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Sightseeing in Mazara del Vallo Classe 2° E A.S. 2011-12.

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Presentazione sul tema: "Sightseeing in Mazara del Vallo Classe 2° E A.S. 2011-12."— Transcript della presentazione:

1 Sightseeing in Mazara del Vallo Classe 2° E A.S

2 Da un quadrilatero ad un semicerchio
Lo sviluppo urbanistico di Mazara

3 MAZARA NELL’ ANTICHITÀ SORGEVA TUTTA SULLA SPONDA SINISTRA DEL FIUME MAZARO.
NEL 1072 IL CONTE RUGGERO CIRCONDÒ MAZARA DI MURA. LA CITTÀ ASSUNSE LA FORMA DI UN QUADRILATERO. LE MURA ERANO SPESSE CIRCA DUE METRI E SORGEVANO ADIACENTI ALLE SEGUENTI VIE: CORSO VITTORIO VENETO, CORSO UMBERTO I, LUNGOMARE G. MAZZINI, MOLO COMANDANTE CAITO, VIA G. GIACOMO ADRIA.

4 IL TRACCIATO MURARIO DI MAZARA DEL VALLO

5 disegno realizzato dall’arch. Mario Giubilato
LE MURA ERANO COSTRUITE CON PICCOLE PIETRE DI TUFO FRIABILE LEGATE CON MALTA DI CALCE E FANGO. VENNERO DEMOLITE NEL 1880 PER IL NOTEVOLE SVILUPPO DEMOGRAFICO. disegno realizzato dall’arch. Mario Giubilato

6 LUNGO LE MURA VI SI APRIVANO QUATTRO PORTE: SALARIA, CARTAGINE, MOKARTA E PALERMO, LA QUALE RIMANEVA SEMPRE APERTA. I QUARTIERI ERANO: S. FRANCESCO, GIUDECCA, XITTA E S.GIOVANNI.

7 DOPO AVER CONQUISTATO MAZARA, I NORMANNI EDIFICARONO NEL NOSTRO TERRITORIO NUOVE CHIESE E MONASTERI PER CONTRASTARE LA PRESENZA MUSULMANA. S. Michele S. Nicolò Regale Cattedrale S. Maria delle Giummare S. Francesco S. Veneranda

8 A PARTIRE DALLA METÀ DEL QUINDICESIMO SECOLO FURONO COSTRUITI FUORI LE MURA DIVERSI CONVENTI: NEL 1455 IL CONVENTO DI SANTA MARIA DI GESÙ; NEL 1584 IL CONVENTO DEI CAPPUCCINI E INFINE NEL 1515 IL CONVENTO DEI PADRI DOMENICANI. LA LORO COSTRUZIONE FAVORIRÀ SUCCESSIVAMENTE L’ESPANSIONE DELLE COSTRUZIONI PRIVATE FUORI LE MURA LUNGO GLI ASSI CHE CONDUCEVANO A QUESTI CONVENTI. Convento di santa Maria di Gesù

9 Chiesa e Convento dei cappuccini

10 TRA IL DICIASSETTESIMO E IL DICIOTTESIMO SECOLO VENNE COMPLETATA LA SISTEMAZIONE DEL PIANO MAGGIORE, CHE DIVENTERÀ IL LUOGO PIÙ RAPPRESENTATIVO DELLA CITTÀ, SU CUI SI AFFACCIAVANO GLI EDIFICI PIÙ SIGNIFICATIVI DEL POTERE POLITICO E RELIGIOSO: IL PALAZZO DEL SENATO, IL PALAZZO VESCOVILE, LA CATTEDRALE.

11 LE PRIME COSTRUZIONI CIVILI OLTRE LA CINTA MURARIA SI EBBERO NEL 1848 E RIGUARDARONO LE COSTRUZIONI DELLE NUOVE OFFICINE DEI FABBRI FUORI PORTA PALERMO A SPESE DEI PRIVATI. NEL CORSO DEL TEMPO LA CITTÀ SI È ESPANSA A NORD, AD EST E SOPRATTUTTO A OVEST ASSUMENDO LA FORMA DI UN SEMICERCHIO.

