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“Un popolo dalle ali legate”

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Presentazione sul tema: "“Un popolo dalle ali legate”"— Transcript della presentazione:

1 “Un popolo dalle ali legate”
Comune di Forlì Assessorato alla Cooperazione Pace e Diritti Umani Scuola Media Statale “MarcoPalmezzano” Classe II B Prof.ssa Anna Maria Cioja Istituto d’Istruzione Superiore ”Giorgina Saffi” Classe IV B Abbigliamento Industriale Prof.ssa Enza Valpiani PROGETTO: “Una serata per il popolo Saharawi” “Un popolo dalle ali legate” Rappresentazione teatrale Regia di: Silvia Cicognani Video di: Michele Aquila

2 "UNA SERATA PER LA POPOLAZIONE SAHARAWI"
INDICE PROGETTO: "UNA SERATA PER LA POPOLAZIONE SAHARAWI" Elenco dei partecipanti al progetto Presentazione Premessa La Storia del popolo Saharawi Progetto: "Una Serata per la popolazione Saharawi“ Testo della sceneggiatura della rappresentazione teatrale Approfondimenti Organizzazione dei Campi Profughi L'economia dei campi Le ricchezze economiche del Sahara Occidentale: Un'attraente posta in gioco Bambini e Scuole Il Rito del The Rassegna Stampa The Show Step by Step Foto di Gruppo

3 PER LA POPOLAZIONE SAHARAWI"
ELENCO DEI PARTECIPANTI AL PROGETTO: "UNA SERATA PER LA POPOLAZIONE SAHARAWI" SCUOLA MEDIA PALMEZZANO II H IST. I.T.A.S. ABBIGLIAMENTO IV B Antohe Andrea Bondi Riccardo De Nadai Sara Flamigni Chiara Garavini Pietro Halilovic Romina Hamerski Elena Iafelice Chiara Laghi Mario Leoni Marco Mazzetti Maria Mazzoni Nicole Pantano Anna Picchetti Jlyn Romboli Mattia Rossi Camilla Ruffilli Chiara Sansavini Mattia Seferovic Audia Tassani Luca Tesei Francesca Turroni Jonny Zattoni Lucia Abbruzzese Rosa Evangelisti Vanessa Gardella Maria Giulia Gianninni Gaia Giuliani Giulia Mandolesi Jessica Neri Maria Eleonora Pecorari Esmeralda Penza Sara Rossi Valentina Servadei Maria Zhuge Zhuolei

4 PRESENTAZIONE Quando, circa un anno fa, il Comune di Forlì presentò una richiesta di co-finanziamento alla Regione Emilia-Romagna per la realizzazione di un progetto sul popolo saharawi, che vedeva ragazzi delle scuole del territorio impegnati in un lavoro di ricerca e rappresentazione teatrale sugli usi e costumi di una società tanto distante, fisicamente e culturalmente dalla nostra, la sorpresa lasciò immediatamente il posto alla curiosità. Cosa mai avrebbero realizzato dei ragazzi così giovani, e per giunta di età diversa, in assenza di pubblicazioni e testi sul popolo saharawi, e soprattutto quale sarebbe stata la reazione dei genitori e della società civile forlivese nel vedere i propri ragazzi impegnati in un approfondimento tanto inusuale e poco in linea con le tendenze giovanili moderne? Purtroppo impegni lavorativi mi hanno impedito di assistere al momento conclusivo del progetto, la rappresentazione teatrale del 17 maggio 2002 svoltasi al Teatro San Luigi di Forlì, ma i miei collaboratori che hanno avuto la fortuna di assistervi mi hanno assicurato che l’iniziativa ha riscosso un successo forse inatteso, una grande e convinta partecipazione del pubblico e, soprattutto, un consapevole impegno dei ragazzi, dei loro insegnanti, di tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. La collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il Comune di Forlì in azioni a favore del popolo saharawi, profugo da oltre 25 anni nel deserto algerino dell’Hammada, risale a circa tre anni fa; era stato appena inserito il popolo saharawi tra i possibili beneficiari di interventi di aiuto umanitario nell’ambito della Legge regionale che disciplina la materia e consente l’erogazione di finanziamenti per l’implementazione dei progetti in loco. La Regione Emilia-Romagna e il Comune di Forlì cominciarono l’avventura grazie alle sollecitazioni provenienti dall’Associazione Forlivese per le Malattie del Fegato che intendeva avviare un progetto per prevenzione delle malattie del sangue, e del fegato in particolare, nei campi profughi saharawi. La richiesta ricevette consensi dalle autorità istituzionali e tecniche saharawi, che sentivano la necessità di dotarsi di strumenti e procedure che consentissero tale tipo di diagnosi, il sostegno forse insperato di Ong già attive in loco (il Cisp di Roma, innanzitutto), e apprezzamenti da parte della società civile forlivese per l’avvio di un vero e proprio intervento di cooperazione decentrata. Diversi soggetti del territorio, ognuno apportando proprie specifiche competenze e professionalità, lavoravano sinergicamente per la realizzazione di un obiettivo convergente: il sostegno sanitario al popolo saharawi. Segue 

5 Quel progetto è stato l’inizio di una proficua collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Comune di Forlì, e di un attiva azione di sensibilizzazione sul territorio, di cui la rappresentazione teatrale in oggetto costituisce il momento culminante e, sicuramente, di maggiore impatto. Il prossimo anno vedrà l’avvio di un “progetto ambientale” finalizzato a fornire sostegno ai saharawi nell’organizzazione dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti, urbani (anche se il termine è assolutamente inapproprato) e ospedalieri. Tale progetto scaturisce dalla missione che i partecipanti al Tavolo di coordinamento regionale hanno realizzato nei campi profughi saharawi lo scorso mese di febbraio, e vede allargarsi il numero dei partecipanti in maniera direttamente proporzionale alla crescita qualitativa dell’intervento. Infatti, accanto agli storici Comune di Forlì, Regione Emilia-Romagna, Cisp di Roma e Associazione Forlivese per le Malattie del Fegato, la rete ha accolto il Comune di Ferrara, le Province di Reggio Emilia e di Ferrara, l’ex municipalizzata AGAC, l’ARPA regionale, l’associazione Jaima saharawi, il Comitato di solidarietà e l’Arci ferrarese. Ma l’intervento di cooperazione in loco non esaurisce la tipologia delle possibili azioni di appoggio ad una causa o ad un popolo. Le iniziative sul territorio, grazie alla possibilità di fattivo coinvolgimento della società civile, determinano una importante crescita culturale sia per i beneficiari diretti (in questo caso gli alunni della scuola media “Palmezzano” e dell’Itas “Saffi”), che per quelli indiretti (maestri e professori, genitori, società civile); seminano il germe della pace, della giustizia internazionale, dell’integrazione fra i popoli, della tolleranza e della solidarietà. In un periodo storico così pieno di paure, di situazioni di guerra, di nazionalismi, di logiche di dominio, l’aver sostenuto un progetto che possa aver contribuito a invertire la rotta, a dare ai giovani la giusta rabbia e desiderio di giustizia internazionale, la legittima aspirazione a un mondo di tutti e per tutti, dove si possa vivere serenamente, respirare e bere in sicurezza, gioire della propria e altrui diversità, mi riempie di ottimismo. Spero che l’idea non finisca qui, che possa continuare con ulteriori azioni che abbiano sempre la conoscenza e la curiosità quale requisito imprescindibile. Assessore alle Politiche sociali, immigrazione, progetto giovani e cooperazione internazionale Gianluca Borghi

