1 Sociologia economica del welfare Piera Rella – 13 aprile corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno 12 crediti formativi (inclusi 6 Accorinti sul welfare locale) – gruppo disciplinare SPS/09 Dal 2 marzo al 26 maggio Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Ricevimento stanza B12 dopo la lezione di giovedì
La volta scorsa Le politiche pensionistiche di David Natali (cap.2 libro Ascoli) ↓ Le diverse riforme pensionistiche da Amato 1992 a Fornero 2012 Avviamento lavoro di gruppo: Avete ricevuto mail con file?
Conclusioni riforme pensioni Finita la I Repubblica lo Stato ha ridotto il suo impegno finanziario, anche con la previdenza integrativa, ma soprattutto riducendo i benefici futuri col metodo contributivo aumento disparità tra pensionati e tra uomini e donne ( con carriera più intermittente) rischio povertà per 40-50% pensionati nel Divaricazione Nord - Sud
Cap. III -Le politiche sanitarie di Giovanna Vicarelli Alla fine del XIX sec. L’Italia è in emergenza sanitaria: epidemia di colera, tassi di mortalità infantile molto alti, N° crescente di riformati alla leva in concomitanza all’urbanizzazione e avvio prima industrializzazione modello di welfare residuale dei governi liberali rispetto a famiglia, enti religiosi, sindacati e società di mutuo soccorso Governi Giolitti (in parte con appoggio esterno socialista Turati) fanno poco di più: norme di protezione dell’occupazione femminile e infantile Cassa di maternità- regolamenti prostituzione (case chiuse con controllo norme sanitarie) Istituzione ordine dei medici
Dalle politiche corporative fasciste a quelle repubblicane Poiché Giolitti aveva fatto poco in campo sanitario e guardando più al Nord,il fascismo si può vantare di aver fatto un altro passo in avanti con le seguenti politiche corporative Assicurazione nazionale contro la tubercolosi e le malattie professionali Sistemazione ospedali Assicurazione quasi universale sulla maternità Con la Repubblica si riadatta il welfare corporativo in mutualistico obbligatorio, ma di fatto clientelare e differenziato La riforma sanitaria, richiesta fin dagli anni ‘50 da alcuni partiti e gran parte delle forze sociali, è approvata nel 1978
Perché ci sono voluti 30 anni La riforma sanitaria, è approvata nel 1978, in un clima di tensione interna da un governo di Unità nazionale, per superare anche la crisi economica di molte mutue utilizzate come strumento clientelare e di finanziamento dei partiti Secondo Villari si sono aspettati 30 anni per tale riforma per l’asocialità del capitalismo italiano che neppure durante il trentennio glorioso ha promosso riforme come puntello democratico del sistema come avvenuto altrove E’ in controtendenza rispetto alll’OMS che spinge a imitare le esperienze neoliberiste degli Usa, è di tipo universalistico
I limiti della regolazione pubblica I tempi di emanazione delle norme attuative sono prolungati, le risorse finanziarie tendono a diminuire a causa dei ceti (proprietari di cliniche/studi/laboratori privati, medici) che si mobilitano per ottenere spazi nel mercato sanitario privato con l’appoggio della piccola borghesia autonoma in declino Amato col D. L 502/ 1992 tenta di riformare il sistema in senso liberale, ma dopo Tangentopoli ( ministro sanità De Lorenzo indagato, il padre incriminato insieme al direttore generale ) prevalgono esigenze di trasparenza crisi del pentapartito, rivolta dei partiti di opposizione governo Ciampi D. L. 517/1993 elimina la possibilità di scelta tutela pubblica, ma lascia la competizione amministrata (Thatcher)
Su che si basa la competizione amministrata o managed competition? 1.Asimmetria interna al sistema sanitario tra assetti normativi e comportamenti reali, messa in luce dagli scandali 2.Permeabilità istituzionale: seguendo lo slogan “più mercato e meno stato”, la competizione si allarga dal campo amministrativo a quello dei servizi 3.Imitazione razionale della managed competition avviata nel Regno Unito da Thatcher nel 1991 mezzo per dare continuità al controllo pubblico, ma con regole di mercato per uscire dal clientelismo nascono le Asl al posto delle Usl