12 ARCO NORMANNO

13 L'Arco normanno di Mazara del Vallo era la porta di accesso a forma di arco ogivale del castello, fatto costruire da Ruggero I d’Altavilla dopo la liberazione nel 1072 della città dalla dominazione araba, e demolito nel 1880 per la costruzione di un giardino pubblico, l'attuale villa Jolanda. L'Arco normanno domina l'antistante piazza Mokarta (così chiamata in onore del guerriero musulmano Mokarta, nipote del re di Tunisi che nel 1075 tentò la riconquista della città) ed è considerato il simbolo più significativo di Mazara. Nel castello soggiornarono oltre al Gran Conte Ruggero, anche Federico III di Aragona e la regina Eleonora d’Angiò nel 1318, nonché Pietro II di Sicilia, il re Martino I di Sicilia e per ultimo il re Alfonso II di Napoli nel 1495. Nel XVI secolo le sale e i sotterranei del castello vennero adibite a carcere.

14 Esaurita la sua funzione di carcere, non fu più riparato e nulla si fece per evitare i crolli; nel 1898 fu addirittura demolita parte di esso e se ne utilizzò il materiale per la costruzione della nuova banchina a mare. Queste demolizioni proseguirono fino ai primi anni del Novecento e sempre nell’ambito di costruzione della banchina e della passeggiata a mare. PRIMA ADESSO

15 Mazara:la città dalle cento chiese

16 Cattedrale Pontificia Basilica Minore SS. Salvatore
Nome della chiesa Cattedrale Pontificia Basilica Minore SS. Salvatore Ubicazione: Piazza della Repubblica, angolo via Conte Ruggero Datazione: Epoca normanna (1093)/XVII Breve storia: Edificata nel 1093 dal Conte Ruggero d'Altavilla, per voto fatto durante la decisiva battaglia del 1072 contro i Saraceni, venne nel 1690 completamente trasformata.

17 Elementi artistici: La cattedrale di Mazara rappresenta un esempio tra i più interessanti dell'archi-tettura normanna. Della costruzione normanna, però, sopravvi-vono soltanto le mura del transetto e l'abside. Verso la fine del secolo XVII la chiesa, infatti, viene quasi radicalmente trasformata, da ripetuti restauri, in una stupenda cattedrale barocca a pianta basilicale, a croce latina. La facciata principale è affiancata da un imponente campanile del XVII secolo. Sopra la porta principale c’è un altorilievo in marmo raffigurante il conte Ruggero a cavallo trionfante sul musulmano Mokarta. L’interno della chiesa, formata dall’absi-de e dal transetto e divisa in tre navate da alte colonne doriche, è ricco di preziose opere d'arte, tra cui la "Croce" lignea dipinta e il grandioso gruppo marmoreo della «Trasfigurazione».

18 Il gruppo scultoreo della Trasfigurazione raffigura Gesù sul monte Tabor, accompagnato dai profeti Mosè ed Elia, e dai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, opera di Antonello e Antonio Gagini del 1535.

19 Le volte e le pareti sono piene di dipinti e di sculture.
Ai lati delle porte principali e secondarie ci sono dei sarcofagi. La Cattedrale è collegata al palazzo vescovile tramite un ponte coperto detto ‘’Tocchetto’’.

20 Facciata della cattedrale da Piazza della Repubblica

21 Facciata della chiesa di
Nome della Chiesa Santa Veneranda Ubicazione: Piazza santa Veneranda Datazione: XVII-XVIII secolo Breve storia: La chiesa, in sostituzione delle chiese costruite in epoca normanna e nel ‘500, è stata realizzata alla fine del XVII secolo e completata nel 1788 con l’aggiunta di due campanili . Fu consacrata il 21 novembre 1716 dal Vescovo Castelli. Elementi artistici: Ha una pianta a croce greca e una cupola emisferica esternamente rivestita da un tiburio ottagonale . Il prospetto della facciata, di stile barocco, è caratterizzato da una balconata a petto d’oca in ferro battuto . L’interno è molto semplice e vi si poteva tempo fa ammirare una statua attribuita a Vincenzo Gagini. Facciata della chiesa di Santa Veneranda

22 San Vito Nome della chiesa Ubicazione:
Si tratta di un tempietto di fronte al mare, sulla spiaggia di levante dove, secondo la tradizione, San Vito si imbarcò con Modesto e Crescenza. Datazione: Datazione della chiesetta incerta, portale del 1776 Breve storia: È stata costruita sopra un’altra chiesa normanna in onore di San Vito e nel corso degli anni ha subito profonde modifiche. Elementi artistici: La struttura architettonica è caratte-rizzata da una disadorna semplicità: una sola navata con copertura a botte. Nel prospetto in alto spicca una croce mentre il portone è sormontato da un arco a tutto sesto.

