambito della stessa pianta. Sono grandi, oblungo-lanceolate, con lamina intera nelle piante giovani e in quelle prossime ai capolini, pennatosetta e più o meno incisa in quelle basali. La forma della lamina fogliare è influenzata anche dalla posizione della gemma da cui si sviluppa la pianta. La superficie della lamina è verde lucida o verde-grigiastra sulla pagina superiore, mentre nella pagina inferiore è verde-cinerea per la presenza di una fitta tomentosità. Le estremità delle lacinie fogliari sono spinose  secondo la varietà.

24 I CETRIOLI Il cetriolo è una bacca, cioè un frutto con una polpa che raccoglie dei semi. E' una pianta annuale erbacea, che produce bacche lunghe dai 20 ai 30 cm, con la buccia verde scuro, liscia o caratterizzata da minuscole protuberanze, di forma cilindrica, allungata o tondeggiante. La polpa è di colore verde chiaro e contiene dei semi, giallastri e piatti, distribuiti in tre file sull'asse centrale. Il fusto del cetriolo ha portamento strisciante, angoloso, rampicante. Le foglie sono cordiformi opposte ai cirri, palmate con lamina divisa in cinque settori e margini dentati. I fiori, a cinque petali, sono gialli, maschili e femminili sulla stessa pianta. Alcuni autori attribuiscono al cetriolo un’origine asiatica (India), altri affermano che era coltivato in Perù prima dell'arrivo degli Europei; già gli Ebrei, gli Egizi, i Greci e i Romani lo conoscevano. Il cetriolo predilige i climi temperato-caldi con umidità costante. Si coltiva negli orti o in campo aperto, ma anche in serra per avere produzioni anticipate. Il terreno deve essere ben lavorato, profondo e di medio impasto. Le irrigazioni devono essere frequenti. La coltura non va ripetuta sullo stesso terreno prima di tre- quattro anni. La semina, all'aperto e a dimora, si effettua ad aprile-maggio su file distanti un metro l'una dall'altra. Si lasciano cadere quattro semi in buchette distanti cinquanta centimetri. A germinazione avvenuta, si dirada lasciando la piantina più robusta. La raccolta avviene nell'arco di sessanta giorni, da giugno a settembre, prima che i frutti abbiano raggiunto il massimo sviluppo.

25 I FINOCCHI I fiori sono piccoli, fertili, giallastri, raccolti in ombrelle terminali composte a raggi diseguali. Il frutto è formato da due acheni ovoidali striati. Origine e coltivazione Originario dell’Europa meridionale, il finocchio era molto apprezzato presso i romani, i quali credevano che stimolasse la resistenza fisica e la vista; nel Medioevo si credeva che era un’erba sacra per la cura delle malattie. Oggi, ad esclusione dei paesi tropicali umidi, il finocchio è coltivato è apprezzato ovunque. Per la coltivazione di questa pianta, l'ideale è un terreno di medio impasto, con una buona presenza di sostanza organica; il clima ideale è quello temperato. La raccolta avviene quando i grumoli hanno raggiunto una dimensione proporzionata alla varietà piantata; questi dovranno essere estirpati con il fittone e successivamente tagliati insieme alle foglie ad un'altezza di cm. Il finocchio presenta un ottimo contenuto in potassio e calcio, un modesto contenuto in fibra alimentare e vitamina C. Ha bassissimo potere calorico, per cui è molto indicato in diete ipocaloriche. Accanto a proprietà strettamente nutritive, il finocchio e i suoi semi trovano un largo utilizzo in quanto possiedono spiccate proprietà digestive ed aiutano ad eliminare il fastidioso gonfiore addominale.

26 I PEPERONI Il peperone è una pianta annuale nel clima mediterraneo e perenne nei paesi caldi del sud America da dove proviene. Infatti è originario delle Americhe (Messico) ma attualmente viene coltivato in tutto il mondo. Venne introdotto in Europa dagli spagnoli ed ebbe un immediato successo. Oltre al noto peperone dolce, il genere comprende varie tipologie di peperoncini piccanti, ornamentali e dolci. Le piante si presentano sotto forma di cespuglio alti da 40 a 80 cm (a seconda della specie) con foglie di colore verde chiaro. I fiori hanno la corolla bianca avente da 5 a 7 petali con stami giallo tenue. Il frutto è una bacca carnosa a portamento pendulo o eretto secondo le cultivar; inizialmente è verde e assume colorazione rossa e gialla di diverse tonalità a maturazione fisiologica. Le varietà piccanti, che, com’è noto, si consumano, di preferenza essiccate e per condimenti, sono più ricche di vitamine delle altre, tanto che raggiungono valori 300 volte maggiori di ciascuno degli altri ortaggi coltivati.

