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Sebbene… IL LINGUAGGIO sia l’insieme dei fenomeni di comunicazione e di espressione che si manifestano sia nel mondo umano sia fuori di esso (oltre al.

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Presentazione sul tema: "Sebbene… IL LINGUAGGIO sia l’insieme dei fenomeni di comunicazione e di espressione che si manifestano sia nel mondo umano sia fuori di esso (oltre al."— Transcript della presentazione:

1 Sebbene… IL LINGUAGGIO sia l’insieme dei fenomeni di comunicazione e di espressione che si manifestano sia nel mondo umano sia fuori di esso (oltre al linguaggio verbale dell’uomo esistono infatti linguaggi artificiali creati dall’uomo stesso e linguaggi animali: cfr. la danza delle api o i messaggi di pericolo lanciati da un individuo di un gruppo animale agli altri esemplari della stessa specie) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

2 Tuttavia… Il linguaggio costituisce la capacità che più di altre caratterizza la specie umana (il linguaggio è tipicamente umano) anche in virtù del fatto che si è concretamente e storicamente manifestata nelle lingue. L’italiano, il francese, l’inglese, tutte le lingue del mondo, si chiamano lingue storico-naturali Psicologia della Comunicazione 2009_2010

3 Pensiero - linguaggio Relativamente al complesso rapporto tra lo sviluppo del pensiero, da un lato, e l’acquisizione del linguaggio, dall’altro, il dibattito, aperto su numerosi fronti, può essere ricondotto sostanzialmente a tre posizioni: da un lato la posizione di chi considera pensiero e linguaggio come due facoltà – parzialmente- autonome; dall’altro quanti, invece, sostengono che la struttura del pensiero sia plasmata dalle strutture del linguaggio (a far sviluppare la mente è stato il linguaggio); da ultimo la posizioni di chi ritiene che sia il pensiero a strutturare il nostro modo di parlare (il linguaggio è un prodotto della mente) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

4 Prima posizione Per Vygotskij (anni trenta):funzionamento pensiero è indipendente e più complesso di quello del linguaggio. Per lo psicologo russo tre relazioni pensiero/linguaggio: a) Pensiero non verbalizzato: il linguaggio interiore (trasformazione del linguaggio egocentrico dei bambini); b) Il linguaggio esterno (con funzioni relazionali e referenziali); c) Il linguaggio non intellettuale, privo di pensiero (ripetere una parte senza comprendere il significato). Psicologia della Comunicazione 2009_2010

5 Linguaggio dà forma al pensiero
Seconda posizione Linguaggio dà forma al pensiero Ipotesi del relativismo e determinismo linguistico di Sapir(linguista) e Whorf(antropologo) La forma del linguaggio determina la struttura dei processi di pensiero, modificando il modo in cui percepiamo le cose e le ricordiamo(il sistema linguistico dà forma alle idee) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

6 Relativismo linguistico = le lingue segmentano il mondo e si applicano agli oggetti diversamente;
Determinismo linguistico = forma e caratteristiche del linguaggio determinano il modo in cui pensiamo. Dopo l’incontro con Sapir, Whor si dedica allo studio della lingua hopi(lontano parente dell’azteco). La lingua hopi delinea un tipo di fisica diverso dal nostro imponendo ad essi di osservare certi fenomeni e non altri e, quindi, di denominarli e di classificarli in un certo modo, piuttosto, che in altri possibili.

7 “l’Hopi ha solo un nome per indicare tutto ciò che vola…In realtà gli hopi chiamano un insetto, un aereoplano e un aviatore tutti con lo stesso nome e non trovano in questo nessuna difficoltà...” (B. L.Whorf, Language, thought, and reality, Wiley, New York, 1956)

8 Secondo Whorf gli hopi, non avendo parole e costruzioni grammaticali per denotare esplicitamente il tempo, ne avrebbero una concezione diversa rispetto a chi, come noi, ne ha una tripartizione in passato, presente, futuro, marcata anche linguisticamente(cfr. le voci verbali) l’antropologo Malotki smentisce questo fatto: gli hopi hanno espressioni linguistiche per denotare porzioni di tempo e impiegherebbero anche metafore sul tempo).

