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LA GENESI DEL CAMBIAMENTO DELLA POLITICA REGIONALE IN ITALIA 1) Lintervento straordinario 2) Le politiche delle regioni del centro-nord 3) Le nuove vie.

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1 LA GENESI DEL CAMBIAMENTO DELLA POLITICA REGIONALE IN ITALIA 1) Lintervento straordinario 2) Le politiche delle regioni del centro-nord 3) Le nuove vie dello sviluppo regionale 4) La svolta federalista 5) La politica regionale europea

2 1.1 Lintervento straordinario: il modello istituzionale Ente di diritto pubblico (Cassa del Mezzogiorno) che opera al di fuori dellAmministrazione ordinaria con ampia autonomia operativa guidato da una elite tecnocratica di grande prestigio di durata prevista di dieci anni con risorse addizionali rispetto a quelle delle amministrazioni pubbliche

3 1.2 Lintervento straordinario: infrastrutture e agricoltura Gli obiettivi originari dotare il mezzogiorno delle infrastrutture di base avviare il riassetto proprietario dellagricoltura combattere la povertà e le malattie delle aree agricole intercettare risorse finanziarie dalla Banca Mondiale dopo la fine del Piano Marshall varare un piano di respiro nazionale

4 1.3 Lintervento straordinario: la svolta industrialista del 1957 Lidea lidea è di perseguire direttamente lobiettivo dellindustrializzazione creando dei poli di sviluppo contando nella diffusione dello sviluppo in virtù di effetti indotti e nella modernizzazione come effetto dello sviluppo attraverso varie forme di incentivazione e una forte presenza di grandi imprese esterne e delle partecipazioni statali

5 1.4 Lintervento straordinario: la svolta industrialista del 1957 Realizzazioni e limiti Nascono nuclei di grande industria e una classe operaia organizzata e sindacalizzata ma gli effetti indotti a monte ed a valle furono modesti e le imprese delle partecipazioni statali non operarono secondo criteri di mercato

6 1.5 Lintervento straordinario:lo stravolgimento del modello istituzionale La politicizzazione dellintervento Si porta lattività della Cassa sotto il controllo politico, si conferiscono finalità politiche alle imprese a partecipazione statale e si dilatano le competenze e gli enti collegati alla Cassa

7 1.6 Lintervento straordinario:declino degenerazione e chiusura Il vuoto strategico e la deriva assistenziale Con la crisi economica finisce la speranza di una industrializzazione del mezzogiorno, nel vuoto strategico, continuano i contributi a pioggia, si sostengono le aree terremotate ma si moltiplicano i fenomeni di corruzione e sprechi, si vara la fiscalizzazione degli oneri sociali si chiude la Cassa nel 1984 e lintervento straordinario nel 1992

8 1.7 Lintervento straordinario: cosa abbiamo appreso Le lezioni Rifiuto del centralismo Rifiuto della straordinarietà Limiti del fordismo e ruolo delle piccole imprese Limportanza dei fattori non economici dello sviluppo I vincoli interni allo sviluppo

9 2.1 Le politiche delle regioni del centro- nord: caratteristiche delle politiche PRENDONO AVVIO DALLA META DEGLI ANNI SETTANTA CON LA NASCITA DELLE REGIONI POLITICHE CHE INCIDONO SULLO STOCK DELLE RISORSE NATURALI E CULTURALI E SULLE ECONOMIE LOCALI DI AGGLOMERAZIONE POLITICHE PER SISTEMI DI PICCOLE IMPRESE E NON SOLO INCENTIVI ALLE IMPRESE POLITICHE CHE SOLLECITANO UN RUOLO ATTIVO DELLE ISTITUZIONI INTERMEDIE E DEI SOGGETTI PRIVATI E FORME PARTENARIALI DI GESTIONE POLITICHE CHE AVVIANO UN PROCESSO DI APPRENDIMENTO

10 2.2 Le politiche delle regioni del centro-nord: tipologie di servizi offerti Offerta di servizi reali alle imprese Sostegno allinnovazione tecnica e al trasferimento tecnologico Accesso al credito delle piccole imprese Politiche sul mercato del lavoro Formazione Politiche per le aree attrezzate Ambiente: incentivi, acqua, rifiuti, aree protette Turismo e marketing territoriale

11 2.3 Le politiche delle regioni del centro-nord: gli attori La Regione Gli enti locali I consorzi dimpresa Le rappresentanze degli interessi (CNA) Le agenzie pubbliche o semipubbliche (Ervet)