27 I MELONI È una pianta erbacea strisciante o rampicante, annuale.
Le radici fibrose possono estendersi nella terra anche oltre i 150 cm.; il fusto, ricco di peluria, è ramificato con cirri; le foglie sono alterne, lunghe più di dieci centimetri, quanto il picciolo. I fiori, gialli a 5 lobi, sono generalmente monoici e compaiono normalmente prima quelli maschili riuniti in infiorescenze. Di probabili origini africane , durante l'Impero Romano il melone si diffuse rapidamente (utilizzato però come verdura, servito in insalata) tanto che al tempo dell'imperatore Diocleziano, venne emesso un apposito editto per tassare quegli esemplari di melone che superassero il peso di 200 grammi. Il melone venne anticamente considerato simbolo di fecondità, forse in ragione dei numerosissimi semi, ed altresì associato al concetto di sciocco e goffo (uno stolto veniva chiamato mellone e una scemenza mellonaggine).

28 LE CICORIE Il nome ha radici molto antiche, questo rende difficile stabilirne con certezza l’origine, pare derivi da "Kichorion", nome di origine egiziana, o da "Kio"(io vado), o "chorion" (campo). Il medico greco Galeno la considerava “amica del fegato e non contraria allo stomaco”. Già in epoca romana veniva coltivata come verdura. Estimatore di quest’erba era il poeta latino Orazio che pare la consumasse tutti i giorni. Tale varietà è presente nella maggior parte d’Europa; in Italia è pianta molto comune dei prati, dei campi, degli incolti. Della Cicoria si usano le radici e le foglie. Si raccolgono le radici in settembre-ottobre oppure nella primavera successiva prima che la pianta entri in attiva vegetazione, queste si essiccano poi al sole o in stufa a basse temperature e vengono usate come succedaneo del caffè. Le foglie si raccolgono al secondo anno di vegetazione, in maggio-giugno, prima della fioritura; vengono utilizzate tutto l’anno lessate e poi condite invario modo, all’agro o ripassate, mentre le giovani e succose foglie primaverili si consumano in insalata, da sole o in misticanza. La cicoria da campo presenta un notevole contenuto in vitamina A, vitamina C, una discreta quantità di calcio, fosforo e fibra alimentare; elementi che si possono ottenere maggiormente con un uso alimentare costante delle foglie fresche in insalata poco condite, con il vantaggio di sfruttarne integralmente il contenuto di sali e di vitamine.

29 LE CIPOLLE La tecnica si avvale di una cipolla. La notte fra il 1° e il 2° Gennaio il bulbo della cipolla viene tagliato prima in due poi in quattro parti. La metà che cade sulla destra corrisponde ai mesi pari, quella che cade sulla sinistra ai dispari. La cipolla viene successivamente sfogliata seguendo le venature circolari all'interno di essa ottenendo in ogni spicchio un trimestre, ovvero i dodici mesi. Questi vengono disposti secondo un ordine ben preciso (dallo spigolo esterno di sinistra a quello interno di destra) sul davanzale di una finestra esposta a nord con sopra qualche chicco di sale marino. La mattina seguente, prima del sorgere del sole, le sfoglie di cipolla vengono ritirate e analizzate. Per ogni spicchio, che corrisponde al mese, si annota come si è disposta l'acqua, se ci sono gocce e se sono rotonde o allungate. Interpretandone il significato si effettuano le previsioni.

30 LE ZUCCHE Generalità: Proviene dall'America centrale. La zucca è pianta nota fino da tempi antichi, coltivata sia per il consumo del frutto maturo che per la raccolta di frutti immaturi, cioè zucchini. La zucca ha rappresentato, nei secoli passati una riserva alimentare nelle zone più povere. In seguito a selezioni e ibridazioni ora il mercato offre la possibilità di scelta fra le molte varietà di semi, zucche e zucchini. Le piante delle zucche sono vigorose, a fusti striscianti lunghi diversi metri o a portamento cespuglioso e fusto breve in varietà selezionate per la coltivazione in orti. Le foglie ed i piccioli sono ricoperti di ruvidi peli, i fiori sono grandi, di colore giallo intenso e di sesso diverso sulla stessa pianta; si riconoscono dal peduncolo che nei fiori maschili è assai più lungo; i fiori sono commestibili e oggetto di commercio, raccolti freschi e venduti a mazzi. La pianta esige un clima temperato caldo, temperatura ottimale 18-24°.La coltivazione è favorita in climi miti. La temperatura adatta alla vegetazione di questo ortaggio è compresa fra i 10 o i gradi; seminando all'aperto con temperature più basse dei 10 gradi, la germinazione è ritardata finché il seme, al riparo nel terreno, avverte la temperatura ideale. Un trapianto eseguito a temperatura inferiore ai 10 gradi è errato e pregiudica i risultati.

