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Sociologia delle comunicazioni Produzione Peer to Peer.

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Presentazione sul tema: "Sociologia delle comunicazioni Produzione Peer to Peer."— Transcript della presentazione:

1 Sociologia delle comunicazioni Produzione Peer to Peer

2 P2p production and the common: un’introduzione La sfida della rete all’economia politica capitalista La rete distribuita permette una nuova organizzazione della produzione che è alternativa sia al capitalismo che allo statalismo La sua caratteristica principale: produzione libera e volontaria organizzata come una rete tra nodi indipendenti (individui motivati).

3 L’economia politica della rete negli anni novanta “Digital technology is detaching information from the physical plane, where property law of all sorts has always found definition.” John Perry Barlow “Selling Wine Without Bottles: The Economy of Mind on the Global Ney” (1993)

4 L’economia politica della rete negli anni novanta “Linux is subversive. Who would have thought even five years ago (1991) that a world-class operating system could coalesce as if by magic out of part-time hacking by several thousand developers scattered all over the planet, connected only by the tenuous strands of the Internet?” “The Cathedral and the Bazaar” di Eric S. Raymond (1997)

5 L’economia politica della rete negli anni novanta Despite originally being invented for the U. S. military, the Net was constructed around the gift economy. The Pentagon initially did try to restrict the unofficial uses of its computer network. However, it soon became obvious that the Net could only be successfully developed by letting its users build the system for themselves. Within the scientific community, the gift economy has long been the primary method of socialising labour. Funded by the state or by donations, scientists don't have to turn their intellectual work directly into marketable commodities. Instead, research results are publicised by 'giving a paper' at specialist conferences and by 'contributing an article' to professional journals. The collaboration of many different academics is made possible through the free distribution of information.” (Richard Barbrook “The High-Tech Gift Economy” 1998)

6 Gli anni 2000: i digital commons e la produzione sociale o p2p: Yochai Benkler The Wealth of Networks (2006) Michel Bauwens “Peer to Peer and Human Evolution” (2005); e “The Political Economy of Peer Production” (2005) Antonio Negri and Michael Hardt (2009) Commonwealth.

7 Michel Bauwens (1958-) Imprenditore e consulente belga, ha lavorato per la United States Information Agency, è stato ‘knowledge manager’ per la British Petroleum. Adesso vive in Tailandia,ma è molto attivo nella pubblicazione di articoli, cura di siti web, e conferenze legate alla sua “Foundation for P2P Alternatives”. Principale formulatore della P2P theory. E’ il primo ad avere allargato il significato di p2p oltre la tecnologia del file sharing

8 “Generalmente per peer-to-peer (o P2P), cioè rete paritaria, si intende una rete di computer o qualsiasi rete informatica che non possiede nodi gerarchizzati come client o server fissi (clienti e serventi), ma un numero di nodi equivalenti (in inglese peer) che fungono sia da cliente che da servente verso altri nodi della rete. Questo modello di rete è l'antitesi dell'architettura client-server. Mediante questa configurazione qualsiasi nodo è in grado di avviare o completare una transazione. I nodi equivalenti possono differire nella configurazione locale, nella velocità di elaborazione, nella ampiezza di banda e nella quantità di dati memorizzati. L'esempio classico di P2P è la rete per la condivisione di file (File sharing).”rete di computerrete informaticaclientserverclient-servertransazioneampiezza di bandaFile sharing (http://it.wikipedia.org/wiki/P2P)http://it.wikipedia.org/wiki/P2P es. Bitorrent; Transmission; Emule; Kazaa; Morpheus; Limewire

9 Michel Bauwens “The Political Economy of Peer Production” (2005) http://www.ctheory.net/articles.aspx?id=499 La più grande trasformazione dell’economia politica dai tempi della rivoluzione industriale descritta da Marx è causata dalla riorganizzazione dei sistemi politici, economici e sociali sul modello delle reti distribuite. Tutto ciò implica la formazione di un terzo modo (che non è né pubblico né privato, né statale, né capitalista) un terzo modo di produzione: cioè produzione di valore d’uso a mezzo di libera cooperazione e accesso a capitale distribuito un terzo tipo di governo (governance): “autogoverno della comunità dei produttori” un terzo tipo di proprietà (i digital commons un nuovo regime di proprietà comune)

10 “P2P does not refer to all behavior or processes that takes place in distributed networks: P2P specifically designates those processes that aim to increase the most widespread participation by equipotential participants.” (Bauwens ‘The political economy of peer production” 2005)

