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Corso di Psicologia Generale /10

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Presentazione sul tema: "Corso di Psicologia Generale /10"— Transcript della presentazione:

1 Corso di Psicologia Generale /10
I modelli mentali Il ragionamento Soluzione di problemi e creatività Slide tratte da: Anolli, L., Legrenzi, P. (2006). Psicologia generale. Bologna: Il Mulino.

2 I modelli mentali Pseudodiagnosticità e focalizzazione
Johnson-Laird (1983), Teoria dei modelli mentali (TMM)  ci accontentiamo, inconsapevolmente, di modelli semplificati della realtà che guidano il nostro modo di pensare e di agire. Pseudodiagnosticità  si trascurano le informazioni utili per una diagnosi. Focalizzazione  tendenza a fissarsi su alcune rappresentazioni di un problema e non su altre.

3 I modelli mentali Teoria dei modelli mentali
sono rappresentazioni di situazioni reali, ipotetiche o immaginarie e possono rappresentare anche nozioni astratte, come la negazione e il possesso, che sono impossibili da visualizzare. Craik (1943)  La mente costruisce «modelli su piccola scala» della realtà. Tali modelli vengono utilizzati per prevedere eventi, fare ragionamenti e fondare spiegazioni. Gli scienziati cognitivi  La mente costruisce modelli mentali a partire dalla percezione, dalla comprensione del linguaggio, dall’immaginazione e dalle conoscenze depositate in memoria. Shepard  quando ci viene presentata la figura di un oggetto tridimensionale, siamo capaci di ruotare l’oggetto mentalmente facendogli assumere un differente orientamento. Si evince da ciò che le persone ruotano non un’immagine bidimensionale della figura, ma un modello sottostante l’oggetto tridimensionale. Che cosa sono i modelli mentali? sono rappresentazioni di situazioni immaginarie ma non possono rappresentare anche nozioni come la negazione e il possesso sono rappresentazioni di situazioni reali, ipotetiche o immaginarie, e possono rappresentare anche nozioni astratte come la negazione e il possesso sono simulazioni della realtà esterna ma non possono rappresentare anche nozioni astratte come la negazione ed il possesso sono simulazioni della realtà esterna e non possono rappresentare anche nozioni astratte come la negazione e il possesso.

4 I modelli mentali Teoria dei modelli mentali: esempio
Un asterisco è alla destra di un cerchio. La situazione descritta dall’asserzione può essere rappresentata da un modello mentale: La sua struttura è isomorfa alla relazione spaziale tra i due oggetti. Il modello rappresenta quanto vi è di comune a ogni situazione in cui un asterisco sta alla destra di un cerchio, ma non dice nulla delle loro dimensioni, del colore, della distanza che li separa, e così via. Solo se sono rilevanti, informazioni di questo genere possono venire incorporate nel modello. O *

5 I modelli mentali Teoria dei modelli mentali: scopo
Così come le teorie dei processi percettivi devono riuscire a spiegare non solo la visione del mondo circostante ma anche le illusioni percettive la TMM deve render conto non solo del nostro modo abituale di ragionare ma anche di come mai noi siamo programmati per commettere fallacie sistematiche in certi tipi di inferenze. Questo è il banco di prova delle teorie sui processi cognitivi, perché le illusioni e le fallacie costituiscono spesso i fenomeni critici che ci permettono di discriminare tra approcci teorici alternativi.

6 I modelli mentali Il ragionamento e la logica
È una componente essenziale del pensiero umano Logica  È uno strumento per ragionare in modo corretto (inferenze della logica formale) Una persona che non abbia appreso la logica è quindi incapace di ragionare in modo corretto? No! Però compie degli errori rivelatori dei processi sottostanti il pensiero umano.

