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SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE RILEVANZA PER L’IMPRESA.

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Presentazione sul tema: "SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE RILEVANZA PER L’IMPRESA."— Transcript della presentazione:

1 SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE RILEVANZA PER L’IMPRESA

2 D.lgs 121/2011 Attuazione di una direttiva comunitaria: Direttiva 2008/99/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, sulla tutela penale dell’ambiente.2008/99/CE

3 Gli Stati membri dovranno punire i seguenti comportamenti, intenzionali o conseguenti a una grave negligenza, che violino una normativa comunitaria nel campo della tutela ambientale: lo scarico illecito di sostanze o radiazioni ionizzanti nell’aria, nel suolo o nelle acque che provochino o possano provocare il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti all’ambiente; la raccolta, il trasporto, il recupero o lo smaltimento illeciti di rifiuti che provochi o possa provocare il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti all’ambiente; la spedizione illecita di rifiuti in quantità non trascurabile;

4 il funzionamento illecito di un impianto in cui sono svolte attività pericolose o nel quale siano depositate o utilizzate sostanze o preparati pericolosi che provochino o possano provocare il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti all’ambiente; la produzione, il trattamento, il deposito, l’uso, il trasporto, l’esportazione o l’importazione e lo smaltimento illeciti di materiali nucleari o di altre sostanze radioattive pericolose che provochino o possano provocare il decesso o lesioni gravi alle persone o danni rilevanti all’ambiente; l’uccisione, la distruzione, il possesso, il prelievo o il commercio illeciti di specie animali o vegetali protette; il deterioramento illecito di un habitat protetto;

5 Tutte ipotesi di danno e di particolare gravità (decesso, lesioni gravi, rilevante danno all’ambiente). Occasione persa del nostro legislatore di introdurre nuovi delitti per una più pregnante tutela.

6 La vera novità introdotta dalla direttiva Gli Stati membri provvedono altresì affinché le persone giuridiche possano essere dichiarate responsabili quando la carenza di sorveglianza o controllo da parte di un soggetto abbia reso possibile la commissione di un reato a vantaggio della persona giuridica da parte di una persona soggetta alla sua autorità.

7 REATI AMBIENTALI NEL SISTEMA 231 Responsabilità dell’azienda per i reati commessi da soggetti in posizione apicale o soggetti a questi subordinati. Se il reato è commesso nell’interesse o a vantaggio dell’ente. Garanzie del procedimento penale - responsabilità sostanzialmente penale. Sanzioni pecuniarie e interdittive laddove espressamente previste + confisca del profitto.

8 Stick and carrot approach L’ente non risponde se ha adottato ed efficacemente applicato un sistema di gestione, organizzazione e controllo idoneo a impedire il reato commesso. Fondamentale adozione del modello come causa di esclusione della punibilità dell’ente (colpa di organizzazione), o se l’adozione è successiva alla commissione del reato, riduzione pena pecuniaria, esclusione pena interdittiva.

9 Quali reati? Art. 25 - undecies 727 bis – 733 bis. Scarichi, rifiuti, omessa bonifica, traffico illecito di rifiuti, formulari, Sistri, aria. importazione, esportazione, trasporto ed uso illeciti di specie animali e commercio di piante riprodotte artificialmente (L. 150/1992) falsificazione o alterazione di certificazioni e licenze ed uso di certificazioni e licenze falsi o alterati per l’importazione di animali violazione delle disposizioni sull’impiego delle sostanze nocive per lo strato di ozono (L. 549/1993) sversamento doloso e colposo in mare da navi di sostanze inquinanti (D.Lgs 202/2007)

10 Critiche: si impone la responsabilità agli enti per la prima volta rispetto a reati contravvenzionali con poco disvalore offensivo. Non è stato inserito fra i reati presupposto il disastro innominato.