12 3 LE NUOVE VIE DELLO SVILUPPO REGIONALE 3.1LA CRISI DEL MODELLO DI SVILUPPO FORDISTA 3.2LO SVILUPPO ENDOGENO IN ITALIA: I DISTRETTI INDUSTRIALI 3.3LA FINE DEL DUALISMO

13 3.1 La crisi del modello di sviluppo fordista Caratteristiche del fordismo Produzione di massa di beni standard Capitali e tecnologie molto specifiche Economie di scala Grandi imprese Espansione continua dei mercati Politiche keynesiane di domanda e stabilizzazione del reddito Welfare state Organizzazione tayloristica del lavoro

14 3.2 Lo sviluppo endogeno in Italia: i distretti industriali LANALISI DISTRETTUALISTA LA COMPETITIVITA SI DETERMINA A LIVELLO DI SISTEMA LOCALE E NON DI SINGOLA IMPRESA LO SVILUPPO NON E SOLO ECONOMIA: IL RUOLO DEL CONTESTO

15 3.2 Lo sviluppo endogeno in Italia: i distretti industriali Caratteristiche dei distretti industriali Agglomerati di piccole e medie imprese industriali Concentrazione delle imprese in una stessa filiera Disintegrazione verticale e specializzazione per fase Ampi mercati di sbocco e autonomia dalle grandi imprese Tecnologie flessibili e multifunzionali Flessibilità nei tempi di consegna e nella relazione con il cliente Progresso tecnico incrementale Concorrenza fra imprese del distretto Cooperazione nella realizzazione di beni pubblici Diffusione e circolazione del know how Propensione per il lavoro autonomo Forti legami fiduciari e norme di reciprocità Dipendenza dal contesto territoriale

16 3.3 La fine del dualismo Le tre Italie (Bagnasco) La diffusione dello sviluppo lungo la via adriatica: Marche, Umbria, Abruzzo, Molise Il Mezzogiorno che funziona

17 3.3 Cè del nuovo nel mezzogiorno Cosa fa(ceva) sperare in un cambiamento La linea adriatica dello sviluppo Casi di successo di sistemi locali endogeni Rafforzamento dellindustria leggera con imprese locali Aumento della capacità esportatrice Aumento dei flussi turistici Alta natalità delle imprese Rinnovo della classe dirigente locale Crescita dellassociazionismo Successi nella lotta alla criminalità organizzata Differenziazione interna del Mezzogiorno

18 4 LA SVOLTA FEDERALISTA 4.1LE RIFORME AMMINISTRATIVE E DEL SISTEMA ELETTORALE 4.2LA RIFORMA DEL TITOLO V SECONDA PARTE DELLA COSTITUZIONE 4.3NUOVI MODELLI DI GOVERNO DEL TERRITORIO

19 4.1 LE RIFORME AMMINISTRATIVE ED ELETTORALI Leggi di riforma della pubblica amministrazione: decentramento amministrativo, riordino amministrazioni centrali, riforma del pubblico impiego, semplificazione amministrativa, autonomia scolastica, delegificazione, etc.. (1997 e 1998, Bassanini 1, 2,) Riforma del sistema elettorale dei sindaci e dei presidenti delle province (1993) Riforma del sistema elettorale dei governatori delle regioni (1995, 1999)

20 4.2 LA RIFORMA COSTITUZIONALE La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato Inversione nella enunciazione delle materie di competenza esclusiva: sono enunciate quelle statali Nelle materie concorrenti liniziativa legislativa spetta alle Regioni mentre lenunciazione dei principi generali spetta allo stato Aumentano le materie di competenza esclusiva delle Regioni e diminuiscono le materie di competenza esclusiva dello Stato Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne lesercizio unitario, siano conferite a province, città metropolitane, regioni e stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza

21 4.2 LA RIFORMA COSTITUZIONALE Introduzione dei principi di federalismo fiscale: i comuni, le province e le città metropolitane hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa. I Comuni, le province, le città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio. Approvata dal Parlamento e confermata dal referendum nel 2001 Nuova riforma costituzionale respinta dal referendum nel 2005

22 4.3 Nuovi modelli di governo del territorio La contrattualizzazione delle politiche pubbliche I processi di concertazione nello sviluppo locale Il metodo del coordinamento aperto

23 5.1LA POLITICA REGIONALE EUROPEA I PRINCIPI DELLA POLITICA REGIONALE EUROPEA SUSSIDIARIETA PARTENARIATO ADDIZIONALITA CONCENTRAZIONE ED INTEGRAZIONE PROGRAMMAZIONE, VALUTAZIONE E MONITORAGGIO AGIRE SULLE CONDIZIONI STRUTTURALI E NON DISTORCERE LA CONCORRENZA

24 Le trasformazioni della politica regionale italiana 1La legislazione del 1992 2Verso una nuova politica regionale 3La svolta del 2000

