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La preistoriala preistoria gli Egizigli Egizi il mondo greco-romanoil mondo greco-romano lOrientelOriente il Sudamericail Sudamerica il Medioevoil Medioevo.

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1 la preistoriala preistoria gli Egizigli Egizi il mondo greco-romanoil mondo greco-romano lOrientelOriente il Sudamericail Sudamerica il Medioevoil Medioevo il Rinascimentoil Rinascimento lera modernalera moderna lera contemporanealera contemporanea I colori nella storia dellUomo

2 Gli Egizi e il colore altamente simbolica. Gli artisti Egiziani avevano a disposizione sei colori: bianco, nero, rosso, giallo, verde e blu. Ognuno dei colori aveva un significato simbolico intrinseco, anche se a volte ambivalente I colori erano ottenuti prevalentemente da pigmenti di origine minerale. Inizialmente i pittori disponevano della quadricromia classica, già descritta per le opere del Paleolitico. Lintroduzione dei blu e dei verdi è legata allo sviluppo della civiltà del rame, che implica la disponibilità di pigmenti come la malachite, lazzurrite e soprattutto il mitico blu Egiziano, completando così la tavolozza Gli antichi Egizi amavano molto i colori. Essi consideravano il colore di un oggetto come parte integrale del suo essere. La parola iwen era usata per esprimere il concetto di colore ma poteva significare anche aspetto esterno, natura, essere, carattere o anche disposizione. Per dire che gli dei non si potevano conoscere pienamente, si diceva che non si poteva conoscerne il colore. Perciò, l'uso del colore nell'arte presso gli Egizi aveva funzione

3 Cronologia PeriodoEtà Paleolitico 700.000/500.000 - 8000 a.C. Neolitico - Predinastico 5200 - 3060 a.C. Periodo Arcaico 3060 - 2710 a.C. (I e II Dinastia) Antico Regno 2710 - 2120 a.C. (Dinastie III-VIII) I Periodo intermedio 2160 - 2050 a.C. (Dinastie IX-XI Antef) Medio Regno 2050 - 1795 a.C. (Dinastie XI Monthuhotep -XII) II Periodo intermedio 1795 - 1550 a.C. (Dinastie XIII-XVII) Nuovo Regno 1550 - 1070 a.C. (Dinastie XVIII-XX) III Periodo intermedio 1070 - 653 a.C. (Dinastie XXI-XXV) Periodo tardo 664 - 332 a.C. (Dinastie XXVI-XXX) Periodo Greco-Romano 332 a.C. - 395 d.C. (Imperatori Tolomei e Romani)

4 Dal punto di vista morfologico lEgitto si presenta diviso in due regioni distinte: il bacino del Nilo, con cui gli antichi Egizi (come i moderni) vivevano in simbiosi e sulle cui sponde si sviluppa la maggior parte delle attività, e le zone desertiche a destra e a sinistra del Nilo, per lo più scarsamente abitate I giacimenti di minerali e di altre sostanze sfruttabili per ottenere pigmenti erano localizzati in varie zone del paese. I depositi di ocre si trovavano soprattutto lungo il corso del Nilo nellAlto Egitto, nel Deserto Orientale e nella penisola del Sinai. Le preziose miniere di rame erano nel Sinai e nel Deserto Orientale. Altro sito importante era loasi di Wadi Natrun, da cui si estraevano i sali di sodio impiegati nella sintesi del blu Egiziano Wadi Natrun miniere di rame ocre ocre ocre

5 dshr, rosso da cui Deshret, la Terra Rossa, nome dato alle aree desertiche ai lati del Nilo. Il rosso era considerato un colore potente, caldo, pericoloso, ma anche donatore di vita e protettivo, simbolo di vittoria: durante le celebrazioni, gli Egizi erano soliti tingere il corpo con ocra rossa. Esso è il colore del sangue, in relazione alla vita e alla morte, nonchè del fuoco, che può essere benefico o distruttivo; rosso, infine, è il colore del sole. Nei testi su papiri, i pigmenti rossi o rubriche erano usati per enfatizzare i capitoli ma anche per scrivere i nomi di entità pericolose e i giorni infaustidshr, rosso da cui Deshret, la Terra Rossa, nome dato alle aree desertiche ai lati del Nilo. Il rosso era considerato un colore potente, caldo, pericoloso, ma anche donatore di vita e protettivo, simbolo di vittoria: durante le celebrazioni, gli Egizi erano soliti tingere il corpo con ocra rossa. Esso è il colore del sangue, in relazione alla vita e alla morte, nonchè del fuoco, che può essere benefico o distruttivo; rosso, infine, è il colore del sole. Nei testi su papiri, i pigmenti rossi o rubriche erano usati per enfatizzare i capitoli ma anche per scrivere i nomi di entità pericolose e i giorni infausti Lantica lingua egiziana aveva quattro termini di base per i colori: km, nero, da cui Kmt, la Terra Nera, ovvero l'Egitto, per via del colore del limo. Il colore nero era collegato alla fertilità e alla rigenerazione, oltre ad essere il colore dell'Oltretomba. Il dio Osiride (dx), re dell'Oltretomba, era talvolta chiamato kmj, "il nero". Il nero era spesso usato per lo sfondo dei sarcofaghi, per evocare il potere rigenerativo di Osiridekm, nero, da cui Kmt, la Terra Nera, ovvero l'Egitto, per via del colore del limo. Il colore nero era collegato alla fertilità e alla rigenerazione, oltre ad essere il colore dell'Oltretomba. Il dio Osiride (dx), re dell'Oltretomba, era talvolta chiamato kmj, "il nero". Il nero era spesso usato per lo sfondo dei sarcofaghi, per evocare il potere rigenerativo di Osiride khdj, bianco. Era associato alla pulizia, alla purezza rituale e alla sacralità e quindi era il colore delle vesti dei sacerdoti. La parola khdj indica anche il metallo argento e incorporava il concetto di luce: in alcuni testi si diceva che il sole all'alba "imbiancava" la terrakhdj, bianco. Era associato alla pulizia, alla purezza rituale e alla sacralità e quindi era il colore delle vesti dei sacerdoti. La parola khdj indica anche il metallo argento e incorporava il concetto di luce: in alcuni testi si diceva che il sole all'alba "imbiancava" la terra wad, verde. Il simbolo della crescita e della vita stessa. "Fare cose verdi" era un termine colloquiale per indicare un comportamento ottimistico, in contrasto con il "fare cose rosse". Osiride era spesso mostrato con la pelle verde per esprimere la sua risurrezione. Il turchese, la più preziosa delle pietre verdi, era associato alla rinascitawad, verde. Il simbolo della crescita e della vita stessa. "Fare cose verdi" era un termine colloquiale per indicare un comportamento ottimistico, in contrasto con il "fare cose rosse". Osiride era spesso mostrato con la pelle verde per esprimere la sua risurrezione. Il turchese, la più preziosa delle pietre verdi, era associato alla rinascita Il nome dei colori