9 Secondo Whorf gli individui segmentano e categorizzano il reale in base alle strutture linguistiche fornite loro dalle rispettive lingue madri (esempio degli eschimesi e dei 21 diversi termini per designare il colore bianco della neve) Nostro pensiero e percezione della realtà dipendono dalla lingua in uso nella nostra cultura

10 Terza posizione Il linguaggio è un prodotto della mente. I processi di pensiero influenzano la struttura del linguaggio

11 Sebbene non sia possibile dare soluzione al dilemma pensiero/linguaggio (né filogeneticamente né ontogeneticamente) è indubbio che: gli alti livelli di intenzionalità, di coscienza, di ragionamento, di astrazione ecc. dell’uomo sono in qualche modo legati al linguaggio; (Di Giovanni, 2007)

12 Numerose sono le discipline che si occupano di linguaggio: linguistica, filosofia del linguaggio, psicologia ecc. Contributi allo studio psicologico del linguaggio anche da discipline diverse dalla psicologia come, per l’appunto, la linguistica e la filosofia del linguaggio

13 La linguistica di N.Chomsky
Contributo di Chomsky(1965/1970) non solo in ambito linguistico ma anche in ambito psicolinguistico. Secondo l’Autore la Linguistica è una disciplina empirica che si occupa dei giudizi che i parlanti di una lingua danno sulla correttezza o meno delle frasi della stessa. Scopo della linguistica = spiegare quali sono le regole che un parlante usa per formulare tali giudizi

14 “L’uomo apprende a parlare come l’uccello a cantare e a nidificare”
Per Chomsky Ambiente + esperienza insufficienti a spiegare la ricchezza e la complessità dello sviluppo linguistico Esisterebbe, al contrario, una predisposizione innata–patrimonio genetico comune alla specie umana –ad acquisire qualsiasi lingua (Language acquisition device, LAD): “L’uomo apprende a parlare come l’uccello a cantare e a nidificare”

15 Chomski contro a) La teoria comportamentista, secondo cui la lingua madre è appresa per imitazione (S-R e rinforzi): l’apprendimento del linguaggio basato esclusivamente sull’esperienza (nessuna competenza linguistica innata); b) Piaget, per il quale lo sviluppo del linguaggio è costruttivo e procede parallelamente allo sviluppo del pensiero Psicologia della Comunicazione 2009_2010

16 Innatismo Non nel senso del possesso di abilità innate come se il soggetto nascesse con una qualche forma di conoscenza pregressa Ma nel senso dell’esistenza di vincoli biologici che guidano lo sviluppo linguistico

17 Oggi ampiamente accettato che il linguaggio non venga appreso solo sulla base dell’esperienza poiché: siamo in grado di produrre frasi mai udite prima; lo sviluppo linguistico avviene in un periodo relativamente breve; lo sviluppo linguistico ha caratteristiche universali comuni a tutte le lingue

18 teoria chomskiana concetto cardine: differenza tra
Competenza = insieme di conoscenze linguistiche da possedere per produrre e comprendere n. potenzialmente infinito di frasi della sua lingua; Esecuzione = manifestazioni linguistiche reali del soggetto. Esecuzione determinata da competenza e da fattori extralinguistici (percezione, attenzione ecc.) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

19 La sua linguistica è generativo trasformazionale perché mira ad individuare le regole attraverso cui: le frasi vengono generate; le frasi vengono trasformate da attive in passive, interrogative, negative

20 Aspetto creativo del linguaggio
Scopo di Chomsky = individuare le regole linguistiche che permettono l’uso creativo della lingua, ossia la produzione e la comprensione di n. potenzialmente infinito di frasi corrette mai prodotte e/o udite prime La creatività di cui parla Chomsky è, dunque, una creatività governata da regole La ricorsività strutturale spiega la creatività della lingua, es.,la struttura: soggetto + verbo tr.+ compl. (pur con contenuti diversi ) può essere ripetuta: Il ragazzo compra un biglietto perché la nonna prende il treno

21 n. finito di regole + n. finito di parole = n. infinito di frasi

22 Critiche a Chomsky Modello di grammatica astratto;
Non tiene conto degli aspetti contestuali per focalizzarsi sugli aspetti sintattici del linguaggio Psicologia della Comunicazione 2009_2010

23 Psicolinguistica (1953) Disciplina sperimentale che studia i processi che sottostanno alla comprensione e produzione del linguaggio parlato e scritto. Alcuni problemi fondamentali affrontati dalla psicolinguistica: Acquisizione del linguaggio (I) ; Comprensione del linguaggio (II); Produzione del linguaggio (III);