11 Infatti non è agevole comprendere la ragione per cui le persone giuridiche siano chiamate a rispondere anche di illeciti meramente formali, ma non degli eventi più gravi in cui possono esitare comportamenti dolosi e colposi tenuti nel loro interesse e correlati all’inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo. Non solo, l’elezione da parte della direttiva europea delle conseguenze dannose o pericolose per gli essere umani a criterio di selezione dei fatti da sanzionare penalmente e per i quali configurare la responsabilità da reato rende evidente come i reati contro l’incolumità pubblica integrabili attraverso condotte dannose per l‘ambiente fossero candidati ideali all’inserimento nel nuovo catalogo introdotto dalla novella nel d. lgs. n. 231/2001.

12 La maggior parte dei reati presupposto inseriti nel nuovo catalogo sono delle contravvenzioni caratterizzate, sotto il profilo soggettivo, tanto dal dolo che dalla colpa. Si ripropongono, dunque, i dubbi già sorti in passato, in occasione della configurazione della responsabilità per i delitti contro la vita e l’incolumità personale commessi con violazione della normativa antinfortunistica (art. 25-septies d. lgs. n. 231/2001), circa la compatibilità dei criteri di imputazione oggettiva alla persona giuridica con la configurazione colposa dei reati presupposto.

13 Il concetto di interesse e quello di vantaggio presentano una evidente sintonia con l’imputazione all’ente di illeciti dolosi consumati nel suo ambito, mentre assai più problematica appare la loro effettiva capacità a fungere da indici di collegamento tra il medesimo ente e gli illeciti colposi.

14 SOLUZIONE: “vantaggio”: risparmio dei costi connessi agli obblighi cautelari la cui violazione è posta a fondamento del rimprovero.

15 Confisca Nessuna norma specifica. Regola generale: confisca del profitto. Il profitto ai fini di confisca può essere identificato con i costi “risparmiati” attraverso la violazione della normativa ambientale? E’ l’aggiramento dei costi imposti all’impresa dalle restrizioni in materia ambientale e non altro a costituire, nella maggior parte dei casi, l’effettivo vantaggio di natura patrimoniale generato dalla consumazione degli illeciti di cui si tratta. In genere la giurisprudenza è apparsa in passato assai prudente e comunque oscillante in merito alla riconoscibilità del risparmio di spesa come profitto confiscabile, ma più di recente le stesse Sezioni Unite della Cassazione sembrano aver ammesso, in linea astratta, l’ablazione del risparmio ottenuto grazie alla condotta criminosa.

16 Prospettiva. Entrato in vigore da troppo poco, vedremo l’applicazione concreta. Le aziende sono ora spinte davvero a dotarsi del modello, facoltà e non obbligo, ma data la frequenza con cui si realizzano questi reati, anche solo per colpa, il pericolo di incorrere in responsabilità è ora concreto. Importanza del sistema di gestione.

17 Perché? Proliferazione delle leggi Conseguenze legali, economiche e di immagine dei malfunzionamenti Aumento di sensibilità del pubblico Aumento della complessità organizzativa/gestionale dell’attività.

18 Vantaggi Riduzione dei costi di gestione palesi e occulti. Prevenzione dei danni ambientali e minimizzazione del rischio. Miglioramento dell’immagine e dei rapporti con la pubblica autorità Miglioramento dei costi assicurativi Miglioramento della produttività

19 AMBIENTE PER LE IMPRESE Risorsa da monitorare e gestire, con approccio strategico per il forte impatto economico sui bilanci delle aziende e influenza sull’immagine.

20 Sistema di Gestione Ambientale Norme tecniche stabiliscono i criteri e i requisiti per un Sistema di Gestione Ambientale. Logica della Certificazione.

21 EMAS Eco-Management and Audit Scheme

22 EMAS Regolamento 1836/93 Dichiarazione ambientale destinata alla comunicazione fra impresa e pubblico, con validazione da parte di un soggetto terzo indipendente. Possono aderire imprese industriali, imprese di produzione elettricità, gas, vapore, trattamento rifiuti.

23 EMAS Analisi ambientale. Convalida da parte di un verificatore accreditato indipendente. Registrazione e inserimento in un elenco pubblico e acquisizione di una “dichiarazione di partecipazione all’Emas” Riconoscimento a livello europeo.