6 Altri colori Il colore giallo non ha un termine definito; la parola khenet indica locra gialla, il pigmento più comune per questo colore. Il giallo è simbolo di tutto ciò che è eterno e indistruttibile. Il colore giallo era spesso associato al sole e all'oro: di oro era la pelle degli dei Infine la lingua egizia antica non aveva un termine di base per il colore blu. La parola hsbd significa blu ma indica anche i pigmenti blu Egiziano e lapislazzuli. Il blu poteva rappresentare il Nilo e le sue offerte di raccolto e fertilità, ma anche i paradisi. Particolare importanza aveva il lapislazzuli, pietra blu di grande valore, associato al cielo notturno e alle acque primordiali; il sole nascente era a volte chiamato Figlio del lapislazzuli

7 Aspetti stilistici inoltre, nonostante il simbolismo legato ai vari colori, non in tutte le occasioni o in tutte le combinazioni questo simbolismo era rispettato: quando gruppi di oggetti erano dipinti, i colori potevano essere variati in modo da distinguere un oggetto dallaltro. Così file di persone o cavalli da tiro si potevano alternare in tinte chiare e scure La pittura egizia colpisce per la convenzionalità che accomuna tutte e solo le opere create sotto questa civiltà, ispirata dalla cosiddetta Legge della Frontalità dove, per esempio nella figura umana, si noterà sempre il celebre occhio di fronte su testa di profilo su spalle di fronte su torso di profilo. La Legge della Frontalità è ovviamente contraria alla prospettiva, praticamente assente nei dipinti egizi, ed è curiosamente applicata soltanto alla figura umana, mentre per tutti gli altri soggetti la pittura era liberissima Seguendo questa convenzione nasce la tipica figura umana dell'arte egiziana, con l'uomo raffigurato con un colore scuro (rosso-marrone) e la donna con un colore chiaro (giallo-ocra);

8 come si nota dal confronto tra una figura classica (dx), che rispetta in pieno la convenzionale stilistica della frontalità, e una del periodo Romano (sx) Con lavvento della dominazione Romana larte inevitabilmente cambia,

9 fondamentali permette ad un osservatore di riconoscere i caratteri della pittura egizia in rappresentazioni della IV Dinastia (sx alto, mastaba di Ti a Saqqara - 2450 a.C.) come nelle raffinate immagini della tomba di Nefertari (sx basso, 1250 a.C.) e ancora nelle figure del tempio della dea Hator (dx basso, 50 a.C.), eretto negli anni di Cleopatra VII con la quale si concludono le vicende dellEgitto antico Sostanzialmente larte pittorica riflette quella che per circa 30 secoli è la forte identità culturale dellantico Egitto. Losservanza costante di alcune regole

10 Limportanza che gli Egizi attribuivano alla pittura, in particolare a quella tombale, è legata alla concezione che essi avevano della morte, che non segnava la fine della vita ma laffermazione delleternità delluomo attraverso il suo doppio o ka. Perchè la vita potesse continuare oltre la soglia della morte occorrevano alcuni presupposti indispensabili, non ultima la presenza di un adeguato corredo funerario che comprendesse una sorta di documentazione testimoniale degli atti dellindividuo nella sua vita terrena. La pittura tombale era quindi la Limportanza della pittura nellantico Egitto rappresentazione dei fatti della vita, che doveva riprodurre nel modo più fedele possibile; da ciò discende il ruolo primario del colore e la necessità urgente di disporre di tutti i colori della natura, cosa che spiega il rapido sviluppo tecnologico dei materiali pittorici: la tavolozza dei pittori Egizi si può dire completa già dalla III Dinastia, periodo a cui si fa risalire linvenzione del blu Egiziano Nellimmagine tratta dalla camera funeraria della tomba di Tutankhamon il defunto re, accompagnato dal suo ka, viene introdotto a Osiride, signore dellOltretomba

11 Le testimonianze del passato Il clima estremamente secco dellEgitto è stato il miglior alleato degli archeologi, in quanto ha favorito ottime condizioni di conservazione per materiali solitamente deperibili come legno, pelle, lino e ovviamente papiro, i cui manufatti sono sopravvissuti in quantità molto maggiore che in altre culture antiche. Esiste perciò un numero incredibile di testimonianze dellarte pittorica egiziana: tavolette lapidee, papiri, statuette, affreschi, sarcofaghi e tutto quanto sia pigmentato mantengono ancora colori vivi. In condizioni spesso eccellenti sono le pitture murarie delle bellissime tombe dei sovrani

12 Quanto sappiamo sui colori impiegati dagli antichi Egizi ci proviene da tre fonti: Fonti di informazione la letteratura, come il Papiro di Stoccolma, contenente ricette per la preparazione di coloranti in uso nellEgitto del III e IV secolo d.C., o il Papiro X di Leida, contenente ricette per pigmentila letteratura, come il Papiro di Stoccolma, contenente ricette per la preparazione di coloranti in uso nellEgitto del III e IV secolo d.C., o il Papiro X di Leida, contenente ricette per pigmenti gli oggetti dipinti: già nel 1824 la neonata scienza chimica era al servizio dellegittologia con lanalisi dei pigmentigli oggetti dipinti: già nel 1824 la neonata scienza chimica era al servizio dellegittologia con lanalisi dei pigmenti i pigmenti e i coloranti ritrovati nei corredi professionali dei pittori, come i frammenti di ocra rossa e blu Egiziano (sx) o la paletta in serpentino con pestello in basalto usata per preparare i colorii pigmenti e i coloranti ritrovati nei corredi professionali dei pittori, come i frammenti di ocra rossa e blu Egiziano (sx) o la paletta in serpentino con pestello in basalto usata per preparare i colori

13 Le sei coppe riportate nella figura sottostante sono state rinvenute dal famoso archeologo Flinders Petrie nel 1888, vicino ad una mummia successivamente chiamata il pittore. Esse risalgono al I secolo d.C. e contengono alcuni tra i pigmenti più comunemente utilizzati dagli Egizi: ci sono il blu Egiziano, locra rossa, la gialla jarosite, il minio rosso-arancio, il gesso bianco e la lacca di robbia rosa, miscelata con il gesso Petrie ipotizzò che questi pigmenti fossero utilizzati per affreschi nelle tombe, ma è più verosimile un impiego per la decorazione di maschere funerarie