Tentativi di cooperazione ammi- nistrata (riforma ter) 1996 l’Ulivo punta alla razionalizzazione del SSN e affermazione cittadinanza sanitaria decreto Bindi 1999 rende obbligatorio il distretto sanitario struttura vicina alle esigenze dei cittadini, e pone limiti alle attività esterne dei medici ospedalieri (attività intra-moenia o decurtazioni dello stipendio per chi le fa fuori) per renderli più partecipi e responsabili decreto Bindi 2000 abolisce il Fondo Sanitario nazionale: le Regioni si finanziano con i contributi pagati dai cittadini e sono tenute a ripianare deficit, ma possono scegliere dove investire di più (richieste Lega Nord) SSN non più competitivo, ma cooperativo
Verso la regolazione regionale della sanità La riforma ter prevedeva: definizione dei LEA, determinazione degli accreditamenti, nuovo piano sanitario nazionale, ma il nuovo Ministro della sanità Veronesi del governo Amato II non le rispetta e punta di nuovo sulla competizione e sulla regolazione regionale della sanità 2001 rivince Berlusconi: Ministro Sanità Sirchia che congela le norme Bindi, aziendalizza la sanità ma di fatto la ridà al controllo delle regioni governo Prodi II approva i LEA, ma il successivo governo Berlusconi non li applica
I nodi irrisolti 1)Compatibilità economica di bilancio in realtà siamo agli ultimi posti come spesa/ Pil, nonostante abbiamo una popolazione + anziana- si spende meno e peggio al Sud che al Nord 2)Istanze universalistiche/differenze territoriali : i governi hanno teso a delegare alle Regioni senza preoccuparsi di garantire a tutti la sanità quelle del Nord hanno più possibilità finanziarie: fanno + prevenzione, – parti cesarei, degenze + brevi al Sud il benessere dei cittadini è meno tutelato, il disavanzo maggiore, il servizio + disorganizzato 3)Forme di governance sia delle istituzioni che dei professionisti in un sistema a rischio di ritorno della vecchia politica (la sanità riguarda il 60% del bilancio regionale) Di prevaricazione del privato (industrie farmaceutiche, di prodotti ellettro-medicali e di servizi) e dei medici
Un tentativo di comprensione del cambiamento Secondo Titmuss la sanità da welfare residuale è passata a quello assicurativo e poi a quello istituzionale redistributivo L’Italia arriva in ritardo ai diversi passaggi:la riforma del 1978 si avvia quando altri paesi pensano ad un’ ibridazione tra sistema pubblico e privato. I protagonisti forze politiche contrapposte, ma pronte ad accettare forme ambigue di coesistenza Medici alla ricerca di una migliore retribuzione, ma anche forte entrata di donne con maggiore orientamento alla cura Infermieri deboli e sotto dimensionati: sono più i tecnici, gli psicologi e gli assistenti sociali che spingono per la riforma, anche per essere più riconosciuti Comunque nel gioco di interdi pendenza la componente professionale ha avuto un ruolo minore rispetto alle forze politiche, economiche e religiose
conclusioni Riforme sanitarie degli anni’90 –competi- zione amministrata (gov. Amato) / cooperazione amministrata (Min.Bindi) – meno innovative di quanto appaiono perché dominano coalizioni politiche, culturali ed economiche ostili alla riforma, mentre i professionisti a difesa della tutela universalistica non sono riusciti ad affermarsi Sullo sfondo cittadini prima insoddisfatti e ora interessati alla difesa del SSN, anche perché più deboli deboli
Gruppi ricerca sui centri per l’impiego A.4 persone- referente Ferrante B.3 persone- referente Turco C.5 persone- referente Benedetti D.6 persone- referente De Blasio E.4persone- referente Petrocelli F.4 persone- referente Calabrese Totale 26 studenti
