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 Dal 1980 alla sua uccisione nel 1984, la Gandhi torna al potere e imprime il suo marchio personale sul partito, d’ora in poi noto come Congress (I) 

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Presentazione sul tema: " Dal 1980 alla sua uccisione nel 1984, la Gandhi torna al potere e imprime il suo marchio personale sul partito, d’ora in poi noto come Congress (I) "— Transcript della presentazione:

1  Dal 1980 alla sua uccisione nel 1984, la Gandhi torna al potere e imprime il suo marchio personale sul partito, d’ora in poi noto come Congress (I)  Il suo stile politico nel 1980-84: comunitarizzazione della politica, ovvero ricerca del consenso non di una specifica comunità ma di volta in volta facendo appello ai simboli religiosi delle diverse comunità  Fine del secolarismo nahruviano: dai “vote banks” castali, sociali e professionali, ai “vote banks” comunitari

2  Si può dire che Indira opti per una sorta di “divide and rule”  Illuminante sarà la sua gestione del problema sikh, che sarà anche la causa della sua uccisione

3  Le origini del problema Sikh  Storicamente nel nord non sono le divisioni linguistiche a operare ma quelle religiose  Nel Punjab ci furono correnti di “purificazione” delle varie religioni sin dal 19° secolo  Benchè le principali abbiano interessato l’Islam e l’Induismo, il sikhismo non ne è stato esente  Tentativo di rendere la religione sikh autonoma dall’induismo  Negli anni 1920 il Gurdwara Reform Movement cerca di strappare il controllo dei templi ai Brahmani

4  Da questo movimento sorsero due correnti: lo Shiromani Gurdwara Prabandhak Committee (SGPC), che controlla I santuari sikh e le loro dotazioni finanziarie e il suo braccio politico, l’Akali Dal (partito Akali, cioè divino)  Radicalizzazione dei sikh dopo il 1947; cause: frustrazione per la perdita del territorio, impoverimento nelle campagne, passaggio dalle campagne alle professioni urbane dei giovani sikh negli anni ‘50 e ‘60, difficoltà di inserimento lavorativo e frustrazione dei giovani che sono spinti verso le organizzazioni estremiste religiose

5  In questo contesto si inserisce la politica del governo centrale  Diversamente da Nehru che aveva sempre cercato di indebolire le formazioni estremiste sikh sostendo il Congresso del Punjab nella persona di Pratap Singh Kairon (già membro dell’Akali Dal, poi del Congresso) fino alla sua uccisione nel 1965  In seguito cercò di isolare le frange estremiste dentro l’Akali Dal cercando un dialogo con I più moderati, anche per dividere il partito al suo interno

6  Invece Indira Gandhi segue una politica diversa: non è disposta a sostenere nessun leader in particolare ma a mantenere un equilibrio tra le varie correnti in lotta  Dagli anni ‘70 lo scenario era composto dall’Akali Dal e da un leader più estremista, Bhindranwale, che portava avanti una linea di purificazione della religione sikh e di rivendicazione di autonomia della comunità Sikh rispetto all’ordinamento indiano  La politica della Gandhi finisce per delegittimare la parte più dialogante dell’Akali Dal, di fatto incoraggiando Bhindranwale

7  La situazione degenera dopo il 1973 quando l’Akali Dal approva una risoluzione, sostenuta da Bhindranwale, che chiede una serie di misure a favore dei Sikh, che secondo il governo indiano equivalgono a una richiesta di secessione  Tra le altre cose, I Sikh chiedono l’abolizione dell’art. 25 della costituzione indiana (“Freedom of conscience and free profession, practice and propagation of religion”) che stabilisce che l’Induismo comprende anche Sikh, Jain e Buddhisti

8  Nel luglio 1983 Bhindranwale si sentì così forte da occupare il tempio d’oro dei Sikh con i suoi seguaci  Nel giugno 1984 Indira Gandhi ordina l’assalto al tempio in un giorno in cui questo era gremito di pellegrini; l’attacco provoca la morte di 500 civili  Come vendetta Indira viene uccisa nell’ottobre di quell’anno da una sua guardia del corpo sikh  Seguirono attacchi in tutto il paese contro i Sikh, che provocarono l’uccisione di circa tremila persone

