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COME APERTURA AL DIVINO: SULLA “TEODICEA” DI LUIGI PAREYSON

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Presentazione sul tema: "COME APERTURA AL DIVINO: SULLA “TEODICEA” DI LUIGI PAREYSON"— Transcript della presentazione:

1 COME APERTURA AL DIVINO: SULLA “TEODICEA” DI LUIGI PAREYSON
UPS, 26 febbraio 2009 Tavola rotonda “L’ambivalenza del Nulla…” NULLA, LIBERTÁ E KENOSI COME APERTURA AL DIVINO: SULLA “TEODICEA” DI LUIGI PAREYSON M. Mantovani INTRODUZIONE 1. LUIGI PAREYSON: IL FILOSOFO E LA SUA FILOSOFIA LA VISIONE PAREYSONIANA DELLA LIBERTÁ LA “TEODICEA” PAREYSONIANA NOTA SUL NULLA IN DIALOGO CON PAREYSON CONCLUSIONE

2 INTRODUZIONE PRESENTAZIONE DEL PENSIERO “ONTOLOGIA DELLA LIBERTÁ” “TEODICEA” LINEE DI VALUTAZIONE IN DIALOGO CON V. POSSENTI

3 Piasco (Cuneo) 1918 – Milano 1991
1. Luigi Pareyson: il filosofo e la sua filosofia 1.1. BREVISSIMI CENNI SULL’AUTORE Piasco (Cuneo) 1918 – Milano 1991 Professore al Liceo di Cuneo e poi all’Università di Torino G. Vattimo e S. Givone tra i suoi allievi Espressioni significative sulla sua filosofia, sempre più studiata: personalismo esistenzialista teoria estetica della “formatività” ermeneutica ontologicamente orientata “cristianesimo tragico”

4 Soggiorno in Germania (36-37) e studi sull’esistenzialismo
1. Luigi Pareyson: il filosofo e la sua filosofia 1.2. LA FORMAZIONE PAREYSONIANA Soggiorno in Germania (36-37) e studi sull’esistenzialismo Ricerche su Fichte e Schelling e lettura delle Enneadi di Plotino Conosce di persona K. Jaspers e M. Heidegger, e rispetto al secondo sente un’immediata consonanza “non tanto per l’idea di una storia della metafisica come oblio dell’essere o della tendenza a un’ontologia negativa, quanto piuttosto per il primato dell’essere, la differenza ontologica, l’originario, l’abisso, il fondamento che non è fondamento” C’è un’ispirazione cristiana, le categorie ontologiche hanno fonti religiose, nel fondamentale vincolo tra filosofia e Rivelazione (si discute: solo nell’ultima fase o anche prima, già nel ’40?)

5 Categorie centrali della sua filosofia: PERSONA STORIA LIBERTÁ
1. Luigi Pareyson: il filosofo e la sua filosofia 1.3. IL “TREPPIEDI ONTOLOGICO” PAREYSONIANO Categorie centrali della sua filosofia: PERSONA STORIA LIBERTÁ Col passare degli anni si accentua l’aspetto ontologico del personalismo, e prendono forma: - “l’ontologia della libertà”: se vi è una priorità dell’essere sul pensiero, vi è una priorità della libertà sull’essere stesso [“l’essere stesso è libertà, anzi solo la libertà precede e segue la libertà … l’intera realtà non è che un solo atto di libertà”] - “l’ontologia dell’inesauribile”: la costante attenzione al problema del negativo, sia esso il male o l’orrore o la sofferenza

6 2. La visione pareysoniana della libertà
2.1. VERSO UN’ONTOLOGIA DELLA LIBERTÁ “Essere in rapporto con l’essere significa essere libero; è solo attraverso la libertà che si realizza quell’intenzionalità verso verso l’essere che l’uomo è. … Dire che l’uomo è un rapporto con l’essere è come dire che l’uomo è libero, che l’uomo è libertà” Pareyson matura via via la convinzione che l’esistenza si definisce come libertà, tanto che l’essere stesso è libertà, o più radicalmente, è il risultato della libertà: “la libertà coinvolge l’essere a tal punto da, non dico, dissolverlo, ma risolverlo esso stesso in libertà”

7 “dinanzi al nulla si staglia soltanto l’essere e la sua libertà. …
2. La visione pareysoniana della libertà 2.2. IL PRIMATO ONTOLOGICO DELLA LIBERTÁ ASSOLUTA La libertà ha dunque il primato ontologico, è assoluta ed originaria, e si configura radicalmente come SCELTA: “dinanzi al nulla si staglia soltanto l’essere e la sua libertà. … La libertà è senza prevviso. … La libertà, che non è che libertà, al suo inizio non ha che il nulla, il vuoto, il niente” La libertà, “unico abisso vertiginoso”, contempla DUE INSEPARABILI POSSIBILITÁ, quella positiva e quella negativa, ed è tale solo come decisione di un’alternativa: “tanta è l’energia della libertà che essa trasforma il nulla quiescente in nulla dinamico, un semplice punto di partenza in un annullamento rovinoso. … La libertà può essere positiva solo se ha conosciuto la negazione e l’ha sgominata, presentandosi come vittoria sul nulla e sul male”