24 ANALISI AMBIENTALE INIZIALE Verifica di tutti gli “effetti ambientali” correlati alle varie matrici e all’attività e organizzazione aziendale. Individuare la normativa applicabile. Individuare aree di miglioramento. –Inquadramento generale del sito –Descrizione delle attività –Identificazione delle prescrizioni legislative e regolamentari –Analisi delle modalità organizzative e gestionali –Identificazioni degli aspetti ambientali rispetto a quanto sopra.

25 OBIETTIVI E PROGRAMMI Assegnazione di responsabilità e strumenti. Individuazione degli obiettivi (esempio, ridurre la produzione di rifiuti, promuovere la consapevolezza ambientale, ridurre il numero di incidenti ambientali, migliorare gestione energetica).

26 OBIETTIVI E PROGRAMMI Definire i programmi per il conseguimento degli obiettivi (esempio, modificare il processo produttivo, introdurre strumenti per riduzione dell’inquinamento, inserire strumenti di monitoraggio, verifiche sui fornitori, formazione e informazione del personale, procedure tecniche e gestionali).

27 Creazione del sistema di gestione ambientale Parte del sistema di gestione complessivo comprendente la struttura organizzativa, la responsabilità, le prassi, le procedure, i processi e le risorse per definire e attuare la politica ambientale.

28 ALTRI PASSI Rispetto dei requisiti normativi: individuare azioni per assicurare la conformità della politica ambientale alla legge; aggiornamento sugli sviluppi della legislazione; sistema di comunicazione con le autorità pubbliche.

29 SORVEGLIANZA Verifica del rispetto delle prescrizioni normative e degli obiettivi ambientali dell’azienda. Apparecchiature, personale responsabile: procedure. AUDIT: controllo periodico e sistematico circa: - la conformità delle attività di gestione ambientale al programma ambientale; - validità del sistema di gestione ambientale nell’applicazione della politica ambientale dell’impresa.

30 INOSSERVANZA E AZIONI CORRETTIVE Accertamento dell’inosservanza della politica o delle norme: – accertare la causa –Stabilire un piano d’azione –Avviare azioni preventive –Effettuare controlli per verificare l’efficacia delle azioni preventive –Registrare qualsiasi cambiamento nelle procedure a seguito delle azioni correttive

31 DICHIARAZIONE AMBIENTALE Dichiarazione elaborata dall’impresa per ciascun sito che partecipa al sistema. A seguito dell’analisi iniziale e al completamento dell’audit. È concepita per il pubblico e comprende: –Descrizione dell’attività d’impresa –Valutazione di tutti i problemi ambientali rilevanti –Dati circa le emissioni inquinanti –Presentazione della politica,del programma e del sistema di gestione ambientale.

32 DICHIARAZIONE AMBIENTALE Strumento per instaurare la comunicazione fra l’azienda e il pubblico. Garantisce accesso alle informazioni relative all’ambiente e permette la formazione di un giudizio sull’attività reale delle imprese attraverso l’accesso ai dati, verificati e convalidati da un terzo indipendente.

33 UNI EN ISO 14001:2004

34 UNI: Ente Nazionale Italiano di Unificazione ISO: International Organization for Standardization. UNI EN ISO: adozione della norma anche a livello europeo. Obiettivo: elaborare, pubblicare e diffondere norme tecniche.

35 UNI EN ISO 14001 Riconoscimento a livello internazionale. Possono aderirvi tutte le organizzazioni imprenditoriali (primario, secondario, terziario). Si applica all’organizzazione (ad esempio, se si tratta di un’impresa con più sedi o stabilimenti può riguardare ogni singolo sito o tutto il gruppo).

