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Il rapporto con la madre ricorda che chiunque venga al mondo fa esperienza di altri che gli danno da man­giare e che ogni cucciolo d’uomo deve imparare.

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Presentazione sul tema: "Il rapporto con la madre ricorda che chiunque venga al mondo fa esperienza di altri che gli danno da man­giare e che ogni cucciolo d’uomo deve imparare."— Transcript della presentazione:

1 Il rapporto con la madre ricorda che chiunque venga al mondo fa esperienza di altri che gli danno da man­giare e che ogni cucciolo d’uomo deve imparare gradualmente a nutrirsi da sé, a mangiare da solo. Ma ricorda anche la dimensione affettiva del mangiare.

2 Léo Mou­lin ha scritto che noi amiamo mangiare ciò che nostra madre ci ha insegnato a mangiare, che a noi piace ciò che piace a lei: «Non solo mangiamo ciò che nostra madre ci ha inse­gnato a mangiare, ma tale cibo ci piace e continuerà a piacerci per tutta la vita, proprio perché mangiamo con i nostri ricordi ... Anzi, noi mangiamo i nostri ri­cordi, perché ci danno sicurezza, così conditi di quel­l’affetto e di quella ritualità che hanno caratterizzato i nostri primi anni di vita»3. 3. LÈO MOULIN, L’Europa a tavola, Mondadori, Milano 1993, pp

3 Mangiare è un’arte: sa mangiare chi è all’altezza del­la propria umanità. «Gli animali si pascono, l’uomo mangia; solo l’uomo intelligente sa mangiare»4. 4. ANTHELME BRILLAT-SAVARIN, Fisiologia del gusto, Sellerio editore, Palermo 1998, p. 23.

4 Ma mangiare richiede tempo e capacità di relazione e comunione
Ma mangiare richiede tempo e capacità di relazione e comunione. La cultura del fastfood esige che si mangi in fretta e da soli, in anonime mense, in piedi in uno snack bar, e utilizzando pasti preconfezionati e cibi surgelati.

5 Il cibo poi spesso non è ricevuto, ma preso, scisso da una relazione con chi lo prepara e lo prepara per me.

6 Impersonalità, individualismo, fretta, e anche perdita del gusto, stanno uccidendo l’arte del mangiare e del fare e dare da mangiare.

7 Sintomi di questa scissione del man­giare dal suo fondamento umano e relazionale sono le disarmonie e le patologie in rapida crescita nei paesi occidentali, in cui comunque vi è abbondanza di cibo e di denaro per acquistarlo: obesità, anoressia, bulimia, disturbi alimentari di vario tipo.

8 Nella carenza come nella sovrabbondanza di cibo, si gioca l’umanità delle persone e la loro dignità.

9 Tutto quanto detto finora ha un senso là dove si può mangiare e non si hanno problemi di approvvigiona­mento di cibo. In un certo senso è un discorso “lussuo­so”, che buona parte degli abitanti del pianeta non pos­sono permettersi per le condizioni miserevoli in cui vivono.

10 Nei paesi poveri il problema è avere qualcosa da mangiare
Nei paesi poveri il problema è avere qualcosa da mangiare. Qui si ripropone a livello mondiale lo squilibrio tra il ricco che banchettava lautamente ogni gior­no e il povero Lazzaro che languiva davanti alla sua por­ta (cfr. Lc 16, 19-31).

11 In ascolto della Parola
Anche la Bibbia presenta la tragedia della fame. Es­sa rientra nella sfera della maledizione (Cfr. Dt 28,48; 32,24), conduce l’uomo a disumanizzarsi fino all’antropofagia (Cfr. Lv 26,29; Dt 28,53; 2Re 6, 28-29; Ger 19,9; Bar 2, 3).

12 La tragedia di Gerusalemme nel 587 a. C
La tragedia di Gerusalemme nel 587 a. C. è descritta nella maniera più dolorosa dalle parole che parlano di madri che, disperate per la fame, mangiano i propri figli: «Le donne divorano i loro frutti, i bim­bi che si portano in braccio» (Lam 2,20); «Mani di don­na, già inclini a pietà, hanno cotto i loro bambini, che sono divenuti loro cibo» (Lam 4,10).

13 Carestie e siccità, guerre e assedi, invasioni di cavallette e malattie epide­miche (si pensi alla triade “la spada, la fame, la peste”: Ger 14,12; 27,8; 32,24; Ap 6,8) sono le situazioni che producono esaurimento delle scorte di cibo, impossibilità di procurarsene e conducono a morire di fame (Cfr. 1Mac 13,49; Is 5,13; Ger 11,22- Bar 2,25).

14 È talmen­te penosa la morte per inedia che le Lamentazioni pro­clamano «più fortunati gli uccisi di spada che i morti per fame, caduti estenuati per mancanza dei prodotti del campo» (Lam 4,9).

15 Tali sono le sofferenze di chi pa­tisce la fame (Cfr
Tali sono le sofferenze di chi pa­tisce la fame (Cfr. Lam 5,10; 2 Sam 17,29) che la sapien­za biblica giustifica chi arriva a rubare spinto dalla fa­me: «Non si disapprova un ladro, se ruba per soddisfare l’appetito quando ha fame» (Pr 6,30).