8 2. La visione pareysoniana della libertà
2.3. LIBERTÁ COME SCELTA: “AUTOPOSIZIONE” E “DUPLICITÁ RADICALE” - 1 L’autoporsi e la dimensione bifronte della libertà investono la considerazione dell’Assoluto: - Dio è la scelta originaria: l’atto della creazione “è stato certamente preceduto da un atto di libertà ancora più originario …, quello con cui Dio ha originato se stesso”; - Dio è inizio assoluto, puro cominciamento, “inizio eterno”, “Dio prima di Dio”: “è al tempo stesso prima e dopo di sé. Dio c’è già prima di esistere, a volere la propria esistenza, e quando poi esiste, si vede che la sua essenza era proprio la libertà con la quale volle esistere”.

9 2. La visione pareysoniana della libertà
2.3. LIBERTÁ COME SCELTA: “AUTOPOSIZIONE” E “DUPLICITÁ RADICALE” - 2 Oltre alla Genesi Pareyson commenta anche Es 3,14, lì dove Dio stesso si autopresenta come Ego sum qui sum, in un brano che il filosofo interpreta come l’indicazione dell’assoluta libertà divina: “io sono libero al punto d’essere libero anche dal mio essere, dalla mia essenza, dalla mia esistenza” Brano interessante: “e se Dio avesse scelto il nulla e il male? Se la scelta prima fosse stata negativa? Il problema anzitutto, è mal posto, perché di fatto questa eventualità non è accaduta … Ma in ogni caso la risposta è: se Dio avesse scelto il nulla, ci sarebbe stato, appunto, non Dio, ma il nulla. Si parla della scelta di Dio dimenticando che la scelta è Dio stesso, Dio nell’atto stesso di originarsi, cioè nell’atto di volere e scegliere se stesso. Perciò la scelta negativa avrebbe significato, appunto, che Dio non esiste. Dio non sarebbe se fosse stato scelto il male”

10 L’aritmetica della libertà:
3. La “teodicea” pareysoniana 3.1. IL MALE La teodicea pareysoniana: dall’ontologia della libertà lo sguardo sul dramma del male e della sofferenza L’aritmetica della libertà: non essere (o negazione) + libertà (inizio, scelta) = nulla (distruzione, male) Il male è “il non essere + la scelta, il non essere scelto” Il male è un atto di libertà, perché per negare la libertà ci vuole sempre un atto di libertà, ed è questo che rivela la “spiritualità del male”. “Non si può dire che il male non è altro nisi privatio boni, è qualcosa di molto più intenso, è positivo nella sua negatività, è una realtà, non una mancanza di realtà” Anche il male viene compreso all’interno del “rapporto originario” tra la libertà e il nulla: “non è l’essere che è in contatto col nulla: il contatto veramente originario è quello fra il nulla e la libertà”

11 3. La “teodicea” pareysoniana
3.2. “IL MALE IN DIO” Dio per Pareyson non è “il Bene”, ma è “il bene scelto”, cioè il bene anteposto al male, affermato con la negazione e il rifiuto del male. Egli è la scelta del bene, cioè la vittoria sul male: “il nulla è stato vinto per l’eternità” Il “discorso temerario” sul MALE IN DIO: Pareyson afferma che nella divinità non è presente la realtà del male, ma la sua possibilità vinta e superata: “il male in Dio: che espressione sconcertante. Sconcertante sì, anzi sconvolgente, e forse anche fuoriviante … è senza dubbio sconcertante dover dire che il male è contemporaneo con Dio e che è Dio che lo ha istituito e introdotto; ma per la verità queste affermazioni non si possono evitare … affermare la presenza del male in Dio significa alludere all’ambiguità divina, alla dialettica originaria”

12 3. La “teodicea” pareysoniana
3.3. LA SOFFERENZA, DIO COMPRESO Nella filosofia di Pareyson c’è un legame strettissimo tra il male e il dolore, poiché “solo il dolore è più forte del male: l’unica speranza di debellare il male è affidata al dolore …energia nascosta del mondo” Se c’è una “tragedia dell’uomo” c’è anche una “tragedia di Dio”, che è chiamato in causa direttamente, proprio in… “ciò che Dio non può fare se non soffrendo a sua volta, perché solo col dolore si può vincere il male … Lo scandalo della sofferenza degli innocenti diventa tollerabile solo sullo sfondo di uno scandalo ben maggiore: l’estensione del dramma dell’uomo a Dio stesso, cioè la realtà di un Dio sofferente” Ache Dio stesso soffre, “divinum est pati, Dio vuole soffrire”. Vi è una solidarietà tra Dio e l’uomo nella sofferenza (consofferenza divina e umana): una “CRISTOLOGIA LAICA”

