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Castelvetrano nella prima meta’ dell’Ottocento: intellettuali, patrioti, preti e popolani Medaglioni storici.

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1 Castelvetrano nella prima meta’ dell’Ottocento: intellettuali, patrioti, preti e popolani
Medaglioni storici

2 Coordinamento Prof.sse Giuseppina Accardo e Anna Vania Stallone
Hanno collaborato Liceo delle Scienze Umane “G. Gentile” III C Bua Antonina Cammarata Pasqualina Messina Giuseppina IV C Cascio Daniela Catania Francesca Cirillo Gina Guarino Valentina Incerto Stefania Messina Denaro Sara Rubino Luana Liceo Classico “G. Pantaleo” III B Bavetta Federica Biundo Mary Bonanno Sara Denaro Astrid Giordano Fabiana Grigoli Silvia III C Tumbarello Giovanna Coordinamento Prof.sse Giuseppina Accardo e Anna Vania Stallone

3 perdita dell’individualità statale 1848
1806–1815: Ferdinando IV di Borbone, scacciato da Napoli dalle armi francesi, si rifugiò a Palermo sotto la protezione della flotta inglese scontrandosi con la feudalità siciliana. Nel 1815, ripreso il possesso del Mezzogiorno, unì i due Stati nell’unico regno delle Due Sicilie assumendo il titolo di Ferdinando I e abolì la Costituzione siciliana. RIBELLIONE SICILIANA ( ) perdita dell’individualità statale 1848 espulsione delle truppe regie e designazione al trono decadenza della dinastia borbonica di un figlio di Carlo Alberto 1849 Fine della rivolta e riconquista di Palermo da parte di FERDINANDO II RIFIUTO DA PARTE DEI SICILIANI DI SOTTOSTARE ALLA COSCRIZIONE MILITARE

4 SOCIETA’ ECONOMIA CASTELVETRANO NELL’OTTOCENTO POLITICA CULTURA
Nascita di una operosa borghesia terriera e liberale AGRICOLTURA SPECIALIZZATA Oliveti Vigneti INDUSTRIA Mulini Pastifici CASTELVETRANO NELL’OTTOCENTO POLITICA CULTURA CLASSE DIRIGENTE LIBERALE Bartolomeo Amari Cusa Carmelo Lentini Benedetto Atria Bonsignore CLERO Padre Vito Pappalardo Canonico Francesco La Croce Ruolo primario degli ecclesiastici Impegno intellettuale nella trasformazione in senso liberale della Società Circolo Parini Giornale”Il Progresso municipale”

5 Moti insurrezionali del 1820 a Castelvetrano
Incendiati e distrutti uffici pubblici, abitazioni private, opifici; saccheggi e furti. Nascita di un comitato di salute pubblica Durante i moti del si verificarono gravi efferatezze: devastate ed incendiate le sedi pubbliche; assaltate le abitazioni private e le case dei possidenti e dei nobili. L’ordine venne ristabilito dal comitato di salute pubblica composto da gentiluomini, maestri, artigiani e sacerdoti che arrestarono e condannarono a morte 40 individui come rei di sedizione. Da: ASP, Real Segretera , buste e 5028) Da: “Paesi di Sicilia, Castelvetrano” Vol V, Editoriali IBIS s.r.l. Palermo,1961

6 Moti insurrezionali del 1848 a Castelvetrano
OBIETTIVI ABBATTERE I BORBONICI INSTAURARE UNA MONARCHIA COSTITUZIONALE Partecipazione attiva ai moti POPOLO CLERO OBIETTIVI OBIETTIVI Svincolarsi dall’aristocrazia per perseguire un nuovo ordine economico Essere un esempio di sensibilità e di attaccamento alla causa della libertà Partecipazione alla notte dell’8 Settembre Clero secolare Nuovo clero