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7 PREMESSA Ancor prima dell’Undici Settembre 2001, prima che le cronache dei giornali fossero interamente dedicate a popolazioni in fuga dai propri territori, siamo venute a conoscenza dei progetti regionali dell’Emila Romagna e del Comune di Forlì che hanno rivolto ad un popolo di cui non si occupano frequentemente i media, di cui è sconosciuto a molti persino il nome: Saharawi. Cacciati dalle loro tende nel Sahara Occidentale dopo la decolonizzazione, vivono da quasi trenta anni in tendopoli nel cuore del deserto algerino, in attesa che sia loro riconosciuto il diritto alla autodeterminazione. Abbiamo pensato all’importanza di avvicinare le nostre classi ad un problema così ricco di spunti umanitari e sociali, coinvolgendo i ragazzi in un progetto che ha permesso loro di conoscere le vicende di un popolo non semplicemente sfogliando un libro ma, “entrando” nella loro stessa storia fatta di proverbi, di riti e tradizioni orali, di dignitosa e non belligerante difesa della libertà. E’ così nato il progetto “Una serata per la popolazione Saharawi” ed in questa occasione per la prima volta si sono trovati a collaborare i nostri allievi appartenenti a scuole di ordine diverso (la classe II H della Scuola Media “M. Palmezzano” di Forlì e la IV B dell’Istituto per l’Istruzione Superiore “G. Saffi” dell’indirizzo per l’abbigliamento industriale) in una sperimentazione piuttosto singolare che ha portato a far socializzare e a sincronizzare ragazzi di età diverse (dodici e diciassette anni) in un lavoro comune. L’esperienza era nuova, stimolante e tutta da inventare, a partire dal titolo “Popolo dalle ali legate” che i ragazzi hanno creato per uno spettacolo costruito essenzialmente da loro con l’aiuto degli insegnanti e di una giovane esperta teatrale. Gli allievi hanno reperito su internet notizie storiche, musiche originali del Saharawi e dopo essersi documentati hanno costruito un testo recitativo; inoltre le allieve dell’I.T.A.S. hanno ideato e confezionato i costumi e gli allievi della Palmezzano hanno costruito i materiali di scena, in particolare il muro emblematico che divide i popoli e che nel finale dello spettacolo viene abbattuto (un auspicio da cogliere per la storia futura poiché proprio oggi, mentre scriviamo se ne sta erigendo uno nuovo in Israele).Un grazie alle Istituzioni Regionali, Comunali e Scolastiche che ci hanno aiutato e sostenuto nello svolgimento di questa esperienza e presenti alla rappresentazione teatrale tenutasi presso la sala del Teatro “S. Luigi” di Forlì: Dott. G. Lio (Regione Emilia Romagna), Ass. M. Fabbri (Assessore del Comune di Forlì), Dott.ssa G. Olmi (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli), Dott. J. Dahn (Fronte Polisario) Prof.ssa Enza Valpiani Prof.ssa Anna Maria Cioja

8 LA STORIA La storia del popolo Saharawi (letteralmente: popolo del deserto), nasce dall’incontro e dalla fusione, protrattasi per secoli, da gruppi nomadi berberi (tribù Sanhaya e tribù dei Bani Hasan) con gente arabo-yemenita (i Maquil) giunti in Nord Africa nel XIII secolo Si formò così, un popolo che parlava un dialetto arabo, l’Hassaniya (dialetto usato tutt’oggi, la scrittura e la religione sono invece quelle arabe; infatti i Saharawi sono Mussulmani di cultura Sunnita, come nella maggior parte del Maghreb); e che occupava la regione del Sahara fino alla Mauritania dell’est. In questi territori del Sahara occidentale, prima dell’occupazione spagnola, avvenuta nel 1884 e che terminò nel 1975, vivevano numerose tribù nomadi, 40 secondo la tradizione, riunite in una confederazione visibile solo in determinati momenti di emergenza o celebrazioni collettive Era la Ait ‘Arba’in, ovvero il Consiglio dei Quaranta, l’unica assemblea con potere decisionale e con funzioni di coordinamento, riconosciuta da tutti poiché composto dai Capitribù Indire quest’assemblea era importante in caso di conflitti tra le tribù per eleggere un giudice per pacificasse le parti; che in caso di aggressioni esterne, mettesse in piedi un esercito unico e più efficiente ed infine che in caso di pioggia, evitasse conflitti per il dominio della terra divenuta fertile grazie alle precipitazioni. La città di Smara (città importante per questo progetto, poiché è qui che si dirottano gli aiuti umanitari raccolti con questa iniziativa) venne fondata nel 1885 dal predicatore religioso Ma’ El Ainin che proclamò anche la Guerra Santa di liberazione Ma nel 1934 furono gli spagnoli a conquistare Smara piegando ogni resistenza Sahrawi, leggendari guerrieri del deserto Alla fine degli anni ’40 la scoperta dei fosfati spinse la Spagna ad esercitare un maggiore controllo sulla colonia e a sedentarizzare forzatamente la popolazione in modo da avviare il processo di sfruttamento dei giacimenti minerari (un altro motivo del grande sfruttamento fu l’elevata pescosità delle coste):

9 Nel 1965 finalmente l’Assemblea Generale dell’ONU riconobbe il diritto dei popoli all’autodeterminazione favorendo il referendum Nel 1967, grazie a Mohamed Bassiri si crea il primo gruppo nazionalista che prenderà il nome di Movimento Di Liberazione del Sahara (MLS); nel 1970, usciti dalla clandestinità, diventarono oggetto di una durissima repressione con morti e centinaia di arrestati tra cui lo stesso Bassiri. Nel 1973 venne fondata a Nouakchott (capitale della Mauritania), da un gruppo di studenti, un’organizzazione anti-coloniale che agisse sul piano militare, diplomatico e civile: il Fronte Popular Para La Liberacion De Saguia El-Hamra Y De Rio De Oro, più conosciuta come Fronte POLISARIO.Il nome di Fronte vuole solo esprimere un’opposizione , un “far fronte”, appunto, al colonialismo scegliendo le armi come strumento di lotta.Solo nell’Agosto del 1974 il POLISARIO individuò l’indipendenza come obiettivo fondamentale, la lotta armata insieme al lavoro politico tra le masse rimase lo strumento principale Il 12 Ottobre del 1975 la decisione del popolo sahrawi ad unirsi come Nazione. fu unanime, ma la reazione del Re marocchino Hassan II fu violenta, poiché tale decisione, unita all’annuncio del referendum, vanificava i disegni di estensione della sua sovranità anche sul Sahara Fu così che, per bloccare qualsiasi iniziativa di indipendenza del popolo Saharawi, annunciò una marcia popolare di occupazione pacifica di uomini I marciatori, reclutati in tutto il Paese, ricevettero una copia del Corano e delle bandierine verdi, il colore dell’Islam: è da qui che tutta l’operazione prende il nome di “Marcia Verde” In realtà non si trattò affatto di una marcia pacifica ma bensì di una vera invasione nel territorio Sahrawi con forze militari e di polizia che costrinsero migliaia di Sarhrawi alla fuga in esilio attraverso il deserto, fino al confine algerino, dove, nei pressi di Tindouf venne allestita una prima grande tendopoli di accoglienza.

10 Con l’accordo di Madrid, avvenuto sempre nel 1975, la Spagna, in cambio di una sostanziosa buona uscita si ritirò, cedendo i territori a Marocco e Mauritania. Il 27 Febbraio del 1976 il Fronte POLISARIO decise di proclamare l’indipendenza e la nascita della Repubblica Araba Democratica Saharawi (RASD), a conferma della volontà popolare di appartenere ad una medesima etnia La Spagna fu la prima a riconoscere il Fronte POLISARIO nel 1978, seguì la Mauritania che riconobbe la RASD e si ritirò dal territorio del Sahara Occidentale ratificando un accordo di pace Nello stesso anno il Marocco firmò la Carta dei Diritti dell’Uomo, ma raddoppiò lo sforzo bellico facendo costruire un muro di sabbia “LA BEME” lungo ben 2700 km. che percorre tutto l’interno della nazione per difendere i territori occupati con la forza nel Nei primi anni ottanta il POLISARIO bussa a tutte le sedi internazionali, e nel 1982 gli si aprirono le porte dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) che ammise la RASD come 51° stato membro, e il Marocco, per protesta, se ne dissociò Il Marocco finalmente nel 1985 si rese disponibile ad affrontare il referendum, confidando sul fatto che ormai la popolazione presente nei territori rivendicati era costituita in buona parte da marocchini, nel 1988, alla RASD si aprirono anche la porte dell’ONU che istituì un Piano di Pace, e più tardi quelle del Parlamento Europeo che nel 1989 adottò la risoluzione a favore dell’auto-determinazione e dell’indipendenza del popolo Saharawi.