36 PUNTI CHIAVE Definizione degli obiettivi ambientali Realizzazione di un programma per il raggiungimento degli obiettivi definiti Misurazione e Monitoraggio del programma Eventuali Azioni Correttive e Preventive Ripetizione del ciclo

37 Aspetti Ambientali L’organizzazione deve stabilire, attuare e mantenere attive una o più procedure per identificare gli aspetti ambientali delle proprie attività, prodotti e servizi che, all’interno del campo di applicazione definito per il sistema di gestione ambientale, l’organizzazione può tenere sotto controllo e quelli sui quali essa può esercitare un’influenza, tenendo conto degli sviluppi o pianificati, o di attività, prodotti e servizi nuovi o modificati

38 POLITICA AMBIENTALE La Politica Ambientale è la dichiarazione formale e documentata dell’impegno dell’Alta Direzione per lo sviluppo di un SGA. Contiene l’impegno alla prevenzione dell’inquinamento ed al continuo miglioramento. Viene comunicata a tutti i dipendenti ed è resa disponibile al pubblico. La Politica Ambientale è il punto di inizio per la definizione degli obiettivi e dei traguardi ambientali dell’organizzazione.

39 REQUISITI GENERALI Il sistema di gestione ambientale deve essere stabilito, documentato, attuato, mantenuto attivo e migliorato in continuo.

40 1. PIANIFICAZIONE Riesame delle attività, le specifiche di prodotto e di servizio per identificare le caratteristiche che agiscono con l’ambiente. Verifica delle prescrizioni legali. sviluppo, documentazione e comunicazione di obiettivi e traguardi. Gli obiettivi vanno considerati come risultati da ottenere in periodo medio-lungo, mentre i traguardi sono risultati da raggiungere nel breve periodo.

41 2. ATTUAZIONE I ruoli, le responsabilità e l’autorità del personale le cui attività hanno o possono avere un impatto diretto o indiretto sull’ambiente vanno definite, documentate e comunicate all’organizzazione. La Direzione deve provvedere risorse adeguate alla realizzazione ed al mantenimento del SGA.

42 COMPETENZA E FORMAZIONE L’organizzazione deve assicurare che il personale il cui lavoro può creare impatti significativi sull’ambiente abbia acquisito la competenza necessaria. L’azienda deve identificare le necessità formative, e deve diffondere tra i propri dipendenti e tra quanti lavorano per conto di essa la Politica Ambientale, il SGA e i suoi requisiti, le procedure, e le conseguenze ambientali che possono derivare dallo scostamento rispetto alle procedure.

43 COMUNICAZIONE E DOCUMENTAZIONE Tutte le informazioni rilevanti sugli aspetti ambientali e sul SGA debbono essere comunicate al personale, appartenente ai vari livelli e funzioni. Può inoltre decidere di comunicarle anche all’esterno. La politica, il campo di applicazione, la descrizione del sistema, le comunicazioni devono essere documentate.

44 CONTROLLO OPERATIVO Vanno identificati i processi e le attività che possono avere un impatto significativo sull’ambiente. L’organizzazione deve assicurare che questi processi ed attività siano condotti in condizioni controllate, quali procedure documentate e criteri operativi. L’organizzazione deve inoltre identificare gli aspetti ambientali significativi dei beni e dei servizi che utilizza e comunicare ai suoi fornitori ed appaltatori le prescrizioni e le procedure di loro pertinenza.

45 EMERGENZE L’organizzazione deve identificare i rischi di incidente e le situazioni di emergenza. Deve avere procedure per la loro prevenzione, ed in ogni caso fornire una tempestiva ed appropriata risposta in modo da minimizzare le conseguenze di impatto ambientale.

46 3. MONITORAGGIO Caratteristiche dei processi per eventualmente modificare il sistema. Rispetto delle prescrizioni. Eventuali reclami. Raggiungimento degli obiettivi. Raccomandazioni per il miglioramento. –riesame del sistema da parte della direzione.

47 CERTIFICAZIONE ISO Richiesta di certificazione da parte di un organismo certificatore fra quelli accreditati da UNI EN ISO 14001. Dopo la positiva ispezione da parte dell’ente di certificazione l’impresa è certificata e inserita in un elenco pubblico e acquisisce un certificato di conformità.