7 I modelli mentali L’inferenza sillogistica
Sillogismo = ragionamento che permette di trarre una conclusione da due premesse L’inferenza sillogistica Modus ponens Premessa 1: se nella mano c’è un Re, allora c’è un Asso. Premessa 2: nella mano c’è un Re Conclusione: nella mano c’è un Asso Modus tollens Premessa 1: se nella mano c’è un Re allora c’è un Asso Premessa 2: nella mano non c’è un Asso Conclusione: nella mano non c’è un Re Da che cosa dipende la diversa scorrevolezza delle due inferenze? Come è fatta l’inferenza sillogistica detta modus ponens? è fatta di due premesse e una conclusione: una premessa condizionale (se a allora b), una premessa minore: a; da queste due premesse si inferisce b è fatta di due premesse e una conclusione: una premessa condizionale (se a allora b), una premessa minore: non-b; da queste due premesse si inferisce non-a è fatta di due premesse e una conclusione: una premessa condizionale (se a allora b), una premessa minore: non-b; da queste due premesse si inferisce a è fatta di due premesse e una conclusione: una premessa condizionale (se a allora b), una premessa minore: b; da queste due premesse si inferisce non-a.

8 I modelli mentali Teoria delle regole formali
la mente è munita di un insieme di regole di inferenza che viene tacitamente e inconsapevolmente usato per eseguire inferenze. L’assenza della struttura inferenziale modus tollens spiegherebbe come mai questa inferenza venga fatta in modo meno naturale: Se A allora B, non-B, quindi non-A. Questa teoria suppone una sorta quindi di logica naturale, e che si debba imparare soltanto ciò che non fa parte di questa dotazione.

9 I modelli mentali Teoria dei modelli mentali
La TMM parte da una nozione di rappresentazione mentale fondata sui modelli e da un assunto di base radicalmente diverso. Le persone a digiuno di logica non hanno una mente già equipaggiata con regole formali di inferenza. Esse si affidano alla loro capacità di comprendere le premesse di un ragionamento. Secondo la TMM noi non pensiamo a partire da eventi presenti nel mondo esterno o nella nostra mente ma da descrizioni di eventi sotto forma di rappresentazioni mentali. Queste ultime sono influenzate sia dal modo di descrivere gli eventi sia dai vincoli di funzionamento della mente umana.

10 I modelli mentali Il principio di verità
Poiché negli esseri umani la memoria di lavoro ha una capacità limitata, la teoria dei modelli poggia sul seguente e fondamentale principio di verità: Gli individui tendono a minimizzare il carico della memoria di lavoro costruendo modelli mentali che rappresentano ciò che è vero, ma non ciò che è falso. Per eseguire un’inferenza del tipo modus tollens, dobbiamo rappresentarci la falsità. Nella mano c’è un re oppure nella mano non c’è un asso. I modelli mentali sono due: re –asso Il primo modello rappresenta il fatto che c’è un re, ma non rappresenta esplicitamente il fatto che è falso che in questo caso non c’è un asso. Analogamente, il secondo modello non rappresenta esplicitamente il fatto che è falso che, in questo caso, ci sia un re. Che cosa è il principio di verità? quel principio in base al quale si tende a minimizzare il carico della memoria a lungo termine costruendo modelli mentali che rappresentano ciò che è vero ma non ciò che è falso quel principio in base al quale si tende a minimizzare il carico della memoria di lavoro costruendo modelli mentali che rappresentano solo ciò che è falso quel principio in base al quale si tende a minimizzare il carico della memoria di lavoro costruendo modelli mentali che rappresentano ciò che è vero ma non ciò che è falso quel principio in base al quale si tende a minimizzare il carico della memoria di lavoro costruendo modelli mentali che rappresentano ciò che è probabile ma non ciò che è falso.

11 I modelli mentali Negazione e falsità
La falsità (a cui si riferisce il principio di verità) non va confusa con la negazione: La falsità è una nozione semantica, nel senso che ha a che fare con le descrizioni del mondo; La negazione è una nozione sintattica: un’asserzione negativa può essere vera o falsa. Illusioni cognitive: casi in cui la falsità gioca un ruolo cruciale. Qual è la differenza tra negazione e falsità? la falsità è una nozione sintattica nel senso che ha a che fare con le descrizioni del mondo mentre la negazione è una nozione semantica: un’asserzione negativa può essere vera o falsa la falsità è una nozione semantica nel senso che ha a che fare con le descrizioni del mondo mentre la negazione è una nozione sintattica: un’asserzione negativa può essere vera o falsa la falsità è una nozione sintattica nel senso che ha a che fare con le descrizioni del mondo mentre la negazione è una nozione semantica: un’asserzione negativa non può essere vera la falsità è una nozione sintattica nel senso che ha a che fare con le descrizioni del mondo mentre la negazione è una nozione semantica: un’asserzione negativa può essere vera.