11 Il 29 Aprile del 1991 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approvò all’unanimità la risoluzione 690/91 che approvava il Piano di Pace, mettendo in moto il meccanismo della realizzazione del referendum, fissandone la data, e istituendo la forza di pace della MINURSO In Ottobre il Marocco organizzò un’altra Marcia Verde con coloni, che fece salire il numero di presenze marocchine nel territorio del Saharawi La complessa procedura di compilazione delle liste elettorali per il referendum (vedere il capitolo successivo) è stata svolta dalla Missione delle Nazioni Unite Per il Sahara Occidentale (MINURSO); ma il compito di individuare i Saharawi in mezzo ad una popolazione sparsa in tutta la regione è stata ritardata ripetutamente dal disaccordo fra il governo del Marocco e il Fronte POLISARIO su chi abbia diritto al voto fino ad arrivare, nel 1996, all’arresto del Piano di Pace proprio per mancanza d’accordo sull’identificazione di persone. Nel Marzo del 1997 il Marocco ed il Fronte POLISARIO firmano l’accordo che rivitalizzò il Piano di Pace e la data del referendum venne fissata per il 7 Dicembre Nel 1998 però si ebbe un ritardo del calendario di pace; ad Agosto si concluse l’identificazione di persone di cui sono ritenuti dalle Commissioni Miste di Identificazioni aventi diritto al voto Il Marocco non accettò la lista pubblicata dall’ONU e presenta ricorsi che equivalsero a rifare interamente l’identificazione. Nel Settembre del 2000 a Berlino il Marocco annuncia l’abbandono del Piano di Pace e propone una terza via come risoluzione al referendum, ossia l’annessione del Saharawi al Marocco senza consultazione referendaria A Giugno 2001 Kofi Annan, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, propone al Consiglio di Sicurezza, che lo approva, un “Accordo Quadro” che accolga, da una parte, le aspettative di autonomia regionale sostenute da Marocco, Francia e Stati Uniti, e dall’altra, che continui a studiare le forme per la realizzazione del referendum Nel Febbraio del 2001 il Consiglio di Sicurezza esamina la proposta di Kofi Annan, di proseguire il mandato optando solo per uno dei quattro scenari: ) applicazione del Piano di Pace anche senza l’assenso delle due parti, a cominciare dall’esame dei ricorsi alla lista degli elettori; 2) Revisione del progetto di Accordo Quadro (progetto di autonomia interna al Marocco) e la sua approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza anche senza l’accordo tra le parti; 3) Spartizione del territorio; 4) Ritiro della MINURSO.

12 Il 29 Febbraio 2002 l’Ufficio Giuridico delle Nazioni Unite, su richiesta del Consiglio di Sicurezza, elaborò un parere giuridico sullo sfruttamento delle risorse naturali nel territorio del Sahara Occidentale Il 29 aprile 2002 il Consiglio di Sicurezza estese il suo mandato fino al 31 Luglio 2002 al fine di esaminare le quattro opzioni raccomandate dal Segretario Generale dell’ONU Criteri, decisi dalla MINURSO, ai quali attenersi per la compilazione delle liste elettorali referendarie: ) Le persone il cui nome figura nel censimento spagnolo del ) Le persone che risiedevano nel territorio Saharawi Spagnolo come membri di una tribù Saharawi al momento in cui si realizzò il censimento del 1974 ma che non furono censite 3) Le persone che sono parenti diretti (padre, madre, figlio) delle persone rispondenti ai due criteri precedenti ) Le persone che sono in grado di dimostrare che il proprio padre è nato nel territorio del Sahara Occidentale ) Persone membre delle tribù Saharawi, che hanno risieduto sei anni consecutivi prima del Dicembre 1974 e persone membre delle tribù Saharawi che hanno risieduto in tempi intermittenti per un totale complessivo di dodici anni, prima del 1 Dicembre 1974.

13 “Una serata per la popolazione del Saharawi”
Progetto: “Una serata per la popolazione del Saharawi” Coordinatori: Prof.ssa Anna Maria Cioja Prof.ssa Enza Valpiani Obiettivi: il progetto è finalizzato a realizzare un duplice obiettivo, il primo di carattere prevalentemente culturale, il secondo più prettamente didattico: ) la rappresentazione teatrale, rivolta non solo agli studenti delle classi e delle scuole coinvolte ma anche alla città di Forlì, si configura come un momento di sensibilizzazione alle problematiche attuali delle popolazioni in fuga dal territorio d’origine, con particolare riferimento al caso del popolo Saharawi; ) la scelta di attuare una proficua collaborazione tra due classi appartenenti a due ordini diversi di istruzione (media e superiore), è stata ideata nell’intento di realizzare per la prima volta un progetto integrato tra due Istituti, con la prospettiva di fare interagire giovani di fasce d’età diverse di fronte ad un obiettivo concreto ed umanitario Persone coinvolte: Studenti delle classi: II H della S. M. S. “Marco Palmezzano” IV B (indirizzo per l’abbigliamento industriale) dell’ Istituto d’Istruzione Superiore ”Giorgina Saffi” Anno scolastico di riferimento: a.s ed eventuale prosecuzione nell’anno Contenuto del progetto: Le due classi dovranno allestire uno spettacolo composto da alcuni brani ispirati alla solidarietà verso le problematiche delle popolazioni oppresse nella storia. I ragazzi saranno sollecitati a svolgere in prima persona ricerche sull’argomento del popolo Saharawi; servendosi di mezzi informatici e utilizzando testi ed indicazioni fornite dagli insegnanti; attueranno scambi di esperienze così da maturare un rapporto di sostegno reciproco e di collaborazione creativa. In seguito i giovani realizzeranno la stesura in dettaglio del progetto, in libertà anche se sotto la guida degli insegnanti responsabili affiancati da un esperto teatrale che svolgerà lezioni preparatorie per la drammatizzazione e messa in scena dello spettacolo. Individuati i personaggi ed i ruoli recitativi le allieve dell’Istituto Tecnico per l’Abbigliamento provvederanno anche alla realizzazione dei costumi e delle scene attraverso le varie fasi ideative ed operative: creazione dei disegni, computerizzazione, produzione, ecc...