23 San Michele Nome della chiesa Ubicazione:
Annessa al monastero delle Benedettine, in piazza San Michele Datazione: XII/XVII secolo Breve storia: La chiesa fu costruita nel XII secolo da Giorgio di Antiochia, ammiraglio del Gran Conte Ruggero, e riedificata nel XVII secolo. Elementi artistici: Il suo interno è uno sfolgorio di ori, di marmi e di decorazioni: le venti statue di stucco di Bartolomeo Sanseverino; gli affreschi di Tommaso Sciacca, lo stupendo pavimento di maiolica cosparso di fiori splendenti. La facciata, in stile rinascimentale, contrasta con l’interno. Costruito a partire dal 1771 e affiancato al prospetto del monastero, si erge il superbo campanile dal profilo tipicamente orientale, culminante con guglia arrotondata.

24 San Nicolò Regale (Santa Niculicchia) Nome della chiesa Ubicazione:
Molo Càito Datazione: Metà del XII secolo Breve storia: Fu costruita sotto i Normanni, poi più volte rimaneggiata. Sotto la chiesa ci sono i resti di terme romane di cui rimane solo un mosaico che rappresenta un cervo. Elementi artistici: La chiesa ha una pianta a croce greca, con tre absidi che presentano le finestre arcate davanti e dietro la chiesa. L’ interno è molto semplice.

25 Vista dal lato posteriore
San Nicolò Regale vista dal fiume Mazaro Facciata principale

26 San Francesco Nome della chiesa Ubicazione Piazza San Francesco
Datazione Epoca normanna/XVII-XVIII Breve storia La chiesa di san Francesco ha origini medievali ma, come accadde un po’ per tutte le chiese mazaresi, sul finire del ‘600 fu trasformata e ricostruita con opere di decoro che furono realizzate per tutto il XVIII secolo . Domina incontrastata sul quartiere di san Francesco ed è sormontata da un caratte-ristico campanile. Nel 1972 fu chiusa per restauri, oggi ultimati. La stessa cosa non può dirsi per l’ex convento dei padri francescani, adibito in seguito ad istituto carcerario, ma da parecchi anni chiuso ed oggi praticamente abbandonato. Elementi artistici È barocca con un’unica navata e copertura a botte. Sopra il portale, in un’edicola è collocata una statua della Madonna Immacolata. L’interno della chiesa ha una ricca decorazione di stucchi e affreschi.

27 Dettagli dell’interno
Vista della facciata principale

28 Nome della chiesa: Santa Madonna del Paradiso Ubicazione : piazza Madonna del Paradiso Datazione : 1515/XIX secolo Breve storia: La chiesa della Madonna del Paradiso sorse nel Quasi tre secoli dopo la sua nascita, il progetto della chiesa è stato ripreso ed ingrandito. Elementi artistici: La chiesa ha un sola navata con copertura a botte, una cappella maggiore e quattro laterali. La facciata è molto semplice. Il portale della facciata è architravato con una tonda finestra soprastante. Accanto alla chiesa si erge un campanile in stile barocco a pianta quadrata, con un alto zoccolo da cui emerge, nel primo ripiano, uno stemma. Svetta su tutto la cella campanaria coi suoi agili archi a tutto sesto. Il tempio accoglie un dipinto raffigurante la Madonna di Sebastiano Conca, al quale una lunga tradizione attribuisce interventi miracolosi.