7 Moti del 1848 a Castelvetrano
“L’ 8 settembre del 1848 sbarco dei Borboni a Granitola: la Valle del Belice è in allarme. Al silenzio del telegrafo di Torretta Granitola si ebbe la certezza di uno sbarco nemico. Al suono delle campane circa 1000 castelvetranesi muniti di moschetti e cartuccie a dovizia, oltre a stocchi, spade, ronconi e falci, guidati dall’ aiutante Maggiore Sig. Benedetto Atria, dal Dr. Saverio Crescenti, Enrico Consilio, Pietro Sciortino, marciarono verso Granitola. A loro si unirono numerosi esponenti del clero che tennero aperto tutta la notte il tempio del patrono. Era un falso allarme, ma la notte dell’otto settembre servì da “conferma del nuovo spirito pubblico di Castelvetrano aperto ai nuovi valori politici e avverso al regime borbonico.” Dal “Progresso municipale” anno I n. 2

8 Società La società castelvetranese vide la nascita di una piccola borghesia terriera che aveva aspirazioni etico-sociali piuttosto pronunciate. Questo ceto borghese mandava i propri figli a studiare al Seminario vescovile di Mazara, definito dalla polizia borbonica covo della politica liberale.

9 Economia del 1848 a Castelvetrano
Castelvetrano in questo periodo storico ha maturato dal punto di vista economico la sua centralità nel territorio; ettari del territorio della città sono per un quarto coltivati ad oliveti e vigneti, presenta una particolare distribuzione della proprietà terriera a tal punto da costituirsi una piccola borghesia terriera che ha aspirazioni etico-sociali piuttosto pronunciate. Questo ceto borghese, come i Saporito e i Pappalardo, manda i figli a studiare al seminario vescovile di Mazara. In città ci dei commercianti, dei mugnai, dei pastai, dei proprietari di oleifici.

10 L’economia Il can. Vivona considera Castelvetrano città marittima nonostante non si affacci sul mare, questo grazie al suo litorale di 11 miglia, su cui si levano due torri di avvistamento e di difesa, la torre di Tre Fontane e quella di Polluce; altra ragione consiste nell’attività commerciale che consente lo scambio di prodotti come frumento, orzo, fave, vino, olio, lino, mandorle. Non manca l’allevamento del bestiame e di conseguenza la compravendita di animali; infine, è molto sviluppato l’artigianato.

11 Canonico Giovanni Vivona (1763 – 1830)
Nasce a Castelvetrano il 19 aprile del 1763, studia scienze e matematica, é canonico e procuratore della Collegiata di San Pietro, sindaco apostolico di Terra Santa. Durante i moti del 1820 é eletto presidente del comitato di salute pubblica e riesce a reprimere la sommossa della guardia civile formata da borghesi e impiegati, il ceto detto dei “ Galantuomini “. Muore il 22 luglio del Viene sepolto nella chiesa dell’Immacolata dietro l’altare. Can.Giovanni Vivona, Descrizione e notizie di Castelvetrano con documenti e investiture, a cura di G.Diecidue

12 Gli Amari Cusa

13 Bartolomeo Amari Cusa Nasce a Castelvetrano nel 1816, spirito ribelle, si tiene in rapporti coi più ferventi patrioti, artefice dei moti castelvetranesi del 1848 e del Con la sua determinazione reprime le violenze dei facirinosi. Nella reazione che segue i moti del 1848 evita la condanna di morte ma non sfugge al carcere. Nel 1860 è presidente del civico magistrato e di lì a poco, riconosciuti i suoi meriti patriottici, dal governo del re è elevato a prefetto, prima della provincia di Trapani e poi di quelle di Girgenti, Aquila, Cosenza, Bari, Rovigo, Forlì. Muore a Lecce nel Ha ottimi e intimi rapporti con Minghetti, Sella, Torrearsa, Farini, Bonghi, Spaventa, Massari e Cantelli. In suo onore il Municipio nel giorno 8 novembre 1891 colloca una lapide presso la casa dove nasce l’Amari in via Palone, con su incisa la seguente iscrizione: “ Bartolomeo Amari Cusa patriota di libera mente nacque in questa casa l’anno 1816 capo del comunal governo nell’insurrezione del 1848 dagli anarchici moti salvava il paese fidente nei patrii destini sfidò dei restaurati borboni la persecuzione e gli arresti dalla risorta nazione elevato al prefetto mirò solo al dovere che per meschina ira di parte l’anno gli fruttava il ritiro. Morto in Lecce l’anno 1881, il municipio 1891” “Castelvetrano” monografia G.B. Ferrigno Edizione 1909 pg

