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L’effetto specchio del paesaggio

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Presentazione sul tema: "L’effetto specchio del paesaggio"— Transcript della presentazione:

1 L’effetto specchio del paesaggio
1- Convenzione europea del paesaggio 2- Paesaggio come quadre de vie 3- La crisi del paesaggio 4- La comunicazione del paesaggio 5- Nota bibliografica integrativa Francesco Micelli T

2 Convenzione europea del paesaggio
La Convenzione europea del paesaggio, Firenze il 20 ottobre 2000: Paesaggio è “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e da loro interrelazioni” Nel momento della tutela il paesaggio è separato da territorio. La percezione è riconoscimento della soggettività del p.

3 Paesaggio come quadre de vie
Il paesaggio come rappresentazione diventa il quadro di vita nel quale le società si specchiano. La percezione disciplina le scelte e, fin dove è possibile, riconosce e ordina gli oggetti secondo esigenze culturali (V., p.85). I paesaggi palladiani nella descrizione di Cosgrove, mentre si avvalgono dei risultati della ricostruzione storicista, colgono specifici significati della cultura veneta. Villa e campagna, congiuntura storica e visione neoplatonica, sono in questo caso elementi tra loro inseparabili. L’esempio serve a confermare la solida struttura della guida, la dimensione attiva che la sostiene

4 La crisi del paesaggio Ai giorni nostri una profonda crisi attraversa i paesaggi: città e contado hanno perso ogni legame, hanno reso inefficaci le tradizionali chiavi di lettura, anche se città e campagna sono spesso ancora percettivamente distinte (V. p.93) Bruno Vecchio ritiene mitica ogni riappropriazione di frammenti di vita contadina, di felici equilibri tra natura e uomini: il paesaggio toscano non deve la capacità di rappresentare a continuità di intimi rapporti tra comunità e territorio. Esamina quindi la Convenzione europea del paesaggio: l’azione di presidio culturale affidata alla sensibilità e responsabilità di singoli individui sarebbe condizione necessaria, ma non sufficiente. Non basta alla salvaguardia di un patrimonio culturale diffuso, perché “crediamo di conoscere il paesaggio, ma in realtà ne sappiamo poco. Sappiamo forse in che termini un paesaggio si presenta oggi, ma molto meno sappiamo su come si sia formato nelle sue fattezze materiali”( V., p. 121).

5 La comunicazione del paesaggio
Capineri insiste sugli stessi concetti quando cerca di capire il “rito sociale” secondo il quale paesaggi come quello senese sono sacralizzati. Nel messaggio pubblicitario più divulgativo il paesaggio mantiene contenuto simbolico, riassume valori e stili di vita, fa leva sul sentimento estetico. La separazione tra mura senesi e campagne, tra campi coltivati del Chianti e solitudini delle Crete e dell’Amiata sono articolazioni di una proposta la cui autenticità è soprattutto immaginata. La guida è rassegna di idee sul paesaggio e quindi riflessione sulla geografia italiana del secondo dopoguerra, ma è anche guida di un museo del paesaggio inserito in un sistema museale che conta 43 unità. Sandra Becucci presenta infatti il Museo della Mezzadria Senese di Buonconvento, dove borgo, fattoria, campi coltivati sono descritti anche secondo letteratura ed arte (V., p. 70). Verrebbe da pensare che il paesaggio italiano come patrimonio culturale potrebbe essere esplorato sistematicamente, superando l’idea nebulosa di una possibile straordinaria, trascurata ricchezza.

6 Nota bibliografica L. Parpagliolo,voce Paesaggio in Enc. It. Roma
D. Cosgrove, Il paesaggio palladiano, Verona 2000 L. Caravaggi, Paesaggi di paesaggi, Roma 2002


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