13 In Pareyson, circa specificamente il NULLA:
4. NOTA SUL NULLA In Pareyson, circa specificamente il NULLA: - il rapporto originario non è tra l’essere e il nulla, ma tra la libertà e il nulla questa dialettica originaria, tipica della libertà assoluta, mostra la solidarietà iniziale tra “eleuterologia e meontologia” : Dio stesso è sempre insieme positività e negatività, è “l’essere che ha voluto essere, e quindi è la vittoria sul nulla, e ne contiene la possibilità; è scelta del bene, e quindi vittoria sul male, e ne contiene la possibilità” - La libertà di Dio dunque “in qualche modo viene a contatto col nulla, ma nell’atto di vincerlo”

14 Il prezzo pagato per tale originalità è assai alto
5. In dialogo con Pareyson 5.1. CON IL FILOSOFO E LA SUA PROSPETTIVA IN GENERALE Per capire Pareyson non bisogna sminuirne l’originalità, va preso sul serio - La dimensione biografica e la dimensione della ricerca religiosa hanno avuto senz’altro un’importanza fondamentale nell’elaborazione di questa prospettiva La sua posizione non è assolutamente nuova, ve ne sono le premesse in Schelling, Böhme, in spunti gnostici e del nominalismo volontaristico medievale, in una certa interpretazione di Dostoevskij Il prezzo pagato per tale originalità è assai alto

15 5. In dialogo con Pareyson
5.2. SULLA LIBERTÁ E DIO “se fosse la libertà divina a dare a Dio l’essere che vuole darsi, avremmo l’assurdo di una ‘realtà’ (la libertà) che sarebbe anteriore all’essere stesso, il che … è oggettivamente inintelligibile. … è un sofisma ritenere che un esistente che si dà la perfezione liberamente sia più perfetto di chi se la ritrova naturalmente … Anche la libertà di Dio non può essere libertà di esistere anteriore all’essere. Essa è ontologicamente concomitante l’essere nel senso che è un proprium dell’essere divino” È questo l’equivoco centrale, il concepire Dio come scelta anziché come esse ipsum, rivendicando come essere autentico solo quello che è insidiato dialetticamente dal nulla e ne trionfa.

16 5. In dialogo con Pareyson
5.3. SUL MALE E SULLA SOFFERENZA, ANCHE IN DIO Il rifiuto pareysoniano dell’analogia entis si estende anche alla concezione del male della tradizione agostiniana, fino ad indicare il male come assoluta negatività e in fondo giungere ad ipostatizzarlo ed eternizzarlo: “originario, ontologico, eterno…”. “In principio”, dunque, per Pareyson non è il Logos ma la Libertà di scelta (di conseguenza Dio non è Amore e/o Bene, ma Scelta dell’Amore e/o Bene), autooriginazione eterna, causa sui. Il male in Pareyson finisce con l’assumere una dimensione divina, che trova conferma nella morte in croce di Cristo, schiacciato dall’infinito soffrire. Ma è questa l’interpretazione più profonda del mistero della croce? “Cristo non è morto per un eccesso di dolore …ma per un eccesso d’amore… un cristianesimo tragico è più autentico di uno razionalistico, che banalizza il peso del male. Tuttavia la tragicità non costituisce il non plus ultra del cristianesimo”

17 CONCLUSIONE - 1 In Pareyson il principio ex nihilo nihil fit viene sostituito dal principio ex nihilo aliquid fit. Metafisicamente, dal nostro punto di vista, si afferma che il nulla simpliciter non esiste, e tuttavia non è uno pseudoconcetto: è un autentico ente di ragione ragionata, ed è la “trascrizione in termini concettuali” della contingenza radicale dell’essere finito La concezione pareysoniana del nulla è stimolante e apre al divino, ma è debitrice di elementi non condivisibili. È però assai stimolante, dal punto di vista esistenziale, specie per chi ha una sensibilità religiosa, e con essa si può dialogare, soprattutto ..dopo aver studiato bene la metafisica

18 CONCLUSIONE - 2 Dal punto di vista della teologia filosofica (o teodicea), ci si può domandare che Dio sia quello di Pareyson, rispetto al “Dio dei filosofi” e della Scrittura? Non è il Dio biblico, è un “Dio dei filosofi”, ma “non di Agostino, Tommaso, Bonaventura, Pascal, Rosmini, Maritain, ma di Schelling e Böhme” Es 3,14 “vuol dire per il nostro autore: ‘il mio nome non te lo dico, anzi non te lo voglio dire: non hai nessun bisogno di saperlo … Io sono chi sono, cioè sono chi mi pare, e tanto basti’. Una tesi anch’essa funzionale all’assoluta e arbitraria libertà divina”. L’essere di Dio (esistenza ed essenza) dipenderebbe dalla sua volontà, e questo non è accettabile Per noi ogni discorso sensato sul nulla deve prendere atto del “nulla relativo”, o meglio – come altrove preferisco dire – del “non-essere relazionale”

19 grazie!


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