9  Conseguenze principali della politica di Indira: a)Il Congress perde il suo rapporto con la dimensione locale b)La politica del Congresso non sarà più quella del laicismo di Nehru ma sarà finalizzata a cercare il sostegno delle comunità religiose tramite l’utilizzo dei simboli religiosi, e cercando di volta in volta di fare concessioni all’una o all’altra sulla base delle convenienze politiche c)Aumento del grado di autoritarismo e di violenza nella politica indiana

10  Di queste trasformazioni, tuttavia, paradossalmente non sarà il Congress a trarre giovamento, ma soprattutto il BJP (che farà della politica comunitarista e “muscolare” le sue caratteristiche)  Di fatto, il periodo di governo della Gandhi inaugura una parabola che vedrà il Congresso perdere costantemente voti  Eccezion fatta per le elezioni del dicembre ’84, quando il Congresso ottenne un chiaro successo, a causa dell’ondata emotiva successiva all’assassinio della Gandhi

11 Risultati elettorali Congresso (Lok Sabha,1951-2014) AnnoSeggi % di voti 1951 36444.99% 1957 37147.78% 1962 36144.72% 1967 28340.78% 1971 35243.68% 1977 15334.52% 1980 35142.69% 1984 41549.01% 1989 197 39.53% 1991 244 35.66% 1996 140 28.80% 1998 141 25.82% 1999 114 28.30% 2004 145 26.7% 2009 206 28.55% 2014 44 19.3%

12  Dunque di fatto la morte di Indira segna la fine della fase storica in cui il Congresso era il partito dominante della politica Indiana, e inaugura la sua fase di crisi  Una crisi che ovviamente ha radici lontane e che non è interamente sua responsabilità, ma che trova in Indira il suo culmine

13  Il punto di svolta saranno le elezioni generali del 1989  Nel 1989 per la prima volta il BJP diventerà una forza politica nazionale, in grado di scalzare il Congresso (ciò benché il BJP avesse registrato un costante aumento dei voti sin dagli anni ‘50)

14  Le elezioni del 1989 possono essere analizzate secondo due linee interpretative:  Da un primo punto di vista, la sconfitta del Congress era il culmine di una crisi strutturale che aveva colpito il partito sin dagli anni ‘60  Una crisi che come sappiamo dipendeva primariamente daò carattere conservatore e dalle limitate basi sociali del Congress

15  In secondo luogo, la crisi era radicata nel declino del rapporto tra le strutture centrali del partito e le località, una crisi che aveva raggiunto il suo apice con la politica di Indira di «delocalizzare» il Congresso  In terzo luogo, la crisi aveva le radici nel declino del collegamento tra il Congresso e la comunità musulmana

16  Infatti i musulmani avevano votato in massa per il Congresso dal 1950  Tuttavia si erano gradualmente distanziati dal Congresso durante l'ultima parte degli anni di Nehru e in seguito  La ragione fondamentale era la loro percezione che il Congresso avesse abbandonato la politica della laicità

17  È opinione comune degli osservatori che quest’evoluzione abbia avuto il cumine con l’Emergenza del 1975, che i musulmani hanno percepito come diretta contro di loro  Parte dei musulmani sono ritornati a votare per il Congress dopo il 1980, ma non più come partito privilegiato

18  L’importanza del voto musulmano  La minoranza musulmana per le sue dimensioni e la sua storia è una minoranza “speciale”?  E’ molto difficile parlare della comunità musulmana indiana come un tutto unico, dato che essa non ha mai, né al tempo della dominazione coloniale, né successivamente all’indipendenza costituito una entità monolitica, omogenea

19  L’importanza della partecipazione politica della comunità musulmana come indicatore importante dello “stato di salute” della democrazia indiana, ovvero della sua capacità di integrare al suo interno le differenze

20  I musulmani dal 1947 al 1967 sono stati un elettorato privilegiato del Congress, contribuendo a farne il partito dominante: perché?  una serie di sviluppi, legati alle vicende dell’indipendenza e della spartizione, hanno trasformato la natura della comunità musulmana dal punto di vista socio-economico  Le conseguenze della spartizione del 1947: l’indebolimento della comunità islamica, perdita della quasi totalità della sua leadership laica, ovvero la classe industriale, mercantile, e professionale, che è generalmente migrata in Pakistan