16 Il dare da mangiare a chi ha fame diviene così un comando fon­damentale:
«Da’ il tuo pane a chi ha fame» (Tb 4,16), da attuarsi anche nei confronti del nemico (Cfr. Pr 25,21). Il Nuovo Testamento mostra che Gesù stesso ha provato i morsi della fame (Cfr. Mt 4,2; MC 11,12; Lc 4,2), che è stato servito a tavola e ha mangiato il cibo che altri hanno preparato per lui (Cfr. Lc 10,38-42), che ha sfamato folle affamate (Cfr. Mt 14, 13-21; 15,32-38), che ha fatto della tavola un luogo di incontro e di comu­nione umana in cui ha narrato la vicinanza di Dio all’uo­mo (Cfr. Mc 2, 15-17), che del vino versato e del pane spezzato e distribuito ai commensali nell’ultima cena ha fatto il segno della sua vita donata per gli uomini tutti (Cfr. Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,15-20; 1Cor 11,23-26).

17 Dare da mangiare oggi Il dare da mangiare agli affamati deve oggi misurar­si con le cifre fornite dalla FAO, l’agenzia dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura, che parlano di più di un miliardo di persone (un sesto della popolazione mon­diale) che soffrono la fame5. 5. Le cifre fornite nel giugno 2009 da Jacques Diouf, direttore generale della FAO, parlano di seicentoquarantadue milioni di persone che soffrono di denutri­zione cronica in Asia e nel Pacifico; di duecentosessantacinque milioni nell’Afri­ca subsahariana; di cinquantatré milioni in America Latina e nei Caraibi; di quarantadue milioni in nord Africa e in Medio oriente. Infine, quindici milioni di persone si trovano nei paesi sviluppati.

18 Alimentazione insufficien­te, malnutrizione, carenze di vitamine e di minerali essenziali, sottoalimentazione conducono a dimagrimento, apatia, depressione, debolezza muscolare, esposizione alle malattie, invecchiamento precoce, fino alla morte per inedia.

19 La situazione è drammatica soprattutto per i bambini: lo narrano le immagini di bimbi di paesi po­veri del terzo mondo con ventre gonfio, magrezza spa­ventosa, pelle avvizzita, apatia.

20 Chi al Cairo o in altre megalopoli ha visto bambini e donne cercare tra le montagne dei rifiuti accumulati nelle discariche scarti e avan­zi per avere qualcosa da mangiare, ha una plastica rap­presentazione delle disuguaglianze sociali che attraver­sano nord e sud del mondo, ma anche le medesime città e nazioni.

21 L’articolo 25 della Dichiarazione universale dei dirit­ti dell’uomo recita:
«Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficien­te a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazio­ne, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari».

22 Esso attende ancora, in particolare per quanto riguar­da l’alimentazione, un’attuazione. Ma chiunque oggi sa che la fame non è un problema irrisolvibile o un fa­to a cui rassegnarsi supinamente, perché le cause sono politiche ed economiche e la principale è l’ineguale di­stribuzione delle ricchezze.

23 Anche politiche agricole tendenti a risolvere il problema della nutrizione nel ter­zo mondo (si pensi alla famosa “Rivoluzione verde” che negli anni settanta percorse la via della selezione e moltiplicazione di un unico genoma vegetale, il più produt­tivo, su superfici molto estese) hanno rivelato alla lun­ga effetti negativi o perfino disastrosi e a volte si sono rivelate viziate in partenza da interessi particolari.

24 Se si può indicare nel concetto di sovranità alimen­tare (il diritto di ogni popolo a definire le proprie poli­tiche agricole e alimentari, a regolare produzione e com­mercio agricolo interno in modo da raggiungere i propri obiettivi di sviluppo sostenibile) l’obiettivo cui dovreb­be tendere una politica adeguata, in ogni caso è neces­saria una declinazione a livello politico internazionale di realtà quali solidarietà, partecipazione e condivisio­ne.

25 Pervenire alla sicurezza alimentare (possibilità per tutti di accedere fisicamente ed economicamente a ci­bo sufficiente e sicuro) è essenziale per la sicurezza e la pace del mondo intero. Da sempre grandi rivolte so­no avvenute in nome del pane.

26 E ai nostri giorni assi­stiamo a scontri e proteste di piazza in varie parti del mondo a causa del notevole rincaro del prezzo di vari alimenti fondamentali (ad esempio il riso).

27 Un lungo passaggio dell’enciclica Caritas in veritate n
Un lungo passaggio dell’enciclica Caritas in veritate n.27 di Benedetto XVI, (29giugno 2009) tratta del tema della fame nel mondo e fa dell’opera di misericordia “dare da mangiare agli affamati” una responsabilità ecclesiale direttamente derivata dall’esempio e dalla prassi di Ge­sù di Nazaret. Vi suggerisco di leggerlo personalmente…


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