12 Il ragionamento Incoerenza e illusione cognitiva
Irrazionalità = accettazione di due credenze o informazioni che sono incoerenti, nel senso che se è vera l’una, non può essere vera l’altra e viceversa. Esempio  Volo 007 della Korean Airlines se siamo sulla rotta giusta, allora sotto c'è il mare sotto di noi vedo terra siamo sulla rotta giusta Incoerenza dei tre assunti  disastro aereo Per ottenere la coerenza tra le informazioni, dobbiamo decidere quale dei due piloti ha detto una cosa falsa Le illusioni cognitive  Dipendono dalla mancata rappresentazione di ciò che è falso. Le persone si fanno rappresentazioni incomplete in cui sono assenti le informazioni implicite mentre si focalizzano su quelle esplicite. Molte illusioni cognitive dipendono dal fatto che: le persone si fanno rappresentazioni complete in cui sono assenti le informazioni implicite mentre si focalizzano su quelle esplicite le persone si fanno rappresentazioni complete in cui sono assenti le informazioni esplicite mentre si focalizzano su quelle restanti le persone non si fanno rappresentazioni incomplete in cui sono assenti le informazioni implicite mentre si focalizzano su quelle esplicite le persone si fanno rappresentazioni incomplete in cui sono assenti le informazioni implicite mentre si focalizzano su quelle esplicite.

13 Il pensiero Ragionamento probabilistico e focalizzazione nella presa di decisione
Teoria della probabilità ingenua (ragionamenti fatti dalle persone comuni in condizioni di incertezza): la nostra mente si costruisce uno o più modelli mentali che catturano la struttura dello scenario del problema i modelli mentali rappresentano solo ciò che è vero e non ciò che è falso in assenza di informazioni contrarie, ogni modello è equiprobabile la probabilità di un evento dipende dal numero di modelli in cui l'evento è presente Secondo quali principi di base funziona la probabilità ingenua? il principio di autorità, il principio di equiprobabilità e quello di proporzionalità il principio di verità, il principio di equiprobabilità e quello di proporzionalità il principio di verità, il principio di equiproporzionalità e quello di frequenza il principio di verità, il principio di frequenza e quello di proporzionalità.

14 Il ragionamento Riduzione della focalizzazione
La riduzione dei meccanismi di focalizzazione nella decisione è possibile  Cercando di attivare la costruzione di rappresentazioni più ricche incoraggiando la ricerca di informazioni su azioni alternative. Esempio  decidere se andare o no a vedere un film. Le persone che partecipano alla prova possono richiedere qualunque informazione possa servire loro per prendere la decisione. Lo sperimentatore risponde loro a seconda delle domande che gli vengono fatte: può dare informazioni relative a quello che c’è al cinema, oppure a quello che si può fare se non si va al cinema. Di fronte al problema se eseguire o no una certa azione, le persone tendono a costruire un modello dell’azione e un modello alternativo nel quale l’azione non ha luogo: [C] = andare al cinema … = non andare al cinema Nella condizione di controllo la decisione viene invece presentata entro un particolare contesto: visitare per la prima volta Roma. Risultato: vi è una differenza significativa tra le due condizioni. Nessuno dei soggetti della condizione iniziale pone domande sulle alternative all’azione focalizzata (cinema), mentre l’88% dei soggetti della condizione di controllo pongono almeno una domanda sulle alternative a tale azione. Come si possono ridurre i meccanismi di focalizzazione nella decisione? cercando di attivare la costruzione di rappresentazioni più ricche incoraggiando la ricerca di informazioni su azioni improbabili cercando di attivare la costruzione di rappresentazioni più ricche incoraggiando la ricerca di informazioni su eventi sconosciuti cercando di attivare la costruzione di rappresentazioni più ricche incoraggiando la ricerca di informazioni su azioni alternative cercando di attivare la costruzione di rappresentazioni e incoraggiando la ricerca di informazioni su azioni alternative.