14 Tra i vari artefatti rinvenuti nella tomba di Tutankhamon, che dovevano accompagnare il Re nel suo viaggio per la vita ultraterrena, c'era una scatola di colori contenente resti di polveri di gesso, orpimento, ematite e malachite

15 La preparazione al colore Prima di iniziare un lavoro di decorazione parietale, occorreva procedere alla preparazione della superficie in modo da renderla idonea alla stesura dei colori di fondo oppure allesecuzione dei rilievi da dipingere successivamente Se la superficie era costituita da rocce lisce e compatte, come il calcare delle cave della zona di Tebe, la pittura poteva essere applicata direttamente sopra, dopo avere stuccato con gesso le crepe e i buchi Se il calcare era conchifero era necessario un lavoro di stuccatura con il materiale che era più a portata di mano: il limo del Nilo, il khmt o terra nera che dava il nome al paese. Il limo di fiume è probabilmente lintonaco più antico, identificato in pitture risalenti al periodo predinastico. Si tratta di materiale di natura argillosa, ma gli artisti selezionavano un limo naturalmente mescolato con rocce calcaree e sabbia Altrettanto diffuso e antico era limpiego del gesso, sia nella stuccatura delle pareti sia come fondo per la pittura su legno e su tela Per le campiture di fondo erano impiegati vari colori, variabili da epoca ad epoca

16 Pigmenti naturali e sintetici La maggior parte dei pigmenti impiegati dagli artisti Egizi erano di origine naturale: minerale (es. ocre, azzurrite, malachite), vegetale (es. indaco, robbia) o animale (kermes). Tuttavia è nella creazione di pigmenti sintetici che si rivela l'eccezionale capacità tecnologica degli Egizi Ci sono tre tipi di colori sintetici usati nell'antico Egitto: a base di vetro polverizzato (blu Egiziano, verde Egiziano)a base di vetro polverizzato (blu Egiziano, verde Egiziano) prodotti di corrosione (verdigris, bianco piombo)prodotti di corrosione (verdigris, bianco piombo) prodotti di alterazione termica (rosso piombo)prodotti di alterazione termica (rosso piombo)

17 I colori: il bianco I minerali più comunemente usati per ricavare pigmenti bianchi erano il gesso (solfato di calcio biidrato, CaSO 4 ·2H 2 O) e il calcare (CaCO 3 ), di grande reperibilità su tutto il territorio. Il calcare si ricavava dalle crete, da rocce calcaree, da sedimenti marini carbonatici, da conchiglie o da gusci duovo macinati; in realtà lorigine esatta di pigmenti di natura calcarea non è semplice da determinare in quanto si presentano come polveri finemente macinate misto ad impurezze di varia natura Altri autori citano la presenza di marna, un materiale sedimentario costituito da miscele di calcari e argille. Un altro pigmento bianco non frequente è la huntite, un carbonato doppio di calcio e magnesio dalla formula CaCO 3 ·3MgCO 3

18 I colori: il nero Due sono i principali pigmenti neri usate nelle pitture egizie, entrambi a base carboniosa: il nerofumo e il carbone di legna. Il primo, detto anche fuliggine o carbon black, è carbonio finemente suddiviso e si otteneva dapprima raschiando le pietre del focolare o il fondo dei paioli, in epoche successive bruciando sostanze idonee a produrre fumi che depositavano la frazione carboniosa su pareti fredde; era impiegato anche per produrre inchiostro per gli scribi. Il secondo era ancora più comune, spesso ottenuto dal legno di tamarisco Pigmenti neri meno comuni sono la pirolusite (MnO 2 ) e il nero dossa ottenuto per calcinazione di ossa in assenza daria e contenente una frazione di fosfati

19 Linchiostro nero impiegato dagli scribi era prevalentemente a base carboniosa ma in alcuni casi è stata trovata evidenza delluso di solfuro di piombo o galena, PbS, un minerale importante come fonte di piombo e molto diffuso presso gli Egizi come cosmetico. Luso come mezzo per la scrittura è raro, probabilmente per la tendenza a virare al bianco come si nota nella figura a sinistra, in cui un geroglifico mostra chiaramente una patina biancastra sopra il nero. La degradazione è attribuibile al viraggio a PbSO 4

20 I colori: il rosso Il pigmento rosso più frequentemente usato in tutto il corso della storia egizia fu naturalmente locra rossa, in quanto notevolmente diffuso sul territorio e di ottime qualità. Si prelevava dai giacimenti della zona di Abu Simbel, lungo la fascia costiera del Mar Rosso e nella penisola del Sinai. Per le sue proprietà tecniche era impiegato anche nella decorazione di vasi e sarcofaghi e nella preparazione degli inchiostri per la scrittura su papiro Oltre allocra rossa di origine naturale, lodata da Plinio il Vecchio e da Vitruvio per la sua qualità, si preparava ocra rossa sintetica per calcinazione dellocra gialla, ottenendo tonalità più vivaci

21 Altri rossi il minio (tetrossido di piombo, Pb 3 O 4 ) introdotto forse dai Greci e ottenuto per calcinazione di carbonati di piomboil minio (tetrossido di piombo, Pb 3 O 4 ) introdotto forse dai Greci e ottenuto per calcinazione di carbonati di piombo PbCO 3 Pb 3 O 4 + CO 2 il realgar (solfuro darsenico, As 2 S 2 )il realgar (solfuro darsenico, As 2 S 2 ) la robbia, colorante ricavato dalla pianta Rubia tinctorum, le cui tracce sono state identificate in tessuti ritrovati nella tomba di Tutankhamonla robbia, colorante ricavato dalla pianta Rubia tinctorum, le cui tracce sono state identificate in tessuti ritrovati nella tomba di Tutankhamon Altri pigmenti e coloranti rossi meno comuni erano:

22 Il realgar Il realgar è un pigmento rosso-arancione costituito da solfuro di arsenico e avente formula As 4 S 4. Il suo nome deriva dallarabo rahj al ghar o polvere di miniera, mentre Plinio lo chiamava sandracca, termine che può causare confusione per lesistenza di una resina dal nome simile. Il suo impiego data almeno al II millennio a.C. in Egitto, successivamente in Mesopotamia e in Estremo Oriente Il pigmento si ricavava dal minerale omonimo (sx), spesso associato allorpimento, altro solfuro di arsenico usato come pigmento giallo. Essendo il realgar un semiconduttore, il suo colore è determinato dalla transizione tra banda di valenza e banda di conduzione Come tutti i composti di arsenico è tossico: il cronista Strabone (I secolo a.C.) racconta che la mortalità tra i minatori era talmente alta che solo i criminali erano mandati in miniera. A seconda delle dosi il realgar era usato come cosmetico, medicinale o veleno Il realgar è ottenibile anche per via sintetica, facendo reagire insieme zolfo e arsenico per riscaldamento dei due elementi (processo secco) oppure per precipitazione (processo umido)