21  Ciò ha avuto tra le sue principali conseguenze, come si dirà, quella di lasciare gli ulama quale unica leadership autorevole, oltre a quei (pochi) leader musulmani del Congresso (come il ministro dell’istruzione Abul Kalam Azad o il futuro presidente dell’Unione Indiana Zakir Hussain)

22  In India vengono meno anche i partiti politici dichiaratamente musulmani; le organizzazioni che restano in territorio indiano diventano marginali  la Muslim League, ovviamente, si sposta in Pakistan  Il partito “fondamentalista” della Jamiat-i Islami si divide in due distinti partiti; quello indiano sopravvive ma diventa politicamente irrilevante (sopravvive solo nel Kerala)  Dellle altre organizzazioni, quelle già contrarie alla nascita del Pakistan, come la Jamiat-ul-Ulama-i-Hind, rimarranno in India ma si impegneranno a dedicarsi ad attività esclusivamente religiose e di evitare il coinvolgimento in politica

23  Dunque la scelta pro-Congress era, almeno in parte, dovuta a una mancanza di alternative; però c’erano altre due ragioni:  Dopo il dramma della spartizione era politicamente suicida organizzarsi in politica in quanto “musulmani”  Si crea una sorta di “patto non scritto” tra il Congress e i musulmani: coloro che scelgono di rimanere in India accettano di separare religione e politica  in cambio il governo indiano garantisce loro autonomia istituzionale e protezione dalle discriminazioni nello spirito del “secolarismo” nehruviano

24  Questo modello sarà incarnato dalla costituzione del 1950  Lo stato riconosce le religioni, le protegge e ne garantisce la libertà e l’autonomia, ma non le politicizza cioè non ne istituzionalizza la presenza tramite una rappresentanza specifica  Differenza tra laicismi indiano e laicismo occidentale (comparazione caso USA)

25  L’obiettivo che la Costituzione si pone è la creazione di una cittadinanza indiana omogenea che ha come proprio simbolo il codice civile uniforme  Art. 44, “The State shall endeavour to secure for the citizens a uniform civil code throughout the territory of India”

26  Tuttavia lo stesso articolo 44 ha un valore ambivalente. Da un lato pone l’obiettivo di darsi un codice civile uniforme come simbolo della comune nazionalità indiana, dall’altro di fatto non crea il codice, ma si limita a porlo come finalità  In ciò vi è dunque la forza e la debolezza del laicismo indiano  Secondo molti autori l’art. 44 andrebbe letto accanto all’art. 325 che sancisce l’abolizione del sistema basato sugli elettorati separati

27  325. “There shall be one general electoral roll for every territorial constituency for election to either House of Parliament or to the House or either House of the Legislature of a State and no person shall be ineligible for inclusion in any such roll or claim to be included in any special electoral roll for any such constituency on grounds only of religion, race, caste, sex or any of them”.

28  Mentre l’art. 325 simboleggia la separazione tra politica e religione, l’art. 44 indica i limiti dell’azione dello Stato nei confronti delle comunità religiose e delle loro istituzioni  In particolare per i musulmani il patto significherà la garanzia di non intromissione del governo nel diritto islamico e nel sistema di istruzione tradizionale (sistema della “personal law” nel campo del diritto civile e di famiglia)

29  Questa soluzione ha certamente garantito il sostegno elettorale dei musulmani al Congress per vent’anni  Però i critici hanno evidenziato due conseguenze negative:  Il diritto (in specie la shari’a) è diventato il simbolo della identità di una comunità, sacralizzandolo e facendolo diventare un elemento ideologico, impermeabile al cambiamento  Inoltre nella scelta di Nehru si possono vedere le avvisaglie di quella che sarà la politica del congresso sotto Indira Gandhi e poi Rajiv: la logica elettorale preminente rispetto ai principi