14 Aspetti organizzativi, gestionali, e metodologici: Gli incontri dovranno essere scanditi e organizzati nell’arco dell’anno scolastico in entrambe le scuole (l’ I.T.A.S. prevede di usufruire dei tempi destinati all’Area di Progetto), le prove e lo spettacolo si svolgeranno probabilmente presso il teatro San Luigi di Forlì.  Risultati attesi: -Diffondere la conoscenza delle problematiche storico-culturali che hanno afflitto i popoli costretti ad abbandonare le proprie radici e i propri territori, come nel caso dei Saharawi Realizzazione di una documentazione scritta relativa alle varie fasi del progetto Produzione di un video o CD Rom che illustri lo spettacolo In concomitanza con la rappresentazione saranno raccolti fondi e materiale didattico da inviare alla scuola “Smara”, costruita per i Saharawi grazie al progetto “Una scuola per Smara” del Comune di Reggio Emilia Pubblicizzazione del progetto e dello spettacolo a livello cittadino, con l’auspicio di un futuro gemellaggio con la scuola ed eventualmente la partecipazione alla serata di un esponente della popolazione Saharawi.  Risorse disponibili: Materiale già disponibile nei due istituti: Scuola Media “M.Palmezzano”: videocamere, materiale elettrico e sonoro I.T.A.S. “G.Saffi”: strutture di laboratorio confezioni occorrenti per la realizzazione dei costumi e delle scene,

15 TESTO DELLA SCENEGGIATURA
RAPPRESENTAZIONE TEATRALE: “Un Popolo dalle ali legate” TESTO DELLA SCENEGGIATURA

16 Danza :Oppresso - Oppressore
SCENA I Danza :Oppresso - Oppressore Video: dietro il caos, rumori, immagini veloci...all’interno occhio Scena: 5 Oppressi 5 Oppressori  MONOLOGO:  “E’ notte! E’ la notte di Tindouf, di tutte le Tindouf del mondo. E’ la notte dei poveri, degli oppressi, degli esiliati, degli emarginalizzati... E’ la notte fonda dell’IMPERO del DENARO dove il 20% della popolazione mondiale può permettersi di “papparsi” 82% delle risorse del mondo a spese dell’80% della popolazione. L’IMPERO del DENARO uccide per fame con le armi con la distruzione dell’ambiente con la distruzione delle culture E’ un sistema di morte” (Oppressi schiacciati a terra) Come sfondo un video diviso a metà: sopra appaiono due occhi di bambino; sotto immagini veloci, di caos, di macchine... Lo spettacolo si apre con una danza e i riflettori sono tutti puntati su Oppressi ed Oppressori che ballano rappresentando la divisione di un mondo fatto di sfruttati e sfruttatori. Gli oppressori vivono distruggendo ogni cosa, senza curarsi delle necessità dei popoli originari, con un unico fine; quello di un guadagno personale, sempre economico, mentre gli oppressi vengono sempre più indeboliti e colonizzati. Questa danza, che costituisce il life motive dello spettacolo, non vuole esaurirsi solo nel rappresentare il Saharawi, ma vuole rappresentare un po’ tutta l’economia mondiale basata su sfruttamenti e globalizzazioni; dove grandi e spietate multinazionali vivono a scapito del Terzo Mondo. Foto di donna Saharawi con il suo bambino Danza “Oppressi – Oppressori”

17 “Questo non è il nostro Paese,
SCENA II DONNA DAL VELO ROSSO Video: deserto Scena: muro che si alza e donna con le spalle al pubblico MONOLOGO: “E’ una muraglia di sabbia, Di mine, di filo spinato Lunga migliaia di Km... Tiene lontano dalle proprie case e dalla propria terra un intero popolo”.  Un popolo in Esilio aspetta tra le sabbie roventi di poter tornare nel suo paese ormai da 27 anni. Una nuova generazione di giovani sta crescendo nei campi profughi e si sentono ripetere: “Questo non è il nostro Paese, non è la nostra casa”. Alle spalle degli attori vengono proiettate immagini del deserto.. E’ una donna dal velo rosso a parlare, a lanciare un grido di dolore e di speranza; a chiedere di tornare nella propria casa, tornare nel proprio amato Paese, ormai impossibile da raggiungere a causa di un muro lungo 2700 km. fatto erigere dal Marocco. I ragazzi della Scuola Media “M. Palmezzano” al lavoro per costruire le scenografie dello spettacolo.

18 SCUOLA CON BIMBI E MAESTRA Video: pianta Sahara e Marocco
SCENA III Come sfondo scenografico la proiezione di immagini desertiche e Marocchine. Immagine di un disegno fatto da un bimbo saharawi che rappresenta un campo profughi. I giovani di Forlì hanno scelto un modo semplice ma efficace per spiegare al pubblico le origini e la storia del popolo Saharawi: insegnarle ai Saharawi stessi. Ed è proprio così, infatti, che si apre la III scena dello spettacolo: i piccoli saharawi sono seduti in cerchio, attorno alla loro maestra, che racconta le vicende dei loro avi In questa scena si ha la presa di coscienza da parte dei bambini che capiscono di non dover mollare mai, di tenere duro, di combattere con ardore rinunciando però alla guerra; scegliendo la Pace. SCUOLA CON BIMBI E MAESTRA  Video: pianta Sahara e Marocco Scena: bimbi e maestra  DIALOGO:  Sara: “Bambini oggi parliamo del mare” (lento) Maria: “Com’è il mare? Noi non lo abbiamo mai visto”... Sara: “Il mare che bagna la nostra Madre Patria è l’Oceano: limpido come il cielo, blu come la notte e libero come i nostri sogni”. Sara D.: “Che bello! Quando lo potremo vedere noi?” Sara: “Forse un giorno”... Nicole: “Perchè non adesso”? Sara: “Perché adesso non possiamo tornare: dovete sapere che il nostro popolo è stato cacciato 27 anni fa da un luogo meraviglioso bagnato dall’Oceano Atlantico dove nascono splendidi fiori colorati. La nostra era una colonia Spagnola e quando i dominatori ci hanno lasciato, il nostro territorio è stato occupato dal Marocco: Siamo dovuti fuggire nel deserto Algerino per avere la nostra libertà: qui abbiamo cercato di ricreare con le tendopoli l’illusione dei vari luoghi della nostra terra.” Segue  Foto di scena

19 Camilla: “Ma nessuno ha cercato di aiutarci”?
Sara: “Si, non siamo soli; molti nel mondo combattono per la nostra causa per farci ritornare a casa GRAZIE all'ONU e al FRONTE POLISARIO il Marocco ha rinunciato a combattere e ha firmato la carta dei Diritti dell’Uomo”. Chiara C.: “Ma allora il Marocco non è così cattivo”! Sara: “Non sta a noi decidere chi è buono e chi è cattivo, noi vogliamo solo avere la possibilità di tornare nella nostra terra, ma purtroppo per impedircelo è già stato costruito un MURO lungo 2700 Km. Vedete bambini nella storia gli uomini hanno alzato tanti muri per dividere i popoli; un esempio è la Muraglia Cinese, che si vede addirittura dalla luna, il MURO di Berlino; ma queste barriere non hanno impedito ai popoli di ritornare ad essere uniti. Spero che presto anche questo MURO sia abbattuto, a noi non resta che la speranza di tornare nella nostra terra bagnata dal mare. Per ora siamo solo un popolo dalle ali legate”. Scuola Saharawi

20 “il peso diviso tra tutti diventa piuma” Segue 
SCENA IV RITO DEL THE’ Video: tappeti a colori Scena: 8 bambini, 8 donne e al centro una teiera. Le ragazze si colorano le mani e i piedi con l’Hennet MONOLOGO: “Il thè un rito misterioso, affascinante che racchiude in sé la saggezza antica del popolo. Se ne bevono tre, perché ognuno di essi, come i momenti della vita, ha un sapore e un significato diverso: Il primo è amaro come la vita Il secondo è dolce come la l’amore Il terzo è soave come la morte” MUSICA SAHARAWI LE DONNE: “Al Nostro popolo non restano che i sogni e la speranza trasmessa dai nostri proverbi” “Il coraggio è vivere per la libertà” “prima di ogni oasi c’è un deserto da affrontare” “La pazienza è il miglior abito che si può vestire” “I sogni della notte sono cancellati dalla realtà del giorno” “Il vero fratello è colui che ti sta sempre vicino” “Una mano sola non applaude” “Scegli bene il tuo compagno prima di intraprendere un viaggio”. “il peso diviso tra tutti diventa piuma” Segue  Dietro la scena la proiezione di un video con tappeti colorati. Probabilmente la scena culminante e anche più significativa di tutta la rappresentazione è proprio questa:“Il rito del thè”. Per i Saharawi questo è un rituale molto importante poiché aggregante; fornisce occasioni per stare insieme, comunicare e distrarsi un po’. Sul palco, ancora una volta, la presenza femminile è predominante e in primo piano: si vuole sottolineare il suo ruolo portante e indispensabile per l’intera comunità. Foto di scena