23 In effetti limpiego come pigmento sembra fosse poco diffuso e anche in seguito ci sono scarse evidenze del suo uso in pittura. Risulta però molto popolare presso i pittori veneti del 500, come Tiziano (in basso Il festino degli dei), Tintoretto e Paolo Veronese In effetti limpiego come pigmento sembra fosse poco diffuso e anche in seguito ci sono scarse evidenze del suo uso in pittura. Risulta però molto popolare presso i pittori veneti del 500, come Tiziano (in basso Il festino degli dei), Tintoretto e Paolo Veronese Come pigmento risulta essere poco permanente, in quanto se esposto alla luce può virare alla forma pararealgar, di colore giallo, avente la stessa formula ma struttura differente

24 La robbia La robbia è un colorante noto fin dall'antichità e impiegato per la tintura in India, Persia ed Egitto. Si estrae dalle radici di alcune specie di Rubiacee, tra cui la Rubia tinctorium (sotto), nativa della Grecia, e la Rubia cordifolia, di origine asiatica. Appartiene al gruppo dei coloranti antrachinonici, uno dei più importanti in natura. I principi coloranti della robbia sono numerosi, e i loro rapporti relativi sono utili (1)(2) (3) per distinguere la robbia da coloranti provenienti da specie botaniche affini. Nella composizione prevalgono alizarina (1), purpurina (2), pseudopurpurina (3) e xantopurpurina (4) (4)

25 La robbia fu un colorante molto importante sia in campo tessile, sia in campo artistico. Il suo impiego risale in Egitto almeno dal XVI secolo a.C.; Plinio usava il termine rubia o erythrodanum per definirla, nel Medioevo prevalgono invece i termini garanza e robbia o simili La coltivazione della warentia, e quindi limpiego del colorante era considerata molto importante ed è citata espressamente nel Capitulare de villis, uno dei decreti di Carlo Magno. La coltivazione della pianta cessò a seguito dello sviluppo di un metodo di sintesi nel 1868

26 Il colorante si ottiene bollendo in acqua le radici essiccate e polverizzate della pianta in modo da idrolizzare gli antrachinoni dai rispettivi glicosidi, i precursori presenti nella radice. Il colore finale varia dallo scarlatto al rosa al rosso, a seconda della distribuzione di antrachinoni e della mordenzatura In campo tessile appartiene al gruppo dei coloranti a mordente; il colore si regola con sali di alluminio (il più classico), stagno, cromo o ferro In campo artistico era impiegata come lacca su allume o altri mordenti; le ricette note sono numerose e non sempre facili da replicare

27 Precipitando il colorante in presenza di allume si otteneva la lacca di robbia o di garanza, una delle lacche più note, molto apprezzata nella pittura su tela anche se piuttosto fugace, come ebbe modo di verificare chi osservava le opere di Lorenzo Monaco (sx, Incoronazione della Vergine con robbia sul manto della Vergine virata allincolore). Altri colori ottenibili: usando mordenti a base di stagno, cromo e ferro si ottengono rispettivamente lacche porpora, marroni e rosa Nelle pitture murali non si può usare a fresco ma è compatibile a secco

28 I colori: il giallo Anche per il colore giallo il pigmenti più usato dagli Egizi era locra. Locra gialla è una miscela di ossidi di ferro in forma di limonite (2Fe 2 O 3 ·3H 2 O), goethite (FeO·OH) o idroematite (Fe 2 O 2 (OH) 2 ); in Egitto si ricavava dai giacimenti nei dintorni di Tebe o da altri siti, da cui si ottenevano anche terre dombra, cioè ocre gialle contenenti ossidi di manganese che rendono il colore più bruno Meno comuni erano la jarosite (KFe 3 (SO 4 ) 2 (OH) 6 ) o la variante natrojarosite (NaFe 3 (SO 4 ) 2 (OH) 6 ) e il massicot (monossido di piombo, PbO), tutti ottenuti da inclusioni in arenaria Tra i coloranti era sicuramente conosciuto lo zafferano, ricavato dagli stimmi del Crocus sativus e impiegato in campo tessile

29 Lorpimento Per la scarsa brillantezza dellocra gialla, al suo posto era spesso impiegato lorpimento (solfuro di arsenico, As 2 S 3 ). Si tratta di un pigmento abbastanza pregiato, di colore simile alloro e perciò chiamato aurum pigmentum dai Romani, mentre in persiano era detto zarnikh da zar che significa oro. Non a caso nel Medioevo era spesso impiegato come succedaneo delloro, soprattutto nella tecnica della miniatura (dx) Il suo uso è documentato in Egitto dal III millennio a.C. e successivamente in Mesopotamia, India e Cina. Come il realgar, gli Egizi usavano lorpimento per la cosmesi, a scopo medicinale e come veleno

30 Lorpimento si ricavava dal minerale omonimo (sx) oppure per via sintetica, facendo reagire zolfo e un minerale di arsenico; questo processo è descritto da Plinio, quindi la versione sintetica era già nota almeno ai Romani. Lorpimento sintetico, noto anche come Kings yellow, può contenere una certa quantità di arsenolite (As 2 O 3 ) a differenza del naturale Come tutti i solfuri impiegati come pigmenti, anche lorpimento deve il colore alla sua natura di semiconduttore. Il pigmento è alquanto tossico, come tutti i composti di arsenico Dal punto di vista pittorico non presenta problemi tranne che nellaffresco ed è incompatibile con i pigmenti a base di piombo e rame, con i quali può formare solfuri scuri

31 I colori: blu e verde Per quanto i colori blu e verde non facessero parte della tavolozza originale ereditata dallepoca Paleolitica, la ricerca di pigmenti di questi colori non deve essere stata difficile per i pittori Egizi che se li trovarono in casa, presso le fonderie di rame. La tecnologia di lavorazione del rame era infatti praticata nella Valle del Nilo da alcuni millenni e quindi i minerali da cui si ricavava il metallo erano conosciuti e commercializzati, ed erano quasi tutti blu, come lazzurrite, o verdi, come la malachite La fonte principale era costituita dalle celebri miniere del Sinai; altre miniere si trovavano nel Deserto Orientale. Oltre al rame dalle miniere locali, per far fronte alla domanda elevatissima (non solo dagli artisti, ovviamente) si importava minerale dalla Siria e soprattutto da Cipro, che forniva una materia prima così pregiata da vedere il suo nome legato al materiale stesso, detto aes cyprium in latino