14 (continua)

15 (continua)

16 Fratelli Giacomo e Giuseppe Bonagiuso
Mio caro Salvatore, Mi chiedi i nomi degli arrestati nel 1850! Qui cadrebbe in acconcio il dire: Infandum Regina jubes renovare dolorem – Sed si tantus amor casus cognoscere nostros…Ecco che te li scriverò: Fratelli Giacomo e Giuseppe Bonagiuso “ D. Carmelo e D. Giovanni Frosina “ D. Antonino e D. Francesco Calandra D. Fortunato Pappalardo D. Giacinto Amari D. Vittoriano Lentino D. Francesco Balestrieri Ed infine il tuo caro e vero amico Vincenzo Oliveri Romano N.B.- Bada bene di mettere al mio nome e cognome quell’altro materno di Romano… Da: S.Nicastro, DAL QUARANTOTTO AL SESSANTA, Trapani pp

17 Vincenzo Olivieri Romano
(29 novembre ottobre 1882) Vincenzo Olivieri Romano patriota castelvetranese. Protagonista dei moti del ’48, arrestato dalla polizia borbonica nel 1850 insieme con altri patrioti castelvetranesi e inviato successivamente a domicilio coatto presso l’isola di Favignana. Tornato a Castelvetrano probabilmente e’ tra i fautori di un nuovo moto rivoluzionario per sedare il quale l’1 settembre 1850 a TreFontane sbarca un reggimento di truppe borboniche comandato dal colonnello Armeida. Molti liberali castelvetranesi riescono a fuggire non l’Olivieri che viene arrestato e condotto nella piazza del Duomo per la fucilazione, che tuttavia non avviene. Da Castevetrano viene condotto a Mazara, poi nelle prigioni di Palermo, quindi a Trapani ed infine rilasciato. All’arrivo di Garibaldi e’ tra i primi ad accorrere come apprendiamo da due lettere che sono indirizzate una al farmacista e patriota mazarese Di Giorgi l’11 agosto e l’altra allo stesso Garibaldi il 10 ottobre 1861.

18 Politica Castelvetrano dal ’48 in poi diventa fucina del liberalismo
moderato ma anche del modello politico democratico che vedeva il suo leader in Vito Pappalardo.