21 Il coraggio è vivere per la libertà
MUSICA MONOLOGO: “Dal tempo in cui siamo stati cacciati dalla nostra patria ci siamo rifugiati in queste terre desolate. Quasi tutti i nostri uomini sono partiti per il fronte, siamo noi donne a far sopravvivere il ricordo dei nostri popoli. Siamo riuscite ad organizzare scuole che ci daranno la possibilità di avere un frutto migliore. Sulle nostre spalle è poggiato il sogno del futuro e la memoria del passato.” Alcuni proverbi della tradizione saharawi da cui i ragazzi hanno preso spunto per stendere il copione:  Il coraggio è vivere per la libertà  Prima di ogni oasi c’è un deserto da affrontare  Chi porta il bastone rischia di essere picchiato  Scegli bene il tuo compagno prima di intraprendere un viaggio Una mano sola non applaude  Il vero fratello è colui che ti sta sempre vicino.  E’ cieco chi vede solo con gli occhi I sogni della notte sono cancellati dalla realtà del giorno  Il peso diviso tra tutti diventa piuma  La risposta al disprezzo è nessuna risposta  Se è forte il leone lo è anche la leonessa  Il tempo è come un cammello:se si inginocchia davanti a te non esitare ad inforcarlo  Non puoi evitare la morte ma puoi evitare il disonore  Non dimenticare la tua dimora dinanzi a chi esalta la sua  La pazienza è il miglior abito che si può vestire  Solo le donne riescono a far fiorire l’Hammada Foto di scena: Le ragazze si pitturano le mani con l’Hennet Donne Saharawi con gli abiti tipici Immagine di donna Saharawi nella tenda durante il rito del thè

22 VECCHIO III: (si rivolge ai bambini)
SCENA V Alle spalle corrono foto del deserto, mentre sul palco ci sono vecchi in riunione. Un vecchio ricorda con nostalgia la Terra tanto amata, si rivolge ai bambini che giocano con dei sassolini, consegnando nelle loro mani il futuro di tutti i Saharawi del mondo, donandogli il compito ed il fardello di sostenere sempre vivo il Sogno del Ritorno. VECCHI E BAMBINI  Video: deserto Scena: vecchi riuniti a sedere che parlano e fumano la pipa tenda in filo di ferro ; bambini che giocano MUSICA SAHARAWI VECCHIO I “Sahara, quanto sei amato. Il tuo popolo ha giurato di combattere fino alla tua liberazione.Di tutto il sangue versato per te, nessuna goccia è andata sprecata. Il sacrificio dei martiri ti ha reso ancor più prezioso.”  VECCHIO II: “Sahara devi essere paziente! Il tuo popolo non ti ha dimenticato. Sei come una ferita nell’occhio. I nostri ideali sono carichi d’amore e le tue montagne, le tue pianure sono alla vista di tutti. Guardare le dune, i sassi ed il cielo dietro di te... E lo sguardo non si distoglie. E quando piove tutto ciò che di verde cresce guarisce tutti i malati. E sei come nessuna altra terra e sei dono di Dio. Ti hanno chiamato Sahara; Sahara del buon profumo”.  VECCHIO III: (si rivolge ai bambini)  “Voi giovani, che non avete avuto la possibilità di conoscere il mare,il cielo e la vita quotidiana della vostra patria; ora spetta a voi, il compito di portare la fiaccola simbolo di LIBERTA’; di continuare la lotta fino all’indipendenza del Sahara Occidentale per realizzare il sogno di ogni Saharawi: il ritorno alla sua terra. Foto di vecchi e bambini Saharawi Foto d scena

23 SCENA VI DANZA INTERMEDIA MONOLOGO:
 Video: dietro il caos, rumori, immagini veloci all’interno occhio Scena: 5 Oppressi, 5 Oppressori  MUSICA SAHARAWI  “Caro giovane che vivi nel cuore dell’IMPERO del DENARO. Oggi il Dio degli Oppressi chiama te e ti affida il suo Sogno: un’economia di uguaglianza che può essere realizzata solo tramite una politica di giustizia Giovane! Ora tocca a te dialogare e resistere”! L’entrata in scena di una donna tutta vestita di nero vuole essere il simbolo degli Oppressi. La donna si rivolge ai giovani poiché sono loro il futuro del popolo e del mondo intero... Ancora una volta il sogno di libertà è nelle mani della nuova generazione.... Immagine di ragazza Saharawi Immagine di mamma con bimbo Saharawi

24 Bondi: “Che facciamo qui”? Luca: “Quanta gente”!
SCENA VII SCUOLE DI FORLI’ Bondi: “Che facciamo qui”? Luca: “Quanta gente”! Mario: “Pubblico, non gente, pubblico” Bondi: “Ma che gente! Ma che pubblico, questi sono tifosi” Pietro: “Tifosi”? Lucia: “Te sempre calcio, è”?! Riccardo: “Certo e non sai quante partite mi sono perso per queste stupide prove”! Andrea: “Ma questa non è una stupida prova! Dobbiamo informare la gente e sensibilizzarla” Luca: “Esatto, dai mettiamoci al lavoro! Ma dove sono le ragazze più grandi? Non sono ancora arrivate? ENTRANDO: Gaia: “Scusate il ritardo, ma abbiamo finito l’ultimo abito poco fa”! Luca: “Allora cosa possiamo fare noi per farci conoscere da loro”? Riccardo: “Un pallone da calcio”! Lucia: “Noi facciamo sul serio! Avete mai sentito parlare di boicottaggio, consumo critico, commercio equo e banca etica? Segue  La scena “si sposta” a Forlì, e gli attori indossano i loro panni di sempre: ragazzi moderni che parlano tra loro. Questa volta il dialogo è centrato su quello che ognuno di noi, ogni singola persona può fare per aiutare questa popolazione. Il dialogo si svolge in tranquillità, proprio come se fosse una discussione tra amici e senza pubblico, ma lo scopo è informare e combattere in modo pacifico. Foto di una tenda Saharawi con tutta la famiglia Foto di scena

25 Mattia: “Io boicotto sempre i prof.”!
Chiara: “Boicottaggio inteso come ostruzionismo alle economie a coloro che non lasciano spazio alle popolazioni più deboli. Sentiamo, voi cosa ne pensate”? Rosa: “Un consumo più critico e un commercio più equo, con osservazione dei disagi provocati dalle spese di massa e su prodotti inutili! Una banca più etica, che tiene conto delle disponibilità economiche della gente”! Luca: “E se invece ospitassimo bambini del Saharawi? Uno scambio di culture”! Pietro: “Non sprecare quello che abbiamo potrebbe aiutarli”? Chiara: “E’ quello che si cercava di dire”! Mario: “E pensare che se potessero riavere quello che gli è stato tolto, la loro scuola non sarebbe in quella condizione” Chiara: “Sapete che gli adulti non sono poi così intelligenti ed obiettivi quando restano fermi sulle loro posizioni”?! Luca: “Cioè, spiegati bene, che il discorso comincia ad interessarmi”! Giulia: “Ecco... Facciamo un esempio: a scuola è giudicato in gamba chi di fronte ad un problema si ferma, riflette ed elabora un pensiero positivo, divergente”. Chiara F.: “Ma di cosa parli”?! Giulia: “Di CREATIVITA’, nel tramutare gli errori in un mondo nuovo”. Segue  Sfilata per un gruppo di ospiti in visita al campo Bambini Saharawi che guardano la televisione donata loro