32 Il blu Tra i principali minerali cupriferi estratti in epoca Egizia vi era lazzurrite, un carbonato basico di rame avente formula 2CuCO 3 ·Cu(OH) 2, di colore variabile tra lazzurro verdastro e il blu. Il colore è determinato da una transizione di tipo d-d. Lazzurrite fu probabilmente il primo minerale da cui i pittori trassero il blu per la loro tavolozza. Gli Egizi lo impiegarono almeno dallepoca della IV Dinastia (III millennio a.C.). Nel Medioevo costituì il pigmento blu più importante, anche se assai meno citato del più costoso blu oltremare al quale era preferito in particolare dagli artisti del Nordeuropa. Il suo impiego cessa nel XVIII secolo con lavvento del blu di Prussia, pigmento sintetico e quindi meno costoso Il pigmento si ricava per semplice macinazione dal minerale omonimo (dx), ampiamente diffuso in tutto il mondo. È usato in tutte le tecniche pittoriche, dalla pittura su tavola alla miniatura, ma nellaffresco viene steso normalmente a secco perché non è stabile nella calce

33 Lazzurrite è sempre stata considerata il parente povero del blu oltremare. In unopera pittorica era costume dipingere i particolari più importanti (es. la veste della Madonna) con il blu oltremare e quelli meno importanti (cielo) con lazzurrite. Nondimeno, soprattutto nellarte medievale e rinascimentale troviamo numerosissimi esempi dellimpiego di azzurrite, come nel cielo della Cappella degli Scrovegni di Giotto (sotto) o nei dipinti del pittore tedesco Altdorfer: nellesempio mostrato (dx) tutte le tonalità blu sono ottenute con lazzurrite

34 In realtà lazzurrite è stata spessa considerata un pigmento di scarsa qualità. In certe condizioni, per esempio sugli affreschi, tende a trasformarsi in malachite (composto di formula affine al quale è spesso associato, dx), virando al verde: blu verde blu verde 2CuCO 3 ·Cu(OH) 2 CuCO 3 ·Cu(OH) 2 o, peggio, a degradarsi a solfuro di rame, di colore nerastro, in presenza di solfuro 2CuCO 3 ·Cu(OH) 2 CuS Fu per questo motivo che gli Egizi si ingegnarono a trovare una soluzione più soddisfacente per avere il blu, inventando la sintesi del blu Egiziano

35 Il blu Egiziano Questo pigmento, noto anche come blu pompeiano o fritta, è probabilmente il più antico pigmento sintetico prodotto dalluomo in quanto risale probabilmente allepoca Predinastica (3100 a.C.). La sua invenzione, dettata forse dalla necessità di disporre di un pigmento blu più stabile dellazzurrite (gli Egizi non avevano miniere di lapislazzuli), è sorprendente per la genialità del processo di sintesi e per le qualità del prodotto finale. Molti reperti decorati con blu Egiziano, risalenti a più di 3000 anni fa, mantengono tuttora inalterato il loro colore Il pregio del blu Egiziano era tale che, tremila anni dopo la sua introduzione, a Roma esso era più pagato della porpora di Tiro. A quel tempo esso era commercializzato come caeruleum vestorianum da un tale Vestorio di Pozzuoli, che aveva imparato la ricetta da qualche maestro egiziano e si era rapidamente arricchito Nella figura è raffigurato il Re Ramsete III (1170 a.C.); il copricapo blu con il serpente dorato è il simbolo della regalità

36 La storia del blu Egiziano inizia in Egitto almeno 3000 anni prima di Cristo e prosegue poi in tutto il bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente. Il pigmento si trova spesso sugli affreschi in Egitto ma anche in Mesopotamia (Nimrud e Ninive), in Grecia e a Roma dove costituisce il pigmento blu preferito. Nel Museo Nazionale di Archeologia di Atene sono conservati campioni di blu Egiziano grezzo rinvenuti nel 1876 durante gli scavi di Heinrich Schliemann a Micene. È poi documentato il suo impiego anche nel Nordeuropa romano e sassone (Germania, Gran Bretagna) dove ci sono evidenze di una produzione locale e perfino in Norvegia. La sua presenza è ancora registrata in alcuni affreschi romanici (IX secolo d.C.), poi si perdono le notizie

37 La ricetta per il blu Egiziano Gli ingredienti-base del blu Egiziano sono quattro: un composto di rame, uno di calcio, la silice e un fondente. Al giorno doggi ciò appare evidente. Va detto però che pochi pigmenti dellantichità sono stati altrettanto studiati: già allinizio dell800 erano in corso studi scientifici che avrebbero portato, prima della fine del XIX secolo, alla scoperta della sua composizione e della sua struttura, insieme alla chimica che sta alla base della sua produzione La ricerca è stata comunque difficoltosa. Curiosamente, infatti, nonostante la grande diffusione di artefatti decorati con questo pigmento, non esiste alcuna rappresentazione o descrizione del processo di manifattura in ambito egiziano. Nei testi faraonici il pigmento è descritto come artificiale, ma nulla più. Altrettanto fa il greco Teofrasto (315 a.C.), che cita anche il blu Fenicio, altro pigmento sintetico, probabilmente in virtù della sua commercializzazione da parte dei Fenici; con unetimologia analoga il blu Egiziano era anche noto come blu di Alessandria, da Alessandria dEgitto, porta dellEgitto verso il Mediterraneo

38 Maggiori dettagli sono forniti da Vitruvio nel De Architectura (I sec. a.C.), il quale osservò la tecnica di produzione visitando una fabbrica del vetro a Pozzuoli. Egli racconta che il caeruleum si ricavava per cottura in fornace di una miscela di rame, fior di nitro e sabbia, precedentemente macinati ed inumiditi. Non sapeva però che la sabbia di Pozzuoli, estratta dal fiume Volturno, conteneva il quarto componente indispensabile, il calcare. La sua ricetta fu tramandata anche dai trascrittori medievali, perciò quando, allinizio del XX secolo, i primi studiosi provarono a ripercorrere il procedimento descritto da Vitruvio, si resero conto che dalla fornace usciva un composto verdastro e non blu. È probabile che lomissione di questo dettaglio, oltre che la caduta dellImpero Romano, abbia causato il declino dellimpiego di blu Egiziano a partire dallAlto Medioevo Lultimo cronista a citarlo è nel VII secolo Isidoro di Siviglia, che parla di Venetum caeruleum. Si trovano ancora testimonianze dellimpiego, come si è detto in precedenza, nel IX secolo, ma è probabile che in questi casi siano stati usati resti di pigmenti di epoche precedenti

