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LA CAMORRA I RAGAZZI RIFLETTONO: STORIA IL FENOMENO OGGI

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Presentazione sul tema: "LA CAMORRA I RAGAZZI RIFLETTONO: STORIA IL FENOMENO OGGI"— Transcript della presentazione:

1 LA CAMORRA I RAGAZZI RIFLETTONO: STORIA IL FENOMENO OGGI
L’ETIMOLOGIA DELLA PAROLA I RAGAZZI RIFLETTONO: LA CAMORRA a cura dei ragazzi della III media dell’Istituto Sant’Orsola di Catania anno scolastico 2006/2007 L’ APPELLO DI UN INTELLETTUALE LE NOSTRE CONCLUSIONI IL LIBRO - VERITA’ “GOMORRA”

2 La camorra A Napoli, dopo una tregua durata un paio di mesi, è ricominciata la guerra fra clan camorristici. La camorra è un’organizzazione criminale presente nel territorio campano tendente a realizzare illeciti attraverso l’uso della violenza e dell’intimidazione.

3 L’etimologia della parola
Varie sono le ipotesi sull’etimologia del termine ‘camorra’ ma le più probabili sono 3 : La parola deriva da una giacca corta indossata da banditi spagnoli detta “gamurri”. La parola sarebbe connessa a “morra”, che significa “raggruppamento di malfattori”, inteso come “frotta”, ma può significare anche “rissa”. La parola significa ‘tassa sul gioco’ che bisognava pagare a chi proteggeva i locali per il gioco d’azzardo dal rischio di liti e di risse. Con questo significato compare in un documento ufficiale del Regno di Napoli nel 1735.

4 Storia della camorra dalle origini al 1945 (1/2)
La Camorra nasce a Napoli nel XVI secolo durante la dominazione spagnola. A differenza delle altre organizzazioni criminali, diffuse soprattutto in campagna, la camorra nasce e si sviluppa in città, nei quartieri più popolosi. Nel 1820 la “Bella Società Riformata” (cioè confederata) si costituì ufficialmente, riunendosi nella chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana. I governi borbonici non fecero mai nulla di concreto per fermare l’ondata criminosa della camorra. Nel 1825, salito al trono Francesco I, il Regno delle Due Sicilie impegnava completamente il sovrano nella difesa dalle sette politiche di ispirazione liberale che incrementavano continuamente nel numero. Addirittura molte operazioni di polizia avvenivano in concomitanza all’agire dei camorristi che prestavano un notevole aiuto nel mantenimento dell’ordine. Anche con Ferdinando II le cose non migliorarono.

5 Storia della camorra dalle origini al 1945 (2/2)
Per accedere all’organizzazione era previsto un vero e proprio rito di iniziazione definito “zumpata” o dichiaramento che consisteva in una sorta di duello rusticano. Questo si spiega soprattutto con il fatto che i camorristi ebbero sempre l’ambizione di imitare i nobili. Impiegando il coltello piuttosto che la spada cercavano di dimostrare il loro “valore” in questa sorta di scontri. In origine il sodalizio si occupa principalmente della riscossione del pizzo dai numerosi biscazzieri che affollano le strade di Napoli. Ben presto, però, il fenomeno dilaga e le estorsioni iniziano a danneggiare la quasi totalità dei commercianti. Nonostante le violenze ed i crimini perpetrati, i camorristi godono della benevolenza del popolo al quale, in una situazione di totale disinteresse delle istituzioni per i problemi sociali, garantiscono un minimo di “giustizia”.

6 Storia della camorra dal 1945 ad oggi (1/2)
È nel secondo dopoguerra che la camorra inizia ad assumere le caratteristiche riscontrabili attualmente. Il soggiorno obbligato a Napoli, imposto dal governo degli U.S.A. al boss di Cosa Nostra americana Lucky Luciano, contribuì al superamento della dimensione locale del fenomeno ed all’inserimento dei camorristi campani nei grandi traffici illeciti internazionali. Tuttavia, in questa fase, la camorra non ha la struttura verticistica che la caratterizzava nei secoli precedenti, ma si presenta come una pluralità di famiglie più o meno legate tra loro.

7 Storia della camorra dal 1945 ad oggi (2/2)
Negli anni ‘70, dal carcere di Poggioreale nel quale è rinchiuso per omicidio, Raffaele Cutolo (detto O’ professore) inizia a realizzare il suo progetto: riorganizzare la camorra come organizzazione gerarchica. Nasce così la NCO (Nuova Camorra Organizzata). Lo strapotere raggiunto dalla NCO inizia a preoccupare le vecchie famiglie che si riuniscono sotto il nome di Nuova Famiglia, per portare guerra alla camorra cutoliana. La guerra tra le due organizzazioni criminali è spietata e si conclude nei primi anni ottanta con la sconfitta della NCO. Le vittime sono molte centinaia, tra esse anche molti innocenti. Ben presto anche la Nuova Famiglia smette di esistere, per il venir meno della ragione che aveva spinto le famiglie all’alleanza. Nel 1992 ci prova il boss Alfieri a dare alla malavita organizzata campana una struttura verticistica creando la Nuova Mafia Campana (NMC), anch’essa scomparsa dopo poco tempo.