25 1.1LA LEGISLAZIONE DEL 1992 LAMBITO DELLA POLITICA REGIONALE SI ESTENDE A TUTTE LE AREE DEPRESSE LA RESPONSABILITA DEGLI INTERVENTI E ATTRIBUITA ALLE AMMINISTRAZIONI ORDINARIE SI VARA LA PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA SI VARA LA LEGGE 488 CHE RIFORMA IL SISTEMA DEGLI INCENTIVI SI CREA IL DPS SI CREA SVILUPPO ITALIA

26 2.1 VERSO UNA NUOVA POLITICA REGIONALE Il varo della politica regionale europea( 1988-93 e 1994-99) Debolezze progettuali Incapacità di spendere Incoerenza con le regole comunitarie Inefficienza delle burocrazie statali e regionali Miglioramenti lenti fra i due periodi di programmazione

27 2.2 VERSO UNA NUOVA POLITICA REGIONALE La diffusione di nuovi strumenti partenariali Leader Equal Urban Patti territoriali Patti per loccupazione Programmi integrati dintervento Programmi di recupero urbano Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio Contratti di distretto

28 3 LA SVOLTA DEL 2000 3.1 Il quadro generale delle politiche 3.2 Il modello istituzionale 3.3 Principi strategici 3.4 IL PSM

29 3.1 IL QUADRO GENERALE DELLE POLITICHE LE POLITICHE DEL CONTESTO LE POLITICHE PER LO SVILUPPO LOCALE LE POLITICHE PER GLI INCENTIVI ALLINVESTIMENTO LE POLITICHE PER IL MERCATO DEL LAVORO LE POLITICHE PER LA CONCORRENZA LE POLITICHE DI RIFORMA DELLA P.A. LE PRIME TRE COSTITUISCONO LOGGETTO PRIORITARIO DELLAPOLITICA REGIONALE

30 3.2 IL MODELLO ISTITUZIONALE Passaggio da un modello istituzionale straordinario ad uno ordinario Passaggio da un intervento centralizzato ad uno decentralizzato Passaggio da una logica di separatezza ad una di partenariato e concertazione Passaggio ad una prassi di programmazione pluriennale Passaggio ad una cultura della valutazione e del monitoraggio

31 3.3 I PRINCIPI STRATEGICI Passaggio ad un intervento centrato sulla valorizzazione delle risorse endogene Passaggio da una logica settoriale ad una territoriale ed integrata delle politiche Passaggio da una concezione economicistica ad una più comprensiva dello sviluppo Passaggio da una logica assistenziale dellintervento ad una logica di mercato

32 3.4 IL PSM Il Piano di sviluppo del Mezzogiorno, che diventa QCS per le regioni obiettivo 1 dopo lapprovazione della Comunità, è il luogo di sperimentazione dei nuovi principi della politica regionale italiana, la cosiddetta Nuova Programmazione Obiettivo strategico: attrarre risorse mobili attraverso la valorizzazione delle risorse immobili

33 3.4 IL PSM Politiche per il contesto Meno incentivi più beni pubblici Contesto non solo economico Politiche territorializzate Individuazione e selezione di aree sistema Individuazione dei punti di forza e debolezza Beni pubblici locali Politiche integrate Concentrazione delle risorse Incentivi mirati e non a pioggia Favorire lagglomerazione

34 3.4IL PSM Innovazioni per lefficienza Forte decentralizzazione dellintervento Risorse finanziarie distribuite ex ante a ciascuna regione Adozione del criterio di disimpegno automatico delle risorse Introduzione di meccanismi di premialità Utilizzo di un set di indicatori quantificabili e ripetibili che collegano obiettivi micro ad obiettivi macro Risorse umane e finanziarie alle analisi di fattibilità Introduzione di un sistema trimestrale di monitoraggio Introduzione di nuclei di valutazione e di monitoraggio Programmi di assistenza tecnica per le P.A. Unità tecnica per il Project financing

35 3.4 IL PSM Distribuzione delle responsabilità Funzioni dello stato centrale Coordinamento, promozione ed assistenza Supplenza Garanzia di coerenza delle politiche Promotore e gestore di politiche con esternalità sovraregionali Funzioni delle Regioni Programmazione e selezione dei progetti Funzioni delle autorità locali Elaborazione e gestione dei progetti

36 3.4 IL PSM La cooperazione istituzionale La cooperazione verticale La cooperazione orizzontale Il partenariato sociale

37 3.4 IL PSM Gli assi prioritari Risorse naturali Risorse culturali Risorse umane Sistemi locali di sviluppo Città Reti e nodi di servizio


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