30  Nel concreto però la conseguenza è stata la creazione di un doppio regime tra diritto hindu e musulmano: il primo è stato riformato già con un “Hindu Code Bill” nel 1949, e in seguito a metà degli anni cinquanta, mentre quello musulmano è rimasto inalterato  Questa contraddizione sarà pagata dal Congress a caro prezzo dagli anni Ottanta in avani in termini di perdita di consenso e sarà un fattore di consenso per il BJP, che accuser il Congress di politica sbilanciata a favore dei musulmani

31  Altri articoli della costituzione che rispecchiano questo delicato equilibrio tra riconoscimento, protezione e equidistanza dello Stato:  l’art. 48 non vieta di uccidere le vacche, ma invita gli Stati a proteggere i bovini  l’art. 25 non vieta il proselitismo (mal visto dagli hindu)  artt. 29 e 30 concedono il diritto a fondare scuole confessionali anche sovvenzionate dallo Stato

32  La risposta dei musulmani è stato il sostegno elettorale che ha contribuito alle vittorie del Congress alle elezioni dal ’52 al ’62)  Nel 1957 su 159 musulmani eletti, 131 erano eletti nelle file del Congress  Rinuncia a votare per organizzazioni comunitariste musulmane che sono presenti in certe regioni ma sono deboli  la Lega Musulmana nel ’57 e nel ’62 riuscì ad eleggere un solo rappresentante nella Lok Sabha  Altre organizzazioni musulmane hanno ottenuto successi parziali ma solo nelle elezioni statali (Ittihad-ul-Muslimin ad Hyderabad, Andhra Pradesh)

33  Dunque il voto musulmano fino alla metà degli anni ‘60 è stato un voto “non comunitarista” per eccellenza  Diversi autori hanno sottolineato che la tendenza dei musulmani a identificarsi con partiti nazionali, come il Congress sembrava attestare il funzionamento del processo di integrazione delle minoranze nella società

34  Una prima parziale disaffezione dei musulmani verso il congresso emergerà solo nelle elezioni del 1967, a livello provinciale, dove l’abbandono del voto musulmano contribuisce alla sconfitta del Congresso in molti Stati dell’India settentrionale, e in maniera più evidente in quella del 1977 che, come si è accennato, sono segnate da un rifiuto della politica autoritaria dell’emergenza di Indira

35  Il cambiamento comincia a emergere verso la metà degli anni sessanta. Cause:  La rappresentanza musulmana nelle file della amministrazione e della polizia negli stati settentrionali rimaneva nettamente bassa, inferiore alla percentuale della comunità musulmana negli stati.  Problema della lingua urdu: tendenza degli stati a guida del Congress a imporre l’hindi come unica lingua ufficiale

36  Come spesso è accaduto nella storia indiana, ad una politica a livello nazionale si contrapponeva una diversa politica portata avanti a livello degli stati, anche se Stati governati dal Congresso  Negli stati centro-settentrionali, con buona pace del governo centrale, proprio laddove viveva circa la metà dei musulmani indiani, fu gradualmente imposto per legge l’uso dell’hindi, prima nell’amministrazione e giustizia e, infine, come lingua ufficiale

37  A esempio nel Madhya Pradesh l’hindi fu reso lingua ufficiale già tra il ’48 e il ’50  Nell’Uttar Pradesh l’hindi fu lingua amministrativa dal 1947 e, dal 1951, lingua ufficiale  Fu fondata per reazione, dai musulmani, un’associazione per la protezione dell’urdu  Tuttavia fu solo nel 1989 che il governo dell’Uttar Pradesh accettò di dichiarare l’urdu seconda lingua ufficiale

38  Aumento dei casi di violenze intercomunitarie  Mentre negli anni cinquanta il numero dei casi era sceso costantemente, raggiungendo il livello più basso nel 1960 (con 26 casi), negli anni successivi tese ad aumentare, raggiungendo l’apice, nel 1964, con 1.170 incidenti  Analisi: cause diverse e localizzate, spesso “tradizionali” (esempio la questione dell’uccisione dei bovini o la musica dinanzi alle moschee) ma il contesto era caratterizzato da cause di tensione più generali, legate alla competizione socio-economica tra indù e musulmani