Scheda analisi rapporto di monitoraggio Ente (autore) titolo, Anno pubblicazione e rilevazione Metodo: quale? - quantitativo/qualitativo -rilevazione campionaria o censuaria Risultati ottenuti Come funzionano i CPI (eventuali differenze con le APL) -Per target (italiani/stranieri, disabili, per titolo di studio, per mansioni - operai, impiegati dirigenti -Per funzioni (accoglienza – incontro domanda offerta di lavoro – inserimento al lavoro con stage/corsi – servizi alle imprese -Per struttura (logistica, dotazione informatica, qualifiche e numero operatori) -Grado di collaborazione operatori tra loro e coi dirigenti -Soddisfazione lavoratori/ utenti -Valutazione situazione complessiva/altro
Proposta di una piccola ricerca sulle agenzie per l’impiego Definizione gruppi di lavoro e responsabile Analisi di un rapporto di monitoraggio soprattutto Isfol sui Servizi per l’impiego, di cui vi do il file con uno schema comune 2 interviste a gruppo in un centro per l’impiego da fare, sbobinare e confrontare La traccia sarà definita insieme Obiettivo una didattica più partecipata.. E una migliore valutazione
Elenco rapporti 1)Monitoraggio Spi 2002 Analisi di profondità dei centri per l’impiego: per target, per funzioni per strutture (sintesi Indice 180 p. gruppo C 2)Le procedure di accertamento dello stato di disoccupazione e di attivazione dei disoccupati nei Centri per l’impiego collana Studi Isfol numero 2008/5 - diRoberto Landi gruppo A 3)Bonanni Massimiliano, Il ruolo degli operatori dell'intermediazione al lavoro nei servizi pubblici e privati per l'impiego, Roma, Isfol, 2009 PARTE I - Dimensioni e caratteristiche delle figure professionali PARTE II - Analisi qualitativa delle macrodimensioni delle figure professionali gruppo D 4)Bergamante F., Marocco M., Lo stato dei Servizi pubblici per l’impiego in Europa: tendenze, conferme e sorprese, Isfol, 2014 gruppo B
Segue rapporti 5)La filiera dei servizi per il lavoro rivolti alle persone dai centri per l’impiego di Fabrizio Giovannini – ISFOL 2011 (, file 29 p) Rilevazione Cawi 2010 gruppo E 6) clic lavoro Ministero del lavoro e delle politiche sociali INDAGINE SUI SERVIZI PER L’IMPIEGO 2013 sintesi, indice, file gruppo F
Un sistema multilivello di politiche Attive del Lavoro ANPAL (Agenzie Nazionale politiche attive del lavoro), Regioni (Cpi) e soggetti privati accreditati (Apl) debbono garantire a tutti gli utenti i servizi minimi essenziali stabiliti per legge. Il Governo, (Ministero del lavoro e delle politiche sociali) previa intesa con le Regioni, definisce i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di politiche attive del lavoro validi su tutto il territorio nazionale. l’ANPAL coordina su scala nazionale la rete degli enti attuatori delle politiche attive (Cpi e Apl), il monitoraggio delle stesse, la sostituzione in caso di malfunzionamento e lo sviluppo del sistema informativo unitario delle politiche attive. Le Regioni assumono la gestione operativa delle politiche attive (incluse quelle che spettavano alle Province) e la responsabilità dei CpI. Perché il personale dei Cpi possa continuare a lavorare senza soluzione di continuità con le Regioni, Governo e Regioni s’impegnano a reperirne le risorse nella proporzione 2/3 a carico del Governo e 1/3 a carico delle Regioni
La situazione attuale secondo l’Isfol Attualmente le regioni hanno 2 modelli: lombardo con equiparazione e concorrenza pubblico e privato prevalenza del pubblico, ma accreditamento agenzie private e alcune operazioni insieme fino ad un unico data base in comune con gli enti accreditati Il Lazio ha un modello intermedio che utilizza l'assegno di ricollocazione regionale per l'avvio al lavoro. Il monitoraggio del sistema è stato tolto per 1 anno all'Isfol e dato ad Agenzia lavoro. Il monitoraggio in corso ha prodotto una lista degli enti accreditati, con alcune informazioni. E' prevista una rilevazione sui centri privati del Lavoro (Apl) con un questionario ancora non definito
Chi fa che cosa? Studio letteratura disponibile (già in parte svolto) Progettazione di una piccola ricerca qualitativa sul campo A chi ci rivolgiamo? a chi lavora in un’agenzia e/o agli utenti Definizione traccia Interviste qualitative ed eventuale test somministrazione