26 Francesca: “Quindi si potrebbe tornare indietro, lasciare alle spalle le guerre ed aiutarci tra Stati, come fratelli, ma anche come uomini intelligenti che sanno come tirare avanti”! Andrea: “Chi vive in un angolo vellutato e nascosto dell’Impero guardi alla realtà oscura. Guardi alle vittime dell’Impero; conti quanti sono a pagare per il nostro benessere”. MUSICA SAHARAWI Francesca: “Ho udito un grido, togliamo la maschera all’Impero; scuotiamoci dal torpore”. Bambini Saharawi che giocano

27 DANZA FINALE: Oppressi e Oppressori si abbracciano.
SCENA VIII DANZA FINALE: Oppressi e Oppressori si abbracciano. MONOLOGO: “La pace è un muro che si rompe... finalmente le persone si incontrano e si possono abbracciare”. ...E come nelle favole il finale è a lieto fine: gli Oppressori togliendosi il cappuccio abbracciano gli Oppressi, insieme smantellano il muro, portando la libertà e la pace ai popoli esuli da troppi anni... Foto di scena

28 Approfondimenti sul popolo Saharawi

29 ORGANIZZAZIONE DEI CAMPI
I circa Saharawi dei campi profughi hanno realizzato una delle esperienze politiche e sociali più interessanti del nostro secolo: la costruzione di uno “stato in esilio”; organizzando le loro tendopoli ad immagine delle città abbandonate in uno dei deserti più inospitali della terra, quello dell’Hammada, dove la temperatura in Luglio e Agosto supera 60° e d’inverno scende sotto lo zero. La vita nei campi è gestita dalle strutture governative della RASD (ministeri ed istituzioni nazionali); è interessante il livello di efficienza, d’estrema dignità delle strutture e delle tende-abitazione, l’atmosfera orgogliosa e determinata che vi si respira, il ruolo fondamentale ed insolito per una società islamica della donna, la vita armoniosa in comunità e l’intensa operosità per evitare quel degrado fisico e mentale portatore di remissività e di vittimismo che potrebbero pericolosamente condurre ad una società basata esclusivamente sull’assistenzialismo. La popolazione è suddivisa amministrativamente in quattro principali raggruppamenti (Wylaya) che, come unità amministrative corrispondono alle nostre province; ogni Wilaya, a sua volta, è suddivisa in sei o sette circoscrizioni (Daira), i comuni, sotto le quali esistono municipalità e comitati.

30 Le Wilayas e le Dairas portano i nomi di città del Sahara Occidentale; Le Wilayas sono quelle di El Ayoun (comprendente le Dairas di Hagunia, Tcera, Amgala, Dora, Guelta e Bou Craa), Ausserd (con i comuni di Bir Genduz, Zug, Miyek, Tichala, Aguenit e La Guera), Smara (con Dairas di Mahbes, Farsia, Tifariti, Bir Lehlu, Gderia, Hausa) e Dakhla (comuni di Argub, Bir Enzaran, Ain Beda, Glabat al Fula, Oumdreiga, Boujdour e Zarefia). In tal modo, attraverso l’organizzazione spaziale dei campi, si ricrea l’identificazione e il legame con la patria d’origine; la stessa organizzazione inoltre, serve a definire i Comitati popolari di base e i Dipartimenti di orientamento del partito a cui partecipa pressoché tutta la popolazione rifugiata. La struttura dello Stato si sviluppa parallela a quella del Fronte POLISARIO. Secondo la prima Costituzione, che ha modelli di regimi a partito unico, il Segretario Generale del POLISARIO è automaticamente il Presidente della Repubblica, che presiede anche il Governo. I Saharawi hanno voluto costruire un'organizzazione sociale dove tutti sono chiamati a un ruolo attivo, l’unità di base è infatti la famiglia, e tutti sono valorizzati: anziani e donne compresi condividono responsabilità a tutti i livelli. Il 90% dell’attività politica è infatti affidata alle donne poiché la maggior parte degli uomini è a combattere al Fronte; motivo per cui nei campi ce ne sono molto pochi (gli unici uomini presenti sono vecchi, invalidi e ragazzi in età scolare sotto ai 16 anni). E’ chiaro, dunque, che il ruolo femminile è stato determinante per la sopravvivenza di questo popolo.

31 Un esempio delle ampie responsabilità e della maggioranza femminile si può trovare nell’organizzazione comunale, che è gestita da un consiglio locale (i Comitati Popolari di Base), in cui sono portati avanti tutti i programmi della vita comunitaria: Artigianato, Educazione, Giustizia ed Alimentazione. La priorità spetta all’Educazione e alla Sanità. Il Consiglio, composto di un Presidente, una Segretaria Generale ed una Rappresentante dei vari programmi si svolge due volte la settimana. Esiste poi a livello di ciascuna Dayra un consiglio più ampio composto da quattro Presidenti Comunali (i Sindaci) e dai Direttori dei vari settori, sempre a maggioranza femminile. Solo il 5% degli uomini infatti sono rappresentanti in queste assemblee. Molte donne saharawi appartengono all’UNMS (Unione Nazionale delle Donne Saharawi), organizzazione fondata nel 1974 con il compito di una continua ed incessante sensibilizzazione a tutte le donne del loro ruolo sociale, della consapevolezza del loro ruolo politico e culturale. L’UNMS possiede anche un mensile, “8 Marzo”, che è stampato in Spagna e in Algeria. Purtroppo come tante altre iniziative la rivista non possiede molti finanziamenti e la sua sopravvivenza è spesso in bilico.

32 MOROCCO AIREGLA MAURITANIA MAURITANIA Western Sahara Zug Hawza La Guera Bou Lanuar Bir Gandouz Techla Guerguerat Bir Mogrein Imlily Guelta Zemmur Baggari Chalwa Al Farcia Sidi Ifni Zag Tiznit Tan Tan Tarfaya Boucraa Las Palmas Atar Choum Dougaj Bentili Zouerate Nouadhibou Boujdour Lanzarote Fuerteventura Gran Canaria Tenerife La Palma Gomera Hierro CANARY ISLANDS Oued Drâa Al Khatt ATLANTIC OCEAN Liaison office Medical unit Identification centre UN team site Berm MINURSO Deployment as of February 2002 km mi Paved road Sector boundary Medical station Laayoune Smara Dakhla Agwanit Tindouf Awsard Oum Dreyga Mijek Mahbas Tifariti Bir Lahlou Mehaires FHQ MINURSO LO SHQ NORTH SHQ SOUTH ID LO SOUTHERN SECTOR NORTHERN SECTOR Subkhat Doumas Subkhat Tidsit Sebkha de Chinchane Subkhat Tah Aghzoumal Sebkhet Oumm ed Drous Telli Tanwakka Sebkhet Ijill 26° 20° 24° 22° 20° 28° 30° 16° 14° 12° 10° 8° 22° 24° 26° Map No Rev. 36 UNITED NATIONS February 2002 Department of Public Information Cartographic Section The boundaries and names shown on this map do not imply official endorsement or acceptance by the United Nations.

