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FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA – L-FIL-LET/13

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Presentazione sul tema: "FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA – L-FIL-LET/13"— Transcript della presentazione:

1 FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA – L-FIL-LET/13
Anno acc.co Fondamenti di filologia italiana prof. Pasquale Stoppelli Laurea triennale “Lettere moderne - Studi italiani” (II anno di corso) - 12 cfu Obbiettivi formativi: Il corso mira a stimolare una sensibilità microanalitica nei confronti del testo poetico e, più in generale, a fornire gli elementi di base (metrica, retorica, filologia) per lo studio scientifico del testo letterario. Contenuti: Il corso consta di una parte generale nella quale si tratterà della trasmissione dei testi, dei manoscritti e delle stampe, dell'edizione e dei suoi metodi, della filologia di tradizione e della filologia d'autore, della tradizione dei principali classici italiani. Seguirà una parte applicativa che riguarderà Il Fiore, testo poetico anonimo dell’età di Dante. Bibliografia: Per la parte generale si consiglia: P. Stoppelli, Filologia della letteratura italiana, Roma, Carocci, 2008; P. Italia- G. Raboni, Che cos’è la filologia d’autore, Roma, Carocci, Per il testo del Fiore, non esistendo in commercio alcuna edizione, sono disponibili sotto forma di dispensa presso i cosiddetti chioschi gialli: Il Fiore e il Detto d’Amore attribuibili a Dante, a cura di G. Contini, Mondadori, 1984 (edizione critica, inclusa Introduzione); Dante Alighieri, Il Fiore e il Detto d’Amore, a cura di L.C. Rossi, Oscar Mondadori, 1996 (edizione divulgativa, incluso saggio finale di G. Contini). La lettura del testo (utile l’ed. Contini per l’apparato critico e l’ed. Rossi per le note esplicative) dovrà essere accompagnata dallo studio di P. Stoppelli, Dante e la paternità del “Fiore”, Roma, Salerno Ed., Come strumento di riferimento per la terminologia tecnica si consiglia: G. Inglese- R- Zanni, Metrica e retorica del Medioevo, Roma, Carocci, 2011. Orario e luogo delle lezioni: Il corso si svolgerà nel primo e nel secondo semestre nell’Aula IV di Facoltà, secondo il seguente orario: Giovedì Aula IV di Facoltà Venerdì Aula IV di Facoltà Inizio: Giovedì 6 ottobre Ricevimento: Giovedì Studio 1 Dipartimento Venerdì Studio 1 Dipartimento Note: Data la natura tecnica degli argomenti si consiglia vivamente la frequenza. Non c’è differenza di programma fra studenti frequentanti e non frequentanti.

2 Idiografo dei Rerum Vulgarium Fragmenta (Canzoniere) di F
Idiografo dei Rerum Vulgarium Fragmenta (Canzoniere) di F. Petrarca Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana ms. Vaticano latino 3195 c. 1 r

3 Francisci petrarche laureati poete Rerum uulgarium fragmenta   Voi chascoltate in rime sparse il suono Di quei sospiri ondio nudriual core Insul mio primo giouenile errore Quādera īparte altruom da ɋl chisono Del uariostile in chio piango 7 ragiono Fra le uane speranƺe eluan dolore Oue sia chi ƿ proua intenda amore Spero trouar pieta non che perdono Ma ben ueggio or si come al popol tutto Fauola fui grā tēpo onde sovente Di me medesmo meco mi uergogno Et del mio uaneggiar uergogna el frutto el pentersi el conoscer chiaramēte Che quāto piace al mōdo e breue sogno.

4 Francisci petrarche laureati poete Rerum uulgarium fragmenta  Voi chascoltate in rime sparse il suono Di quei sospiri ondio nudriual core Insul mio primo giouenile errore Quādera īparte altruom da ɋl chisono Del uariostile in chio piango 7 ragiono Fra le uane speranƺe eluan dolore Oue sia chi ƿ proua intenda amore Spero trouar pieta non che perdono Ma ben ueggio or si come al popol tutto Fauola fui grā tēpo onde sovente Di me medesmo meco mi uergogno Et del mio uaneggiar uergogna el frutto el pentersi el conoscer chiaramēte Che quāto piace al mōdo e breue sogno. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ‘l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, del vario stile in ch’io piango e ragiono fra le vane speranze e ‘l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, non che perdono. (Edizione Contini) Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è ‘l frutto e ‘l pentersi, e ‘l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno.


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