19 LETTERA DI VINCENZO OLIVERI A GIUSEPPE GARIBADI
Nella certezza, che accoglierà di buon animo la preghiera d’uno de’ suoi primi soldati sicilani, mi son fatto ardito diriggerle questa lettera. Spiacemi che son lungo nel mio dire. Essendo però mia cura di esser richiamato alla di Lei mente, bisogno rammentarle i più minuti particolari, che le servan di dati certi a potersi così ricordare di me. Si udiva la fausta nuova del di Lei disbarco a Marsala, e la mia Castelvetrano, prima fra le altre, facea marciare verso Salemi, sovra cui s’era Ella diretta, una numerosa squadra di volontari. Io era tra quelli. Da Calatafimi dietro esserci uniti a Lei femmo mossa pel Piano Renda, ove stemmo alquanti giorni. Ricorderà che ivi ebbe l’onore di presentarmi a Lei, insieme ad altri miei concittadini, ed Ella, dopo di averci cordialmente stretto la mano, ci disse: Sarebbe conveniente che quelli muniti di fucile, e bajonetta si unissero a noi. Io, che tra quelli era il solo, cui dalle spalle pendeva un fucile con baionetta, non esitai a rispondere: “ Mi comandi, e son pronto ad ubbidirla”. Fui allora da lei raccomandato al Sig.r Bixio, col quale assiduamente marciai. Al Pioppo, quando mi avvidi del dispiacere da Lei provato, perché una squadra destinata, su d’una montagna, all’apperire de’ Borbonici del Castellazzo, riprendea la bandiera, che aveva piantata, e retrocedeva, io mi feci lecito avvicinare a Lei, e dirle: Sirnor Generale, si avvalga, se vuole, della squadra di Castelvetrano; essa ha molte persone culte, che non disconoscendo il loro dovere, starebbero meglio degli altri al loro posto. Ella mi ordinava di chiamarla e farla piazzare in quel punto. Dopo la tanto disagevole marcia del Parco, l’indomani Ella se ne stava sovra un poggetto in osservazione. Io arrestato dalla sera innanzi passava insieme ad altri arrestati dallo stradone di sotto. Veder Lei e gridarle: Signor Generale, mi permetta la parola, fu un punto. Ella mi udì e fe’ segno d’avvicinarmi. Signor Generale, Le dissi, e questa la seconda volta, che mi presento a Lei, ma in posizione troppo diversa dalla prima. E così l’esponeva, come essendo stata compagnia piazzata al Camposanto del Parco, io col permesso del sergente, verso l’Avemaria, ma n’era andato a quel paese, onde provvedermi da mangiare, e che al ritorno, avendo sbagliato strada, era stato arrestato dalla Squadra Sant’Anna. Avendo intanto reclamato onde liquidarsi il fatto per lasciarmi libero, m’era riuscito inutile. Ella, dopo d’avermi ascoltato mi fe’ pel momento ritornare tra gli altri arrestati, e poi mandò il Signor Bixio a mettermi in libertà. Ritornato io da Lei per ordine di costui a ringraziarla, Ella diceami: Serva ciò a non abbandonare altra volta il vostro posto. Sul primo di Lei entrare a Palermo io la incontrava ai quattro cantoni di Porta di Termini. (continua)

20 Inoltratosi di là verso la Città, io mi avvicinai, presi la briglia del suo cavallo, e guidandolo per lungo tratto gridava nel mentre: Viva Garibaldi! Ed Ella stendendo lungo il braccio in aria alto ne innalzava la spada. In quella positura femmo cammino, per sino ad un piccolo piano, dove, essendo stata Ella accerchiata da non poche persone, fermò il suo cavallo, e spiegò la carta topografica di Palermo. Ivi era anche il Sig Bixio. Interessandomi di lui, che mi avea detto poco prima d’essere stato ferito in una spalla, le dissi: “Signor Generale, faccia che il Signor Bixio si ritiri, e prenda cura di sé. Quindi andai a far fuoco altrove. In men d’un mese Palermo era del tutto libera. Mio desiderio sarebbe stato seguir Lei, sino alla intera Liberazione di queste Provincie, ma estenuato dai disagi d’una vita, cui non era avvezzo ne’ miei 40 anni, privo di forze, ed infermo dovetti dopo lo sgombro dei borbonici a Palermo far ritorno in famiglia, e stare a letto con febbre per più d’un mese. Con mio dispiacere non mi fu possibile alla partenza da Palermo congedarmi da Lei, per trovarsi Ella occupata interamente nelle cure dello Stato. Signor Generale, io non ho chiesto posti, né impieghi, avendo però il Governo dispensato varie medaglie ai combattimenti di Palermo, io sento di meritar la mia. Vorrei chiederla ma mi mancano i necessari documenti. Il signor Bixio, che andai a trovare per ben due volte all’albergo della Trinacria, e che pregai a lasciarmi un certificato sul mio servizio, confessavami essere contento di me, e della mia condotta militare, ma negava a rilasciarmi il chiesto certificato perché non voleva il mio ritiro. Io avrei voluto contentarlo, ma non mel permetteva affatto la mia inferma salute, e bisognai partire senza documenti, che desiderava. Si è per questo, che con l’animo risentito mi fo lecito rivolgermi a Lei, oggi che si trova lontana dalle cure della Guerra, acciò, qualora si ricorderà di me, e non troverà impertinente la mia preghiera, si degni farmi arrivare un attestato del mio servizio, non tanto pel faticoso scopo della medaglia, quanto per giustificarmi verso i miei primi compagni d’armi, che lasciando per ordine suo più non rividi, e talora verso qualche maligno, che mi ride in faccia un sorriso di scherno, ed ironia, quando, parlandosi dell’entrata in Palermo, io oso dire con orgoglio d’essere stato accanto a Lei, ed al signor Bixio, ed avere avuto la fortuna di guidare il suo cavallo. Mi fo lecito acchiuderle il congedo rilasciatomi dal solo sig.r Sirtori ed un certificato che contestano la mia condotta politica e morale. Mi perdoni il tedio, mi comandi qualora crederà poter essere il mio debole braccio utile alla patria, e mi creda A 10 ottobre 1861 Suo obbediente milite Vincenzo Oliveri Romano B. Nicastro, Dal Quarantotto al Sessanta, TrapaniI 1961, pp