39 L'origine del pigmento è ignota: è probabile che gli ingredienti fossero presenti contemporaneamente in un aggregato che, scaldato per caso, diede luogo al prodotto finale. Daltra parte, è vero che materiali silicei di colore blu erano prodotti intenzionalmente già prima dellintroduzione del pigmento, per esempio negli smalti impiegati per decorare pietra o ceramica. La ricetta originale prevedeva sabbia, carbonato di calcio, una sorgente di rame (un sale o anche rame puro) e un sale di sodio che agisse da flusso per abbassare la temperatura di fusione della miscela. Si preparava riscaldando a 850°C la mistura in proporzioni più o meno fisse (4 SiO 2 : 1 CaO : 1 CuO), evitando di superare i 1000°C al di sopra dei quali il prodotto si decomponeva a una miscela verde-nera composta da tridimite, ossido di rame e vetro. La massa fusa era poi mantenuta a 800°C per 10-100 ore. Dopo il raffreddamento si otteneva una fritta, un materiale parzialmente vetroso nel cui interno si trova un composto corrispondente alla formula CaCuSi 4 O 10 (silicato di calcio e rame), strutturalmente simile al raro minerale cuprorivaite

40 Immagine SEM di una fritta di blu Egiziano. Si notano i cristalli allungati di cuprorivaite, i cristalli di quarzo e le fasi amorfe Le caratteristiche cromatiche del blu Egiziano sono determinate dallo ione Cu 2+ presente nella fase cristallina, mentre la fase amorfa fornisce un contributo trascurabile. Il colore è generato da una transizione del tipo d-d

41 Il colpo di genio Dei quattro ingredienti per la sintesi carbonato di calcio o calcare, sabbia e minerali di rame erano più che disponibili in Egitto; in alcune zone lazzurrite si trovava già miscelata con sabbia e calcare Il punto chiave della preparazione è laggiunta del sale di sodio sotto forma di Natron o carbonato di sodio decaidrato (Na 2 CO 3 ·10H 2 O), un composto ottenuto per evaporazione delle acque di superficie, in Egitto raccolto presso loasi di Wadi Natrun. Il Natron, pur non entrando nella struttura del prodotto finale, ne rende possibile la formazione abbassando la temperatura di fusione dei componenti la miscela. La sabbia, infatti, fonde a ben 1714°C, temperatura irraggiungibile dagli antichi Egizi che avevano risorse limitate di combustibili naturali e di legna

42 Dal punto di vista mineralogico, la composizione del blu Egiziano non è omogenea: oltre ad una fase cristallina, strutturalmente analoga alla cuprorivaite, e a minerali silicei come quarzo e/o tridimite, esiste una fase amorfa composta da materiale prevalentemente siliceo. Certamente la ricerca della stechiometria corretta tra le materie prime e delle condizioni chimico-fisiche per la sintesi deve essere stata laboriosa; nonostante ciò è interessante notare come la composizione chimica del pigmento sia rimasta straordinariamente costante nellarco di almeno 2500 anni, come si può rilevare dalla tabella sottostante ArtefattoPeriodoCaOCuO SiO 2 Mastaba di Mereruka, Saqqara 2575-2134 a.C. 15.221.363.0 Tomba di Intef, Tebe 2040-1640 a.C. 14.921.563.8 Busto di Nefertiti, Berlino 1340 a.C. 17.430.252.3 Tempio di Echnaton, Amarna 1353 a.C. 24.022.553.5 Amuleto di Bes 712-332 a.C. 13.628.558.3 Sarcofago 332 a.C.-395 d.C. 18.422.559.2 composizione teorica 18.629.452.0

43 Oltre alle fasi cristalline prima descritte, nei reperti di blu Egiziano si individuano spesso composti che forniscono informazioni sulla tecnologia di sintesi: residui di cottura: fasi silicee quali la tridimite, che appare nellintervallo 1000-1100°C; la cristobalite, stabile sopra i 1000°C; lossido rameico tenorite, CuO, che indica chiaramente limpiego di unatmosfera ossidante in fase di cotturaresidui di cottura: fasi silicee quali la tridimite, che appare nellintervallo 1000-1100°C; la cristobalite, stabile sopra i 1000°C; lossido rameico tenorite, CuO, che indica chiaramente limpiego di unatmosfera ossidante in fase di cottura composti di stagno come la cassiterite, SnO 2, che suggeriscono lutilizzo di bronzo come sorgente di ramecomposti di stagno come la cassiterite, SnO 2, che suggeriscono lutilizzo di bronzo come sorgente di rame composti risultanti da un rapporto non equilibrato tra i quattro componenti-base: si forma wollastonite, CaSiO 3, in presenza di un eccesso di calcare, mentre gli ossidi di rame tenorite, CuO e cuprite, Cu 2 O, si possono formare in eccesso di ramecomposti risultanti da un rapporto non equilibrato tra i quattro componenti-base: si forma wollastonite, CaSiO 3, in presenza di un eccesso di calcare, mentre gli ossidi di rame tenorite, CuO e cuprite, Cu 2 O, si possono formare in eccesso di rame È interessante notare che le produzioni locali di blu Egiziano presentano alcune differenze da una zona allaltra. Nei campioni egiziani e romani si registra un eccesso di calcio, di fondenti, di stagno, arsenico e piombo (cosa che fa pensare allimpiego di frammenti di bronzo come sorgente di rame) mentre nei campioni provenienti dalla Mesopotamia si ha normalmente un livello maggiore di rame e cobalto e minore di fondenti

44 Gli usi del blu Egiziano Il pigmento, oltre che nell'arte pittorica, fu usato per la decorazione di oggetti preziosi, statuette e manufatti particolari Tracce del pigmento sono state trovate su un piccolo contenitore per lolio doliva di epoca Predinastica, cosa che certificherebbe la qualità dellolio benedetto dalla dea Iset

45 Busto della regina Nefertiti, conservato presso il Museo Egizio di Berlino. Il busto è in pietra calcarea; la corona è dipinta in blu Egiziano Analisi XRD eseguita in Svizzera nel 1981 su un frammento prelevato dalla corona