15 Il ragionamento Il metaragionamento
È il ragionamento che ha per oggetto il ragionamento altrui. È utilizzato per risolvere quei problemi la cui soluzione richiede che ci facciamo modelli di modelli inferendo ciò che una persona può dedurre circa le deduzioni di una altra persona. I problemi basati sul metaragionamento sono difficili da risolvere perché: i vari passaggi gravano sulla memoria di lavoro un ragionatore deve rappresentarsi i modelli mentali dei differenti individui coinvolti. Che cosa è il metaragionamento? è il ragionamento fatto per risolvere problemi per la cui soluzione dobbiamo inferire ciò che una persona può dedurre circa i contenuti mentali di una altra persona è il ragionamento fatto per risolvere problemi la cui soluzione richiede che ci facciamo modelli di modelli, nel senso che per raggiungere la soluzione dobbiamo inferire ciò che una persona può dedurre circa le deduzioni di una altra persona è il ragionamento fatto per risolvere problemi per la cui soluzione dobbiamo inferire ciò che una persona può inferire circa le soluzioni pensate da altre persone è il ragionamento fatto per risolvere problemi per la cui soluzione dobbiamo inferire ciò che una persona può inferire indipendentemente dalle soluzioni pensate da altre persone.

16 Il ragionamento Sintesi della TMM
si costruiscono modelli mentali di ciò che è vero e non di ciò che è falso è più facile ragionare in termini di un solo modello che non nei termini di più modelli si tende a focalizzarsi su uno solo dei possibili modelli quando si risolvono problemi con più modelli (focalizzazione) Attenzione  costruire modelli di ciò che è vero è un modo abitualmente ragionevole di far fronte a una capacità di elaborazione limitata, ma apre la porta alle illusioni. Le persone non sono irrazionali, fanno solo fatica a rappresentarsi le eventualità false. Siamo così a riusciti ad analizzare i meccanismi cognitivi alla base di una questione già sollevata, a partire dagli anni trenta, dagli studiosi appartenenti alla scuola della Gestalt. Si tratta della constatazione che molte soluzioni di problemi non avvengono per prove ed errori, per apprendimenti graduali, ma improvvisamente (insight), quando il problema viene considerato da un nuovo punto di vista (ristrutturato). Quali sono le principali predizioni della teoria dei modelli mentali circa i processi di pensiero? si costruiscono modelli mentali di ciò che è vero e non di ciò che è falso; è più facile ragionare quanti meno sono i modelli su cui ci si deve basare; si tende a focalizzarsi su rappresentazioni incomplete, cioè non su tutti i modelli necessari si costruiscono modelli mentali di ciò che è falso; è più difficile ragionare quanti meno sono i modelli su cui ci si deve basare; si tende a focalizzarsi su rappresentazioni incomplete, cioè non su tutti i modelli necessari non si costruiscono modelli mentali di ciò che è falso; è più difficile ragionare quanti meno sono i modelli su cui ci si deve basare; si tende a focalizzarsi su rappresentazioni incomplete, cioè non su tutti i modelli necessari non si costruiscono modelli mentali di ciò che è vero; è più difficile ragionare quanti meno sono i modelli su cui ci si deve basare; si tende a focalizzarsi su rappresentazioni incomplete, cioè non su tutti i modelli necessari.

17 Il ragionamento La soluzione dei problemi: gli algoritmi
Molto spesso i problemi sono troppo complessi per venire risolti da una singola mente umana. In questi casi noi siamo soliti ricorrere a 2 strategie: suddividere il problema in sottoproblemi (algoritmi); non usare algoritmi di soluzioni, ma euristiche. Gli algoritmi  sono una serie di regole esplicite. Tali regole, se adottate esplicitamente permettono di risolvere il problema. Consideriamo, per esempio, il gioco del tris, che consiste nel cercare di allineare tre pedine in una matrice a nove celie. Se si gioca contro un avversario e si usa questo algoritmo: «non permettere al nemico di avere simultaneamente due linee con due pedine», la partita finisce inevitabilmente alla pari. Qual è la strategia più diffusa per risolvere un problema complesso? raggruppare le componenti del problema in componenti più maneggevoli sul piano cognitivo, senza ricorrere ad algoritmi ed evitando le euristiche raggruppare le componenti senza ricorrere ad algoritmi maneggevoli sul piano cognitivo, evitando le euristiche suddividere il problema in componenti più maneggevoli sul piano cognitivo, e ricorrere a euristiche invece che ad algoritmi suddividere il problema in componenti più maneggevoli sul piano cognitivo e ricorrere ad algoritmi invece che a euristiche.