39  Lo storico Mushirul Hasan ha evidenziato che, da parte indù, si nota l’ostilità scatenata dal tentativo di gruppi mercantili o imprenditoriali musulmani di colmare il divario con gli indù e di recuperare posizioni di prestigio minacciando il monopolio delle famiglie indù nel commercio e negli affari

40  Gli incidenti maggiori, negli anni sessanta e primi settanta, accaddero non in città o regioni dove i musulmani erano socialmente o economicamente arretrati, ma al contrario dove questi erano riusciti a raggiungere posizioni di relativo successo tramite le proprie abilità artigianali o imprenditoriali tradizionali (ad esempio costruttori edili ad Aligarh o tessitori a Benares)  Ciò ha portato Hasan a concludere che l’incidenza della violenza, dagli anni sessanta in poi, fosse legata alla crescente competizione tra musulmani e indù per la conquista di migliori posizioni sociali

41  Oltre a ciò la violenza inter-religiosa aveva anche una matrice ideologica: è stato notato, sempre da Mushirul Hasan, che si registra una corrispondenza tra tali scoppi di violenza, e il rafforzamento del sentimento patriottico e nazionalista indiano, determinato prima dal conflitto indo- cinese del 1962, e poi dalla seconda guerra indo-pachistana del 1965

42  Tali episodi alimentarono un senso d’insicurezza tra i musulmani, che incolparono il Congress, sia per la sua incapacità di proteggere la comunità, sia per le accuse ricorrenti di connivenza tra i membri del Congress a livello locale e i responsabili delle violenze, così come responsabilità e connivenze nelle forze di polizia, di cui erano responsabili i governi del Congress.

43  Tali responsabilità furono denunciate dallo stesso Nehru nel 1961, quando affermò che negli incidenti avvenuti nel febbraio di quell’anno, in diverse città dello stato del Madhya Pradesh, i leader locali del Congress non avevano presa alcuna misura per placare la popolazione

44  Difficoltà del Congress di prendere le distanze dalle organizzazioni revivaliste indù, soprattutto nel nord  Si veda ad esempio la legislazione che vietava l’uccisione dei bovini che fu assunta dai governi di diversi Stati settentrionali controllati dal Congresso tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio dei sessanta (in Uttar Pradesh, Bihar, Madhya Pradesh, Rajasthan)  Tali misure contribuirono ad allontanare il voto musulmano dal Congress

45  Dunque vi fu la percezione da parte musulmana di una crisi del modello secolarista nehruviano  Questo disincanto trova un primo segnale nelle elezioni generali del 1967, quando gran parte dei musulmani abbandona il Congresso, specialmente negli stati della “Hindi belt” ovvero UP, Bihar, ma anche nel Bengala

46  Questo sviluppo è accompagnato dalla tendenza a formare una propria specifica agenda politica musulmana, e si concretizza nella fondazione di un partito politico, il Majlis-i-Mushawarat (Comitato consultivo musulmano), nel 1964  Si trattava di un partito che nasceva dalla coalizione di diversi interessi, comprendente leader provenienti anche dal Congress

47  Però i tentativi dei musulmani di fondare proprie organizzazioni politiche sono state solitamente accompagnate da un rafforzamento dei nazionalisti indù (fenomeno talvolta definito «contro-polarizzazione comunitaria»)  Ciò è indicato dall’ascesa elettorale del Bharatiya Jan Sangh (fondato nel 1951 e rinominato nel 1980 Bharatiya Janata Party-BJP), che è stato l’unico partito ad aver aumentato regolarmente il numero dei voti conquistati dal 1952 fino al 1967  Nelle elezioni generali del 1962, il BJP più che raddoppia la propria forza sia nel parlamento centrale sia negli stati, diventando il secondo partito dopo il Congress nell’UP e nel Madhya Pradesh  Questo trend continuò regolarmente, specialmente in UP, dove il partito ebbe una netta vittoria nelle elezioni del ‘67.