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30 Interno della Chiesa Madonna del Paradiso

31 Santa Caterina Nome della chiesa: Ubicazione:
Si trova sull’omonima piazza Datazione: 1318/ XVIII secolo Breve storia: Le sue origini risalgono al 1318, ma l’attuale aspetto è barocco. La chiesa, infatti, fu restaurata nel XVIII secolo. Elementi artistici: Ha una pianta ad aula, a una sola navata, coperta da una volta a botte sovrastata da un tetto a due falde. Nella facciata spicca un ricco portale ad arco affiancato da colonne, con capitello composito, che poggiano su alti piedistalli. Sopra il portale vi è una grossa conchiglia che accoglie una statua. L’alto campanile, accanto la chiesa, è adorno anch’esso di volute, fregi e puttini . La chiesa è ben restaurata e ben curata dalle suore che abitano l’omonimo attiguo monastero; ha un bellissimo pavimento in maiolica a grande decoro del Settecento.

32 Facciata principale della
Chiesa di Santa Caterina Particolare della facciata

33 Sant’Ignazio Nome della chiesa : Ubicazione: Piazza plebiscito
Datazione: 1701 Breve storia: La chiesa è stata costruita, su un precedente progetto del gesuita Angelo Italia, dall’architetto Giacomo Napoli di cui si deve pure la costruzione del celeberrimo collegio dei Gesuiti a cui è annessa la chiesa. Elementi artistici: La chiesa presenta un’originale pianta ellittica con archi e colonne, cappelle lungo le pareti, pennacchi e finestre, zoccoli, punti, capitelli e dadi sovrastanti che davano una sensazione di movimento e di agilità a tutto il disegno.

34 Facciata principale e interno
della chiesa di Sant’Ignazio

35 Il Museo del Satiro Danzante

36 Il museo ha sede nella chiesa di Sant'Egidio, esempio molto interessante di architettura arabo-normanna. Fondata nel 1424 dalla confraternita dedicata allo stesso santo, la chiesa, presenta un'unica navata e una cupola semisferica poggiante su un tamburo ottagonale, che media le tradizioni di stile arabo-normanno con i moduli architettonici rinascimentali. La chiesa, una volta sconsacrata, è divenuta dapprima sede del Consiglio comunale e successivamente è stata trasformata nel Museo del Satiro danzante, che ospita l'omonima statua.

37 La statua del Satiro danzante, rinvenuta nella primavera del 1998 durante una battuta di pesca nel canale di Sicilia, è un rarissimo esempio di statuaria bronzea greca. Flesso sul fianco destro, con le braccia distese in avanti, è colto nell'attimo in cui sta compiendo un salto sulla punta del piede destro sollevando contemporaneamente la gamba sinistra. I capelli, resi a fitte ciocche sottolineate da sottili incisioni, sono agitati dal pathos della danza orgiastica, che sconvolge ogni regola di equilibrio conferendo a tutto il corpo un movimento enfatico. Straordinariamente si sono conservati gli occhi, in calcare alabastrino in origine integrato con pasta vitrea colorata. La statua è alta poco più di 2 metri e pesa 96 Kg. Secondo l'iconografia del satiro in estasi, già nota dal IV sec., la statua doveva tenere con la mano destra il tirso, attributo di Dioniso, mentre il braccio sinistro reggeva una pelle di pantera e la mano sinistra una coppa di vino.

38 Il satiro danzante

39 Cosa puoi trovarci dentro …
REPERTI MOLTO ANTICHI RITROVATI IN MARE

40 Il Museo Diocesano

41 Il Museo diocesano di Mazara del Vallo è un museo che raccoglie una significativa collezione di argenti e paramenti sacri di epoca compresa tra il XIV ed il XIX secolo, oltre a sculture e dipinti, tra cui alcuni ritratti di vescovi.

42 Il museo è ospitato nel palazzo del seminario vescovile, edificio costruito nel 1710 in sostituzione del vecchio seminario, ospitato nella chiesa di Sant'Eligio il Vecchio ed istituito nel 1575 dal primo sinodo diocesano in applicazione delle disposizioni date dal Concilio di Trento. Il palazzo è stato più volte rimaneggiato ed ampliato: gli ultimi lavori furono la costruzione dell'ala prospiciente il mare (metà del XIX secolo) e l'abbellimento del lato occidentale voluto dal vescovo Gaetano Quattrocchi ai primi del XX secolo.