18 Esempio di algoritmo per giocare a tris
La strategia generale è: non permettere all’avversario di avere simultaneamente due linee con due pedine. Seguendo questa strategia l’algoritmo illustrato garantisce un pareggio tra i due contendenti.

19 Il ragionamento La soluzione dei problemi: le euristiche
Quando i problemi prevedono troppe possibilità può essere difficile l’uso degli algoritmi. Io questi casi si ricorre a euristiche  regole che non riescono a dare una descrizione dettagliata ed esaustiva alle strategie per giungere alla soluzione, ma che ci permettono di affrontare e risolvere il problema «al meglio» offrendoci: una soluzione soddisfacente seppure non ottimale: flessibilità ed economicità. Il problema viene affrontato in 4 aspetti secondo un modello mentale chiamato da Simon, che per primo ha studiato le euristiche e le soluzioni soddisfacenti (e non ottimali), spazio del problema  stato iniziale = modo in cui vengono descritte le condizioni di partenza; stato-obiettivo = modo in cui viene illustrato l’obiettivo da raggiungere; operatori = le operazioni per passare da uno stato all’altro; stati intermedi del problema = gli stadi che si ottengono applicando un operatore a uno stato in vista del raggiungimento dell’obiettivo gli stati che si ottengono applicando un operatore a uno stato in vista del raggiungimento dell’obiettivo. Da che cosa è composto secondo Simon lo spazio di un problema? dallo stato iniziale, che descrive le condizioni di partenza, dallo stato-obiettivo, dagli operatori che permettono di passare da uno stato all’altro e dagli stadi intermedi che si ottengono applicando gli operatori dallo stato iniziale, che descrive le condizioni di partenza, dagli operatori che permettono di passare da uno stato all’altro e dallo stato-obiettivo e dagli stadi intermedi che si ricavano applicando gli operatori dallo stato iniziale, che descrive le condizioni di partenza, dagli operatori che permettono di passare da uno stato all’altro e dallo stato-obiettivo che si ricava applicando gli operatori dallo stato iniziale, che descrive le condizioni di partenza, dallo stato-obiettivo, dagli operatori che permettono di passare da uno stato all’altro e dagli stadi intermedi che si ottengono applicando gli operatori alle condizioni per la soluzione e agli stadi intermedi.

20 Esempio del treno e dell’uccello
Due stazioni distano 50 miglia. Alle 14 di un sabato due treni partono dalle due stazioni l’uno in direzione dell’altro. Nell’istante in cui i due treni partono, un uccello spicca il volo dal primo treno verso il secondo. Quando l’uccello raggiunge il secondo treno, torna indietro. L’uccello continua così finché i treni non si incontrano Se entrambi i treni viaggiano a 25 miglia e l’uccello a 100 miglia all’ora, qual è la distanza percorsa dall’uccello nel momento in cui i treni si incontrano? È più conveniente chiedersi: “per quanto tempo deve volare l’uccello?” Serve un operatore che trasformi la distanza in tempo = “per quanto tempo vola l’uccello?”

21 Invece di chiederci: quale distanza deve percorrere l’uccello
Invece di chiederci: quale distanza deve percorrere l’uccello? ci si può chiedere: per quanto tempo deve volare l’uccello? Ci vuole un operatore che trasformi la distanza in tempo. Applicato questo operatore, lo stato intermedio diventa la seguente domanda: per quanto tempo vola l’uccello? Lo stato intermedio successivo è la risposta a questa domanda, cioè un’ora. Se sappiamo il tempo, è facile ricavare la distanza dato che vola a 100 miglia all’ora. Per sapere per quanto tempo vola l’uccello dobbiamo sapere per quanto tempo viaggiano i treni. Dato che i treni viaggiano a 25 miglia d’ora e devono coprire una distanza di 50 miglia, si inferisce che viaggeranno per un’ora prima di incontrarsi. Sapendo che l’uccello in un’ora fa 100 miglia, abbiamo trovato la soluzione del problema.

22 Il ragionamento Gli agenti a razionalità limitata
Simon (1982) ha mostrato che la risoluzione di problemi da parte di agenti a razionalità limitata (quali sono gli uomini che sono costretti a usare euristiche, dati i loro limiti cognitivi) procede necessariamente tramite la decomposizione di un problema complesso. Si ottengono così sottoproblemi di dimensioni minori che si possono risolvere l’uno indipendentemente dall’altro. Simon ci ha esemplificato con la storia di due orologiai, Tempus e Hora.