46 Pitture tombali nella camera funeraria della tomba di Ramsete II

47 È interessante citare il fatto che in Cina dal V secolo a.C. si produceva un pigmento blu avente composizione del tutto analoga a quella del blu Egiziano ma con il bario al posto del calcio, corrispondente alla formula BaCuSi 4 O 10 lipotesi che sia avvenuto un trasferimento di tecnologia, probabilmente attraverso la Strada della Seta, unico legame tra lEstremo Oriente e il Mediterraneo. La rotta risulta già frequentata dal 1000 a.C. blu Cinese (in mezzo) e blu Egiziano (sx) Il pigmento è noto come blu cinese o Han blu. La somiglianza dal punto di vista chimico è talmente stringente che gli storici tendono a favorire

48 Altri pigmenti blu Le eccellenti qualità del blu Egiziano erano tali da non richiedere luso di altri pigmenti. Ci sono altri tre blu dei quali si può ipotizzare limpiego nellarte pittorica dagli Egizi, anche se le testimonianze sono rare e incerte: la turchese, considerata pietra preziosa per il potere protettivo e impiegata come pigmento a partire dal minerale o da scarti di lavorazionela turchese, considerata pietra preziosa per il potere protettivo e impiegata come pigmento a partire dal minerale o da scarti di lavorazione il blu oltremare, pigmento a base di lapislazzuli, celeberrimo e molto apprezzato in ogni epoca. In Egitto non esistevano miniere di questail blu oltremare, pigmento a base di lapislazzuli, celeberrimo e molto apprezzato in ogni epoca. In Egitto non esistevano miniere di questa lo smalto, un pigmento a base di ossidi di cobalto, alluminio e silicio, impiegato in antichità per la decorazione delle ceramiche e degli smaltilo smalto, un pigmento a base di ossidi di cobalto, alluminio e silicio, impiegato in antichità per la decorazione delle ceramiche e degli smalti roccia, che doveva quindi essere importata dallodierno Afghanistan. Anche in questo caso è ipotizzabile che si utilizzassero gli scarti di lavorazione della pietra, lavorata per ricavarne piccoli oggetti preziosi

49 I colori: il verde A differenza del blu, per il quale i pigmenti naturali erano rari, costosi o inaffidabili e perciò stimolarono la sintesi del blu Egiziano, per il colore verde esistevano pigmenti poco costosi, di grande disponibilità e buone caratteristiche tecniche. Si trattava, di nuovo, di minerali cupriferi: la malachite, un carbonato basico di rame avente formula CuCO 3 ·Cu(OH) 2, la crisocolla, un silicato di rame di composizione non costante, di stechiometria media CuSiO 3 ·2H 2 O e dal colore variabile tra verde e azzurro, e la paratacamite, un cloruro basico di rame a formula CuCl 2 ·Cu(OH) 2, in realtà prodotto di alterazione di altri minerali in terreni salini. Cera poi la possibilità di produrre il colore verde con miscele di blu e ocra Il primo e più importante minerale introdotto come pigmento è sicuramente la malachite, impiegata probabilmente durante la IV dinastia ma in realtà in uso già in epoca Predinastica per la decorazione del corpo. Peraltro gli Egizi usavano la stessa parola, wad, per la malachite, per la crisocolla e per la paratacamite, confondendo i minerali in maniera analoga ai Romani e in seguito, ai cronisti medievali

50 La malachite La malachite è uno dei pigmenti verdi più importanti, usato fin da epoche remote e apprezzato già dagli antichi Egizi che lo usavano anche come cosmetico. Il pigmento si ricava dal minerale omonimo, usato anche come pietra dura ornamentale, avente composizione CuCO 3 ·Cu(OH) 2. Spesso il minerale è presente in associazione allazzurrite che impartisce al pigmento una nota blu non riproducibile nelle versioni sintetiche Il colore è generato da una transizione del tipo d-d. La preparazione del pigmento consisteva semplicemente nel macinare e lavare il minerale grezzo. Era impiegato in tutte le tecniche pittoriche, ma con scarsi risultati nella pittura ad olio nella quale gli erano preferiti il verdigris e il resinato di rame Nel XVII secolo è stata introdotta una versione sintetica, il verde verditer o verde bice, meno diffusa dellequivalente blu verditer

51 Un verde sintetico Studi recenti hanno evidenziato che gli Egizi producevano anche un pigmento sintetico verde-turchese di composizione analoga a quella del blu Egiziano. Per molto tempo questo pigmento è stato considerato un sottoprodotto del suo più nobile fratello, magari proveniente da una cattiva cottura. Il suo colore turchese era attribuito alla presenza accidentale di ferro nelle sabbie impiegate per la sintesi del blu Egiziano, oppure ad un suo processo di invecchiamento. Daltra parte non esistono ricette che descrivano il processo di sintesi né in epoca egizia, né in epoca greco-romana Queste ipotesi sono attualmente state smentite in quanto la degradazione del blu Egiziano produce soltanto cloruro o carbonato di rame. Sulla base di studi effettuati da ricercatori francesi, che hanno replicato i processi di sintesi, è stato possibile concludere che i due materiali non rappresentano un unico pigmento che si ottiene blu o verde come risultato di differenze accidentali, ma sono due pigmenti distinti, prodotti impiegando gli stessi ingredienti di base ma con processi di manifattura specifici e ben controllati. Si può quindi parlare a pieno titolo di verde Egiziano

52 In particolare il verde Egiziano è caratterizzato da una fase cristallina di natura silicatica, la wollastonite (CaSiO 3 ) mentre non è presente la cuprorivaite tipica del blu Egiziano Dallimmagine SEM di una fritta di verde Egiziano (dx) si notano i cristalli di wollastonite (W) allinterno di una fase amorfa (A)

53 Mentre nella sintesi del blu il calcio e il rame devono essere in egual proporzione e con una percentuale di fondente minore del 4%, la sintesi del verde richiede meno rame che calcio e una quantità superiore di fondente, probabilmente in ragione di un contenuto di silice maggiore Na 2 O SiO 2 CaOCuO vE – fase cristallina 1.5 – 4.5 53 – 63 30 – 39 0.9 – 3.9 bE – fase cristallina 0.4 – 1.2 61 – 65 14 – 15 19 – 22 vE – fase amorfa 9 – 11 64 – 68 5 – 12 9 – 15 bE – fase amorfa 6 – 10 51 – 68 2 – 12 12 – 25 vE – totale 5 – 10 60 – 80 7 – 25 4 – 6 bE - totale 2 – 4 55 – 75 9 – 20 11 - 20

