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L’EVOLUZIONE DELLA PREPARAZIONE FISICA NELLA PALLAVOLO MODERNA

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Presentazione sul tema: "L’EVOLUZIONE DELLA PREPARAZIONE FISICA NELLA PALLAVOLO MODERNA"— Transcript della presentazione:

1 L’EVOLUZIONE DELLA PREPARAZIONE FISICA NELLA PALLAVOLO MODERNA
Prof. Marco Mencarelli Vice allenatore Naz. Sen./F. Resp. preparazione fisica Naz. Sen./F.

2 LE REGOLE SIGNIFICATIVE
Modifiche alle regole di gioco che maggiormente hanno contribuito ad un nuovo assetto dell’impegno pallavolistico: Introduzione del libero (ha modificato i rapporti tra sforzo e recupero tra i ruoli) Il tocco della rete del servizio (ha incrementato il numero di azioni brevi) Il rally point system (ha diminuito i parametri quantitativi totali)

3 “VECCHIO” MODELLO DI PRESTAZIONE
Durata media dell’azione 5”-9” e durata media del recupero 10”-12” ma… …individualmente lo sforzo risultava ben diverso (una prestazione intensa ogni 23” in prima linea e ogni 42” in seconda linea) …nel 40% di azioni non ci sono state altre azioni intense nei 20” successivi (nel 45% si ripeteva l’azione intensa nei 20” succ.)

4 “VECCHIO” MODELLO DI PRESTAZIONE
Il palleggiatore eseguiva 32 salti a set di cui il 72% con impegno massimale Il centrale eseguiva 45 salti a set di cui il 95% con impegno massimale Lo schiacciatore eseguiva 35 salti a set di cui il 90% con impegno massimale (Gli sforzi brevi e massimali determinano un debito pagabile in 20” – 40”)

5 “VECCHIO” MODELLO DI PRESTAZIONE
La densità degli sforzi era tale che il lavoro di condizionamento organico poteva essere indirizzato solo a migliorare la qualità di allenamenti talvolta anche molto lunghi Il quantitativo di acido lattico presente nel sangue era quasi sempre non significativo (solo il ruolo di palleggiatore determinava scarsi accumuli nel corso della partita)

6 LA PALLAVOLO ATTUALE Nella pallavolo attuale la struttura del movimento è rimasta la stessa tuttavia: Sono aumentate le azioni di durata inferiore a 5” e sono diminuite quelle di durata tra 5” e 10” (durata media degli intervalli costante) Il numero di salti (diminuito in valore assoluto) in rapporto al tempo effettivo di gioco è aumentato in tutti i ruoli soprattutto per il palleggiatore (maggiore densità)

7 QUESTO SIGNIFICA CHE… …sul piano neuro – muscolare gli aspetti qualitativi sono rimasti gli stessi mentre i parametri quantitativi sono diminuiti …sul piano organico è evidente che il pallavolista moderno necessità di velocizzare il recupero di sforzi brevissimi e massimali …resta insignificante l’accumulo si acido lattico riscontrabile nel sangue a fine partita

8 1°TENDENZA METODOLOGICA
Ricerca centrata sull’analisi del gioco (incidenza dei salti, durata delle azioni, fasi attive e di recupero, ecc.) Modello di prestazione ricavato dal gioco (impiego di sistemi energetici, differente impegno nei ruoli, ecc.) Metodi rivolti al controllo dei decrementi di prestazione

9 PERPLESSITA’ Questa linea metodologica non rende la giusta considerazione della capacità di forza La forza nella apprendimento delle tecniche La forza nella prevenzione degli stati di sovraccarico funzionale La forza nell’incremento della prestazione

10 2°TENDENZA METODOLOGICA
Ricerca centrata sulle caratteristiche neuro – muscolari della pallavolo Modello di prestazione legato alle espressioni di forza richieste Metodi rivolti allo sviluppo della forza nelle sue espressioni significative per la pallavolo (anche per protrarre la prestazione nel tempo)

11 PERPLESSITA’ Un modello di prestazione basato solo sulla capacità di forza espone lo stato di forma alle fluttuazioni di tale capacità L’atleta forte non fatica di meno perché comunque produce impegni sempre massimali ma di qualità superiore I tempi per ricostruire le riserve energetiche non cambiano (invece è su questo che si deve agire)

12 NELLA PALLAVOLO MODERNA
Il modello di prestazione va riferito al movimento (meccanica, dinamica, tempi di applicazione della forza, densità degli impegni massimali, ecc.) I metodi sono diretti verso gli aspetti qualitativi del movimento e il mantenimento nel tempo della qualità espressiva della forza specifica

13 IL MODELLO DI PRESTAZIONE
Movimenti ad intensità massimale: Superamento di situazioni inerziali (partenze, salti da fermi, arresti, ricadute) Accelerazioni (rincorse, salti con rincorsa) Posizioni e tenute (compressioni, cadute controllate) Movimenti ad intensità bassa: Pochi e difficili da individuare