48 Differenze EMAS - ISO Possono partecipare imprese che svolgono attività industriale nonché imprese di produzione di elettricità, gas, vapore e acqua, trattamento rifiuti Possono partecipare tutte le organizzazioni imprenditoriali (primario, secondario, terziario)

49 Differenze EMAS - ISO Si applica al sito produttivo (ciascun sito produttivo dell’azienda deve avere la sua dichiarazione ambientale) Si applica all’organizzazione (che può scegliere se chiedere la certificazione per ogni sito o un’unica certificazione)

50 Differenze EMAS - ISO Riconoscimento a livello europeo Natura pubblicistica del sistema: rapporto fra azienda e pubblico Riconoscimento a livello internazionale Adesione per esigenze di mercato.

51 EMAS - ISO Entrambe dirette a certificare un sistema di gestione dell’ambiente Importanza rispetto alla disciplina della responsabilità degli enti ex d.lgs 231/01

52 SISTRI

53 SISTRI Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti – destinatari imprese. Sistema rete che consentirà di conoscere la movimentazione completa dei rifiuti dalla produzione alla destinazione finale. Introdotto dal legislatore Obbligatorio Siamo in fase di attuazione Primo paese in Europa con un sistema del genere

54 QUADRO NORMATIVO Legge finanziaria 2007: stanziati 5 M di euro per la realizzazione di un sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti ai fini della prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalità organizzata nell’ambito dello smaltimento illecito di rifiuti. D.Lgs n. 4/2008: stabilito l’obbligo di installazione ed utilizzo di apparecchiature elettroniche per la documentazione in materia di rifiuti.

55 QUADRO NORMATIVO Decreto Legge n. 78/09 convertito con L. 102/09: il Ministero dell’Ambiente deve definire con uno o più decreti la costituzione e il funzionamento del Sistri, modalità e tempi di attivazione, modalità di interconnessione con sistemi informativi, modalità di elaborazione dati. DECRETO 17.12.2009 MIN. AMB.: istituzione del sistema di controllo e tracciabilità dei rifiuti.

56 SISTRI Il Sistri è gestito dal Comando dei Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, che dovrà garantire la messa a disposizione dei dati sulla produzione, movimentazione e gestione dei rifiuti. Il Sistri sarà connesso telematicamente con: –ISPRA: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale –Albo Nazionale dei gestori ambientali –Sistemi informativi della Guardia Costiera e imprese ferroviarie

57 SITRA Sistema di tracciabilità dei rifiuti urbani della Regione Campania: destinatari sono, in questo caso, gli enti pubblici che gestiscono i rifiuti della Regione. Gli stessi soggetti sono anche destinatari del Sistri.

58 SOGGETTI OBBLIGATI Tenuti ad aderire al Sistri: 1.Produttori iniziali di rifiuti pericolosi (imprese ed enti) 2.Produttori iniziali di rifiuti non pericolosi con più di 10 dipendenti 3.Regione Campania 4.Commercianti e intermediari di rifiuti 5.Consorzi per il recupero e riciclaggio dei rifiuti 6.Trasportatori professionali che raccolgono e trasportano i rifiuti 7.Trasportatori in conto proprio di rifiuti pericolosi. 8.Recuperatori e smaltitori.

59 SOGGETTI FACOLTATIVI 1.Produttori iniziali di rifiuti non pericolosi con meno di 10 dipendenti 2.Trasportatori in conto proprio di rifiuti non pericolosi

60 FASI E STRUTTURA Iscrizione Verifica dei dati (attraverso le camere di commercio e l’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali) Personalizzazione dei dispositivi per il richiedente e consegna.

61 FASI E STRUTTURA DISPOSITIVI ELETTRONICI: –Dispositivo USB, idoneo alla trasmissione dei dati, firmare elettronicamente le informazioni fornite e memorizzarle sul dispositivo stesso –Dispositivo da installarsi sul veicolo che trasporta i rifiuti, con la funzione di monitorare il percorso effettuato –Apparecchiature idonee per monitorare l’ingresso e l’uscita degli automezzi dagli impianti di discarica.