43 Interni del museo diocesano

44 Modi di dire e proverbi mazaresi
“bannera di cannavazzu” cioè Bandiera di canovaccio” “Lu succi ci rissi ala nuci: dammi tempu chi ti peicciu”

45 “Acqua ali papari e vinu ali mmiachi” “pigghia sti petri e pisali” Cuagghià la mennula

46 Fatti la nomina e va cuiccati
Amuri e gilusia su sempri in cumpagnia

47 Nun c'è megghiu sarsa di la fami
Dopu lu iocu veni lu focu

48 Pani e vino rinforza lu schinu
Cu mancia fa muddrichi

49 Tradizioni Mazaresi

50 “Pasquetta “ Una volta a Pasquetta le famiglie si recavano a “Miragliano”, una zona di Mazara del Vallo lungo il fiume Mazzaro, per divertirsi stando in compagnia. Il dolce tipico che si mangiava in quella occasione era il “CAMPANARO”. Le famiglie si divertivano grazie ai musicisti che suonavano lungo le sponde del fiume. Tantissime persone, inoltre, arrostivano carne o pesce. Uno dei detti mazaresi così recita: a Pasqua a li Cappuccini, Lunniri a Miragghianu , Maittiri a Santu Vitu , Meiccuri a lu timpuni di Maranzanu (dove i contadini si recavano con la zappa in spalla per lavorare )

51 Giornata di festa a Miragliano

52 Lu corredu espostu Nei tempi passati era tradizione, giorni prima di uno sposalizio, mettere esposto il “corredo” dei futuri sposi che ne avrebbero usufruito dopo il matrimonio. Il “corredo”era l’intero guardaroba (dello sposo o della sposa) e anche dei piccoli pezzi di arredamento come: tappeti, lenzuola, ecc.. Ogni capo veniva esposto in bella vista perché se ne potesse ammirare la qualità e la quantità. Ai parenti e agli amici che si recavano a vederlo, venivano offerte per tradizione la «calia e la simenza». Questo rituale spesso era occasione di nuovi incontri per i giovani in età di matrimonio. Adesso non è più una tradizione diffusa a Mazara ma alcune famiglie lo fanno ancora.

53 L’aurora L’Aurora è un rito ecclesiastico mazarese che si svolge la mattina di Pasqua e consiste nell’incontro fra la «Madonna Addolorata» e Suo Figlio risorto, Gesù. La funzione si svolge nella piazza principale. Poco prima delle nove un Cristo risorto con manto rosso e bandiera bianca, preceduto da una dozzina di confrati della compagnia delle Grazie, vestiti con sacco e cappuccio bianco, dalla chiesa S. Caterina è portato sotto il cavalcavia della Cattedrale, mentre nello stesso tempo una Madonna, vestita di bianco, ma tutta avvolta in un manto nero è preceduta da altrettanti confrati della medesima compagnia, è portata all’imboccatura di via XX Settembre, che sta di fronte.

54 A un dato segno, mentre l’impazienza e l’ansia dell’attesa si fanno più vive tra la folla e mentre i bambini vengono levati in alto per vedere meglio, il Cristo e la Madonna, a cui è stato già tolto il manto nero, sono portati di corsa nel mezzo della piazza e, fermatisi a brevissima distanza l’uno dall’altra, fanno tre inchini in mezzo agli evviva e al tripudio del popolo osannante. Subito dopo si ordina la processione: precedono i confrati, segue il Cristo, a cui tiene dietro la Madonna e infine il popolo che, dopo aver percorso le strade principali della città, riconduce le statue alle loro chiese

55 Lu fistinu di Santu Vitu
La festa per il patrono di Mazara (lu fistinu di santu Vitu) che si svolge nel periodo compreso tra la penultima e l’ultima settimana di agosto è caratterizzata da due processioni: quella storico-ideale dei quadri viventi e la processione più mattiniera d’Italia (alle 3:30 di mattina del mercoledì) con trasporto del Simulacro d’argento del Santo su un carro a forma di barca su ruote trainato dai pescatori e condotto dalla Chiesa di San Vito in urbe alla Chiesa di San Vito a mare. Alla processione segue la manifestazione "jocu di focu a ddiunu", giochi pirotecnici sullo sfondo del lungomare, prima dello spuntare del sole.