21 Giuseppe Scarperia ( ) Dopo le vicende del ripara a Malta da dove organizzera’ uno sbarco in Sicilia per fomentare una rivoluzione contro i Borbone. 24 maggio Sbarco nei pressi di Roccalumera. Insieme con Scarperia, Giovanni Interdonato e il marchesino Pietro Mauro. Bloccati dalla polizia borbonica (1855), vengono condannati a morte dalla gran corte criminale di Messina ridotta poi a 30 mesi per Scarperia e Interdonato e a 2 anni per il marchesino. Scontata la pena a Palermo, Scarperia viene tradotto a Favignana. 1859. Fuga da Favignana su un peschereccio, viene sorpreso e inviato alle carceri di Trapani, ad Ustica ed infine agli arresti domiciliari a Trapani. 4 aprile Dopo il fallito tentativo rivoluzionario della Gancia, a Trapani viene dichiarato lo stato di assedio e lo Scarperia viene diffidato dal comandante La Piazza che in caso di sollevazioni la sua casa sarebbe stata bombardata per prima. Maggio Volontario e membro della commissione di guerra nella campagna militare dei Mille. 31 ottobre1860. Capitano nel primo battaglione dei Cacciatori delle Alpi. 12 gennaio Medaglia al valore per aver combattuto per la liberazione della Sicilia. Di guarnigione a Chieti. Rientro a Castelvetrano logorato da una vita di esili, di carcere, fughe, sofferenze per le quali aveva speso gran parte del suo patrimonio. Muore cinquantenne lasciando 5 figli. Da “LA VITA NUOVA”, 1 gennaio 1913.

22 Carmelo Lentini Nel 1848 partecipa con gli Amari, i Pappalardo, i Bonsignore,i Frosina ed altri ai moti rivoluzionari. Fa parte della Guardia nazionale di Castelvetrano a cui si uniscono i drappelli di volontari di Marsala, Partanna e Mazara. La compagnia indossa una divisa di velluto nero con cappello dello stesso colore guarnito con un nastro bianco con la legenda ”Vincere o morire” ed è comandata da Benedetto Atria. Nel 1849 si iscrive al corso di Legge presso l’Università di Palermo. Viene arresto con i fratelli e fugge a Malta, poi in Toscana, per proseguire gli studi presso l’Università di Pisa, ma ciò non gli viene consentito perché il governo borbonico gli nega il certificato di iscrizione universitario poiché ha partecipato ai moti rivoluzionari. Stringe amicizia con Giambattista Fardella. Dalla Toscana a Tangeri, dove sposa Rosa Palumbo. E’ del 1859 il suo rientro a Castelvetrano. Nel 1860 partecipa alla spedizione di Garibaldi per la liberazione della Sicilia. Accoglie e cura amorevolmente i feriti di Calatafimi che, dietro richiesta di Garibaldi, vengono ospitati nel convento di S. Domenico. Il 2 settembre 1860 viene nominato vice-presidente del municipio di Castelvetrano. E’ fautore dell’abolizione delle decime. Dopo il 1860 si dedica all’insegnamento e diviene bibliotecario comunale, carica che conserva per tutta la vita. Muore a Castelvetrano, il 9 novembre del 1905.