62 FASI E STRUTTURA 1.REGISTRO DI PRODUZIONE 1.REGISTRO DI PRODUZIONE: Il produttore compila, nel sistema informatico, entro 10 giorni dalla produzione del rifiuto una sezione che contiene le informazioni sulle caratteristiche qualitative e quantitative del rifiuto prodotto: -CER -Descrizione -Quantità -Stato fisito -Caratteristiche del pericolo

63 FASI E STRUTTURA 2. MOVIMENTAZIONE. Inseriti i dati sul rifiuto prodotto, il sistema elabora una scheda movimentazione in cui vengono inseriti tutti i dati relativi al rifiuto creando un codice identificativo che lo seguirà per tutto il suo percorso. Il produttore dovrà inserire i dati sul trasporto: - numero colli, eventuali intermediari, impianto di destinazione.

64 FASI E STRUTTURA 3. TRASPORTATORE. Compilata la scheda da parte del produttore, si inserisce il trasportatore, che accede al Sistri e completa la scheda già aperta dal produttore, inserendo dati relativi al trasporto: mezzo utilizzato, conducente, targa, data della movimentazione, percorso.

65 FASI E STRUTTURA 4. CONDUCENTE: Arriva dal produttore per prendere in carico i rifiuti e inserisce il suo dispositivo USB nel computer del produttore per dare il via al tracciato del percorso.

66 FASI E STRUTTURA DESTINATARIO: Apre la stessa scheda del Sistri e compila le sezioni “spedizione accettata” e “quantitativo ricevuto”. Il conducente inserisce il suo dispositivo USB nel computer del destinatario per inserire i dati relativi al percorso eseguito.

67 IMPLEMENTAZIONE Diverse proroghe. Ultima proroga fino a giugno 2013.

68 ESEMPIO DI IMPRESA VIRTUOSA Tribunale di Sondrio, sentenza 10.2.2010. Impresa produttrice di pompe di benzina. –Verifica ordinaria ARPA pozzi: rilevato stabellamento. –Superamento del limite imposto per le acque reflue industriali “idrocarburi totali” nel campione prelevato a valle dell’impianto di depurazione dell’azienda.

69 ESEMPIO DI IMPRESA VIRTUOSA Reato contestato: art. 137 D.Lgs 152/2006. –Reato di pericolo: mero superamento dei limiti perfeziona il reato a prescindere dal danno o altri elementi.

70 ESEMPIO DI IMPRESA VIRTUOSA Sentenza di assoluzione: –“lo stabilimento era dotato di un sistema di gestione ambientale certificato e riconosciuto a livello internazionale ormai da un decennio definito dal consulente tecnico “particolarmente affidabile”.

71 ESEMPIO DI IMPRESA VIRTUOSA Insinuato un ragionevole dubbio sul fatto che il risultato dell’analisi non fosse corretta sulla base della perfetta idoneità del sistema di gestione ambientale. –Dimostrato che il sistema di gestione dei reflui aziendali funzionava perfettamente. –Impossibile una perdita di idrocarburi nel sistema di gestione delle acque utilizzate dall’azienda (sotto il profilo tecnico – acque di raffreddamento) –Sistema di gestione delle emergenze e incidenti (pozzetti disoleatori) –Tutte le analisi effettuate prima e dopo a quella che costituiva prova dell’accusa rispettavano i limiti di legge. –Statistiche e casistica sui “falsi positivi” delle analisi delle acque (ipotesi di contenitori contaminati, ipotesi di strumentazione di analisi contaminata).

72 ESEMPIO DI IMPRESA VIRTUOSA “Allo stato pare a questo Giudice che tutte le opportune, occorrenti procedure siano sempre state eseguite dalla società, in persona di S., al fine di evitare qualsivoglia sorta di inquinamento ossia di contaminazione chimica”

73 ESEMPIO DI IMPRESA VIRTUOSA “Nessuna logica e rigorosa spiegazione è stata fornita in merito alla presenza nel campione contenente sostanza idrocarbura, tanto meno una spiegazione collegabile, riconducibile ad una condotta ovvero a un’omissione posta in essere dall’impuato, a cui nulla pare potersi rimproverare”.

74 ESEMPIO DI IMPRESA VIRTUOSA La pena sarebbe comunque stata contenuta, ma l’impresa ha deciso di difendersi nel merito per difendere la sua immagine di azienda rispettosa dell’ambiente.


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