23 Il ragionamento La storia dei 2 orologiai
La storia dei 2 orologiai Tempus e Hora  Essi costruivano orologi molto eleganti e richiesti. I clienti telefonavano incessantemente per ordinarli, interrompendo il lavoro dei due artigiani. Hora prosperava. Tempus, invece, diventava sempre più povero. Come mai? Gli orologi in costruzione erano composti di parti. Tempus li costruiva in modo tale che, se veniva interrotto, doveva ricominciare da capo tutto il montaggio. Hora, al contrario, aveva progettato il montaggio in modo tale da poter costruire gli orologi assemblando blocchi di dieci pezzi. Dieci blocchi costituivano una componente più grande i dieci componenti formavano tutto l’orologio. In questo modo le interruzioni telefoniche non costringevano Hora a riprendere il montaggio fin dall’inizio. Se Tempus come Hora, avesse progettato la fabbricazione dei suoi orologi in modo da poter decomporre il processo di produzione in fasi indipendenti, probabilmente non avrebbe chiuso bottega. Che cosa illustra la storia dei due orologiai? il vantaggio che deriva dalla soluzione dei problemi in quanto una eventuale interruzione dei lavori non costringe a ripartire da principio quel costruttore che ha suddiviso il progetto di costruzione in più fasi separate il vantaggio che deriva dalla soluzione dei problemi in quanto una eventuale interruzione dei lavori costringe a ripartire da principio quel costruttore che ha suddiviso il progetto di costruzione in più fasi separate il vantaggio che deriva dalla decomposizione dei problemi in quanto una eventuale interruzione dei lavori non costringe a ripartire da principio quel costruttore che ha suddiviso il progetto di costruzione in più fasi separate il vantaggio che deriva dalla decomposizione dei problemi in quanto una eventuale interruzione dei lavori costringe a riprendere il lavoro dal punto in cui quel costruttore è stato interrotto.

24 Il ragionamento Tversky e Shafir e l’effetto disgiunzione /1
In un famoso esperimento di Tversky e Shafir (1992), 3 gruppi di studenti dovevano immaginare uno scenario scolastico: un importante esame alla fine del semestre. C’era l’occasione di prenotare una vacanza molto conveniente alle Hawaii e gli studenti avevano di fronte 3 scelte: pagare e prenotare; non pagare e non prenotare; differire la decisione pagando una piccola penale. Gruppo 1 di studenti si diceva di immaginare di avere superato l’esame. Risultato: il 54% pagava e prenotava e il 30% rimandava la decisione. Gruppo 2 di studenti si diceva di immaginare di essere stati bocciati Risultato: percentuali analoghe al gruppo 1 di studenti. Gruppo 3 si studenti veniva detto che l’esito dell’esame non era ancora noto. Risultato: la grande maggioranza preferiva rimandare la decisione e pagare la penale.

25 Il ragionamento Tversky e Shafir e l’effetto disgiunzione /2
Il risultato sperimentale mostra la difficoltà di trarre le conseguenze di un’ipotesi non sapendo se tale ipotesi sia vera o falsa. Quando si immagina la promozione come un fatto vero, si decide per la vacanza (è una vacanza premio!). Quando si immagina la promozione come un fatto falso, si decide di nuovo per la vacanza (è una vacanza di consolazione!). Ma quando non si è nell’incertezza, si preferisce differire la decisione. Eppure, anche in questo caso, se si percorressero entrambi i rami, ci si accorgerebbe che la vacanza è comunque la scelta preferibile, come indica il seguente diagramma ad albero: L’incertezza ci blocca. Effetto disgiunzione  Non andiamo al di là della disgiunzione dei due rami, che pur ci porterebbero, alla fine, nello stesso posto. Che cosa mostra il famoso esperimento di Tversky e Shafir sull’effetto disgiunzione? la difficoltà a trarre le conseguenze da un’ipotesi sapendo che tale ipotesi è vera o falsa la facilità a trarre le conseguenze da un’ipotesi non sapendo quando tale ipotesi è vera e quando è falsa la facilità a trarre le conseguenze da un’ipotesi quando non ci viene detto in quali casi l’ ipotesi è falsa la difficoltà a trarre le conseguenze da un’ipotesi non sapendo se tale ipotesi sia vera o falsa.