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59 Sarde a beccafico Ravioli con la ricotta Campanaro Pasta con le sarde
I PIATTI SICILIANI Sarde a beccafico Ravioli con la ricotta Campanaro Pasta con le sarde

60 Sarde A beccafico Le sarde a beccafico è una delle tante ricette tramandateci dai domestici delle cucine baronali siciliane. Infatti, questo piatto è la modifica di un piatto prelibato nel quale gli ingredienti principali erano degli uccelletti, i beccafichi. Le sarde a beccafico sono, appunto, una modificazione del piatto nobile. In realtà questi uccelletti, particolarmente apprezzati dagli aristocratici, venivano sistemati nei piatti con le piume della coda rivolte all’insù, così da poterli prendere e sbocconcellarli a piacimento. L’origine del nome sta nel fatto che le sarde a beccafico, una volta servite sul piatto, assumevano le sembianze dei beccafichi.

61 Cosa serve : 1 chilo di sarde Olio extravergine d’oliva 10 cucchiai di pangrattato 100 grammi di passoline (in mancanza si può usare l’uva sultanina) 100 grammi di pinoli 1 cucchiaio di zucchero Sale e pepe q.b. Foglie di alloro Un ciuffo di prezzemolo Succo di limone (ancora meglio succo di arancia)

62 BUON APPETITO ….

63 Ravioli con la ricotta Caratteristici della Sicilia occidentale e precisamente del trapanese, vengono denominati però nel raggio di pochi chilometri con nomi diversi tra cui "cappidruzzi" a Marsala, "cassateddri" a Castelvetrano e a Favignana. Sono un dopo pasto sostanzioso ma concilianti... la siesta.

64 Cosa serve : 1 kg di farina 00
200 g di strutto (o l'equivalente peso di olio d'oliva extravergine) 100 g di zucchero (o due cucchiai di malto d'orzo) vino bianco per impastare olio per friggere Ripieno: 1 kg di ricotta (preferibilmente di pecora) 300/400 g di zucchero cannella macinata trucioli di cioccolato fondente buccia grattugiata di un limone .

65 Buon Appetito …..

66 Campanaro Il campanaro nacque nei tempi antichi in Sicilia.
Nel giorno di Pasquetta, a Mazara del Vallo, andavano tutti a Miragliano per trascorrere un giorno all’aria aperta, al sole e al vento della bellissima primavera. Di solito preparavano “pani cunsatu” e “cosi arrustuti“ e poi non potevano rinunciare al dolce: IL CAMPANARO.

67 Cosa serve : pasta frolla: decorazione: 1 kg di farina 00
500 g di strutto 700 g di zucchero ½ litro di latte 3 bustine di vaniglia 1 cucchiaio di ammoniaca solida per dolci (oppure 2 bustine di pane degli angeli) decorazione: uova sode colorate glassa confettini colorati

68 Buon appetito …

69 PASTA CON LE SARDE La pasta con le sarde (pasta chî sardi in siciliano) è un piatto tipico della cucina siciliana, inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. È un piatto stagionale: si può preparare da marzo a settembre e cioè nell’unico periodo dell’anno in cui si trovano al mercato le sarde fresche ed è possibile raccogliere nei campi il finocchietto selvatico. Esistono molte varianti. Una tra le più importanti è la pasta con le sarde alla Trappitara, ricetta gelosamente custodita da famiglie marinare di Trappeto.

70 Cosa serve : 320 g di bucatini 600 g di sarde freschissime 4 acciughe (o sarde) sotto sale o sottolio 250 g di finocchio selvatico 50 g di pinoli 50 g di uvetta sultanina 50 g mandorle 4 cucchiai di pane grattugiato 70 g di cipolla bianca o cipollotti 1 spicchio di aglio 1 bustina di zafferano olio extravergine di oliva pepe nero di mulinello sale

71 Buon Appetito..!

72 Ed ecco a voi i protagonisti di questa avventura

73 Samuela Giorgia

74 Giada Miriana

75 Virginia Maria Letizia

76 Monia Brigitte

77 Vladik Jonathan

78 Antonino Mohamed

79 Vito Daniele

80 Francesco

81 Orazio

82 Cristopher

83 Gaspare

84 Lavoro realizzato dagli alunni della classe 2°E
della Scuola Media “Giuseppe Grassa” di Mazara del Vallo A.S Hanno coordinato i lavori i docenti: Prof.ssa Elisabetta Tumbiolo Prof.ssa Rossella Ingraldo Prof. Andrea Fiducioso


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