54 Il colore del verde Egiziano, pigmento normalmente impiegato per elementi decorativi vegetali, è in realtà più turchese che verde (dx alto: blu Egiziano; basso: verde Egiziano). Il cromoforo è lo ione Cu 2+, come per il blu Egiziano. Tuttavia, nel blu Egiziano lo ione cromoforo si trova in fase cristallina sotto forma di cuprorivaite mentre nel verde Egiziano esso è disperso allinterno della fase amorfa. Nel grafico a sx sono evidenziati gli spettri di riflettanza (trasformati secondo Kubelka-Munk) dei due pigmenti, il blu - linea scura - e il verde - linea chiara

55 Ci sono evidenze delluso di verde Egiziano nellintervallo I - III Periodo intermedio, ma solo nel territorio egiziano. Nel sarcofago di Tanethereret, XVIII Dinastia (1552 -1306 a.C.), Museo del Louvre, sono presenti entrambi i pigmenti sintetici Il verde Egiziano è stato individuato anche nelle pitture murali della tomba di Nefertari

56 Leganti e vernici La tecnica pittorica principale degli Egizi era la tempera, per eseguire la quale essi, benchè producessero olio di lino e altri oli vegetali (e quindi potenzialmente in grado di inventare la tecnica ad olio 3-4000 anni prima di Van Eyck) impiegavano come legante la gomma arabica. Si tratta di una materia prima molto nota fin dallantichità, ricavata dalle piante del genere Acacia e costituita chimicamente da sali dellacido arabinico Altri leganti di uso probabile ma non del tutto accertato sono il bianco duovo, la colla animale, ottenuta da resti animali bolliti per ricavarne le sostanze collagene), la cera dapi collegata alla tecnica dellencausto, e alcune resine di varia natura come lincenso, la mirra, la gomma mastice e la gommalacca, che arrivava dalle regioni dellIndo Tra la XVIII e la XXII Dinastia è ipotizzata lintroduzione delle vernici, impiegate a scopo protettivo e per dare una finitura brillante a manufatti pittorici per lo più in legno, ma anche in pietra e in cotto. Gli Egizi usavano due qualità di vernice, una chiara e una scura, sulla cui natura è però molto difficile avere informazioni

57 La Tomba dipinta Presso lodierna Kom el Ahmar si trovano gli scavi archeologici dellantica Nekhem o Hyerakonpolis, la città del falco. In questo sito, nella cosiddetta Tomba 100 o Tomba dipinta, è stata rinvenuta nel 1899 quella che si ritiene la più antica pittura parietale egizia, databile al 3.500 a.C. (periodo Predinastico). I frammenti della pittura, ora conservati presso il Museo Egizio del Cairo, mostrano un corteo funebre sullacqua I colori impiegati sono ancora quelli primitivi, ovvero rosso, giallo, nero e bianco, la quadricromia classica del Paleolitico

58 Il lino di Gebelein Unaltra opera pittorica di grande interesse è il cosiddetto Lino di Gebelein, risalente al 3.600 a.C. e conservato presso il Museo Egizio di Torino. In esso è rappresentata una processione su barche analoga a quella di Hierakonpolis, con scene di lotta, pesca e caccia allippopotamo

59 La tomba di Pashed Come si è detto, gli antichi Egizi disponevano di una tavolozza praticamente completa, in particolare per la produzione di affreschi nelle tombe e nei templi, come come si può vedere dallaffresco che orna la tomba di Pashed (il personaggio in basso inginocchiato davanti a Osiride) Le zone rosse, gialle e marroni sono espresse con ocre; le zone verdi con malachite; il giallo usato per colorare le zampe delluccello (sx) con orpimento; il nero con carbone; il bianco con gesso e bianco di calce e infine il blu del copricapo del personaggio a destra con blu Egiziano

60 La tomba di Tutankhamon La tomba di Tutankhamon, scoperta da Howard Carter nel 1922, è indiscutibilmente la testimonianza più famosa e importante della cultura e quindi dellarte egizia. In essa era presente un ammontare di oro in quantità doppia rispetto a quella in possesso della Royal Bank of Egypt a quellepoca; questa quantità costituiva naturalmente una frazione della ricchezza aurifera dellantico Egitto Oltre alle centinaia di gioielli in oro e pietre preziose, il ciclo di pitture tombali che ricopre la camera funeraria è di valore immenso

61 Tomba di Seti I

62 La tintura delle vesti Il tessuto più usato dagli Egizi per le loro vesti era il lino. Chimicamente il lino è formato da cellulosa, ovvero da catene polisaccaridiche; si tratta di un materiale più difficile da tingere rispetto ai tessuti di origine proteica come lana o seta. Per questo motivo la maggior parte dei capi in lino era lasciata senza colori addizionali, presentando un colore naturale tra il bianco e il marrone chiaro Lavorazione del lino

63 Pigmenti e coloranti subiva una parziale aggressione dallo ione Fe 3+ (sx). Per il blu si impiegava lindaco ottenuto da piante delle specie Indigofera, oppure il guado, un indaco di minor pregio La tintura, se necessaria, era eseguita con alcuni pigmenti impiegati anche nella pittura, principalmente ocre gialle e rosse (dx), oppure con lacche o coloranti. Un colorante efficace sul lino era costituito da una combinazione di tannino e sali di ferro contenuti in alcuni limi. Esso impartiva colorazione marrone, oppure era impiegato come inchiostro per tracciare linee sul tessuto, che peraltro ottenuto dalla pianta Isatis tinctoria. La robbia era usata per tingere di rosso: tessuti colorati con lacca di robbia sono stati ritrovati nella tomba di Tutankhamun

64 Il periodo Copto Nel periodo Copto limpiego dei coloranti tessili è notevolmente incrementato, come testimoniato dal numero elevato di ritrovamenti di frammenti tessili. Si otteneva anche il colore verde mediante doppia tintura con indaco e un giallo. Il porpora era ricavato dalla miscela di indaco e robbia, oltre che dalla celeberrima porpora di Tiro

65 I pigmenti come cosmetici Un altro uso dei pigmenti particolarmente diffuso tra gli Egizi era a scopo cosmetico. Sia gli uomini che le donne erano soliti truccarsi le palpebre con un composto chiamato kohl, una miscela del già citato minerale galena, funzione protettiva contro il sole. Persone di alto lignaggio amavano migliorare il loro aspetto estetico con oli, profumi e maschere facciali. Oltre alla galena, era molto diffuso luso della malachite e dellocra rossa per le labbra. Il colorante rosso hennè era invece impiegato per unghie, mani e piedi Un esempio dellimpiego di pigmenti cosmetici si ha nella maschera di Tutankhamon zolfo e grasso animale, che aveva anche


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