23 Francesco La Croce (?- 1855) Prete esemplare, patriota, conoscitore dei maggiori sistemi filosofici del tempo. Cultore del latino, del greco e del francese. Nel 1843 diviene Canonico della colegiata di S. Pietro a Castelvetrano di cui fu procuratore. Nel fonda la biblioteca comunale di Castelvetrano. Nel 1845 é nominato insegnante di Filosofia e Matematica presso il Liceo di Trapani. Nel 1848 partecipa ai moti ed é tra i promotori del Circolo Parini. Muore il 2 agosto del 1855 a Castelvetrano.

24 Giovanni La Croce ( ) Dottore in medicina e chirurgia, fondatore e presidente dell’asilo d’infanzia “Croce di Savoia”; sindaco di Castelvetrano dal 1872 al Per i suoi meriti viene nominato cavaliere della Corona d’Italia e premiato con varie onorificenze come scienziato ed educatore. Scrive e pubblica: ”Asilo d’infanzia di Castelvetrano dal 2 maggio al 31 dicembre 1873”; ”Resoconto morale della gestione 1873 e progetto di bilancio preventivo per l’anno 1875”; ”Scuole comunali obbligatorie e giardini d’infanzia, coordinamento per le scuole popolari in Italia”.

25 Giuseppe Frosina Cannella (1839 – 1898)
Giuseppe Frosina Cannella nasce a Castelvetrano il 2 febbraio 1839, nel 1860 abbandona gli studi universitari intrapresi a Palermo e va incontro a Garibaldi nella via di Salemi. Il 16 maggio del 1860 ottiene l’ufficio di agente di affari e commissario di guerra chiedendo ai governatori di Sciacca, Caltabellotta, Menfi, Santa Margherita e Sambuca uomini e denaro per l’ impresa. Il 27 di quel mese combatte a Palermo nella battaglia di Vigna del Gallo. Nel 1865 insegna a Napoli, dirige l’Eco del Sud, collabora al Giardino Letterario e all’Archivio delle tradizioni popolari diretto dal Pitrè e da Salomone Marino. Muore il 15 ottobre del 1898 a Termini Imerese.

26 Paolo Pappalardo ( ) Sacerdote esemplare, patriota insigne, letterato e precettore valoroso, studioso di latino e inglese. L’8 maggio 1862 viene nominato professore del Liceo di Trapani ma rifiuta la nomina Dal 4 settembre 1862 sino alla morte è arciprete della Matrice di Castelvetrano. Per le sue benemerenze viene eretto un monumento marmoreo nella stessa matrice con la seguente iscrizione:”A Paolo Pappalardo arciprete illuminato modesto sublime di virtù religiosa e civile il popolo riconoscente 1879”. Scrive e pubblica tra gli altri :”La Parisina di Giorgio lord Byron”;”Sui confini parrocchiali”.