26 Ragionamento Le soluzioni creative
Le soluzioni creative, applicate in casi limite, inventano qualcosa di nuovo a cui, magari, nessuno aveva pensato prima di noi. La psicologia del pensiero si è dedicata allo studio di queste situazioni e agli ostacoli che rendono tanto rara la creatività autentica. Il principio di verità rende difficile immaginare i casi falsificanti. Agisce anche qui una sorta di focalizzazione che rende difficile pensare ad alternative possibili. Ci si fissa sulle proprie idee e si trascurano i casi che potrebbero darci torto. Il meccanismo di fissazione era già stato scoperto dagli psicologi gestaltisti, in particolare da Duncker, più di mezzo secolo fa. Nei suoi esperimenti si mostrava come i soggetti non riuscissero a risolvere problemi in quanto si fissavano sulle caratteristiche o funzioni di un oggetto che erano note, conosciute e familiari. Che rapporto c’è tra la focalizzazione, il meccanismo di fissazione e la creatività? il meccanismo di focalizzazione ci svincola da soluzioni abituali di problemi e ci permette di prendere in considerazione le alternative che, permettendo una ristrutturazione del problema, agevolano soluzioni creative il meccanismo di focalizzazione ci fissa su soluzioni abituali di problemi e ci impedisce di prendere in considerazione le alternative che, permettendo una ristrutturazione del problema, agevolano soluzioni creative il meccanismo di focalizzazione ci svincola da soluzioni abituali di problemi e ci permette di escludere alternative che, permettendo una ristrutturazione del problema, agevolano soluzioni creative il meccanismo di focalizzazione ci fissa su soluzioni abituali di problemi e ci permette di prendere in considerazione le alternative che, permettendo una ristrutturazione del problema, agevolano soluzioni creative.

27 Esempio: la tripletta di numeri /1
Esempio: tripletta di numeri Chiedete a qualcuno di trovare la regola con cui avete costruito questa tripletta Ipotesi 1: la tripletta 2 / 4 / 6 è stata prodotta dalla regola “numeri pari crescenti per due” Si può controllare questa ipotesi con la seguente tripletta (controllo di un’ipotesi basato su casi positivi):

28 Esempio: la tripletta di numeri /2
Poniamo che la regola fosse stata "tre numeri crescenti“, qual è il ragionamento efficace per controllare questa ipotesi? Una volta prodotta l’ipotesi 1, si dovrebbero produrre esempi volti a falsificare l'ipotesi Per prima cosa controllerò che i tre numeri debbano essere pari, presentando una tripletta di numeri dispari: Chi ha stabilito la regola mi risponderà Sì  controllo se è rilevante che i numeri crescano per due: Chi ha stabilito la regola mi risponderà Sì  controllo se è rilevante che i numeri siano crescenti o decrescenti: Chi ha stabilito la regola mi risponderà No = si tratta di tre numeri qualsiasi crescenti! Creatività = defocalizzazione

29 Conclusioni Gli esperimenti condotti con il paradigma della tripletta ci mostrano  Che quando si cercano le informazioni per controllare un’ipotesi è più facile servirsi dei casi positivi rispetto ai casi negativi, anche quando questa seconda strategia è più efficace Che rapporto c’è dunque tra la focalizzazione, il meccanismo di fissazione e la creatività? Che il meccanismo di focalizzazione ci fissa su soluzioni abituali di problemi e ci impedisce di prendere in considerazione le alternative che, permettendo una ristrutturazione del problema, agevolano soluzioni creative Che cosa mostrano gli esperimenti condotti con il paradigma della tripletta 2-4-6? che quando si cercano le informazioni per controllare un’ipotesi è più facile servirsi dei casi positivi rispetto ai casi negativi, anche quando questa seconda strategia è più efficace che quando si cercano le informazioni per controllare un’ipotesi è più facile servirsi dei casi negativi, anche nei casi in cui questa seconda strategia è più efficace che quando si cercano le informazioni per controllare un’ipotesi è più facile servirsi dei casi negativi rispetto ai casi neutri, anche quando questa seconda strategia è meno efficace che quando si cercano le informazioni per controllare un’ipotesi è più difficile servirsi dei casi negativi rispetto ai casi neutri, anche quando questa seconda strategia è meno efficace.


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