14 ASPETTI CHE DEFINISCONO LA QUALITA’ DEL MOVIMENTO
Concetto di dinamica di movimento e tipo di contrazione Tempo di applicazione della forza e capacità di reclutamento Forza di accelerazione e impiego delle unità motorie fasiche Capacità di salto e significato delle trasformazioni

15 LA RESISTENZA NELLA PALLAVOLO
Gestione del possibile decremento di prestazione (A breve, medio e lungo termine) tramite: Miglioramento della velocità di recupero Controllo della variazione di parametri ematici correlati allo stato di forma Controllo della variazione dei parametri relativi alla composizione corporea

16 IL LAVORO DI RESISTENZA
Necessità di contrarre dei debiti di ossigeno specifici (Sforzi massimali con brusche impennate di frequenza cardiaca e recuperi completi o quasi) Necessità di un elevata capacità di consumo di ossigeno (Senza intaccare il tempo di lavoro tecnico e senza creare uno stato di sovraccarico di lavoro)

17 LA POTENZA AEROBICA Lavoro ad intensità progressivamente vicina alla frequenza di soglia Lavoro intervallato a pause incomplete Dinamiche di contrazione a basso impatto (adattamento ad esigenze individuali) Lavoro sviluppabile per l’intera stagione agonistica

18 LA POTENZA AEROBICA Lavoro capace di determinare rapide impennate della frequenza cardiaca Esercitazioni di durata inferiore ai 10” Esercitazioni con impegno di ampie catene cinetiche Esercitazioni caratterizzate dinamiche di contrazione specifiche (gradoni, scatti in salita, circuiti ad ostacoli, ecc.)

19 LA POTENZA AEROBICA Lavoro capace di determinare situazioni leggermente lattacide Esercitazioni intensive a carattere tecnico Esercitazioni intense a recuperi attivi variabili ma complessivamente ampi Esercitazioni con dinamiche di contrazione specifiche

20 LA VELOCITA’ Si esprime in modo aciclico e contro resistenze esterne relativamente scarse Si esprime in alcuni movimenti tecnici e in spostamenti finalizzati Si esprime nei movimenti di adattamento situazionale Si esprime sotto forma di reazione ad uno stimolo percettivo

21 IL PALLAVOLISTA E’ VELOCE…
…quando possiede un ottimo equilibrio tra velocità esecutiva e finalizzazione di gesti tecnici …quando si muove in campo “a tempo” con l’evolversi delle situazioni di gioco …quando si adatta ad improvvisi cambiamenti di situazione

22 L’ALLENAMENTO DELLA VELOCITA’…
…deve essere tecnico o situazionale …deve essere proposto con resistenze esterne scarse e ad intensità significative (Studi dimostrano che la reattività migliora in condizioni di affaticamento) …deve essere strutturato con movimenti perfettamente conosciuti (E’ impossibile essere veloci in un movimento scoordinato)

23 LA FORZA MASSIMA Concorre a garantire l’aspetto preventivo rispetto ai sovraccarichi legati alla tecnica E’ determinante per superare le situazioni inerziali del modello di prestazione Rappresenta il presupposto fondamentale per la costruzione della forza esplosiva Non rappresenta un limite alla prestazione del pallavolista

24 LA FORZA ESPLOSIVA E VELOCE
Come si costruiscono i presupposti (aspetti modificabili con l’allenamento) Come si determina una contrazione esplosiva (la dinamica esplosivo – balistica) Come si allena la forza esplosiva (percorso con giocatori in età di massima prestazione) Come si allena la forza veloce (percorso sia in età di formazione che in età evoluta)

25 LA PREPARAZIONE FISICA NELL’APPRENDIMENTO
Molti atteggiamenti tecnici della pallavolo non sono naturali per cui richiedono un elevato impegno attentivo e condizionale La meccanica e la dinamica delle tecniche sono le stesse dal primo giorno che si entra in palestra Molti errori tecnici sono determinati da carenze condizionali (a volte di natura propriocettiva)

26 LA PREPARAZIONE FISICA NELL’APPRENDIMENTO
1°FASE: attività iniziale In questa fase la tecnica individuale è essa stessa capace di sviluppare la condizione 2°FASE: attività formativa, specializzazione e basso livello di qualificazione In questa fase è necessario proporre attività per sostenere l’apprendimento tecnico

27 LA FUNZIONE PREVENTIVA
Per gli arti inferiori: Verifica e soluzione di eventuali squilibri muscolari (sviluppo della propriocettività) Lavoro per stimolare i processi di adattamento dei tendini Uso di movimenti completi Controllo dei fenomeni di retrazione Attività posturale globale

28 LA FUNZIONE PREVENTIVA
Per gli arti superiori e le spalle: Mobilizzazione attiva della scapola sia in spinta che in trazione Controllo della retrazione del pettorale Stabilizzare o mobilizzare la spalla Uso di lavoro propriocettivo Attività posturale globale


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