8 Il fenomeno oggi (1/2) Abbiamo raccolto solo alcune notizie:
Nel mese di novembre tutti i giornali hanno riportato la notizia di fatti violenti causati dalla camorra e dallo scontro tra bande di ragazzi. Abbiamo raccolto solo alcune notizie: NAPOLI - Non si ferma la violenza a Napoli. Un nuovo agguato è stato registrato mercoledì mattina nel comune di Qualiano, causando un morto. I sicari hanno sparato da un’autoambulanza che è stata abbandonata poco dopo l'agguato. La vittima è Pasquale Russo, 41enne, vicino al clan Pianese. Ad agire sono stati due killer, che hanno esploso contro il loro bersaglio numerosi colpi di arma da fuoco. L'ambulanza utilizzata era stata rubata il primo novembre scorso nel quartiere di Fuorigrotta, a Napoli, ad una società privata che si occupa di assistenza sanitaria. Il fatto che il furto sia avvenuto la settimana scorsa fa ritenere che l'omicidio fosse stato pianificato da tempo. Il boss Nicola Pianese, capo della cosca nella quale era inserito Russo, fu ucciso in un agguato il 14 settembre scorso, mentre si trovava a bordo di una Mercedes condotta da un altro uomo rimasto ferito. I carabinieri stanno valutando se l'omicidio rientri in una guerra tra cosche rivali o sia l'effetto di una frattura all'interno del clan Pianese.

9 Il fenomeno oggi (2/2) L'omicidio di Pasquale Russo segna una ripresa dell'attività criminale dei clan dopo otto giorni di tregua, caratterizzati tra l'altro dalla visita di Prodi a Napoli, il 2 novembre scorso, e dalla sottoscrizione, l'indomani, del Piano per la sicurezza in prefettura con il ministro Amato. Qualche giorno dopo, Vincenzo Sansone, 51 anni, con precedenti per favoreggiamento e detenzione di armi, è stato ucciso con colpi di arma da fuoco. Sansone si trovava a bordo di un'auto quando gli sono stati esplosi contro numerosi colpi di pistola che lo hanno raggiunto al petto.

10 L’appello di un intellettuale (1/2)
In questo clima di violenza i cittadini si spaventavano anche ad uscire di casa. Sui giornali alcuni personaggi di spicco come Francesco Rosi hanno detto la loro: «Farei subito una cosa contro la camorra: terrei aperte le scuole fino a sera, dando ai ragazzi la possibilità di studiare e imparare come si sta insieme». La sua idea è diventata realtà in poco tempo e lui è diventato il testimonial di una manifestazione che, a partire dal 16 novembre, ha visto 50 istituti didattici della Campania spalancare le porte anche durante le ore pomeridiane. Il progetto, realizzato dalla Regione, prevede uno stanziamento di circa 3 milioni di euro e riguarda le scuole di ogni ordine e grado: 25 a Napoli e nell'hinterland vesuviano, 10 nel Casertano e 5 ciascuna nelle province di Avellino, Benevento e Salerno. Si è comunque dovuto operare una drastica selezione perché gli istituti che hanno risposto all'appello erano moltissimi. Il ministro Fioroni, però, ha assicurato che, dopo il varo della legge finanziaria, il governo investirà a sua volta altri 3 milioni di euro per raddoppiare il numero delle scuole coinvolte.

11 L’appello di un intellettuale (2/2)
Siamo convinti che per vincere la guerra all'illegalità bisogna scommettere sui giovani. E tale iniziativa è l'ennesima dimostrazione che questa città, nonostante tutto, possiede le energie necessarie per risollevarsi dal drammatico momento che attraversa. La cosa più importante, anche a nostro parere, è che i ragazzi siano impegnati in attività serie. Su questo punto, l'assessore Gabriele ha offerto garanzie. Ha infatti dichiarato ai giornali che all’iniziativa parteciperanno le scuole delle zone più a rischio di Napoli, da Scampia a Ponticelli, da Barra ai Quartieri Spagnoli, e in molti casi i genitori saranno chiamati a recitare un ruolo di primo piano.

12 Gomorra (1/2) Ha fatto molto scalpore, in questi mesi, l’uscita del libro il libro ”Gomorra” che ha denunciato l’enorme potere della camorra. Abbiamo così appreso che l’autore, Roberto Saviani, con questo libro ha infatti provocato i clan camorristici che l’hanno minacciato di morte e, a causa di ciò, il ministro Amato gli ha fatto avere una scorta. La trama “Gomorra” è un libro che racconta il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d'affari. Una scrittura in prima persona fatta dal luogo degli agguati, nei negozi e nelle fabbriche dei clan, raccogliendo testimonianze e leggende. La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall'ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese. Una narrazione-reportage che svela i misteri del “sistema" (così gli affiliati parlano della camorra, termine che nessuno più usa), di un'organizzazione poco conosciuta, creduta sconfitta e che nel silenzio è diventata potentissima superando Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d'affari.

13 Gomorra (2/2) Vita dell’autore
Roberto Saviano è nato a Napoli nel È uno scrittore impegnato a raccontare la camorra e la realtà della Campania. Vissuto tra Napoli e Caserta, si è laureato in Filosofia all'Università degli Studi di Napoli "Federico II" ed è stato allievo dello storico meridionale Francesco Barbagallo. Fa parte del gruppo di ricercatori dell'Osservatorio sulla Camorra e l'Illegalità e collabora con L'Espresso. In seguito al successo del libro, Saviano ha ricevuto minacce da parte di affiliati alla camorra. Il ministro dell'interno Giuliano Amato gli ha conferito una scorta e lo ha cautelativamente portato lontano da Napoli.

14 Le nostre conclusioni Discutendo tra noi siamo giunti alla conclusione che il problema della dura realtà napoletana sia anche connesso all’assenza di senso civico, di valori condivisi, per cui chi qui spara per un telefonino, come è accaduto, ha poco da perdere perché vivere in un carcere o a casa è la stessa cosa. Fondamentale è allora un’inversione di tendenza da parte del cittadino che solo rifiutando la cultura della sopraffazione e l’illegalità, che va combattuta non solo a parole, può giocare un ruolo importante nella lotta contro questo malessere sociale.


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