24 ACQUISIZIONE (lingua orale)
L’acquisizione delle competenze linguistiche è un processo continuo (di cambiamenti e consolidamenti) sebbene numerosi studi si siano focalizzati esclusivamente sullo sviluppo di tali competenza nei primi anni di vita Successione abbastanza regolare (sebbene diversità individuali)

25 Tappe sviluppo linguistico
1) Competenze preverbali: neonati predilezione per la voce della mamma settimane piangono e riescono a mettere in atto gesti per attirare la sua attenzione. Intenzionalità comunicativa e protoconversazioni

26 Tappe sviluppo linguistico
2) Verso i 5 mesi balbettio (sembra servire per sviluppare il controllo dei meccanismi del parlato; è universale e caratterizzato dalla ripetizione di suoni composti da consonate e vocale) 3)Tra 4° e 6° mese compare la lallazione (lallazioni diverse a seconda della lingua di appartenenza: apprendimento della tonalità) 4)Fine del 1°anno di vita: compaiono le prime parole olofrasi (parole singole usate come frasi. Inizialmente le parole pronunciate in presenza dell’oggetto al quale sono riferite. In breve tempo impara ad utilizzare parole indipendentemente dalla presenza dell’oggetto a cui si riferisce)

27 Tappe sviluppo linguistico
5)18-24 mesi: linguaggio telegrafico : combinazione di 2 o 3 parole: fuori mamma andare; no piace; tutto io Lunghezza, complessità e correttezza aumentano (aumento rapido e consistente del vocabolario); 6) 3 anni e fenomeni di ipercorrettismi 7)4-5 anni: padrone di strutture sintattiche complesse; enorme sviluppo semantico e lessicale

28 II.COMPRENSIONE (orale)
Capire un discorso è complesso e richiede attivazione di più capacità Il cane rincorre il gatto Per poter comprendere correttamente la frase occorre: segmentare correttamente il continuum di suoni per isolare le diverse parole; attribuire un significato alle parole; analizzare la struttura sintattica al cui interno compaiono tali parole

29 I 3 STADI DELLA COMPRENSIONE
Riconoscere parole PERCETTIVO Attribuire significato alle parole SEMANTICO Analizzare la struttura sintattica SINTATTICO

30 Stadio percettivo Problema della segmentazione del continuum discorsivo Problema della non invarianza : il suono delle consonanti è spesso influenzato dalle vocali che le seguono (ca-ce) Uno dei modi in cui trattiamo i 2 problemi è l’uso delle informazioni contestuali (Pollacke Pickett, 1964, solo il 47% delle parole audioregistrate riconosciute quando erano presentate da sole)

31 Tra le teorie percettive
Teoria della coorte (Marlsen-Wilsone Tyler, 1980): quando si ascolta la prima parte di una parola, tutte le parole che l’A conosce e che iniziano con quella sequenza di suoni si attivano nella memoria (coorte dell’inizio della parola). In seguito, le parole di questa coorte vengono eliminate gradualmente. Ad un certo punto rimane una sola parola possibile

32 Stadio semantico La maggior parte delle parole ha un nucleo centrale di significato; tuttavia gli aspetti precisi del significato di una parola dipendono dal contesto della frase. Il significato preciso attribuito ad una parola è spesso influenzato dal contesto e dal co-testo (costituito dalla frase in cui la parola è inserita)

33 Esercizio n. 1 “è caduto il caffè, prendi il mocio”
“è caduto il caffè, prendi la scopa” “è caduto il caffè, riponilo sullo scaffale” J. P. Gee, 2005.

34 Esercizio n. 2 Si provi a pensare ai significati che può avere l’espressione: “hai del miele a casa?”nei seguenti due contesti: Sto parlando al telefono con P che vuole invitarmi a casa sua. Rispondo che sono ammalato e che ho una tosse molto forte. Mi chiede se ho del miele. Sto parlano al telefono con un amico che mi dice di far fatica a dormire perché lo disturba una forte tosse. Poi mi chiede se ho del miele a casa

35 Stadio sintattico L’analisi sintattica prende in considerazione l’ordine delle parole ed altre informazioni per definire: - qual è l’oggetto, - qual è il soggetto; - qual è l’azione relativa al soggetto e all’oggetto; - la categoria grammaticale di appartenenza di ogni parola(nome, verbo, aggettivo, avverbio) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