48  L’ultimo colpo al consenso musulmano per il Congress venne dall’Emergenza dichiarata da Indira Gandhi nel 1975-77  Come conseguenza, alle elezioni generali del 1977, per la prima volta in modo massiccio il voto musulmano abbandonò il Congresso nell’India settentrionale  In pratica, ogni candidato musulmano del Congresso - nel nord e nel West-Bengal - inclusi alcuni ministri nazionali, fu sconfitto (eccettuate alcune eccezioni laddove i candidati del congresso erano sostenuti da partiti musulmani locali)

49  Dunque, per ciò che riguarda il voto musulmano, il 1977 rappresenta uno spartiacque  vi è un “prima” e un “dopo-1977”, nel senso che dopo quest’anno il voto musulmano non costituirà più la fonte di voti principale del Congresso  negli anni successivi, fino ad oggi, il voto musulmano sarà caratterizzato da una sostanziale frammentazione  Esso si dividerà in diversi rivoli, in parte ancora verso il Congresso, in parte verso altre forze politiche laiche, sia a carattere nazionale sia, più spesso, regionale, in parte verso partiti musulmani locali (e persino in parte verso il BJP...)

50  L’analisi delle scelte di voto alle più recenti elezioni conferma quanto già assunto e cioè che in realtà dopo la fine del sistema del Congresso come partito dominante, un “vote bank” musulmano non esiste più  Anche nelle elezioni dal 1996 al 2009, nelle quali il Congresso ha ottenuto in generale la maggior parte del voto musulmano, il voto musulmano è andato in parte anche ad altre formazioni (vedi tabella 1)

51 Partito19961998199920042009 Congresso 32 403638 BJP 25674 Sinistra 13810912 SP 2519111510 Scelte di voto dei musulmani (nazionali in %)

52  Tuttavia la complessità del sistema politico indiano, consiste com’è noto nel fatto che tra il livello nazionale e quello statale vi sono spesso notevoli differenze  Ciò fa sì che l’analisi fatta a livello nazionale sia scarsamente significativa rispetto a quello degli Stati.  Se ad esempio guardiamo sempre alle elezioni del 2009, possiamo distinguere tre diversi scenari: 1)Sistema bipolare tra Congresso (+ alleati) e BJP (+ alleati) 2)Sistema bipolare tra Congresso (+ alleati) e altri partiti (+ alleati) 3)Sistema multipolare

53  Lo scenario riguardo alle elezioni del 2009 è il seguente

54  Si nota come il Congresso tende a ricevere più voti da parte degli elettori musulmani quando il confronto è bipolare e quando in particolare il confronto è Congresso vs. BJP  E’ sensibilmente inferiore quando il confronto bipolare è tra il Congresso e un altro partito  Quando invece il contesto è multipolare, il voto musulmano si disperde in una varietà di forze politiche

55  Da ciò che cosa si deduce? Certamente che non è corretto parlare di “vote bank”, ma al tempo stesso non è possibile considerare ininfluente il fattore comunitario, come dimostrato dal fatto che quando è coinvolto il BJP, i musulmani tendono a votare in modo abbastanza compatto

56  Particolarmente interessante si rivela il rapporto tra percentuale di elettori musulmani e polarizzazione comunitaria  Vi è un generale consenso sul fatto che vi siano 10 collegi nei quali i musulmani hanno la maggioranza, e almeno altri 10 nei quali la loro percentuale è compresa tra 35 e 49%, e un numero non ben precisato in cui essi costituiscono una percentuale compresa tra 20 e 34%

57  Se esaminiamo le aree nelle quali i musulmani sono presenti in numero elevato, all’incirca superiore al 30%, si nota che non solo la partecipazione tende a essere alta ma che i musulmani tendono anche a votare per formazioni politiche dichiaratamente musulmane, quando queste esistono, o comunque per candidati musulmani  Un esempio tipico è la Majlis-i-Ittihad-ul-Muslimin a Hyderabad

58  Al contrario i musulmani tendono a votare per partiti nazionali e candidati non musulmani, spesso agendo mediante alleanze orizzontali, nei collegi in cui la loro percentuale è inferiore a una soglia di circa il 30%  Più bassa è la soglia più la scelta tende a essere più “individuale” e “libera” da logiche comunitarie  quando ad esempio le percentuali sono intorno 10-12%, la scelta viene più spesso fatta secondo preferenze individuali o vicinanza personale al candidato