33 L'ECONOMIA DEI CAMPI Lo sviluppo di una vera e propria economia autonoma, fondata sullo sviluppo agricolo e della pastorizia non è stato possibile a causa della condizione climatica della zona di rifugio, la scarsezza dell’acqua, il tasso di salinità dell’acqua e la durezza del suolo. Non ultima anche la sempre imminente possibilità di un ritorno alla propria terra. Tuttavia alcuni tentativi di produzione esistono, anche se non si può parlare di una produzione che sfami l’intera popolazione o tutte le persone più deboli e bisognose come gli anziani, i malati, i bambini. Nel settore agricolo sono stati fatti molteplici esperimenti tramite l’intervento esterno di Organizzazioni Internazionali. Il bilancio tra produttività e costi di mantenimento delle strutture non sarebbe incoraggiante, ma si è tenuto in conto il valore formativo che questi esperimenti hanno e stanno avendo per gli stessi Sahrawi. Infatti alcuni di essi hanno conseguito una laurea e successive specializzazioni nel settore agricolo con l’obiettivo di essere in grado, una volta di ritorno nella propria terra, di gestire le possibilità di sviluppo in questo settore. Tenendo conto, come già detto sopra, della irregolarità di produzione degli orti, che dipende dal funzionamento dei macchinari, e dai fondi disponibili; una stima approssimativa delle coltivazioni degli orti delle 4 Wilayas; dell’orto nazionale e di quelli presenti nei tre collegi, va dagli 80 ai 110 ettari coltivati a cipolle, carote, rape, zucche, cocomeri, pomodori con una produzione che varia dalle 400 alle 700 tonnellate. Un ostacolo al pieno sfruttamento delle possibilità produttive è la mancanza o grande scarsità di mezzi di distribuzione e di conservazione. Sempre con i fondi degli organismi internazionali esiste un centro avicolo che riesce a produrre tra i e i polli (tra quelli per carne e per uova). A livello familiare vengono allevati alcuni capi di bestiame per consumo domestico e per vendita che non superano in totale i capi tra pecore e capre. Per i cammelli si calcola intorno ai capi di proprietà di singole famiglie, mentre i cammelli di proprietà governativa sono circa L’utilizzazione del bestiame è sia per la carne, il latte e il burro, sia per ricavarne qualche profitto in denaro per poter acquistare altri prodotti di prima necessità nei piccoli negozi presenti a livello di Wilaya. Questi esercizi sono organizzati da alcune famiglie, e vi si può trovare dal sapone alla frutta, dalle pile e vestiti agli ortaggi, allo zucchero e al thè che è il primo bene di consumo tradizionale per ogni famiglia. Questi piccoli commerci gestiti dalle famiglie, come anche la vendita dei capi di bestiame sono regolati dal Ministero del Commercio che ne stabilisce e controlla i prezzi e le modalità di vendita. L’allevamento governativo dei cammelli viene impiegato per la ripartizione periodica di carne agli ospedali e alle scuole.

34 LE RICCHEZZE ECONOMICHE DEL SAHARA OCCIDENTALE:
UN’ATTRAENTE POSTA IN GIOCO L'interesse del Marocco per il Sahara Occidentale è sicuramente economico. Da un lato, esso, scarsamente popolato, può costituire una valvola di sfogo all'eccedenza demografica marocchina, dall'altro il Sahara viene considerato paese potenzialmente ricco, e ricco di materie prime. La costa del Sahara Occidentale è una delle più pescose dell’Atlantico, alla fine degli anni ‘70 il ricavo toccava 1,3 milioni di tonnellate. Il Marocco ha consentito a pescherecci di diversa nazionalità di sfruttare le risorse ittiche dietro compensazioni finanziarie. Tra il 1986 e il 1988 ha rinegoziato con la CEE il suo accordo di pesca operante con la Spagna dal Il POLISARIO calcola che sulle attività legate alla pesca, che potrebbero raggiungere un fatturato di 1 miliardo di dollari l'anno, si potrebbero ricavare immediatamente posti di lavoro, mentre l'estrazione dei fosfati potrebbe crearne altri Anche il settore petrolifero sarebbe in grado di attirare una numerosa manodopera”. Più complessa è la questione dei fosfati e in particolare del giacimento di Bou Craa, uno dei più grandi del mondo, localizzato alla fine degli anni cinquanta e sfruttato industrialmente dagli spagnoli dal 1972. E’ accertata, inoltre, la presenza di ferro e di petrolio, anche se l'abbassamento dei prezzi non rende per il momento utile il suo sfruttamento. Di altri minerali accertati (oro, uranio e cobalto) è per il momento difficile valutare l'importanza dei giacimenti. E’ accertata anche una vasta falda acquifera sotterranea. Dunque, specie se considerato in rapporto al numero degli abitanti, il Sahara Occidentale non costituirebbe un paese dall'economia impraticabile. Uno studioso del territorio, Xavier Morillas, afferma: "Tre sono gli assi ipotizzabili di sviluppo economico: Il primo è il bacino ittico sahariano, uno dei maggiori del mondo secondo le stime della FAO. Le stime ufficiali di provenienza marocchina parlano oggi di tonnellate di pescato come obiettivo da realizzare sul medio termine, qualora si adottassero tecnologie adeguate allo sfruttamento del patrimonio ittico il pescato sarebbe superiore. Il secondo asse riguarda i fosfati. Il loro prezzo segue quello dei fertilizzanti, il prezzo dei quali a sua volta è legato a quello del grano e di altri prodotti alimentari. In un lasso di tempo di circa tre anni la Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) potrebbe collocare sul mercato circa 10 milioni di tonnellate annue di fosfato di qualità superiore, diventando così il quarto paese produttore mondiale. Il terzo asse è quello del turismo, con più di 100 km di costa, con luoghi attrattivi, folcloristici (i mercati di El - Ayoun), artistici (le rovine di Smara), e l'esperienza di vivere in una tenda di nomadi, ecc. Il punto di paragone possibile è con le Isole Canarie che vantano un turismo di dodici mesi su dodici.

35 Sarebbe necessario costruire una rete intensiva di pozzi, costruzione di una rete viaria, potenziamento o recupero delle risorse zootecniche, impianto di sistemi di irrigazione funzionali allo sviluppo agricolo, impianti industriali di varia natura in relazione alla pesca ed alla lavorazione del pesce. Per non parlare del settore terziario, in cui tutto è praticamente da farsi, dalle case, alle telecomunicazioni, dai porti alle strutture sanitarie e scolastiche”. Alcuni dati rilevati dall’indagine sullo stato nutrizionale della popolazione Saharawi realizzata dal CISP (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) nel 1997 DATI DEMOGRAFICI MEDIA Tasso di natalità 31,0% Tasso di mortalità 8,2% STATO NUTRIZIONALE DEI BAMBINI Bambini da 0 a 5 anni con denutrizione acuta 9,9% Bambini da 0 a 5 anni con denutrizione cronica 46,4% Bambini da 5 a 10 anni con denutrizione acuta 6,7% Bambini da 5 a 10 anni con denutrizione cronica 30,7% Bambini da 1 a 5 anni con anemia moderata o grave 71,0% Bambini da 5 a 10 anni con anemia moderata o grave 63,6 STATO NUTRIZIONALE DEGLI ADULTI Donne di 18 a 60 anni non incinte denutrizione moderata o grave 15,1% Donne da 18 a 45 anni con anemia moderata o grave 60,1% Anziani con denutrizione 15,3%

36 BAMBINI E SCUOLE Dall’indagine nutrizionale del 1997, pur non risultando malnutrizioni acute tra i ragazzi adolescenti dei due collegi dei campi Sahrawi, si è rilevato un chiaro ritardo dello sviluppo fisico e tra le ragazze in età di procreazione il 60% di anemia conclamata. Un altro aspetto ugualmente importante per la crescita dei bambini e dei ragazzi è rappresentato dalle attività scolastiche, più volte segnalato dal Ministero dell’Educazione come una delle maggiori emergenze dovuta alla mancanza di attrezzature e di una formazione adeguata degli insegnanti. Tale proposta riunisce le necessità nei settori dell’educazione della sanità e della nutrizione che richiedono azioni puntuali e specifiche il cui esito garantirebbe il buon funzionamento dei collegi e una efficace verifica immediata. Il 70% dei circa Saharawi sono bambini sotto ai 16 anni, poiché verso i 18 si arruolano per il Fronte, (prima di combattere fanno due anni d’addestramento). Tutti i giovani sono scolarizzati a livello elementare e medio, la scuola è costruita grazie agli aiuti umanitari internazionali, anche se spesso, purtroppo, sono fatte di materiali e strutture misere. Nei Campi i bambini da 6 a 12 anni frequentano i corsi per il I; II; III; IV livello; dai 12 ai 15 anni vengono radunati in collegi, situati fuori dalle Wilaya. Della scuola se ne occupano soprattutto le donne, e ne è prova il fatto che quasi tutte le madri sono insegnanti.