27 Vito Pappalardo (1818-1892 ) Nasce a Partanna il 18 gennaio 1818.
Trascorre l’infanzia a Castelvetrano dove si applica agli studi umanistici. E’ discepolo del canonico Francesco La Croce, uomo di ampia cultura filosofica, letteraria e filosofica. Iscrittosi all’ Università di Palermo si laurea in Lettere classiche. Il 22 giugno 1842 consegue l’abilitazione all’insegnamento. Nel 1843 viene consacrato sacerdote. Rientra a Castelvetrano ed inizia la professione di educatore in famiglia e per i figlioli dei notabili castelvetranesi. Nel periodo collabora a diversi giornali letterari di Palermo: La Concordia, La falce, Favilla. Nel 1846 si mostra pubblicamente favorevole alle idee riformistiche di Pio IX e nel 1848 è tra i promotori del Circolo Parini e ispiratore del giornale patriottico “Il progresso municipale”. E’ protagonista dei moti rivoluzionari a Castelvetrano. Nel novembre 1849 è arrestato dalla polizia borbonica e gettato nelle carceri di Castelvetrano (continua)

28 Nel 1856 insegna Lettere italiane nel seminario vescovile di Trapani.
Nel 1850, dopo una breve libertà, è di nuovo arresto e rinchiuso a Trapani in una cella dei padri cappuccini e nel 1852 relegato a Pantelleria con i fratelli Paolo e Vincenzo. Nel 1856 insegna Lettere italiane nel seminario vescovile di Trapani. Nel 1860 scrive “Norma di coscienza cattolica nel caso digiunta scomunica”. Nel 1861 traduce il testo di Giovanni Gerson sulle ingiuste scomuniche. Dal 1863 al 1869 è Canonico della cattedrale di Trapani. Nel 1863 ha la nomina a preside del Liceo di Trapani. Nel periodo è autore di svariate pubblicazioni, ma principalmente uomo di robusta moralità, intellettualità e genialità. Maestro di Nunzio Nasi e Nicolò Rodolico. Muore a Trapani nel 1892. Francesco Luigi Oddo, “TRAPANI” Vol V, pp.1-4

29 Benedetto Atria E’ l’anima dei moti liberali del ’48 e del ’60 a Castelvetrano. Nel 1848 diviene Socio del circolo liberale castelvetranese “Parini”. Sempre nel 1848 è Comandante della compagnia delle guardie nazionali.

30 Giuseppe Atria Figlio di Benedetto.
Partecipò come volontario alla spedizione di liberazione della Sicilia al seguito di Garibaldi.

31 I Bonsignore

32 Istruzione L’istruzione lascia a desiderare in quanto l’unica scuola era la bassa normale, cioè l’elementare, dove si apprendeva a leggere e a scrivere. Mancavano i collegi e i seminari per cui le materie scientifiche, filosofiche e teologiche si apprendevano grazie ai maestri privati a cui ricorrevano solo i figli dei ricchi. Can.G.Vivona, Dexcrizione e notizie dI Castelvetrano

33 Il Circolo Parini Intorno alla prima quindicina di ottobre del 1848 si stampò Castelvetrano Il Progresso Municipale - Giornale per Castelvetrano, voluto e ispirato da Vito Pappalardo. L’ idea di pubblicare Il Progresso dovette maturare in seno al Circolo Parini, che raccoglieva la gioventù liberale e progressista e che consacrava un programma di educazione morale e civile. Il Circolo Parini era venuto a sostituire le adunanze accademiche, in cui si esprimeva un gusto arcadico e una religione manierata, per farsi animatore di un nuovo spirito politico e sociale. A comporre il Circolo Parini furono uomini come: Bartolomeo Amari Cusa, Francesco Paola, Domenico Amari, Viviani, Stefano Saporito Ricca, Benedetto Atria, Vincenzo Bonsignore, Francesco La Croce . . .

34 BIBLIOGRAFIA A. Scirocco, Garibaldi, Battaglie, Amori, ideali di un cittadino del mondo, Bari, 2001; G.B. Ferrigno, Castelvetrano, Palermo, 1909; G. Giacomazzi,Paesi di Sicilia, Castelvetrano, Palermo,1961; F. L. Oddo, Vito Pappalardo patriota ed educatore, in “Trapani”, n. 5, Anno III, Trapani 1958; “Vita nova”, n. 1, 2, 3, 4, Anno I, Castelvetrano 1913; “Progresso municipale”, n. 2, Anno I, Castelvetrano 1848.


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