59  D’altro canto quando la percentuale di musulmani è bassa è improbabile che si crei una polarizzazione comunitaria, e dunque l’influenza delle comunità, sia per i musulmani che per gli hindu, è tendenzialmente bassa  Sono state ipotizzate diverse soglie oltre le quali il voto musulmano tende a essere reso inefficace dalle contro-polarizzazione della maggioranza, e ovviamente tutto dipende dal contesto specifico  Nel complesso possiamo dire che la soglia si collochi intorno al 30%, al di là di questa soglia c’è l’alta possibilità che si crei una polarizzazione comunitaria e dunque i numeri dei musulmani diventano inefficaci

60  Su questa base, alcuni autori hanno ipotizzato che paradossalmente il voto musulmano può essere più efficace quando si ferma a percentuali più basse, intorno al 10%, quando convergendo su un unico candidato, il voto musulmano può risultare influente

61  Resta da segnalare che una parte di voti musulmani va al BJP  questo fenomeno è dovuto al fatto che anche il BJP, come tutti gli altri partiti, schiera nei collegi con alta percentuale musulmana dei candidati musulmani come viene fatto in ogni collegio a seconda della composizione castale e comunitaria  e che una parte degli elettori, soprattutto nei collegi dove i musulmani non sono in grado di influenzare significativamente il voto, ritiene che un BJP forte equivalga a condizioni di maggiore sicurezza per i musulmani, rispetto a un BJP in competizione

62  Come si è detto, dopo il 1989, il Congresso non ha più potuto ottenere la maggioranza assoluta dei seggi, ma ha continuato a ottenere la maggioranza relativa  Successivamente, dal 1996 in poi ha anche perso la maggioranza relativa, che ha riacquistato solo alle elezioni politiche del 2004 e del 2009 (per poi perderla nuovamente nel 2014)

63  Così il sistema politico indiano è profondamente cambiato  Il Congresso ha cessato di essere il partito dominante, ma al tempo stesso il BJP non è riuscito a sostituirla in questo ruolo e di costruire un nuovo sistema a partito dominante (almeno fino al 2014...)  Il sistema che è emerso non può essere considerato un vero e proprio sistema bipartitico ed è stato definito dagli osservatori un sistema «bipartitico imperfetto», in quanto vi sono due partiti principali a livello nazionale, tuttavia nessuno due, né il BJP né il Congresso, sono stati in grado, tra il 1989 e il 2014, di formare un governo da soli

64  Dal momento che gli altri partiti che compongono queste coalizioni sono essenzialmente partiti regionali, presenti in uno o al massimo in due-tre Stati membri dell'Unione, questo ha segnato un altro sviluppo degno di nota: la regionalizzazione della politica indiana  Ovvero lo spostamento del baricentro della politica indiana dal centro verso gli Stati, e dell’attenzione degli attori politici verso tematiche e problemi tipicamente locali più che nazionali

65  Ciò in quanto vi è stata la tendenza a formare ampie coalizioni a loro volta costituite da un partito nazionale più molti partiti regionali:  National Democratic Alliance(NDA), guidata dal BJP  United Progressive Alliance (UPA), guidata dal Congresso

66  Queste coalizioni sono state sempre tendenzialmente instabili  Da ciò la brevità delle legislature e la frequenza delle elezioni, dato che vi è una forte conflittualità in seno alle due coalizioni, e sono frequenti le uscite dalle coalizioni di forze politiche locali  Dal 1989 al 2000 ci sono stati otto governi nazionali e sei elezioni generali; in questo periodo, dall'ottava alla tredicesima legislatura, una sola legislatura è durata cinque anni, mentre tutti le altre sono state interrotte prematuramente

67  È pur vero che le elezioni del 2014 possono aver segnato una nuova fase nella politica indiana  La NDA ha infatti vinto 336 su 543 seggi nella Lok Sabha, con il BJP da solo che ne ha ottenuto 282, ottenendo quindi la maggioranza assoluta  Alcuni analisti hanno parlato dell'inizio di una nuova fase di predominio nella politica indiana (anche se è forse troppo presto per trarre una conclusione definitiva)


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