36 Vecchi uomini e donne passeggiavano nel parco
I P. forniscono segnali utili a comprendere la struttura sintattica: i segnali prosodici che si basano su variazioni del tono, dell’accento, della durata dell’eloquio: Vecchi uomini e donne passeggiavano nel parco frase ambigua. Se intende dire che le donne non sono vecchie, allora le parole Vecchi uomini tenderanno ad avere una durata breve e saranno seguite da una pausa, mentre la sillaba su cui cade l’accento in donne sarà enfatizzata (Belelli, G., Di Nuovo, S., Matarazzo O, 2006, pp )

37 Una vecchia porta degli assi
Inizialmente naturale interpretare porta come sostantivo, ma il resto della frase indica che si tratta di un verbo. Fraziere Rayner(1982): struttura sintattica iniziale no influenzata dal significato della frase; tuttavia, le decisioni sintattiche iniziali possono essere riviste in base a fattori semantici

38 PRAGMATICA Da quanto detto emerge dunque chiaramente che le impostazioni sintattiche e semantiche sono insufficienti per capire come avviene la comprensione. A rendere possibile la comprensione entrano in gioco fattori pragmatici (legati cioè al contesto d’uso di una lingua)

39 Che cos’è la pragmatica
C. Morris(1938) distingue all’interno della semiotica (teoria dei segni) : 1.la sintassi: studio delle relazioni formali tra segni (solo disponendo i fonemi secondo un certo ordine ho una parola; solo disponendo le parole secondo certi ordini genero frasi di senso compiuto); 2.la semantica: studio delle relazioni tra i segni e gli oggetti a cui si applicano. La semantica si occupa, infatti, di considerare il rapporto tra le espressioni e le realtà extralinguistiche a cui le prime si riferiscono (lo studio dei significati); 3.la pragmatica: studio “della lingua dal punto di vista di chi la usa e quindi in rapporto all’agire del parlante” (M. Dardano, 1996, p. 65). Elemento caratterizzante della pragmatica è lo studio della lingua all’interno dei contesti specifici del suo darsi.

40 Secondo Schank (1976) il cuore della comprensione è la produzione di inferenze (cfr. le conversazioni tra amici); Harley(1995) distingue tre tipi di inferenze: inferenze logiche: dipendono solo dal significato delle parole (la frase: il chirurgo è nubile consente di fare l’inferenza che il chirurgo è una donna); inferenze-ponte: usate per mettere in connessione informazioni nuove con le precedenti (Per l’espressione: Era il compleanno di Fred. Una canna da pesca fu il suo regalo più bello si assume che la canna da pesca fosse un regalo ricevuto per il compleanno); inferenze elaborative: implicano aggiunte al testo tratte dalle nostre conoscenze enciclopediche

41 Si legga e si cerchi di capire cosa sta succedendo nella storia (Rumelharte Ortony, 1977) rappresentata da queste tre frasi: Giovanna udì il camioncino dei gelati che si avvicinava; Si ricordò degli spiccioli; Corse in casa

42 Per inferenza si intende un processo deduttivo che, a partire da certe premesse, consente di derivare conseguenze logiche (cfr. il sillogismo aristotelico). Diversamente dal contesto logico “le inferenze di cui si parla in psicologia sono processi mentali all’opera nei più svariati compiti cognitivi, come la percezione, la pianificazione di azioni, o la comprensione. Simili ai ragionamenti logici, sono tuttavia processi molto informali e spesso eclettici, che si producono in modo spontaneo, automatico e in larga parte inconscio.” (Bianchi, 2003, ).

43 Relazione inferenze implicature

44 III. PRODUZIONE Parlare = atto strumentale compiuto per avere qualche effetto sull’ascoltatore. Fasi: 1) Intenzione di P di comunicare; 2) Scelta; 3) Produzione delle espressioni giudicate adatte ad esprimere le proprie intenzioni

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46 PIANIFICARE - Pianificare il discorso (decidere, ad esempio, se si vuole raccontare una storia o chiedere perdono a qualcuno …); - Pianificare la frase (decidere: (a) il contenuto proposizionale, ossia il significato; (b) il contenuto illocutorio, la forza; (c) la struttura tema-rema; noto-ignoto); - Pianificare i costituenti (unità che sono meno di una frase e più di una parola, ossia costituenti, i sintagmi);

47 SEGUIRE QUANTO è STATO PIANIFICATO
-Articolazione (meccanismi che aggiungono sequenzialità e ordine temporale al programma articolatorio e coordinano i movimenti dei nostri organi vocali)

48 La produzione del discorso
Nel linguaggio ordinario è possibile distinguere tra ciò che: 1) si asserisce:ciò che si dice alla lettera 2) si indica o suggerisce: ciò che con quello e al di là di quello che si dice si vuole implicare, suggerire, dare ad intendere.