31 LE ZUCCHINE Le zucchine hanno un bassissimo valore calorico e sono composte per il 95% d'acqua. Contengono molte vitamine A e C e carotenoidi, che apportano una consistente azione antitumorale. Sono riconosciute molto utili per astenie, infiammazioni urinarie, insufficienze renali, dispepsie, enteriti, dissenteria, stipsi, affezioni cardiache e diabete. Oltre a tutto quello già elencato, fin dall'antichità venivano utilizzare per favorire il sonno, rilassare la mente, ed era particolarmente indicato per chi si sentiva spossato. Inoltre è provato che l'azione delle zucchine sulla nostra pelle è molto benefico giacché favorisce l'abbronzatura e ne combatte l'invecchiamento. Riconosciuto è anche l'aiuto apportato dai semi di zucca nella cura della prostata. Si sviluppa adeguatamente in clima mite ed in posizione soleggiata ma ben areata. È una pianta da rinnovo che apre una rotazione triennale. È consociabile con cipolle, fagioli rampicanti e lattuga. Il suolo deve essere ben lavorato, profondo e di medio impasto, ben drenato per evitare ristagni d'acqua e ricchi di sostanze organiche. Per ottenere rendimenti adeguati e frutti di qualità in coltivazioni biologiche occorre distribuire quattro o cinque quintali di letame maturo per cento metri quadrati. Il letame dovrà essere interrato alla profondità media di quaranta centimetri.

32 LE MELANZANE E’ una pianta annua con fusto eretto e ramificato alto fino a 80 cm, presenta foglie grandi intere e fiori per lo più di colore viola. Il frutto è una bacca con la parete superiore avvolta nel calice, di forma più o meno allungata o globosa, con buccia non molto spessa di colore bruno-violaceo, rossastro o bianco, secondo le varietà; presenta polpa dura, fibrosa, di sapore amaro che diviene tenera e gradevole con la cottura. La melanzana è una piana originaria dell’India. Le melanzane si distinguono in diverse varietà in base principalmente alla forma e al colore del frutto. Le varietà più diffuse sono: Violetta di Napoli: dalla forma allungata e caratterizzata da un sapore più forte ; Tonda comune di Firenze: di colore violetto pallido, forma rotonda, con pochi semi, polpa tenera e compatta ; Violetta lunga palermitana: di colore viola scuro e a frutto allungato; La mostruosa di New York: con frutto violetto e di grandi dimensioni ; La melanzana di Murcia: con foglie e fusto spinosi, frutto violetto e rotondo.

33 LE LATTUGHE Le principali tipologie sono: la lattuga romana, caratterizzata da foglie strette e allungate; la lattuga a cappuccio, caratterizzata da un cespo a foglia larga di forma tondeggiante con margini leggermente ondulati; la lattuga da taglio o lattughino, della quale ce ne sono di diversi tipi (quella a foglie lunghe e verdastre, quella a foglie tenere e bianche, o quella raccolta in piccoli cespi ricciuti). Proprietà nutrizionali:     Ricca di acqua (nel contiene il 95%), vitamine, elementi minerali (specialmente iodio, nichelio, cobalto, manganese e rame) e cellulosa, l'insalata aiuta a combattere la stitichezza e l'irritazione delle mucose intestinali. Questo ortaggio contribuisce inoltre al buon funzionamento del sistema nervoso e gode di azione rinfrescante, emolliente e depurativa. Tutte le lattughe, spontanee o coltivate, contengono un succo lattiginoso, il lactucarium; le lattughe coltivate, tuttavia, ne contengono di meno. Il lactucarium è una sostanza complessa che esercita un'azione analgesica, sedativa e ipnotica: le insalate di lattuga sono, dunque, salutari se consumate durante il pasto serale, specialmente dalle persone nervose o che soffrono di insonnia; inoltre, la purea di lattuga è un piatto leggero e digeribile.

34 IL LAVORO E’ STATO SVOLTO
DAL GRUPPO DELLE SWEET GIRLS


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