37 Sono state proprio le donne a fondare, il 14 Marzo 1978, l’istituto professionale per donne “27 Febrero” (“27 Febbraio”) (data di fondazione della RASD), apparato voluto e approvato anche dal Fronte POLISARIO; e le scuole nazionali “9 de Junio” (“9 Giugno”), (data che ricorda il martirio del fondatore del Fronte POLISARIO El Uali Mustafa Sayed) dove vengono accolti i ragazzi che provengono dalle Wilayas di Auserd, ed El Ayun; e la scuola “12 de Octubre” (“12 Ottobre”), (che fa riferimento alla riunione di Ain Bin Tili nel 1975 dove la nuova generazione, rappresentata dal Fronte POLISARIO, si incontrò con i tradizionali leaders Saharawi riuscendo a raggiungere l’Unità Nazionale) che accoglie i ragazzi di Smara e Dahla. In questi collegi gli studenti frequentano il V e VI livello. Esistono anche centri speciali per bambini disabili: All’interno del collegio “9 di Junio” esiste un centro costruito nel 1986 di handicappati fisici che ospita 45 persone (23 femmine e 22 maschi dai 7 ai 15 anni). I ragazzi provengono da tutte le Wilaya. Recentemente ne è stato costruito un altro a Smara e uno a Dahla per handicappati mentali. Dal 1986 sono passati per il centro 2400 persone. Attualmente l’handicap degli ospiti è prevalentemente dovuto alla poliomielite e questo fa capire il livello di copertura vaccinale. La struttura è indipendente come personale e come strutture (cucina, mensa, servizi igienici). I ragazzi del centro del V e VI grado seguono le lezioni nel collegio, mentre i bambini del I e II grado seguono le lezioni in una classe a parte nel centro. I ragazzi con handicap sono più di 45 ma il centro non può ospitarne oltre, anche se inizialmente il centro era stato realizzato per 150 persone, ma non hanno letti e materassi. La palestra è recentemente crollata, fortunatamente di notte, per cui gli attrezzi sono stati spostati in un’aula.

38 Gli alloggi per i ragazzi consistono in grandi stanzoni in cui dormono dai 20 ai 30 ragazzi con letti a castello. Le ragazze vivono in simili condizioni ma separate. I ragazzi e le ragazze sono suddivisi secondo la wilaya di provenienza. Non ci sono armadi. Ogni 120 ragazze dai 12 ai 15 anni c’è un’educatrice. La giornata scolastica dei bambini della scuola primaria comincia solitamente alle 9.00 di mattina, e termina alle con un intermezzo per una piccola sosta pranzo per un totale di 360 ore di scuola all’anno di cui 50 ore di spagnolo. I docenti fanno controlli parziali (compiti in classe) e valutazioni trimestrali (pagelle) sulla base dei controlli parziali. Ogni classe ospita studenti, il numero alto è dovuto alla mancanza di banchi e sedie nonostante la disponibilità dei locali. L’obiettivo principale della didattica è quello di insegnare a scrivere, a leggere e fornire le conoscenze di base. Le materie sono: storia, geografia, grammatica araba, religione (islam), spagnolo, disegno, educazione fisica, scienze naturali, applicazione tecnica, canzoni e danze tradizionali ed attività artigianali quali, ad esempio, la fabbricazione dei tappeti. E’ inoltre estremamente importante insegnare la pericolosità delle mine, diffuse in numero elevato e non quantificabile. Si cerca quindi di far conoscere i cartelli che indichino la presenza di mine mostrandone tutti i diversi tipi che esistono sul territorio, la cui maggioranza è di provenienza americana. Tramite un intelligente gioco di dadi è mostrato ai ragazzi come comportarsi in caso di pericolo, vengono fatte anche delle prove, in modo che i piccoli imparino a ripercorrere le loro stesse impronte in caso di campi minati. I supporti didattici sono molto scarsi ed i libri di testo del Ministero dell’Educazione Algerino non vengono riforniti da anni, quindi sono sciupati e incompleti. La formazione degli insegnanti manca totalmente ed ha gravi ripercussioni sul livello di apprendimento degli studenti, già scarso.

39 Interessanti programmi sono stati realizzati dall’Università di Murcia (Spagna) con cui il Ministero dell’Educazione del Governo Sahrawi ha un accordo di collaborazione per il sostegno annuale per tutte le scuole con: 1) camper ambulante per le attività di tempo libero, con piccola biblioteca e giochi ; 2) insegnamento della lingua spagnola: riqualificazione degli insegnanti con stage a Murcia, la produzione di testi e metodo di insegnamento. Non hanno personale permanente se non per visite brevi. I ragazzi nel tempo libero s’incontrano dentro una tenda per parlare, giocare, imparare la cerimonia del thè e suonare; amano molto il calcio e spesso giocano con piccole pietruzze od oggetti di guerra in disuso. Di solito usano l’Hennet, una pianta che serve a truccarsi, tingersi capelli e mani e a volte viene usata anche come medicina. Durante l’estate, i ragazzi Saharawi, vengono ospitati nei paesi europei, opportunità che offre loro modo di rifocillarsi dalla terribile estate dell’Hammada e di conoscere nuove culture.

40 IL RITO DEL THE Il rito del thè, presso i Saharawi, (detto in Arabo “Shai”), è una vera e propria arte, risalente a circa 200 anni fa. L’uso del bere tre thè; amaro come la vita, dolce come l’amore e soave come la morte, prende il nome da tre g, in hassaniya le iniziali di tre parole che significano riunione, brace, calma: il consiglio dei quaranta, infatti, per prendere decisioni importanti sulle tribù, si riuniva in una tenda intorno alla brace, usata per scaldare l’acqua del thè, con la calma e la ponderazione necessarie a prendere decisioni importanti. Oggi il rito del thè scandisce i giorni saharawi: in ogni tenda, anche nelle più povere e disadorne infatti, l’attrezzatura e gli ingredienti per fare un buon thè non mancano mai: un tipico tavolino arabo molto basso (“mida”); un grande vassoio d’ottone o di rame, un fornellino alimentato dalla brace o dal gas, una piccola teiera, tanti piccoli bicchierini decorati con motivi arabeschici, thè verde cinese e zucchero.

41 Per questo popolo il rito del thè, oltre ad essere simbolo d’amore, è anche l’unità di misura per definire il grado d’ospitalità. All’interno della tenda, la donna saharawi pone nella teiera, sempre ben riscaldata, l’acqua bollente, vi aggiunge una dose di thè e un misurino di zucchero. Quando l’infuso, mantenuto sempre caldo sul gas, raggiunge la temperatura di ebollizione, viene versato in un piccolo bicchiere, mentre il rimanente viene lasciato in infusione. Il rito inizia qui: il contenuto del primo bicchierino viene versato dall’alto, con gesti abili ed eleganti, da un bicchiere all’altro per decine di volte, in modo da creare in ognuno un piccolo strato di schiuma bianca. Soltanto a questo punto, l’infuso della teiera viene versato nei piccoli bicchieri di vetro e servito su un raffinato vassoio circolare. Il rito si ripete per tre volte e può dunque durare anche diverse ore. Bere il thè è anche un modo per comunicare; per esempio quando il bicchierino viene girato nel palmo della mano della persona a cui viene offerto significa che questa persona è attraente e in tal modo, la donna che ha preparato il thè, può mandare il suo messaggio d’attenzione in codice. Il thè ha inoltre una funzione reidratante e “alimentare”, l’alto contenuto di zucchero, infatti, diminuisce l’appetito e consente di reggere ad una diete molto “spartana”.

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