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50 Psicologia della Comunicazione 2009_2010

51 Psicologia della Comunicazione 2009_2010

52 TEORIA dell’ IMPLICITO
Il concetto di implicatura conversazionale, elaborato dall’Autore negli anni sessanta è quel concetto che pone in essere, all’interno del linguaggio ordinario, la distinzione tra: A)ciò che viene asserito alla lettera B)ciò che, invece, viene indicato o suggerito ovvero, ciò che, per mezzo di quello che si dice e al di là di quello, si vuole implicare Psicologia della Comunicazione 2009_2010

53 Massime conversazionali: - di Quantità; - di Qualità; - di Relazione;
Il concetto di implicatura conversazionale si lega, nella teorizzazione di Grice, al: Principio di Cooperazione (i nostri scambi sono generalmente esempi di comportamento cooperativo); Massime conversazionali: - di Quantità; - di Qualità; - di Relazione; - di Modo. Psicologia della Comunicazione 2009_2010

54 Implicature conversazionali
Possiamo dire che un P che dice p ha implicato conversazionalmente q posto che: stia osservando le massime o almeno il Principio di cooperazione; la supposizione che q sia necessaria; pensi che A sia in grado di inferire o afferrare intuitivamente che la supposizione in (2) sia necessaria. Psicologia della Comunicazione 2009_2010

55 L’implicatura conversazionale deve essere argomentabile
«S ha detto che p; non c’è motivo di ritenere che S non stia osservando le massime o almeno il Principio di Cooperazione; S non potrebbe aver detto ciò che ha detto a meno che non creda che q; S sa ( e sa che io so che egli sa) che sono in grado di rendermi conto che è necessario supporre che egli creda che q; S non ha fatto nulla per impedirmi di credere che q; S intende farmi credere, o almeno mi lascia libero di credere, che q; quindi S ha implicato che q »”(Grice, 1989/1993, p. 66) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

56 Perché parliamo in modo implicito?
La risposta a questo interrogativo ritengo sia almeno di duplice natura: 1)innanzitutto perché, come Levinson (2000) sostiene, la capacità di produrre e comprendere le implicature linguistiche si pone in linea con la peculiare economia del linguaggio, rappresentando la soluzione alla difficoltà di tradurre i pensieri in fonemi; 2)secondariamente perché il dire e il non dire permette ai parlanti di rimanere ambigui ed avere la possibilità di negare/cancellare le inferenze compiute dai propri interlocutori. Psicologia della Comunicazione 2009_2010

57 Uno dei modi maggiormente impiegati dagli interlocutori per generare implicature conversazionali è proprio quello di sfruttare (non rispettare/contravvenire) una o più massime conversazionali (fermo restando, però, il rispetto per il Principio di Cooperazione) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

58 (Non dire troppo né troppo poco)
Massima di quantità: • Dà un contributo informativo quanto richiesto dallo scambio in corso • Non dare un contributo più informativo di quanto sia richiesto dallo scambio in corso (Non dire troppo né troppo poco) Psicologia della Comunicazione 2009_2010

59 • Non dire ciò che ritieni falso
Massima di qualità: • Non dire ciò che ritieni falso • Non dire ciò per cui non hai prove adeguate Massima di relazione: • Sii pertinente Massima di modo: • Evita oscurità di espressioni • Evita ambiguità • Sii coinciso • Sii ordinato nell’esposizione Psicologia della Comunicazione 2009_2010

60 In sintesi per conversare in modo efficace, razionale e cooperativo, gli interlocutori di una conversazione dovrebbero, secondo Grice, parlare sinceramente, con chiarezza e pertinenza, fornendo una adeguata e sufficiente quantità di informazioni. Psicologia della Comunicazione 2009_2010


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