11 Quali sono i prerequisiti perché si realizzino le condizioni per il p2p 1.Una infrastruttura tecnologica (capitale fisso) distribuita tra i partecipanti (PC, Internet etc) 2.Uno strumento per la produzione e distribuzione autonoma dei contenuti (il Web 2.0) 3.Una infrastruttura di software comune (open source) 4.Una infrastruttura legale (le licenze GPL e Creative Commons) 5.Una infrastruttura culturale (la diffusione dell’intellettualità di massa o distribuzione dell’intelligenza umana)

12 Le caratteristiche del p2p per Michel Bauwens Tutti i partecipanti sono agenti liberi ed autonomi (niente nodi obbligatori da cui passare) Equipotenzialità o anti-credenzialismo: non c’è bisogno di credenziali per partecipare ma la verifica e la valutazione sono attuate dai partecipanti stessi (cf citizen journalism) Holoptismo: tutti possono verificare l’esistenza e i contributi degli altri partecipanti e il feedback è sistemico.

13 “With P2P, people voluntarily and cooperatively construct a commons according to the communist principle: "from each according to his abilities, to each according to his needs." The use-value created by P2P projects is generated through free cooperation, without coercion toward the producers, and users have free access to the resulting use value. The legal infrastructure that we have described above creates an 'Information Commons.'” (Bauwens 2005)

14 Differenze tra il mercato e il p2p Il mercato è individualista, ogni individuo cerca solo il proprio profitto individuale (non c’è una vera intelligenza collettiva) Cooperazione neutrale e non sinergetica: nessuna reciprocità nella cooperazione del mercato I mercati operano attraverso il valore di scambio e non il valore d’uso Il p2p mira alla piena partecipazione, il mercato solo alla partecipazione di quelli che hanno potere d’acquisto.

15 Gli svantaggi dell’economia di mercato: 1.Non funziona per il bene comune, ma fa pagare a tutti (e di più ai soggetti economicamente vulnerabili) le esternalità negative (danni ambientali, costi sociali, danni per le generazioni future) 2.Tende verso la compressione dei costi, specialmente i costi del lavoro, e quindi tende a ridurre progressivamente gli stipendi 3.Tende verso la creazione di anti-mercati (monopoli e oligopoli) nella misura in cui gli agenti economici influiscono sui governi per alterare il mercato.

16 Quale rapporto tra la produzione p2p e il mercato? Interconnessione simbiotica: I produttori del p2p non possono vivere di quest’ultimo ma hanno bisogno del mercato orientato al profitto per mantenersi. Dal p2p si ottengono valori e significato, dal mercato reddito. (il p2p si sviluppa così negli interstizi del mercato) Il mercato e il capitalismo dipendono a loro volta dal p2p a vari livelli: dall’infrastruttura tecnologica p2p, dalla cooperazione, dal software open source. Le aziende ‘surfano’ sull’infrastruttura p2p creando surplus attraverso i servizi e confezionandolo in termini di valore di scambio.

17 “The French-Italian school of 'cognitive capitalism' stresses that value creation today is no longer confined to the enterprise, but beholden to the mass intellectuality of knowledge workers, who through their lifelong learning/experiencing and systemic connectivity, constantly innovate within and without the enterprise. This is an important argument, since it would justify what we see as the only solution for the expansion of the P2P sphere into society at large: the universal basic income. Only the independence of work and the salary structure can guarantee that peer producers can continue to create this sphere of highly productive use value.” (Bauwens 2005)

18 “The massive use of open source software in business, enthusiastically supported by venture capital and large IT companies such as IBM, is creating a distributed software platform that will drastically undercut the monopolistic rents enjoyed by companies such as Microsoft and Oracle, while Skype and VoIP will drastically redistribute the telecom infrastructure. In addition, it also points to a new business model that is 'beyond' products, focusing instead on services associated with the nominally free FS/OS software model. Industries are gradually transforming themselves to incorporate user-generated innovation, and a new intermediation may occur around user-generated media. Many knowledge workers are choosing non- corporate paths and becoming mini-entrepreneurs, relying on an increasingly sophisticated participatory infrastructure, a kind of digital corporate commons.” (Bauwens 2005)

19 “If cognitive capitalism is to be defined by the primacy of intellectual assets over fixed capital industrial assets, and thus on the reliance of an extension of IP rights to establish monopolistic rents, (as the vectoral capitalists described by Mackenzie Wark derive their power from the control of the media vectors) then these new netarchical capitalists prosper from the enablement and exploitation of the participatory networks. It is significant that Amazon built itself around user reviews, eBay lives on a platform of worldwide distributed auctions, and Google is constituted by user-generated content. However, although these companies may rely on IP rights for the occasional extra buck, it is not in any sense the core of their power. Their power relies on their ownership of the platform.” (Bauwens 2005)


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